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Cronaca

In un libro le indagini sui morti per amianto

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Si è tenuta a Roma, presso il MoMeC- Montecitorio Meeting Centre, la presentazione del libro di Maurizio Ascione dal titolo “Questa capacità di sorridere e di piangere”. Ascione, magistrato della Procura di Milano, autore di numerose indagini sulle morti per amianto nelle fabbriche milanesi, ha dedicato il suo lavoro ai bambini e alla loro spontaneità espressiva, associando la capacità di sorridere e piangere, come recita il titolo del libro, alla volontà di chi, impegnato nelle fabbriche, dimentica che lavoro e salute devono procedere di pari passo. Emerge, dunque, ha spiegato Ascione, “l’apparente contrasto tra l’esercizio dell’attività economica, utile a favorire la crescita di un territorio e il diritto alla salute, quale diritto fondamentale e costituzionale. La mia è una solidarietà estesa verso tutte le vittime: quelle eccellenti, quelle dimenticate, quelle innocenti e quelle colpevoli. Quelle vittime che un Paese come il nostro ha il dovere di ricordare, ma anche di raccontare”.
Oltre all’autore erano presenti il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone; il giuslavorista e vicepresidente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti Gabriele Fava. E’ intervenuto anche il presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick, spiegando che “il libro di Ascione ha posto in evidenza tutti i valori, anche quelli più profondi, che la professione della magistratura può avere”. (ITALPRESS).

Maxiblitz dei carabinieri di Roma, 38 arresti

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ROMA (ITALPRESS) – Maxiblitz dei carabinieri del comando provinciale di Roma, che hanno arrestato 38 persone ritenute appartenenti, a diverso titolo, a un’associazione per delinquere facente capo a uno degli ex boss della cosiddetta “Banda della Magliana”. L’operazione è stata condotta nelle province di Roma, Viterbo, Terni, Padova, Lecce, nonché in Spagna e in Austria. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Roma su richiesta della Dda capitolina. Secondo gli inquirenti l’ex boss “ha, negli anni, monopolizzato l’area a Nord della Capitale, assumendo il controllo, con modalità mafiose, del settore della distribuzione e gestione delle apparecchiature per il gioco d’azzardo (slot machine, videolottery, giochi e scommesse on line), imposte con carattere di esclusività alle attività commerciali di Roma e provincia”.
Le indagini dei carabinieri hanno consentito inoltre di far luce su 5 cold case, tutti verificatisi nel quartiere romano di Primavalle alla fine degli anni ’80, tranne uno avvenuto all’interno dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. Sequestrati anche beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.
(ITALPRESS).

Stroncato traffico di cocaina dalla Colombia

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Stroncata dalla Guardia di finanza una organizzazione internazionale finalizzata all’importazione e al traffico di cocaina, operante tra Italia, Spagna, Messico e Colombia.

I Finanzieri del Comando provinciale di Catania, con il supporto e la collaborazione della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e dello Scico, hanno dato esecuzione a due provvedimenti di fermo nonché ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con contestuale applicazione di un mandato di arresto europeo, nei confronti di altre cinque persone. Quest’ultimo provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Catania.

I sette destinatari di misure restrittive, tre sono ricercati, sono componenti di un’associazione internazionale finalizzata all’importazione e al traffico di droga. Sottoposti a sequestro 406 chili di cocaina oggetto anche di una consegna controllata da Bogotà fino a Catania, dietro richiesta di rogatoria della Procura Distrettuale etnea alle corrispondenti autorità della Colombia.

È la collaborazione tra le autorità italiane, colombiane e spagnole il ‘punto di forza’ dell’operazione contro il narcotraffico, denominata ‘Halcon’, che ha portato alla cattura di quattro degli indagati – tra cui due narcotrafficanti vicini al cartello messicano di Sinaloa – e al sequestro di 406 chili di cocaina arrivati a Catania l’11 gennaio con un volo merci.

Dalla sede Catanese del nucleo di polizia economico e finanziaria, gli investigatori si sono collegati in video conferenza con i colleghi colombiani e spagnoli.

È stata l’autorità colombiana a sottolineare “l’importante contributo della polizia italiana con la Guardia di Finanza e della polizia spagnola per il successo dell’operazione”. Un’indagine difficile “perché ci è voluto molto tempo, ma le tecnologie moderne hanno aiutato gli investigatori”.

Fondamentale è stata la collaborazione tra Italia e Spagna che hanno monitorato gli spostamenti dei corrieri sospetti e del carico di droga.
(ITALPRESS).

