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Cronaca

Assalto al gazebo M5s a Milano, perquisiti 4 no Green Pass

MILANO (ITALPRESS) – La Polizia ha eseguito, a Milano e in provincia di Lecco, 4 decreti di perquisizione emessi dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano
I destinatari del provvedimento, indagati per attentato ai diritti politici dei cittadini, danneggiamento in occasione di manifestazione in luogo pubblico e mancato preavviso al Questore, sono stati individuati dai poliziotti della DIGOS milanese quali responsabili del danneggiamento di un gazebo elettorale del partito politico M5S, compiuto durante la manifestazione
con corteo, non preavvisata, organizzata dal movimento di protesta “no Green Pass” e svoltasi a Milano lo scorso sabato 28 agosto.
I quattro cittadini italiani perquisiti avevano già partecipato a precedenti manifestazioni di protesta contro l’obbligo del Green Pass svoltesi in città lo scorso agosto.
Si tratta di una milanese di 34 anni nei confronti della quale il Questore di Milano ha emesso anche la misura di prevenzione dell’Avviso Orale; un 47enne residente in provincia di Lecco; un 52enne milanese e un 62enne residente a Milano, privo di precedenti. L’identificazione è stata effettuata grazie all’intervento dei poliziotti della DIGOS intervenuti durante l’aggressione al gazebo politico e attraverso la successiva analisi delle immagini video da parte degli stessi agenti.
Nel medesimo procedimento la Polizia ha denunciato altri otto italiani: sei per mancato preavviso al Questore di riunione in luogo pubblico di cui uno anche per uno per istigazione a delinquere, uno per travisamento in pubblica manifestazione e uno per vilipendio. Anche nei confronti di due di queste persone il Questore Giuseppe Petronzi ha emesso le misure di prevenzione, per entrambe, dell’Avviso Orale e del Foglio di Via dal comune di Milano.
(ITALPRESS).

Incendio in centro a Torino, 5 feriti e un centinaio di sfollati

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TORINO (ITALPRESS) – L’incauta installazione di una cassaforte in un attico in ristrutturazione. Sarebbe questa la causa scatenante del rogo che dalle 10.30 sta distruggendo un intero isolato a Torino, proprio davanti alla stazione di Porta Nuova. Cinque feriti lievissimi, curati sul posto e soprattutto un centinaio di sfollati. La dinamica, che Italpress è in grado di ricostruire grazie a testimonianze qualificate, sarebbe chiarissima anche ai vigili del fuoco e ai carabinieri. Dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che un fabbro – nel corso dell’installazione di una cassaforte, e delle relative strutture di ancoraggio ai muri – utilizzando una saldatrice avrebbe surriscaldato le strutture portanti in legno del tetto dell’attico realizzato nell’ex Jolly Hotel Ligure di piazza Carlo Felice. L’artigiano avrebbe prima bucato un muro, e poi surriscaldato l’aria sotto la copertura della casa, tanto da innescare una combustione spontanea dei sostegni del tetto, tutti in legno e secchi a causa della lunga siccità. Nell’attico lavorava anche un’impresa che stava installando i serramenti, e che sarebbe intervenuta in soccorso dell’artigiano, utilizzando le manichette d’emergenza e gli estintori presenti nei balconi attorno all’attico. Le fiamme un po’ alla volta hanno iniziato a ‘mangiare’ le strutture di sostegno del tetto. Questo nonostante fossero di recente fattura, poiché la trasformazione del noto albergo, autorizzata nel 2012 dal Comune, si è conclusa un paio d’anni fa ed era stata eseguita a regola d’arte. Molte unità dell’immobile erano però ancora invendute, tra cui uno dei due attici che solo recentemente avrebbe trovato un compratore. Le fiamme non si sono fermate all’area dell’attico, e nonostante l’arrivo di molti mezzi dei vigili del fuoco, hanno continuato a espandersi agli altri edifici che compongono l’intero isolato compreso tra corso Vittorio e piazza Lagrange, uno dei più esclusivi di Torino.
Nel primo pomeriggio così la colonna di fumo era ancora densa e scura, e uno alla volta i lucernai dei sottotetti hanno preso fuoco, nonostante l’impegno dei pompieri. Sono anche state udite due esplosioni, forse bombole del gas, una dinamica identica a quella che proprio a Torino nei giorni scorsi aveva portato alla morte di un bambino in seguito all’esplosione di una palazzina in periferia. L’impresa, che oggi non era attiva in cantiere, ha comunque messo a disposizione una sua piattaforma mobile, che si è aggiunta a quelle utilizzate dai vigili del fuoco. Con il passare delle ore la situazione non è andata migliorando, e la paura dei residenti si è sostituita allo sconcerto. Serviranno anni di perizie e udienze per chiarire le responsabilità.

