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Energia

Terna, 38 milioni per il riassetto della rete elettrica del Novarese

ROMA (ITALPRESS) – Terna, in seguito all’avvio del procedimento autorizzativo da parte del ministero dello Sviluppo Economico dell’intervento di interramento parziale e conseguente demolizione dell’elettrodotto 132 kV Mercallo – Cameri, pubblicherà domani l’avviso con l’elenco delle particelle relative alle aree potenzialmente interessate situate nei Comuni di Borgo Ticino, Cameri, Varallo Pombia, Pombia, Marano Ticino, Oleggio e Bellinzago Novarese.
L’opera, per cui Terna investirà circa 38 milioni di euro, è l’attuazione di quanto previsto dal Protocollo di Intesa legato alla realizzazione dell’elettrodotto Trino – Lacchiarella, e consentirà, a valle della realizzazione di un nuovo collegamento in cavo tra Cameri e Borgo Ticino, della lunghezza di circa 22 Km, la demolizione di un tratto aereo di circa 21 km.
E’ previsto, inoltre, lo smantellamento di ulteriori 3 Km dell’elettrodotto 220 kV Magenta – Pallanzeno che insiste nel Comune di Borgo Ticino. Complessivamente, saranno oltre 100 i sostegni elettrici dismessi.
Gli interventi di demolizione interesseranno anche il Parco Naturale del Ticino dove Terna provvederà alla rimozione 28 tralicci per un totale di 5 km di linea aerea. La realizzazione dell’intervento, oltre rendere più efficiente il servizio di trasmissione dell’energia nell’area, consentirà di restituire alla collettività oltre 60 ettari di territorio pari a circa 87 campi da calcio.
Il tracciato del nuovo elettrodotto in cavo interrato è frutto del proficuo confronto tra Terna e tutti i soggetti coinvolti; un percorso che ha consentito di individuare le migliori soluzioni progettuali e di siglare, nel maggio 2019, un verbale d’intesa con le amministrazioni comunali.
I cittadini, e in particolare i proprietari delle particelle interessate dalle opere, possono prendere visione del progetto presso il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e i Comuni coinvolti. Entro il termine di 35 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, è possibile anche presentare osservazioni scritte ai Ministeri e, per conoscenza, a Terna.
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Blue Deal, la transizione energetica punta sul Mediterraneo

ROMA (ITALPRESS) – Al via il progetto europeo “Blue Deal” per portare nei Paesi mediterranei tecnologie e soluzioni “su misura” per sfruttare l’energia dal mare, con la partecipazione di 13 partner, tra cui ENEA e Università di Siena (coordinatore), provenienti da Italia, Spagna, Cipro, Grecia, Albania, Croazia e Malta.
Progetto Blue DealCon un finanziamento Ue di 2,8 milioni di euro, il progetto punta a sostenere una transizione energetica che includa l’energia dalle onde e dalle maree in un’area particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. “I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo spesso non considerano il mare una concreta risorsa di sviluppo economico nè tantomeno una fonte di energia pulita su cui centrare le strategie energetiche nazionali e regionali. Dobbiamo lavorare per favorire la diffusione delle informazioni, l’innovazione tecnologica e l’iniziativa imprenditoriale. Con il progetto ‘Blue Deal’ vogliamo affrontare queste sfide e offrire strumenti hi-tech e informativi adeguati, che permettano di valorizzare sempre di più la risorsa mare nel rispetto dell’ambiente e a beneficio delle comunità locali e del loro sviluppo”, sottolinea Maria Vittoria Struglia, ricercatrice del Laboratorio di modellistica climatica e impatti e responsabile ENEA del progetto.
“Blue Deal nasce dalle precedenti esperienze dei due progetti Interreg Med, MAESTRALE e PELAGOS, e mira a capitalizzarne i risultati”, commenta Simone Bastianoni dell’Università di Siena, coordinatore del progetto. “Dimostreremo che è possibile pianificare una transizione energetica che includa l’energia dal mare e forniremo esempi pratici in diversi luoghi dell’area mediterranea”.
