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Terna lancia il Tyrrhenian Lab, sarà a Cagliari, Salerno e Palermo

ROMA (ITALPRESS) – Terna lancia il Tyrrhenian Lab e investe complessivamente 100 milioni di euro nei prossimi cinque anni sullo sviluppo di competenze specializzate per affrontare la transizione energetica, facilitandone il processo e velocizzandone l’avanzamento.
In linea con il suo ruolo da regista della transizione energetica, la società guidata da Stefano Donnarumma punta sul capitale umano con un investimento organico e di lungo termine in competenze ritenute strategiche poichè saranno abilitate a gestire le tecnologie legate al dispacciamento e alle future evoluzioni dei mercati dell’energia.
Il progetto Tyrrhenian Lab ha l’obiettivo di istituire, in collaborazione con le Università di Cagliari, Salerno e Palermo, un centro di formazione di eccellenza distribuito nelle sedi delle tre rispettive città dove approderanno i cavi del Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino di Terna che unirà la Campania, la Sicilia e la Sardegna, per un totale di 950 km di collegamento e 3,7 miliardi di euro di investimenti, favorendo l’integrazione dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili.
“Il Tyrrhenian Lab ci permetterà di perseguire tre obiettivi cruciali per accelerare il processo di transizione energetica che tutti i giorni affrontiamo: investire sui giovani, accrescere le nostre competenze specialistiche e valorizzare i territori”, ha dichiarato Stefano Donnarumma, Amministratore Delegato di Terna. “Avere la possibilità di formare nuove risorse è per noi un’occasione unica e motivo di grande soddisfazione. Sono fortemente convinto che il Tyrrhenian Lab sarà un asset strategico non solo per Terna, ma anche per il Paese e, in particolare, per le comunità con le quali abbiamo intrapreso un grande lavoro di ascolto, dialogo e collaborazione. Con questo progetto Terna accompagnerà la formazione di risorse di eccellenza, chiamate, nel prossimo futuro, a contribuire al cruciale impegno che l’azienda tutti i giorni mette in campo per garantire un sistema elettrico sicuro, affidabile e all’avanguardia”.
In dettaglio, grazie al Tyrrhenian Lab, Terna prevede, tra l’autunno del 2022 e il 2025, la formazione di più di 150 figure di elevata professionalità alle quali sarà erogato un master universitario di 12 mesi incentrato sullo sviluppo di competenze tecnologiche e strategiche funzionali alla trasformazione digitale e alla transizione energetica del Paese.
Il percorso formativo di eccellenza sarà contraddistinto da una forte commistione tra studio in aula, dove le lezioni saranno tenute anche da manager e tecnici di Terna, ed esperienza sul campo, grazie all’opportunità di intraprendere un periodo di stage nella società che gestisce la rete di trasmissione nazionale.
Con l’avvio dei primi master, Terna metterà a disposizione tre sedi ad hoc a Cagliari, Salerno e Palermo, organizzate con modalità innovative e dotate di strumentazione altamente tecnologica. A pieno regime, nelle sedi del Tyrrhenian Lab lavoreranno almeno 200 persone con un indotto di 1.000 ulteriori professionisti coinvolti.
Gli studenti, una volta completati i 12 mesi di master, potranno poi essere assunti nelle sedi territoriali Terna delle tre città. Il progetto ha, quindi, un impatto positivo anche in termini di efficacia occupazionale e valorizzazione dei territori, confermando la rilevanza che, per Terna, ha il Sud Italia, terra dal grande potenziale sia per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture che, soprattutto, per la crescita delle competenze.
Terna, inoltre, collaborerà con tutti gli stakeholder dei territori interessati dalla creazione dei centri di eccellenza: mondo istituzionale e politico, tessuto industriale e player attivi nel sistema di innovazione locale, associazioni di categoria ed enti locali. Saranno, inoltre, sviluppate sinergie e partnership con centri di ricerca, start-up e incubatori locali. Il Tyrrhenian Lab, oltre a rappresentare un simbolo di eccellenza nazionale, diventerà quindi un punto di riferimento anche per gli stessi territori.

