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Ucraina, Di Maio “Inviamo esperti per verificare crimini di guerra”

ROMA (ITALPRESS) – “I responsabili dei crimini vanno perseguiti e portati di fronte alla giustizia. In questo momento, il governo italiano ha deciso l’invio di esperti scientifici e forensi per supportare la Corte internazionale nel verificare e dimostrare i crimini di guerra perpetrati in Ucraina”. Così Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri, intervenuto al Congresso di Articolo Uno, a proposito della guerra in Ucraina.
“Non ci arrendiamo alla logica della guerra, dobbiamo lavorare a un cessate il fuoco – ha aggiunto -. Il lavoro che stiamo facendo come Italia è sostenere organizzazioni internazionali, le Nazioni Unite devono essere sempre più protagoniste nonostante i veti incrociati. Stiamo lavorando fianco a fianco con la Turchia, e l’Italia sarà uno dei paesi garanti per l’accordo di sicurezza e neutralità dell’Ucraina”.
“Dal punto di vista economico, è già una guerra mondiale – ha sottolineato il ministro -. Come Italia, siamo impegnati in un’importante iniziativa per eliminare la nostra dipendenza dal gas russo. Nell’ultimo mese con il presidente Draghi e ministro Cingolani abbiamo condiviso una strategia di sicurezza energetica nazionale”. “Abbiamo sottoscritto partnership – sottolinea -, ma se non stabiliamo un tetto europeo al prezzo del gas, non avremo risolto il problema che impatta sulle bollette delle famiglie e imprese. Il tetto ci permetterà di fermare le speculazioni finanziarie”.

– foto agenziafotogramma.it –

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Ucraina, per intelligence inglese nessun progresso russo nelle ultime 24 ore

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La guerra in Ucraina è al cinquantanovesimo giorno ma neanche per domani, il giorno della Pasqua ortodossa, è prevista una tregua. Sul fronte diplomatico, tuttavia, c’è una notizia: il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres incontrerà i presidenti di Russia e Ucraina, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. In particolare, Guterres martedì 26 aprile vedrà Putin e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e due giorni dopo, giovedì 28, incontrerà Zelensky e il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Si spera, dunque, che la diplomazia compia passi concreti verso la pace. Intanto, però, sul campo il conflitto prosegue. Secondo l’intelligence britannica, “nonostante l’aumento dell’attività, le forze russe non hanno ottenuto grandi progressi nelle ultime 24 ore poiché i contrattacchi ucraini continuano a ostacolare i loro sforzi”. Dopo annunci e smentite su Mariupol, ieri il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che la situazione nella città portuale del sud-est ucraino “si è normalizzata”. Per Londra, però, nonostante Mosca abbia affermato di aver conquistato Mariupol “continuano a svolgersi pesanti combattimenti, frustrando – si legge nell’ultimo aggiornamento dell’intelligence diffuso dalla Difesa del Regno Unito – i tentativi russi di catturare la città, rallentando così ulteriormente i loro desiderati progressi nel Donbass”. Il presidente ucraino Zelensky in un video ha espresso gratitudine nei confronti dei partner che “finalmente hanno ascoltato” le richieste del Paese, perché forniscono “esattamente ciò che abbiamo chiesto”, ha detto. “Sappiamo per certo – ha continuato – che con queste armi potremo salvare le vite di migliaia di persone e saremo in grado di mostrare agli occupanti che si avvicina il giorno in cui saranno costretti a lasciare l’Ucraina”. Domani per i cristiani ortodossi sarà la domenica di Pasqua ma in Ucraina non è prevista una tregua. Ieri si è concluso il venerdì Santo, “uno dei giorni più dolorosi dell’anno per i cristiani”, ha ricordato Zelensky. “Il giorno in cui la morte – ha continuato – sembra aver vinto. Ma speriamo in una risurrezione. Crediamo – ha aggiunto – nella vittoria della vita sulla morte e preghiamo che la morte perda”. (ITALPRESS)

