ROMA (ITALPRESS) – Occupazione in crescita a Luglio. Lo riferisce un’analisi dell’Istat. A luglio 2024 il numero di occupati supera di 9 mila unità la soglia dei 24 milioni; la crescita dell’occupazione rispetto al mese precedente (+56mila unità) è sintesi dell’aumento tra gli autonomi, che raggiungono i 5 milioni 233mila, e della diminuizione dei dipendenti, sia permanenti, scesi a 16 milioni 19mila, sia a termine, scesi a 2 milioni 757mila. Il numero di occupati supera quello di luglio 2023 di 490mila unità: +437mila dipendenti permanenti, +249mila autonomi e -196mila dipendenti a termine.
Su base mensile, il tasso di occupazione e quello di inattività aumentano, raggiungendo il 62,3% e il 33,3% rispettivamente, mentre il tasso di disoccupazione scende al 6,5%.
A luglio 2024, rispetto al mese precedente, crescono sia gli occupati sia gli inattivi e diminuiscono i disoccupati. L’occupazione aumenta (+0,2%, pari a +56mila unità) per le donne, gli autonomi e in tutte le classi d’età, ad eccezione dei 25-34enni per i quali cala; il numero di occupati diminuisce anche tra i dipendenti. Il tasso di occupazione sale al 62,3% (+0,1 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro si riduce (-6,1%, pari a -107mila unità) per entrambe le componenti di genere e in tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione scende al 6,5% (-0,4 punti), quello giovanile al 20,8% (-0,6 punti). Il numero di inattivi aumenta (+0,6%, pari a +73mila unità) tra gli uomini, le donne e i 25-49enni; diminuisce invece tra i 15-24enni e gli ultra cinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti).
Anche confrontando il trimestre maggio-luglio 2024 con quello precedente (febbraio-aprile 2024) si osserva un incremento nel numero di occupati (+0,3%, pari a +83mila unità). La crescita dell’occupazione osservata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,5%, pari a -82mila unità) e all’aumento degli inattivi (+0,5%, pari a +64mila unità). Il numero di occupati a luglio 2024 supera quello di luglio 2023 del 2,1% (+490mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 15-24enni. Il tasso di occupazione in un anno sale di 1,0 punti percentuali. Rispetto a luglio 2023, scende il numero di persone in cerca di lavoro (-16,7%, pari a -334mila unità) mentre cresce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +21mila).
-foto ufficio stampa Istat-
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A luglio occupati oltre 24 milioni, la disoccupazione scende al 6,5%
Piazza Affari apre in rialzo, Ftse Mib +0,19%
MILANO (ITALPRESS) – Apertura in rialzo a Piazza Affari. L’indice
Ftse Mib alla prima rilevazione fa segnare +0,19% a 33.943 punti,
mentre l’Ftse Italia All-Share guadagna lo 0,18% a quota 36.130.
L’indice Ftse Italia Star sale dello 0,12% a 46.695 punti.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
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Spese obbligate, nel 2024 rappresentano il 42% dei consumi
ROMA (ITALPRESS) – Complici anche le spinte inflazionistiche, l’incidenza delle spese obbligate sui bilanci familiari rimane elevata: per il 2024, infatti, la quota di queste spese sul totale dei consumi delle famiglie sfiora il 42%, con un incremento di oltre 5 punti dal 1995 ad oggi; quota che non sembra destinata a tornare al livello pre-Covid pari a circa il 40%; su un totale di circa 21.800 euro pro capite di consumi all’anno, oltre 9mila euro se ne vanno per il complesso delle spese obbligate (348 euro in più rispetto al 2019); tra queste spese, a farla da padrone è la voce abitazione (4.830 euro), al cui interno un peso rilevante – anche se costantemente in calo dal 1995 ad oggi – viene dall’aggregato energia, gas e carburanti con 1.721 euro; ad amplificare la dimensione e, quindi, il peso delle spese obbligate è anche la dinamica dei prezzi che mostra una notevole difformità rispetto a quella degli altri beni e servizi: tra il 1995 e il 2024, infatti, l’indice di prezzo degli obbligati (+122,7%) è cresciuto più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55,6%), dinamica influenzata anche da un deficit di concorrenza tra le imprese fornitrici di beni e servizi obbligati.
Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie italiane tra il 1995 e il 2024.
“Le spese obbligate, soprattutto quelle legate all’abitazione – afferma il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – penalizzano sempre di più i bilanci delle famiglie e di conseguenza riducono i consumi. Consumi che sono la principale componente della domanda interna. Per sostenerli occorre confermare l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale”.
