ROMA (ITALPRESS) – Prosegue il recupero dei consumi elettrici e industriali: nel mese di aprile, Terna ha rilevato una domanda di energia elettrica in Italia pari a 24,3 miliardi di kWh, valore in notevole aumento (+21,7%) rispetto ad aprile del 2020, fortemente influenzato dal calo del fabbisogno dovuto alle iniziative messe in atto per contenere la pandemia da covid-19, e in crescita (+0,4%) anche rispetto ad aprile del 2019. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 37% dei consumi. A livello industriale, l’indice IMCEI monitorato da Terna ha registrato una performance complessivamente positiva a livello sia tendenziale sia congiunturale, trainata da siderurgia, chimica, meccanica, materiali da costruzioni e metalli non ferrosi. L’indice IMCEI conferma il ritorno sostanziale dei consumi industriali ai livelli pre-covid: l’indice risulta in crescita del 60% rispetto ad aprile 2020 e, soprattutto, del 6% rispetto ad aprile 2019.
Si rileva, inoltre, una variazione congiunturale del +1% rispetto a marzo. In crescita i settori della siderurgia, chimica, meccanica, materiali da costruzioni e metalli non ferrosi. In flessione, invece, i comparti della cartaria, alimentari e mezzi di trasporto. Anche per questo mese, considerati i valori anomali registrati a partire da marzo 2020, Terna ha ritenuto opportuno condurre un’analisi statistica supplementare prendendo come riferimento il 2019. Nel primo quadrimestre del 2021, la domanda elettrica in Italia risulta in crescita del 6,2% rispetto all’omologo periodo dello scorso anno (+7,2% in termini rettificati) e in flessione dell’1,5% rispetto al 2019 (in termini rettificati è pari a -1,4%). Analizzando nel dettaglio i dati di aprile, quest’anno il mese ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi (21) e una temperatura media mensile inferiore di circa 1,5°C rispetto ad aprile del 2020. Il dato destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario e temperatura diventa pertanto +20,3%. A livello territoriale la variazione tendenziale di aprile è stata ovunque positiva: +25,8% al Nord, +20,2% al Centro e +14,6% al Sud. In termini congiunturali, il valore destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario e temperatura ha fatto registrare una sostanziale stabilità rispetto al mese precedente (marzo).
Nel mese di aprile, la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per circa l’88% con produzione nazionale e per la quota restante (12%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (21,7 miliardi di kWh) ha registrato un incremento dell’11,5% rispetto ad aprile 2020. In aumento le fonti termoelettrica (+23,6%) ed eolica (+25,6%). In flessione le fonti idrica (-12,5%), fotovoltaica (-11%) e geotermica (-3,8%). Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a +253,6% per un effetto combinato dell’aumento dell’import (+77,3%) e di una riduzione dell’export (-68,5%).
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Terna, ad aprile deciso recupero dei consumi elettrici industriali
Federmanager, investire sulle comunità energetiche conviene
ROMA (ITALPRESS) – Ripensare i sistemi economici in modo “sostenibile” grazie alle Comunità energetiche: questa la nuova frontiera per un sistema Paese sano e resiliente, capace di portare benefici per il territorio sul piano sociale, economico e di sviluppo. Un modello in cui i cittadini diventano “prosumers” collaborando alla produzione e consumo di energia con gli altri attori locali. A tali conclusioni giunge il quarto rapporto Federmanager – Aiee (Associazione italiana economisti dell’energia) dal titolo “Il ruolo delle Comunità energetiche nel processo di transizione verso la decarbonizzazione” presentato oggi a Roma.
Si stima che le Comunità energetiche potrebbero produrre il 19% della domanda di energia elettrica in Europa nel 2030, arrivando a coprire il 45% della domanda totale entro il 2050. In questa proiezione, oltre 264 milioni di cittadini europei diventerebbero “cittadini dell’energia” con una produzione in proprio pari a 611 TWh di elettricità nel 2030 e 1.557 TWh entro il 2050 (fonte The potential for energy citizens in the European Union dell’istituto di ricerca ambientale CE Delft).
Per l’Italia invece, lo studio Federmanager – Aiee prende a riferimento i dati del Politecnico di Milano: da qui a 5 anni, nello scenario migliore, si parla di circa 40 mila Energy communities, con il coinvolgimento di 1,2 milioni di famiglie, 200 mila uffici e 10 mila Pmi con una crescita dei posti di lavoro di circa 10.500 unità.
