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G7, Biden “600 miliardi di dollari per infrastrutture nel mondo”

ELMAU (GERMANIA) (ITALPRESS) – “Vogliamo lanciare ufficialmente la partnership per gli investimenti e le infrastrutture globali con 600 miliardi di dollari entro il 2027, insieme con i partner del G7”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, in una dichiarazione alla stampa al G7 di Elmau, in Germania.
“Gli investimenti riguarderanno lo sviluppo sostenibile, stabilità globale, connettività, salute e parità di genere. Queste infrastrutture permetteranno di soddisfare la domanda per una connettività sicura – ha aggiunto -. Non si tratta di carità, ma di un vero e proprio investimento per la nostra visione del futuro”.

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Ucraina, Kiev ancora sotto attacco. Sindaco “Persone sotto le macerie”

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Kiev ancora sotto attacco. Nella notte nella capitale ucraina sono state attivate le sirene di allarme aereo, poi i residenti hanno avvertito alcune esplosioni. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, sul suo canale Telegram, ha riferito di “diverse esplosioni” nel distretto di Shevchenkivskyi, dove un attacco missilistico avrebbe colpito un edificio residenziale. Per Klitschko ci sarebbero “persone sotto le macerie” mentre alcuni residenti sarebbero stati evacuati e due feriti sarebbero stati ricoverati in ospedale. I soccorritori del Servizio statale ucraino per le emergenze, intervenuti sul posto, hanno fatto sapere che ad essere colpito è stato un edificio residenziale di nove piani. La guerra continua ormai da 123 giorni. Ieri “45 missili russi nella notte e nella mattinata” hanno colpito il paese, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel consueto discorso serale. “Non è solo la distruzione della nostra infrastruttura, è anche una pressione molto cinica e calcolata sulle emozioni del nostro popolo”, ha evidenziato. Per Zelensky “nessun missile russo, nessun attacco può spezzare il morale degli ucraini. E ciascuno dei loro missili – ha aggiunto – è un argomento nei nostri negoziati con i partner”. Poi il leader ucraino ha assicurato: “Tutte le nostre città, Severodonetsk, Donetsk, Luhansk, restituiremo tutto. Ogni settimana andiamo a Kherson. Melitopol, Berdyansk, Enerhodar e Mariupol non sono state mai dimenticate. E tutte le altre città dell’Ucraina che sono temporaneamente occupate saranno soltanto ucraine”, ha affermato. Nelle scorse ore era arrivata la notizia secondo cui la città di Severodonetsk, nel Lugansk, sarebbe ormai tutta in mani russe, dopo il ritiro delle truppe di Kiev. Per l’intelligence britannica “la maggior parte delle forze ucraine si è probabilmente ritirata dalle restanti posizioni difensive nella città di Severdonetsk”. Secondo l’intelligence di Londra, “la cattura della città da parte della Russia è un risultato significativo” per l’obiettivo di Mosca relativo all’offensiva nel Donbass. “L’insediamento – si legge nell’ultimo aggiornamento diffuso dalla Difesa del Regno Unito – era un importante centro industriale e occupa una posizione strategica sul fiume Siverskyi Donets. Tuttavia – prosegue il bollettino -, è solo uno dei numerosi obiettivi impegnativi che la Russia dovrà raggiungere per occupare l’intera regione del Donbass. Questi includono l’avanzata sul centro principale di Kramatorsk e la messa in sicurezza delle principali rotte di rifornimento verso la città di Donetsk”.
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Ad Haiti uccisa suora italiana originaria di Lecco, ipotesi rapina

