ROMA (ITALPRESS) – “Già da tempo Cna denuncia l’insostenibile peso della bolletta energetica, e da tempo propone soluzioni. Ci aspettiamo l’avvio di azioni concrete per scongiurare l’impennata dei prezzi, confermata oggi dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Gli allarmi non bastano più. E’ tempo di passare all’azione. Servono misure in grado di intervenire strutturalmente sulla bolletta, a partire dalla riforma degli oneri generali di sistema che gravano soprattutto sulle micro e piccole imprese”. Così, in una nota, la Cna.
(ITALPRESS).
Energia, Cna “Azioni concrete per scongiurare impennata prezzi”
Edison, primo scarico di Gnl al deposito costiero Dig di Ravenna
RAVENNA (ITALPRESS) – Edison ha avviato il primo scarico di gas naturale liquefatto (GNL) nel deposito costiero Small Scale a Ravenna, di proprietà di Depositi Italiani GNL, DIG (51% Pir, 30% Edison, 19% Scale Gas). La nave metaniera Ravenna Knutsen dedicata alle attività small scale di Edison, prelevato il primo carico di GNL presso l’impianto Enagàs di Barcellona, in Spagna, ha attraccato alla banchina antistante il deposito costiero del porto ravennate, dando avvio alle operazioni controllate di riempimento dei serbatori. Con tali attività è iniziato il periodo di test del deposito, funzionale alla sua messa in esercizio, che è prevista per il prossimo ottobre.
Con l’impianto DIG a Ravenna, Edison avvia in Italia la prima catena logistica integrata di GNL small scale (impianti di gas naturale liquefatto su piccola scala), con un piano di sviluppo della mobilità sostenibile sia via terra che via mare.
L’operazione conferma l’impegno di Edison verso la decarbonizzazione anche nel settore dei trasporti, in linea con gli obiettivi europei. Il GNL, infatti, rispetto ai combustibili tradizionali, è in grado di eliminare totalmente le emissioni di ossido di zolfo (SOX) e di polveri sottili (PM), l’80-90% delle emissioni di ossido di azoto (NOX) e di abbattere di circa il 20 % quelle di anidride carbonica (CO2). Con una capacità di stoccaggio di 20.000 metri cubi di GNL e una movimentazione annua di oltre 1 milione di metri cubi di gas liquido, il deposito di Ravenna sarà in grado di rendere disponibile in Italia il GNL per rifornire almeno 12.000 camion e fino a 48 traghetti all’anno.
(ITALPRESS).
Energia, in forte crescita consumi ed emissioni nel secondo trimestre
ROMA (ITALPRESS) – In forte aumento i consumi di energia e le emissioni di CO2 in Italia nel secondo trimestre dell’anno. Fattori climatici e l’incremento del Pil (+17%) e della produzione industriale (+34%) hanno determinato sia una crescita della domanda di energia del 24% che, in parallelo, delle emissioni di anidride carbonica (+25%), con ripercussioni sulla transizione energetica nel nostro Paese. E’ quanto emerge dall’ultimo numero dell’analisi trimestrale del sistema energetico nazionale dell’Enea, che stima anche una crescita tendenziale della domanda di energia e delle emissioni di circa il 6% per l’intero 2021, in linea con l’andamento dei principali driver economici. L’incremento dei consumi è stato particolarmente accentuato ad aprile (+36%) per le temperature più rigide rispetto allo stesso mese 2020, mentre il clima più caldo di giugno ha comportato un maggior ricorso al raffrescamento, con conseguente aumento della domanda di energia (+15%). Tra i settori, i trasporti hanno contribuito alla crescita dei consumi per una quota di oltre il 50% nel trimestre. Rispetto alle fonti energetiche utilizzate, i combustibili fossili registrano forti incrementi: dopo il crollo del II trimestre 2020, la domanda di petrolio ha segnato un +30%, quella di gas naturale un +21%, mentre per le fonti rinnovabili e il carbone si registrano rispettivamente un -1% e un -2%. Le importazioni di elettricità risultano quasi quadruplicate. Il forte incremento delle emissioni è da attribuirsi soprattutto ai trasporti (per una quota di oltre il 60%) e in misura inferiore al settore civile, all’industria e alla generazione elettrica. Dal quadro complessivo emerge un ulteriore peggioramento dell’indice Ispred, elaborato da Enea per misurare l’andamento della transizione energetica nel nostro Paese sulla base di sicurezza del sistema, prezzi dell’energia e decarbonizzazione. Nel periodo aprile-giugno, l’Ispred è diminuito del 28% sul trimestre precedente e del 39% rispetto al II trimestre 2020, collocandosi ai minimi della serie storica. L’analisi trimestrale approfondisce anche le prospettive nazionali del settore delle tecnologie low carbon che registra un crescente deficit commerciale, passato da 700 milioni del 2019 a 1,15 miliardi del 2020 (+65%), mentre nei primi cinque mesi del 2021 è già pari a 900 milioni (80% di quello dell’intero 2020). Le voci di import che pesano di più sono i generatori eolici, gli accumulatori agli ioni di litio, ma soprattutto la mobilità a basse emissioni (veicoli BEV e PHEV), che da sola rappresenta il 60% del deficit dello scorso anno e quasi il 50% del deficit dei primi cinque mesi del 2021. Di segno opposto è invece l’andamento del settore solare termico, con particolare riferimento alle esportazioni di componenti per accumulatori e sistemi eolici (esclusi i generatori), nonchè delle celle fotovoltaiche. Fra gli elementi positivi, si evidenziano anche i primi segni di vitalità delle esportazioni di veicoli elettrici e ibridi, nonostante la forte dipendenza dall’estero del comparto.