Blitz contro la camorra, 24 arresti a Napoli

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I carabinieri del Comando provinciale di Napoli e del Centro operativo della Dia partenopea stanno eseguendo 24 misure cautelari nei confronti di presunti affiliati al gruppo camorristico denominato “abbasc Miano”, costola del clan “Lo Russo”, operante nei quartieri cittadini di Miano, Marianella, Piscinola e Don Guanella. I provvedimenti sono stati emessi dal gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Agli arrestati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione e usura.

Gli investigatori hanno focalizzato l’attenzione sulle “giovani leve” del clan che, dopo gli arresti e i pentimenti di esponenti di vertice del clan Lo Russo, hanno assunto il controllo della zona. Controllo garantito anche dai solidi legami con affiliati detenuti da cui, nonostante lo stato di reclusione, hanno continuato a ricevere consigli e direttive grazie ai contatti mantenuti dai familiari che hanno consentito agli arrestati di partecipare alla vita del clan impartendo direttive sulle attività illecite da compiere.
(ITALPRESS).

Deraglia treno ad alta velocità nel Lodigiano, due morti

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Incidente sulla linea di alta velocità Milano-Bologna. Alle 5.30 Il treno 9595 Milano-Salerno è deragliato nei pressi della stazione di Livraga (Lodi). La motrice del Frecciarossa si è staccata dal resto del treno e una carrozza si è ribaltata.

Il bilancio definitivo definitivo è di 2 persone decedute e 31 feriti ha confermato l’Assessore al Welfaredella Regione Lombardia, Giulio Gallera. Di questi 4 ricoverati in  codice giallo a Lodi (2), Cremona e Pavia, e 27 in codice verde negli ospedali di Lodi (8), Melegnano (4), Crema (3), Humanitas (3), Codogno (2), Piacenza (3) e Castel San Giovanni (4)”.

“I soccorsi sono arrivati nei tempi giusti tenendo conto che siamo in aperta campagna – – precisa il Prefetto di Lodi Marcello Cardona – I vigili del Fuoco hanno fatto  un lavoro straordinario. Il capo pattuglia e’ entrato immediatamente dentro il treno e ha messo in salvo tutti”.

“Siamo molto dispiaciuti per queste due vittime, massima solidarietà ai familiari dei due macchinisti. Stiamo accertando le cause, ma ovviamente in questi casi non è ancora certo nulla” ha commnetato il premier Giuseppe Conte, mentre si recava a un’iniziativa contro il bullismo alla Galleria Alberto Sordi, a Roma.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso il suo cordoglio per i ferrovieri Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo, “due nuove vittime del lavoro”, e si e’ augurato che si faccia presto luce sulla dinamica del grave incidente, per garantire il diritto dei cittadini alla sicurezza nei trasporti.

“Lo scambio sembrerebbe avere una connessione con il fatto, dobbiamo capire”, ha detto Domenico Chiaro, procuratore di Lodi, nel corso di una conferenza stampa in merito al deragliamento del treno.
“Uno scambio era stato interessato da lavori di manutenzione all’altezza dell’incidente. C’erano state delle attività poche ore prima, stiamo verificando il tipo di attività e il possibile nesso di causa con l’incidente. Questo tipo di lavori viene sempre registrato e catalogato”, ha proseguito Chiaro.
“Abbiamo aperto un procedimento per disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Stiamo vagliando tutte le ipotesi, quello che mi sento di escludere è che sia stata un’azione volontaria. L’ipotesi dell’attentato è destituita di ogni fondamento”, ha spiegato il procuratore.

(ITALPRESS).

Riciclati in Toscana i soldi della mafia

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Dodici persone sono state arrestate dalla Guardia di finanza di Prato, su ordine della Dda di Firenze, nell’ambito dell’operazione “Golden wood”. Gli indagati, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare, devono rispondere di associazione a delinquere e riciclaggio di danaro al fine di favorire “Cosa nostra”. Dei dodici arrestati, sei finiti in carcere e altrettanti ai domiciliari, dieci sono originari di Palermo e provincia, due della Puglia. Sette sono residenti nel capoluogo siciliano, due a Prato, due a Campi Bisenzio ed uno a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze.

Le Fiamme gialle hanno proceduto anche al sequestro di 15 aziende, di decine di conti correnti e disponibilità finanziarie nonché a 120 perquisizioni domiciliari e locali. Gli arrestati e gli ulteriori indagati, in totale 60 persone, devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché di intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona. Contestata anche l’aggravante di avere agevolato l’attività di un’associazione mafiosa, nel caso di specie la “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo.