Nell’arco di tre anni i partner avvieranno molte iniziative nelle diverse aree costiere del Mediterraneo, per far conoscere alle comunità locali, alle amministrazioni e alle imprese le potenzialità dell’energia dal mare e i suoi positivi effetti su ambiente, economia e occupazione. Tra gli eventi in programma ci sono business forum, open day, un concorso scolastico e i Blue Deal testing lab, laboratori pensati per coinvolgere i cittadini e rafforzare la collaborazione tra ricerca, enti locali e aziende, in particolare le PMI. Tutto con l’obiettivo concreto di superare le attuali restrizioni tecniche e burocratiche alla diffusione della blue energy e di individuare soluzioni innovative, sostenibili e ‘su misurà per l’autosufficienza energetica delle piccole comunità, in particolare delle isole, anche in presenza di flussi turistici stagionali. Il risultato finale del progetto sarà la definizione di un piano comune per la diffusione di queste tecnologie nell’area mediterranea.
Finora il primo caso studio affrontato dagli esperti è stata l’isola di Malta, che nel 2016 ha approvato un Piano di Sviluppo che menziona la risorsa energetica marina; i partner hanno organizzato un evento online, che ha permesso di testare in modo preliminare la possibilità di includere concretamente l’energia dal mare nella pianificazione delle sue aree costiere. Ma non è l’unica. L’Italia è il primo Paese del Mediterraneo per finanziamenti pubblici all’energia dal mare con quasi 5 milioni di euro nel 2019; in Spagna il piano per le energie rinnovabili 2011-2020 illustra in dettaglio una politica di energia pulita che punta a ottenere 750 MW di energia eolica offshore e 100 MW di energia delle onde entro quest’anno. Poi c’è la Grecia, dove sono state installate 300 turbine eoliche offshore per rifornire di energia green le isole che non sono collegate alla rete nazionale. “Insomma, anche se il divario con i Paesi del Nord Europa è ancora ampio, il bacino del Mediterraneo ha certamente un enorme potenziale di sfruttamento di energia dal mare, che non tarderà a utilizzare”, conclude Maria Vittoria Struglia.
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Enel lancia concorsi per progettare le centrali del futuro

ROMA (ITALPRESS) – Centrali elettriche sempre più integrate nel paesaggio e aperte al territorio: l’impegno di Enel per la transizione energetica si arricchisce di una nuova sfida, attraverso “I nuovi spazi dell’energia”, quattro concorsi per il design delle centrali moderne e efficienti necessarie per la dismissione degli impianti a carbone. L’obiettivo è dar vita a poli energetici in cui convivranno fonti rinnovabili (solare fotovoltaico), batterie per l’accumulo di energia e impianti a gas, sempre più integrati con l’ambiente circostante, grazie a progetti che riducano l’impatto paesaggistico e che disegnino un’idea nuova di centrale, prevedendo anche degli spazi a disposizione delle comunità locali. Ai partecipanti viene chiesto di presentare delle idee progettuali che rispettino i principi di sostenibilità e economia circolare, attraverso il riutilizzo delle strutture esistenti, e che possano essere adattate alle diverse fasi di conversione degli impianti.
“Chiediamo il contributo di architetti e designer per la realizzazione di quelle che vorremmo diventassero delle icone della transizione energetica – afferma Antonio Cammisecra, direttore Global Power Generation e ceo di Enel Green Power -. Proseguiamo lungo il percorso verso una nuova visione dell’energia, aperta al territorio, alle comunità locali e che rispetti i principi dell’economia circolare, con impianti perfettamente integrati con l’ambiente circostante. Con questi concorsi vorremmo quindi coinvolgere soprattutto i giovani talenti che desiderino contribuire al futuro energetico sostenibile del Paese”. I concorsi riguardano quatto centrali elettriche: La Spezia, Fusina, Civitavecchia e Brindisi, e saranno portati avanti in collaborazione con le Università di Genova, Iuav di Venezia, della Tuscia e del Salento. Per favorire un più ampio coinvolgimento i bandi prevedono indicazioni per la partecipazione dei giovani under 40 e per la parità di genere. I progetti verranno valutati da una commissione composta da rappresentanti di Enel, delle Università e dei rappresentanti delle comunità locali. I tre migliori progetti selezionati per ciascuna delle quattro gare verranno acquisiti da Enel e ai vincitori verrà affidata la progettazione architettonica della propria proposta per la realizzazione degli impianti, per i quali sono attualmente in corso gli iter autorizzativi.
