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Economia

IN CALO INDICE FIDUCIA CONSUMATORI E IMPRESE

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Ad aprile, l’Istat stima che l’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisca passando da 117,5 a 117,1; anche per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese si stima una flessione da 105,9 a 105,1. Il lieve calo del clima di fiducia dei consumatori è essenzialmente dovuto all’evoluzione negativa della componente personale e di quella corrente (da 109,3 a 108,0 e da 115,1 a 114,0 rispettivamente); invece, il clima economico e quello futuro mantengono una dinamica con intonazione lievemente positiva rispetto allo scorso mese (da 141,9 a 142,6 e da 121,1 a 121,3). Con riferimento alle imprese, si stima che il clima di fiducia cali nel settore manifatturiero (da 108,9 a 107,7) e nei servizi (da 107,2 a 106,4). Molto marcata è la flessione registrata nel commercio al dettaglio (da 105,0 a 97,5) mentre per il settore delle costruzioni si rileva un deciso aumento (da 132,6 a 135,2). 

Passando ad analizzare le componenti dei climi di fiducia si segnala che nel comparto manifatturiero peggiorano i giudizi sugli ordini e le attese sulla produzione in presenza di scorte di magazzino giudicate in decumulo. Nel settore delle costruzioni, si registra un diffuso miglioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle aspettative sull’occupazione. Per quanto riguarda i servizi, l’evoluzione negativa dell’indice di fiducia riflette un peggioramento dei giudizi sia sugli ordini sia sull’andamento degli affari. Invece, le attese sugli ordini sono in miglioramento. 

Il deterioramento della fiducia nel commercio al dettaglio è principalmente trainato dalla grande distribuzione dove si stima una forte contrazione dei giudizi sulle vendite in presenza di aspettative che si ridimensionano solo parzialmente. Secondo le consuete domande trimestrali sulla capacità produttiva e sugli ostacoli all’attività rivolte alle imprese del settore manifatturiero, nel primo trimestre del 2018 si stima una contenuta riduzione del grado di utilizzo degli impianti la cui stima decresce da 78,5% del trimestre precedente a 77,9%. La quota di operatori che segnala la presenza di ostacoli all’attività produttiva rimane sostanzialmente stabile (da 21,5% al 22%). Tra questi, scende la quota di imprese che segnala come ostacolo all’attività l’insufficienza della domanda e i vincoli finanziari.

ALITALIA, COMMISSIONE UE APRE INDAGINE

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La Commissione europea ha aperto un’indagine approfondita per valutare se il prestito ponte di 900 milioni che l’Italia ha concesso ad Alitalia, costituisce un aiuto di Stato e se è conforme alle norme dell’UE in materia di aiuti alle imprese in difficoltà. Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha dichiarato: “È compito della Commissione garantire che i prestiti che gli Stati membri concedono alle imprese siano conformi alle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato. Verificheremo se il prestito concesso ad Alitalia è conforme a tali norme”.

Nel gennaio 2018, l’Italia ha notificato come aiuto per il salvataggio, ai sensi delle norme Ue in materia di aiuti di Stato, in particolare degli orientamenti sugli per il salvataggio e la ristrutturazione, l’intero prestito di 900 milioni che lo Stato ha concesso ad Alitalia. Tale notifica ha fatto seguito a una serie di denunce che la Commissione ha ricevuto nel 2017, nelle quali si sosteneva che il prestito costituiva un aiuto di Stato incompatibile con le vigenti norme Ue. 

Al momento, la Commissione è del parere che il prestito statale costituisca un aiuto di Stato. Essa si appresta quindi a svolgere ulteriori accertamenti per verificare se il prestito soddisfi le condizioni previste dagli orientamenti. La Commissione teme che la durata del prestito, che va da maggio 2017 fino almeno a dicembre 2018, superi la durata massima di sei mesi prevista dagli orientamenti per i prestiti di salvataggio. La Commissione nutre inoltre timori sul fatto che l’aiuto non i limiti al minimo necessario. La Commissione procederà ora a un’ulteriore indagine per determinare se i suoi timori iniziali sono fondati.

ANTITRUST APRE ISTRUTTORIA SU FACEBOOK

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L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Facebook “per presunte pratiche commerciali scorrette”.

