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Covid, 35.004 nuovi casi e 158 morti nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 35.004 i nuovi positivi al Covid in Italia, su un totale di 229.180 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dal quotidiano report diffuso dal Ministero della Salute sull’emergenza Covid. Sono 158 i morti, per un totale di 173.062 172.904 decessi da inizio pandemia. Le terapie intensive sono 351, 11 meno di ieri, mentre sono 9.023, 374 in meno di ieri i ricoveri ordinari.

Foto: agenziafotogramma.it

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Pubblicate le regole per la scuola, mascherine solo per alunni fragili

ROMA (ITALPRESS) – Mascherine a scuola solo per il personale e gli alunni più fragili. Sono state pubblicate le “Indicazioni strategiche ad interim per preparedness e readiness ai fini di mitigazione delle infezioni da Sars-CoV-2 in ambito scolastico (anno scolastico 2022 -2023)”. Il documento, che riguarda le scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione, è stato messo a punto dall’Istituto superiore di Sanità, con i ministeri della Salute e dell’Istruzione e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, e propone, da un lato, misure standard di prevenzione per l’inizio dell’anno scolastico che tengono conto del quadro attuale, dall’altro, ulteriori interventi da modulare progressivamente in base alla valutazione del rischio e al possibile cambiamento del quadro epidemiologico. Un doppio ‘livellò che consente al sistema un’adeguata preparazione e un’attivazione rapida delle misure al bisogno. Entro pochi giorni verrà pubblicato un documento apposito con le indicazioni per le scuole dell’infanzia. Il documento individua come possibili misure di prevenzione di base per la ripresa scolastica: permanenza a scuola consentita solo senza sintomi/febbre e senza test diagnostico per la ricerca di Sars-CoV-2 positivo; igiene delle mani ed etichetta respiratoria; utilizzo di dispositivi di protezione respiratoria (FFP2) per personale scolastico e alunni che sono a rischio di sviluppare forme severe di Covid-19; sanificazione ordinaria (periodica) e straordinaria in presenza di uno o più casi confermati; strumenti per gestione casi sospetti/confermati e contatti; ricambi d’aria frequenti. Il documento individua come possibili ulteriori misure di prevenzione sulla base di eventuali esigenze di sanità pubblica e di cambiamenti del quadro epidemiologico: distanziamento di almeno 1 m (ove le condizioni logistiche e strutturali lo consentano); precauzioni nei momenti a rischio di aggregazione; aumento frequenza sanificazione periodica; gestione di attività extracurriculari, laboratori, garantendo l’attuazione di misure di prevenzione; mascherine chirurgiche, o FFP2, in posizione statica e/o dinamica (da modulare nei diversi contesti e fasi della presenza scolastica); concessione palestre/locali a terzi con obbligo di sanificazione; somministrazione dei pasti nelle mense con turnazione; consumo delle merende al banco.
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Covid, scendono incidenza settimanale, l’Rt e occupazione intensive

ROMA (ITALPRESS) – In calo sia l’incidenza settimanale, che l’Rt e l’occupazione delle terapie intensive. Lo conferma il monitoraggio Cabina di regia sul Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità. Scende infatti l’incidenza settimanale a livello nazionale: 533 ogni 100.000 abitanti (29/07/2022 -04/08/2022) vs 727 ogni 100.000 abitanti (22/07/2022 -28/07/2022). Nel periodo 13 – 26 luglio 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,90 (range 0,82-1,06), in diminuzione rispetto alla settimana precedente. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è anch’esso in diminuzione e sotto la soglia epidemica: Rt=0.82 (0,80-0,84) al 26/07/2022 vs Rt=0,95 (0,94-0,97) al 19/07/2022. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è in calo al 3,6% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 04 agosto) vs 4,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 28 luglio) . Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 15,2% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 04 agosto) vs 17,0% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 28 luglio).
Due Regioni/PPAA sono classificate a rischio moderato ai sensi del DM del 30 aprile 2020, una Regione è equiparata a rischio alto per non aver raggiunto la soglia minima di qualità dei dati trasmessi all’ISS, mentre le restanti 18 Regioni/PPAA sono classificate a rischio basso. Otto Regioni/PPAA riportano almeno una allerta di resilienza. Una Regione riporta molteplici allerte di resilienza. La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è stabile rispetto alla settimana precedente (12% vs 12%). In lieve aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (44% vs 43%), e in lieve diminuzione la percentuale dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (44% vs 46%). L’attuale situazione caratterizzata da elevata incidenza non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento.

