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Economia

PMI, DA BANCHE POPOLARI FINANZIAMENTI PER 7 MLD

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Nel primo trimestre dell’anno le Banche Popolari hanno registrato una crescita dei principali aggregati patrimoniali. In particolare, gli impieghi sono aumentati di circa l’1% in ciascun mese e la provvista dell’1,5% con la componente dei depositi che ha riportato un incremento del 4,7%. A beneficiare di questi andamenti positivi sono state in particolare le piccole e medie imprese e le famiglie.
I nuovi finanziamenti alle Pmi nel primo trimestre hanno raggiunto la cifra complessiva di 7 miliardi e quelli alle famiglie, per acquisto di abitazione, 3 miliardi.

Per il segretario generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari Giuseppe De Lucia Lumeno “questi numeri evidenziano come l’opera di intermediazione del Credito Popolare continui ad essere ancora significativamente rilevante per tutti coloro che operano nei territori e che sono parte integrante delle comunità servite, confermando come le Banche Popolari rappresentino un riferimento importante per le economie locali. In un contesto economico e produttivo quale quello italiano in cui le piccole e medie imprese sono parte integrante della nostra economia, il ruolo delle banche del territorio assume una rilevanza ancora maggiore rendendo evidente come la loro presenza ed il loro operare non debba essere vessato da regole europee formulate su misura per sistemi economici e bancari diversi dal nostro, ma, al contrario, debbano essere maggiormente tutelate e valorizzate come già avviene in altri paesi”.

APERTO A PIACENZA IL BASTIONE SAN SISTO

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Bastione San Sisto per la prima volta ha aperto le porte a cittadini e turisti. Lo storico edificio della cinta muraria rinascimentale di Piacenza, ha fatto da cornice all’apertura dell’edizione numero uno di “Dimore Festival”, la manifestazione dedicata all’architettura e ai beni abbandonati da recuperare, organizzata dall’Ordine degli Architetti di Piacenza con il supporto di Associazione Propaganda 1984. Il nuovo spazio polifunzionale è stato riqualificato grazie a un percorso di valorizzazione dell’Agenzia del Demanio condiviso con cittadini, istituzioni e investitori privati e rappresenta uno dei luoghi simbolo del patrimonio dell’Agenzia che riprende vita grazie alla partecipazione di realtà imprenditoriali private.

“Dimore Festival” è stata l’occasione ideale per tornare a vivere insieme ai cittadini l’immobile inutilizzato da più di venti anni che, come evidenziato dall’Agenzia del Demanio, si è trasformato in uno spazio di aggregazione e inclusione grazie agli investimenti di privati illuminati che hanno saputo coniugare il recupero con l’innovazione. Il percorso di rigenerazione del bastione è iniziato nel 2015 con una consultazione pubblica avviata in collaborazione con il Comune di Piacenza, seguita, nel luglio 2016 da una procedura di gara per immettere l’immobile sul mercato usando lo strumento della concessione di valorizzazione.

Dopo l’aggiudicazione all’impresa edile Sverzellati Cesare Emilio, nel marzo dell’anno scorso è stato sottoscritto il contratto di concessione per venti anni a fronte di in un investimento di 250.000 euro per riqualificare l’immobile e il pagamento di un mini canone annuo di 500 euro. Il progetto, i cui lavori sono iniziati nel luglio 2017 e sono terminati a gennaio di quest’anno, ha permesso di costruire uno spazio polifunzionale attivo e fruibile in ogni periodo dell’anno e adatto a ospitare mostre, eventi culturali ed enogastronomici. «L’Agenzia organizza diverse consultazioni pubbliche in tutta Italia – ha detto Renza Malchiodi, responsabile della Comunicazione dell’Agenzia del Demanio – e lo scopo è intercettare il sentire della comunità, accendere la luce su beni che sono abbandonati e raccogliere l’interesse degli investitori. Alla base di tutto deve esserci il felice incontro tra la mano pubblica e quella privata, il ruolo dei privati è fondamentale per il recupero degli immobili pubblici e il Bastione di San Sisto ne è sicuramente un esempio».