Le indagini hanno consentito agli investigatori di accertare l’operatività di un’associazione a delinquere, ben organizzata e strutturata, che, al fine di immettere nel circuito economico denaro di provenienza illecita, avrebbe creato e gestito – direttamente e tramite una serie di prestanome – una galassia di imprese con sedi in tutto il territorio nazionale ed in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio (in totale 33), in parte reali ed effettivamente operanti ed in parte di fatto inesistenti in quanto sprovviste di qualsiasi idonea struttura imprenditoriale. Aziende tutte con oggetto sociale il commercio di pallets, ovvero le pedane in legno comunemente utilizzate per il trasporto e la movimentazione di vari tipi di materiale.

Lo scopo dell’organizzazione sarebbe stato quello di riciclare, ostacolando l’identificazione della provenienza illecita, i proventi degli affari della “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa, figlio di Francesco Tagliavia, già esponente di vertice del mandamento di Brancaccio, condannato anche lui all’ergastolo sia per la strage di via d’Amelio a Palermo che per quella di via dei Georgofili a Firenze.

Gli indagati si sarebbero messi a completa disposizione di Pietro Tagliavia, nel periodo in cui era detenuto presso la casa circondariale di Prato, tanto da reperirgli nel 2017 un’abitazione a Campi Bisenzio (FI) dove aveva poi scontato gli arresti domiciliari e da fornirgli, clandestinamente ed in violazione delle prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria, un telefono con il quale mantenere i contatti anche con i propri affiliati in Sicilia.

La provenienza dalla Sicilia di parte del denaro riciclato, fanno sapere gli inquirenti, ha trovato conferma anche in molte conversazioni telefoniche intercettate e nei successivi riscontri investigativi. Nel corso delle indagini sono stati inoltre rilevati movimenti di denaro, evidentemente “ripulito”, a favore del capo-cosca palermitano.

Il riciclaggio ha riguardato anche i proventi dei reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, commessi sia nell’ambito dei rapporti tra le imprese gestite dal clan che a favore di aziende ad esso estranee; queste ultime versavano – tramite bonifico – il corrispettivo degli importi falsamente fatturati, che tornavano poi nella loro disponibilità, in contanti, decurtati della percentuale del 10% a titolo di commissione.

In virtù di tali operazioni, che gli stessi indagati chiamavano – nelle conversazioni intercettate – “fantasmini”, le imprese beneficiarie estranee al sodalizio – oltre a garantirsi utili provviste “in nero” – potevano trarre evidenti vantaggi fiscali e porsi, quali concorrenti sleali, in posizione privilegiata nei confronti dei competitor del settore commerciale di riferimento.

Per l’organizzazione, invece, oltre al consistente guadagno, tali ulteriori flussi finanziari e commerciali, intrecciandosi con gli altri, contribuivano a rendere ancor più complicata la ricostruzione dell’operato delle società e delle ditte coinvolte.

L’importo totale delle fatture false emesse ed utilizzate ammonterebbe ad oltre 50 milioni di euro.
La contestazione dei reati di riciclaggio ed autoriciclaggio concerne, negli anni tra il 2015 ed il 2018, una somma complessiva di circa 40 milioni di euro.

L’associazione a delinquere avrebbe operato realizzando un imponente giro di denaro, per un importo totale di oltre 150 milioni di euro, caratterizzato da continue operazioni di accredito e di addebito di somme anche ingenti, giustificate quali pagamenti di fittizie forniture di merce, tramite documentazioni contabili non di rado artatamente predisposte a posteriori.

Dopo vari passaggi, talora – per confondere ancor di più le acque – intervallati da pagamenti di transazioni commerciali almeno in parte reali, per ultimo le somme erano quasi sempre prelevate in contanti dai conti di ditte inesistenti; a ciò provvedevano, mediante reiterati e frazionati prelevamenti anche nel corso della stessa giornata, emissari dell’organizzazione, ignari della presenza discreta dei Finanzieri che, poco distante, osservavano, annotavano e registravano.

In alcuni casi la provvista creata sarebbe stata impiegata per eseguire ulteriori movimentazioni di denaro a favore di altre imprese del gruppo.

Il vorticoso giro di denaro, rendono noto gli investigatori, ha trovato puntuale conferma nello sviluppo di 36 specifiche segnalazioni di operazioni sospette, rigorosamente riscontrate dai Finanzieri del Gruppo di Prato, pervenute – tramite il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria – dagli operatori finanziari a ciò obbligati ai sensi della vigente normativa antiriciclaggio.