foto: agenziafotogramma.it

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Scontri No-Tav in Val di Susa, 14 persone ferite

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TORINO (ITALPRESS) – Dopo ore di tensione, sono terminate le azioni dei manifestanti ai danni del cantiere San Didero e delle forze di Polizia che lo presidiavano. Gli agenti hanno impedito che gli antagonisti entrassero nel cantiere, con un bilancio di quattordici feriti, tutti con lesioni causate dal lancio di ordigni e oggetti contundenti. Nelle fasi più violente dell’azione dei manifestanti si è sprigionato un incendio ai margini della carreggiata autostradale, causato con ogni probabilità dagli artifizi lanciati contro le forze di Polizia, che è stato domato dagli agenti mediante l’utilizzo degli idranti prima che potesse causare ulteriori danni. Sono state avviate subito le procedure di bonifica del tratto autostradale, mediante l’intervento del Nucleo Artificieri e del personale della Sitaf, al fine di liberare il
manto da eventuali ordigni inesplosi e permettere al più presto il ripristino della viabilità mediante la rimozione dei tronchi, bottiglie di vetro e tutto il materiale che può rappresentare un pericolo per gli utenti.

– Foto Agenziafotogramma.it –

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‘Ndrangheta, 12 arresti e sequestrati beni per 32 milioni in Italia e all’Estero

REGGIO CALABRIA (ITALPRESS) – Personale della Direzione Investigativa Antimafia e militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria stanno dando esecuzione a misure cautelari nei confronti di 12 persone (8 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, tutti comunque aggravati dalle modalità mafiose. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Reggio Calabria. Contestualmente – in Lombardia, Abruzzo, Lazio e Calabria – Dia e Finanzieri hanno sequestrato 28 imprese, di cui una con sede legale in Slovenia e un’altra con sede legale in Romania, 27 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 32 milioni di euro.
L’operazione ha consentito di disvelare co-interessenze economiche sussistenti tra alcuni imprenditori e cosche di ‘ndrangheta della città di Reggio Calabria.
In particolare, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, sarebbero stati acquisiti elementi integranti l’esistenza di un’associazione a delinquere nel cui ambito imprenditori attivi nel settore edile e della grande distribuzione alimentare – taluni dei quali già coinvolti in indagini penali o destinatari di misure di prevenzione – avrebbero stretto una pluralità di accordi con famiglie di ‘ndrangheta, agevolando l’infiltrazione della consorteria in quei settori attraverso la compartecipazione occulta di loro esponenti alle iniziative economiche, gestite ed organizzate per il tramite di imprese fittiziamente intestate a terzi, ovvero mediante l’affidamento di numerosi servizi e forniture a imprenditori espressione dell’associazione criminale.
Parte dei profitti così accumulati sarebbe stata successivamente trasferita in maniera occulta, attraverso fittizie operazioni commerciali e fittizi rapporti giuridici, al fine di dirottare la liquidità verso i titolari effettivi delle operazioni economiche, incluse le cosche di ‘ndrangheta, e di ostacolare le indagini, eludendo l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali e consentendo l’impiego e l’autoriciclaggio dei proventi illeciti.
Parallelamente, le cosche avrebbero agevolato l’espansione delle iniziative imprenditoriali sul territorio, a discapito dei concorrenti, tutelandone gli interessi anche con l’esercizio della forza intimidatoria.
Le indagini, durate 2 anni, hanno avuto ad oggetto illeciti commessi dal 2011 al 2021 e sono state integrate e riscontrate da plurime e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, formatesi autonomamente e in tempi diversi.
Peraltro, le investigazioni avrebbero consentito di svelare ulteriori ipotesi di impiego di denaro o beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio che coinvolgono la provincia di Pescara, ove taluni indagati avrebbero sostenuto, con proventi derivanti dall’attività criminale, un investimento finalizzato all’avviamento e alla gestione di due supermercati.
Nello specifico, gli imprenditori reggini coinvolti nell’iniziativa economica sviluppata in tale area sarebbero accumunati dai rapporti di solidarietà criminale con la cosca De Stefano, sebbene questo non sarebbe l’unico tratto collusivo con la ‘ndrangheta reggina, atteso come la gran parte di loro vanterebbe anche ulteriori rapporti di solidarietà criminale con altre cosche.
foto ufficio stampa Guardia di Finanza
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Trent’anni fa la strage di via D’Amelio

