MILANO (ITALPRESS) – Si è riunito il Consiglio di Amministrazione di A2A Spa che, sotto la Presidenza di Marco Patuano, ha esaminato e approvato l’Informativa trimestrale al 31 marzo 2021. Nei primi tre mesi del 2021 i Ricavi del Gruppo A2A sono risultati pari a 2.174 milioni di euro, in aumento del 27,4% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente.
L’incremento ha riguardato i mercati energetici all’ingrosso dell’energia elettrica e del gas a seguito sia dell’aumento dei prezzi sia della crescita dei volumi venduti ed intermediati. In crescita anche i ricavi del mercato elettrico retail grazie all’aumento dei prezzi unitari e alle maggiori quantità vendute ai clienti del mercato libero.
A2A segnala inoltre il contributo positivo del gruppo AEB, consolidato integralmente a partire dal mese di novembre 2020.
Il Margine Operativo Lordo si è attestato a 399 milioni di euro, in aumento di 68 milioni di euro rispetto ai primi tre mesi del 2020 (+20,5%).
Al netto delle partite non ricorrenti (impatto nullo nei primi tre mesi del 2021, -1 milione di euro nel corrispondente periodo del 2020), il Margine Operativo Lordo Ordinario è aumentato di 69 milioni di euro. Escludendo anche l’apporto derivante dal consolidamento di AEB (19 milioni di euro), la crescita risulta pari a 50 milioni di euro (+15,2%).
Il Risultato Operativo Netto, pari a 237 milioni di euro cresce di 41 milioni di euro rispetto ai primi tre mesi del 2020 (196 milioni di euro). Tale variazione è riconducibile a: aumento del Margine Operativo Lordo come sopra descritto (+68 milioni di euro); incremento degli ammortamenti (25 milioni di euro) relativi principalmente agli investimenti effettuati nel periodo aprile 2020 – marzo 2021, al piano di sostituzione dei contatori elettrici 1G e al consolidamento degli asset AEB; aumento degli accantonamenti netti per 2 milioni di euro dovuti ai maggiori rilasci su fondi rischi e crediti eccedenti effettuati nel primo trimestre dell’anno precedente.
L’Utile Netto di pertinenza del Gruppo nei primi tre mesi del 2021 risulta pari a 136 milioni di euro, in aumento del 21,4% rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo del 2020.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati di questo primo trimestre. Ricavi, margine operativo lordo e utile netto hanno fatto registrare una crescita a doppia cifra, a conferma degli elementi fondanti del nuovo Piano Industriale decennale: uno scenario europeo estremamente positivo nei settori dell’economia circolare e della transizione energetica, il valore dei nostri asset nei settori delle reti, dell’ambiente e dell’energia e non ultimo il valore dell’importante know-how del Gruppo A2A e del nostro capitale umano che sta interpretando con competenza e passione il nuovo Piano”, commenta Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A.
“Abbiamo anche aumentato del 26% gli investimenti; un incremento particolarmente significativo venendo da un 2020 record (+18% sul 2019) e che ci ha permesso di concludere operazioni strategiche in linea con il Piano annunciato a Gennaio. Con la recente acquisizione di un portafoglio di 17 impianti fotovoltaici da 173 megawatt, abbiamo consolidato la seconda posizione tra gli operatori nelle rinnovabili e siamo tra i primi nel solare in Italia – prosegue Mazzoncini -. Con queste basi vogliamo continuare a fornire il nostro contribuito alla realizzazione di infrastrutture innovative, strategiche per lo sviluppo sostenibile del Paese”.
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A2A, nel primo trimestre utile netto sale a 136 milioni
Nasce Snaminnova, open innovation per la transizione energetica
MILANO (ITALPRESS) – Snam lancia il programma di Open Innovation Snaminnova, che si svilupperà su un orizzonte pluriennale con l’obiettivo di rafforzare la capacità innovativa dell’azienda in funzione della transizione energetica, della trasformazione digitale e della crescita dell’ecosistema dell’innovazione a beneficio del Paese.
