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Energia

Pichetto “Sulle comunità energetiche siamo in dirittura d’arrivo”

TORINO (ITALPRESS) – “Sulle comunità energetiche sto chiudendo i particolari, siamo in dirittura finale. Avevo già un prodotto chiuso la settimana scorsa, ma non mi convinceva il decalage. Perchè non tutti possono partire al 70% di rinnovabili”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine di un evento a Torino, sull’andamento del processo approvativo della legge sulle comunità energetiche. Il ministro ha poi ricordato come sulla misura ci siano 2,2 miliardi per i Comuni sotto i 5000 abitanti, sottolineando la rilevanza del sistema tariffario, e annunciando: “In due anni faremo 15.000 comunità energetiche”.

– foto Agenziafotogramma.it –

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Accordo Anci-Gse per la transizione energetica dei Comuni

ROMA (ITALPRESS) – Siglato un protocollo d’intesa tra Anci e il Gestore dei Servizi Energetici (Gse), società del ministero dell’Economia che in Italia promuove la transizione ecologica.
La collaborazione è finalizzata a diffondere l’autoconsumo da fonti rinnovabili sul territorio anche al fine di contenere la spesa energetica dei Comuni, a potenziare il ricorso al Conto Termico quale risorsa chiave per una gestione efficiente del patrimonio edilizio pubblico, nonchè a supportare i Comuni nell’ambito della pianificazione e sviluppo delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici.
“In questo momento tutti, Comuni, imprese, cittadini, siamo impegnati, da un lato nella condivisione di buone pratiche di risparmio energetico e nella produzione di energia da fonti rinnovabili, dall’altro nella riduzione dei consumi e dei costi che, così come gravano sui costi delle famiglie, purtroppo pesano anche sui bilanci dei Comuni”, ha sottolineato il presidente Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. “Consideriamo ogni forma di collaborazione e condivisione di intenti e responsabilità nelle politiche di efficientamento energetico un passo importante nella direzione che ci mostrano tutti gli indicatori, nazionali ed europei: nel rispetto degli equilibri di bilancio, ma anche e soprattutto della salvaguardia del pianeta e dell’ambiente in cui viviamo”, ha aggiunto. “Il GSE – ha dichiarato l’amministratore unico del GSE, Andrea Ripa di Meana – è lieto di collaborare con Anci per rafforzare il sostegno ai Comuni e alle Città metropolitane nella promozione delle Comunità energetiche e dell’autoconsumo diffuso e nella programmazione degli investimenti per la sostenibilità ambientale, economica e sociale del patrimonio edilizio pubblico e del territorio, anche con programmi di formazione dedicata”.
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-foto ufficio stampa Anci-Gse-