Al 2025 la diminuzione dei costi di distribuzione e di trasmissione per l’utente finale è calcolata in circa 720 milioni di euro. E, con la giusta accelerazione, al 2030 si potrebbe arrivare a 100 mila Comunità energetiche.
«Serve una forte azione di promozione e diffusione culturale del tema – ha sostenuto il presidente Federmanager Stefano Cuzzilla – insieme alla rimozione di barriere e ostacoli di varia natura che si presentano a chi vuole progettare una Comunità energetica o un autoconsumo condiviso di energia rinnovabile. Crediamo che questa sia la via giusta per avvicinare la dimensione “local” dei territori, in cui il cittadino torna protagonista, a quella “global” nella quale siamo ormai tutti inseriti».
«Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione – ha aggiunto Cuzzilla – il Pnrr ci offre una occasione unica: oltre 70 miliardi di euro da investire nella “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che però vanno spesi bene. Nella governance dei progetti di transizione, le capacità manageriali saranno fondamentali. Così come, per la gestione delle Comunità energetiche, saranno indispensabili nuove tipologie di professionisti. Dobbiamo preoccuparci di formare figure come l’energy manager, che avranno un ruolo sempre più decisivo nelle strategie territoriali e d’impresa».
«L’Italia attraverso il Pnrr metterà a disposizione 2,2 miliardi per sostenere lo sviluppo delle Comunità energetiche – ha ricordato la sottosegretaria al ministero della Transizione ecologica, Vannia Gava, nel messaggio di saluto -. Certamente bisognerà lavorare ancora per eliminare gli attuali vincoli con lo scopo di estendere questo modello anche ai distretti industriali, agli artigiani o ai contesti rurali caratterizzati da una bassa densità di popolazione».
Il rapporto Federmanager – Aiee sottolinea come l’obiettivo principale delle Comunità sia quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali ai suoi energy citizens, azionisti o membri e al territorio in cui operano, piuttosto che profitti finanziari, sia nella configurazione rinnovabile (Cer), che del cittadino (Cec), entrambe caratterizzate dall’autoconsumo, ma con un diverso approccio sull’ampiezza dei servizi forniti e sulla tipologia di energia prodotta e consumata.
In questa ottica va sviluppato, ad esempio, il concetto di “cash from trash”: cioè quello di rendere il rifiuto una risorsa attraverso strumenti quali il riciclaggio e l’energy recovery. Un eventuale intervento delle Comunità energetiche in questo campo potrebbe non solo favorire il coinvolgimento del cittadino nella individuazione delle soluzioni più appropriate, in un’ottica di superamento del concetto di nimby, ma consentirebbe di poter beneficiare dei vantaggi derivanti dalla valorizzazione energetica dei rifiuti.
Nel nostro Paese, il 2020 è stato un anno positivo per lo sviluppo delle Comunità energetiche e dell’autoconsumo collettivo. Il decreto Rilancio ha introdotto importanti novità in ambito fiscale, estendendo la possibilità di accesso al superbonus del 110% per la realizzazione di Comunità energetiche.
«Il superbonus è un esempio di come la sostenibilità possa diventare driver di sviluppo – avverte Stefano Cuzzilla -, è un tassello per un progetto Paese che parla di riqualificazione urbana, economia circolare, innovazione ed efficienza energetica. Siamo favorevoli alla proroga del superbonus almeno al 2023 e alla estensione, in maniera stabile, delle misure di agevolazione. Un segnale di fiducia verso le imprese e verso i cittadini che si stanno attrezzando per proporre soluzioni di efficienza energetica come le Comunità».
A confronto su questi temi, moderati da Sissi Bellomo del Sole 24 ore, sono intervenuti Sandro Neri, coordinatore commissione Energia Federmanager, Carlo Di Primio, presidente Aiee, Gianni Pietro Girotto, presidente commissione Industria, commercio e turismo del Senato, Alessia Rotta, presidente commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Carlo Salvemini, sindaco di Lecce e delegato Anci all’energia e ambiente e Massimo Garribba, vice direttore generale Energia della Commissione europea.
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Eni integra la sostenibilità nella strategia di raccolta finanziaria
SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – Eni ha pubblicato il primo Sustainability Linked Financing Framework a livello mondiale del proprio settore di riferimento, che integra pienamente la sostenibilità con la strategia di raccolta finanziaria dell’azienda.