Il procedimento – spiega l’Authority – riguarda “l’informativa fornita dal professionista in fase di registrazione alla piattaforma Facebook, con riferimento alle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali, incluse le informazioni generate dall’uso da parte dell’utente Facebook di app di società appartenenti al gruppo e dall’accesso a siti web/app di terzi; l’automatica attivazione della piattaforma di scambio dei propri dati da/a terzi operatori per tutte le volte che l’utente accederà o utilizzerà siti web e app di terzi, con validità autorizzativa generale senza alcun consenso da parte dell’utente, con sola facoltà di opt-out. In particolare, l’opzione a disposizione dell’utente di rinunciare o meno a tale modalità risulterebbe preimpostata, tramite spunta nell’apposita casella, sul consenso al trasferimento dei dati”.

Secondo l’Antitrust “tali comportamenti potrebbero integrare due distinte pratiche commerciali scorrette in violazione degli articoli 20, 21, 22, 24 e 25, del Codice del Consumo, in quanto, da un lato, Facebook non informerebbe adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, l’utente dell’attività di raccolta e utilizzo, a fini commerciali, dei dati che egli cede”.

“Dall’altro, Facebook avrebbe esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori registrati, i quali, in cambio dell’utilizzo di Facebook, presterebbero il consenso alla raccolta e all’utilizzo di tutte le informazioni che li riguardano (informazioni del proprio profilo Facebook, quelle derivanti dall’uso di Facebook e dalle proprie esperienze su siti e app di terzi) – conclude l’Autorità -, in modo inconsapevole e automatico, tramite un sistema di preselezione del consenso e a mantenere lo status quo per evitare di subire limitazioni nell’utilizzo del servizio in caso di deselezione”.

 

CGIA, PER GOVERNO MANOVRA DA 18,5 MLD

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Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA, il nuovo Governo dovrà predisporre entro la fine di quest’anno una manovra di bilancio da almeno 18,5 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, per correggere i nostri conti pubblici e per far fronte a uscite già impegnate.

In particolare, bisognerà recuperare 12,4 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva, che diversamente scatterà dal 1 gennaio 2019, altri 3,5 miliardi che l’Unione europea ci sta per chiedere, al fine di  perseguire il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto “Six pack” e, infine, ulteriori 2,6 miliardi per “coprire” una serie di spese non differibili.

Nel caso non si dovessero trovare 12,4 miliardi, dal 1 gennaio 2019 l’aliquota Iva, attualmente al 10%, salirebbe all’11,5%;  altresì, quella attuale del 22% schizzerebbe addirittura al 24,2%.
Per quanto concerne gli impegni presi con Bruxelles, così come previsto dal “Six pack”, nel 2017 ci era stata chiesta una riduzione del rapporto deficit/Pil dello 0,5%. Alla luce degli eventi sismici che hanno colpito il centro Italia e ai problemi legati ai flussi migratori provenienti dal Nord Africa, alla fine la Commissione Europea ha ridotto l’entità della richiesta allo 0,16% del Pil (manovra correttiva di giugno 2017 da 1,6 miliardi). A consuntivo, tuttavia, sembrerebbe esserci uno scostamento di 0,5 punti percentuali rispetto alla correzione richiesta, anche perché è aumentata ancora la nostra spesa pubblica. Pertanto, l’Unione europea starebbe per chiederci una manovra correttiva da 3,5 miliardi. Infine, entro la fine del 2018 bisognerà trovare circa 2 miliardi per il rinnovo del contratto di lavoro degli statali, ulteriori 500 milioni di spese “indifferibili” e altri 140 milioni per evitare l’aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1 gennaio 2019.

TIM, SCONTRO CDA-COLLEGIO SINDACALE

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Si è riunito il Consiglio di Amministrazione di TIM per valutare la decisione del Collegio Sindacale di integrare l’ordine del giorno dell’Assemblea del prossimo 24 aprile, in accoglimento della richiesta presentata dai soci Elliott International LP, Elliott Associates LP e The Liverpool Limited Partnership il 23 marzo 2018 (“preceduta da altra, invero di diverso tenore, del 14 marzo 2018”, si legge in una nota).

