ROMA (ITALPRESS) – “Donald Trump tornerà alla Casa Bianca”. La Cnn annuncia così la vittoria del candidato repubblicano alle presidenziali americane, che ha già conquistato 276 voti dei grandi elettori, superando quindi quota 270. Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti.
Donald Trump tornerà quindi per la seconda volta a guidare gli Stati Uniti. Il tanto atteso testa a testa non c’è stato, il tycoon ha confermato i successi negli Stati “ovvi”, ma è negli Swing States che la sua campagna elettorale aggressiva ha fatto particolarmente breccia.
Vinti North Carolina, Georgia e Pennsylvania (dove Harris aveva investito tanto), avanti negli altri Stati in bilico quando ormai si sono superate percentuali elevate e significative. L’America ha voltato pagina dopo il quadriennio Joe Biden. A metà notte (italiana) Elon Musk di dubbi non ne aveva già: significativo il tweet del proprietario di Tesla e di X: “Game, set and match”. I Repubblicani, dopo quattro anni, hanno conquistato la maggioranza al Senato e sono favoriti per la Camera, anche se il rischio (minimo) di un Congresso ancora “spaccato” c’è.
Grande entusiasmo a Palm Beach, Florida, musi lunghi a Washington, nel quartiere generale di Kamala Harris. Neanche la profezia di Barack Obama (“ci vorrà tempo prima dei risultati”) si è avverata, la vicepresidente “non parlerà ai sostenitori stasera, ma dovrebbe parlare domani”, ha detto il copresidente della sua campagna, Cedric Richmond, mentre continuavano ad arrivare risultati elettorali indigesti da tutto il paese. “Abbiamo ancora voti da contare”, ha detto. Delusione palpabile, in attesa degli esiti degli altri quattro “battleground States” (Wisconsin e Michigan oltre ad Arizona e Nevada) ma la sconfitta è ormai accertata. Democratici travolti da una valanga rossa. E Trump, seguito dal suo staff e dai suoi seguaci, è arrivato al Convention Center di Palm Beach per le prime parole da 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America.
Nelle ore immediatamente precedenti alla chiusura dei primi seggi, in Indiana e Kentucky, Trump aveva denunciato via social “voci” secondo cui nelle operazioni di voto a Philadelphia ci sarebbero state “massicce frodi”. Una denuncia (poi estesa anche al Michigan) smentita seccamente dalla polizia locale, che alla Cnn ha fatto sapere di “non essere a conoscenza di ciò a cui Trump si riferisce”. Ha (ormai) vinto Trump anche nel voto popolare: supera Harris anche nei voti contati uno per uno, a sancire un trionfo più largo di qualsiasi previsione. Una valanga rossa, per l’appunto.
In serata Kamala Harris ha chiamato Donald Trump per congratularsi con lui per la vittoria alle presidenziali statunitensi. Lo ha riferito a “Nbc News” un portavoce di Harris, precisando che la candidata democratica ha discusso con il presidente eletto “dell’importanza di un pacifico trasferimento di potere e di essere un presidente per tutti gli americani”.
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Gli Stati Uniti voltano pagina, Trump torna alla Casa Bianca. Harris lo chiama per congratularsi
Germania, Scholz licenzia il ministro delle finanze Lindner
BERLINO (ITALPRESS) – Il cancelliere Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze, Christian Lindner che chiedeva nuove elezioni. Lo riferiscono gli organi di stampa tedeschi. Lindner aveva proposto di tornare al voto all’inizio del 2025 agli alleati di governo. L’annuncio è arrivato mentre sono in corso trattative tra i partner della coalizione semaforo – Spd, liberali e Verdi – sul bilancio.
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Usa24, per Trump oltre 2 milioni di follower social in più
ROMA (ITALPRESS) – La percezione prima e la conferma della vittoria hanno regalato complessivamente agli account social di Donald Trump un incremento totale di 2,1 milioni di nuovi follower.
A crescere con maggior intensità sono stati i follower di Instagram (734 mila), di X (650.000) e TikTok (600.000), che sono state anche le due piattaforme che hanno generato più audience per entrambi i candidati. Per Kamala Harris l’incremento complessivo è stato di circa 1,5 milioni di nuovi follower sulle varie piattaforme.