“L’edificio è in sicurezza”, ha spiegato Agatino Carrolo, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Torino, facendo il punto della situazione sul rogo che da stamane sta devastando un isolato di piazza Carlo Felice a Torino. “E’ stato un incendio complicato per le condizioni in cui è avvenuto. E’ bruciato un tetto la cui altezza è di 22 metri. E’ bruciata una superficie di circa 1.800 mq. L’incendio in questo momento è stato bloccato ma non vuol dire che sia stato spento. Continueranno le operazioni in serata con gli ultimi focolai che rimangono e la messa in sicurezza della copertura”, ha proseguito. Domani, a rogo spento si cercherà di risalire alle cause. “La morfologia del tetto ha consentito che il fuoco si propagasse in orizzontale e non lungo la verticale dell’edificio”, ha solo spiegato Carrolo.

Esplode casa in Lunigiana, morto un anziano

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MASSA CARRARA (ITALPRESS) – Un anziano è morto sotto sotto le macerie della sua abitazione crollata in Lunigiana, a Filattiera (Massa Carrara), in seguito a un’esplosione. Per cause ancora da accertare – le prime ipotesi parlano di una possibile fuga di gas – un’abitazione su due piani in via Casello, è saltata per aria attorno alle 11. Non appena scattato l’allarme, sul posto sono giunte ambulanze inviate dalla centrale operativa del “118” e i mezzi dei vigili del fuoco, che hanno iniziato immediatamente a scavare.
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Manifestazioni contro il Green Pass, pochi partecipanti

ROMA (ITALPRESS) – Poche persone hanno aderito alla manifestazione contro il Green pass annunciata per oggi in diverse stazioni ferroviarie d’Italia. La protesta era stata organizzata attraverso i canali social, Telegram in particolare, da parte di cittadini contrari all’estensione dell’obbligo della certificazione verde per chi viaggia sui treni a lunga percorrenza. “Non ci fanno partire con il treno senza il passaporto schiavitù? Allora non partirà nessuno”, avevano scritto in un volantino diffuso sul web, che annunciava la manifestazione per oggi pomeriggio. Volevano, inizialmente, bloccare i treni. In realtà, però, sono stati pochi i manifestanti che davvero si sono presentati negli scali ferroviari, tanto che l’annunciata manifestazione è apparsa come un flop. Stazioni presidiate comunque dalle forze dell’ordine e popolate da viaggiatori in transito. Nel piazzale della stazione Tiburtina di Roma si sono radunate una decina di persone, tranquille e in ordine sparso, che hanno motivato il loro no al vaccino parlando con i giornalisti presenti. A Torino erano poco più di venti i manifestanti che si sono riuniti pacificamente e con mascherine alla stazione di Porta Nuova. Nella città piemontese si è registrato anche un fermo: un ventenne prima ha rifiutato di fornire le proprie generalità e poi ha tirato un calcio a un agente. Anche a Milano, nel piazzale antistante alla Stazione di Porta Garibaldi, c’erano poche persone, sparpagliate.
Stazione controllata dalle forze dell’ordine anche a Bologna, dove all’orario fissato erano schierati circa trenta agenti, tra Polizia, Polizia Municipale e Guardia di Finanzia. A Reggio Calabria, dove la stazione centrale era stata indicata tra i luoghi scelti per le proteste, nessun manifestante si è presentato all’appuntamento. Viaggiatori in transito regolarmente, forze dell’ordine a presidiare lo scalo ferroviario e soltanto due giovani curiosi.
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Bassetti “Aggredito da un No Vax sotto casa, lo Stato intervenga”