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Green Deal, l’Europarlamento promuove lo stoccaggio delle rinnovabili

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento Europeo ha approvato con 556 voti contro 22 e 110 astensioni una relazione non legislativa che promuove lo stoccaggio dell’energia, che “svolgerà un ruolo cruciale per conseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”. Poichè l’energia rinnovabile fa sempre più parte del mix energetico europeo, i deputati propongono modalità per aumentare le soluzioni di stoccaggio come l’idrogeno o le batterie domestiche. Claudia Gamon, relatore (Renew Europe, At) ha detto: “L’immagazzinamento dell’energia sarà essenziale per la transizione verso un’economia decarbonizzata basata su fonti di energia rinnovabili – si legge nella relazione -. Poichè l’elettricità generata dall’energia eolica o solare non è sempre disponibile nelle quantità necessarie, dovremo immagazzinarne maggiori quantità. Oltre alle tecnologie che già sappiamo funzionare bene, come lo stoccaggio d’acqua per pompaggio, anche altre tecnologie ricopriranno un ruolo fondamentale in futuro, come le tecnologie per le batterie, lo stoccaggio termico e l’idrogeno verde. Queste tecnologie dovranno avere accesso al mercato per garantire una fornitura costante di energia ai cittadini europei”. Il Parlamento invita così la Commissione europea e gli Stati membri a rimuovere le barriere normative che ostacolano lo sviluppo dei progetti di stoccaggio energetico, come la doppia imposizione o le carenze nei codici di rete dell’UE. Secondo i deputati occorre rivedere anche le reti transeuropee nel settore dell’energia per migliorare i criteri di ammissibilità per chi desidera sviluppare impianti di stoccaggio dell’energia.
Nel documento, si sottolinea inoltre “il potenziale dell’idrogeno generato da fonti rinnovabili (il cosiddetto “idrogeno verde”) e si invita la Commissione a continuare a sostenere le attività di ricerca e sviluppo per un’economia dell’idrogeno. Le misure di sostegno potrebbero aiutare a ridurre il costo dell’idrogeno verde e renderlo economicamente sostenibile. La Commissione dovrebbe inoltre valutare la possibilità di ammodernare le infrastrutture del gas per il trasporto dell’idrogeno, poichè l’uso del gas naturale è solo temporaneo e dovrebbe gradualmente diminuire”. Il Parlamento, inoltre, sostiene gli sforzi della Commissione volti a stabilire norme europee per le batterie e a ridurre la dipendenza dalla produzione fuori dall’Europa. “L’Ue dipende in larga misura dalle importazioni di materie prime la cui estrazione da fonti naturali comporta un degrado ambientale. Una soluzione potrebbe essere il rafforzamento dei sistemi di riciclaggio e un approvvigionamento sostenibile di materie prime, possibilmente nell’Ue”. Infine, i deputati hanno presentato proposte per incentivare altre possibilità di stoccaggio, come quello meccanico e termico, nonchè lo sviluppo dello stoccaggio decentralizzato attraverso le batterie domestiche, lo stoccaggio termico domestico, la tecnologia vehicle-to-grid (V2G) e i sistemi energetici per le case intelligenti.
