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Ucraini sognano di ospitare a Mariupol il prossimo Eurovision

ROMA (ITALPRESS) – Gli ucraini sognano di ospitare a Mariupol, in un paese finalmente in pace e ricostruito, il prossimo Eurovision Song Contest. Nella notte, infatti, la band ucraina Kalush Orchestra ha vinto l’edizione 2022 del festival europeo della canzone e per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è mancata l’occasione di ricordare al mondo la città martoriata del sud-est del paese: “faremo del nostro meglio”, ha detto, per ospitare l’Eurovision a Mariupol l’anno prossimo. “Il nostro coraggio impressiona il mondo, la nostra musica conquista l’Europa”, ha commentato Zelensky sui social. La stessa Mariupol che, però, vive ancora una situazione difficile. “Nella città di Mariupol continua il blocco delle unità ucraine nell’area dello stabilimento Azovstal”, riferisce lo Stato maggiore delle forze armate ucraine nell’ultimo aggiornamento, aggiungendo che i russi “non hanno fermato” gli attacchi aerei e con artiglieria.
Inoltre, secondo lo Stato maggiore, “continua il raggruppamento delle truppe per riprendere l’offensiva in direzione di Barvinkove e Slovyansk” e l’esercito di Mosca “continua ad avanzare nelle aree di Lyman, Severodonetsk, Avdiivka e Kurakhiv”. La guerra nel Paese, quindi, continua. “La situazione nel Donbass resta molto difficile”, ha affermato Zelensky in un videomessaggio. Il presidente ucraino è tornato a parlare anche della crisi alimentare. “Sostenere ora l’Ucraina, e soprattutto con le armi, significa – ha affermato – lavorare per prevenire la carestia globale. Prima libereremo la nostra terra e garantiremo la sicurezza dell’Ucraina, prima sarà possibile ripristinare lo stato normale del mercato alimentare”. Oggi, intanto, a Berlino si tiene il vertice informale dei ministri degli Esteri della Nato. Al suo arrivo nella sede dell’incontro, il vice segretario generale della Nato, Mircea Geoana, ha ricordato il “supporto significativo” dei paesi a Kiev. Per Geoana “l’Ucraina può vincere”.
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Mosca non alza il tiro “Nessuna ostilità verso Finlandia e Svezia”

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ROMA (ITALPRESS) – Ieri il contatto diretto fra Stati Uniti e Russia, con la telefonata del segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, all’omologo Sergey Shoigu. Oggi, il dialogo personale fra il presidente finlandese, Sauli Niinisto, e il leader del Cremlino, Vladimir Putin. La diplomazia internazionale è ritornata a parlarsi e le due conversazioni hanno in parte allentato la tensione. Ventiquattr’ore fa Washington aveva chiesto a Mosca il cessate il fuoco immediato ma al di là del contenuto, aveva alzato la cornetta per la prima volta dall’invasione. Nella mattinata odierna, invece, il numero uno di Helsinki ha chiamato il collega russo per informarlo dell’intenzione finlandese di entrare nella Nato.
Nonostante la contrarietà del Cremlino, che ha definito “un errore” la scelta di aderire all’Alleanza atlantica, dal viceministro degli Esteri sono arrivate comunque rassicurazioni: “Non abbiamo intenzioni ostili in relazione alla Finlandia e alla Svezia”, ha precisato Alexander Grushko, che però ha aggiunto: “Dipende dalle infrastrutture che verranno dispiegate nei due Paesi”. La scelta di Helsinki e Stoccolma, ha chiosato il rappresentante di Putin, “non rimarrà senza una reazione politica” ma “è presto per parlare di dispiegamento delle forze nucleari russe nella regione baltica”.
Insomma, Mosca stavolta non ha alzato il livello dello scontro: potrebbe essere il risultato della telefonata americana di ieri o l’accerchiamento internazionale che sta mettendo sempre più all’angolo, dal punto di vista diplomatico, il Cremlino.
E neanche al fronte i risultati appaiono soddisfacenti. Da fonti russe non arrivano conferme del ritiro da Kharkiv ma anche oggi l’entourage di Zelensky ha sottolineato la controffensiva ucraina in tutta la regione nord-orientale e la riconquista di numerosi villaggi. L’unica zona in cui le forze di Mosca stanno mantenendo il controllo – pur senza avanzare – è quella meridionale: rimangono in mani russe Kherson, Melitopol e Berdiansk, ossia la fascia costiera che dal Donbass meridionale porta alla Crimea, e l’arretramento da Kharkiv potrebbe appunto significare la volontà di consolidare il controllo sul Mare d’Azov, rinunciando però agli obiettivi pre-24 febbraio. Se Mosca si accontenterà di questo lo sapremo nei prossimi giorni ma forse Putin si sta rendendo conto che non ha uomini e mezzi per gestire più fronti diversi senza una mobilitazione generale e conseguentemente la dichiarazione di una guerra effettiva all’Ucraina.
Nel frattempo non si placa la furia sulla Azovstal: anche oggi artiglieria, bombe e carri armati hanno attaccato l’acciaieria, dove centinaia di combattenti continuano a resistere mentre il resto di Mariupol è un cumulo di macerie, in cui almeno 150 mila persone sono ormai alla fame. Persino l’acqua potabile scarseggia, come ha riferito il consigliere comunale Petro Andriushchenko, secondo il quale i cittadini sono “ostaggi delle autorità occupanti”. Una situazione che ormai perdura da settimane ma che nessuno, a livello internazionale, riesce a risolvere.
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Ucraina, Zelensky “Russi si stanno ritirando da Kharkiv”

