REGGIO CALABRIA (ITALPRESS) – I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari e decreto di sequestro preventivo nei confronti di 6 persone (4 in carcere e 2 agli arresti domiciliari). Eseguita una misura interdittiva personale nei confronti di una dipendente del comune di Reggio Calabria (sospensione per 12 mesi dall’esercizio di pubblico ufficiale o servizio) e una misura di sequestro preventivo delle quote di partecipazione e di tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale riguardante una impresa di onoranze con sede in Reggio Calabria.
Le indagini sono partite nel 2017, a seguito del rinvenimento di armi d’assalto, anche da guerra e relativo munizionamento.
E’ stata avviata un’indagine di utenze telefoniche, ambientali ed acquisizione di atti che hanno consentito di accertare la riconducibilità di quelle armi ad un più ampio gruppo di persone storicamente inserite nella “cosca Labate” conosciuta anche con il nome di “Ti Mangiu” che ha il controllo della zona Gebbione nella città di Reggio Calabria. Sono emersi e contestati agli indagati diversi reati. In particolare associazione di tipo mafioso per avere stabilmente fatto parte della ‘ndrangheta, presente ed operante sul territorio nazionale e all’estero, costituita da numerosi locali, articolata in tre mandamenti, con organo di vertice collegiale denominato “Provincia”, ed in particolare della sua articolazione territoriale denominata cosca “Labate” in prevalenza operante nel quartiere Gebbione del Comune di Reggio Calabria e nelle aree limitrofe, avvalendosi della forza di intimidazione per commettere una serie indeterminata di delitti.
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‘Ndrangheta, 6 arresti contro clan Labate per estorsioni e armi
Furti ed estorsioni, 24 arresti tra Sicilia, Puglia ed E.Romagna
PALERMO (ITALPRESS) – I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito tra Sicilia, Emilia Romagna e Puglia una ordinanza di Custodia Cautelare in carcere nei confronti di 24 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, estorsione, tentata rapina, detenzione illegale di armi, cessione illegale di armi, furto aggravato, ricettazione, simulazione di reato, produzione e traffico illegale di sostanze stupefacenti e lesioni personali.
Le indagini hanno consentito di disarticolare due associazioni per delinquere, risultate connesse con la criminalità organizzata, radicate nei quartieri popolari CEP – Cruillas – S.Giovanni Apostolo e Z.E.N.2, del capoluogo siciliano, ma che operavano in tutto il territorio regionale.
Dimostrata l’esistenza di una struttura organizzata in modo piramidale in cui gli appartenenti erano meticolosamente organizzati tra loro tanto che il tutto veniva considerato come una vera e propria attività lavorativa da svolgere con costanza e dedizione, con turni di lavoro precisi e scandagliati nel tempo.
I sodali risultavano vantare uno stretto contatto con persone legata alla criminalità comune ma anche organizzata, ovvero con esponenti di vertice di “Cosa nostra”.
E’ stata infatti documentata la mediazione di esponenti di vertice di “cosa nostra”, ogni qualvolta venivano consumati, inconsapevolmente, furti ai danni di persone appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine.
Altri reati scoperti riguardano il traffico di sostanze stupefacenti e/o psicotrope, di natura estorsiva ma anche in materia di armi. Secondo gli investigatri l’associazione costringeva diversi esercizi commerciali del quartiere a consegnare settimanalmente somme di denaro che variavano in relazione al tipo di attività commerciale, camuffando le richieste estorsive sotto forma di contributo per l’organizzazione della “festa di quartiere”.
Il furto pià rilevante il 6 marzo 2017, all’interno del cantiere attrezzato per la realizzazione del giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, monumento, costruito in occasione della ricorrenza del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci del 23 maggio 1992 e dedicato agli uomini della scorta del Giudice Giovanni Falcone. Furto che ha rischiati di compromettere la celebrazione dell’importante momento commemorativo.