L’iniziativa, avviata con il supporto di Cariplo Factory, l’hub che dal 2016 progetta e realizza percorsi trasformativi dedicati alle imprese, ha tre focus principali: lo sviluppo di progetti con le startup selezionate nel corso di diverse call tematiche, la selezione delle idee innovative nate dai dipendenti Snam e accompagnate nella crescita attraverso un percorso strutturato (la “Centrale delle idee”) e infine la diffusione di una cultura dell’innovazione all’interno dell’azienda, attraverso la creazione di una community di Innovation Ambassador.
“Snaminnova nasce dalla volontà di rendere l’innovazione un pilastro dello sviluppo strategico del nostro business. Le nuove tecnologie digitali, sulle quali investiremo 500 milioni di euro entro il 2024, unite alle competenze delle nostre persone e alla sinergia con l’ecosistema delle startup, ci consentiranno di rendere Snam sempre più protagonista della transizione energetica. Questo programma si pone due obiettivi fondamentali: lo sviluppo di soluzioni innovative direttamente implementabili nei nostri business e la promozione della cultura dell’innovazione in ogni segmento delle nostre attività”, dichiara Claudio Farina, Executive Vice President Digital Transformation & Technology di Snam.
“Siamo davvero soddisfatti di essere stati selezionati da una realtà del calibro di Snam per portare avanti questo progetto importante e particolarmente innovativo, che crediamo possa avere un impatto non solo sulla realtà aziendale ma nell’intero ecosistema del settore energetico”, afferma Enrico Noseda, Chief Innovation Advisor di Cariplo Factory. “Il cambiamento culturale e la ricerca di nuove idee e startup innovative sono pilastri imprescindibili per essere competitivi in uno scenario in costante mutamento, in cui la disruption digitale ha imposto un cambio di ritmo e una mentalità nuova, basata sull’innovazione continua, driver strategico per ogni azienda solida nel prossimo futuro”.
Snaminnova prende il via oggi con il lancio di Innovative Learning, la call per startup che ha l’obiettivo di selezionare le migliori idee in grado di aumentare la qualità dell’interazione delle persone all’interno dell’azienda nonchè di individuare strumenti innovativi per la loro crescita continua, in sinergia con i percorsi di formazione erogati dallo Snam Institute.
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Iren, nel primo trimestre utile netto +44%
REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione di IREN Spa ha approvato i risultati consolidati al 31 marzo 2021.
I Ricavi consolidati al 31 marzo 2021 si attestano a 1.140,1 milioni di euro, in aumento del +5,8% rispetto ai 1.077,2 milioni di euro del 1° trimestre 2020.
Il Margine Operativo Lordo (Ebitda) ammonta a 312,9 milioni di euro, in significativo aumento (+14,0 %) rispetto ai 274,4 milioni di euro del corrispondente periodo 2020.ù Il Risultato Operativo (Ebit) è pari a 184,2 milioni di euro, in aumento del +26,7% rispetto ai 145,4 milioni di euro del corrispondente periodo 2020.
L’Utile Netto di Gruppo attribuibile agli azionisti è pari a 121 milioni di euro in crescita (+44,2%) rispetto agli 84 milioni di euro registrati nel 2020. Tale crescita oltre a riflettere l’incremento del risultato operativo, risente anche degli effetti derivanti dall’ottimizzazione del debito di Unieco per 13 milioni di euro.
L’Indebitamento Finanziario Netto al 31 marzo 2021 è pari a 2.915 milioni di euro, in calo di 33 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2020. Complessivamente, l’indebitamento finanziario netto si riduce del -1,1% grazie alla robusta generazione di cassa che copre l’incremento del capitale circolate, il cash out per l’acquisizione del 20% di Futura e il consolidamento del debito relativo, pari a 25 milioni di euro.
Gli investimenti tecnici lordi realizzati nel periodo ammontano a 122 milioni di euro, in leggero calo (- 6,2%) rispetto ai 130 milioni di euro del 2020, in linea con quanto previsto e nel rispetto dei target annuali attesi.