Con tale documento Eni rafforza ulteriormente la propria strategia di sostenibilità, volta a raggiungere la completa neutralità carbonica al 2050, e a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (“UN SDGs”). Il Framework dettaglia le linee guida che Eni seguirà nell’emissione dei nuovi strumenti finanziari sostenibili e si applicherà a molteplici soluzioni di finanziamento, tra cui emissioni obbligazionarie (in formato sia pubblico che privato), prestiti bancari (term loans e linee di credito) e derivati di copertura.
Vigeo Eiris (V.E), organismo indipendente di valutazione, ha rilasciato una Second Party Opinion che attesta la coerenza del Framework con la strategia di sostenibilità di Eni, nonchè il suo perfetto allineamento con i Sustainability-Linked Bond Principles (SLBP) pubblicati dall’International Capital Market Association (ICMA) e ai Sustainability-Linked Loan Principles (SLLP) pubblicati dalla Loan Market Association (LMA).
Come previsto dagli SLBP e dagli SLLP, Eni ha individuato nel Framework quattro Key Performance Indicator (KPI): capacità installata per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, Net Carbon Footprint Upstream (Scope 1 e 2), Net GHG Lifecycle Emissions (Scope 1, 2 e 3) e Net Carbon Intensity (Scope 1, 2 e 3). Tutti e quattro i KPI sono stati qualificati come rilevanti e significativi da V.E.
Per ognuno di questi KPI, Eni ha definito dei Sustainability Performance Target (“SPT”) intermedi e di lunga durata che contribuiscono al raggiungimento degli UN SDGs, in particolare l’UN SDG 7 2 “Energia pulita e accessibile” e l’UN SDG 13 “Lotta contro il cambiamento climatico”. Tali target sono perfettamente allineati al piano strategico di Eni e considerati ambiziosi da V.E in rapporto al settore.
Eni includerà nei futuri contratti di finanziamento, ove possibile, un meccanismo che collegherà il costo del finanziamento al raggiungimento di uno o più dei target individuati. Per assicurare la trasparenza dei risultati di sostenibilità conseguiti da Eni nel tempo, l’andamento dei vari KPIs sarà pubblicato e verificato annualmente dal revisore contabile a tal fine incaricato o da altri soggetti terzi qualificati.
“Eni è fortemente impegnata a ricoprire un ruolo chiave nella sostenibilità – si legge in una nota – e nel corso degli ultimi 7 anni ha costruito un business model che mette la sostenibilità al centro di ogni attività aziendale, inclusa la strategia finanziaria, e ritiene che lo sviluppo e l’utilizzo degli strumenti finanziari sustainability-linked possa contribuire a promuovere il processo di transizione energetica verso un futuro low-carbon”.
Eni è membro fondatore della “CFO Taskforce for the SDGs” costituita dall’UN Global Compact che, a settembre dello scorso anno, ha pubblicato i “CFO Principles on Integrated SDG Investments and Finance” volti a guidare le imprese nell’allineare i propri impegni di sostenibilità con la strategia finanziaria, al fine di creare un mercato per investimenti e capitali a favore degli UN SDGs che sia vasto, liquido ed efficiente.
Per la strutturazione del Framework, Eni è stata supportata da Credit Agricole CIB, Goldman Sachs International e UniCredit.
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Primo test al mondo con il mix gas-idrogeno per l’acciaio
MILANO (ITALPRESS) – Si è tenuto a Rho (provincia di Milano), nello stabilimento Forgiatura A. Vienna, il primo test a livello mondiale di utilizzo di una miscela di gas naturale e idrogeno al 30% nei processi di forgiatura utilizzati nella lavorazione dell’acciaio su scala industriale.
La sperimentazione ha previsto l’utilizzo del mix idrogeno-gas per riscaldare i forni dell’impianto di Forgiatura A. Vienna ed è stata effettuata con successo, nel sito, dopo una serie di studi e test in laboratorio durati circa un anno. Protagoniste dell’iniziativa sono state Snam, tra le principali aziende di infrastrutture energetiche al mondo e che ha sviluppato e promosso il progetto, RINA, multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica che ha curato le analisi ingegneristiche e le prove di laboratorio, e il Gruppo GIVA, leader globale nella lavorazione dell’acciaio, che ha messo a disposizione la Forgiatura Vienna per l’esecuzione del test di campo. La miscela di metano e idrogeno è stata fornita da Sapio, azienda italiana specializzata nella produzione e commercializzazione di gas industriali e medicinali.