MILANO (ITALPRESS) – Luisa Dell’Orto, suora lecchese di 65 anni, è stata uccisa a Haiti, probabilmente a scopo di rapina, nella capitale Port au Prince dove operava. Suor Luisa era nell’isola da 20 anni. Ne dà notizia l’Arcidiocesi di Milano. Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, suor Luisa era la colonna portante di Kay Chal, “Casa Carlo”, in un sobborgo poverissimo di Port-au-Prince. La donna – si legge sul sito della Chiesa di Milano – ha dedicato la vita e la missione ai baby schiavi. Fino a ieri mattina quando è stata vittima di un’aggressione armata mentre passava per Delmas 19. Gravemente ferita, è stata portata d’urgenza all’ospedale Bernard Mevs, dove si è spenta poco dopo, due giorni prima di compiere 65 anni. La notizia ha prodotto un fortissimo impatto a Port-au-Prince dove “seur Luisa”, come la chiamavano, era un’istituzione. “Casa Carlo” è stata ricostruita grazie ai fondi raccolti dalla Caritas italiana con la maxi-colletta del 2010, promossa dalla Cei. Il centro – animato anche dai volontari della Caritas ambrosiana – offre anche uno spazio sicuro a centinaia di bimbi del poverissimo quartiere. Quando era arrivata ad Haiti nel 2002 la struttura esisteva già. Era stata, però, la religiosa originaria di Lomagna (Lecco) ad occuparsi della sua ricostruzione dopo il catastrofico terremoto del 2010. Un lavoro estenuante quanto fondamentale. Suor Luisa era nata a Lomagna, in provincia di Lecco, il 27 giugno 1957. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico di Lecco, nel 1984 si laurea in Storia e Filosofia. Nello stesso anno entra nella Congregazione delle Piccole sorelle del Vangelo di Lione. Nel 1987 parte per il Cameroun: vive a Salapombe, in una foresta, tra i Pigmei Baka, fino al 1990. Nel frattempo a Lomagna sorge il Gruppo Missionario a sostegno di questa popolazione. Nel 1994 consegue la laurea in Teologia in Svizzera. Dal 1997 al 2001 è missionaria in Madagascar, dove alle varie attività pastorali, insegna Etica Generale e Speciale. Dal 2002 era missionaria ad Haiti. Ha anche insegnato Storia della Filosofia e la Dottrina sociale della Chiesa e ha fatto parte del Comitato di Redazione di una rivista locale.
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Putin “Forniremo missili Iskander alla Bielorussia”. Severodonetsk è in mano ai russi