“Gli straordinari risultati di crescita appena approvati evidenziano la qualità del modello multibusiness, ove tutti i settori in cui è attivo il Gruppo apportano una marginalità positiva nel trimestre. Particolarmente positivo, inoltre, il contributo delle società acquisite nel 2020, I.Blu e Unieco, che ci hanno inoltre consentito di ampliare il perimetro operativo e sviluppare nuove filiere di business. L’attuazione del PNRR consentirà a Iren di rafforzare il ruolo di motore di sviluppo che il Gruppo riveste per i propri territori di riferimento”, ha affermato il presidente di Iren Renato Boero.
“Approviamo oggi il trimestre con la maggior crescita assoluta e relativa nella storia di Iren. L’incremento di tutti gli indicatori economici e la contestuale riduzione dell’indebitamento finanziario, assumono ancora maggiore rilevanza tenuto conto dell’incertezza derivante dal perdurare della pandemia ed evidenziano la velocità di ripresa e la capacità di procedere verso gli obiettivi prefissati dal Gruppo. Nel corso dell’anno prevediamo un’importante accelerazione nello sviluppo impiantistico in ottica di economia circolare e nelle attività di efficientamento energetico che rappresentano due tra i pilastri del PNRR e che ci consentono di giocare un ruolo di primaria importanza nel panorama nazionale. Le riforme previste dal PNRR, ancor più dei fondi stanziati, serviranno da spinta per tutto il settore delle multiutility – ha commentato Massimiliano Bianco, amministratore delegato del Gruppo – “Con il sostegno dato dagli ottimi risultati ottenuti in questo trimestre, è possibile incrementare la guidance dei principali indicatori economico-finanziari del 2021”.
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Eni, nel report di sostenibilità la trasformazione verso il Net Zero
SAN DONATO MILANESE (ITALPRESS) – Eni pubblica oggi Eni for 2020, il 15o report volontario di sostenibilità, che illustra il contributo concreto di Eni per una transizione equa, costruendo sul percorso dell’azienda verso la neutralità carbonica al 2050.
“Eni for mostra il nostro impegno per una transizione energetica equa e inclusiva, che garantisca l’accesso all’energia per tutti, preservando l’ambiente,” ha detto Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. “Negli ultimi anni abbiamo impostato la nostra strategia su un’evoluzione del nostro modello di business fortemente orientato alla creazione di valore per tutti gli stakeholder nel lungo termine, tracciando la strada che ci porterà alla neutralità carbonica nel 2050. E’ perseguendo questa visione che abbiamo rafforzato le partnership con le agenzie e le organizzazioni internazionali e della cooperazione allo sviluppo, che rappresentano un’efficace leva per mobilitare risorse non esclusivamente economiche e accompagnare la crescita dei Paesi che ci ospitano”, ha aggiunto Descalzi.
Come società integrata dell’energia, Eni lavora in 68 Paesi, dando concretezza alla propria Mission, che si ispira ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, per rispondere alle sfide universali in un contesto sempre più impegnativo, anche alla luce dell’emergenza sanitaria iniziata nel 2020.
Eni for racconta le iniziative che l’azienda ha intrapreso nell’ultimo anno in questo percorso. Il report, che è oggetto di revisione da parte di PwC, si compone di tre volumi, Eni for a Just Transition; un approfondimento sul percorso verso la Neutralità carbonica al 2050, in linea con le raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD); e uno dedicato alle Performance di sostenibilità degli ultimi 5 anni.
Eni for Neutralità Carbonica al 2050 racconta il percorso dell’azienda verso il net zero delle emissioni GHG Scope 1, 2 e 3, in linea con l’ambizione più alta dell’Accordo di Parigi per mantenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C.
La decarbonizzazione dei prodotti energetici e delle operazioni dell’azienda sarà conseguita attraverso attività in parte già avviate e tecnologie esistenti, che consentiranno il raddoppio della capacità di bioraffinazione nei prossimi 4 anni, l’incremento della produzione e commercializzazione di biometano e idrogeno e la crescita nella capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili fino ad arrivare a 60 GW al 2050, oltre che lo sviluppo di iniziative e sistemi per lo stoccaggio e l’utilizzo della CO2.
