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Emilia Romagna

“Mettiamo radici per il futuro”, distribuiti 470 mila alberi in Emilia

BOLOGNA (ITALPRESS) – Emilia-Romagna ancora più verde. Hanno superato quota 470mila (470.303) gli alberi distribuiti da Piacenza a Rimini grazie al progetto “Mettiamo radici per il futuro”, il grande piano green messo in campo dalla Regione che punta ad ampliare la superficie boschiva e le aree verdi per dare un contributo alla lotta ai cambiamenti climatici e migliorare la qualità dell’aria con la distribuzione gratuita, grazie ad una rete di vivai accreditati, di 4,5 milioni di specie arboree, una per ogni abitante, nei prossimi quattro anni.
Mancano quindi poco meno di 30mila alberi (29.697) per raggiungere il traguardo fissato in 500mila esemplari piantati nel primo anno di progetto. Una sfida che coinvolge cittadini, associazioni, enti, scuole. Entro il 15 aprile basterà quindi recarsi in uno dei tanti vivai accreditati per ritirare gratuitamente gli alberelli nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. “Facciamo del 21 marzo, primo giorno di primavera, un giorno simbolico per piantare nuovi alberi- sottolinea in proposito l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo-. In un anno di lavoro intenso e complicato dall’emergenza pandemica non era per nulla scontato che la campagna di forestazione urbana proposta nelle linee di mandato del presidente Bonaccini, potesse decollare. Invece, grazie alla sensibilità degli emiliano-romagnoli, dal momento in cui abbiamo presentato l’iniziativa il 26 settembre a Bobbio, è stato un crescendo di entusiasmo e adesioni, con risultati inattesi, come ad esempio nel mese di dicembre quando abbiamo proposto una specifica campagna natalizia”.
“Vorrei quindi ringraziare tutti- prosegue l’assessore- e invitare chi ancora non l’avesse fatto a organizzarsi per ritirare le ultime 30.000 piante che mancano per chiudere la prima annualità della campagna. Stiamo regalando ossigeno alle città e in particolare alle nuove generazioni. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il fine ultimo di “mettiamo radici per il futuro” è quello di contribuire a migliorare la qualità dell’aria soprattutto nelle zone urbane e periurbane”.
Si ricorda che lo spostamento per raggiungere un’attività non sospesa, come quella della campagna alberi, è sempre ammessa, anche nelle zone rosse o arancioni qualora non siano presenti vivai accreditati nel proprio comune di residenza.
La distribuzione per provincia
Ecco il dettaglio della distribuzione delle piantine sul territorio, con i dati aggiornati all’11 marzo. In totale sono 470.303. In provincia di Reggio Emilia ne sono già state consegnate 98.064; seguono nell’ordine Modena (74.867), Parma (72.991), Bologna (68.843), Forlì-Cesena (65.754), Ravenna (29.375), Rimini (24.000), Ferrara (21.225) e Piacenza (15.184). Le specie arboree più gettonate sono alloro, ligustro, carpino e nocciolo.
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In Emilia Romagna il 60% dei posti di lavoro persi riguarda le donne

BOLOGNA (ITALPRESS) – Il 60% delle 37 mila posizioni di lavoro dipendente perse tra marzo e giugno 2020 in Emilia-Romagna riguarda le donne. Per tutto lo scorso anni si sono verificate ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione con un legame diretto rispetto alle misure di contenimento della pandemia. E ad esserne più colpito è stato il genere femminile. La riapertura delle attività ha comportato una ripresa dell’occupazione nel terzo trimestre con un recupero del 53,7% delle posizioni di lavoro dipendente perdute nel periodo precedente, peraltro in misura più favorevole proprio per le donne (+ 14 mila) che per gli uomini (+ 5mila). Ma non abbastanza. Su 100 posizioni perse nel settore “Commercio, alberghi e ristoranti” 55 riguardano donne, quota che sale a 81 posizioni femminili perse ogni 100 negli “altri servizi”. E’ questo uno dei dati che emerge dal rapporto “Emergenza Covid: l’impatto sulle donne e le azioni promosse dalla Regione Emilia Romagna”.
