Emilia Romagna

Agricoltura, in E.Romagna altri 120 milioni per investimenti a bando

BOLOGNA (ITALPRESS) – Una forte spinta a investire per imprese e filiere agricole e agroindustriali emiliano-romagnole, per fare crescere e qualificare le produzioni e aumentare la competitività sui mercati. La Regione stanzia incentivi per quasi 120 milioni di euro, messi a bando entro metà febbraio a sostegno di progetti di sviluppo di aziende agricole e agroalimentari. Il finanziamento fa parte delle risorse complessive del Programma di Sviluppo Rurale 2021-2022 (Psr), che vale 408 milioni di euro, a sua volta tutti stanziati per il comparto entro l’estate.
Intanto, prosegue l’erogazione degli indennizzi nazionali, complessivamente poco meno di 105 milioni di euro, con ulteriori liquidazioni alle imprese agricole dell’Emilia-Romagna duramente colpite dalle gelate tardive della scorsa primavera, dai danni da Maculatura bruna e causati dalla cimice asiatica.
“Si tratta di una straordinaria disponibilità di risorse- commentano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, che questa mattina hanno illustrato i provvedimenti nel corso di una conferenza stampa-. Fondi destinati da una parte al parziale ristoro dei danni subiti e dall’altra a realizzare investimenti che consentano di innovare, rafforzare la competitività e salvaguardare il reddito. Continuando a scegliere la qualità, con cibo sano per le nostre tavole, e puntare su processi produttivi sostenibili, per contribuire a vincere la sfida del cambiamento climatico”.
Due bandi, in attuazione di interventi previsti nel Programma di Sviluppo Rurale 2021-2022, saranno pubblicati entro la metà del prossimo febbraio.
Con risorse europee del Psr, saranno stanziati 58,5 milioni di euro per il primo (‘Investimenti in aziende agricole in approccio individuale e di sistemà) e 59,3 milioni per il secondo (‘Investimenti rivolti a imprese agroindustriali in approccio individuale e di sistemà).
Destinatari dei contributi (117 milioni e 735mila euro), aziende o associazioni di imprese del lattiero-caseario, carni bovine e suine, avicoli-uova e conigli, ortofrutta, vitivinicolo, sementi, foraggi, ovicaprini, api-miele, olio, aceto e vivaismo. Lo scorso mese erano stati promossi i primi bandi del PSR per un valore complessivo di 67 milioni di euro.
I contributi sono destinati tra l’altro a investimenti per la costruzione o ristrutturazione di immobili produttivi, sistemi di sicurezza, macchinari e attrezzature, impianti di lavorazione dei prodotti, acquisizione e sviluppo di programmi informatici.
La terza tranche degli indennizzi, 11,5 milioni di euro, per i danni provocati dalla cimice asiatica è già in liquidazione.
Per le gelate tardive della primavera 2020 sono in pagamento gli indennizzi per 3,2 milioni a imprese che hanno registrato danni al di sotto di 5mila euro; si tratta di 757 domande di contributo.
Per le richieste con importo superiore, il pagamento avverrà dopo il controllo della documentazione antimafia e interesseranno 1431 domande di contributo. In totale 13 milioni di euro. Ammontano a 28 milioni di euro le risorse destinate all’Emilia-Romagna sul riparto dei 70 milioni da Legge stabilità calamità naturali.
Mentre sono 52,3 milioni di euro, sempre per Emilia-Romagna, per indennizzi previsti dal Decreto Legge sostegni per gelate tardive 2021.
Inoltre, sono stati stanziati dalla Regione attraverso il Psr circa 6,5 milioni di euro per installare sistemi antibrina, oltre 2,3 milioni per il settore della pera (Maculatura bruna) e contributi di oltre 80 milioni di euro di aiuti comunitari attraverso l’Ocm ortofrutta per il rafforzamento del comparto.