In quest’ottica, Eni ha proseguito nello sviluppo di sistemi innovativi per la valorizzazione della CO2, come le tecnologie di mineralizzazione. Eni, inoltre, è impegnata in attività di ricerca e sviluppo con i principali enti tecnico-scientifici italiani e internazionali per sviluppare l’accesso a fonti di energia pulita, sicura e inesauribile, come la trasformazione dell’energia prodotta dal moto ondoso in energia elettrica e la fusione a confinamento magnetico.
Eni for a Just Transition rende conto del rafforzamento dell’impegno dell’azienda al rispetto e alla promozione dei diritti umani, in linea con i Principi Guida su Imprese e Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNGPs) e i 10 principi del Global Compact LEAD. Nel 2020 la società ha, tra le altre cose, adottato un nuovo Codice Etico e un nuovo Codice di Condotta Fornitori, ha assegnato un obiettivo sui diritti umani al 100% dei primi riporti dell’amministratore delegato, ha erogato 33.112 ore di formazione specifiche sul tema, ha incluso clausole sui diritti umani nel 97% dei contratti di security e ha valutato il 100% dei fornitori secondo criteri sociali. La solidità del percorso intrapreso è stata confermata dal risultato nel Corporate Human Rights Benchmark, in cui Eni si è classificata come prima società (ex aequo) tra le circa 200 società valutate.
Il report include dati e testimonianze sulle iniziative di sviluppo locale a favore delle comunità avviate in partnership con le organizzazioni internazionali e della società civile per supportare l’educazione in Messico, l’empowerment femminile in Angola e la formazione imprenditoriale in Ghana, creando valore nei Paesi di presenza.
Eni for A Just Transition comprende anche un capitolo tematico sulla finanza sostenibile, un ulteriore segno dell’importanza che questa riveste nella strategia societaria. Nel corso del 2020, infatti, l’azienda ha continuato a consolidare il proprio impegno in materia, ottenendo importanti riconoscimenti dai principali indici ESG utilizzati in ambito economico per misurare le performance ambientali, sociali e di governance.
Eni for Performance di sostenibilità, infine, rappresenta le performance non finanziarie del Gruppo, evidenziando i Key Performance Indicator (KPI) relativi al quinquennio 2016-2020 lungo le tre leve del modello di business integrato di Eni.
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Agrivoltaico sostenibile per produrre energia e coltivare terreni
ROMA (ITALPRESS) – Una rete italiana aperta a imprese, istituzioni, università e associazioni di categoria per promuovere l’agrivoltaico sostenibile, che consente di produrre energia elettrica da fotovoltaico e, al tempo stesso, di coltivare i terreni. E’ l’iniziativa coordinata dall’Enea, che ha costituito un’apposita task force multidisciplinare nell’ambito di due dipartimenti con la possibilità di utilizzare laboratori, infrastrutture e professionalità pluriennali nei settori delle tecnologie green e dell’agroindustria. L’obiettivo è di arrivare alla definizione di un quadro metodologico e normativo, di linee guida per la progettazione e valutazione degli impianti, di strumenti di supporto ai decisori e di contribuire alla diffusione di conoscenze e promuovere le eccellenze italiane nei settori delle nuove tecnologie per l’energia rinnovabile, dell’agricoltura e del paesaggio. Inoltre, lo sviluppo dell’agrivoltaico potrebbe contribuire a superare alcune delle criticità che oggi ostacolano la crescita del fotovoltaico. Secondo uno studio Enea-Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, pubblicato sulla rivista scientifica Applied Energy, le prestazioni economiche e ambientali degli impianti agrivoltaici sono simili a quelli degli impianti fotovoltaici a terra, soprattutto se si utilizzano tensostrutture per limitare l’impiego di acciaio e cemento: il costo dell’energia elettrica prodotta risulta essere di circa 9 centesimi di euro per kWh, mentre le emissioni di gas serra ammontano a circa 20 g di CO2eq per megajoule di elettricità.