Il messaggio chiaro che emerge dalle elaborazioni (e dalle stime riferite al 2024) è che a causa di prezzi fortemente crescenti e di quantità che si riducono meno che proporzionalmente, l’aggregato delle spese obbligate occupa quote crescenti del bilancio familiare. E, cosa alquanto preoccupante, non sembra si ritornerà al 40% circa del 2019. Rispetto alla scorsa edizione della nota (14 luglio 2023) la valutazione della quota delle spese obbligate per il 2023 passa dal 41,5% all’attuale 42,2%, con una moderata riduzione, comunque al 41,8%, per il 2024.
Potendo, poi, immaginare, nell’orizzonte del prossimo biennio, un ritorno dei servizi commercializzabili oltre il 21% grazie ai turismi attivi (italiani in Italia e stranieri in Italia), si capisce che lo spazio per i beni commercializzabili, quelli che in larga parte passano dai negozi fisici, è destinato a ridursi ulteriormente. Le strutture commerciali che producono servizi di prossimità nelle nostre città, e soprattutto nei centri storici, saranno ancora di più sotto pressione, tenuto conto anche del continuo sviluppo del commercio online che prevediamo si rafforzerà ulteriormente.
I consumi di obbligati a prezzi costanti si riducono per varie componenti, a cominciare dall’energia. Certo, gli obbligati coprono anche esigenze fondamentali delle famiglie, come la sanità. Si capisce che dentro l’aggregato si muovono tendenze di lungo termine come l’invecchiamento della popolazione italiana, fenomeno senz’altro positivo e benvenuto, ma che domanda investimenti e governance strutturale perchè spese come quelle sanitarie o per l’abitazione non siano precluse ad alcuno.
Permangono problemi di offerta. In particolare, di concorrenza tra imprese che offrono beni e servizi che fanno parte dell’aggregato dei consumi obbligati. Le dinamiche di lungo termine sono inequivocabili: pure al netto di importanti fenomeni sociali e demografici – famiglie più piccole, crescita dei metri quadrati di abitazione disponibili pro capite, invecchiamento in buona salute della popolazione anziana – resta il fatto che il deflatore degli obbligati in trent’anni è cresciuto molto più del doppio di quanto sia aumentato l’indice di prezzo per i beni commercializzabili.
Sul benessere economico – o sul disagio sociale, cambiando il segno all’effetto – questo fenomeno ha avuto certamente un impatto significativo, quando, per chi e quanto ha ridotto la libertà di scelta sui consumi.
-foto ufficio stampa Confcommercio –
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Mef, piano strutturale in Cdm entro metà settembre
ROMA (ITALPRESS) – “Il Mef e il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti sono al lavoro sul piano strutturale per consegnare il documento a Bruxelles e in Parlamento nel rispetto dei tempi. Il ministro dell’economia porterà in Consiglio dei ministri per l’approvazione il piano entro metà settembre. Le indiscrezioni sui contenuti pubblicate in questi giorni sono fantasiose e premature”. Così una nota del Mef.
-foto Agenzia Fotogramma-
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Chiusura in rialzo per Piazza Affari, Ftse Mib +0,52%
MILANO (ITALPRESS) – Chiusura in rialzo a Piazza Affari al termine di una seduta che si era già aperta in territorio positivo. L’indice Ftse Mib fa segnare un +0,52% a 33.778 punti, mentre l’Ftse Italia All-Share guadagna lo 0,48% a quota 35.957. L’indice Ftse Italia Star scende invece dello 0,19% a 46.544 punti.
– foto: Agenzia Fotogramma –
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Urso “Turismo e industria creativa sono il Soft Power italiano”
ROMA (ITALPRESS) – “Se l’hard Power è la capacità di coercizione, ossia l’uso della forza per piegare la volontà di un altro soggetto, minacciando un prezzo da pagare se non adegua il suo comportamento, il soft Power lavora sul concetto di attrazione, ossia di influenza. Il soft power non esclude un concetto verticale di superiorità qualitativa di un bene, di un prodotto, di un paesaggio, di un’opera d’arte, ma non la impone perchè chi detiene questa capacità confida nella qualità del suo prodotto, del suo bene, del suo territorio, e lascia che siano gli altri a scegliere”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel suo videomessaggio alla quinta conferenza sul Soft Power, organizzata dal Soft Power Club, l’associazione internazionale fondata e presieduta da Francesco Rutelli.
“L’Italia – ha proseguito – è chiaramente un Paese con la vocazione per il soft Power, chi altri se non noi? La bellezza, la qualità, la ricchezza culturale, la creatività, la posizione geografica del nostro paese nel Mediterraneo, crocevia di popoli e mare della connettività, sono tutti fattori che ci portano naturalmente a investire su questo tipo di relazioni con gli altri Stati. Il made in Italy è forse il simbolo mondiale più importante del concetto di soft Power, la sua applicazione concreta. Vi sono due filiere particolari che esprimono al meglio tutto ciò: quella del turismo è quella delle industrie creative”.