– foto ufficio stampa Terna –

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Più energia idroelettrica per rispondere all’emergenza gas

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L’emergenza energetica provocata dalla guerra in Ucraina, obbliga a far ripartire gli investimenti per la manutenzione e l’ammodernamento delle centrali idroelettriche in Italia. E’ stato questo il tema al centro del convegno “Le concessioni idroelettriche in Italia: stato dell’arte e opportunità di sviluppo” realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A, Edison ed Enel. Come ha spiegato nel suo intervento Renato Mazzoncini, Ad di A2A, “in un contesto come quello attuale lo sviluppo delle rinnovabili non è più solo auspicabile ma necessario per contribuire a raggiungere l’autosufficienza energetica del nostro Paese e affrancarsi dalla dipendenza del gas estero”. L’idroelettrico è oggi la prima fonte rinnovabile per la generazione elettrica in Italia, ma più del 70% degli impianti idroelettrici nel nostro Paese ha più di 40 anni e l’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è già scaduto o scadrà entro il 2029. Secondo lo studio di The European House – Ambrosetti una revisione della durata delle concessioni idroelettriche permetterebbe agli operatori di investire in Italia 9 miliardi di Euro aggiuntivi rispetto ad oggi. Gli investimenti addizionali permetterebbero di generare altri 26,5 miliardi sul territorio attraverso gli effetti indiretti e indotti, con ricadute positive anche per le casse dello Stato. “L’idroelettrico – ha aggiunto Mazzoncini- è strategico ed è gestito largamente da imprese italiane. Gli investimenti a beneficio di questa importante risorsa potrebbero essere favoriti da una normativa chiara ed omogenea, che preveda un’estensione della concessione a fronte di investimenti a favore dei territori che ospitano gli impianti, e la riassegnazione mediante gara in assenza di miglioramenti per gli asset da parte degli operatori uscenti”. All’emergenza gas provocata dalla guerra si aggiunge la sfida della transizione ecologica. Come emerso nel corso dei lavori, il “Fit for 55” package europeo pone degli obiettivi ambiziosi ma, ai ritmi attuali, l’Unione Europea e l’Italia rischiano di raggiungere i target prefissati al 2030 sulle emissioni di gas a effetto serra con un ritardo medio rispettivamente di 19 e 29 anni. In questo quadro, l’idroelettrico è oggi la principale fonte rinnovabile per la generazione elettrica in Italia (40,7%) e gioca un ruolo di primo piano nell’attuale crisi energetica, rendendo le forniture più sicuro, più resiliente e più sostenibile. “Da più di un secolo investiamo, costruiamo e operiamo impianti idroelettrici – ha sottolineato Nicola Monti, Ad di Edison -. Abbiamo competenze di eccellenza in questo settore e con la nostra attività generiamo valore tangibile sul territorio. Un valore che potrebbe crescere ulteriormente con l’introduzione di adeguati meccanismi di estensione delle concessioni che permetterebbero piani straordinari di investimento sugli impianti favorendo le filiere industriali italiane dell’idroelettrico e contribuendo alla transizione energetica del Paese”. Secondo Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel, “per valorizzare il ruolo strategico dell’idroelettrico in Italia è necessario, a livello europeo, garantire un’equità di trattamento tra gli operatori degli Stati membri e una maggiore omogeneità della normativa, mentre a livello nazionale è prioritario creare le condizioni per una maggiore certezza per gli operatori sul ritorno dell’investimento. Serve una strategia che assicuri una rideterminazione della durata della concessione a fronte di investimenti per rafforzare ulteriormente il ruolo dell’idroelettrico”.
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Energia, Giorgetti “Allo studio del governo ulteriori misure”

ROMA (ITALPRESS) – “Il tema alimenta preoccupazione crescente anche in relazione al protrarsi della situazione di crisi, oltre ai rincari di energia e carburanti registriamo anche aumenti delle materia prime che hanno avuto degli impatti rilevanti. Il governo è intervento ripetutamente per affrontare la situazione, in particolare su energia e gas, le misure previste fino ad ora hanno rappresentato intervento di natura emergenziali che in alcune situazioni non sono sufficienti, tra queste la posizione di quei soggetti che pur non essendo formalmente energivori hanno un consumo elevato con un forte impatto sul costo di produzione, si stanno studiando ulteriori misure compensative di cui si discuterà nelle prossime settimane, immediatamente dopo la risoluzione del Def da parte delle Camere”. Così il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, nel corso del Question Time alla Camera, sottolineando come “l’obiettivo del governo è porre in essere ogni misura idonea per salvaguardare il tessuto produttivo nazionale”.
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(Photo credit: agenziafotogramma.it)