Per conseguire gli obiettivi del Green Deal e dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, il sistema energetico europeo dovrà diventare neutro in termini di emissioni di carbonio entro la seconda metà di questo secolo. Tuttavia, anche se le fonti energetiche rinnovabili sono fondamentali per raggiungere questo traguardo, alcune delle principali fonti rinnovabili non sono sempre affidabili: la produzione di energia solare ed eolica dipende dall’ora del giorno, dalle stagioni e dal tempo. Con l’aumentare della percentuale delle energie rinnovabili variabili, lo stoccaggio energetico ricopre un ruolo sempre più importante nel riempire l’intervallo tra la produzione e il consumo di energia. Secondo le stime della Commissione, al fine di azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050, l’Ue dovrà essere in grado di immagazzinare sei volte più energia di quanto non faccia oggi.
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Roberto Malaman nominato nuovo segretario generale dell’Arera

MILANO (ITALPRESS) – Il Collegio dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente – preso atto del rientro nei ruoli del Senato del consigliere Edoardo Battisti – ha nominato quale nuovo segretario generale dell’Autorità, a decorrere dal prossimo 13 luglio, Roberto Malaman, attuale direttore Advocacy Consumatori e Utenti. La scelta è stata effettuata valorizzando il percorso pluriennale di Roberto Malaman, che dal 1997 assicura la propria professionalità all’interno dell’Autorità, nella quale ha ricoperto in precedenza anche il ruolo di direttore generale.
Laureato in economia e commercio presso l’Università Cattolica di Milano, Malaman ha ricoperto negli ultimi anni anche alcuni incarichi internazionali in rappresentanza dell’Autorità: vice-president del Neon (National Energy Ombudsmen Network), vice-vhair del Working Group on Customers and Retail Markets del CEER (Council of European Energy Regulators) e in precedenza chairman del Working Group Consumer Issues di MEDREG (Association of Mediterranean Regulators for Electricity and Gas).
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L’Italia dell’elettrico si scopre eccellente, Enel e Fca capofila

TORINO (ITALPRESS) – Perchè i veicoli elettrici possano competere realmente con i mezzi a motore termico, vanno tagliati due traguardi. Il primo è la riduzione del costo della ricarica. L’energia erogata dalle colonnine pubbliche ha tariffe tre volte superiori rispetto a quelle degli impianti domestici, che sono già elevate. La gran parte di questo costo va in tasse, un intervento politico e fiscale quindi sarebbe sufficiente a compensare questo primo gap. Il secondo traguardo è invece industriale. Oggi le batterie costano tra 160 e 180 dollari al kWh, un valore che incide fortemente sul prezzo finale di vendita delle auto elettriche. Secondo Roberto Di Stefano, a capo di Fca e-Mobility per l’area Emea, però tra 2024 e 2025 si scenderà a 100 dollari per kWh, rendendo i listini “sostenibili”.
In poco più di quattro anni, quindi, l’auto elettrica sarà competitiva e invaderà le nostre strade. Ma il resto dell’ecosistema, che comprende le stazioni di ricarica, l’assistenza post-vendita, lo smaltimento delle batterie, la ricerca scientifica e le reti di accumulo, a che punto è? Per fare il punto, oggi Enel ha organizzato una web conference per presentare la terza edizione del volume ‘100 Italian e-mobility stories’ realizzato con la fondazione Symbola. “Quella della mobilità elettrica, è una delle rivoluzioni più rilevanti in atto, ma anche una delle più discusse – ha spiegato Francesco Starace, Ad di Enel – l’Italia partecipa a questo cambiamento, con tante aziende che fanno innovazione, insieme a Fca, che è uno dei protagonisti di questa trasformazione. Noi come Enel siamo al secondo posto al mondo per punti di ricarica pubblici installati nel mondo”. Proprio l’incontro del comparto dell’automotive con quello dell’energia, “è la vera novità. Una scintilla che dà il via a un nuovo mondo” ha assicurato Pietro Gorlier, a capo dell’area Emea di Fca. Già oggi tutti gli stabilimenti italiani del gruppo e i loro 55.000 occupati sono coinvolti attivamente in questa transizione, ma non solo. “Questo nostro impegno è stato accolto con grande favore dalle parti sociali che rappresentano i lavoratori, dall’opinione pubblica e dall’intera filiera automotive che conta in senso allargato fino a 1,23 milioni di lavoratori, perchè nello scenario ipercompetitivo che si prospetta, per continuare ad avere in Italia anche una filiera solida e robusta da un punto di vista organizzativo e finanziario, non si può prescindere dall’avere una produzione significativa di veicoli localizzata nel Paese”.