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KIEV (ITALPRESS) – Se non è il record dal 24 febbraio, poco ci manca. Era da settimane che l’ovest dell’Ucraina non si risvegliava sotto il fuoco e quasi mai, negli “oblast” occidentali, si è assistito ad una sequenza di missili così insistente e numerosa in poche ore. Sono stati diverse decine quelli lanciati nella notte e di primo mattino contro obiettivi posizionati nella regione di Leopoli, in quella di Zhytomir e di Chernihiv. Alcuni di essi, secondo fonti ucraine, sarebbero stati sparati dal Mar Nero mentre altri potrebbero essere partiti dalla Bielorussia ed è per questo che Kiev ha accusato apertamente Mosca di voler trascinare Lukashenko nel conflitto.
Per quanto riguarda i missili arrivati nei dintorni di Leopoli, un paio sono stati intercettati dalla contraerea mentre altri quattro hanno centrato alcune strutture militari nei pressi di Yavoriv, ad una ventina di chilometri dal confine polacco, dove nelle prime settimane di guerra era stato colpito un centro di addestramento per l’esercito ucraino.
All’epoca erano morti almeno 35 soldati e non è mai stato chiarito se fra di loro c’erano anche istruttori occidentali mentre oggi, per fortuna, non si segnalano vittime. Ancora peggio è andata a Zhytomir, duecento di chilometri a est di Leopoli, dove almeno trenta missili hanno cercato di colpire un altro apparato militare. Anche in questo caso le autorità ucraine non hanno parlato di morti e feriti ma non è escluso che il bilancio venga tenuto nascosto per non demoralizzare le truppe. Infine Chernihiv, nel nord, una delle zone più martoriate fra fine febbraio ed il mese di marzo. Ancora una volta il bersaglio è stata la cittadina di Desna, con una ventina di razzi indirizzati verso questa località di appena 7 mila abitanti, ma anche in questo caso non ci sarebbero vittime. Forse proprio a causa della recrudescenza del conflitto, nella Capitale è stato reintrodotto per una settimana il coprifuoco notturno.
I nuovi e massicci attacchi a ovest non sembrano spaventare, in ogni caso, le autorità di Kiev che oggi si sono lasciate andare a previsioni a dir poco ottimistiche: “L’Ucraina tornerà ai suoi confini del 1991, non ci saranno altri scenari e non li stiamo nemmeno considerando. A partire da agosto si svolgeranno alcuni eventi, che dimostreranno al mondo intero che la svolta comincia ad avere luogo”. A sostenerlo, in modo perentorio, è stato il numero uno dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov. “L’ho già detto e lo ripeto: prima della fine dell’anno, i combattimenti attivi diminuiranno praticamente a zero. Siamo irremovibili nel nostro punto di vista. Riprenderemo il controllo dei nostri territori nel prossimo futuro”. Kiev probabilmente confida nell’arrivo di tecnologia militare da Usa, Gran Bretagna, Polonia e Paesi Baltici in primis, in grado di rovesciare gli equilibri soprattutto a sud-est, dove la situazione appare complessa. E’ notizia di oggi, infatti, la resa ormai quasi definitiva di Severodonetsk, che per stessa ammissione del sindaco della città, Oleksandr Stryuk, è ormai tutta in mani russe. I soldati ucraini “hanno lasciato quasi completamente” il territorio anche se Kiev non parla di un ritiro completo ma di un semplice riposizionamento. Opinione peraltro condivisa dal governo britannico, che nel suo report quotidiano parla di un cambio di strategia “nel settore di Severodonetsk e Lysychansk” da parte delle forze ucraine, in attesa probabilmente di nuovi equipaggiamenti militari.
Sempre in Donbass secondo Mosca sarebbero stati uccisi 80 mercenari polacchi che combattevano con l’esercito ucraino nella regione di Donetsk. Sarebbero oltre trecento i “nemici” uccisi ogni giorno in quell’area secondo il bollettino reso noto dallo stato maggiore russo.
In serata, infine, da Putin è arrivata un’ulteriore minaccia: Mosca fornirà alla Bielorussia missili a corto raggio Iskander-M, capaci di trasportare anche testate atomiche. Il rischio che Minsk possa combattere a fianco del Cremlino è sempre più alto.
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Aborto, Robert F. Kennedy Human Rights “Dalla Corte Suprema Usa attacco ai diritti umani e alla salute”

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ROMA (ITALPRESS) – “La decisione della Corte Suprema americana di rovesciare la sentenza Roe v. Wade ed eliminare il diritto costituzionale all’aborto è, senza alcun dubbio, un terribile attacco contro i diritti umani negli Stati Uniti e non solo. Permetterà ai legislatori di intromettersi nelle decisioni mediche più private ed eliminare l’accesso all’assistenza sanitaria di urgenza, danneggiando direttamente la salute e il benessere di milioni di persone”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del Robert F. Kennedy Human Rights sulla sentenza Roe v. Wade.
“Gli effetti più duri di questa decisione – prosegue la nota – saranno avvertiti da coloro che già affrontano le barriere sistemiche all’assistenza sanitaria di qualità negli Stati Uniti, comprese le persone di colore, le persone in povertà, le persone LGBTQ +, gli immigrati e le persone che vivono nelle comunità rurali”.
“In modo ancora più spaventoso – si legge nella dichiarazione – la decisione apre la porta alla criminalizzazione delle cure mediche. Gli Stati Uniti in cui è stata emessa la sentenza Roe e in cui è poi stata rovesciata, differiscono in almeno un aspetto cruciale: l’aumento dell’incarcerazione di massa come strumento di controllo sociale. Con il rovesciamento della sentenza Roe, gli Stati sono ora liberi non solo di eliminare l’accesso all’aborto, ma di rinchiudere coloro che non sono d’accordo con loro.
La decisione esacerba le sistematiche ingiustizie razziali ed economiche che pervadono il nostro paese e rappresenta un deliberato e dannoso regresso dai passi verso un mondo migliore, più giusto e pacifico che Robert F. Kennedy ha immaginato. Ed è solo l’inizio. Una Corte Suprema sfacciata al punto da sradicare un diritto umano fondamentale è destinata a colpirne altri: i diritti di amare, vivere con o sposare chi vogliamo e i diritti di pianificare le nostre famiglie con dignità e privacy. Non dobbiamo perdere tempo a unirci per combattere contro questa ingiustizia”.
“Ora – prosegue la nota – è il momento di chiedere ai nostri rappresentanti nel governo di codificare la protezione dei diritti fondamentali all’aborto e ad altre cure sanitarie, smantellare il nostro sistema giudiziario penale razzista e proteggere i nostri diritti di amare e vivere con orgoglio, senza timore di persecuzione di stato. Dato che l’intera portata degli effetti di questa decisione sugli americani vulnerabili è chiara e manifesta, saremo vigili nel reagire”.
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Ucraina, Zelensky “Percorso verso Ue come scalare l’Everest”