“Il turismo – ha continuato – ha una rilevanza importante nel sistema economico italiano con tre milioni di occupati che equivalgono al 12,7% del totale nel nostro Paese. Sta sviluppando una crescente integrazione con altri settori produttivi e una maggiore esternalizzazione di alcuni servizi. Il turismo visto dalla prospettiva del soft Power spinge alla creazione e valorizzazione di un ‘brand territoriale Italià. Una vera e propria marca Italia che affermi la qualità e sfuggendo alla tentazione low cost e dell’overturismo punti ad agganciarsi alle tematiche ambientali, alla sostenibilità, alla digitalizzazione e all’adeguatezza del sistema dei trasporti. L’altra importante dimensione del soft Power italiano è rappresentato dall’industria creativa che ha vissuto un’evoluzione notevole negli ultimi anni, trainata principalmente dalla trasformazione digitale”.
“Ad oggi – ha aggiunto – l’Italia conta oltre 290.000 imprese, con un valore aggiunto di 37 miliardi di euro e un fatturato di poco inferiore ai 90 miliardi. Numeri significativi, ma ancora distanti da quelli di paesi come Germania, Spagna, Francia, Paesi Bassi. Per colmare questo divario l’Italia si sta muovendo sul piano legislativo a sostegno dell’industria rafforzandola sul piano regionale e valorizzandola rispetto alle altre attività della nicchia. Qui sarà fondamentale – ha concluso Urso – connettere le industrie creative con quella del turismo e riconoscere l’interazione tra il settore organizzazioni no profit nel promuovere il mercato della cultura”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
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Piazza Affari apre in rialzo, Ftse Mib +0,33%
MILANO (ITALPRESS) – Apertura in rialzo a Piazza Affari. L’indice Ftse Mib alla prima rilevazione fa segnare +0,33% a 33.715 punti,
mentre l’Ftse Italia All-Share guadagna lo 0,32% a quota 35.898.
L’indice Ftse Italia Star sale dello 0,05% a 46.656 punti.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
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Meeting, Fronteddu (JTI) “Certezza regole stimola investimenti sociali”
RIMINI (ITALPRESS) – “Se un’azienda può contare su un contesto normativo e fiscale agile e prevedibile, sarà ulteriormente incentivata a investire all’interno del Paese. E le aziende, sempre più spesso, scelgono di investire anche sul sociale, reinvestendo parte dei loro utili per il bene dei territori sui quali operano e delle loro comunità. Negli ultimi anni, infatti, il ruolo delle aziende si è evoluto, l’impegno nel sociale è cresciuto in modo costante e continuerà a crescere; questo perchè siamo convinti che lo Stato, nonostante i mezzi e le risorse profuse, non possa arrivare ovunque e quindi le aziende possono rivelarsi un validissimo alleato nel supportare interventi concreti in materia sociale, nel rispetto di quel principio di sussidiarietà che negli ultimi giorni è stato più volte ricordato. Ecco quindi che il tema della fiscalità diventa centrale non soltanto per attrarre gli investimenti economici delle aziende all’interno del Paese, ma anche come volano per generare opere buone e investimenti sul sociale”. Questa la sintesi dell’intervento di Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communication Director di JTI Italia, intervenuto oggi al panel “Coesione è competizione”, presso il Meeting di Rimini.
Protagonisti del confronto, organizzato da Compagnia delle Opere e moderato dal Direttore di Economy Sergio Luciano, anche Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola; Alice Stefanizzi, Marketing, Fundraising & Communication Director di Fondazione Progetto Arca e Marco Osnato, Presidente della VI Commissione Finanze alla Camera dei Deputati.
“Dopo tanti anni di esperienza in questo settore, ho maturato la consapevolezza che non c’è limite ai risultati che si possono ottenere quando pubblico e privato condividono sinergie e strumenti, procedendo insieme verso un obiettivo comune”, ha continuato Fronteddu, ponendo l’accento sull’importanza della collaborazione e del dialogo tra istituzioni e mondo dell’impresa per favorire una fiscalità in grado di incentivare investimenti, anche in materia sociale.
“Realtà come Fondazione Progetto Arca, Save the Planet e Banco dell’Energia, che da anni sono al nostro fianco nella messa a terra di progetti di valore, meritano di essere sostenute – ha quindi concluso Fronteddu -. In JTI, crediamo in un approccio integrale alla sostenibilità. Che insieme agli investimenti economici sul territorio, si traduce in iniziative capaci di fare la differenza per l’ambiente e per chi ne ha più bisogno. E sono certo che, collaborando, saremo in grado di fare per queste realtà virtuose, che da anni ci accompagnano nel nostro percorso di sostenibilità, ancora di più di quanto già fatto in passato”.
– Foto f09/Italpress –
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