“L’idrogeno – ha commentato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam – può diventare nel medio-lungo termine la soluzione per decarbonizzare il settore siderurgico e tutte le industrie con un consumo intensivo di energia, il cui ruolo nella nostra economia è fondamentale. Questa sperimentazione è una tappa propedeutica alla progressiva introduzione di idrogeno a zero emissioni, prima in blending con il gas naturale e poi in forma pura, in alcuni processi di produzione dell’acciaio. Snam mette a disposizione le proprie capacità progettuali e di ricerca e la propria infrastruttura per dare un contributo alla creazione di una filiera nazionale dell’idrogeno e al raggiungimento degli obiettivi climatici italiani ed europei”.
Ugo Salerno, presidente e amministratore delegato di RINA, ha aggiunto: “Questo test è la dimostrazione concreta che la filiera italiana dell’idrogeno può contribuire significativamente a decarbonizzare settori energivori e complessi come quello siderurgico. Come RINA siamo orgogliosi di essere parte attiva del processo di transizione energetica in atto, in particolar modo in occasioni come questa, quando possiamo mettere a sistema le nostre competenze in ambito energetico e industriale”.
“Per il nostro gruppo – ha affermato Jacopo Longhi Vienna (direzione GIVA) – l’idrogeno può rappresentare un grande alleato. Da un lato le normative sempre più stringenti in termini di emissioni di CO2, unite alla volontà di diminuire l’impatto ambientale delle nostre produzioni, ci obbligano a trovare una soluzione. Dall’altro, l’applicazione di idrogeno può rivelarsi mercato trainante per valvole e attuatori, prodotti da aziende del gruppo. Questo progetto quindi è solo l’inizio di un percorso che ci vedrà coinvolti per molti anni”.
L’utilizzo della miscela selezionata di idrogeno e gas naturale ha consentito di effettuare la prova senza alcuna modifica impiantistica e non ha avuto impatti nè sulle apparecchiature in uso (bruciatori industriali) nè sulle caratteristiche del prodotto finale trattato termicamente.
Il potenziale del progetto in termini di sostenibilità ambientale e competitività economica è rilevante. Si stima infatti che l’utilizzo permanente di una miscela del 30% di idrogeno verde, ottenuto cioè con fonti rinnovabili, sul totale del gas consumato dai tre stabilimenti di forgiatura del Gruppo GIVA porterebbe a una riduzione delle emissioni di CO2 nell’ordine delle 15.000 tonnellate annue, l’equivalente di circa 7.500 auto. Il conseguente risparmio economico sulle quote CO2 emesse sarebbe pari a circa 800.000 euro annui (al valore attuale di acquisto delle quote). Questa soluzione garantirebbe al contempo la valenza ed integrità del processo di produzione di forgiati in acciaio e la sua sostenibilità in termini ambientali nel lungo periodo.
L’acciaio è anche il materiale con il quale vengono realizzate le tubazioni che saranno fondamentali per assicurare il trasporto di idrogeno e la sua consegna agli utenti finali.
L’impiego dell’idrogeno in applicazioni industriali cosiddette “hard-to-abate” come la siderurgia avrà un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica nazionali e comunitari al 2050. In prospettiva, l’idrogeno verde rappresenta la soluzione ideale per la produzione e lavorazione di acciaio a zero emissioni di CO2.
Snam è impegnata a rendere la propria infrastruttura pronta a trasportare quantitativi crescenti di idrogeno e a promuoverne l’utilizzo nei settori industriali a più alto potenziale, tra i quali appunto la siderurgia.
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Egp-Enea, accordo per innovativo impianto-pilota agrivoltaico
ROMA (ITALPRESS) – Enel Green Power ed Enea hanno firmato un accordo per la sperimentazione di una tecnologia innovativa che abbina la produzione di energia elettrica da fotovoltaico alla coltura di microalghe. Presso il Centro ricerche Enea di Portici, verrà realizzato un impianto pilota per lo studio e la dimostrazione dell’integrabilità delle due tecnologie solare e microalgale e, in parallelo, verrà effettuata un’analisi di scalabilità per applicazioni su un impianto fotovoltaico di grandi dimensioni. La sperimentazione prevede la coltivazione di microalghe ad elevato valore commerciale (tra 100 e 200 euro al chilogrammo) con un sistema di coltura completamente integrato con l’impianto fotovoltaico.