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Favorivano la latitanza dei boss di ‘Ndrangheta, 14 arresti
REGGIO CALABRIA (ITALPRESS) – Un’organizzazione dedita ad agevolare la latitanza di boss di ‘Ndrangheta è stata disarticolata dai carabinieri di Reggio Calabria, che hanno arrestato 14 persone: dodici sono finite in carcere e due ai domiciliari. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di traffico ed associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, favoreggiamento personale di latitanti appartenenti alla ‘Ndrangheta, detenzione e porto abusivo di armi da sparo comuni e da guerra.
L’operazione, denominata Gear, è stata condotta nella provincia di Reggio Calabria, Teramo e Benevento, dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dei Reparti territorialmente competenti, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, del Nucleo Carabinieri Cinofili, sotto il coordinamento della Procura – Direzione Distrettuale Antimafia – di Reggio Calabria.
L’organizzazione aveva stabilito la propria base operativa in una cava di inerti, a Gioia Tauro. La finalità prioritaria era quella di agevolare la latitanza di pericolosi boss della ‘Ndrangheta. Ma curava, inoltre, un indefinito numero di traffici di cocaina, marijuana, eroina ed hashish e custodiva numerose armi da sparo comuni e da guerra, detenute in modo clandestino, che andavano a rafforzare l’efficacia ed il potenziale delle altre aggregazioni criminali del “Mandamento Tirrenico” della provincia di Reggio Calabria.
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L’appello del Papa ai giovani “State vicini ai vostri nonni”
CITTA’ DEL VATICANO (ITALPRESS) – “Nella memoria dei santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù, vorrei invitare i giovani a compiere un gesto di tenerezza verso gli anziani, soprattutto i più soli, nelle case e nelle residenze, quelli che da tanti mesi non vedono i loro cari. Cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell’amore, fate telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e, dove possibile nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’Angelus.
“Inviate loro un abbraccio. Loro sono le vostre radici – ha proseguito il Pontefice -. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti. Per questo è importante l’unione e il collegamento con le vostre radici. “Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato”, dice un poeta della mia Patria. Per questo vi invito a fare un applauso grande ai nostri nonni, tutti!”.
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“Gravi illeciti durante lockdown”, 6 carabinieri arrestati a Piacenza
PIACENZA (ITALPRESS) – Piacenza conteggiava le morti da coronavirus e i carabinieri della centralissima caserma Levante di via Caccialupo avrebbero messo in atto “gravi illeciti con disprezzo delle più elementari regole di cautela imposte dalla Presidenza del Consiglio nei decreti emanati”. Il procuratore capo della Repubblica di Piacenza, Grazia Pradella, ha condotto un’indagine durata sei mesi e che ha portato alla luce una “situazione di illegalità grave e diffusa ad un’intera caserma” che è stata sequestrata. La Guardia di Finanza e la Polizia Locale di Piacenza hanno arrestato diciassette persone, tra le quali cinque carabinieri finiti in carcere e uno agli arresti domiciliari. Altri tre militari dell’Arma e un finanziere sono stati raggiunti dal provvedimento dell’obbligo di firma. Obbligo di residenza in provincia per il comandante di Compagnia. Sono “fatti di estrema gravità” ha detto Pradella e “questa indagine ha reso giustizia ai tanti militari che sul territorio Piacentino e in Italia svolgono il loro lavoro con passione e sono vicini alle persone”.
Gli episodi contestati si riferiscono ai mesi di lockdown anche se comportamenti illeciti esistevano dal 2017. Come un’odissea, non a caso “Odyssèu” è il nome dell’operazione, giorno dopo giorno la Guardia di Finanza di Piacenza ha documentato episodi di spaccio, ricettazione, estorsione, arresti illegali con tanto di torture, violenze e sequestro di persona, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Sono solo alcuni dei capi d’accusa contestati a militari e semplici cittadini, dieci italiani e uno magrebino.