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Trump “Mandato senza precedenti, America sarà di nuovo grande”
ROMA (ITALPRESS) – “Gli Usa ci hanno dato un mandato senza precedenti, un mandato molto potente”. Così Donald Trump, dopo la vittoria ormai data per acquisita anche se manca l’ufficialità parlando fdal palco di Palm Beach in Florida. “Metteremo l’America al primo posto, dobbiamo sistemare le cose e possiamo renderla davvero grande per tutti i cittadini. Il futuro dell’America sarà ancora più grande, solido e robusto di quanto non sia mai stato”. Dal palco con tutta la famiglia riunita e il suo vice JD Vance, il tycoon sottolinea come il risultato sia dovuto a “un movimento incredibile, inedito, il più grande movimento nella storia. Ora raggiugeremo un altro livello di importanza perchè aiuteremo il Paese a lenire le ferite. Sistemeremo tanti problemi – assicura -. Abbiamo superato ostacoli che nessuno pensava, abbiamo raggiunto un grande successo politico. La nostra è una vittoria politica. Il nostro Paese non ha mai visto nulla di simile. Lotterò per voi, per le vostre famiglie, per il vostro futuro, lavorerò ogni giorno e vi porterò un Paese sicuro e prospero, sarà l’età dell’oro, sarà una vittoria per tutti gli americani che ci consentirà di nuovo di rendere il nostro Paese una grande nazione. Noi torneremo a essere un Paese speciale, vogliamo e possiamo tornare a essere i migliori. Abbiamo raggiunto numeri record, qualcosa che nessuno aveva mai fatto e vi ripagheremo di questo, faremo in modo che ci sia una svolta per tutti. Questa è una promessa. Questo è il giorno in cui gli americani hanno ripreso il controllo del proprio Paese. E’ stata una campagna molto serrata, abbiamo mostrato una coalizione molto unita e questo nella coalizione americana non era mai successo. I cittadini americani si sono riuniti”. Infine, un breve passaggio su immigrazione e guerre. “Dobbiamo chiudere i nostri confini, vogliamo che entrino persone solo legalmente. Non abbiamo avuto guerre per molto tempo, oltre alla sconfitta dell’Isis, vogliamo evitare le guerre, io non voglio iniziare una guerra, le fermerò”, conclude Trump.
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Un uomo solo al comando, i rischi della stravittoria di Trump
di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali degli USA travolgendo il “muro blu” degli Stati democratici (Pennsylvania già vinta, Wisconsin e Michigan ancora non ufficialmente) che Kamala Harris avrebbe dovuto mantenere per ripetere il successo di Joe Biden di quattro anni fa. Invece la candidata democratica ha replicato il fallimento di Hillary Clinton di otto anni fa. La domanda è: ha vinto Trump grazie al suo essere Trump o per la debolezza dell’avversaria, la vicepresidente di Biden? Perché la maggioranza degli americani che ha votato per Trump, ha in queste elezioni ceduto a l’attrattiva esercitata dal candidato repubblicano nonostante avesse tutte quelle zavorre caratteriali? Perché questi elettori volevano al comando degli USA un “rompi sistema”. Lo slogan “Far tornare l’America Grande di nuovo” (“Make America Great Again” – MAGA) è stato ancora una volta capace di dare la carica di andare a votare a milioni di cittadini americani. A loro l’America così com’è ora non piace.
Chi invece avrebbe dovuto votare a valanga per supportare Kamala Harris, cioè soprattutto le donne e i giovani, lo ha fatto non nei numeri sufficienti per contenere il movimento MAGA. Perché? Probabilmente Kamala Harris non è riuscita a emergere come nulla di più di una “riserva” messa in campo troppo tardi. Harris non è mai riuscita a dare l’impressione di rappresentare la nuova generazione del partito democratico (a 60 anni nuova generazione? Barack Obama era un quarantenne quando vinse nel 2008), semmai Harris è apparsa per quello che era: la sostituta di un presidente troppo anziano per correre ancora; ma la scelta della sua vice è arrivata con troppo ritardo e utilizzando un metodo opaco. A Palm Beach in Florida Donald Trump ieri alle due di notte è apparso davanti ai suoi sostenitori con accanto la numerosa famiglia e i maggiori artefici della sua campagna elettorale e il suo vice JD Vance. Il futuro 47esimo presidente ha detto che manterrà le promesse fatte quando era 45esimo presidente: far tornare l’America forte e grande di nuovo e più sicura, soprattutto nei suoi confini ed espellendo gli immigrati già entrati illegalmente. Alla fine Trump ha detto che dovrà anche “guarire” il paese dalle profonde divisioni che si sono create negli ultimi quattro anni. “Il successo unisce e unirà gli americani”, ha concluso Trump.