Horizon 2020, con i bandi energia 385 milioni alle imprese italiane

ROMA (ITALPRESS) – Un buon successo di finanziamento, realizzato con un grande sforzo progettuale, fatto di risorse umane, di qualità e di cooperazione, che ha portato al riconoscimento di oltre 385 milioni di euro per le imprese italiane. L’Italia ha partecipato efficacemente ai bandi energia del Programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione “Horizon 2020” comparendo, come partner o come coordinatore, in oltre 6.000 progetti, ottenendo finanziamenti su ben 958 proposte, con un tasso di successo pari quasi al 16% e posizionandosi come terzo paese per numero di proposte finanziate, dopo la Spagna e la Germania in un programma europeo altamente competitivo. Sono questi alcuni dei dati contenuti nello studio “L’impatto della partecipazione al programma Horizon 2020 sulle imprese italiane: un’analisi per il settore energia”, realizzato dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE SpA), dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e dall’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE).
Il rapporto è stato presentato a Roma da Alberto Biancardi, Direttore Studi, Monitoraggio e Relazioni internazionali GSE, Franco D’Amore, Vicepresidente I-Com, e Chiara Pocaterra, Capo dipartimento Progetti Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE), in un convegno pubblico organizzato da I-Com e dalla Rappresentanza della Commissione europea in Italia. Ad aprire i lavori della giornata è stato l’Amministratore Unico del GSE, Andrea Ripa di Meana, mentre in chiusura è intervenuto il Presidente dell’ENEA, Gilberto Dialuce.
Se si guarda al dettaglio dei 958 progetti dell’Italia, emerge che le aziende private sono i soggetti più presenti nelle proposte finanziate (il 45% rispetto al totale). Questo conferma la buona propensione dell’industria italiana a partecipare al programma quadro di finanziamento per la ricerca e l’innovazione. Seguono i centri di ricerca e le università (che nel complesso rappresentano il 35% dei soggetti finanziati rispetto al totale), mentre il restante 12% è costituito prevalentemente da soggetti no-profit o di altra natura.
Guardando ai bandi del settore energetico pubblicati nei sette anni del programma “Horizon 2020” (2014 – 2020) risulta che il maggior numero di proposte finanziate – 549 progetti che rappresentano il 57% del totale – ricadono nell’area relativa all’attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione su scala reale di fonti energetiche rinnovabili e tecnologie innovative per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica a costi inferiori e sicure per l’ambiente (Low Carbon Energy). Lo studio GSE-I-Com-APRE evidenzia poi come un’altra quota importante, 288 proposte che rappresentano il 30% del totale, sia stata finanziata attraverso i bandi per l’efficienza energetica (bandi Energy Efficiency).
Inoltre, 53 proposte italiane (6% del totale) hanno riguardato il comparto delle Smart City, per lo sviluppo sostenibile delle aree urbane. Questa tipologia di bandi richiedeva lo sviluppo di tecnologie e servizi nuovi, efficienti e di facile utilizzo, in particolare nei settori dell’energia, dei trasporti e dei servizi digitali, attraverso approcci integrati sia in termini di ricerca e sviluppo di soluzioni tecnologiche avanzate, sia di implementazione. Infine il tema degli accumuli: in questo comparto sono state 36 le proposte italiane (il 4% del totale) che hanno riguardato i bandi dedicati allo studio e allo sviluppo delle batterie (Batteries).
Per quanto riguarda gli impatti determinati dai bandi, la risposta delle imprese è stata sorprendentemente positiva. Significativi benefici sono stati evidenziati sull’occupazione, sul fatturato e sul miglioramento in termini di offerta di prodotti/servizi/sistemi, oltre che sulle opportunità in termini di apertura di nuovi mercati e creazione di partnership. Meno rilevanti sono risultate le attività brevettuali scaturite dalla partecipazione alle call di Horizon 2020, così come la nascita di start-up. Grande importanza è stata data dalle aziende al tema del network: la rete di relazioni è infatti un asset centrale che ha consentito alle imprese la costituzione dei partenariati, superando così uno dei principali ostacoli alla partecipazione al programma.
Il Rapporto è uno strumento utile per la comunità nazionale R&I e per decisori politici. I dati presentati non solo fotografano lo stato dell’arte ma rappresentano una chiave di lettura verso il futuro, fondamentale per comprendere i punti di forza e di debolezza del settore energia nel sistema nazionale R&I. L’impegno congiunto di GSE, I-Com e APRE è infatti quello di facilitare la partecipazione italiana di qualità in Horizon Europe, il Programma Quadro che finanzierà la ricerca e innovazione europea fino al 2027.
“Il GSE sta lavorando per dare forma finale e presentare una iniziativa che speriamo possa essere utile al sistema italiano. L’intento è quello di informare le aziende italiane e facilitare l’accesso a bandi internazionali nel settore energia, non solo europei, ma anche della Banca mondiale. Questo Portale, che sarà messo online a breve, si chiamerà Genio, e sarà un sito aperto e partecipato da soggetti imprenditoriali che vorranno, con il supporto del GSE, partecipare a questi bandi, anche ad esempio a quelli di Horizon 2027”, ha detto l’Amministratore Unico del GSE, Andrea Ripa di Meana, aprendo i lavori del convegno.
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Eni e Sonatrach, aumentano le forniture di gas dall’Algeria