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Confagricoltura Bologna, le rinnovabili contro la crisi energetica

BOLOGNA (ITALPRESS) – Transizione ecologica, prezzi del gas alle stelle e tensione sempre più forte tra Russia e Ucraina. Che ha a che fare tutto questo con il cibo sulle nostre tavole? Molto, in realtà moltissimo perchè l’agricoltura è in crisi, un settore che rappresenta il primo settore economico del nostro Paese, con un fatturato annuale di oltre 540 miliardi di euro e 3,6 milioni di persone occupate. “Le guerre, fino a una certa epoca, si sono fatte con i carrarmati oggi, invece, siamo nella fase di guerre di mercato. Non c’è agricoltore, a livello mondiale, che stia guadagnando; infatti, l’agricoltura soffre perchè utilizziamo troppa energia che deriva da fonti fossili”, così il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti in occasione della tavola rotonda “Agricoltura e fabbisogni energetici” organizzata da Confagricoltura Bologna.
“Chiaramente la crisi energetica che stiamo attraversando adesso avrà un forte impatto sulla produzione alimentare. Dobbiamo fare in modo che questo non si traduca in un aumento di prezzi per il consumatore, per questo c’è bisogno dell’impegno di tutti nella filiera” così il presidente di Confagricoltura Bologna Guglielmo Garagnani in occasione della tavola rotonda “Agricoltura e fabbisogni energetici”. Le fonti energetiche rinnovabili possono assicurare la produzione di alimenti sicuri e di qualità per tutta la popolazione nazionale? E quali strategie dovrà introdurre il settore agricolo per raggiungere un equilibrio vincente tra esigenze dei consumatori, sostenibilità ambientale e tenuta delle imprese? Queste le domande fondamentali che tutti gli agricoltori si stanno facendo e che sono state il cuore della discussione a più voci della tavola rotonda di questa mattina. Sono intervenuti, infatti, anche Chicco Testa (imprenditore e ambientalista), Davide Tabarelli (presidente Nomisma Energia), Arturo Semerari (AD di Agriconsulting spa), Stefano Borghi (Chairman di Carbon Credit Consulting) e in collegamento da Barcellona, Alfredo Portone (vicedirettore Unità di ingegneria del Dipartimento ITER, Fusion for Energy).
“I costi di produzione e il prezzo del gas sono a livelli mai visti – commenta ancora Garagnani – questo minaccia la sopravvivenza di intere filiere, dalle aziende produttrici a quelle di trasformazione. Occorre trovare soluzioni efficaci, a partire dal tema della transizione ecologica al
centro delle strategie nazionali ed europee”.
“L’agricoltura deve essere integrata nella visione industriale dell’Europa. Se dobbiamo raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, come facciamo? Quali sono le fonti energetiche con le quali produrre il cibo? – si chiede il presidente Giansanti – Io sono convinto che il futuro stia nelle fonti rinnovabili, dobbiamo investire il più possibile nel solare e nell’eolico”.
Secondo l’imprenditore e ambientalista Chicco Testa al momento si vede l’effetto di un disequilibrio tra “domanda e offerta di idrocarburi, visto che sono anche nuovi consumatori come la Cina. Questo porta all’alzarsi dei prezzi. E sì, sono d’accordo, dobbiamo investire nelle rinnovabili, ma dobbiamo avere la prudenza di capire che i combustibili fossili avranno un ruolo nella nostra economia e sistema di produzione ancora a lungo”.
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E.Romagna, da Regione un albero per ogni bambino nato o adottato

BOLOGNA (ITALPRESS) – Piantare un albero per ogni bambino che nasce o che viene adottato: un gesto dal forte valore simbolico, che diventa anche un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’aria, all’estensione del verde pubblico e a una maggiore qualità dell’ambiente urbano. La legge nazionale che impone a ogni Comune di porre a dimora un albero per ogni neonato risale al 1992, ma dal 1999 questo adempimento è sostenuto in Emilia-Romagna anche da risorse regionali: ad oggi quasi 1 milione 800mila euro che hanno permesso di mettere a dimora oltre 156mila piante, mentre ammontano a 40.500 euro le risorse erogate nel 2021 per oltre 7.500 piante. Un’opportunità che viene offerta alle amministrazioni locali che possono rifornirsi nei vivai forestali regionali di Zerina a Imola, Castellaro di Galeata (FC) e di Scodogna a Collecchio (PR). Aceri, carpini, querce, frassini, olmi. E ancora noccioli, gelsi, noci, tigli: per citare solo alcune delle circa 30 specie messe a disposizione dalla Regione – a seconda che si tratti di zona litoranea, di pianura, collinare o montana – tutte comunque rigorosamente autoctone.