Centrale, rispetto alla contestazione del reato di riciclaggio, il ruolo affidato alle numerose ditte inesistenti, appositamente create, da un lato per agevolare l’associazione mafiosa denominata “Cosa nostra” attraverso la canalizzazione di un fiume di denaro sui conti correnti opportunamente accesi, gestiti e svuotati, per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di tali somme, dall’altro per consentire – attraverso il giro di fatture false – indebiti vantaggi fiscali e posizioni dominanti sul mercato.

Emblematico il caso di due cittadini dello Sri Lanka, titolari di altrettante ditte individuali – con oggetto sociale il commercio di pallets – con sedi dichiarate a Prato, ma di fatto inesistenti, sui cui conti correnti in circa due anni sono transitati, complessivamente, più di 20 milioni di euro.

Il sistema illecito emerso, secondo quanto accertato dagli investigatori, ruotava attorno a due gruppi familiari di origine siciliana, imparentati tra loro, stanziati in Toscana ed in Sicilia.

Fondamentale il ruolo assunto da uno dei dodici arrestati, un Consulente del lavoro già sospeso dal proprio ordine professionale, incaricato della gestione finanziaria di alcune imprese utilizzate dal clan, nonché degli aspetti amministrativi, comprese le formalità inerenti alla costituzione delle ditte inesistenti, cui provvedeva utilizzando anche falsi documenti di identità.

L’associazione a delinquere contava inoltre su una fitta rete di collaboratori, molti dei quali ricoprivano il ruolo di fittizi titolari di ditte inesistenti.
(ITALPRESS).

Blitz antidroga nel Napoletano, 24 arresti

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Sgominata dai carabinieri di Marano di Napoli un’organizzazione dedita allo spaccio di droga: 24 gli arresti (21 in carcere, 3 ai domiciliari) a conclusione dell’operazione “Piazza Pulita” coordinata dalla Dda di Napoli. Gli inquirenti hanno raccolto a carico degli arrestati “gravi indizi di colpevolezza” in ordine alla loro partecipazione, a vario titolo, a un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), spaccio e detenzione ai fini di spaccio in concorso, con l’aggravante di avere agito al fine di agevolare l’attività del clan camorristico Orlando, egemone sul territorio di Marano di Napoli, Quarto Flegreo e zone limitrofe.
Per alcuni di loro la Procura ha contestato anche l’art. 416 bis, ovvero di essere veri e propri affiliati al ‘sistema’. Per l’accusa quattro degli indagati – con il ruolo di referenti per conto del clan delle attività illecite tra le quali traffico di stupefacenti ed estorsioni – si occupavano anche della distribuzione delle ‘mesate’ agli affiliati, anche a quelli detenuti, della gestione delle piazze di spaccio, del controllo del territorio e della risoluzione di contrasti interni ed esterni al sodalizio. Sequestrati inoltre oltre 40 chili di droga.
(ITALPRESS).

Dissequestrata la nave Mare Jonio

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Il tribunale di Palermo ha disposto il dissequestro della nave Mare Jonio, ormeggiata nel porto di Licata dallo scorso 3 settembre. Lo rende noto, sulla sua pagina Facebook, Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che hanno organizzato le missioni di nave Mare Jonio.

“E’ libera. Finalmente – si legge -. La decisione del giudice civile di Palermo ripristina finalmente la legalità. La Mare Jonio è di nuovo libera, dopo un sequestro illegittimo durato cinque mesi. E, dopo l’archiviazione delle accuse contro il comandante Marrone e il capomissione Casarini, questo è un altro fondamentale passo verso la cancellazione dal basso dei Decreti Sicurezza”.

“Il governo attuale – si legge ancora – non ha avuto il coraggio di fare politicamente quello che un tribunale oggi ha ritenuto essere l’unica cosa giusta. La nostra nave è libera, e adesso vogliamo tornare in mare al più presto, a salvare i profughi di una guerra terribile dall’annegamento e dalle catture delle milizie libiche, a salvarci, insieme alle altre navi della società civile, da scelte criminali e velenose come quelle del rinnovo del memorandum con la Libia. Ma per farlo, abbiamo bisogno di tutto il sostegno dei nostri equipaggi di terra. Oggi, quanto prima, lanceremo una campagna straordinaria di raccolta fondi per finanziare l’imminente missione in mare dopo la sosta forzata di cinque mesi. Abbiamo bisogno del vostro aiuto”.
(ITALPRESS).