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Ucraina, Draghi “L’Italia lavora per la pace”

GERUSALEMME (ISRAELE) (ITALPRESS) – “Con il Primo ministro Bennett, abbiamo discusso anche delle crisi internazionali in corso e in particolare della guerra in Ucraina.
L’Italia sostiene e continuerà a sostenere in maniera convinta l’Ucraina, il suo desiderio di far parte dell’Unione Europea.
Voglio ringraziare il Governo israeliano per il suo sforzo di mediazione in questa crisi”. Lo ha detto il premier Mario Draghi, nel corso delle dichiarazioni alla stampa a Gerusalemme dopo l’incontro con il primo ministro israeliano Naftali Bennett.
“Il Governo italiano continua a lavorare perchè si giunga quanto prima a un cessate il fuoco e a negoziati di pace – nei termini che l’Ucraina riterrà accettabili – ha aggiunto Draghi -. Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero. Dobbiamo operare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Abbiamo pochissimo tempo, perchè tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo”.

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Sale la pressione russa sul Severodonetsk

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – La battaglia nel Donbass “sicuramente passerà alla storia militare come una delle battaglie più brutali in Europa e per l’Europa”. Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel consueto messaggio ai suoi connazionali.
La guerra in Ucraina continua ormai da 111 giorni. Secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, nella direzione di Slovyansk, i russi “stanno concentrando i loro sforzi per stabilire il pieno controllo sull’insediamento di Bohorodychne e creare le condizioni per lo sviluppo dell’offensiva su Slovyansk”.
Nella direzione di Severodonetsk, poi, l’esercito di Mosca “ha rafforzato il gruppo – aggiunge lo Stato maggiore ucraino – spostando nell’area degli insediamenti Kreminna – Rubizhne fino a due gruppi tattici di battaglione. Con il supporto dell’artiglieria – prosegue -, ha effettuato operazioni d’assalto nella città di Severodonetsk, cercando di prendere piede nella parte centrale della città”.
La pressione su Severodonetsk continua e il 13 giugno le truppe ucraine che combattono nella città del Lugansk sono state avvertite: arrendersi o morire. Per il vice comandante del dipartimento della Milizia dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Eduard Basurin, le unità di Kiev non hanno altra opzione: “Seguire l’esempio dei loro colleghi di Mariupol e arrendersi, o morire”. Severodonetsk, quindi, continua a rappresentare il cuore della battaglia e il suo destino appare decisivo. Secondo l’intelligence britannica, “il principale sforzo operativo della Russia rimane l’assalto alla sacca di Severodonetsk nel Donbass e il suo gruppo occidentale di forze ha probabilmente fatto piccoli progressi nel settore di Kharkiv per la prima volta in diverse settimane”.
Nelle battaglie del Donbass “l’esercito ucraino e la nostra intelligence – ha detto Zelensky – hanno ancora tatticamente battuto l’esercito russo. E questo nonostante il vantaggio significativo dei russi nella quantità di equipaggiamento e, soprattutto, nei sistemi di artiglieria. Il prezzo di questa battaglia – ha continuato – per noi è molto alto. E’ proprio spaventoso”.
Zelensky ha lanciato un ulteriore appello all’Occidente: “Attiriamo quotidianamente l’attenzione dei nostri partner sul fatto che solo un numero sufficiente di artiglieria moderna per l’Ucraina garantirà il nostro vantaggio e, finalmente, la fine della tortura russa del Donbass ucraino”.
Un messaggio ai Paesi occidentali, nel frattempo, arriva anche da Mosca. Per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, le sanzioni si ritorceranno contro chi le ha imposte. “La Russia è un paese troppo grande perchè la guerra contro di essa non torni indietro come un boomerang”, ha detto Peskov. “Spingere la Russia fuori dalla vita internazionale – ha aggiunto – è assolutamente senza speranza e davvero impossibile. E il ritmo degli sviluppi degli ultimi mesi lo evidenzia chiaramente”, ha affermato.
Secondo Peskov, ora si vedono i risultati degli “errori” di alcuni paesi. “Ora vediamo – ha detto il portavoce del Cremlino in un’intervista all’agenzia russa Tass – come tutte queste restrizioni, le sanzioni che sono state introdotte (contro la Federazione Russa), stanno colpendo i prezzi di energia, cibo e così via”.