– photo credit: Agenziafotogramma.it –

Zelensky “Putin rifiuta la tregua per la Pasqua ortodossa”

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KIEV (ITALPRESS) – “Sfortunatamente la Russia ha rifiutato la proposta di stabilire una tregua di Pasqua”. Così, in un videomessaggio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato al suo Paese che anche nel giorno della Pasqua ortodossa le armi non si fermeranno.
“Questo mostra molto bene – ha proseguito Zelensky – come i leader di questo Stato trattano davvero la fede cristiana, una delle feste più gioiose e importanti. Però manteniamo la nostra speranza. Speranza per la pace, speranza che la vita vinca la morte”, ha aggiunto.
Intanto c’è ancora molta apprensione per la situazione di Mariupol. Ieri Mosca ha affermato di aver conquistato la città portuale. Un annuncio smentito da Kiev e che sembra non convincere nemmeno gli Stati Uniti. “Non c’è prova ancora che Mariupol sia completamente caduta”, ha detto il presidente statunitense Joe Biden. Per Zelensky, poi, la città “continua a resistere”. La situazione, in ogni caso, è al limite e l’attenzione è ancora concentrata sull’acciaieria Azovstal, dove sono asserragliati i combattenti ucraini e dove si nascondono anche civili. Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha fermato l’assalto finale allo stabilimento, definendolo “inopportuno”. L’area, però, resta ancora bloccata. Secondo l’intelligence britannica, “la decisione di Putin di bloccare l’acciaieria Azovstal indica probabilmente – si legge nell’ultimo aggiornamento diffuso dal ministero della Difesa del Regno Unito – il desiderio di contenere la resistenza ucraina a Mariupol e liberare le forze russe da schierare altrove nell’Ucraina orientale”. Inoltre, secondo i britannici, un assalto completo all’impianto “comporterebbe probabilmente perdite russe significative”.
Il conflitto, intanto, prosegue anche in altre aree del paese. Nel suo video, il presidente Zelensky si è rivolto ai residenti delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia perché prestino “molta attenzione” alle informazioni che danno ai russi, in particolare se viene chiesto loro di compilare questionari o lasciare i dati del passaporto. “Non è per aiutarvi”, ha detto il leader ucraino. “Questo ha lo scopo – ha continuato – di falsificare il cosiddetto referendum sulla vostra terra, se arriva un ordine da Mosca di mettere in scena uno spettacolo del genere”.
Intanto la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha annunciato che, “a causa del pericolo” sui percorsi, oggi non ci saranno corridoi umanitari.
-foto Imagoeconomica-
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Ucraina, gli Usa inviano aiuti militari. Biden “Non rinunceremo a combattere contro i tiranni”