Da Piano 2030 con rinnovabili benefici economici e nuovi posti

ROMA (ITALPRESS) – Il processo di decarbonizzazione e gli obiettivi Ue al 2030 richiedono ingenti investimenti in nuova capacità rinnovabile, infrastrutture, accumuli, soluzioni di smart energy e tecnologie per gli usi finali, che assicurino una transizione energetica sicura e nei tempi previsti.
La transizione energetica può portare significativi benefici ambientali, ma occorre quantificarne anche gli effetti positivi per la filiera tecnologica nazionale delle rinnovabili e della smart energy. Infatti, vanno valutati gli impatti sulla capacità dell’industria italiana di competere a livello internazionale.
E’ quanto emerge dallo studio sul “Piano 2030 del settore elettrico: le opportunità per la filiera italiana”, realizzato da Enel Foundation in collaborazione con Elettricità Futura e Althesys. Lo studio presenta un possibile nuovo modello di offerta: un’energia sostenibile e utilizzata con efficienza grazie al ricorso a fonti rinnovabili e tecnologie per la digitalizzazione ed elettrificazione dei consumi che, grazie a politiche mirate, oltre a cogliere obiettivi di decarbonizzazione e indipendenza energetica, potrebbe portare la filiera ad avere in meno di dieci anni ricadute economiche cumulate fino a 361 miliardi e oltre 540.000 nuovi posti di lavoro.
Sono benefici che potrebbero essere sostanzialmente realizzati entro il 2030 laddove si riuscisse ad accelerare l’installazione di nuova capacità rinnovabile ed al contempo sostenere lo sviluppo della filiera tecnologica nazionale legata alle rinnovabili e alla smart energy. Per concretizzare questi benefici, l’Italia deve, però, attuare velocemente una strategia nazionale chiara, concreta e lungimirante volta a creare le condizioni per lo sviluppo di una capacità industriale nazionale competitiva. Molteplici sono le misure, tra loro connesse e sinergiche, da attuare. Da una parte, sono necessari e urgenti interventi di riforma e ammodernamento del sistema Paese, dalla digitalizzazione alla sburocratizzazione. Dall’altra, bisogna prevedere una pianificazione stringente e affidabile per la transizione energetica che dia certezze al mercato. Solo così
si potrà sostenere la nascita di iniziative imprenditoriali innovative e aumentare l’attrattività del Paese per gli investitori, italiani e internazionali.
“Abbiamo l’opportunità di produrre più energia utilizzando le fonti rinnovabili. Per essere più indipendenti è importante crescere nella produzione del nostro Paese”, ha detto Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, nel corso della presentazione. “L’economia non è competitiva se non ha una fonte di energia stabile e a buon mercato. La transizione è di fatto il risultato di una dinamica competitiva dei sistemi energetici. Le fonti rinnovabili sono diventate il presente e il futuro della generazione elettrica. La lezione è che la velocità della comprensione di questi fenomeni è fondamentale per avere un beneficio nel lungo periodo”, ha detto Francesco Starace, Ad di Enel. Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “le rinnovabili sono il veicolo principale che abbiamo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che si rende necessaria dinanzi ai cambiamenti climatici”. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottolineato come “Italia e Ue devono assolutamente puntare all’autonomia e all’indipendenza energetica, ma è molto più difficile avere un’autonomia sulle materie prime strategiche da utilizzare. Non basta quindi avere la tecnologia e noi dobbiamo garantire questa autonomia alle nostre imprese e a tal fine si pensa a un fondo strategico europeo. Quindi servono regole più corrispondenti alla realtà in sintonia con le richieste delle imprese e risorse che garantiscono le imprese per gli investimenti green. Così l’Italia può diventare un paese libero nelle transizione ecologica”.
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-foto Italpress-

Energia, Meloni “In tempi brevi piano per rinnovabili e calo consumi”

ROMA (ITALPRESS) – Si è tenuta la Cabina di Regia del PNRR con i ministeri competenti e le società partecipate Eni, Enel, Snam e Terna per avviare un confronto sul nuovo capitolo da inserire nel PNRR relativo al RepowerEU, il Piano europeo per fronteggiare le difficoltà del mercato energetico globale causate dalla guerra in Ucraina.
La riunione si è svolta alla presenza del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del Ministro per il Pnrr, le Politiche di Coesione e il Sud, Raffaele Fitto e tutti i ministri competenti. Hanno partecipato gli amministratori delegati dei principali operatori del settore energetico ed elettrico nazionale Enel, Eni, Snam e Terna.
Il presidente Meloni nel corso della riunione ha affermato che “il nuovo piano consentirà all’Italia di dare un forte contributo alla realizzazione del ‘Piano Matteì al fine di consolidare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo e per far diventare l’Italia hub energetico del Mediterraneo per tutta l’Europa in un proficuo rapporto di cooperazione soprattutto con i paesi africani”.
Il ministro Fitto ha illustrato i principali obiettivi, le modalità e i termini per la definizione dell’intero Piano e ha affermato che nei prossimi giorni sarà completato il confronto con tutti i soggetti istituzionali nazionali e locali così come richiesto dalla Commissione Europea. Il RepowerEU e il contestuale aggiornamento del PNRR dovranno essere perfezionati entro il 30 aprile.
“La sfida per rafforzare la sovranità energetica richiede un impegno da parte di tutti – ha evidenziato Meloni -. Oggi inizia un percorso istituzionale che in tempi brevi ci consentirà di elaborare e successivamente realizzare un piano che renderà l’Italia più sostenibile da un punto di vista energetico attraverso l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la riduzione dei consumi. In questo quadro il Governo si è impegnato ad attivare strumenti finanziari e di politica industriale per sostenere concretamente la realizzazione dell’intero piano”.