ALGERI (ALGERIA) (ITALPRESS) – Alla presenza del Presidente della Repubblica algerino Abdelmadjid Tebboune e del Presidente del Consiglio Mario Draghi, il Presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, e l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi hanno firmato oggi ad Algeri un accordo che consentirà a Eni di aumentare le quantità di gas trasportate attraverso il gasdotto TransMed/Enrico Mattei, nell’ambito dei contratti a lungo termine di fornitura di gas in essere con Sonatrach a partire dai prossimi mesi autunnali, confermando la forte cooperazione fra i paesi.
Tale accordo utilizzerà le capacità disponibili di trasporto del gasdotto per garantire maggiore flessibilità di forniture energetiche, fornendo gradualmente volumi crescenti di gas a partire dal 2022, fino a 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2023-24.
La firma è avvenuta nel corso della visita del Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano, Mario Draghi, al Presidente della Repubblica Democratica Algerina, Abdelmajid Tebboune, a seguito della firma di una più ampia lettera di intenti per il rafforzamento della cooperazione in ambito energetico tra il Ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra ed il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, per conto dei rispettivi governi, alla presenza del Primo Ministro algerino, Aymen Benabderrahmane, del Ministro dell’Energia algerino Mohamed Arkab, e del Ministro italiano della Transizione Energetica.
L’accordo tra Eni e Sonatrach, le cui basi erano state gettate durante la precedente visita ad Algeri di Descalzi e del Ministro degli Esteri italiano Di Maio lo scorso 28 febbraio, è stato definito e firmato in tempi record a seguito di intense negoziazioni che hanno coinvolto nell’ultimo mese il top management delle due aziende. I nuovi volumi di gas oggetto dell’accordo sono anche frutto della stretta collaborazione nello sviluppo di progetti upstream a gas che, attraverso il modello fast track distintivo Eni, sta portando una accelerazione significativa alla messa in produzione del potenziale dei campi algerini.
L’AD di Eni Descalzi ha ringraziato le istituzioni algerine e Sonatrach e ha commentato: “Oggi è un giorno speciale per le relazioni tra Italia e Algeria, in particolare per Eni e Sonatrach: grazie alla collaborazione stretta e di lunga data tra le due società si è riusciti in così poco tempo e con uno enorme sforzo congiunto a firmare questo importante accordo che consolida ulteriormente la partnership tra le aziende e rafforza la cooperazione tra i nostri paesi”.
Eni è presente in Algeria dal 1981; con una produzione equity di 100.000 mila barili di olio equivalente al giorno, rappresenta la più importante compagnia internazionale nel paese. Oltre ad un ambizioso programma di esplorazione e sviluppo, Eni sta valutando opportunità nei settori delle rinnovabili, dell’idrogeno, della cattura, dell’uso e dello stoccaggio della CO2 e della bioraffinazione, in linea con il proprio impegno per il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050.
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Confindustria Energia e Federmanager insieme per la transizione