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KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – “La battaglia di Kiev è una vittoria storica per gli ucraini”. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è tornato ancora una volta ad esaltare la resistenza contro i russi nel discorso effettuato alla Casa Bianca, nel quale ha ribadito l’arrivo entro il week-end di aiuti militari per un ammontare di 800 milioni di dollari. L’inquilino della Casa Bianca ha sottolineato l’impegno degli americani nel sostegno a Kiev. “Non c’è prova ancora che Mariupol sia completamente caduta”, afferma. Gli Usa “non rinunceranno mai a combattere contro i tiranni”.
Se a livello diplomatico non si placano le accuse fra Occidente e Cremlino, si starebbe invece parzialmente allentando la tensione a Mariupol. Mosca, in mattinata, ha annunciato la conquista della città costiera, affermazione immediatamente smentita da Kiev ma se l’intero capoluogo non è ancora completamente caduto nelle mani russe sarebbe comunque questione di ore. La supremazia dell’esercito di Vladimir Putin, in quest’area, era evidente da quando è iniziata l’offensiva ed a poco è servita la resistenza eroica degli ucraini, che alla fine saranno costretti ad abbandonare Mariupol. Ma la buona notizia della giornata riguarda l’acciaieria dove sono asserragliati centinaia o forse migliaia di combattenti del reggimento di Azov ed altrettanti civili. E’ stato Putin a definire “inopportuno” l’assalto finale alla Azovstal, che avrebbe causato una catastrofe di morti e civili; una scelta dettata probabilmente non dalla magnanimità del presidente russo ma dalla consapevolezza che la città è ormai quasi sopraffatta e che l’ennesimo massacro ai danni di donne e bambini getterebbe ancora più discredito internazionale sulla sua politica.
Nella speranza che la scelta del Cremlino sia definitiva e che non venga smentita da un cambio di programma, come peraltro è già capitato in passato, le truppe di Mosca hanno nuovamente invitato i soldati asserragliati nello stabilimento assieme ai civili ad uscire allo scoperto e ad arrendersi. “Gli riserveremo un trattamento dignitoso e avranno salva la vita”. “I militati ucraini possono deporre le armi e lasciare Mariupol con i corridoi umanitari”, ha spiegato il portavoce russo Dmitry Peskov. Dichiarazioni, queste, arrivate dopo che Volodymyr Zelensky aveva proposto una sorta di compromesso: la liberazione di alcuni soldati russi catturati in cambio di un’uscita sicura dei suoi uomini dall’acciaieria. Al momento, comunque, non ci sono segnali di resa da parte del battaglione d’Azov e degli altri combattenti, che rimangono tuttora all’interno della Azovstal. Le prossime ore saranno decisive ma il destino della città costiera, che prima della guerra contava mezzo milione di abitanti ed oggi poco più di 100 mila, appare militarmente segnato.
Putin punta a festeggiare qui il 9 maggio la vittoria sul nazismo ma più che una giornata di festa sarà una sorta di marcia funebre sulle macerie di Mariupol. Proprio oggi il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, riapparso in pubblico dopo parecchio tempo, ha parlato di 4 mila fra soldati ucraini, nazionalisti e mercenari stranieri eliminati nella città durante queste settimane di feroci combattimenti. Una carneficina che si aggiunge alle probabili 20 mila vittime civili registrate in tutta la provincia sul Mare d’Azov.
La guerra comunque infuria anche altrove. A Kharkiv, la seconda città del Paese subito sopra il Donbass, il sindaco Ihor Terekhov ha denunciato l’ennesima escalation sul suo territorio, bombardato ormai ininterrottamente da oltre cinquanta giorni. Il 30% dei cittadini avrebbe abbandonato la metropoli ma sarebbero ancora un milione le persone che hanno deciso di rimanere nelle proprie case. La loro vita è sempre più a rischio, perché i bombardamenti stanno prendendo di mira le aree residenziali e non solamente le infrastrutture pubbliche e militari. Una situazione non troppo dissimile da ciò che sta capitando in tutta l’Ucraina orientale.
-foto Imagoeconomica-
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Mariupol resiste e l’America assicura l’invio di armi