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Prosegue l’offensiva di Mosca nel Donbass

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L’offensiva di Mosca avanza nel Donbass. Si combatte in particolare a Severodonetsk: i russi avrebbero spinto la difesa ucraina fuori dal centro della città del Lugansk, che sembra rappresentare ancora il cuore della battaglia. La guerra prosegue in Ucraina ormai da 110 giorni. Secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, l’esercito russo “con il supporto dell’artiglieria ha effettuato operazioni d’assalto nella città di Severodonetsk, ha avuto un successo parziale, ha allontanato – si legge nell’ultimo aggiornamento – le nostre unità dal centro della città e le ostilità continuano”. Attacchi contro “le posizioni delle forze di difesa”, tra l’altro, si sarebbero verificati anche nelle aree degli insediamenti di Lysychansk e Toshkivka. “Nella direzione di Bakhmut – aggiunge lo Stato maggiore ucraino -, i nostri soldati hanno respinto con successo le operazioni di assalto nelle direzioni di Viktorivka – Vrubivka e Komyshuvakha – Vrubivka”.
Nello stabilimento Azot a Severodonetsk rimarrebbero ancora circa 500 civili di cui 40 bambini, secondo il governatore dell’oblast di Lugansk, Serhiy Gaidai, citato da Kyiv Independent. “L’obiettivo tattico chiave degli occupanti non è cambiato”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel consueto discorso serale. “Stanno premendo a Severodonetsk – ha continuato -, dove sono in corso combattimenti molto feroci letteralmente per ogni metro. E stanno anche spingendo in direzione di Lysychansk, Bakhmut, Slovyansk e così via. L’esercito russo – ha aggiunto – sta cercando di schierare forze di riserva nel Donbass”. Di fronte alle impellenti necessità sul campo, Zelensky è tornato a chiedere aiuti militari ai paesi partner. “L’Ucraina – ha detto – ha bisogno di moderni sistemi di difesa missilistica. La fornitura di tali sistemi è stata possibile quest’anno, l’anno scorso e anche prima. Li abbiamo presi? No. Ne abbiamo bisogno? Sì”, ha aggiunto. Intanto una nuova accusa a Mosca arriva da Amnesty International che, in un rapporto, afferma che centinaia di civili sono stati uccisi nella città ucraina di Kharkiv da “bombardamenti russi indiscriminati utilizzando munizioni a grappolo”. “La popolazione di Kharkiv – ha affermato Donatella Rovera, senior crisis response adviser di Amnesty International – ha dovuto affrontare una raffica incessante di attacchi indiscriminati negli ultimi mesi, che hanno ucciso e ferito centinaia di civili. Le persone sono state uccise nelle loro case e nelle strade, nei campi da gioco e nei cimiteri, mentre facevano la fila per gli aiuti umanitari o facevano la spesa per cibo e medicine”. Per Amnesty International “il lancio di attacchi indiscriminati che provocano la morte, il ferimento di civili o il danneggiamento di obiettivi civili costituisce un crimine di guerra”.
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Ucraina, avanza l’offensiva russa ma per Zelensky il Donbass “resiste”