A questo primo traguardo seguiranno le riqualificazioni di altri beni che erano stati inseriti nella consultazione pubblica di tre anni fa. «Primo fra tutti l’ex Chiesa di Sant’Agostino per la quale il 31 di maggio firmeremo un contratto di concessione – ha aggiunto Malchiodi – e poi il torrione Fodesta, in corso di assegnazione con concessione di valorizzazione, che diventerà uno spazio con attività commerciali e servizi e il bastione di Porta Borghetto, futura cittadella della musica. A giugno partirà anche il bando per l’ex Caserma Jacopo Dal Verme e infine l’ex Chiesa di San Lorenzo, per la quale abbiamo avuto due offerte e a cui dovrà seguire l’aggiudicazione». «Si tratta di beni immobili che torneranno ad avere vita – ha concluso – e che sono in grado di generare movimento, un’onda positiva che li fa protagonisti della rigenerazione e riqualificazione urbana».
(ITALPRESS).

TARIFFE, ULTIMI 3 ANNI SERVIZI PUBBLICI +5,6%

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Sebbene dal 2015 le Regioni e gli enti locali non possano più aumentare le tasse locali (come l’Imu, la Tasi, le addizionali Irpef, l’addizionale regionale Irap, etc.), per le tasche degli italiani le cose non sono migliorate. Anzi, in alcuni casi la situazione è addirittura peggiorata, visto che in questi ultimi 3 anni le tariffe dei servizi pubblici erogati dagli enti locali sono aumentate del 5,6%, vale a dire oltre 3 volte la crescita dell’inflazione.

“Con lo stop agli aumenti della tasse locali – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – molti amministratori hanno continuato ad alimentare le proprie entrate agendo sulla leva tariffaria, incrementando le bollette della raccolta dei rifiuti, dell’acqua, le rette degli asili, delle mense e i biglietti del bus. E tutto ciò, senza gravare sul carico fiscale generale, visto che i rincari delle tariffe, a differenza degli aumenti delle tasse locali, non concorrono ad appesantire la nostra pressione fiscale, anche se in modo altrettanto fastidioso contribuiscono ad alleggerire i portafogli di tutti noi”. Tra il 2015 e i primi 4 mesi di quest’anno, infatti, le principali tariffe amministrative applicate dai comuni (certificati di nascita, matrimonio/morte) sono aumentate dell’88,3%. Quelle applicate dalle società controllate da questi enti territoriali per la fornitura dell’acqua, invece, hanno subito un incremento  del 13,9%, quelle della scuola dell’infanzia del 5,1%, le mense scolastiche del 4,5%, il trasporto urbano del 2% e i rifiuti dell’1,7%. L’inflazione, invece, sempre in questo periodo è salita solo dell’1,7%.

Dalla CGIA segnalano che con molte meno risorse a disposizione a seguito dei tagli ai trasferimenti, i sindaci e i governatori, almeno fino al 2015, hanno reagito agendo sulla leva fiscale. Successivamente, come dicevamo più sopra, grazie al blocco delle tasse locali imposto dal Governo Renzi, molti amministratori si sono “difesi” rincarando le tariffe e/o riducendo la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini. E a conferma della bassa qualità dei servizi pubblici offerti dalla Pubblica Amministrazione, ci sono di supporto anche i risultati emersi da un’indagine elaborata l’anno scorso dall’Ue. Su 23 Paesi analizzati, l’Italia si colloca al 17° posto per livello di qualità della nostra P.A.. 

ISTAT, A MARZO EXPORT +1.2%

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A marzo 2018 l’Istat stima un aumento su base mensile sia per le esportazioni (+1,2%) sia per le importazioni (+1,9%). La crescita dell’export, dopo due mesi di flessione, è la sintesi del marcato aumento delle vendite verso i mercati extra Ue (+4,6%) e della flessione verso l’area Ue (-1,4%).

A marzo 2018 la diminuzione dell’export su base annua è pari a -1,8% e coinvolge sia l’area extra Ue (-2,2%) sia i paesi Ue (-1,5%). La correzione per gli effetti di calendario porta la variazione dell’export a +0,7% e quella dell’import a +3,1%.

Tra i settori che contribuiscono in misura più rilevante al calo tendenziale dell’export nel mese di marzo, si segnalano metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-4,8%), autoveicoli (-7,5%), macchine e apparecchi n.c.a (-1,9%); mentre nello stesso periodo contribuiscono positivamente i prodotti petroliferi raffinati (+7,2%) e gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+3%).

Nel primo trimestre 2018, la crescita tendenziale dell’export è pari a (+3,3%) ed è diffusa a tutti i settori, a eccezione di autoveicoli (-4,2%) e prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (-5,8%) mentre rimane sostenuta la crescita per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,6%).