“Dedicare un albero ad ogni nuova vita ha un significato profondo e duplice. Da un lato: è un omaggio all’arrivo di un neonato, una gioia per tutta la comunità, dall’altro rappresenta la consapevolezza che solo attraverso gesti concreti, come la tutela dell’ambiente, lasceremo un futuro migliore alle nuove generazioni – commenta Barbara Lori, assessora a Montagna, Parchi e Forestazione -. Tutte le piante messe a dimora per i nuovi nati provengono dai nostri vivai pubblici, tasselli preziosi che vogliamo rendere sempre più all’avanguardia”.
La procedura per ottenere il contributo è semplice: ogni anno entro la fine di maggio il Comune deve inviare alla Regione la certificazione relativa al numero dei nuovi nati, o dei bambini adottati iscritti all’anagrafe nell’anno di riferimento, e delle piante messe a dimora.
Nel 2021 la Regione ha erogato 40.500 euro per oltre 7.500 piante (relative ai bambini nati nel 2019). Nel dettaglio: 4.411 euro per 788 piante messe a dimora in provincia di Piacenza; 1.326 euro per 256 piante in provincia di Parma; 10.081 euro per 1.834 piante in provincia di Reggio Emilia. E ancora 2.983 euro e 576 piante nel Modenese; 6.152 e 1.053 piante nel Bolognese; 714 euro e 138 piante nel Ferrarese. Passando alla Romagna i contributi assegnati sono di 9.370 euro in provincia di Ravenna per 1.809 giovani alberi piantumati; 4.651 euro per 898 alberi in provincia di Forlì-Cesena e di 808 per 156 alberi nel Riminese.
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Lavoro, nasce la carta per la logistica etica a Bologna

BOLOGNA (ITALPRESS) – Promuovere un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro per il personale impiegato nelle imprese della logistica, un settore particolarmente esposto e fortemente in espansione sul territorio bolognese. Con questo obiettivo è stata presentata oggi a Palazzo Malvezzi alla presenza del sindaco Matteo Lepore, del neo prefetto Attilio Visconti e dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla la ‘Carta metropolitana per la logistica eticà, lanciata lo scorso 9 novembre dal primo cittadino. Una carta che è stata promossa e che coinvolge 30 soggetti territoriali tra enti pubblici, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria; fra i più importanti figurano Prefettura, Regione, Camera di Commercio di Bologna, Inail, Ispettorato territoriale del lavoro e Interporto Spa. “Questa carta è un impegno politico per i prossimi 5 anni – ha sottolineato Lepore – e punta a mettere in campo azioni concrete per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la formazione continua di lavoratori e lavoratrici, impegno per le pari opportunità, e più in generale, per un uso assoluto di tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per salvare le vite di operai che nel nostro territorio hanno visto nell’ultimo anno diverse disgrazie, non semplici infortuni, ma persone che hanno perso la vita, sia dentro l’interporto, sia avvicinandosi al luogo di lavoro in a uto, sia andando in poli logistici privati”.
Nel 2021 il settore della logistica regionale emiliano-romagnola ha raggruppato quasi 10mila imprese per un totale di 80mila lavoratori e il territorio della Città metropolitana di Bologna incide per un quarto della forza lavoro regionale (circa 20mila unità) e per un terzo del fatturato (4,3 mld di euro). “L’ indirizzo è molto chiaro, significa che nei prossimi anni gli investimenti che cercheremo su Bologna, dovranno puntare alla produzione e non alla speculazione – continua Lepore – perchè la logistica, a volte, rischia di essere mera acquisizione di terreni e speculazione finanziaria, invece noi vogliamo che sia un settore dedicato all’industria, alla produzione e ai diritti persone che ci lavorano. Questo è quello che, assieme al ministro Orlando, abbiamo chiamato il ‘modello Bologna per il lavoro buonò. Dobbiamo poi sottolineare la differenza fra chi fa industria e tiene alla salute dei propri lavoratori da chi fa finanza, che si comporta in maniera spesso lontana dal rapporto con il territorio. Se la logistica è solo e esclusivamente speculazione, non è una logistica che ci interessa. Dobbiamo andare oltre la formalità e porci la domanda: i lavoratori che stanno nelle nostre piattaforme, vivono bene o male? La logistica è un’opportunità di business e di lavoro”. Poi, l’appello al Paese: “Stiamo dicendo all’Italia che noi ci siamo per dare una mano, che ci sono già delle buone pratiche in regione e che c’è la volontà, anche se non si può ancora parlare di ‘modellò finchè le persone moriranno in strada. Il settore ha bisogno di innovazioni legislative nazionali e la firma di questa carta è l’avvio di un percorso che ci aiuterà a livello nazionale e forse europeo. Anche sul tema dell’alternanza scuola-lavoro, Lepore invita tutti a ‘guardarè al modello emiliano-romagnolo: “Abbiamo insegnanti e dirigenti scolastici che hanno un approccio responsabile nel rapporto fra la scuola e le imprese. Credo che a livello nazionale dovrebbero guardare a quello che facciamo nel nostro territorio perchè mette al centro il lavoro e i diritti delle persone”. La sottoscrizione della Carta metropolitana per la logistica etica arriva immediata anche da parte del neo Prefetto di Bologna, Attilio Visconti: “Sono contento che la mia venuta sia coincisa con questa Carta, serve una legge che regolamenti un settore così delicato e che tenga fuori dal mercato tutto ciò che è speculazione e tutto ciò che mette a rischio la vita del lavoratore. Credo che in questo campo il Prefetto possa svolgere un ruolo di garante”.