(ITALPRESS).
Al gruppo Hera il 100% di Ascotrade
BOLOGNA (ITALPRESS) – Il Gruppo Hera continua ad ampliare la propria presenza nel settore energy, con particolare riferimento al Triveneto. Attraverso la propria controllata EstEnergy, infatti, ha acquistato dalla bellunese Bim Gestione Servizi Pubblici, per un corrispettivo di 21 milioni di euro, l’11% di Ascotrade, società attiva nella vendita del gas e dell’energia elettrica, arrivando così a controllarne il 100% del capitale.
L’operazione rientra nel percorso di razionalizzazione e consolidamento delle società controllate da EstEnergy, già principale operatore energy del Nord Est, a seguito della partnership tra il Gruppo Hera e Ascopiave.
“Con l’acquisizione della totalità delle quote di Ascotrade, il Gruppo Hera consolida ulteriormente la propria leadership nell’area energy, dove conta complessivamente circa 3,4 milioni di clienti”, si legge in una nota.
(ITALPRESS).
Eni e Cfs, passi avanti sulla fusione a confinamento magnetico
SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – CFS (Commonwealth Fusion Systems), società spin-out del Massachusetts Institute of Technology di cui Eni è il maggiore azionista, ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors) che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica.
La fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, è una fonte energetica sicura, sostenibile e inesauribile che riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni e rappresentando una svolta nel percorso di decarbonizzazione.
“La tecnologia oggetto del test è di particolare rilevanza nel quadro della ricerca sulla fusione a confinamento magnetico poichè rappresenta un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata, e questo rende possibile il suo impiego in futuri impianti dimostrativi – spiega Eni in una nota -. Studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico”.
L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato: “Lo sviluppo di tecnologie innovative è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Eni volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonchè la chiave per una transizione energetica equa e di successo. Per Eni, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia e contribuendo a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita. Il risultato straordinario ottenuto durante il test dimostra ancora una volta l’importanza strategica delle nostre partnership di ricerca nel settore energetico e consolida il nostro contributo allo sviluppo di tecnologie game changer”.
Eni è impegnata da tempo in questo ambito di ricerca e nel 2018 ha acquisito una quota del capitale di CFS per sviluppare il primo impianto che produrrà energia grazie alla fusione. Contestualmente, l’azienda ha sottoscritto un accordo con il Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT), per svolgere congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione, e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione.
Il test ha riguardato proprio l’utilizzo di tali elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, e ha dimostrato la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali. “La tecnologia oggetto del test potrebbe contribuire significativamente alla realizzazione di impianti molto più compatti, semplici ed efficienti – sottolinea Eni -. Ciò contribuirà a una forte riduzione dei costi di impianto, dell’energia di innesco e mantenimento del processo di fusione e della complessità generale dei sistemi, avvicinando in tal modo la data alla quale sarà possibile costruire un impianto dimostrativo che produca più energia di quella necessaria ad innescare il processo di fusione stesso (impianto a produzione netta di energia) e consentendo, successivamente, la realizzazione di centrali che possano più facilmente essere distribuite sul territorio e connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate”.
Sulla base dei risultati del test, CFS conferma la propria “roadmap”, che prevede la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato SPARC e successivamente quella del primo impianto dimostrativo, ARC, il primo impianto capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica che, secondo la tabella di marcia, sarà disponibile nel prossimo decennio.