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In Ucraina continuano intensi combattimenti e il conflitto prosegue ormai da 109 giorni. Avanza l’offensiva russa, mentre per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il Donbass “resiste”. “Le truppe ucraine stanno gradualmente liberando il territorio della regione di Kherson”, ha detto Zelensky nel consueto discorso serale. “Il villaggio di Tavriis’ke – ha continuato – è stato aggiunto all’elenco degli insediamenti restituiti al nostro stato. C’è un certo successo anche nella regione di Zaporizhzhia. A Severodonetsk continuano feroci battaglie di strada”. Secondo l’ultimo aggiornamento dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, l’esercito russo conduce assalti a Severodonetsk ma “invano”. Per il governatore dell’Oblast di Lugansk, Serhiy Gaidai, secondo quanto riportato da Kyiv Independent, i bombardamenti nell’impianto chimico Azot, che si trova nella città, avrebbero causato un incendio dopo la fuoriuscita di tonnellate di petrolio. Sulla struttura, dove si erano rifugiati molti civili e che sarebbe ancora sotto il controllo ucraino, nelle scorse ore sono arrivate notizie contrastanti. In base a quanto riportato dalla Tass che cita Rodion Miroshnik, ambasciatore della Repubblica popolare di Lugansk (LPR) in Russia, i civili rifugiati nell’impianto avrebbero iniziato a lasciare lo stabilimento. Intanto, sul piano internazionale, Kiev continua a chiedere sostegno dei partner. Ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata nella capitale ucraina per la seconda volta dall’inizio del conflitto. Il suo incontro con Volodymyr Zelensky è stato definito dallo stesso presidente ucraino “molto proficuo”. Kiev, dopo aver presentato la richiesta di adesione all’Unione europea, attende da Bruxelles il via libera allo status di candidato e spera che il percorso proceda rapidamente. “Sono certo – ha detto Zelensky – che presto riceveremo una risposta sullo status di candidato per l’Ucraina. Sono convinto – ha continuato – che questa decisione possa rafforzare non solo il nostro Stato, ma anche l’intera Unione europea. Cos’altro deve accadere in Europa – ha aggiunto – per chiarire agli scettici che il fatto di tenere l’Ucraina fuori dall’Unione europea va contro l’Europa?”. (ITALPRESS).

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A Mariupol cadaveri tra le macerie. L’altro nemico adesso è il colera

ROMA (ITALPRESS) – “Combattimenti molto feroci continuano nel Donbass”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio serale, ha fatto il punto della situazione sul campo in un conflitto che continua a registrare ancora vittime. La guerra prosegue ormai da 108 giorni. “Le truppe ucraine – ha affermato Zelensky – stanno facendo di tutto per fermare l’offensiva degli occupanti, per quanto possibile. Per quanto lo consentono le armi pesanti, l’artiglieria moderna, tutto ciò che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere ai nostri partner”.

Secondo l’ultimo aggiornamento dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, nella direzione di Lyman, le forze russe hanno “raggruppato le truppe e rifornito munizioni e scorte di carburante in preparazione dell’offensiva su Slovyansk e Siversk. Nella direzione di Severodonetsk – prosegue lo Stato maggiore ucraino -, il nemico sta avanzando in direzione di Novotoshkivske – Orikhove. Ha un successo parziale, è posizionato alla periferia nord del villaggio di Orikhove e continua a svolgere operazioni di assalto nella città di Severodonetsk”. Per l’intelligence britannica, fino a ieri “le forze russe intorno a Severodonetsk non hanno fatto avanzamenti nel sud della città”.

Secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dalla Difesa del Regno Unito, sono in corso “intensi combattimenti strada per strada” ed “entrambe le parti stanno probabilmente subendo un numero elevato di vittime”. Muore chi combatte al fronte, continuano a perdere la vita anche i civili e si aggrava ancora il bilancio delle vittime tra i bambini. Secondo i dati dell’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina, dall’inizio del conflitto ad oggi 287 bambini sono morti e almeno 492 sono rimasti feriti.

C’è anche la questione sanitaria. A Mariupol si rischia una grave epidemia di colera e non solo, perché a complicare una situazione già difficile arriva una nuova denuncia: per il sindaco della città, Vadym Boychenko, a Mariupol gli edifici vengono demoliti senza portare via i cadaveri rimasti tra le macerie.

“Inizialmente – ha scritto Boychenko sul canale Telegram del Consiglio comunale di Mariupol -, gli occupanti hanno coinvolto i residenti nello smantellamento delle macerie, ma quando hanno visto il numero effettivo di corpi che hanno trovato, hanno immediatamente allontanato la popolazione locale”. Ora, invece, per il sindaco di Mariupol, “si limitano a demolire le case e portare fuori le macerie insieme ai residenti uccisi”. Per Boychenko, “da 50 a 100 persone sono state uccise in quasi tutti gli edifici distrutti e 1.300 grattacieli sono stati abbattuti”. Il “numero reale” delle persone uccise in città, però, ha affermato Boychenko, “potrebbe essere molto più alto di quanto riportato”.