“Il Consiglio, anche sulla scorta del supporto dei propri consulenti legali e di tre pareri pro veritate resi da alcuni dei più autorevoli giuristi esperti della materia (Piergaetano Marchetti, Giuseppe Portale, Roberto Sacchi) – prosegue la nota -, ha concluso che l’iniziativa del Collegio Sindacale non è conforme ad una corretta applicazione delle norme che disciplinano i poteri dell’organo di controllo. Il Collegio Sindacale, infatti, può intervenire soltanto in caso di “inerzia” (inattività) dell’organo amministrativo nell’accoglimento delle richieste di integrazione presentate dai soci e non nel caso in cui una decisione motivata vi sia, ma il Collegio Sindacale non la condivida, come è accaduto nel caso di specie; il Collegio Sindacale ha preso la propria decisione sulla base di una nota irritualmente fatta pervenire al medesimo dai consulenti legali dei fondi Elliott, in data 24 marzo 2018, oltre il termine di legge e neppure condivisa (se non a decisione già assunta) con il Consiglio di Amministrazione, cui non è stato richiesto di fornire alcun commento utile ad evitare l’assunzione di una decisione (quella di integrare l’Ordine del Giorno assembleare) contraddittoria, illegittima e pregiudizievole per gli interessi degli azionisti di TIM”.

Inoltre il Cda ha concluso che “l’integrazione dell’Ordine del Giorno come deliberata dal Collegio Sindacale è in contrasto con l’art. 9.10 dello Statuto di TIM (che prevede che ‘ogni qualvolta la maggioranza dei componenti il Consiglio di Amministrazione venga meno per qualsiasi causa o ragione, i restanti Consiglieri si intendono dimissionari e la loro cessazione ha effetto dal momento in cui il Consiglio di Amministrazione è stato ricostituito per nomina assembleare’) e con l’art. 2386, quarto comma, cod. civ. (il quale prevede ‘se particolari disposizioni dello statuto prevedono che a seguito della cessazione di taluni amministratori cessi l’intero Consiglio, l’Assemblea per la nomina del nuovo Consiglio è convocata d’urgenza dagli amministratori rimasti in carica’); il Consiglio di Amministrazione conferma la piena legittimità della convocazione dell’Assemblea del 4 maggio 2018, al fine di procedere all’integrale rinnovo del Consiglio stesso, nel rispetto delle ragioni del mercato e della disciplina imperativa sul voto di lista, punto sul quale peraltro non si è espresso il Collegio Sindacale”.

Il Cda, “dopo ampio confronto”, ha quindi ritenuto a maggioranza e con voto contrario dei consiglieri Borsani, Calvosa, Cornelli, Frigerio e Vivarelli “di dissociarsi formalmente dall’iniziativa del Collegio Sindacale, che  ritiene errata e particolarmente grave; di confermare il superamento della richiesta di integrazione dell’Ordine del Giorno dell’Assemblea del 24 aprile 2018 presentata dai fondi Elliott, a fronte delle dimissioni di otto Consiglieri (tutte efficaci a precedere l’apertura dei lavori assembleari), e la validità della convocazione dell’Assemblea di TIM per il 4 maggio 2018 al fine di procedere all’integrale rinnovo del Consiglio di Amministrazione; di intraprendere ogni azione legale a tutela dei diritti e degli interessi di tutti i soci e della Società; di dare piena visibilità alle motivazioni delle proprie determinazioni attraverso la pubblicazione sul sito web della Società di tutta la documentazione rilevante (pareri e nota di accompagnamento preparatoria della discussione, nonché la documentazione che metterà a disposizione il Collegio Sindacale), al fine di consentire a tutti gli azionisti TIM di avere piena contezza delle posizioni del Consiglio di Amministrazione affinché possano assumere decisioni informate; di trasmettere tutta la documentazione menzionata alla Consob per quanto di sua competenza”.

Il comunicato non è stato approvato dai consiglieri Borsani, Calvosa, Cornelli, Frigerio e Vivarelli.

Il Collegio Sindacale, nel rigettare le argomentazioni del Consiglio di Amministrazione a supporto della delibera del 9 aprile, ha confermato “la piena legittimità delle determinazioni assunte” e ha anticipato che procederà alla pubblicazione di un proprio separato comunicato stampa.

INDUSTRIA, PRODUZIONE IN CALO A FEBBRAIO

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A febbraio, secondo i dati Istat, l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra una diminuzione dello 0,5% rispetto al mese precedente. Nella media del trimestre dicembre 2017-febbraio 2018 la produzione è aumentata dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2018 l’indice è aumentato in termini tendenziali del 2,5% (i giorni lavorativi sono stati 20 come a febbraio 2017). 