ROMA (ITALPRESS) – Una convergenza sulla necessità di perseguire «una transizione energetica inclusiva, che valorizzi gli asset industriali e sociali del Paese facendo leva, per i prossimi anni, su investimenti volti alla crescita delle filiere innovative e alla riconversione», è stata trovata da Confindustria Energia e da Federmanager che hanno siglato un protocollo di collaborazione che «promuova azioni tese ad assicurare la sostenibilità ambientale, economica e sociale dei cambiamenti in atto, stimolando una maggiore integrazione tra le politiche attive del lavoro e le politiche industriali».
L’intesa, siglata dai Presidenti di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci, e Federmanager, Stefano Cuzzilla, impegna la Federazione di Confindustria che rappresenta le Associazioni del Comparto Energia e l’Associazione che rappresenta il management delle aziende produttrici di beni e servizi, «a collaborare in modo sinergico al fine di accrescere l’efficacia di iniziative congiunte volte a sviluppare la cultura su temi connessi all’industria, all’ambiente e al lavoro, nell’ambito delle quali mettere a fattor comune conoscenze, competenze e capacità organizzative».
«Un processo – ha sottolineato Ricci – che avrà come pilastro l’economia circolare con il vantaggio di ridurre ed efficientare i modelli di produzione e il consumo di materia prima. L’Italia potrà giocare un ruolo di leader per competenza tecnologica e know-how verso una transizione ecologica ed energetica inclusiva che guardi all’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione di energia tradizionale, rinnovabile e innovativa. E questo sarà possibile valorizzando le competenze del presente e accrescendo quelle del futuro, chiamate a nuove sfide e opportunità da cogliere. Innovazione e digitalizzazione sono le parole chiave, ma è necessario assicurare a lavoratrici e lavoratori competenze (hard e soft skills) e modelli organizzativi smart e orizzontali».
«L’elemento fondamentale – ribadisce Cuzzilla – sarà l’inserimento di specifiche figure professionali nelle PMI con l’obiettivo di avviare una profonda revisione ed innovazione dei modelli di produzione, distribuzione e consumo per salvaguardare la competitività dei comparti industriali. La progettazione e la realizzazione di percorsi formativi e di certificazione delle competenze coerenti con le mutate esigenze delle imprese è il focus della nostra intesa, i Manager della Transizione Energetica, formati al cambiamento, contribuiranno infatti alla crescita del processo di innovazione guidando e motivando le risorse, consentendo così una maggiore competitività delle aziende oltre al maggiore coinvolgimento dei lavoratori».
L’impegno nella decarbonizzazione, gli effetti della pandemia e i nuovi equilibri geopolitici, infatti, hanno fatto emergere nuove esigenze economiche e sociali richiedendo ancora più cooperazione tra soggetti decisori e parti sociali. In un contesto globale di grande instabilità serve una visione strategica che coinvolga i soggetti di rappresentanza negli indirizzi per la transizione energetica delineati dal PNRR per garantire la competitività di lungo periodo del sistema produttivo con l’uso responsabile di ogni risorsa e, quindi, la sostenibilità dei processi a tutti i livelli.
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Cingolani “Tetto al prezzo del gas per limitare le speculazioni”

ROMA (ITALPRESS) -” Con una guerra di mezzo i livelli di previsione sono meno accurati, tra pagamento in rubli e sanzioni non sappiamo se ci sarà un taglio di gas e se ci sarà di quando, ma mai come in questo momento c’è stato tanto gas in Europa, paradossalmente un anno fa veniva meno gas quindi sulla carta non c’è motivo di alzare i prezzi. Questo fattore di aumento non può essere solo una dinamica di mercato, ed è qui che bisogna intervenire ma deve intervenire l’Europa. Il tetto al prezzo del gas che è la nostra proposta, impone un limite al livello di speculazione, il mercato deve essere libero ma questo non deve diventare il fallimento delle aziende europee e la sofferenza dei cittadini”. Così il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, a Mattino Cinque News. “Al momento il dato di fatto Italia importa 29-30 miliardi di metri cubi l’anno di gas dalla Russia, sono stati fatti un pò di errori in passato perchè ora non ci libera in un attimo dalla dipendenza. Stiamo diversificando su diversi paesi, inoltre abbiamo 5 gasdotti e questo ci consente di diversificare. Stiamo facendo una corsa contro il tempo, ma iniziamo a vedere una serie di forniture nuove che saranno concretizzate nelle prossime settimane e ci vedranno al sicuro per i prossimi mesi” ha aggiunto Cingolani. “Noi stiamo dando un’accelerazione formidabile alle rinnovabile perchè rappresentano l’unico modo di decarbonizzare e avere energia, stiamo facendo cose senza precedenti. Attenzione però a non cadere nell’ottimismo sfrenato perchè non è solo una questione di fare impianti ma anche di accumulare energia, inoltre, abbiamo bisogno di una rete elettrica pensata per gestire flussi non programmati. Ci vogliono un pò di anni per far crescere questo sistema, l’energy mix è una cosa molto complessa e non basta premere un pulsante per risolvere il tutto” conclude il ministro.
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“Noi Eni”, l’azienda si racconta in un inedito libro fotografico