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Allarme da Kiev, senza aiuti dall’Occidente perdiamo il Donbass

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Un altro allarme dalle istituzioni ucraine, dopo quello lanciato ieri dal governatore della provincia di Lugansk. A parlare forte e chiaro è stato oggi il vice capo dell’intelligence di Kiev, Vadym Skibitsky, secondo il quale il suo Paese, in queste ultime settimane, sta soccombendo militarmente nei confronti della Russia, meglio equipaggiata e con più uomini nella prima linea del Donbass. “I fronti sono ora il luogo in cui si deciderà il futuro e stiamo perdendo in termini di artiglieria. Tutto adesso dipende da ciò che l’Occidente ci darà”, ha spiegato Skibitsky senza giri di parole. Che Kiev fosse dipendente dalle forniture di Europa, Gran Bretagna e Stati Uniti era palese fin dall’inizio di questo conflitto ma la situazione creatasi a giugno, con Mosca capace di conquistare buona parte di Severodonetsk e di puntare dritta a Sloviansk e agli altri capoluoghi regionali, rende il destino dell’Ucraina ancora più legato ai propri partner dell’Ovest. Alleati che, soprattutto al di qua e al di là della Manica, hanno battuto in queste ore più di un colpo in favore di Kiev. Parigi, innanzitutto, dichiaratasi pronta a raddoppiare l’invio di cannoni: ne erano già stati spediti sei e a breve potrebbero arrivarne altrettanti. E poi Londra, scioccata per la condanna a morte dei due volontari che hanno combattuto a Mariupol assieme ai militari ucraini. Il ministro della Difesa Ben Wallace, ha incontrato oggi a Kiev il presidente Volodymyr Zelensky, che ha pubblicamente ringraziato Londra per “armi, aiuti finanziari e sanzioni”, tre interventi sui quali gli inglesi non hanno mai mostrato tentennamenti. Nel frattempo il primo ministro Boris Johnson ha riferito che il suo governo farà tutto il possibile per il rilascio di Aiden Aslin e Shaun Pinner, che assieme a un combattente marocchino hanno ottenuto il massimo della pena dal tribunale filorusso di Donetsk. “Condanniamo la falsa condanna a morte di questi uomini. Non c’è alcuna giustificazione per la violazione della protezione a cui hanno diritto” ha precisato il portavoce di Boris Johnson.
Argomento sul quale il ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov, ha fatto spallucce: bisogna rispettare le leggi della Dpr, l’autoproclamata repubblica secessionista. Sulle trattative con Kiev, invece, “bisogna essere in due per ballare il tango”, ha replicato lo stesso Lavrov. Intanto, nessuna novità sullo sblocco dei porti, anzi: a Mykolaiv sarebbero stati bombardati quattro silos e numerose tonnellate di grano sarebbero bruciate. Il bollettino dal fronte, infine, anche oggi è sconfortante: oltre alle decine di soldati che muoiono quotidianamente in Donbass, nelle ultime ventiquattr’ore si contano ben cinque civili uccisi a nord di Kharkiv, tornata al centro delle “attenzioni” russe; si registrano inoltre quattordici feriti nell’attacco ad alcuni edifici residenziali. Vittime anche nella regione di Dnipro: ben sei i corpi recuperati nei villaggi di Zelenodolsk e Shyrokiv. Colpite scuole, ospedali e centri civici, in una guerra che non risparmia nessuno.
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Ucraina, Gabrielli “Nessuna attività di dossieraggio”