Anche perchè il resto del mondo corre, a una velocità anche superiore al previsto: ci sono più di 7 milioni di veicoli elettrici per passeggeri o merci circolanti, più di 3 milioni in Cina, e quasi 2 milioni in Europa. Una crescita che nemmeno il Covid-19 ha fermato, perchè mentre le immatricolazioni totali di autoveicoli hanno registrato un forte calo nei primi tre mesi del 2020, le auto elettriche ed ibride immatricolare sono cresciute dell’81,7% in Europa, a quota 228.210.
L’Italia sta giocando la sua partita, come racconta il report di Symbola, con una filiera che parte dai carmaker, non solo Fca, e scende fino ai centri di ricerca, alle multiutility e ai designer. Non mancano forme le avanzate di mobilità, come i servizi di sharing mobility, le app e i centri di recupero delle batterie esauste. Un polo d’eccellenza è quello del Politecnico di Torino, dove si studiano soluzioni avanzatissime con batterie allo zolfo che potrebbero presto sostituire quelle al litio, in virtù di prestazioni esponenzialmente superiore. “Sostenibilità dei materiali, e loro riutilizzo sono centrali, stiamo scrivendo un’agenda strategica per lo sviluppo. E i dati lo dimostrano, perchè dove si fa ricerca in questo settore, si attiva un driver di industrializzazione. Ben venga quindi l’Italian battery alliance, istituita venerdì scorso con l’Enea” ha spiegato Silvia Bodoardo, docente dell’ateneo torinese e referente italiana presso l’Unione Europea su questi temi. Ma non basta. “Dobbiamo anche mettere il cliente nelle migliori condizioni per beneficiare delle convenienze di un veicolo elettrico, quindi garantirgli accesso ai centri storici, parcheggio gratuito e molto altro. Tutto questo sarà possibile se al veicolo elettrico, sarà affiancata una connessione semplice e facile, per trovare il servizio di cui ha bisogno” spiega Di Stefano.
Vanno quindi definiti standard e applicazioni universali, come avviene per gli smartphone, in grado semplificare questa transizione, da cui non si torna indietro. “Adesso bisogna concentrarsi sul gap di costo tra le automobili elettriche e quelle con motore termico, che è un tema che dobbiamo affrontare. I primi passi non sono sufficienti per aumentare il parco del venduto” ha spiegato Alessandra Todde, sottosegretario allo Sviluppo Economico. “Passi concreti più importanti saranno fatti in futuro dal Governo, e sono una priorità. Fino al 2024 e 2025 dobbiamo lavorare su incentivazione e informazione” ha concluso la sottosegretaria, lasciando il tema in mano ai costruttori e ai privati, ancora per un pò.
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Da Sace e Simest primo finanziamento “green” in Ue

ROMA (ITALPRESS) – Sace, Simest, Bnp Paribas Corporate & Institutional Banking (Cib) e Hsbc hanno finalizzato il primo “Green Loan” con garanzia Eca (Export Credit Agencies) a sostegno dell’export italiano e delle infrastrutture energetiche rinnovabili in Europa: un finanziamento da 488 milioni di dollari in favore di National Grid North America, società del Gruppo National Grid Plc, il principale gestore di reti elettriche e gas in UK, a supporto dei lavori e delle forniture commissionate all’italiana Prysmian nell’ambito del progetto internazionale “Viking Link”. In particolare, la linea di credito è erogata da un pool di mandated lead arrangers e lenders comprendente Bnp Paribas Cib e Bnp Paribas Fortis (anche sole structuring bank) e Hsbc Bank (anche banca agente) e beneficia della garanzia di Sace al 90% e della stabilizzazione del tasso d’interesse del finanziamento al tasso Cirr da parte di Simest.