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A Kiev il percorso verso l’Unione Europea appare arduo come scalare l’Everest ma non spaventa. Questa è la prospettiva che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky propone ai suoi connazionali. Di fronte al dibattito interno sullo status di candidato appena ottenuto e sulle condizioni che il paese deve soddisfare per compiere ulteriori passi verso l’Ue, Zelensky chiede ai suoi di “gioire”. “Immagina – ha detto nel consueto discorso serale – di conquistare l’Everest. Sei arrivato al penultimo punto. Non ti sei guardato intorno, non hai nemmeno preso fiato e hai parlato dell’ulteriore via per la vetta, quanto sarà difficile superare gli ultimi 1.848 metri. Immediatamente abbiamo dimenticato e sottovalutato il nostro stesso successo. Forse dovremmo prima ricordare che abbiamo già percorso 7.000 metri”, ha aggiunto. Il leader ucraino, quindi, è convinto di poter raggiungere l’obiettivo. “Oggi – ha affermato – ci concentriamo su sette requisiti dell’Ue. Sì, è vero. Ma ci spaventa? No. Perché prima ne abbiamo realizzati con successo centinaia. Non dimentichiamolo. Non per vantarci – ha aggiunto – ma per la convinzione che supereremo definitivamente questa strada. Abbiamo percorso 7.000 metri, quindi non ci fermeremo: raggiungeremo il nostro Everest”. Nel frattempo, però, nel paese le armi non si fermano e l’offensiva russa avanza, soprattutto nel Donbass. Diversi insediamenti sarebbero ormai nelle mani di Mosca, mentre ieri le truppe ucraine si sono ritirate dalla città di Severodonetsk, al centro della battaglia da settimane. Secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, nella direzione di Severodonetsk, le truppe russe avrebbero aperto il fuoco nelle aree degli insediamenti di Lysychansk, Spirne e Vovchoyarivka. Inoltre, avrebbero “lanciato un attacco aereo vicino a Lysychansk e cercato di bloccare la città da sud”. Mosca, da parte sua, nelle scorse ore ha annunciato di aver compiuto passi in avanti proprio verso Lysychansk, la città “gemella” di Severodonetsk. Le forze russe avrebbero “sfondato la linea difensiva delle truppe ucraine” e “bloccato la città”, secondo quanto riportato in un messaggio Telegram del Ministero della Difesa russo. “In cinque giorni – si legge ancora nell’aggiornamento russo – hanno liberato undici insediamenti”. Si aggrava, intanto, il bilancio delle vittime, anche tra i bambini. Secondo l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina, dall’inizio del conflitto nel paese 339 bambini sono morti e almeno 611 sono rimasti feriti. (ITALPRESS).

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Usa, la Corte Suprema abolisce la sentenza sul diritto all’aborto. Biden “Tragico errore”