“Il sistema agroalimentare deve affrontare i temi della decarbonizzazione, della sostenibilità e della competitività e, in questo contesto, l’agrivoltaico può rappresentare una nuova opportunità per gli agricoltori tramite modelli win-win che esaltino le sinergie tra produzione agricola e generazione di energia”, commenta Massimo Iannetta, responsabile della Divisone Enea di Biotecnologie e Agroindustria. “Il settore, inoltre, può contribuire a rafforzare il tessuto produttivo agricolo attraverso l’approccio Nexus che guarda alla stretta interdipendenza tra produzione di cibo, energia e acqua, allargando la visione ad un altro fattore cruciale, il suolo, con le sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche che vanno salvaguardate”, aggiunge. “La specificità dei contesti urbani italiani e il limitato potenziale di integrazione del fotovoltaico negli edifici, ma anche le incertezze legate al cambiamento di uso del suolo e alla trasformazione del paesaggio bloccano le autorizzazioni”, rimarca Ezio Terzini, responsabile divisione Enea di Fotovoltaico e Smart Devices. “I sistemi agrivoltaici possono quindi rappresentare una valida risposta e per incoraggiarne la diffusione è necessario sviluppare soluzioni tecnologiche innovative e criteri di progettazione e valutazione delle prestazioni degli impianti”, conclude.
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Comunità energetiche, da Enea soluzioni e modelli innovativi
ROMA (ITALPRESS) – Promuovere modelli innovativi e replicabili di gestione delle comunità energetiche attraverso strumenti hi-tech, nuove collaborazioni con enti locali e istituzioni sul territorio nazionale e la creazione di un tavolo di confronto sul tema. E’ l’obiettivo della proposta elaborata dall’Enea per la governance delle comunità energetiche basata su un insieme coordinato di interventi tecnologici, economici e sociali per migliorare la sostenibilità ambientale, la qualità della vita dei cittadini e la coesione sociale. La proposta verrà presentata il prossimo 19 maggio nel corso di un webinar organizzato dal dipartimento Enea di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili, per approfondire le opportunità in questo settore attraverso un tavolo di confronto permanente tra mondo della ricerca, istituzioni, municipalità, aziende e associazioni di categoria, anche a seguito della normativa sulle comunità energetiche introdotta a settembre scorso. Per supportare e favorire lo sviluppo di nuove Comunità Energetiche Rinnovabili, Enea ha sviluppato RECON, uno strumento innovativo, di facile utilizzo e disponibile online che consente di effettuare analisi preliminari di tipo energetico, economico e finanziario in ambito residenziale. Sulla base di semplici informazioni come consumi elettrici, caratteristiche degli impianti e alcuni parametri legati all’investimento, RECON è in grado di stimare resa energetica, impatto ambientale, autoconsumo e condivisione dell’energia nelle CER e di calcolare i flussi di cassa e i principali indicatori economici e finanziari, considerando diverse forme di finanziamento dell’investimento e gli incentivi previsti dall’attuale quadro regolatorio. Altri punti di forza di questo tool sono la versatilità e la capacità di analizzare cluster di abitazioni con diversi livelli di conoscenza delle informazioni; inoltre, nel caso in cui i consumi non siano disponibili, il simulatore li stima sulla base di algoritmi implementati ad hoc. Realizzato nell’ambito della Ricerca di Sistema Elettrico, RECON può già annoverare tra gli utilizzatori Acer Reggio Emilia e il Comune di Magliano Alpi (CN) – una delle prime CER in Italia – ai quali Enea fornisce adeguata formazione e assistenza sulla valutazione dei risultati e sul quadro regolatorio in vigore. Oltre a RECON, l’offerta tecnologica della piattaforma Enea, denominata Local Energy Community, si compone di altre tecnologie, tra cui: un “cruscotto” per la gestione di una comunità energetica rinnovabile; il Portale Dhomus per la raccolta, aggregazione e analisi dei dati provenienti dagli utenti residenziali, con la possibilità di fornire feedback educativi all’utente. Inoltre, è in corso di realizzazione una piattaforma dedicata a servizi di Local Token Economy con strumenti basati su tecnologia Blockchain per lo scambio di beni e servizi secondo uno schema mutualistico, cooperativo e sostenibile.