D’intesa con la Regione, l’assessore allo Sviluppo Economico e alla Green Economy Vincenzo Colla, parla di “valore nel sapersi riconoscere prima e di dovere di riappropriarsi della legalità perchè se c’è illegalità, è più facile che ci siano problemi di sicurezza. Questa Regione – continua Colla- conta 450mila imprese e là dove abbiamo più problemi, dobbiamo concentrare la programmazione del servizio effettivo dei nostri controlli. Sull’ interporto posso dire che stiamo cercando di fare di tutto per evitare altri incidenti, abbiamo davanti un percorso difficile, non voglio banalizzare e dire che è tutto apposto, ma se iniziamo a fare operazioni di questa portata, certamente avremo la convinzione che ci stiamo muovendo insieme per dare una risposta concreta ai lavoratori”.
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Lotta a cimice asiatica, in liquidazione 11,5 mln a imprese emiliane

BOLOGNA (ITALPRESS) – La lotta alla cimice asiatica non si ferma, e in Emilia-Romagna gli interventi di contrasto realizzati in questi anni stanno dando buoni risultati.La vespa samurai, utilizzata per la lotta biologica, ha superato la stagione invernale e si è insediata nel territorio agricolo della regione, per riprendere l’attività anche l’anno successivo e ‘colonizzandò circa il 37% delle uova di cimice.
E sul fronte degli aiuti per gli agricoltori dell’Emilia-Romagna per i danni ai propri raccolti, sono in liquidazione 11,5 milioni di euro di interventi compensativi per i danni da cimice previsti per il 2022, che si sommano agli 11,5 del 2021 e ai 40 milioni del 2020, per un totale di 63 milioni di euro.
Se ne è parlato questa mattina in Regione, in un importante convegno scientifico su “Cimice asiatica: risultati della ricerca in Emilia-Romagna ed esperienze a confronto”.
“Gli indennizzi sono un sostegno concreto che abbiamo ottenuto per tutto il comparto colpito da questo dannoso parassita, un aiuto fondamentale che si aggiunge all’impegno regionale col piano di lotta biologica- ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, aprendo il convegno-. L’obiettivo del primo anno di attività era quello di insediare la vespa samurai sul territorio e questo importante risultato è stato raggiunto. Ora- ha continuato- è importante continuare anche per il 2022 le attività di rilascio della vespa, in modo da aumentare il più possibile la sua diffusione attorno e all’interno delle principali aree frutticole regionali. Continuiamo a investire nella ricerca per trovare nuove soluzioni contro le fitopatie e i parassiti che attaccano le piante da frutto”.
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Covid, la Regione Emilia Romagna pronta a vaccinare nelle scuole

BOLOGNA (ITALPRESS) – Un aggiornamento sulla situazione pandemica e sulle vaccinazioni in ambito scolastico, educativo e universitario.
Ma anche le richieste che l’Emilia-Romagna, con le altre Regioni, fa al Governo con tre obiettivi: garantire la sicurezza nelle scuole con gli studenti realmente in presenza, rivedere i protocolli per renderli praticabili, semplificare e velocizzare le procedure. E l’obiettivo di installare i sanificatori d’aria nelle scuole e all’Università.