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Mariupol resiste ma c’è chi scommette su una sua caduta a breve. Nelle ultime ore l’attenzione del mondo si è concentrata sull’acciaieria Azovstal della città portuale assediata, dove sono asserragliati i combattenti ucraini e dove si nasconderebbero ancora anche i civili. “Prima di pranzo o dopo pranzo, Azovstal sarà completamente sotto il controllo delle forze della Federazione Russa”, ha detto il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, in base a quanto riportato da Ria Novosti. L’offensiva russa in Ucraina, dunque, prosegue e la guerra è oggi al cinquantasettesimo giorno. Secondo l’intelligence britannica, “probabilmente la Russia desidera dimostrare significativi successi in vista delle celebrazioni annuali del Giorno della Vittoria del 9 maggio”, giornata in cui i russi celebrano l’anniversario della vittoria contro i nazisti nella Seconda guerra mondiale. “Ciò potrebbe influenzare – prosegue l’aggiornamento dell’intelligence britannica diffuso dal ministero della Difesa del Regno Unito – la velocità e la forza con cui tentano di condurre operazioni nel periodo precedente a questa data”. Le forze russe, si legge ancora nell’aggiornamento, “stanno ora avanzando” dal Donbass “verso Kramatorsk, che continua a subire attacchi missilistici persistenti”. C’è comunque il timore per una situazione umanitaria critica ormai da tempo. La vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, che via Facebook aggiorna quotidianamente sulla situazione dei corridoi umanitari, ha riferito che ieri quattro autobus per i civili sono riusciti a lasciare Mariupol e che anche oggi si prevede di continuare con l’evacuazione. Intanto, però, si registrano altre vittime tra i bambini: l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina nell’aggiornamento di oggi afferma che nel conflitto 208 bambini sono morti e 376 sono rimasti feriti (ieri si contavano 205 piccoli uccisi e 373 feriti). Nel frattempo, nell’ambito del sostegno internazionale all’Ucraina, il presidente statunitense Joe Biden ha assicurato che le armi arriveranno quotidianamente. “Armi e munizioni – ha detto Biden – affluiranno ogni giorno. E stiamo vedendo quanto siano vitali le nostre alleanze e partnership in tutto il mondo. I nostri alleati stanno intensificando, amplificando – ha aggiunto – l’impatto della nostra risposta. E la Nato è unita, concentrata e motivata come non lo è mai stata”. Una risposta che sicuramente piace al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in questi cinquantasette giorni di guerra ha chiesto tutto il supporto dei partner, ribadendo più volte la necessità di armi per il suo paese. “Sono molto lieto di dire, con cauto ottimismo – ha detto Zelensky in un video -, che i nostri partner hanno iniziato a capire meglio le nostre esigenze, capire di cosa esattamente abbiamo bisogno e quando precisamente abbiamo bisogno di tutto questo. Non in settimane, non in un mese, ma immediatamente. Proprio adesso – ha aggiunto -, mentre la Russia sta cercando di intensificare i suoi attacchi”.
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Di Maio “Con il Congo accordo cruciale per le forniture del gas”

ROMA (ITALPRESS) – “Oggi abbiamo siglato un altro accordo cruciale con la Repubblica del Congo per aumentare le forniture di gas verso il nostro Paese. Un altro risultato, dopo l’intesa raggiunta in Algeria e quella di ieri in Angola”.Lo scrive su facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
“L’impegno dell’Italia – aggiunge – continua per reagire con prontezza alla crisi energetica e per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Tutelare imprese e famiglie italiane per noi è un obiettivo primario, ed è per questo che lavoriamo ogni giorno anche affinchè l’Ue fissi un tetto massimo al prezzo del gas. Non c’è tempo da perdere, insistiamo su questa strada”.

– Photo credit: agenziafotogramma.it-

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Timido spiraglio nei negoziati, a Mariupol gli ucraini resistono