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Ottanta giorni di guerra in Ucraina e l’offensiva continua ancora. La difesa di Kiev, però, nelle ultime ore avrebbe registrato progressi: per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, gli insediamenti liberati nel Paese sarebbero finora più di mille e le truppe di Mosca si starebbero ritirando anche da Kharkiv. Intanto si cerca ancora una soluzione per liberare i combattenti ucraini asserragliati nell’acciaieria Azovstal, a Mariupol. Le battaglie dello stabilimento proseguono e il presidente Zelensky, nel suo ultimo videomessaggio serale, ha reso noto che sono in corso complesse trattative per l’evacuazione, anche con “mediatori influenti”. “Non smettiamo di cercare di salvare tutta la nostra gente da Mariupol e Azovstal”, ha detto Zelensky. “Attualmente – ha spiegato – sono in corso negoziati molto complicati sulla prossima fase della missione di evacuazione: il salvataggio dei medici gravemente feriti. È un gran numero di persone. Ovviamente – ha proseguito – stiamo facendo di tutto per evacuare tutti gli altri, ciascuno dei nostri difensori. Tutti coloro che nel mondo possono essere i mediatori più influenti sono già stati coinvolti nelle trattative”. Intanto le truppe di Mosca si starebbero ritirando da Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina. L’esercito russo “non ha condotto ostilità attive nella direzione di Kharkiv”, spiega lo Stato maggiore delle forze armate ucraine nel suo ultimo aggiornamento. “I suoi principali sforzi – prosegue – si sono concentrati sull’assicurare il ritiro delle sue truppe dalla città di Kharkiv, mantenendo le posizioni occupate e le rotte di rifornimento”. Si tratta di un’importante città che si trova nell’Est del paese, non lontano dal confine russo. “La graduale liberazione della regione di Kharkiv dimostra che non lasceremo nessuno al nemico”, ha affermato Zelensky, sottolineando che sarebbero 1.015 gli insediamenti liberati finora nel Paese. Il presidente ucraino ha anche posto l’attenzione sul tema della crisi alimentare. “Il mondo ha già riconosciuto – ha affermato – che il blocco dei nostri porti da parte della Russia e questa guerra stanno provocando una crisi alimentare su larga scala. I funzionari russi – ha continuato – stanno anche minacciando apertamente il mondo che ci sarà carestia in dozzine di paesi. E quali potrebbero essere le conseguenze di una simile carestia? A quale instabilità politica e flussi migratori questo porterà? Quanto si dovrà spendere allora per superarne le conseguenze? Queste sono le domande a cui devono rispondere – ha aggiunto – coloro che stanno ritardando le sanzioni alla Russia o stanno cercando di rinviare gli aiuti all’Ucraina”. (ITALPRESS).

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Washington chiama Mosca “Chiediamo un cessate il fuoco immediato”