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ROMA (ITALPRESS) – Il 19 luglio del 1992 veniva ucciso il magistrato Paolo Borsellino, dopo 57 giorni dalla morte del suo collega e amico, Giovanni Falcone. Quell’anno due attentati hanno tolto la vita a due magistrati in prima linea nella lotta alla mafia e con loro sono morti anche otto agenti delle scorte e la moglie di Falcone, Francesca Morvillo. Tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, preparate dalla mafia per eliminare i due giudici attivi nella lotta a Cosa Nostra, sono passati cinquantasette giorni. Le immagini di quei due tragici eventi restano ancora oggi impresse nella mente, mentre l’eredità dei due magistrati non si esaurisce e il loro impegno si rinnova ogni anno. Il 19 luglio 1992, poco prima delle 17, una forte esplosione scuote via D’Amelio a Palermo. A saltare in aria è un’autobomba, una Fiat 126 rubata, caricata d’esplosivo e piazzata in prossimità del civico 21, davanti all’abitazione di Maria Pia Lepanto, madre di Paolo Borsellino, e della sorella del magistrato, Rita. È domenica e il giudice, accompagnato dalla sua scorta, si reca in visita dalla madre.

Proprio mentre Borsellino si trova davanti al portone d’ingresso, viene azionato il telecomando che fa esplodere l’auto. La via si trasforma subito in un inferno: un forte boato risuona in città, tremano gli edifici, i vetri vanno in frantumi, c’è distruzione ovunque. Muoiono Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, che diventa la prima donna della Polizia a morire in una strage di mafia. Tra gli agenti della scorta presenti, sopravvive solo Antonino Vullo. Scompare anche l’agenda rossa del magistrato, contenente i suoi appunti. Soltanto 57 giorni prima, il 23 maggio del 1992, in un altro attentato erano stati uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quel giorno, poco prima dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, un’esplosione aveva colpito in pieno il corteo di auto sulle quali viaggiavano e che si dirigeva lungo il tratto dell’autostrada A29 dall’aeroporto di Punta Raisi verso Palermo. Sono trascorsi meno di due mesi tra le due stragi nelle quali hanno perso la vita due magistrati tra i più attivi nella lotta alla mafia. In quei cinquantasette giorni, dopo aver vissuto la morte del collega e amico, Borsellino immaginava il suo destino, capiva di essere un obiettivo di Cosa Nostra e sapeva che poi sarebbe toccato anche a lui.

Nonostante i timori, però, il magistrato continuava il suo lavoro con coraggio. “È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio”, diceva Borsellino. “Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura – aggiungeva -, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”. Simboli della lotta alla criminalità organizzata, con il pool antimafia i magistrati hanno creato un nuovo metodo investigativo, riuscendo a riconoscere la struttura verticistica di Cosa Nostra per la quale hanno istruito il maxiprocesso, che ha fatto la storia. La mafia negli anni aveva ucciso magistrati, investigatori, politici, giornalisti, soffocava la società e l’economia. Quel processo di così vaste dimensioni, partito nel 1986, era la risposta dello Stato. Poi, però, sono arrivate le stragi del 1992 e la storia del Paese è rimasta segnata per sempre. Dalla strage di via D’Amelio e da quella di Capaci ora sono trascorsi trent’anni. La memoria, però, resterà sempre viva, così come non si esaurirà l’eredità dei due magistrati. Ogni anno a Palermo e in tutta Italia le stragi vengono ricordate con cerimonie, manifestazioni e cortei, con la partecipazione di tanti giovani.