Su base annua, le flessioni delle vendite che a marzo contribuiscono maggiormante al calo delle esportazioni riguardano paesi OPEC (-11,5%), Regno Unito (-9,2%) e Belgio (-12,3%). In aumento le  esportazioni verso Paesi Bassi (+8,3%) e Stati Uniti (+1,6%).

Si stima che il surplus commerciale diminuisca da +5.306 milioni a marzo 2017 a +4.531 milioni a marzo 2018. Nei primi tre mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge +7.538 milioni (+16.938 milioni al netto dei prodotti energetici).

Nel mese di marzo 2018 si stima che l’indice dei prezzi all’importazione diminuisca dello 0,1% su febbraio 2018 e aumenti dell’1,0% su base annua. Al netto dei prodotti energetici, l’indice aumenta dello 0,1% in termini congiunturali mentre rimane invariato in termini tendenziali.

“Nonostante la ripresa a marzo, nel primo trimestre 2018 la dinamica dell’export risulta negativa in termini congiunturali (-1,9%) e positiva, ma in rallentamento, su base annua (+3,3%) – spiega l’Istat -. Complessivamente, l’export verso i paesi dell’Unione europea mostra una maggiore tenuta rispetto alle vendite verso l’area extra-Ue. Sul fronte dei prezzi allì’importazione, si consolida un quadro disinflazionistico”.

INDUSTRIA, FATTURATO IN CHIAROSCURO

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A marzo l’Istat stima che il fatturato dell’industria aumenti su base mensile dello 0,8%, dopo la sostanziale stabilità rilevata nel mese precedente. Nella media del primo trimestre 2018, l’indice complessivo diminuisce dello 0,7% sul trimestre precedente.

Anche gli ordinativi registrano un incremento su base mensile (+0,5%), che segue le flessioni registrate nei due mesi precedenti, determinando una riduzione pari al 2% nella media del primo trimestre 2018 sul trimestre precedente.

L’andamento congiunturale del fatturato a marzo è trainato soprattutto dal mercato interno (+1,0%), mentre quello estero registra una crescita più contenuta (+0,3%). La variazione congiunturale degli ordinativi è sintesi di un aumento delle commesse raccolte sul mercato interno (+1,5%) e di una flessione di quelle provenienti dall’estero (-0,8%).

Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano incrementi congiunturali per tutti i raggruppamenti principali di industrie ad eccezione dell’energia (-3%); il maggior aumento è quello relativo ai beni di consumo (+2,1%).

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 23 di marzo 2017), il fatturato totale cresce su base annua del 3,6%, con incrementi del 2,8% sul mercato interno e del 5,1% su quello estero.

Per il fatturato l’incremento tendenziale più rilevante si registra nelle industrie farmaceutiche (+9,3%), mentre – limitatamente ai settori manifatturieri – la maggiore diminuzione riguarda le industrie del comparto plastico (-2,1%).

L’indice grezzo degli ordinativi segna un aumento tendenziale del 2,6%, con un incremento maggiore per il mercato estero (+4,2%) rispetto a quanto rilevato per il mercato interno (+1,5%). L’incremento più ampio si registra per i mezzi di trasporto (+16,0%), mentre la flessione più rilevante riguarda il comparto dell’elettronica e dell’ottica (-8%).

“Nonostante la ripresa nel mese di marzo, nel complesso del primo trimestre la variazione congiunturale del fatturato dell’industria è negativa, soprattutto a causa della flessione della componente estera – spiega l’Istat -. La diminuzione del primo trimestre risulta generalizzata a tutti i raggruppamenti principali di industrie con l’eccezione dell’energia. L’indice destagionalizzato in volume del comparto manifatturiero segue un andamento analogo, positivo nel mese di marzo in termini congiunturali ma negativo nel primo trimestre. Per quanto riguarda gli ordinativi si evidenzia che la forte crescita dei mezzi di trasporto su base annua è influenzata positivamente dalla dinamica del comparto ferrotranviario”.

 

MERCATO AUTO UE +9.6% AD APRILE

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Ad aprile le immatricolazioni di auto nuove nell’Unione Europea hanno fatto segnare il ritorno a una forte crescita, con +9,6% a 1.306.273 unità.

Secondo quanto rende noto Acea, in tutti e cinque i maggiori mercati europe si registra un aumento consistente: Spagna (+12,3%), Regno Unito (+10,4%), Francia (+9%), Germania (+8%) e Italia (+6,5%).