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Gas, bolletta in calo del 34,2% per i consumi di gennaio

ROMA (ITALPRESS) – In deciso calo la bolletta del gas per le famiglie ancora in tutela. Secondo quanto rende noto l’Arera, in base all’andamento medio del mercato all’ingrosso italiano nel mese di gennaio 2023 e per i consumi dello stesso mese, per la famiglia tipo (con consumi medi di gas di 1.400 metri cubi annui) in tutela si registra una diminuzione del -34,2% della bolletta rispetto al mese di dicembre 2022.
La componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento (CMEMm), applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata da ARERA come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano (il PSV day ahead) e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento.
Per il mese di gennaio, che ha registrato una quotazione media all’ingrosso sensibilmente più bassa rispetto a quella del mese di dicembre, il prezzo della materia prima gas (CMEMm), per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è pari a 68,37 euro/MWh.
La riduzione per il mese di gennaio, in termini di effetti finali, ancora non compensa del tutto gli alti livelli di prezzo raggiunti nell’ultimo anno, con la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (febbraio 2022-gennaio 2023) che risulta di circa 1.769 euro, +36% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (febbraio 2021- gennaio 2022).
Come previsto dalla Legge di Bilancio, per il I trimestre 2023 ARERA ha già azzerato gli oneri generali di sistema anche per il gas. Confermata anche la componente negativa UG2 per i consumi gas fino a 5.000 smc/anno e la riduzione Iva sul gas al 5%.

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Terna, al via l’iter per il nuovo cavo sottomarino tra Abruzzo e Marche