“Questi numeri- ha spiegato l’assessora regionale alle pari opportunità Barbara Lori- dimostrano che la contingenza che si è venuta a creare a seguito della pandemia Covid19 sta avendo uno specifico impatto negativo sull’occupazione femminile, incidendo su dinamiche già precedentemente connotate da dislivelli di genere in termini salariali, di stabilità occupazionale e di presenza nei luoghi decisionali. In questa fase gli esiti occupazionali sono ancora pesantemente influenzati dalla segregazione occupazionale: stante la particolare concentrazione dell’occupazione femminile nei settori più colpiti dalla crisi, l’emergenza epidemica rischia di influenzare fortemente, in particolare per le donne, la possibilità stessa di restare all’interno del mercato del lavoro. E molte donne temono di perdere il loro lavoro appena termineranno gli ammortizzatori sociali”. In Emilia-Romagna le disparità sono meno marcate rispetto al resto del Paese. In regione le donne lavorano fuori casa in media 5 ore di più di quanto accade nel complesso in Italia, ma pur sempre in misura inferiore rispetto agli uomini: 25 contro 36 ore settimanali.
Mentre il lavoro di cura e domestico continua a restare in misura sostanziale sulle loro spalle: 23 contro le 7,38 ore maschili, un dato non troppo diverso da quello registrato nel resto del Paese (26 ore contro 7). Una disomogeneità dei carichi di lavoro messa in evidenza in questi mesi anche della distribuzione dello smart working. A fronte di un incremento del 23% di quello maschile, è cresciuto del 58% quello femminile per far fronte alla chiusura di scuole e servizi per l’infanzia. “Questo rapporto- ha sottolineato l’assessora Lori- costituirà la base per la costruzione e il rafforzamento delle azioni politiche di cui già ci stiamo occupando per il futuro”. La Regione sta promuovendo con un milione di euro, tramite bando, 42 progetti per favorire l’accesso al lavoro, i percorsi di carriera e la promozione di progetti di welfare aziendale. “Sono state così avviate progettualità che ci serviranno in futuro”. Con oltre 4,6 milioni di euro nel 2020 sono stati erogati 83 finanziamenti a imprese femminili, mentre sono state 59 le imprese femminili che hanno usufruito di 1,2 milioni di euro del Fondo Microcredito. “Abbiamo anche- ha aggiunto Barbara Lori- messo in atto misure con pacchetti di interventi diretti o tramite Enti Locali per i principali sistemi di servizi educativi e dell’infanzia nel 2020. I centri estivi hanno rappresentato una risposta importante per aiutare la socialità mancata durante il lockdown e sono stati di supporto alle famiglie di chi aveva necessità di riprendere il proprio lavoro”. Durante il lockdown è cresciuto anche il problema della violenza sulle donne. Nel periodo marzo-giugno 2020 sono state 804 le telefonate arrivate dall’Emilia-Romagna al numero anti-violenza 1522 per chiedere aiuto, protezione o consulenza: più del doppio delle chiamate registrate nello stesso periodo del 2019 (365). “La permanenza forzata in casa- ha detto l’assessora Lori- ha aggravato alcune situazioni di difficoltà”. La Regione ha risposto con un finanziamento alla rete dei 21 centri antiviolenza. Nell’anno appena trascorso la Regione ha anche ricevuto un finanziamento statale di quasi 2 milioni di euro per il mantenimento dei Centri antiviolenza e delle case rifugio esistenti.
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Vaccino, Bonaccini “Al lavoro per accelerare campagna in Emilia Romagna”

BOLOGNA (ITALPRESS) – “Usciamo da una settimana difficilissima, per l’Emilia-Romagna e, purtroppo sempre di più, per tutto il Paese. Abbiamo chiesto al Governo di assumere misure nazionali ma intanto non abbiamo aspettato, le abbiamo prese qui. Ci aspettano alcune settimane complesse, ma il nostro impegno deve essere quello di passare rapidamente dalle restrizioni a tappeto alle vaccinazioni a tappeto”. Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, all’indomani dell’incontro con i direttori generali delle Aziende sanitarie. “Siamo al lavoro – spiega – per accelerare ed estendere la campagna vaccinale, contando sulle maggiori forniture in arrivo e l’impegno del Governo su questo fronte. E sulla nostra organizzazione regionale, che sarebbe in grado di vaccinare molti più cittadini ogni giorno ed è pronta per il salto di qualità per la vaccinazione di massa”.