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KIEV (ITALPRESS) – Definirla una svolta è forse esagerato ma per la prima volta dall’inizio del conflitto in Ucraina gli Stati Uniti e la Russia si sono parlati direttamente, senza filtri né intermediari. Il numero uno del Pentagono, Lloyd Austin, ha telefonato oggi al ministro della Difesa di Mosca, Sergey Shoigu, per chiedere ufficialmente “un cessate il fuoco immediato”. Il rappresentante di Washington ha anche sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo costante con il Cremlino in una fase storica in cui un’ulteriore escalation potrebbe aprire scenari sempre più pericolosi per la stabilità internazionale.
Mentre gli Usa auspicano una tregua, per Vladimir Putin le notizie dal fronte non sono positive. E’ stata infatti un’altra giornata di difficoltà per le sue truppe. Secondo il Wall Street Journal l’esercito di Mosca, che nell’ultima settimana ha dovuto arretrate di diversi chilometri dalle posizioni conquistate attorno a Kharkiv, avrebbe addirittura deciso di fermare l’offensiva per conquistare la seconda città ucraina.
Una notizia che, se sarà confermata nelle prossime ore, rappresenterebbe la seconda, clamorosa ritirata del Cremlino. Dopo aver rinunciato alla “presa” di Kiev, dire addio anche alla più popolosa e significativa località russofona, a soli trenta chilometri dal confine, testimonierebbe l’impreparazione di Mosca in questa guerra più lunga e complicata del previsto.
Anche in Donbass, l’altro obiettivo dichiarato, i risultati sono ben lontani da quelli preventivati; il tentativo di accerchiamento dei tre centri più importanti, vale a dire Sloviansk, Kramatorsk e Severodonetsk, non ha sortito grandi progressi. Nonostante l’invio, in quest’area, di decine di migliaia di militari, in particolare dal fronte nord abbandonato nelle scorse settimane, l’attraversamento del fiume per arrivare alla parte settentrionale della regione si sta rivelando particolarmente ostico. Mosca prosegue i bombardamenti dall’alto ma le truppe di terra incontrano quotidianamente nuovi ostacoli. Negli ultimi giorni l’esercito ucraino ha distrutto diversi ponti sul Seversky Donets per impedire al nemico di avanzare e le perdite fra i russi diventano sempre più consistenti: mille soldati sarebbero morti in quest’ultima offensiva e decine di carri armati distrutti.
Neanche Mariupol è ancora completamente nelle mani del Cremlino: attorno all’acciaieria continuano i combattimenti ma nonostante l’artiglieria ed il fuoco aereo i soldati di Kiev stanno resistendo. Rimane problematica la situazione dei feriti: diverse centinaia hanno bisogno di cure urgentissime ma la loro evacuazione resta difficoltosa.
In questo contesto già complesso, anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dal suo viaggio in Giappone, ha usato toni durissimi verso Mosca parlando di atteggiamenti “vergognosi e inaccettabili. La sicurezza globale è minacciata”, ha detto il rappresentante dell’Ue. L’invasione ad uno stato sovrano “non sta solo scuotendo la sicurezza dell’Europa, ma sta pericolosamente alzando la posta in gioco per il mondo intero”. Nel gioco delle parti non si è fatta attendere la controreplica: “Nel loro desiderio di strangolare la Russia, le potenze occidentali sono pronte a tutto, incluso far resuscitare il nazismo”. Ad affermarlo è stata la rappresentanza del Cremlino presso le Nazioni Unite. Non solo: secondo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, l’Unione Europea si sarebbe trasformata da “piattaforma economica ad attore aggressivo e militante”. Anche per questo, per il governo russo, l’Ue avrebbe aperto le porte all’Ucraina.
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In Ucraina pace ancora lontana, prosegue l’offensiva a est

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Sono passati 79 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, ma la pace appare ancora lontana. Proseguono infatti i combattimenti in una situazione ancora molto difficile, anche sul piano umanitario. E nel conflitto vengono distrutte sempre più infrastrutture. “Dal 24 febbraio, durante i combattimenti, le truppe russe hanno distrutto 570 strutture sanitarie, 101 ospedali sono stati completamente distrutti”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video. “È senza senso, è barbarie”, ha aggiunto. Il leader ucraino però ha assicurato: “Tutti gli ospedali che gli occupanti hanno distrutto, tutte le scuole, le università che hanno bombardato, le case, i ponti, le imprese, ricostruiremo tutto”. Intanto l’offensiva prosegue, soprattutto nell’est del Paese. “La Russia sta investendo sforzi significativi nelle vicinanze di Izium e Severodonetsk nel tentativo di ottenere una svolta verso Sloviansk e Kramatorsk”, spiega l’intelligence britannica, nell’ultimo aggiornamento diffuso dalla Difesa del Regno Unito. Per l’intelligence di Londra, quindi, l’obiettivo principale di Mosca su questo asse è “circondare le forze ucraine” nell’area, “isolandole dal supporto o dal rinforzo delle unità nell’ovest del Paese”. Secondo Kyiv Independent, che cita Serhiy Bratchuk, portavoce dell’amministrazione militare regionale di Odessa, un’altra nave russa sarebbe stata colpita vicino all’Isola dei Serpenti, nel Mar Nero. In base all’ultimo aggiornamento dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, le truppe russe non cessano le “operazioni offensive” nell’est del Paese, al fine di “stabilire il pieno controllo sul territorio delle regioni di Donetsk, Lugansk e Kherson e mantenere il corridoio di terra tra questi territori e la Crimea temporaneamente occupata”. Secondo lo Stato maggiore ucraino, inoltre, solo nelle direzioni di Donetsk e Lugansk sono stati respinti “diciotto attacchi nemici” mentre continuano gli attacchi a Mariupol e il blocco dell’acciaieria Azovstal. “Per stabilire il pieno controllo sulla città e reprimere la resistenza dei difensori ucraini – si legge ancora -, utilizza l’aviazione strategica. A causa dell’evacuazione dei residenti locali, il fuoco dovrebbe aumentare nel prossimo futuro”.
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Zelensky “Pronto a parlare con Putin, ma senza ultimatum”