I vantaggi sono la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e di sostanze pregiate per alimenti e integratori, la riduzione delle emissioni di CO2 che vengono assorbite e trasformate in biomassa, da aggiungere a quelle già evitate per la produzione elettrica da fotovoltaico.
“La collaborazione con Enea – commenta il responsabile Innovazione di Enel Green Power, Nicola Rossi – rientra in un più ampio piano di dimostrazione di soluzioni innovative di integrazione di attività produttive agricole e zootecniche con i nostri impianti fotovoltaici che stiamo portando avanti insieme a vari partner di ricerca e agricoli per promuovere un uso più efficiente del suolo e identificare opportunità di creazione di valore condiviso con i territori e le comunità che ospitano i nostri impianti. I risultati di queste attività sperimentali ci offrono l’opportunità di identificare interventi efficaci che soddisfino le esigenze locali in sinergia con l’obiettivo di produrre energia senza emissioni e a basso costo. Questa è la chiave per rendere la generazione rinnovabile ancora più sostenibile nel lungo termine”.
“Con questo accordo – sottolinea Ezio Terzini, direttore della divisione Enea di Fotovoltaico e Smart Device presso il dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili – lanciamo una nuova possibile sinergia per l’uso condiviso del suolo che abbiamo definito, con un nostro marchio, ‘algovoltaicò, una delle opportunità dell’agrivoltaico, settore nel quale stiamo investendo molte risorse per attuare gli indirizzi contenuti anche nel PNRR. Il tema si inquadra nel percorso verso gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione del PNIEC, con un approccio sostenibile, incentrato sull’utilizzo del fotovoltaico, la valorizzazione delle colture e del paesaggio e l’accettabilità sociale. Inoltre, l’accordo rafforza la collaborazione pluriennale con Enel Green Power sul versante delle tecnologie fotovoltaiche, con un modello collaborativo che ENEA replica con molti partner industriali”.
Lo studio si inquadra nel filone dello sviluppo di soluzioni innovative per l’ottimizzazione dell’uso del suolo legato agli impianti fotovoltaici di larga scala, con differenti soluzioni di condivisione di spazi tra generazione energetica e attività agricole.
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Gruppo Cap-Rse, al via progetto per la produzione di idrogeno green
MILANO (ITALPRESS) – Creare per il settore pubblico tecnologie all’avanguardia per potenziare la sostenibilità ambientale dei processi industriali, proiettando lo sguardo verso le nuove frontiere della energia rinnovabile. Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, sigla un accordo con RSE, Ricerca sul Sistema Elettrico, società pubblica controllata dal GSE e specializzata nella ricerca nel settore elettro-energetico, per sviluppare un progetto sperimentale per la produzione di idrogeno verde, fonte di energia rinnovabile cui anche il PNRR riserva un capitolo di spesa.
L’accordo della durata di 3 anni intende applicare le tecnologie dedicate alla produzione di idrogeno per rendere ancora più sostenibili i processi di economia circolare applicati al servizio idrico integrato nei 40 impianti di depurazione gestiti dall’utility lombarda.
Si tratta di un progetto innovativo che nasce in ambito totalmente pubblico: Gruppo CAP è infatti una utility partecipata dai Comuni della Città metropolitana di Milano, mentre RSE è una società del GSE, totalmente controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ed è affidataria di progetti di ricerca finanziati dal Fondo per il finanziamento delle attività di ricerca e di sviluppo di interesse generale per il sistema elettrico nazionale.
“Ricerca e innovazione di Gruppo CAP si basano sull’assunto che l’acqua sia l’elemento che offre allo sviluppo dell’economia circolare le sfide più interessanti per convertire le materie di scarto in nuove risorse per la produzione: dai reflui si ottengono i fanghi di depurazione da cui si estraggono fosforo, azoto e biometano”, commenta Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP.
“Come dimostra la sua formula chimica, l’acqua è anche fonte di idrogeno, e in questo momento storico, non possiamo parlare di transizione energetica senza guardare a questa risorsa pulita come a uno degli strumenti più promettenti per potenziare il processo di decarbonizzazione. Anche in questa occasione – continua Russo – RSE, con cui abbiamo già sviluppato una collaborazione di successo nel 2016 ci aiuterà a capire come possiamo capitalizzare questa nuova opportunità green”.