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Definirlo uno spiraglio di pace è sicuramente esagerato ma dopo oltre due settimane di silenzio assoluto, la diplomazia ha ricominciato a parlarsi. Troppo poco per essere ottimisti, ma sempre meglio dell’incomunicabilità che ha caratterizzato tutto il mese di aprile. Le due parti non si sono incontrate ma hanno interloquito attraverso i media. Ad intervenire per primo, in mattinata, era stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “Abbiamo consegnato all’Ucraina una bozza di documento con parole cristalline e aspettiamo la risposta”. La conferma è arrivata poco dopo da Kiev. Il più in vista fra i negoziatori, Mykhailo Podolyak, ha infatti ribadito la ricezione della proposta russa, “in particolare per quanto riguarda le garanzie di sicurezza. Le studieremo e trarremo le nostre conclusioni sia politiche che legali”.
La palla, almeno in parte, torna quindi ad analisti e diplomatici, anche se quel minimo di ottimismo scaturito dalle dichiarazioni dei rappresentanti di Russia e Ucraina si è presto volatilizzato, nel corso della giornata, per le notizie provenienti da Mariupol. Il nuovo appello di Mosca non ha sortito effetto: i soldati ucraini asserragliati nell’acciaieria non si sono arresi e hanno continuato a combattere. Con loro anche un numero imprecisato di civili – potrebbero essere quasi un migliaio – e forse è proprio per questo che l’esercito del Cremlino non ha ancora utilizzato quelle bombe pesanti tonnellate che distruggerebbero l’Azovstal e tutto ciò che si trova nei dintorni. Ma se la resistenza del battaglione ucraino dovesse perdurare, il rischio è che Mosca opti per la “soluzione finale” e per tutti coloro intrappolati nei cunicoli dello stabilimento, comprese donne e bambini, non ci sarebbe più scampo.
La preoccupazione, in ogni caso, non è solo per la popolazione che più o meno volontariamente si è nascosta nell’acciaieria: secondo il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, nella città costiera vivrebbero ancora oltre 100 mila persone sul mezzo milione di residenti registrati prima della guerra. E’ a loro che la massima autorità politica ha rivolto un invito accorato: andatevene prima possibile, è stato l’appello scritto oggi e rilanciato dai social, “non abbiate paura di raggiungere Zaporizhzia, dove riceverete tutti gli aiuti necessari. L’aspetto prioritario è mettersi al sicuro”.
Il problema è che i corridoi umanitari funzionano a singhiozzo: in quello previsto oggi avrebbero dovuto lasciare la città oltre seimila civili a bordo di una novantina di autobus ma in realtà sono riusciti ad andarsene solo alcune centinaia.
Nel Donbass, infine, la potenza di fuoco utilizzata per sedare la resistenza ucraina sta incontrando numerose difficoltà. Nonostante l’aumento corposo del numero di soldati e l’utilizzo sconsiderato di artiglieria pesante, i progressi di Mosca sono finora limitati. La battaglia decisiva si giocherà qui. E con gli 800 milioni di dollari in forniture militari garantite dagli Stati Uniti, per Vladimir Putin la conquista della regione sud-orientale potrebbe rivelarsi più complessa del previsto.
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Mariupol sotto assedio, accordo per un corridoio umanitario

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KIEV (ITALPRESS) – La battaglia in queste ore si concentra su Mariupol, la città portuale assediata che è divenuta ormai il triste simbolo del conflitto in Ucraina. L’offensiva russa nell’est del paese prosegue ma gli occhi sono puntati principalmente sull’acciaieria Azovstal di Mariupol dove si trovano ancora i difensori della città e dove si nascondono anche diversi civili.
Nelle scorse ore le forze russe hanno chiesto ai combattenti ucraini di arrendersi per avere salva la vita ma gli appelli sono stati rispediti al mittente. Ora Mosca, fa sapere il ministero della Difesa russo, ha lanciato un altro appello ai combattenti ucraini perché decidano di deporre le armi dalle 14, ora di Mosca (ore 13 in Italia), di oggi. Gli ucraini, però, resistono, nonostante le difficoltà. “Probabilmente stiamo affrontando i nostri ultimi giorni, se non ore”, ha detto Serhiy Volyna, comandante della 36^ brigata ucraina, in un video su Facebook, secondo quanto riportato dal Guardian. “Il nemico è più numeroso di noi per 10 a uno”, ha aggiunto.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si rivolge ai paesi occidentali evidenziando ancora una volta che il suo paese ha bisogno di armi. “Se avessimo accesso a tutte le armi di cui abbiamo bisogno – ha detto in un video -, che i nostri partner hanno e che sono paragonabili alle armi usate dalla Federazione Russa, avremmo già posto fine a questa guerra”. Per Zelensky “la situazione a Mariupol rimane invariata, la più grave possibile”, ha aggiunto. Stamattina la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, in un post su Facebook, ha annunciato che per oggi è stato concordato un corridoio umanitario proprio dalla città di Mariupol, dopo alcuni giorni di stop ai percorsi di evacuazione.
Intanto viene aggiornato il bilancio delle vittime tra i bambini: secondo l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina il numero dei bambini morti dall’inizio del conflitto resta a 205 mentre i feriti salgono a 373 (ieri erano 205 bambini morti e 367 feriti).
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(Photo credit: agenziafotogramma.it)