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato avviato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il procedimento autorizzativo per la realizzazione dell’Adriatic Link, il nuovo elettrodotto sottomarino in corrente continua, che collegherà Abruzzo e Marche, per il quale Terna investirà oltre 1 miliardo di euro coinvolgendo circa 120 imprese tra dirette e indotto.
“L’opera consentirà di incrementare di circa 1000 MW la capacità di scambio tra le zone Centro-Sud e Centro-Nord del Paese, aumentando la sicurezza, l’efficienza e la resilienza dell’intera rete elettrica di trasmissione nazionale – si legge in una nota -. L’Adriatic Link, opera inserita da Terna nel Piano di Sviluppo del 2018, è un progetto all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e ambientale. L’elettrodotto ‘invisibilè, lungo complessivamente circa 250 km, sarà costituito da due cavi sottomarini di circa 210 km e due cavi terrestri di circa 40 km. Le due stazioni di conversione saranno realizzate nelle vicinanze delle rispettive stazioni elettriche esistenti di Cepagatti (PE), per l’Abruzzo, e di Fano (PU), per le Marche, e avranno un impatto sul territorio molto ridotto”.
La posa dei cavi in mare raggiungerà una profondità massima di 100 metri. Per gli approdi si ricorrerà all’utilizzo della tecnica della trivellazione orizzontale controllata (TOC) che permetterà di installare la conduttura “limitando gli impatti ambientali e sociali sul litorale e di garantire la salvaguardia del collegamento elettrico in caso di erosione costiera – sottolinea Terna -. Parimenti, per il tracciato terrestre si utilizzerà per lo più la viabilità stradale esistente”.
Nell’ambito della survey marina, che ha certificato l’idoneità del fondale alla realizzazione del progetto, sono stati ispezionati circa 700 km quadrati di Mare Adriatico. L’attività si è svolta in due fasi: durante la prima sono stati valutati gli aspetti geologici, sedimentologici, sismici, l’erosione costiera, la flora, la fauna e gli ecosistemi ai fini autorizzativi, mentre nella seconda sono stati analizzati rilievi batimetrici, morfologici e geofisici per predisporre il progetto definitivo da avviare in autorizzazione.
“L’avvio dell’iter autorizzativo dell’Adriatic Link da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un altro passo fondamentale per il processo di transizione energetica in atto”, ha dichiarato Stefano Donnarumma, Amministratore Delegato di Terna. “Grazie al lavoro di tutte le persone di Terna e al contributo fattivo dei Ministeri, delle Regioni e di tutti gli Enti coinvolti, è stato possibile accelerare il percorso di autorizzazione dell’opera, che è previsto entri in piena operatività entro il 2028”, ha aggiunto.
Riconoscendone l’importanza strategica, l’Autorità di Regolazione per l’Energia Reti e Ambiente ne ha infatti chiesto l’entrata in esercizio due anni in anticipo rispetto alle previsioni iniziali: “l’Adriatic Link avrà un ruolo di primo piano nello sviluppo e nell’integrazione delle fonti rinnovabili contribuendo alla decarbonizzazione del sistema energetico italiano e – coerentemente con gli obiettivi delineati dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) – rafforzerà ulteriormente il ruolo di Terna di regista e abilitatore della transizione ecologica, nonchè quello dell’Italia di hub elettrico dell’Europa e dell’intera area mediterranea”, prosegue la nota.
Il progetto è il risultato di un lungo percorso di confronto e dialogo con il territorio che, dal dicembre 2020 a oggi, si è concretizzato in oltre 100 incontri, svolti anche nell’ambito della Consultazione Pubblica, con amministrazioni regionali e comunali, associazioni e cittadini, permettendo di raccogliere proposte, analisi e iniziative legate alla stessa opera.

– foto ufficio stampa Terna –

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Snam, nel Piano strategico 2022-2026 investimenti per 10 miliardi

SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – Investimenti totali nel periodo 2022-2026 10 miliardi di euro, +23% rispetto al piano 2021-2025 (8,1 miliardi di euro), principalmente per la messa in esercizio di due FSRU, la realizzazione della Linea Adriatica, il rinnovo e lo sviluppo dello stoccaggio. Per la Regulatory Asset Base crescita superiore al 5% medio annuo nel 2022-2026 (superiore al 2,5% nel precedente piano). Ebitda in crescita di circa il 7% medio annuo nel periodo 2022-2026 (4,5% nel precedente piano) per effetto degli investimenti del periodo, delle componenti regolatorie e del contributo dei business della transizione energetica. Sono alcune delle cifre contenute nel Piano Strategico 2022-2026 di Snam, approvato dal Consiglio di Amministrazione presieduto da Monica de Virgiliis e illustrato dall’amministratore delegato Stefano Venier alla comunità finanziaria.
Utile netto in crescita di circa il 3% medio annuo nel periodo 2022-2026, pur a fronte dell’aumento dei tassi di interesse. Per il dividendo estesa anche al 2026 la crescita minima del 2,5% prevista per gli anni precedenti. Il piano prevede una “struttura finanziaria solida e coerente con le metriche richieste dagli attuali credit rating”, spiega Snam, mentre viene “confermato l’impegno sul percorso di riduzione delle emissioni verso la neutralità carbonica al 2040”.
Per quanto riguarda la Visione al 2030, Snam indica “l’opportunità di investimenti superiori a 20 miliardi di euro nel periodo 2022-2030 su reti, stoccaggi e transizione energetica”.
“Per ribilanciare il trilemma energetico sui tre pilastri di sicurezza delle forniture, sostenibilità e competitività – spiega Snam -, il sistema necessita di sviluppare l’infrastruttura del gas lungo tutta la catena del valore attraverso una maggiore flessibilità ed un adeguato dimensionamento, in maniera da rafforzare la propria resilienza in tempi di crisi. La transizione energetica va accelerata attraverso lo sviluppo di gas verdi e di tecnologie per la decarbonizzazione, l’efficienza energetica e l’uso sempre più spinto della digitalizzazione. Snam è attiva lungo tutti e tre i pilastri del trilemma energetico con una strategia che si articola su: investimenti nell’infrastruttura del gas lungo l’intera catena del valore (l’acquisto e la messa in esercizio di due FSRU, il potenziamento e l’ottimizzazione del sistema di stoccaggio, il rafforzamento della Linea Adriatica, lo sviluppo di GNL di piccola taglia – midstream – e l’ampliamento delle reti di stazioni a GNL-bioGNL e in prospettiva a idrogeno); sviluppo dei gas verdi (idrogeno e biometano) e il contributo alla decarbonizzazione dei consumi attraverso misure di efficienza energetica e la tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage); digitalizzazione e ottimizzazione degli asset e dei processi industriali”.
Sul totale di 10 miliardi di euro di investimenti previsti dal Piano, 9 miliardi sono destinati all’infrastruttura del gas.
In particolare: 6,3 miliardi di euro sul trasporto (rispetto a 5,4 miliardi del precedente piano), compresi gli investimenti relativi al potenziamento della Linea Adriatica e l’applicazione della nuova metodologia per la valutazione dello stato di salute degli asset per le sostituzioni di rete; 1,3 miliardi di euro per l’ampliamento e il rinnovo dei siti di stoccaggio (rispetto a 1,2 miliardi del precedente piano); 1,4 miliardi di euro destinati al GNL, con un significativo aumento riconducibile all’acquisto dei due rigassificatori galleggianti e ai relativi investimenti infrastrutturali.
Gli investimenti per lo sviluppo e l’ammodernamento dell’infrastruttura di Snam per il trasporto e lo stoccaggio sono realizzati in un’ottica di “H2 asset readiness”, mentre proseguono le attività di certificazione sulla rete esistente che prevede di raggiungere i 3,000 km entro il 2026, da 750 km del 2022, e le verifiche su stoccaggi, stazioni di compressione e sistema di misura.
Gli investimenti nei business della transizione energetica ammontano a 1 miliardo di euro.
Tra i gas verdi, il biometano è quello allo stadio di sviluppo più avanzato e disponibile in tempi brevi. Gli investimenti in biometano nel piano 2022-2026 ammontano a circa 550 milioni di euro e prevedono oltre 100 MW di impianti in esercizio entro il 2026 (con una produzione attesa pari a circa 200 milioni di metri cubi). Ad oggi, Snam si è costruita una solida piattaforma in questo segmento con circa 40 MW di impianti di biogas e biometano operativi a fine 2022 e ha rafforzato il ruolo di sviluppatore su scala industriale.
Nell’orizzonte di piano, sono previsti 100 milioni di euro di investimenti nell’idrogeno anche con il supporto dei fondi del PNRR, per contribuire a preparare l’ecosistema nazionale all’utilizzo dell’idrogeno.
La nostra partnership con De Nora si sostanzia di ulteriori sviluppi, con la realizzazione di una Gigafactory per la produzione di elettrolizzatori in Italia, per la quale la Commissione Ue, nell’ambito del programma IPCEI Hy2Tech, ha autorizzato la concessione di un sostegno finanziario entro un massimale di 63 milioni di euro.
“Il 2022 è stato un anno di svolta per il sistema energetico globale. In uno scenario di incertezza e volatilità estrema, Snam è stata in grado di garantire il massimo supporto per far fronte all’emergenza, costruendo i presupposti per le azioni necessarie alla gestione del prossimo futuro – afferma l’ad di Snam Stefano Venier -. Nell’arco di piano 2022-2026 aumenteremo gli investimenti in maniera significativa rispetto al passato, al fine di rafforzare le nostre infrastrutture e contribuire alla maggiore sicurezza energetica del Paese per i prossimi anni e per l’orizzonte più lontano”.
“In parallelo, continueremo a lavorare per un futuro carbon neutral, puntando sulle molecole verdi: idrogeno e biometano accompagneranno il nostro cammino verso la neutralità carbonica così come le iniziative per la decarbonizzazione dei consumi finali, e a loro abbiamo destinato un miliardo di euro al 2026 – prosegue -. Nello stesso orizzonte temporale, malgrado uno scenario ancora instabile, prevediamo una crescita rilevante dei principali indicatori economici che potrà realizzarsi senza intaccare la nostra solidità finanziaria con l’obiettivo di costruire un sistema energetico più sostenibile, resiliente e duraturo”.