A fornire il quadro della situazione in Emilia-Romagna sono stati oggi in Commissione assembleare la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, e l’assessore alla Scuola e Università, Paola Salomoni, che hanno anche annunciato la disponibilità della Regione di iniziare a vaccinare a scuola, organizzandosi con le Direzioni scolastiche e i Dipartimenti di sanità pubblica. La Regione inoltre sta valutando la possibilità di estendere l’autotesting alla popolazione di età inferiore ai 5 anni, che non può vaccinarsi: su questa ipotesi sarà avviato un confronto con i pediatri di libera scelta.
“La fase di convivenza con la pandemia è già iniziata, dobbiamo attrezzarci come Paese che possa vivere nonostante le varie ondate- hanno sottolineato nei loro interventi la vicepresidente Schlein e gli assessori Donini e Salomoni- Se tutti crediamo che la scuola sia tale soprattutto in presenza e che sia la priorità nazionale, allora dobbiamo impegnarci tutti a rivedere i protocolli. L’impegno dell’Emilia-Romagna è massimo e la disponibilità delle Regioni c’è tutta, per far sì che aumenti la scuola in presenza e i protocolli siano realmente praticabili”.
La Regione è disponibile a vaccinare nelle scuole, organizzandosi con le Direzioni scolastiche e i Dipartimenti di sanità pubblica.
Ma a due settimane dalla ripresa delle lezioni, in cui la curva dei contagi è stata esponenziale, occorre un check e una revisione dei protocolli a livello nazionale, tali da poter essere messi realmente in pratica per fare andare gli studenti a scuola non solo sulla carta ma realmente.
Da qui la richiesta di equiparare immediatamente la quarantena tra gli studenti e il resto della popolazione. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, la proposta è quella di ridurre i 10 giorni di quarantena e di superare la regola matematica di “1 caso tutti a casa”: si chiede di prevedere la quarantena solo per i contatti stretti e di considerare i guariti come gli adulti, con il ritorno in aula dopo 5 giorni a casa.
Per la scuola primaria, visto che i bambini possono indossare le mascherine, si suggerisce di tenere il tampone al quinto giorno ma lasciando in classe con mascherina i vaccinati e i guariti.
Per le scuole secondarie, dove in Emilia-Romagna si è raggiunto l’81% dei vaccinati con 2 dosi, la richiesta è che tutti possano andare a scuola con mascherina se vaccinati con 2 dosi da meno di quattro mesi o con booster, perchè “nella scuola non ci devono essere contraddizioni rispetto alla situazione generale”.
Infine, la richiesta alla struttura commissariale di estensione del prezzo calmierato dei tamponi a 8 euro in farmacia anche alla popolazione dai 5 ai 12 anni. L’assessore Donini ha inoltre garantito un intervento della Sanità regionale per rafforzare il rapporto con le farmacie del territorio, chiedendo la loro disponibilità, in caso di comunicazioni in ritardo da parte delle Asl, di garantire gratuitamente i tamponi di controllo anche solo a fronte della presentazione della comunicazione dell’Istituto scolastico.
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Sanità, trapianto di fegato da donatore vivente. Modena ai vertici

BOLOGNA (ITALPRESS) – La rete trapiantologica dell’Emilia-Romagna è più forte del Covid, con i suoi 493 trapianti effettuati nel 2021 (rispetto ai 392 del 2020, e dunque con un +101). Un anno da record quello appena trascorso, nonostante le criticità per il mondo della sanità, soprattutto per la Chirurgia oncologica, epato-bilio-pancreatica e dei Trapianti di fegato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Dopo aver festeggiato i primi vent’anni d’attività con oltre 1.000 trapianti di fegato, la struttura ne ha eseguiti altri 109 (di cui 7, il 6,4%, da donatore vivente) nell’anno appena concluso. In particolare, proprio nel 2021, per la prima volta in Italia è stato eseguito un trapianto da donatore DCD (morte cardiaca) e positivo al Covid ad un paziente “ricevente” con pregressa infezione da Covid e un grave tumore del fegato. Il punto è stato fatto oggi in videoconferenza stampa dall’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, insieme a Fabrizio Di Benedetto, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia oncologica epato-bilio-pancreatica e Chirurgia dei Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Gabriela Sangiorgi, direttrice del Centro regionale Trapianti Emilia-Romagna e – collegato da remoto – Massimo Cardillo, direttore generale del Centro nazionale Trapianti.