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Regione Emilia Romagna rinvia al 31 luglio pagamento bollo auto

BOLOGNA (ITALPRESS) – In Emilia-Romagna, il pagamento del bollo auto in scadenza dal 1 aprile al 31 maggio 2021 è sospeso fino al 31 luglio 2021. La Giunta regionale guidata dal presidente Bonaccini ha approvato la delibera che sospende il pagamento della tassa automobilistica, sia per i proprietari di automobili che di autocarri. Come accaduto lo scorso marzo e lo scorso dicembre, dunque, e visto il perdurare di questa fase emergenziale, la Regione ha scelto di prorogare la scadenza del pagamento del bollo auto, senza aggravio di costi per ritardato pagamento. “Abbiamo deciso di adottare nuovamente questo provvedimento consapevoli delle difficoltà che tutti i nostri cittadini stanno vivendo a causa della pandemia- spiega l’assessore regionale al Bilancio, Paolo Calvano-. E come già in precedenza, abbiamo scelto di procrastinare una tassa di competenza regionale”.
La delibera approvata sospende sino alla data del 31 luglio il termine di pagamento delle tasse automobilistiche in scadenza dal 1° aprile al 31 maggio 2021, con termine ultimo di pagamento rispettivamente alla data del 31 maggio 2021 e 30 giugno 2021.
I pagamenti dovuti nel periodo di sospensione sono effettuati senza l’applicazione di sanzioni e interessi se corrisposti entro il 2 agosto 2021, primo giorno lavorativo dopo il 31 luglio. In caso di mancato pagamento entro il 2 agosto, le sanzioni verranno però conteggiate dalla scadenza ordinaria.
La sospensione del termine di pagamento non impedisce il versamento volontario.
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Bonaccini firma ordinanza, da lunedì Romagna in zona rossa

BOLOGNA (ITALPRESS) – Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha firmato l’ordinanza che istituisce la zona rossa per i comuni della Ausl Romagna, e cioè tutti quelli delle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, territori già ora in arancione scuro fatta eccezione per il Forlivese, anch’esso in rosso da lunedì. Come preannunciato, infatti, l’ordinanza sarà in vigore da lunedì 8 marzo a domenica 21 marzo. Il provvedimento viene adottato per fermare la diffusione dei contagi, che continua ad aumentare a causa delle nuove varianti, anche fra giovani e giovanissimi, e per proteggere la rete ospedaliera, dove sono in costante crescita i ricoveri sia nei reparti Covid che nelle terapie intensive. Negli ultimi 14 giorni, nel territorio di competenza dell’azienda sanitaria si è avuta una incidenza di 832 casi di positività ogni 100mila abitanti. Quanto ai ricoveri, 486 nei reparti Covid mentre le terapie intensive risultano occupate al 38%, al di sopra della soglia limite del 30%.
“La decisione di andare alla zona rossa e di chiudere le scuole è stata condivisa con i sindaci della Romagna, suffragata dai dati di aggravamento epidemiologico su tutto il territorio romagnolo”, afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini. Le principali restrizioni che verranno introdotte con la zona rossa, in aggiunta a quelle previste in arancione scuro – a partire dagli spostamenti, vietati sia nello stesso comune che verso comuni limitrofi a eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, di salute o situazioni di necessità (come fare la spesa o l’acquisto di beni e servizi essenziali) – riguardano la chiusura di nidi e materne, la didattica a distanza al 100% per tutte le scuole dalle elementari e l’Università, lo stop alle attività commerciali ad eccezione di quelle essenziali come farmacie, parafarmacie, negozi di vendita di alimentari, edicole e altre specifiche categorie.
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Coronavirus, in E.Romagna 3.246 nuovi positivi e 46 decessi

BOLOGNA (ITALPRESS) – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 273.376 casi di positività, 3.246 in più rispetto a ieri, su un totale di 42.699 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 7,6%. Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa prima fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su; proseguono le prenotazioni per quelle dagli 80 agli 84 anni, iniziate il 1^ marzo. Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate. Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 446.251 dosi; sul totale, 148.764 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.
Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.278 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 660 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 991 sono stati individuati all’interno di focolai già noti. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 41,5 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 753 nuovi casi e Modena con 701; poi Reggio Emilia (328), Ravenna (268), Rimini (268), Parma (234), Ferrara (192) e Cesena (168). Seguono il territorio di Forlì (143), il circondario di Imola (114) e la provincia di Piacenza (77). Si sono registrati 46 nuovi decessi che portano il totale a 10.721.
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Ok risoluzione per sostegno settore danza in Emilia Romagna

BOLOGNA (ITALPRESS) – Disco verde all’unanimità della Commissione Cultura presieduta da Francesca Marchetti alla risoluzione presentata dalla consigliera Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) per impegnare la Giunta all’adozione di misure di sostegno alle attività coreutiche ed alla loro didattica, nonchè allo sviluppo di un “sistema danza”. Approvati anche emendamenti del gruppo Pd a firma delle consigliere Maletti e Marchetti e sottoscritto dalla stessa Piccinini.
“La pandemia da Coronavirus ha piegato il mondo della danza anche perchè in Italia, contrariamente ad altri Stati, c’erano già problemi prima del Covid”, spiega Piccinini, che invita ad attivare misure di sostegno che vadano oltre a quelle dello Stato. “Serve anche un quadro normativo nuovo per dare dignità al sistema e alle scuole di danza, trovo impropria e forzata la convivenza con il Coni. Serve chiarire bene cosa significhi essere docente, migliorare la formazione: dobbiamo lavorare in un’ottica per dare prospettiva a un mondo che nella nostra Regione trova delle punte di eccellenza”, spiega la pentastellata che chiede l’istituzione di un tavolo per la danza.
Sulla stessa linea Francesca Maletti (Pd) sottolinea l’importanza della danza, soprattutto per il territorio emiliano-romagnolo dove, spiega “ci sono tante scuole di danza e in questo periodo di Covid corriamo il rischio di perdere ragazzi che le frequentano. Dobbiamo chiarire bene se sono attività sportive o culturali: è necessario da un lato prevedere misure di supporto e di sostegno, dall’altro c’è la necessità di definire cosa sono le scuole di danza, in quali contesti si possono fare e chi può insegnare”.
Per Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) “questo ambito sta da troppo tempo in una confusione identitaria: le scuole di danza sono troppo spesso costrette ad adottare forme giuridiche che, snaturandole, le costringono ad aderire a realtà sportive per avere benefit. E’ giusto intervenire non solo sostenendo il settore da un punto di vista economico, ma anche per una soluzione giuridica dei problemi emersi anche prima del Coronavirus”. Dal canto suo Andrea Liverani (Lega) ha elencato tutti i problemi che da un anno, causa pandemia, hanno investito il mondo della danza e ha avanzato due richieste: riapertura in sicurezza al più presto delle scuole di danza ed estendere loro le esenzioni e le modalità fiscali ora riservate alle sole strutture sportive. L’esponente del Carroccio ha invitato a inserire la danza nei piani di studio scolastici e di introdurre diplomi specifici e un albo per i docenti di danza.
Netto Michele Barcaiuolo (Fdi): “Condividiamo l’impianto della risoluzione, tanto che all’inizio del 2020 ponemmo questi temi con un mio atto ispettivo”, spiega Barcaiuolo per il quale “è bene intervenire”. Fdi ha votato a favore della risoluzione, ma si è astenuta sugli emendamenti.
A fronte dell’approvazione della risoluzione, l’assessore regionale alla Cultura e consigliere della Lista Bonaccini Mauro Felicori ha sottolineato di apprezzare il voto all’unanimità, buon viatico per il lavoro che la Regione si accinge a fare sul tema danza. “Siamo chiamati a pensare una politica nazionale della danza: è un lavoro progettuale e collettivo, sono molto contento che si dovrà fare”, spiega Felicori.