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Confindustria Energia, per le infrastrutture il nodo dei tempi certi

ROMA (ITALPRESS) – Accelerare sullo sviluppo di investimenti in infrastrutture energetiche e nel rispetto dei tempi previsti, puntando, in Italia e in Europa, su un modello di sostenibilità integrata nelle sue dimensioni ambientale, economica e sociale, con uno sguardo lungo al Mediterraneo. Decarbonizzazione (energia e mobilità), sicurezza energetica, ottimizzazione risorse e livelli occupazionali, sono i punti chiave dello studio sviluppato da Confindustria Energia, con la partecipazione delle sue Associazioni, H2IT e delle società Snam e Terna con il supporto analitico di PwC Strategy &, presentato alla presenza, tra gli altri, del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Evoluzione delle infrastrutture energetiche, da un lato, e sostenibilità economica e sociale dall’altro, sono due facce della stessa medaglia”, ha detto il presidente di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci, sottolineando che “solo costruendo una traiettoria di decarbonizzazione che ricerchi per ogni ambito e settore la massima efficacia ed efficienza, gestendo attentamente la transizione e che non lasci indietro nessuno, stimolando la ricerca e lo sviluppo e valorizzando tutte le tecnologie disponibili e il loro reale potenziale, sarà possibile traguardare tutti gli ambiziosi obiettivi del Fiftfor55 e RepowerEU al 2030 e del Net Zero Carbon al 2050”.
Lo scenario “sostenibilità integrata” elaborato da Confindustria Energia, per le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore, coglie al meglio le potenzialità del settore energetico nazionale e valuta in 182 miliardi gli investimenti previsti nel periodo 2022-2030, che si traducono in un valore aggiunto totale di 320 miliardi, nell’impiego di 380 mila Ula (unità di lavoro annue) e in una riduzione di emissioni pari a -127 Mton CO2/anno nel 2030. “Un piano integrato di investimenti – ha aggiunto Ricci – che presenta benefici sul sistema Paese in termini di crescita economica, di ricadute ambientali e occupazionali con investimenti valutati secondo criteri di neutralità tecnologica, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di sicurezza energetica e di sostenibilità sociale, attraverso infrastrutture energetiche flessibili e resilienti. E’ la proposta di Confindustria Energia in vista dell’elaborazione del nuovo Pniec e dell’adeguamento del Pnrr al REPowerEu. Sarà fondamentale – ha ribadito – assicurare la tenuta sociale del sistema, ovvero prestando attenzione allo sviluppo delle nuove filiere che dovranno sostituire quelle in declino, valorizzando la riconversione e non la dismissione dei settori, salvaguardando occupazione diretta e indiretta, riconvertendo le professionalita valorizzando le infrastrutture e i tessuti imprenditoriali locali esistenti”.
Il gas manterrà in Italia un ruolo indispensabile nel medio termine, nonostante il consistente sviluppo previsto per le fonti rinnovabili elettriche, e non sarà completamente sostituibile dal biometano e dall’idrogeno. Sarà quindi necessaria anche la realizzazione di sistemi di stoccaggio e di utilizzo della CO2 per accelerare i processi di decarbonizzazione in alcuni settori industriali. Sono emersi “tanti nodi che nel passato non sono stati sciolti come la dipendenza energetica del nostro Paese dall’estero, la dipendenza e e eh etica è il freno a mano sulla crescita della nostra economia”, ha osservato il ministro Fratin, ricordando che oggi “è cambiato il quadro di riferimento internazionale, abbiamo un governo politico che ha intenzione di affrontare seriamente la questione della sicurezza energetica. Dobbiamo andare in una strada della sempre maggiore sicurezza energetica e la tutela dell’ambiente è l’altra faccia della medaglia perchè le due cose sono legate”, ha concluso il ministro.