“L’attività svolta nel 2021 fa del Centro Trapianti di Modena la prima realtà per numero di trapianti di fegato in Emilia-Romagna, ma non parliamo solo di un’eccellenza in ambito territoriale, perchè Modena è tra le prime realtà in Italia e ai vertici in Europa- ha sottolineato l’assessore Donini-. Nonostante le tante difficoltà legate alla pandemia, in questi ultimi due anni l’attività di donazione e trapianto in Emilia-Romagna non si è mai fermata, ma è proseguita assicurando livelli di eccellenza. Come dimostrano i numeri, la rete emiliano-romagnola, già solida e ben organizzata, ha dimostrato grandi capacità di tenuta. Da parte nostra, come Regione confermiamo l’impegno per rafforzarla ulteriormente”.
“Questo grande risultato- ha spiegato il professor Di Benedetto- è frutto del grande lavoro non solo della mia equipe ma di tutti i servizi coinvolti nel percorso multidisciplinare dei trapianti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Il mio ringraziamento va alla Regione Emilia-Romagna, alla Direzione dell’Aou di Modena e Unimore per averci messo nelle migliori condizioni possibili per lavorare, I trapianti, però, non esisterebbero senza i donatori e le loro famiglie: dietro ognuno dei nostri interventi, quindi, c’è una storia di sofferenza e generosità immensa che è sempre da ricordare”.
“Il Centro Riferimento Trapianti e tutta la rete regionale si impegnano costantemente per l’incremento dei donatori e dei trapianti- ha aggiunto la direttrice Sangiorgi-. Questa persistente e instancabile attività spazia dalla sensibilizzazione alla donazione, anche con l’utilizzo di piattaforme multimediali, sulla comunità fino al supporto formativo e logistico delle sedi donative e di tutti i sanitari. L’impegno ha prodotto nel 2021 ottimi frutti con un incremento delle donazioni e dei trapianti, l’incremento ulteriore della donazione a cuore fermo (DCD) con un totale di donatori DCD utilizzati nel 2021 pari a 33, a fronte di 16 donatori DCD utilizzati nel 2020). E ancora l’aumento delle donazioni di rene e di fegato da vivente rappresentano un chiaro segno di quanto la rete donativo-trapiantologica rappresenti un esempio di integrazione multidisciplinare che, nonostante le difficoltà legate alle pandemia, lavora in sinergia, impegnata nella ricerca di nuove strategie per potere ampliare l’orizzonte e l’utilizzo di donatori cosiddetti “marginali” e non ultimi donatori “covid-positivi” mantenendo comunque e sempre il massimo livello possibile di sicurezza nei riceventi”.
“Gli ottimi risultati ottenuti nel 2021 dall’Emilia Romagna e da Modena, eccellenze del panorama trapiantologico, si inseriscono in un quadro nazionale che ha fatto registrare un incremento di donazioni e trapianti superiore al 10% rispetto all’anno precedente, con un’Italia che torna ai livelli pre-Covid. Segnali positivi arrivano anche dal calo delle opposizioni alla donazione, mai così basse in passato” ha dichiarato il direttore Cardillo. “Sono anche aumentati i trapianti da donatore vivente, ed in particolare quelli di fegato, un’opportunità in più per i pazienti in lista di attesa, considerata la disponibilità di organi insufficiente a soddisfare tutta la lista. E’ un’attività che in Italia si è sviluppata gradualmente negli ultimi anni, in centri di grande esperienza, e oggi rappresenta una quota crescente dell’attività complessiva. Nel 2021 sono stati eseguiti 36 trapianti, con una crescita dell’80% rispetto al 2020”.
“L’Italia – ha concluso Cardillo – è stato il primo Paese al mondo ad aver definito un protocollo per l’utilizzo dei donatori Covid positivi, prima per trapianti di cuore e fegato, poi esteso al trapianto di rene. I 30 casi finora effettuati sono stati tutti coronati da successo, senza segni di trasmissione di malattia nei riceventi”.