MILANO (ITALPRESS) – Settant’anni di storia d’impresa raccontati con la forza evocativa di oltre cento scatti in bianco e nero e immagini a colori. E’ una continua trasformazione quella illustrata nelle pagine del libro fotografico “Noi Eni”, il volume prodotto dalla compagnia del Cane a sei zampe, nato per condividere i valori fondanti dell’azienda. Le foto, tratte dall’archivio storico di Eni che conta 500mila immagini, accompagnano il lettore in un lungo viaggio che, partendo dalla fondazione giunge ai giorni nostri e proietta la società verso traguardi futuri.
Un percorso tracciato da tre verbi, “immaginare” “condividere” e “trasformare”, poi declinati in una pluralità di valori che configurano altrettanti paradigmi di comportamento per gli uomini e le donne di Eni.
«Immaginare significa avere visione e guardare lontano – ha spiegato la presidente di Eni Lucia Calvosa, durante la presentazione del volume nella sede della Fondazione Eni a Milano – come diceva Enrico Mattei “l’ingegno è vedere possibilità dove altri non ne vedono”. Condividere, invece, vuol dire stringere alleanze oltre l’opportunità commerciale e il profitto; la formula Mattei, infatti, si basa sul convincimento che non esistono terre di conquista ma spazi in cui i partner possono crescere insieme. Le alleanze con gli stakeholder costituiscono uno dei pilastri del piano industriale 2022-2025 e perno cruciale della nostra strategia proiettata verso una transizione equa e inclusiva che va compiuta senza indugio, sia pure contestualmente, ora, all’emergente esigenza di costruire una sicurezza energetica. Infine trasformare, non solo le materie prime, ma anche se stessi. E se il punto di partenza è diverso, consideriamo il petrolio, il gas o le fonti rinnovabili, il prodotto finale è uno, ossia l’energia. E la trasformazione sarà radicale per arrivare a produrre energia decarbonizzata».
“Noi Eni” non è solo un libro fotografico, ma una preziosa testimonianza dell’evoluzione della storia energetica italiana raccontata in oltre 300 pagine attraverso la raccolta di foto d’archivio e contemporanee.
«Nel tempo, Eni ha conservato una grande quantità di materiale, per cui oggi abbiamo un archivio la cui documentazione, disposta linearmente, potrebbe coprire oltre 5 Km – ha commentato Lucia Nardi, archivista e responsabile Cultura d’Impresa di Eni – più di 500mila immagini, 4mila registrazioni audiovisive, disegni tecnici e oggetti di marketing. L’archivio storico dell’Eni per la sua importanza e ricchezza è notificato come bene di interesse storico-culturale nazionale».
Dalle prime stazioni di rifornimento passando ai momenti di quotidianità sulle piattaforme petrolifere, fino agli scatti che ritraggono operai, ricercatori e tecnici impegnati sul campo: il volume si rivela un libro sulla cultura d’impresa in senso lato, un racconto fondato su parole chiave che identificano lo stile e il DNA di Eni, ossia collaborazione, passione per le sfide, innovazione, trasformazione e inclusività. Come sottolineato da Giulio Sapelli, consigliere di Amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei, «da questo libro emerge un grande rispetto per le persone, per la diversità e per tutte le popolazioni».
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