A un anno dall’attentato, nella buca lasciata dall’esplosione di via D’Amelio, per iniziativa della madre del giudice Borsellino, è stato piantato un ulivo proveniente da Betlemme. Immagine di rigenerazione, solidarietà e pace, l’albero di via D’Amelio è diventato un simbolo, visitato da tanti per non dimenticare il sacrificio di coloro che hanno dato la vita per la legalità. Un modo di rinnovare l’impegno, nella speranza di un futuro migliore.

– foto agenziafotogramma.it –

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Case-famiglia, progetti per i giovani e speranza: Roma raccontata dai sacerdoti

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Sono circa 33mila i preti diocesani che, ogni giorno, mettono la propria vita al servizio del prossimo. Soprattutto nei mesi più bui della pandemia, infatti, i sacerdoti (sul sito Uniti nel Dono ci sono centinaia di storie) hanno rappresentato per poveri, o malati e gli anziani un sostegno concreto a cui appoggiarsi.

“Stare accanto agli altri è la vera catechesi”. Parola di don Luigi D’Errico, 58 anni, dal 2007 parroco dei Santi Martiri dell’Uganda, all’Ardeatino, e referente del settore disabili e catechesi dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma.

Un impegno, quello di don Luigi, notato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che, nel 2020, gli ha conferito il titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. Un’onorificenza che Don Luigi non considera un riconoscimento personale ma di tutte quelle persone che in diocesi si sono mostrate sensibili, verso il dramma dei disabili e delle loro famiglie. Il titolo, si legge nella motivazione, gli è stato assegnato “per il suo quotidiano impegno a favore di una politica di reale inclusione delle persone con disabilità e per il contrasto alla povertà e alla marginalità sociale”.

E’ stata sua, infatti, l’idea di fondare le case-famiglia “Rifugio per Agar”, dedicata a donne e bambini vittime di maltrattamenti, e “Casa Betlemme”, che con l’aiuto di altre parrocchie accoglie famiglie senza dimora. Nella comunità di via Adolfo Ravà, dove sorge la parrocchia, l’attenzione è per coloro che versano in condizione di bisogno; tutti collaborano per sostenere i fratelli in difficoltà. Lo spirito di gruppo è presente in tutta la comunità parrocchiale e attraversa tutte le età.

La Messa domenicale delle 10.30 è quella dei ragazzi e anche chi ha una disabilità partecipa alla celebrazione insieme ai propri coetanei. Una Santa Messa gioiosa che attira fedeli anche da altri quartieri.

“Abbiamo anche due catechiste con disabilità, Lavinia e Benedetta – spiega Don Luigi a Sovvenire, il trimestrale d’informazione sul Sostegno economico alla Chiesa cattolica – Non possiamo predicare che la vita è sacra e poi non accoglierla in tutte le sue forme. In estate organizziamo un campo estivo a cui possono partecipare tutti: lo scorso anno eravamo più di settanta, e la metà erano persone con disabilità. Non c’è un singolo gruppo che fa una cosa, ma tutti fanno un po’ di tutto…. Serve un cambiamento di mentalità profonda. Una persona è prima di tutto una persona, non “un disabile”.

Ispirata dal nome stesso dei propri santi patroni, questa comunità da sempre ha sostenuto i fratelli ugandesi, grazie a una collaborazione con i padri comboniani. La missione in Uganda caratterizza fortemente tutte le attività: “Prima del Covid andavamo in Uganda almeno due volte all’anno conclude Don Luigi – e partivano anche piccoli gruppi di quattro o cinque persone. Ora stiamo organizzando un nuovo viaggio e c’è già la fila di persone che vorrebbero partecipare. Molti sono giovani. Perché i ragazzi sono coraggiosi, appassionati, ed è giusto coinvolgerli. Si possono fare anche piccole rivoluzioni. L’unica cosa che non cambia è il Vangelo”.

Essere “Chiesa in uscita” non significa necessariamente andare lontano. A volte, basta semplicemente fare qualche passo nelle strade più vicine.  A Roma, “cuore della cristianità”, sono numerosi i sacerdoti in prima linea nelle periferie, tanto care a papa Francesco, crocevia di povertà e disagio sociale.