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Non cresce nel 2020 la qualità energetica degli immobili
ROMA (ITALPRESS) – Dati stabili per l’efficientamento energetico degli immobili in Italia. Dall’analisi sul monitoraggio delle dinamiche del mercato immobiliare in funzione delle caratteristiche energetiche degli edifici – frutto della collaborazione tra l’Enea, l’Istituto per la Competitività (I-Com) e la Fiaip – emerge la tenuta del quadro generale del mercato. Un risultato forse determinato negli ultimi mesi del 2020 dall’introduzione del nuovo regime di incentivi fiscali per gli interventi di efficienza energetica e antisismici degli edifici e dal Superbonus del 110%. L’indagine evidenzia come la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G risulti ancora la maggiore nel corso del 2020, nel quale non si è ancora vista un’accelerazione della qualità energetica degli immobili in linea con le prospettive indicate dall’Unione europea. L’anno scorso si è registrato un calo delle compravendite accompagnato dallo stop parziale delle ristrutturazioni. Per il comparto del nuovo e del ristrutturato si assiste a un sostanziale consolidamento dei dati rispetto all’anno 2019. Raggiunge quasi un valore di saturazione la percentuale degli immobili compravenduti nuovi nelle classi energetiche A1-4 e B, che è pari all’80%. La dimostrazione che gli obblighi di legge sugli standard minimi hanno inciso notevolmente sui trend di mercato per questa tipologia di immobili. Leggermente in calo, invece, il dato relativo agli immobili di migliore qualità energetica sottoposti a ristrutturazione e immessi sul mercato, che passa dal 36% del 2019 al 30% del 2020. La ristrutturazione rappresenta un’importante finestra di opportunità per incidere anche sulla qualità energetica degli edifici. Sarà quindi interessante monitorare questo dato negli anni successivi, anche alla luce del possibile impatto delle misure del Superbonus 110%. Tra gli agenti immobiliari prevale una valutazione prudente ma positiva rispetto all’impatto effettivo del Superbonus 110% sul mercato immobiliare nel 2021. Il 36% del campione sostiene infatti che il Superbonus 110% ha già avuto un impatto sul mercato, nonostante la recente adozione, e il restante 12% reputa tale impatto di entità significativa. “La tenuta del mercato immobiliare anche rispetto alla dimensione dell’efficienza energetica è un dato molto positivo se si considera che il 2020 è stato un anno particolare, segnato da consistenti arretramenti di molti indicatori economici e di benessere sociale causati alla pandemia. Se però guardiamo agli obiettivi per l’efficienza energetica al 2030 – ha sottolineato il vicepresidente I-Com Franco D’Amore – e, ancor di più, alla prospettiva della decarbonizzazione del parco immobiliare al 2050, il dato è largamente insoddisfacente”.
“Il rapporto conferma le aspettative degli operatori sul Superbonus per la ripresa del mercato immobiliare e, più in generale, del settore delle costruzioni dove la pandemia ha bloccato i segnali di ripresa da una crisi iniziata nel 2008. Il Pnrr va esattamente in questa direzione con circa 15 miliardi di euro previsti per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici”, ha evidenziato Alessandro Federici, responsabile del Laboratorio Monitoraggio Politiche Energetiche per l’efficienza energetica di Enea. Per Gian Battista Baccarini, presidente della Fiaip, “gli italiani ancora non sfruttano al meglio le agevolazioni per la ristrutturazione edilizia per interventi di efficientamento energetico e consolidamento sismico introdotte dal Superbonus 110%. Saranno determinanti per il suo successo le novità recentemente annunciate dal premier Draghi, relative alla proroga della misura e alla semplificazione dell’iter procedurale”.