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Zona rossa per Città metropolitana di Bologna e provincia di Modena

BOLOGNA (ITALPRESS) – Viene firmata oggi l’ordinanza con cui la Regione Emilia Romagna, d’intesa con i sindaci e sulla base dei dati forniti dalle Aziende sanitarie, stabilisce l’ingresso in fascia rossa, a partire da domani, 4 marzo, e fino al 21 marzo, di tutti i comuni della Città metropolitana di Bologna e della provincia di Modena e la zona arancione scuro per quelli della provincia di Reggio Emilia. Il punto sul provvedimento, deciso per fronteggiare la crescente e veloce diffusione dei contagi a causa delle nuove varianti, anche tra i più giovani, e proteggere la rete ospedaliera, è stato fatto questa mattina in videoconferenza stampa dalla sede della Regione, a Bologna, con il presidente Stefano Bonaccini, l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini,il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, la direttrice generale Cura della Persona, Salute e Welfare, Kyriakoula Petropulacos.
Confermate tutte le misure restrittive annunciate per contenere la curva epidemiologica, con un chiarimento resosi necessario dopo l’approvazione ieri del nuovo Dpcm, in vigore dal 6 marzo. L’ordinanza regionale farà partire la sospensione di nidi e materne (sia statali che comunali) dal 6 marzo, così come la chiusura delle attività di servizi alla persona come parrucchieri e barbieri, lo stesso che prevede il nuovo Dpcm per le zone rosse in tutto il Paese.
Si tratta infatti di attività che, sempre nelle zone rosse, l’attuale Dpcm, valido fino al 5 marzo, prevedeva dovessero rimanere aperte. Di fatto, quindi, nei comuni della Città metropolitana di Bologna e in quelli della provincia di Modena, parrucchierie barbieri saranno chiusi da sabato 6, nidi e materne da lunedì 8 marzo. Regione e sindaci hanno così ritenuto di dover essere coerenti con la nuova disposizione nazionale.
“Se la crescita dei contagi avvenuta negli ultimi quindici giorni non trova una accelerazione nella risposta, rischiamo di esserne travolti- ha sottolineato il presidente Bonaccini commentando i dati forniti dalle Aziende sanitarie-. La variante inglese è diventata maggioritaria sul piano nazionale, Emilia-Romagna compresa, colpisce con una velocità molto superiore e, rispetto a prima, anche giovani e giovanissimi. E’ assolutamente necessario contrastare e circoscrivere il contagio con misure restrittive e tempestive, in assenza delle quali la curva epidemica continuerebbe a crescere anche in zona arancione. Nelle due province che con l’ordinanza faremo diventare rosse, l’Rt è già sopra l’1,25, e le strutture ospedaliere, dove peraltro già dalla scorsa estate abbiamo triplicato le terapie intensive e fortemente potenziato i reparti Covid, sono in sofferenza. D’intesa con i sindaci, che abbiamo incontrato tutti, insieme, e che ringrazio per la grande collaborazione fornita, e sulla base dei dati della nostra sanità regionale, abbiamo deciso di agire subito: tra due giorni- ha aggiunto- arriverà l’analisi della Cabina di regia nazionale, che potrebbe portare l’Emilia-Romagna dal lunedì successivo in zona rossa, ma non potevamo aspettare oltre”.
Il presidente si è poi soffermato sulla decisione di sospendere l’attività scolastica in presenza: “E’ la scelta più difficile. E’ dura chiedere agli studenti di rinunciare alla presenza in aula e comprendiamo molto bene i grandi disagi per genitori e famiglie. Ma le stesse misure del nuovo Dpcm nazionale e il parere del Cts indicano come sia indispensabile intervenire anche nelle scuole: il nuovo Decreto firmato dal presidente Draghi prevede infatti la sospensione di tutte le attività scolastiche in presenza non solo in zona rossa, ma anche nelle zone arancioni se il numero di contagi supera i 250 su 100.000 abitanti, e comunque là dove la tendenza sia in forte crescita. Una stretta adottata per la prima volta, quando le intenzioni del presidente Draghi e del ministro Bianchi erano inizialmente quelle di arrivare a una maggiore didattica in presenza, come giustamente dovrebbe essere e come tutti vorremmo. Ma quanto sta accadendo con le nuove varianti impone di fare diversamente. E noi, alla luce dei dati del nostro territorio, più aggiornati rispetto a quelli del Ministero, dobbiamo agire adesso”.