Invece l’America il 6 novembre 2024 appare più spaccata, con la sua democrazia una volta formidabile nel praticare il “balance of powers” più traballante che mai – non come sistema elettorale ma nel rispetto dei principi costituzionali -. Questo perché Trump che torna alla Casa Bianca avrà forse non solo la maggioranza al Senato ma la maggioranza del Congresso pronto ad ubbidire, con in più una Corte Suprema che ha già dimostrato di volere gratificarlo e proteggerlo. Così mezza America si risveglia mercoledì come le accadde nel 2016, con un senso di incredulità da deja vu, ma cosciente che questa volta l’incubo del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump arriva dopo l’assalto al Congresso del gennaio 2021 e le condanne per una serie di reati. Inoltre molti tra gli uomini e le donne che accompagnarono Trump la prima volta alla Casa Bianca per servire nella sua prima amministrazione, non ci saranno più. Perché pur appartenendo al suo partito, lo hanno poi definito un uomo pericoloso per la democrazia, addirittura un “fascista”. Già, chi ci sarà questa volta nell’ufficio ovale con Trump? Un uomo solo al “comando” degli Stati Uniti d’America non c’è mai stato. Neanche Lincoln o FDR ebbero la possibile concentrazione di poteri che Trump potrebbe ritrovarsi dal 20 gennaio 2025. (ITALPRESS) – (SEGUE). Trump del resto, al colmo del narcisismo, ha ripetuto recentemente che lui, essendo migliore di Lincoln, sarà considerato il migliore presidente della storia degli USA. Ok, ma chi non sarà d’accordo, sarà un “nemico del popolo”? La vittoria elettorale per la presidenza di Trump è stata netta, il sistema elettorale americano – tanto vituperato dal vincitore – ha funzionato. Ma la salute della democrazia? Se la vittoria dei seguaci di Trump risulterà netta anche al Congresso, la democrazia americana rischia di diventare ostaggio del movimento MAGA e del suo guru.
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Washington blindata, arrestato un uomo armato a Capitol Hill
WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – La polizia del Campidoglio degli Stati Uniti ha reso noto di aver arrestato un uomo con una torcia e una pistola lanciarazzi che oggi ha tentato di entrare con la forza nel centro visitatori, cercando di oltrepassare l’area blindata dalle forze dell’ordine. In questa giornata di voto c’è molta tensione negli Stati Uniti e per questa ragione sono state disposte importanti misure di sicurezza in tutte le sedi istituzionali.
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O vince Trump o alla democrazia non gioca più nessuno?
di Stefano Vaccara
NEW YORK (ITALPRESS) – Chi ha già votato o si appresta a votare per Trump è un nazi-fascista “nativista”? Ci saranno anche gli estremisti razzisti che bramano una dittatura del “fuhrer” tra gli elettori dell’ex presidente, ma sono una piccola minoranza che non riuscirebbe mai a riportarlo alla Casa Bianca. No, chi vuole il ritorno di Trump, la maggioranza di coloro che voteranno “rosso”, sono cittadini americani che si dividono in due gruppi principali: “Dissatisfied” (gli insoddisfatti) e i “well off” (coloro che hanno raggiunto il benessere e che pensano che Trump gli assicurerebbe più sicurezza e meno tasse). I primi sono soprattutto uomini bianchi senza diploma di studi superiori, che hanno visto negli ultimi anni diminuire le loro possibilità di trovare lavori ben retribuiti e che si sentono “traditi” e lasciati indietro. Spesso vengono chiamati “angry white men” (uomini bianchi arrabbiati) e tendono, nello slogan “Make America Great Again”, a immaginare il ritorno all’epoca in cui un uomo bianco, con un solo lavoro che non aveva bisogno di alcun diploma di laurea (college degree), poteva negli USA comprare una casa e mantenere una famiglia senza difficoltà. Tra questi uomini bianchi di tutte le fasce d’età, che in larga percentuale scelgono di votare Trump, si innestano anche uomini afroamericani e ispanici che hanno gli stessi motivi, ma nei loro gruppi rimangono ancora una minoranza. Nel gruppo dei “well off” troviamo invece tutte le etnie, le età e anche i generi: uomini e donne di successo, imprenditori e professionisti che hanno accumulato ricchezza e che temono che una amministrazione Harris espanda la tassazione ai “più che benestanti” (cioè a coloro che guadagnano oltre 400 mila dollari l’anno) per sovvenzionare la corsa “socialista” a nuovi programmi di assistenza federali etc. Oltre a questi due gruppi, non dimentichiamo anche il peso del movimento conservatore “cristiano” soprattutto del Sud, che qualcuno chiama born again christians, ma sono tutti i cristiani osservanti conservatori inclusi non pochi cattolici. Questi votano “il peccatore” Trump per le sue promesse (finora mantenute) riguardo sopratutto alle leggi restrittive sull’aborto. Questi cristiani “militanti” non sono tantissimi ma sicuramente il loro numero resta decisivo per la vittoria dei repubblicani in certi stati del Sud.