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In Emilia Romagna 19.630 nuovi casi di Covid e 23 decessi

BOLOGNA (ITALPRESS) – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 933.422 casi di positività, 19.630 in più rispetto a ieri, su un totale di 61.590 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 20.243 molecolari e 41.347 test antigenici rapidi. Questo il dato comunicato al ministero della Salute, che però comprende i 1.350 casi dei giorni scorsi relativi alla provincia di Ferrara che sono stati recuperati oggi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 31,9%. Se si considerassero i casi reali odierni, quindi 18.280, la percentuale scende al 29,7%.
Per quanto riguarda l’autotesting con tampone rapido antigenico per l’apertura e la chiusura dell’isolamento, a quattro giorni dall’avvio del servizio (mercoledì 19 ) riservato a chi ha fatto la terza dose ed è asintomatico, i tamponi caricati a ieri sul Fascicolo sanitario elettronico risultano 4.954. Di questi, 3.259, pari a circa il 65,8%, riguardano cittadini che, avendo determinato la propria positività al virus SARS-CoV-2, riceveranno la comunicazione di avvio del periodo di isolamento. Dopo 7 giorni di isolamento queste persone potranno ripetere l’autotesting e in caso di negatività caricare il risultato sul Fascicolo sanitario elettronico e ottenere entro 24 ore la certificazione di fine isolamento. 1.695 sono invece tamponi con esito negativo (il 34,2%).
Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid. Alle ore 13 sono state somministrate complessivamente 9.387.968 dosi; sul totale sono 3.676.508 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, il 91,5%. Le terze dosi fatte sono 2.113.059.
Il conteggio progressivo delle dosi di vaccino somministrate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quanti sono i cicli vaccinali completati e le dosi aggiuntive somministrate.
I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 152 (+10 rispetto a ieri, pari al +7%), l’età media è di 61,9 anni. Sul totale, 91 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 61,2 anni), il 59,9 %; 61 sono vaccinati con ciclo completo (età media 63,1 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna sono quasi 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato.
Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.542 (+75 rispetto a ieri, +3%), età media 69,8 anni.
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 7 a Piacenza (+1 rispetto a ieri), 22 a Parma (+2); 14 a Reggio Emilia (invariato); 22 a Modena (+1); 34 a Bologna (-1); 12 a Imola (+2); 11 a Ferrara (+1); 9 a Ravenna (+2); 4 a Forlì (+1); 5 a Cesena (+1); 12 a Rimini (invariato).
L’età media dei nuovi positivi di oggi è di 35,2 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 4.202 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 188.462); a seguire Modena (2.410 su 147.962 ), Ferrara (2.331 – di cui 981 quelli odierni e i rimanenti recuperati dai giorni scorsi – su 59.254), Reggio Emilia (2.181 su 102.738), Rimini (1.839 su 95.440), Ravenna (1.623 su 84.937 ), Parma (1.543 su 74.595 ), Cesena (1.113 su 53.454), Forlì (898 su 44.018). Seguono Piacenza (803 su 53.416 ) e il Circondario di Imola con 660 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 29.146.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 368.543 (+10.409). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 365.849 (+10.324), il 99,3% del totale dei casi attivi.
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Le persone complessivamente guarite sono 9.171 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 550.108. Purtroppo, si registrano 23 decessi: 5 in provincia di Parma (due uomini di 88 e 67 anni, tre donne di 93, 89 e 82 anni); 1 in provincia di Reggio Emilia (una donna di 88 anni); 2 in provincia di Modena (un uomo di 77 e una donna di 91 anni); 5 in provincia di Bologna (due uomini di 93 e 90 anni, tre donne di 99, 95 e 81 anni); 1 in provincia di Ferrara (una donna di 77 anni); 6 in provincia di Ravenna (cinque uomini di cui uno di 89, uno di 87 – ma diagnostico dall’Ausl di Ferrara – due di 85, uno di 78 anni; una donna di 85 anni); 2 in provincia di Forlì-Cesena (due donne di 91 e 76 anni); 1 in provincia di Rimini (un uomo di 64 anni). Nessun decesso è stato registrato a Piacenza. In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 14.771. Rispetto a quanto comunicato nei giorni scorsi sono stati eliminati 16 casi, positivi a test antigenico, ma non confermati da tampone molecolare.
(ITALPRESS).