WASHINGTON (ITALPRESS) – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato la storica sentenza Roe contro Wade, che stabililiva fin dal 1973 il diritto costituzionale all’aborto negli Stati Uniti sin dal 1973.
Si tratta di un “terremoto costituzionale” che avrà conseguenze sugli anni a venire ed è destinato a provocare roventi polemichee e soprattutto a spaccare ulteriormente l’America, provocando rivolte e proteste da parte delle donne.
La controversa, ma attesa sentenza conferisce ai singoli stati il potere di stabilire le proprie leggi sull’aborto.
Quasi la metà degli stati potrebbe mettere al bando o limitare severamente l’aborto a seguito della decisione della Corte Suprema. Altri stati prevedono di mantenere regole più liberali nel regolare l’interruzione delle gravidanze. “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto e l’autorità di regolamentare l’aborto viene restituita al popolo e ai suoi rappresentanti eletti”, si legge nel parere reso pubblico.
Per il presidente Joe Biden quello della Corte Suprema è stato un “tragico errore” e la sentenza emessa è il risultato di un’ “ideologia estrema”. Con la cancellazione della sentenza con la quale le donne “avevano il diritto di controllare il proprio destino”, ora “la salute e la vita delle donne è a rischio”. Biden ha lanciato un appello al Congresso affinché “ripristini” con una legge federale il diritto all’aborto.

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Ucraina candidata all’UE, ma la guerra non si ferma

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – L’offensiva russa in Ucraina continua soprattutto nel Donbass dove la situazione è ancora molto difficile, al punto che le forze ucraine avrebbero deciso di ritirarsi dalla città di Severodonetsk, nel Lugansk. Intanto il paese ha compiuto un passo “storico” nel cammino verso l’Unione europea. In particolare, per quanto riguarda i combattimenti sul campo, il governatore della regione di Lugansk, Sergey Gaidai, ha reso noto su Telegram che le forze ucraine si ritireranno dalla città di Severodonetsk. Nell’area, secondo l’ultimo aggiornamento dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, nelle scorse ore il fuoco è stato aperto vicino a Lysychansk, Severodonetsk, Bila Hora, Vovchoyarivka, Spirne e Berestove mentre attacchi aerei sono stati registrati sugli insediamenti di Lysychansk e Borivske.
Ieri, intanto, mentre in Ucraina si continuava a combattere, a Bruxelles veniva compiuto un passo fondamentale nel percorso di avvicinamento del paese all’Unione europea: il Consiglio europeo ha deciso di concedere lo status di paese candidato all’Ucraina e alla Moldavia. Per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha parlato al vertice dopo il via libera dei leader dell’Ue, questo “sarà sempre il punto di partenza della nuova storia dell’Europa”. “Un’Europa – ha affermato nel suo intervento – senza divisione, senza zone ‘grigiè. Un’Europa veramente unita e che sa difendere sè, i suoi valori, il suo futuro”, ha evidenziato. Per Zelensky si tratta di “una delle decisioni più importanti per l’Ucraina in tutti i 30 anni di indipendenza del nostro Stato”. Tuttavia, secondo il presidente ucraino questa decisione “non riguarda solo l’Ucraina” ma è “il più grande passo verso il rafforzamento dell’Europa” che possa essere compiuto ora. Zelensky si è rivolto ai paesi membri, citandoli uno ad uno. “L’Italia – ha detto – ci sostiene. Grazie mille, signor Primo Ministro! Grazie per la tua forza, per la tua perseveranza. Grazie per aver dimostrato che i principi delle persone perbene sono veramente il fondamento dell’Europa”.
Nelle sue conclusioni, il Consiglio europeo “ribadisce di essere fermamente al fianco dell’Ucraina e che l’Unione europea continuerà a fornire un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria globale dell’Ucraina, anche attraverso l’assistenza umanitaria”. L’Unione europea, è spiegato nel documento, mantiene “il suo fermo impegno” a fornire “ulteriore sostegno militare per aiutare l’Ucraina ad esercitare il suo diritto naturale di autotutela contro l’aggressione russa e a difendere la sua integrità territoriale e la sua sovranità”. Nelle conclusioni c’è anche un riferimento al blocco del grano che sta provocando una crisi alimentare globale.
“Usando i prodotti alimentari come arma nella sua guerra contro l’Ucraina – si legge ancora -, la Russia è l’unica responsabile della crisi della sicurezza alimentare globale che ha provocato. Il Consiglio europeo esorta la Russia a smettere immediatamente di prendere di mira le strutture agricole e di sottrarre i cereali, nonchè a sbloccare il Mar Nero, segnatamente il porto di Odessa, in modo da consentire l’esportazione dei cereali e le operazioni di trasporto marittimo commerciale”.

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