ROMA (ITALPRESS) – «Il mio aggressore è stato denunciato direttamente dalla polizia, e anche da me: è la settantesima denuncia che presenta il mio avvocato». La dice, intervistato dal Corriere della Sera, Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova, vittima di un’aggressione davanti al portone di casa. Racconta di essere bersaglio di aggressioni, prima attraverso i social e ora direttamente, nel mondo reale e non più virtuale. Sono cominciate “attorno a dicembre dell’anno scorso, quando si sono resi disponibili i vaccini. Io ho sempre assunto posizioni pro vax, come del resto tutti coloro che fanno il mio mestiere e le ho sempre sostenute». All’inizio si sono manifestate “con insulti e minacce di morte a me e alla mia famiglia, soprattutto sulla mia pagina Facebook. Poi con lettere anonime indirizzate al mio ospedale, successivamente con telefonate, sempre anonime, alla segreteria dell’ospedale e a mia moglie. Negli ultimi giorni, via Telegram, hanno reso pubblico il numero del mio cellulare: continuo a ricevere messaggi di insulti e minacce». «Un errore sarebbe considerarli folkloristici e personalistici: al loro interno c’è un pò di tutto. Molte di queste persone sono veri e propri delinquenti, gestiti non si capisce bene da chi: il colore politico non c’entra, a mio avviso. Lo slogan è “andare contro” e il vaccino anti Covid è l’obiettivo principale che hanno scelto. La magistratura e lo Stato, però, devono intervenire: sono fenomeni pericolosi (nel frattempo sono stati aggrediti anche due giornalisti, ndr), anche se promossi, alla fine da quattro gatti. Che hanno, purtroppo, molta visibilità».
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Immigrazione, maxi sbarco a Lampedusa. A Messina arrestati due irregolari

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) (ITALPRESS) – Approdi di migranti senza sosta a Lampedusa dove, nelle scorse ore, si è registrato un maxi sbarco. “A Lampedusa – ha detto il sindaco Totò Martello – arrivano circa 450 migranti, uno dei più grossi sbarchi degli ultimi tempi. Ancora una volta l’isola si prepara ad affrontare da sola il peso dell’accoglienza umanitaria. Sono il primo a dire che bisogna sostenere, a tutti i livelli, l’impegno della comunità internazionale di fronte al dramma che si sta vivendo in Afghanistan, ma è giusto ricordare che ci sono altri territori e paesi nei quali vengono quotidianamente negati i diritti umani e diritti fondamentali come quello alla salute, all’istruzione, al cibo. È necessario – ha aggiunto – accendere i riflettori sugli altri Afghanistan’ e garantire anche a quelle popolazioni corridoi umanitari, gestiti dalle istituzioni internazionali. Ciascun essere umano deve avere la possibilità di vivere una vita migliore, specie se le condizioni del paese di origine non lo permettono. Al tempo stesso dico che servono strumenti e misure specifiche per il sostegno ai territori di confine, come Lampedusa, impegnati in prima linea sul fronte dell’accoglienza. In questo senso mi auguro che l’Europa ed i suoi Stati membri ripensino i criteri che hanno portato a scrivere il nuovo Patto su migrazione e diritto d’asilo che al momento è impostato più sui rimpatri che sull’integrazione e l’accoglienza, anche riprendendo i contenuti del Global Compact for Migration, il documento delle Nazioni Unite che indica i principi per migrazioni ordinate, regolari e sicure. Un documento, questo, che vede proprio l’Italia tra i paesi che non lo hanno ancora sottoscritto”. A “tuonare”, con un tweet, sull’emergenza sbarchi in Sicilia, è il leader della Lega Matteo Salvini. “Letta dice che ‘la Lamorgese non si tocca’, intanto altri 400 clandestini sbarcano a Lampedusa. Pagano Letta e Lamorgese?”. Intanto, dopo lo sbarco di 117 migranti ieri a Messina, in due sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile perche’ nonostante destinatari di un decreto di espulsione, sono rientrati in Italia. Le indagini sono state avviate dopo l’arrivo, al molo Norimberga del Porto della nave Aurelia. Sono un 23enne di nazionalita’ marocchina e un tunisino di 30 anni.
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Incidente durante Rally Appennino Reggiano, morti due spettatori