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Mafia nigeriana, 47 fermi tra la Sicilia e il Centro Italia
ROMA (ITALPRESS) – Operazione della Polizia tra il centro Italia e la Sicilia. Quarantasette fermi per associazione mafiosa, tratta di esseri umani droga e sfruttamento della prostituzione.
L’associazione denominata “Supreme Eiye Confraternity (SEC)” o “EIYE”, era radicata in Nigeria, ma diffusa in molti Stati europei ed extraeuropei ed era equiparata per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali.
L’operazione dei poliziotti della squadra mobile di Teramo, in collaborazione con quella di Ancona hanno accertato che le persone fermate sono organiche alla cellula locale (Nest) denominata “Pesha”, che ha una competenza geografica e territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo fino ad Ancona. L’ingresso nell’associazione era subordinato ad un rito di affiliazione, che avveniva alla presenza del vertice e di altri membri del gruppo e nel corso del quale si alternavano atti di violenza a riti tribali e veniva formulato il giuramento di fedeltà agli Eiye con il quale l’affiliando si impegnava al rispetto delle regole dell’associazione denominate “orientation”.
L’ingresso nella confraternita prevedeva l’obbligo alla partecipazione, mediante il pagamento di una sorta di “tassa di iscrizione”, al finanziamento della confraternita verso la quale gli associati sono a disposizione tendenzialmente “per la vita”.
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Nubifragio a Palermo, nessuna vittima accertata
PALERMO (ITALPRESS) – Nessuna vittima è stata finora trovata all’interno delle auto rimaste intrappolate nei sottopassaggi di viale Regione siciliana invasi dall’acqua dopo il violento nubifragio che ieri si è abbattuto sul capoluogo siciliano. E non ci sono denunce di dispersi. Era stato un testimone a parlare di due morti ed a fare scattare l’allarme.
Dal pomeriggio di ieri e per tutta la notte i vigili del fuoco hanno operato e sono ancora sul posto con le squadre speciali dei sommozzatori e con le idrovore.
Per due, tre ore una bomba d’acqua si è abbattuta su Palermo. Un evento eccezionale, con pochi precedenti. Le strade sono state trasformate in fiumi in piena. Scene apocalittiche. Auto trascinate con persone intrappolate che a nuoto si sono messe in salvo. Gente disperata che chiedeva aiuto. Sono stati momenti concitati e di grande preoccupazione. Adesso si contano i danni.
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Violento nubifragio sulla Sicilia, due morti a Palermo
Un violento nubifragio ha fatto due morti a Palermo. Nel capoluogo siciliano in alcune zone sono caduti fino a 125 millimetri di pioggia. Un record per questo periodo. Le vittime sarebbero rimaste intrappolate nella loro auto, travolta dall’acqua.
“Ho visto il marito scendere dall’auto”, “chiedeva aiuto per la moglie, rimasta dentro l’auto”, dice all’ITALPRESS l’autista di un tir che avrebbe assistito alla scena. “Giunto al sottopasso, ho visto un’auto ferma, avrei voluto dar loro aiuto ma poi sono spariti, sono annegati”, racconta.
Due fratellini, di cui uno molto piccolo, di appena nove mesi, sono stati soccorsi e ricoverati in ospedale per ipotermia. Durante il nubifragio che si è abbattuto sulla città erano rimasti intrappolati in auto insieme con i loro genitori. La famiglia stava percorrendo il sottopasso di viale della Regione Siciliana, all’altezza di via Sardegna.
Altri sottopassi cittadini sono finiti sott’acqua così come anche numerose strade: tantissime le auto sommerse con gli automobilisti costretti a nuotare. Il traffico è rimasto paralizzato su diverse arterie intorno e dentro la città.
Il maltempo non ha risparmiato neanche la provincia con strade allagate a Partinico, Carini e Capaci.
Rovesci e temporali di forte intensità hanno colpito Catania e provincia, sebbene non paragonabili a quelli di Palermo, con punte di oltre 20-30mm.
Temporali anche su Madonie, Nebrodi, messinese tirrenico ed ennese.