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Terna, Rse e Arera insieme contro il cambiamento climatico
ROMA (ITALPRESS) – Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, Rse, società per lo sviluppo di attività di ricerca nel settore energetico, e Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, hanno presentato oggi nel corso di un webinar pubblico la nuova metodologia per il Piano di Resilienza della rete di elettrica nazionale, con l’obiettivo di incrementare la sicurezza, l’affidabilità e la sostenibilità delle infrastrutture energetiche strategiche per il Paese, esposte frequentemente a fenomeni climatici estremi sempre più intensi ed estesi.
A livello globale negli ultimi 40 anni sono triplicati gli eventi naturali considerati rilevanti: anche in Italia si è assistito a un importante aumento dei fenomeni meteorologici severi, con impatti spesso catastrofici, che hanno interessato la rete di trasmissione nazionale. E così, coerentemente con le indicazioni dell’Arera espresse nella Delibera 64/2021, Terna ha avviato per la prima volta una consultazione – aperta fino al 13 maggio 2021 – volta a raccogliere pareri su una metodologia innovativa per la stima degli indicatori di resilienza al fine di individuare gli interventi utili a minimizzare la vulnerabilità delle infrastrutture sottoposte agli eventi climatici estremi a beneficio della sicurezza del servizio elettrico e del territorio per imprese e cittadini.
La nuova metodologia, frutto di un anno di lavoro, definisce i criteri attraverso i quali identificare gli interventi finalizzati all’incremento della robustezza e della resilienza della rete di trasmissione elettrica dei prossimi anni, ed è stata introdotta e illustrata da Stefano Saglia e Luca Lo Schiavo, rispettivamente membro del Collegio e Vicedirettore direzione infrastrutture energia e unbundling dell’Arera, Francesco Del Pizzo, Responsabile Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento di Terna, Maurizio Delfanti, Amministratore Delegato di Rse. Ai lavori hanno partecipato anche Marilena Barbaro, Dirigente Regolamentazione infrastrutture energetiche del Ministero della Transizione Ecologica, e Gilberto Dialuce, ex Direttore Generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari del Ministero della Transizione Ecologica.
Nello specifico, lo studio coordinato da Terna e Rse si compone di 3 principali linee guida – che analizzano la frequenza e l’estensione degli eventi climatici estremi, il loro impatto sulle infrastrutture di rete e un’analisi della tipologia di asset interessati – e individua una serie di interventi specifici per minimizzare il rischio di interruzione del servizio elettrico. Tra gli interventi principali ci sono azioni preventive per diminuire l’esposizione degli impianti a eventi meteorologici severi; soluzioni per ridurre il tempo di ripristino degli asset a seguito di disservizi; attività di monitoraggio predittive per anticipare situazioni meteo critiche con impatto sulle reti. Terna ha già pianificato la realizzazione di nuove linee in cavo interrato, il potenziamento, l’interramento o il rifacimento a seconda delle esigenze di elettrodotti esistenti, interventi puntuali di mitigazione del rischio, come per esempio l’installazione di dispositivi anti-rotazionali per prevenire la formazione dei cosiddetti manicotti di ghiaccio sui conduttori, l’implementazione di piani di emergenza con strumenti e attrezzature a supporto del ripristino del servizio, quali mezzi speciali e gruppi elettrogeni.
Infine, modelli previsionali per un sempre più dettagliato e preciso monitoraggio delle infrastrutture tramite l’utilizzo di innovativi sensori, IoT e analisi dei big data.
Lo studio è il risultato di un approccio ad ampio spettro che ha consentito a Terna e Rse di analizzare e definire le curve di vulnerabilità delle infrastrutture – ovvero stime della probabilità di rottura dei componenti a sollecitazioni dirette ed indirette – partendo dalla mappatura della rete e individuando le porzioni a maggior rischio per effetto di vento forte, ghiaccio e neve. Infine, correlazioni meteo storiche hanno permesso di valutare con maggiore accuratezza la probabilità delle contingenze multiple tenendo conto dei cambiamenti climatici: in questo modo è stato possibile identificare le aree del territorio più a rischio di guasti a fronte di eventi meteo avversi e individuare le zone a maggior priorità di intervento.
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