Bonaccini ha poi ribadito la necessità di un aumento delle forniture vaccinali, dopo i mesi di febbraio e marzo trascorsi a ritmo di tagli: “Bene che il Governo abbia messo in cima alle priorità il reperimento di nuovi vaccini. Abbiamo chiesto di fare ogni sforzo possibile per l’aumento delle forniture, perchè i vaccini devono essere un bene pubblico: la ricerca è stata portata avanti grazie a risorse pubbliche, adesso le aziende produttrici devono restituire alla comunità. Di fronte a una pandemia mondiale non c’è brevetto che tenga. In Emilia-Romagna entro aprile supereremo il mezzo milione di persone vaccinate, ma è frustrante sapere che si potrebbero vaccinare tante più persone di quello che stiamo facendo, se solo ci fossero le dosi necessarie. Vogliamo cambiare ritmo, e farlo al più presto. Qui e nel Paese”. Il lavoro insieme al nuovo Governo procede. Il presidente ha ricordato le richieste fatte dalle Regioni, a partire dal rifinanziamento dei congedi parentali e dei voucher baby sitter, ovunque sia prevista la didattica a distanza e la sospensione dei servizi d’infanzia, anche a seguito di ordinanze regionali, e con effetto retroattivo, a copertura quindi anche di questi giorni: “La risposta- ha sottolineato- sembra essere positiva”.
Poi l’estensione dei ristori economici per le categorie e attività economiche colpite, con la richiesta che vengano agganciati non più ai Codici Ateco ma al fatturato reale, prevedendoli anche in caso di ordinanze regionali, e quindi per categorie prima escluse. Poi, sempre dalle Regioni, la richiesta di lavorare a creare le condizioni per maggiori aperture di attività economiche, luoghi della cultura, sport – rafforzando i protocolli di sicurezza, i controlli e il contingentamento – lì dove il contagio scenda al di sotto delle soglie di rischio, e quindi nelle zone gialle, non certo in quelle arancioni e rosse.
“Sono giorni difficili- ha concluso Bonaccini- in cui l’incubo sembra tornare e non finire. Lo ripeto: è difficile chiedere a studenti, famiglie e alle attività economiche ulteriori restrizioni, sono sacrifici enormi. Ma sento tutta la responsabilità di intervenire, è un dovere morale mettere al primo posto la salute delle persone. La decisione è difficile e sofferta, e me ne assumo tutta la responsabilità: la politica e le istituzioni hanno il compito di dire la verità e decidere. Vogliamo stringere oggi per non farlo più dopo. Dobbiamo resistere adesso, certi che queste restrizioni, così come l’aumento delle persone vaccinate e l’arrivo della bella stagione, ci possano fare riaprire, per non chiudere mai più in futuro”.
Il quadro illustrato dall’assessore Donini evidenzia come la mutazione genetica del virus, soprattutto la cosiddetta variante inglese, abbia assunto una consistenza molto elevata su tutto il territorio regionale, in particolare nelle tre province interessate dal nuovo provvedimento, traducendosi in una maggiore diffusività e contagiosità. Negli ultimi 15 giorni in Emilia-Romagna si sono registrati 423 decessi e 24.878 nuovi casi, con l’incidenza (cioè numero di contagi su 100mila abitanti) passata da 255 nella settimana dal 15 al 21 febbraio a 341 in quella successiva, con un forte impatto sui ricoveri, sia nei reparti Covid che nelle terapie intensive. I primi hanno raggiunto il livello di guardia del 40%, mentre le terapie intensive lo hanno addirittura superato (sarebbe del 30%), posizionandosi al 32%.
Per le province di Bologna e Modena, in particolare, dal 22 al 28 febbraio i casi su 100mila abitanti sono stati rispettivamente 425 e 377. Situazione ricoveri: I posti letto occupati nei reparti Covid sono passati a Modena da 272 a 358 nell’ultima settimana e a Bologna da 477 a 641; situazione vicinissima al livello di saturazione anche per le terapie intensive Covid in entrambe le reti ospedaliere: a Modena sono 47 i pazienti ricoverati su 52 posti disponibili, e a Bologna 80 su 85.