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – E’ di due morti il bilancio dell’incidente avvenuto nel corso della prova speciale “Matilde di Canossa” della 41esima edizione del Rally dell’Appennino reggiano. Si tratta, come riferito dalla Polizia locale Unione Val d’Enza, intervenuta sul posto insieme ai carabinieri, di due spettatori. Il rally è stato interrotto e successivamente annullato su decisione da parte dell’organizzatore della gara, Grassano Rally Team, in accordo con il direttore di gara ed i commissari sportivi, in segno di lutto nei confronti delle due vittime coinvolte nel sinistro.

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Uccide ex e si suicida, Gip Catania “Collega non ha colpe su scarcerazione”

CATANIA (ITALPRESS) – Continuano le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Catania dopo l’omicidio di Vanessa Zappalà, 26 anni, uccisa dall’ex fidanzato mentre era a passeggio con amici sul lungomare di Acitrezza, nel Catanese e dopo il suicidio del’autore del folle gesto Antonino Sciuto, 38 anni, trovato impiccato in un casolare di contrada Trigona, a Trecastagni. Il corpo senza vita dell’uomo è stato restituito ai familiari. Il nulla osta è arrivato dalla Procura di Catania dopo che il medico legale ha concluso l’ispezione cadaverica ed eseguito lo stub sull’uomo alla ricerca di presenze di polvere da sparo sul corpo e in particolare sulle mani. Disposta l’autopsia sul cadavere della ragazza. L’omicida ha esploso contro la vittima sette colpi di pistola calibro 7,65 (illegalmente detenuta, ndr) arma che gli investigatori stanno cercando. Sul fronte delle indagini resta anche da ricostruire come Sciuto fosse a conoscenza degli spostamenti della vittima tanto che a colpo sicuro l’ha raggiunta, in pena notte, sul Lungomare di Acitrezza. Per questo sarà approfondito il contenuto del telefono cellulare della ragazza. Da quanto emerge, Sciuto per anni ha lavorato per una società che si occupava di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza per sapere sempre dove la sua ex si trovasse. Oppure, più semplicemente, la pedinava costantemente come testimoniato anche da familiari e amici. A Trecastagni, dove viveva e lavorava Vanessa, il giorno dei funerali sarà lutto cittadino: bandiere listate a lutto e attività estive sospese per una settimana. Lo ha annunciato il sindaco Giuseppe Messina. In programma anche una fiaccolata e in suo ricordo, in paese, sarà apposta una targa. Intanto, i presidente dell’ufficio del Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, è intervenuto sulle polemiche legate alla scarcerazione di Antonio Sciuto.  La vittima, in passato, lo aveva denunciato per stalking. Per quel reato la Procura di Catania aveva chiesto e ottenuto dal Gip che fosse messo agli arresti domiciliari. Attualmente era sottoposto al divieto di avvicinamento. Che domenica notte non ha rispettato. “Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega – ha detto Sarpietro – ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto”. Per Sarpietro: “E’ difficile controllare tutti gli stalker, noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili”. Secondo il giudice l’ipotesi è: “Un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento”. (ITALPRESS).