Come don Stefano Charles Cascio, 43 anni, nato a Nizza da padre italiano e madre francese, che guida dal 2016 la comunità della parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio, a Torre Spaccata.

“Quando sono arrivato cinque anni fa ho trovato una comunità abbandonata – spiega Don Stefano in un video pubblicato su Uniti nel Dono sia fisicamente, perché non funzionava nulla, sia perché le persone erano chiuse. La chiesa e la casa canonica versavano in pessime condizioni. Sono stati necessari lunghi lavori di ristrutturazione, grazie ai quali è stato ricavato anche un appartamento che ha potuto ospitare una famiglia di profughi siriani. Ridipinte pure le aule del catechismo: sulle pareti si vedono pesci, alghe, una barca, un grande sottomarino giallo. Le decorazioni sono state realizzate da due giovani artisti sul tema del ‘prendere il largo”.

Risistemata pure la cappella dell’adorazione, perché le porte di San Bonaventura da Bagnoregio sono sempre aperte, dalle 9 alle 22, e costruita ex novo la cappella feriale nel giardino. “Con il Covid abbiamo capito che era giusto avere uno spazio dignitoso per celebrare all’aperto – sottolinea don Cascio – la cappella è dedicata a Maria Madre della Speranza, uno degli appellativi che ha utilizzato il Santo Padre per la Madonna proprio in questo tempo di pandemia”.

Poco distante è stato creato un orto urbano, curato dai ragazzi disabili dell’associazione “Batti il cinque” che qui hanno trovato un’occasione di coesione ed inclusione sociale.

San Bonaventura oggi è una piccola oasi accogliente, collocata a due passi da viale Palmiro Togliatti che versa in un contesto di degrado come dimostra la lunga serie di autodemolitori abusivi, proprio a ridosso del Parco archeologico di Centocelle.

 “Una volta ristrutturata la parrocchia ho iniziato ad occuparmi delle persone, – aggiunge Don Stefano – dal percorso delle famiglie a quello delle giovani coppie, dai separati ai bambini”. In un quartiere difficile come Torre Spaccata il dinamismo del giovane sacerdote ha favorito la nascita di una squadra di volontari che, anche durante la pandemia, ha garantito la distribuzione dei pacchi viveri alle famiglie in difficoltà seguite dalla Caritas parrocchiale. Fulcro di iniziative la parrocchia ha costituito insieme all’altra parrocchia della zona, Santa Maria Regina Mundi, e alle associazioni del territorio, scuole, istituzioni, il mercato, “La Rete”, un tavolo di lavoro grazie al quale vengono sviluppate iniziative congiunte volte a promuovere l’apertura del quartiere e il recupero delle aree comuni per migliorare la qualità della vita di fasce deboli della popolazione.

Tra i progetti futuri de “La Rete” l’attuazione, insieme ad Intersos, di un patto educativo locale per i ragazzi di strada, ispirato a quello globale lanciato da Papa Francesco, ed un progetto di assistenza per gli anziani soli. “Su quindicimila abitanti nel nostro quartiere – conclude Don Stefano -, numerosi sono gli ultraottantenni; molti di loro sono soli ed hanno bisogno di sostegno. L’idea è di farli “adottare” da alcune famiglie in grado di accudirli con l’intento di creare quei legami che nella grande città vengono meno”. Segno dell’attenzione alla terza età è anche la battaglia portata avanti da “La Rete” per la ripresa delle attività del centro anziani di quartiere, chiuso durante il lockdown di marzo 2020 e mai riaperto.

Omicidio Mollicone, assolti tutti gli imputati

ROMA (ITALPRESS) – Sono stati assolti gli imputati per la morte di Serena Mollicone. La sentenza è stata pronunciata poco fa dalla corte del tribunale di Cassino. Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, sua moglie Annamaria e suo figlio Marco, sono stati assolti “per non aver commesso il fatto”. Assolti anche Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano accusato favoreggiamento.In aula abbracci tra gli imputati e gli avvocati mentre si sono levate urla dal pubblico.
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