SPARC sarà realizzato assemblando in configurazione toroidale (una ciambella detta “tokamak”) un totale di 18 magneti dello stesso tipo di quello oggetto del test. “In tal modo sarà possibile generare un campo magnetico di intensità e stabilità necessarie a contenere un plasma di isotopi di idrogeno a temperature dell’ordine di 100 milioni di gradi, condizioni necessarie per ottenere la fusione dei nuclei atomici con il conseguente rilascio di un’elevatissima quantità di energia”, conclude Eni.
(ITALPRESS).
Rifiuti radioattivi, al via il Seminario sul Deposito Nazionale
ROMA (ITALPRESS) – Si è tenuta la sessione plenaria di apertura del Seminario nazionale che ha l’obiettivo di approfondire, con tutti i soggetti interessati, gli aspetti tecnici legati al progetto del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco tecnologico, a seguito della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), avvenuta il 5 gennaio scorso.
L’incontro è stato aperto da Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica e da Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin. Hanno partecipato ai lavori, moderati da Iolanda Romano, esperta di processi partecipativi e dibattito pubblico e Fondatrice di Avventura Urbana, i seguenti relatori: Maurizio Pernice, Direttore di ISIN, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione; Christophe Xerri, Direttore Ciclo del combustibile, tecnologie applicate ai rifiuti, decommissioning e reattori di ricerca del Dipartimento di energia nucleare di IAEA, International Atomic Energy Agency; Massimo Garribba, Vice Direttore Generale Energia della Commissione Europea; Roberto Zanino, Professore di Impianti nucleari al Politecnico di Torino; Patrice Torres, Direttore del Deposito nazionale francese de l’Aube; Philippe Dallemagne, Vice Presidente del Dipartimento de l’Aube e Sindaco di Soulaines-Dhuys, comune dell’area che ospita il Deposito nazionale francese de l’Aube; Alessandro Dodaro, Direttore Dipartimento fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare di ENEA; Fabio Chiaravalli, Direttore Funzione Deposito Nazionale e Parco Tecnologico di Sogin.
La plenaria si è conclusa dando risposta in diretta a 14 domande raccolte sull’argomento nel corso dell’incontro. Tale modalità di interlocuzione verrà replicata anche nelle prossime sessioni di lavoro.
“Il processo di localizzazione del Deposito Nazionale – ha affermato Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica – deve svolgersi nella massima trasparenza e completezza informativa verso i cittadini, spiegando in modo chiaro i motivi per cui l’Italia, come altri Paesi interessati dalle medesime problematiche, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi. Pertanto, – ha concluso – la localizzazione del Deposito Nazionale scaturirà solo a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprende la valutazione concertata di ogni elemento radiologico, territoriale e ambientale utile a selezionare il sito in modo ottimale”.
“Questo percorso – ha commentato Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin – si colloca all’interno della prima consultazione pubblica in Italia su un’infrastruttura di rilevanza nazionale, che consentirà al Paese di chiudere il ciclo del nucleare italiano e di ottimizzare in modo sostenibile e sicuro la gestione dei rifiuti radioattivi, fra i quali quelli prodotti ogni giorno nella medicina nucleare, nell’industria e nella ricerca scientifica”.
“Oggi ha inizio un essenziale momento di trasparenza e confronto – ha dichiarato Maurizio Pernice, direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione – che vedrà l’Isin impegnato a garantire la rigorosa e corretta applicazione delle normative nazionali e internazionali affinchè gli interessi generali siano conseguiti nel pieno rispetto dei diritti dei territori”.
“All’inizio l’85% della comunità era contraria al Deposito” – ha dichiarato Philippe Dallemagne, Vice Presidente del Dipartimento de l’Aube e Sindaco di Soulaines-Dhuys. “Temevamo rischi per la salute e danni all’economia. Il confronto e l’esperienza hanno fugato tutte le nostre paure. Il deposito nazionale è accolto dalla popolazione come il modo più sicuro per gestire i rifiuti radioattivi di un paese e un volano per lo sviluppo del territorio che lo accoglie”.
In occasione del Seminario Nazionale verranno approfonditi diversi temi, legati al deposito, con particolare riferimento alla rispondenza delle aree individuate nella CNAPI, ai requisiti internazionali stabiliti dalla IAEA (International Atomic Energy Agency) e a quelli nazionali individuati dall’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione).
Saranno illustrati, inoltre, gli aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, e i benefici economici e di sviluppo territoriale collegati alla realizzazione dell’opera e alle misure compensative previste.