ROMA (ITALPRESS) – “Il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente), mi ha convinto a chiedere al Dis di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera”. Lo afferma in una nota il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Franco Gabrielli.
“Il Bollettino, come già anticipato, compendia l’attività di uno specifico tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano, oltre ad Aise e Aisi, l’Ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, i ministeri dell’Interno e della Difesa – aggiunge -. Di recente è stato esteso al Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Mise, all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e all’Agcom. Di ciò è dato conto in tutte le relazioni periodiche al Parlamento”.
“Tale Bollettino riguarda un’analisi del fenomeno basata unicamente su fonti aperte e non contiene, considerata la fisiologica diffusione, alcun elemento proveniente da attività di intelligence. Auspico che la sua lettura integrale, al di là di strumentali veicolazioni parziali, faccia comprendere la reale finalità della sua collazione – in linea con le sollecitazioni dell’Unione Europea, da ultimo con la decisione del Parlamento Europeo del marzo scorso – e porti alla definitiva cessazione di ogni infamante sospetto sull’attività dell’Intelligence nazionale o su fantomatici indirizzi governativi volti a limitare il diritto di informazione, da me, in più circostanze, evocato come vero ed efficace antidoto alla disinformazione”, conclude Gabrielli.
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Continua la battaglia a Severodonetsk, ucraini chiedono armi

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – La battaglia in Ucraina continua, in particolare nel Donbass. La maggior parte della città orientale di Severodonetsk sarebbe ormai sotto il controllo russo. Per il vice capo dell’intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky l’Ucraina è in difficoltà in prima linea e ora molto dipende dalle armi che provengono dall’Occidente. “Questa è ora una guerra di artiglieria”, ha detto Skibitsky al Guardian. “E in termini di artiglieria stiamo perdendo”, ha affermato, aggiungendo: “Ora tutto dipende da ciò che (l’Occidente) ci dà”.
Intanto continuano i contatti tra Kiev e i leader occidentali. Il presidente francese Emmanuel Macron e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky hanno avuto un colloquio telefonico. Zelensky, in un tweet, ha spiegato di avere discusso tra l’altro della “situazione al fronte” e di “ulteriore supporto di difesa per l’Ucraina”.
“Particolare attenzione – ha aggiunto – è stata dedicata al percorso dell’Ucraina verso l’UE, stiamo coordinando i passi”. Kiev, infatti, dopo aver presentato richiesta di adesione all’Unione europea, aspetta da Bruxelles il via libera allo status di candidato. “La maggior parte degli europei – ha evidenziato Zelensky nel suo discorso serale – sostiene l’integrazione dell’Ucraina. E se gli europei la supportano, i politici ancora scettici in alcuni paesi non dovrebbero opporsi alle persone, alla società e al corso stesso della storia europea”. Sul campo, intanto, in Ucraina si continua a combattere. “Severodonetsk, Lysychansk e altre città del Donbass, che gli occupanti ora considerano obiettivi chiave, stanno resistendo”, ha detto Zelensky, che poi ha aggiunto: “Stiamo gradualmente andando avanti nella regione di Kharkiv, liberando la nostra terra. Manteniamo la difesa nella direzione di Mykolaiv”.
In base all’ultimo aggiornamento dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, la battaglia nella città di Severodonetsk continua. “Unità nemiche – si legge poi nel bollettino – hanno tentato di effettuare operazioni d’assalto in direzione degli insediamenti di Nyrkove e Mykolayivka” ma “i soldati ucraini hanno inflitto danni da fuoco” e “gli occupanti si sono ritirati”, afferma lo Stato maggiore ucraino, secondo cui l’esercito russo “sta avanzando in direzione di Vozdvyzhenka – Roty”, registra “un successo parziale” e si trova sui confini occupati. Secondo il consueto quadro presentato dall’intelligence britannica, i combattimenti intorno a Severodonetsk continuano e la Russia “ha di nuovo il controllo della maggior parte della città, ma le sue forze hanno fatto pochi progressi nei tentativi di circondare l’area più ampia da nord e da sud”. Per Londra, c’è difficoltà a fornire servizi pubblici di base nei territori occupati mentre Mariupol è a rischio di una grave epidemia di colera. “I servizi medici a Mariupol – si legge nel bollettino diffuso dalla Difesa del Regno Unito – sono probabilmente già vicini al collasso” e “una grave epidemia di colera” nella città “aggraverà ulteriormente” la situazione.

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