ROMA (ITALPRESS) – “Io sono pronto a parlare con Putin, ma senza ultimatum. Per quel che riguarda le trattative con la Russia, la questione si complica ogni giorno perchè i russi occupano villaggi, molte persone hanno lasciato le loro case, sono state uccise dai russi e vedo tracce di torture e uccisioni”. Lo ha detto il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky intervistato da Bruno Vespa a Porta a Porta, sottolineando la necessità di portare via le forze armate dalla “nostra terra, noi non abbiamo militari sul territorio russo, noi dobbiamo liberare i nostri villaggi, le nostre case. Se ne vadano, devono uscire dal territorio occupato dal 24 febbraio”.
Zelensky ha poi aggiunto che Putin “non riuscirà a salvare la faccia. Noi non salviamo la sua faccia pagando con i nostri territori. Sarebbe ingiusto”. Sulla possibilità di un attacco dalla Transnistria Zelensky ha spiegato che potrebbe accadere, anche se “non sarebbe una grande minaccia” in quanto gli uomini potrebbero essere 15mila ma non sono pronti militarmente. “No non abbiamo mai parlato di questo, noi non riconosceremo mai la Crimea come parte della Federazione Russa. La Crimea prima della guerra aveva una sua autonomia dentro l’Ucraina, ha i suoi diritti ma è sempre stato territorio ucraino. Noi abbiamo parlato del fatto che siamo pronti a parlare con la Russia, ma ora non possiamo prendere decisioni sulla Crimea, lasciamo la questione da parte se ostacola le nostre trattative”, ha proseguito.
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Draghi “Un Piano Marshall per l’Ucraina”

ROMA (ITALPRESS) – Per ricostruire l’Ucraina dopo la distruzione della guerra sarà necessario un nuovo Piano Marshall. E’ la proposta del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, in questi giorni negli Stati Uniti. “Dobbiamo essere pronti – ha detto Draghi all’Atlantic Council Distinguished Leadership Award 2022 – a continuare a stare dalla parte dell’Ucraina molto tempo dopo la fine della guerra. La distruzione delle sue città, dei suoi impianti industriali, dei suoi campi richiederà un enorme sostegno finanziario. L’Ucraina avrà bisogno del proprio Piano Marshall, proprio come quello che ha contribuito alle relazioni speciali tra Europa e Stati Uniti”, ha affermato.
Intanto la guerra è al settantottesimo giorno e le armi ancora non si fermano: in Ucraina si continua a combattere, con altri attacchi e vittime nel paese. Secondo Kyiv Independent, che cita Yuri Karapetyan, capo della comunità di Komyshuvakha, sarebbero stati lanciati 18 missili contro aree residenziali a Komyshuvakha, nella regione di Zaporizhzhia, a seguito dei quali una persona sarebbe stata uccisa, tre sarebbero rimaste ferite. Inoltre, un bombardamento avrebbe provocato un morto e un ferito a Zelenodolsk, nell’oblast di Dnipropetrovsk, in base a quanto riferito dallo stesso sito che cita il governatore dell’oblast di Dnipropetrovsk Valentyn Reznichenko.
Gli ucraini, però, intendono resistere. “Siamo la nazione dei migliori difensori”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo videomessaggio alla cerimonia dell’Atlantic Council. “Dietro il coraggio e la saggezza del nostro popolo, ci sono migliaia di storie vere, nomi e imprese eroiche”, ha aggiunto, raccontando alcune storie di coraggio degli ucraini durante la guerra. “Questi sono tutti i nostri combattenti – ha evidenziato – che sono morti difendendo l’Ucraina, quindi difendendo l’Europa”.
Il presidente ucraino ha anche ringraziato gli Stati Uniti per l’approvazione del nuovo pacchetto di aiuti militari. “La Camera dei Rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti – ha detto Zelensky nel suo consueto video serale – ha votato per un nuovo e significativo pacchetto di sostegno al nostro Stato e alla democrazia globale. Quasi 40 miliardi di dollari. Una seconda votazione si terrà presto al Senato degli Stati Uniti. Questa decisione sarà poi firmata dal presidente Biden e avrà effetto. Sono grato – ha aggiunto – al popolo americano e a tutti i nostri amici al Congresso e all’amministrazione per il loro sostegno”.