Il Seminario nazionale si articolerà in nove incontri, trasmessi in diretta streaming sul sito seminariodepositonazionale.it. Oltre alle sedute plenarie di apertura e chiusura sono programmate sette sessioni di lavoro, una nazionale e sei territoriali, che interesseranno le aree potenzialmente idonee presenti nelle regioni coinvolte: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna.
Il Seminario Nazionale si concluderà il 15 dicembre, con la pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori che termineranno il 24 novembre.
A seguito della pubblicazione degli atti, si aprirà la seconda fase della consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali ulteriori osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione e alla pubblicazione della Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI). Al termine di questa fase le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento.
(ITALPRESS).
Eni e Mubadala Petroleum, intesa per la transizione energetica
ABU DHABI (EMIRATI ARABI UNITI) (ITALPRESS) – Eni e Mubadala Petroleum hanno firmato un Memorandum of Understanding (MoU) volto a identificare opportunità di cooperazione nel settore della transizione energetica, inclusi l’idrogeno e la cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2, in linea con i rispettivi obiettivi di decarbonizzazione. L’ambito della cooperazione copre potenziali opportunità congiunte in Medio Oriente, Nord Africa, Sud-Est asiatico, Europa e in altre regioni di reciproco interesse.
Il MoU con Mubadala Petroleum segna un ulteriore passo concreto in linea con l’impegno di Eni verso il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, promuovendo la cooperazione tra i diversi attori del settore e consolidando alleanze per lo sviluppo sostenibile volte ad affrontare assieme la sfida della transizione energetica.
“L’accordo firmato con Mubadala Petroleum, rappresenta un altro passo verso un futuro a basse emissioni di carbonio. Eni farà leva su tutte le sue tecnologie proprietarie, focalizzate sulla transizione energetica. Lavoreremo con un partner strategico come Mubadala Petroleum per trovare il modo di raggiungere obiettivi comuni di decarbonizzazione in tutto il mondo”, afferma l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
“Siamo impegnati a fare la nostra parte nella transizione energetica. Ciò include il perseguimento di un portafoglio bilanciato sul gas come ponte verso le energie rinnovabili – commenta Mansoor Mohamed Al Hamed, CEO di Mubadala Petroleum -. Include anche investimenti in innovazione e tecnologia per far progredire la decarbonizzazione e supportare l’evoluzione del settore. Lavorare con i partner per consolidare i progressi che abbiamo già fatto è vitale e non vediamo l’ora di portare avanti questa collaborazione”.
Il percorso di decarbonizzazione di Eni prevede una impronta carbonica zero per le emissioni di Scopo 1 e 2 delle attività upstream entro il 2030 e di tutte le attività del gruppo entro il 2040. Si punta al raggiungimento del target net-zero sulle emissioni GHG Lifecycle Scopo 1, 2 e 3 entro il 2050 con la completa decarbonizzazione di prodotti e operazioni.
Ciò sarà ottenuto attraverso la bioraffinazione, l’economia circolare, l’efficienza e le soluzioni digitali, l’aumento della capacità di energie rinnovabili, l’idrogeno blu e verde, i progetti di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio e le iniziative REDD+. Le iniziative recenti includono progetti di cattura e stoccaggio di CO2 nel Regno Unito, consegna di carichi di GNL a emissioni zero, miglioramento dei servizi di ricarica elettrica in Europa, nuova capacità di energia solare in Spagna e Francia e progetti di energia rinnovabile in paesi operativi come Norvegia, Kazakistan, Angola e altro.
(ITALPRESS).
Cap, gli scarti alimentari di Milano Ristorazione diventano bioenergia
MILANO (ITALPRESS) – Gli scarti alimentari diventano bioenergia per alimentare il depuratore di Robecco sul Naviglio. Milano Ristorazione, società partecipata del Comune di Milano che dal 2001 fornisce il servizio di ristorazione a nidi, scuole d’infanzia, primarie, secondarie di primo grado e a strutture a servizio degli anziani, e Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato dei Comuni della Città metropolitana di Milano, hanno dato vita a un accordo in ottica di economia circolare per valorizzare i grassi di scarto del centro produzione pasti di via Sammartini a Milano, da convertire, grazie all’impiego dei biodigestori anaerobici, in energia elettrica e termica, utile per alimentare i processi e le attività dell’impianto che serve i cittadini dell’alto milanese.