Nella media dei primi due mesi dell’anno la produzione è aumentata del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’indice destagionalizzato mensile presenta una significativa variazione congiunturale positiva nel comparto dell’energia (+8,1%); diminuiscono invece i beni di consumo (-2,4%) i beni intermedi (-1,5%) e i beni strumentali (-1%). In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano aumenti apprezzabili nei raggruppamenti dei beni strumentali (+3,9%) e dei beni di consumo (+2,5%); più contenuto è l’aumento dell’energia (+1,9%) e dei beni intermedi (+1,2%). 

Per quanto riguarda i settori di attività economica, a febbraio i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+11,2%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+6,6%) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a.(+5,3%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della attività estrattiva (-4,9%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-4%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-2,6%).

FEDERLEGNOARREDO APRE PORTE PER MOSTRA-EVENTO

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Porte aperte per condividere con la città un pezzo di storia e valorizzare il cuore del design made in Italy, inteso come cultura del progetto e come driver di innovazione e sviluppo per tutto il capoluogo milanese. Per la prima volta nella sua storia FederlegnoArredo apre al pubblico la sua sede in Foro Buonaparte, da martedì 17 a sabato 21 aprile, dalle 18.30 alle 21.30. Una scelta che va nella direzione di varcare un confine, quello tra il Salone che ha luogo nel quartiere fieristico di Rho Fiera e la città di Milano.

“I nostri uffici diventeranno una ‘casa’ aperta e accogliente, nella settimana più importante dell’anno per il nostro settore”, spiega il presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini.

“Abbiamo scelto di intraprendere una direzione nuova, perché desideriamo che il nostro Gruppo rappresenti sempre di più un luogo di incontro, di ascolto, di rappresentanza, di identità, oltre che la reale sede fisica e ideale dei nostri valori. L’apertura della nostra sede vuole essere un segno tangibile del cuore operativo del Salone del Mobile di Milano, e di tutto il nostro team che ogni giorno crea le basi fondamentali perché si realizzi ad aprile una fiera di eccellenza mondiale”.

Per l’occasione la facciata del palazzo di FederlegnoArredo sarà completamente illuminata di rosso. All’interno del cortile del palazzo di Foro Buonaparte sarà ospitata l’installazione ‘Urban Hugs’, a cura di Stefano Boeri Architetti. Sarà inoltre possibile visitare la mostra #Legno, Bosco, Architettura. Dalla materia prima alle costruzioni, dedicata all’eco-sostenibilità e al rapporto dell’uomo con la natura attraverso la materia prima legno. Un percorso guidato in 30 immagini, per raccontare le potenzialità di questo materiale.

 

ASTRAZENECA ITALIA, WITTUM NUOVO AD

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Lorenzo Wittum è il nuovo Ad di AstraZeneca Italia, filiale italiana dell’azienda biofarmaceutica, focalizzata nell’area oncologica, respiratoria, cardiovascolare, metabolica e renale.
Nel suo nuovo ruolo, guiderà AstraZeneca Italia unendo all’esperienza di gestione aziendale una profonda attenzione alle problematiche dei pazienti, della ricerca e della sostenibilità.

Wittum, 44 anni, fiorentino, sposato e padre di due figli, ha intrapreso la carriera internazionale dopo aver conseguito l’MBA presso la IESE Business School di Barcellona e ha un’approfondita conoscenza del settore farmaceutico e della ricerca biomedica. Dopo aver lavorato in The Boston Consulting Group è entrato in AstraZeneca nel 2010 e ha ricoperto posizioni di crescente responsabilità in tutte le aree terapeutiche. Nel suo ultimo ruolo, come Responsabile Globale per l’area respiratoria, Wittum ha lavorato al fianco di R&S, Medical Affairs, Regolatorio e Produzione per lo sviluppo di soluzioni terapeutiche per l’asma e la BPCO sia nei mercati consolidati sia in quelli emergenti. Wittum succede a Pablo Panella, nominato Area Vice President (AVC) per l’Area Western & Southern Europe (WESE) che fino al mese di giugno continuerà a presiedere il Cda di AstraZeneca Italia.