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Ucraina, Kiev “Ripresi 1.200 km di confine a nord”

KIEV (ITALPRESS) – Da molti, prima del 24 febbraio, era considerato la “colomba” del governo Putin. Negli ultimi due mesi e mezzo, però, il ministro degli Esteri russo Lavrov si è fatto notare per una lunga serie di esternazioni che gli hanno fatto perdere la definizione di moderato. Anche oggi, l’esperto politico di Mosca è tornato a tuonare contro Europa e soprattutto Stati Uniti: “Ci auguriamo e ci aspettiamo che il completamento della nostra operazione militare, dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi, possa fermare i tentativi dell’Occidente di minare il diritto internazionale, ignorare e violare i principi della Carta delle Nazioni Unite, compreso quello dell’uguaglianza sovrana degli stati, e costringerà l’Occidente a smettere di promuovere la cosiddetta pace unipolare sotto il dominio americano e dei suoi alleati”.
Parole pesanti proferite dopo l’incontro con il suo omologo dell’Oman, Badr Bin Hamad Al-Busaidi. Un altro affondo di Lavrov, che ha smesso i panni del diplomatico equilibrato e che in tutto e per tutto si è adeguato alla propaganda del Cremlino. Sempre da Mosca è intervenuto oggi anche il portavoce di Putin, Peskov, che ha ribadito l’esistenza di una trattativa in corso fra Russia e Ucraina, giudicandola però “inefficace” e senza risultati. L’ennesima conferma che le due parti non riescono a trovare un punto comune per intavolare un negoziato, nonostante gli sforzi della Turchia e le parole di alcuni leader europei, in testa Macron, che con Mosca sta cercando di mantenere un canale di comunicazione.
La guerra, nel frattempo, continua ad arrecare morte e distruzione. L’ennesimo allarme arriva oggi dal sindaco di Mariupol, dove in serata si è levata una densa colonna di fumo nei pressi dell’acciaieria nuovamente sotto attacco. Se nella città costiera si contano già fra le 20 e le 25 mila vittime, altre “10 mila persone potrebbero morire” per malattie o a causa delle condizioni di vita definite “medievali”. A riferirlo è stato il sindaco della località sul Mare d’Azov, Boychenko, che ha parlato della necessità impellente di cure mediche per la popolazione. “I russi continuano il genocidio partito il 24 febbraio. La nostra gente è in pericolo mortale. Serve una completa evacuazione”.
Una buona notizia, per Kiev, arriva però dal Servizio della Guardia di Frontiera, che ha reso noto di aver ripreso il pieno controllo di 1.200 chilometri di confine a nord, in particolare nella zona di Kiev, Sumy e Chernihiv. Il fronte caldo del Donbass ha invece registrato gli scontri più cruenti a est di Donetsk, sulla linea verso Kryvyi Rih, la città natale di Zelensky. L’obiettivo russo si sta concentrando sempre più nel sud del Paese, per cercare di arrivare fino a Odessa, il vero sogno proibito di Mosca. Più difficoltà, invece, l’esercito del Cremlino le sta incontrando a nord-est, dove a inizio guerra sembrava poter sfondare con più facilità. Nelle ultime ventiquattr’ore la controffensiva ucraina ha consentito di riconquistare numerosi villaggi attorno a Kharkiv e di allontanare la minaccia russa dalla seconda metropoli del Paese.
Da Kherson occupata, infine, hanno parlato le nuove autorità: non verrà creata nessuna repubblica popolare sulla falsariga di Donetsk e Lugansk ma “pregheremo Putin di annettere a tutti gli effetti la regione alla Federazione Russa”, ha affermato il vice capo amministrativo e militare, Stremousov. Porte aperte dal Cremlino: “Gli abitanti decideranno da soli” l’eventuale annessione a Mosca. Un referendum potrebbe essere alle porte ma senza nessuna validità internazionale.
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