“RSE, società di ricerca di proprietà pubblica, cerca sistematicamente un rapporto di confronto e collaborazione con il sistema delle imprese, a garanzia di una corretta finalizzazione dei propri progetti e di una verifica della loro efficacia nelle condizioni reali. In questo caso, l’accordo con CAP consentirà di verificare la fattibilità e i potenziali benefici dell’impiego del “vettore idrogeno” in uno specifico settore dei servizi di pubblica utilità, quello idrico, di rilevante importanza sul piano economico e ambientale, e nel quale esistono i presupposti per un risultato particolarmente positivo”, ha dichiarato Luigi Mazzocchi, direttore del Dipartimento Tecnologie di Generazione e Materiali di RSE.
L’accordo di sperimentazione tra Gruppo CAP e RSE è finalizzato all’innovazione e al miglioramento delle prestazioni del sistema elettro-energetico sia dal punto di vista economico, che della sicurezza e della compatibilità ambientale, a totale beneficio degli utenti finali. Un progetto di economia circolare che mira a utilizzare i processi che CAP già svolge nell’ambito del trattamento delle acque per produrre idrogeno verde.
L’attività di RSE è propedeutica a sviluppare tecnologie finalizzate alla produzione di idrogeno sugli impianti gestiti da CAP e a valutare l’efficacia e l’efficienza economica della produzione di idrogeno verde per rendere i depuratori-bioraffinerie ancora più circolari e ancora più votati alla sostenibilità ambientale. L’immissione di idrogeno, prodotto dall’acqua, nel processo di produzione del biometano dai fanghi di depurazione consente di annullare quasi completamente l’emissione di CO2 nell’atmosfera.
Ma la sfida sta proprio nello stabilire se CAP può sostenere il fabbisogno energetico, necessario per l’elettrolisi, processo di separazione dell’idrogeno e dell’ossigeno presenti nell’acqua, autoproducendolo con fonti rinnovabili (fotovoltaico, energia termoelettrica, etc.) e se tale processo produttivo possa essere replicato su scala industriale su tutti gli impianti dell’utility lombarda.
La sinergia tra le due società pubbliche non è una novità: CAP e RSE hanno già al loro attivo una fruttuosa collaborazione nel 2016 che ha dato avvio alla prima produzione italiana su scala industriale di biometano dai fanghi di depurazione. Il progetto pilota, avviato nel 2016 presso l’impianto di depurazione di Bresso-Niguarda, alle porte di Milano, ha visto la partecipazione di un altro partner di eccezione FCA (Fiat Chrysler Automobiles). La simbiosi industriale ha portato il gestore del servizio pubblico a produrre a regime oltre 341mila kg di biometano nella sola sede di Bresso e a intraprendere un processo di graduale conversione degli impianti di depurazione in bioraffinerie, adibite alla produzione di biocarburante, utilizzando gli asset dei gestori anaerobici esistenti, per produrre energia pulita da immettere in rete.
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Enel X e Leonardo insieme per la gestione sostenibile dell’energia
ROMA (ITALPRESS) – Un accordo all’insegna della sostenibilità, con benefici per la sicurezza delle forniture elettriche nazionali. Questo il significato dell’intesa siglata da Enel X e Leonardo, in base alla quale verrà ottimizzato l’uso degli asset energetici dello stabilimento della Divisione Velivoli di Leonardo a Cameri (Novara), immettendo, su richiesta, nella rete elettrica nazionale l’energia non assorbita dalle attività di produzione, per un quantitativo equivalente ad una potenza fino a 2 MW, pari a quella complessivamente a disposizione di circa 650 abitazioni domestiche.
In particolare, grazie alle soluzioni di Demand Response di Enel X per il monitoraggio e la verifica del quantitativo di energia immessa in rete dall’impianto di trigenerazione, il sito di Leonardo a Cameri, compatibilmente con le proprie necessità industriali, potrà trasferire i flussi inutilizzati alla Rete elettrica nazionale, nell’ambito del progetto nazionale di dispacciamento promosso dal gestore di rete Terna dedicato alle UVAM (Unità Virtuali Abilitate Miste). I programmi di Demand Response incentivano l’adattamento dei consumi di energia degli utenti finali, contribuendo alla stabilizzazione della rete quando richiesto dal sistema.