Questa è la coalizione che potrebbe far vincere Trump se quella che dovrebbe sostenere Kamala Harris (donne, giovani, lavoratori iscritti ai sindacati, uomini e donne con college degree, tutte le minoranze inclusa quella lbgtq+) non riuscisse a portare un’altissima percentuale di votanti alle urne soprattutto negli stati “swinging” (altanelanti). Per vincere, infatti, i candidati devono entrambi superare circa gli 80 milioni di voti. Sulla carta Harris può raggiungerli più facilmente di Trump, ma così si diceva anche per Hillary Clinton…
Questa in sintesi la situazione che però ci fa restare con una domanda in sospeso. Dato che la stragrande maggioranza di chi vota Trump non vuole la dittatura e resterebbe favorevole ai valori democratici americani, come concilia il proprio voto per il movimento MAGA col fatto che Donald Trump , dopo non aver riconosciuto il risultato elettorale del 2020 (e se non lo avesse “premeditato”, dopo aver sicuramente agevolato l’assalto al Congresso dei suoi MAGA), ancora oggi insiste, in ogni suo comizio, a sostenere che se lui non vincerà le elezioni del 2024 significherà che il voto è stato truccato? Ecco come fanno questi cittadini americani a votare per chi sostiene che può solo vincere altrimenti la democrazia e le sue regole sono truccate e non valgono più?
Per questo Trump mi ricorda la mia infanzia, quando all’oratorio del Don Bosco Ranchibile di Palermo, c’era il bullo di turno, il ragazzino che ogni tanto entrava nel campo dove con i miei compagni giocavamo la nostra partita e di colpo minacciava: “o gioco io o non gioca nessuno”. Allora certo, lo facevamo giocare, però al momento che la sua squadra subiva un gol, lui urlava: il gol non vale. E se lui o uno della sua squadra toccava la palla con le mani, voleva che il fallo fosse ignorato. A quel punto, stanchi delle prepotenze, con i miei compagni prendevamo i nostri zaini e smettevamo di giocare la partita “truccata”, perché solo così potevamo far “perdere” quel bulletto che pretendeva di vincere sempre… Ecco, ma in democrazia? Si può smettere di giocare quando arriva il bullo? Quando in Italia chi non volle accettare più le prepotenze di chi pretendeva solo di vincere uscì dal Parlamento per andarsene “all’Aventino”, sappiamo come andò a finire…
Ecco mi piacerebbe quindi capire come coloro che voteranno Trump per ragioni che rappresentano sicuramente degli interessi legittimi in democrazia, abbiano messo in conto che invece queste elezioni le possono perdere e cosa faranno quando il loro candidato non accetterà il verdetto continuando a urlare “o vinco io” o non vota più nessuno.
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Re Felipe di Spagna contestato sui luoghi delle alluvioni
MADRID (SPAGNA) (ITALPRESS) – Re Felipe di Spagna è stato contestato dalla folla mentre era in visita sui luoghi delle alluvioni. E’ accaduto a Paiporta. Era accompagnato dalla moglie Letizia e dal premier Pedro Sanchez ed è stato accolto dal presidente della Regione Valencia, Carlos Mazon.
Proprio a Paiporta, città dell’area di Valencia, fortemente colpita dalla Dana, al passaggio del corteo delle autorità, alcuni residenti hanno iniziato a lanciare il fango che ricopre le strade, mentre altri gridavano “assassini”. Forte la rabbia contro il Governatore di destra della regione di Valencia, Carlos Mazon, molti gridavano “dimettiti”.
La visita ufficiale delle autorità, secondo quanto reso noto dalla Tv pubblica spagnola, è stata ufficialmente sospesa, anche se il Re e la consorte hanno continuato a camminare tra le strade infangate di Paiporta, circondati da un poderoso sistema di sicurezza, parlando con la popolazione. Conclusa la visita a Paiporta Re Felipe insieme alla moglie Letizia si è recato a Chiva.
– foto Ipa –
(ITALPRESS).