Il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, il più grande hub espositivo tecnico scientifico in Italia, dal 4 al 12 settembre sarà lo scenario ideale in cui presentare la sinergia tra le due realtà pubbliche, proprio nei giorni della Milano Design Week, all’interno dello spazio dedicato a Gruppo CAP nel corso dell’iniziativa re- Food Market, organizzata nella sala del Cenacolo.
“L’accordo con Milano Ristorazione è uno dei progetti del nostro Green New Deal, col quale intendiamo contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio lombardo all’insegna della decarbonizzazione e della transizione ecologica – spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP-. In quest’ottica gli scarti agroalimentari ci permetteranno di trasformare i nostri depuratori in bioraffinerie, dove produrre biogas e biometano. Gestiamo 40 depuratori che grazie a sinergie industriali come queste stanno diventando fabbriche verdi, dove il recupero di acqua trattata da impiegare in agricoltura fa rima con energia pulita prodotta dai rifiuti, ma anche con cellulosa, sabbie, fosforo e azoto, sottoprodotti del processo di depurazione convertiti in materie prime da reimpiegare nella produzione”.
Il progetto pilota, della durata di due anni, nasce dal comune interesse delle due aziende ad approfondire lo sviluppo e l’applicazione di processi e tecnologie nel campo energetico e ambientale, con un’attenzione particolare alla valorizzazione di rifiuti di origine agroalimentare, al fine di aumentare l’integrazione e la simbiosi industriale tra le infrastrutture urbane locali e accelerare le politiche di riconversione circolare previste nella città di Milano e nel milanese.
“La nostra missione è dare alle bambine e ai bambini delle scuole milanesi un pasto ‘sano, buono, educativo e giustò – afferma Bernardo Notarangelo, presidente di Milano Ristorazione -. Questo oggi, e sempre più, vuol dire promuovere i valori di sostenibilità del sistema alimentare e di lotta contro gli sprechi, due principi cardine della Food Policy di Milano dei quali l’accordo con CAP, che ci auguriamo di estendere, è un ulteriore esempio di concreta realizzazione”.
Ogni mese, dal centro di cottura di Milano in via Sammartini, vengono prelevate circa 10 tonnellate di grassi di scarto, in forma liquida, provenienti dalla preparazione dei pasti. Una volta arrivati al depuratore di Robecco sul Naviglio, gli scarti diventano biogas attraverso il processo di fermentazione tipico dei biodigestori anaerobici, che negli impianti di depuratori servono per trasformare i fanghi di depurazione in energia.
Il progetto è stato validato dal Politecnico di Milano che, su incarico di CAP, ha testato in fase preliminare la tipologia di grassi utilizzati certificandone il loro grado di biodegradabilità e quindi l’idoneità a essere trattati nei biodigestori. Per chiudere il cerchio, semestralmente la water utility provvederà a fornire una Carbon Footprint delle attività e dei processi, stimando l’energia prodotta e la CO 2 risparmiata, al fine di identificare i benefici dell’operazione in termini di circular economy.
Dopo la fase di sperimentazione che porterà a Robecco fino a 100 tonnellate all’anno di materiale di scarto, l’idea per il futuro è quella di incrementare le quantità, o ancora di integrare ulteriori tipologie di rifiuti provenienti dai diversi centri produzione pasti di Milano Ristorazione. Una sfida in linea con le strategie di Food Policy definite dal Comune di Milano con l’Expo 2015 per rendere più equo e sostenibile il sistema alimentare di Milano, e che sposa alla perfezione gli obiettivi di sostenibilità che Gruppo CAP, azienda che da oltre 90 anni opera sul territorio del milanese, sta mettendo in atto già da anni.
Al fine di trasformare i depuratori in piattaforme integrate per l’economia circolare, anche a San Giuliano Milanese, Sesto San Giovanni, Bareggio, Canegrate, Rozzano e Pero sono state avviate attività di produzione a regime di biogas e biometano a basso impatto ambientale che impiegano rifiuti organici, provenienti dall’industria agro-alimentare dell’hinterland milanese. La genesi risiede nel Protocollo di Intesa sottoscritto a fine 2019 dalla Città metropolitana di Milano, ente autorizzativo degli impianti, e Gruppo CAP che, secondo uno studio effettuato da Kyoto Club, utilizzando i biodigestori anaerobici già presenti nei depuratori, può convertire in energia pulita 107 tonnellate di scarti organici, arrivando ad alimentare fino a 39.000 tra veicoli, mezzi aziendali e trasporti pubblici: 2,5 volte il numero di auto circolanti alimentate a metano nella Città metropolitana di Milano.
(ITALPRESS).