Da gennaio ad aprile le vendite di auto nuove nell’Ue sono aumentate del 2,7%.

A PESARO L’ASSEMBLEA FEDERLEGNO

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Si è svolta, presso il teatro Rossini gremito di imprenditori provenienti da tutta Italia, l’assemblea generale di FederlegnoArredo. La scelta è caduta su Pesaro per sottolineare la vicinanza ai territori e al loro tessuto produttivo – parola d’ordine del nuovo corso della federazione – che con 41,5 miliardi di fatturato alla produzione nel 2017 (+2,2% rispetto all’anno precedente) e oltre 320mila addetti contribuiscono per il 5% al Pil nazionale. Buono anche l’andamento delle esportazioni (16,3 miliardi) a conferma della forte vocazione all’export delle imprese italiane del settore.

“La grande partecipazione delle imprese conferma che la strada di ascolto e dialogo intrapresa nell’ultimo anno è corretta – sottolinea il presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini – Abbiamo bisogno di confrontarci per continuare a crescere e per rafforzare il ruolo del nostro settore come elemento trainante dell’economia nazionale. Oggi abbiamo lanciato un segnale alle istituzioni affinché continuino a sostenere il comparto con politiche industriali efficaci elaborate sulla base delle nostre proposte”. L’assemblea generale si è chiusa con una tavola rotonda che ha visto confrontarsi sugli scenari del legnoarredo Emanuele Orsini, Michele Scannavini (presidente ICE), Luigi Buttiglione (economista), Stefano Boeri (presidente Triennale Milano), Mauro Federzoni (Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo). La filiera Legno e Arredamento nella regione Marche ha un peso particolarmente rilevante sia per l’economia della regione, sia per la filiera legno-arredamento italiana.

La filiera marchigiana produce infatti circa 3 miliardi, suddivisi tra legno (16%), arredamento (76%) e illuminazione (7%) con un totale di 2.500 aziende e più di 20.000 addetti.

La filiera arriva così a pesare il 12% del totale manifatturiero regionale e il 13% delle imprese dedicate alla manifattura.

Per quanto riguarda invece il peso della regione sul totale complessivo nazionale della filiera legno-arredamento, le Marche coprono il 9% del fatturato totale. Il settore arredamento è sicuramente il più rilevante all’interno della filiera, sia in termini di imprese dedicate che in termini di fatturato prodotto. Con circa 2,3 miliardi di fatturato è il settore trainante della filiera legno-arredamento sia nella regione che nel complesso nazionale. Le Marche infatti si posizionano subito alle spalle delle grandi regioni del settore, come la Lombardia, il Veneto e il Friuli. Sono infatti la quarta regione per fatturato della filiera e terza per numero di addetti. Quinta per numero di imprese. 

PIL, CONFCOMMERCIO STIMA +1% SU ANNO

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Secondo l’Ufficio Studi di Confcomercio, i dati statistici congiunturali continuano a mostrare segnali contradditori che inducono a valutare con prudenza le prospettive a breve dell’economia italiana. La produzione industriale ha registrato a marzo, al netto dei fattori stagionali, un aumento dell’1,2% su base mensile e del 3,6% su base annuale. L’occupazione ha presentato, nello stesso mese, una crescita congiunturale dello 0,3%. Ad aprile il sentiment delle famiglie è risultato in lieve peggioramento con una diminuzione dello 0,4% (m/m), mentre il clima di fiducia delle imprese manifatturiere ha segnalato un calo dell’1,2%. Particolarmente significativo è risultato, nello stesso mese, il ridimensionamento del sentiment delle imprese al dettaglio con un calo del 7,5% (m/m).

In linea con queste indicazioni, Confcomercio stima per maggio una variazione congiunturale nulla del Pil mensile e una variazione tendenziale dell’1% (1,1% ad aprile). Confermando un ulteriore rallentamento rispetto al primo trimestre. La crescita acquisita per l’anno in corso è dello 0,8%. In linea con un quadro congiunturale non particolarmente dinamico, le famiglie hanno mantenuto un comportamento molto prudente in materia di consumi. Ad aprile l’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha registrato un calo dello 0,1% rispetto a marzo e un aumento dello 0,4% nei confronti dello stesso mese del 2017. In termini di media mobile a tre termini l’evoluzione degli ultimi mesi ha segnalato un modestissimo recupero.