Il progetto “Viking Link”, del valore complessivo di 2 miliardi di euro, prevede la realizzazione di un’interconnessione elettrica sottomarina della capacità di 1.400 MW tra Regno Unito e Danimarca. Il progetto sarà realizzato entro il 2023 e migliorerà l’efficienza degli impianti di produzione e delle reti di trasmissione di energia elettrica dei due Paesi, consentendo di incrementare la sicurezza delle forniture di elettricità e concorrendo a raggiungere i target nazionali di emissioni. Dal 2030, il 90% dell’elettricità proveniente dalle interconnessioni di National Grid sarà a emissioni zero. Per Dario Liguti, chief underwriting officer di Sace, “siamo onorati di aver fatto parte del primo green loan multi-Eca, un progetto fondamentale per il sostegno alla trasformazione dell’Europa verso un’energia sempre più green”. Mauro Alfonso, chief executive officer di Simest, esprime “soddisfazione per aver avuto l’opportunità, insieme a Sace, di supportare la prima operazione di Eca export financing a sostegno dello sviluppo di infrastrutture strategiche dal punto di vista ambientale e sociale, a dimostrazione del fatto che il sistema Italiano di supporto all’export può giocare un ruolo importante nello sviluppo di una finanza responsabile a beneficio di investimenti che stimolano la transizione energetica verso le fonti rinnovabili”.
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Enel Green Power vince la sua prima gara solare in India

ROMA (ITALPRESS) – Enel Green Power, attraverso la sua controllata indiana per le energie rinnovabili, EGP India, si è aggiudicata il diritto di firmare un contratto di fornitura energetica della durata di 25 anni per un progetto solare da 420 MW in India, che sarà ubicato nello Stato del Rajasthan e sarà il suo primo impianto solare nel Paese. L’aggiudicazione del progetto è avvenuta nell’ambito della Nona Tranche da 2 GW della gara d’appalto nazionale per l’energia solare indetta dalla società governativa Solar Energy Corporation of India Limited (SECI). “Questa nuova aggiudicazione testimonia il continuo impegno di Enel Green Power rivolto all’espansione della propria impronta energetica pulita e sostenibile, con l’obiettivo di proseguire nel percorso del Gruppo Enel verso la totale decarbonizzazione”, ha dichiarato Antonio Cammisecra, Ceo di Enel Green Power. “L’India rappresenta un mercato importante in una geografia strategica per la nostra azienda, in quanto vanta una ricchezza di risorse rinnovabili e un contesto altamente competitivo, cui si unisce una crescente domanda di energia. Siamo orgogliosi di rafforzare la nostra presenza in India con il nostro primo progetto solare, poichè continuiamo a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di energia sostenibile del Paese, fornendo al contempo energia pulita con le tecnologie più all’avanguardia”. La costruzione dell’impianto solare, che dovrebbe entrare in funzione alla fine del 2021, comporterà un investimento di circa 180 milioni di dollari. In base al contratto di fornitura di energia che sarà assegnato a EGP alla luce della gara d’appalto odierna, il progetto solare fornirà a SECI i volumi di energia specificati per un periodo di 25 anni. L’impianto sarà in grado di generare più di 750 GWh di energia rinnovabile all’anno, abbastanza per evitare l’emissione annuale in atmosfera di circa 681.600 tonnellate di CO2. Il progetto attribuito nell’ambito della gara d’appalto aiuterà il governo indiano a raggiungere i suoi obiettivi in materia di energie rinnovabili, nel suo percorso verso il raggiungimento entro il 2022 di una capacità di produzione energetica pari a 100 GW di energia solare e 60 GW di energia eolica, a fronte dei circa 35 GW di energia solare e 38 GW di energia eolica odierni.
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