“Dal piano integrato – ha spiegato Roberto Potì, vicepresidente di Confindustria Energia e coordinatore dello Studio – emergono diverse leve complementari tra di loro che mirano ad una transizione sostenibile, a partire da una posizione geografica ottimale per l’ulteriore crescita di fonti rinnovabili e per la diversificazione delle rotte di importazione del gas. L’Italia può contare inoltre su riserve di gas naturale non utilizzate, su capacità di stoccaggio incrementabili e su reti di trasporto e trasmissione diffuse nel territorio. La sua leadership in Europa nella produzione di biocarburanti e le importanti eccellenze nei processi di economia circolare, completano il quadro delle opportunità disponibili. I progetti individuati nello studio – ha aggiunto – potrebbero consentire entro il 2026 l’avviamento dei cantieri per 62 miliardi, un segnale concreto per l’accelerazione della transizione energetica, nel quadro di una strategia proiettata oltre l’attuale fase emergenziale e con una visione geopolitica per il nostro Paese anche di maggiore collaborazione con i Paesi del Mediterraneo, area di tradizionale presenza degli operatori italiani, al fine di diversificare gli approvvigionamenti energetici e di incentivare lo sviluppo di infrastrutture sostenibili e integrabili”.
Stefano Besseghini, presidente di Arera, intervenendo in video-collegamento, ha osservato che “i dati che emergono mi paiono tutto sommato ragionevolmente confortanti. Il fatto che si sia recuperata una centralità del tema energetico è un elemento positivo in questi anni complicati. Richiamiamo all’importanza degli obiettivi di approvvigionamento e al tema degli investimenti nelle infrastrutture”.
Secondo Stefano Venier, Ad di Snam, le infrastrutture “consentono di avere una sicurezza energetica e sono un elemento essenziale. Quello che ci sta insegnando la crisi è che dobbiamo affrontare il tema con una visione diversa, ci siamo accorti che l’imprevedibilità di alcuni eventi presuppone che andando in avanti serve un sistema resiliente, questo significa avere un sistema che abbia delle ridondanze per affrontare sei cambiamenti radicali, ma con delle flessibilità”, ha aggiunto. Ha senso mettere altri impianti di rigassificatore? “Sì se immaginiamo che l’Italia diventi un hub”, ha affermato Gilberto Dialuce, presidente dell’Enea, che osserva come “i cambiamenti climatici sono globali, dobbiamo pensare che il mondo si è spostato ad est e le scelte energetiche complessive dipenderanno anche da questo”. Luca D’Agnese, direttore Area Policy, Valutazione e Advisory Cdp, ha osservato come “i finanziamenti sulle infrastrutture di fronte a questi scenari stanno diventando un problema sempre più centrale rispetto al passato. Oggi il problema dei progetti rimane, ma in tutti i settori stiamo vedendo un’accelerazione”.

– foto xb1/Italpress –

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