La situazione è di particolare diffusività anche per ciò che riguarda la popolazione scolastica, con un numero di contagi tra studenti, altro personale e docenti che ha registrato una vera e propria impennata, in particolare a Bologna e a Modena, rispettivamente 957 e 502 casi nelle ultime due settimane. Scuola che ha visto la Regione attenta: oltre a continuare a testare con i test rapidi gratuiti in farmacia, è stata condotta una forte azione di contact tracing, con 226.978 tamponi molecolari e 65.372 test sierologici effettuati finora in ambito scolastico.
“Dopo tre settimane in zona gialla- ha sottolineato Donini- l’Emilia-Romagna è entrata il 21 febbraio in zona arancione, e ci siamo subito accorti come questa assegnazione non fosse adeguata, vista l’inedita situazione epidemiologica, trainata dal diffondersi della variante inglese. Abbiamo condiviso da subito con Aziende sanitarie, Enti locali e Prefetture la necessità di adottare ulteriori misure per porre un freno alla progressione pandemica, e sono quindi arrivate tutte le successive restrizioni a partire da quelle dell’Imolese”.
Come hanno sottolineato presidente e assessore, si sta cercando divaccinare più persone possibili e nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con le dosi disponibili; per marzo ne sono attese complessivamente 513.950.
Ad oggi l’Emilia-Romagna ha ricevuto 559.350 dosi di vaccino e ne ha somministrate 409.940, il 73%. 142.018 sono le persone che hanno già completato il ciclo di immunizzazione, circa il 10% di coloro che lo hanno completato a livello nazionale.
Delle 77mila dosi di AstraZeneca, 50 mila sono state consegnate ai medici di base per la vaccinazione del personale scolastico. Nel frattempo, le Ausl hanno iniziato a somministrare il vaccino AstraZeneca nei Centri diurni per persone con disabilità e forze dell’ordine. Seguiranno le altre categorie, come popolazione universitaria e persone con patologie lievi. 8.459 le somministrazioni a oggi con AstraZeneca, suddivise tra quelle al personale scolastico, forze dell’ordine e disabili.
Come da indicazioni del Governo e della struttura commissariale, che ritengono fondamentale conservare una quota dei vaccini come riserva per assicurare la seconda dose in caso di ritardo delle forniture, la Regione mantiene una scorta di 72.000 vaccini, circa il 15% di quelli consegnati, vale a dire la quota minima di riserva consigliata dal Governo. Di fatto, quindi, in Emilia-Romagna si stanno facendo tutti i vaccini possibili sulla base delle dosi fornite al momento.
Le principali restrizioni che verranno introdotte in zona rossa (quindi per l’area metropolitana di Bologna e per la provincia di Modena), in aggiunta a quelle previste in arancione scuro, riguardano la didattica a distanza al 100% per tutte le scuole, dalle elementari e l’Università (nel Bolognese già prevista da ieri) e lo stop alle attività commerciali ad eccezione di quelle essenziali come farmacie, parafarmacie, negozi di vendita di alimentari, edicole e altre specifiche categorie. Sempre per le zone rosse, come stabilisce il nuovo Dpcm del Governo, è prevista la chiusura dei servizi per l’infanzia. La sospensione dell’attività in presenza per quanto riguarda nidi e materne (sia statali che comunali) decorre dal 6 marzo.Stessa cosa per la chiusura delle attività di servizi alla persona (parrucchieri e barbieri).
Per quanto riguarda la zona arancione scuro in cui viene collocata anche la provincia di Reggio Emilia, dopo i comuni della Ausl Romagna a eccezione del distretto di Forlì, e quindi quelli delle province di Rimini, Ravenna e del Cesenate, le limitazioni principali riguardano: lo stop agli spostamenti – se non per motivi di salute, lavoro e comprovate necessità – anche all’interno del proprio comune, e il divieto di recarsi da parenti, amici e nelle seconde case; la chiusura delle attività ricreative e una stretta alle attività sportive, oltre alla didattica a distanza per le scuole di ogni ordine e grado e le Università. In presenza servizi educativi 0-3 anni e scuole dell’infanzia. In questa area rimangono invece consentite le attività economiche, comprese quelle di servizio alla persona, permesse nelle zone arancioni del Paese.
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