Quello di Cameri è il primo esempio di un più ampio programma di collaborazione fra Leonardo ed Enel X nell’efficientamento dell’utilizzo di energia su scala nazionale. Il progetto potrà essere ulteriormente sviluppato con nuove iniziative di Energy Management finalizzate all’impiego ottimale dell’energia utilizzata da Leonardo a favore della sicurezza del sistema elettrico nazionale.
“Siamo particolarmente soddisfatti di poter supportare Leonardo, una delle più grandi aziende del Paese, nel suo percorso verso la sostenibilità. Gli innovativi Servizi Demand response di Enel X consentiranno al gruppo di massimizzare i benefici del funzionamento dell’impianto di trigenerazione di Cameri, fornendo al contempo un sostegno fondamentale alla sicurezza della rete elettrica”, ha dichiarato Francesco Venturini, Amministratore Delegato di Enel X.
“Il contributo di un asset tecnologicamente avanzato come lo stabilimento produttivo di Cameri alla rete elettrica nazionale rappresenta uno degli esempi concreti con cui Leonardo sostiene attivamente il sistema Paese”, ha affermato Lucio Valerio Cioffi, Direttore Generale di Leonardo. “L’adesione al progetto di Demand Response arricchisce ulteriormente le nostre iniziative nell’Energy Management che rappresentano una delle leve del percorso di sostenibilità di Leonardo, in linea con gli obiettivi di efficientamento energetico della società”.
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Energia da fonti rinnovabili, accordo a lungo termine Erg-Tim
GENOVA (ITALPRESS) – ERG, primario produttore indipendente di energia da fonti rinnovabili, attraverso la propria controllata ERG Power Generation, e TIM, Gruppo leader in Italia e Brasile nel settore ICT, attraverso la propria controllata Telenergia, hanno sottoscritto un corporate PPA (Power Purchase Agreement) di durata decennale per la fornitura di 3,4 Terawattora (TWh) di energia green per il periodo 2022-2031.
L’accordo, il più grande mai siglato tra due aziende italiane, prevede la fornitura a TIM di energia 100% ‘green’ direttamente dal portafoglio di ERG proveniente da impianti eolici. La fornitura avverrà, per una parte, in modalità ‘baseload’ e, per una parte, ‘pay as produced’ dagli impianti eolici oggetto di interventi di ‘reblading’ di Lacedonia Monteverde (Av) ed Avigliano (Pz) a partire dal 2023, e con la possibilità di aumentarne il volume includendo altri progetti di potenziamento previsti da ERG sulla sua flotta eolica.
In base all’intesa ERG cederà energia green a TIM ad un prezzo definito, ottimizzando il profilo di rischio dell’investimento sui propri asset. Al contempo TIM, attraverso questo accordo, arriverà a coprire circa il 20% dei consumi energetici aziendali attraverso fonti rinnovabili, rafforzando l’impegno per il perseguimento degli obiettivi di eco-efficientamento e utilizzo di fonti rinnovabili su cui poggia la strategia del Gruppo.
“L’operazione, inoltre, rappresenta un importante contributo allo sviluppo del settore dell’energia pulita, in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 e decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea”, si legge in una nota.
“Siamo molto soddisfatti dell’accordo, di fatto una partnership, coerente con una delle principali direttrici del Piano Industriale, che prevede l’evoluzione verso un modello di tipo infrastrutturale per ridurre la volatilità dei ricavi. Questo accordo, oltre a stabilizzare i prezzi di vendita di una parte del nostro portafoglio di generazione da fonti rinnovabili, valorizza l’innovativo progetto di reblading, all’avanguardia sia dal punto di vista tecnologico che, ora, anche dal punto di vista delle modalità di vendita dell’energia”, commenta Paolo Luigi Merli, amministratore delegato di ERG.
“Siamo orgogliosi di questo accordo perchè ci consente di raggiungere non solo obiettivi ESG strategici per l’azienda ma anche per la collettività. Da una parte, infatti, diversifichiamo le fonti di approvvigionamento di energia, stabilizziamo i costi e ribadiamo il forte commitment dell’azienda sull’utilizzo di energia rinnovabile nel medio-lungo termine – sottolinea Luigi Gubitosi, amministratore delegato di TIM -. Dall’altra, confermiamo l’impegno di TIM a supporto del piano nazionale per la transizione energetica: con questa operazione infatti contribuiremo alla riduzione delle emissioni di Co2 e a generare benefici per l’ambiente”.
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