L’attenzione di tutto il mondo è concentrata sulla mastodontica acciaieria di Mariupol.
E’ qui, in queste ore, che si gioca la partita più importante dall’inizio della guerra in Ucraina ed è dal destino dello stabilimento Azovstal e di conseguenza della città portuale che potrebbe dipendere il futuro del conflitto. I prossimi avvenimenti saranno correlati a quanto succederà nella località costiera, dove buona parte del territorio è controllato dalle forze russe, che però non riescono a conquistare il mega-impianto in cui si sta difendendo il battaglione d’Azov e dove si nasconde anche un numero imprecisato di civili. Mosca, questa mattina, ha lanciato l’ennesimo appello ai militari di Kiev: “Arrendetevi, e avrete salva la vita”. E’ stato chiesto ai superstiti del reggimento di uscire dall’acciaieria, ma “l’invito” – ancora una volta – è stato rispedito al mittente. Che cosa succederà nelle prossime ore è impossibile da prevedere ma il servizio di sicurezza ucraino ha intercettato una telefonata in cui un militare russo avrebbe parlato di un ordine dall’alto piuttosto esplicito: radere al suolo l’intero impianto se il battaglione non dovesse arrendersi volontariamente. Per farlo, potrebbero avvalarsi di armamenti speciali, pesanti diverse tonnellate, che distruggerebbero qualsiasi cosa non solo dentro l’azienda ma nel raggio di centinaia di metri. Lo stesso comandante del gruppo nazionalista ucraino, rifugiatosi all’interno dello stabilimento, avrebbe parlato di bombe anti bunker già sganciate dall’esercito del Cremlino, “pur sapendo – ha ammonito Denys Prokopenko – che qui dentro ci sono donne e bambini” fuggiti alla furia dei russi. La situazione è in divenire ma potrebbe precipitare a momenti e come ha sottolineato più volte in questi giorni lo stesso presidente Zelensky, la caduta di Mariupol metterebbe fine immediatamente a qualsiasi negoziato fra le parti.
Una prospettiva che rende ancora più cupa la situazione in Ucraina, dopo i missili di ieri su Leopoli, i bombardamenti nei dintorni della Capitale e la massiccia offensiva in tutto l’est che si è intensificata in queste ore. A Kharkiv si contano morti ogni giorno ma è tutta l’area orientale, per un perimetro di quasi 500 chilometri, ad essere interessata da un attacco concentrico da parte di Mosca, che punta a conquistare l’intero Donbass e successivamente a sedersi al tavolo delle trattative. Ma anche Kiev sta ammassando soldati nella regione ed il rischio è che si arrivi a una battaglia finale corpo a corpo, casa per casa, con ancora più vittime e distruzioni di quante se ne siano contate finora. Nel frattempo, a conferma del deterioramento ulteriore dei rapporti fra il Cremlino e i paesi occidentali, nelle ultime ventiquattr’ore sono riprese le espulsioni reciproche di diplomatici: a fare la voce grossa, stavolta, è stata la Russia, che ha cacciato 37 funzionari di ambasciate e consolati europei, fra i quali una quindicina di olandesi, diversi belgi e parecchi austriaci. L’ennesima ritorsione verso quello che, secondo i russi, è un attacco dell’Occidente contro Mosca. Che però dimentica di avere invaso l’Ucraina per prima.
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A Mariupol resa dei conti, Mosca chiede agli ucraini di ritirarsi
Di Maio incontra il sindaco di Melitopol “Fermare le atrocità”
ROMA (ITALPRESS) – “Stamattina alla Farnesina ho accolto il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov, accompagnato da una delegazione parlamentare ucraina. Ancora una volta ci troviamo davanti a racconti dai quali emerge un quadro tragico. Continuiamo a dare il massimo per fermare le atrocità in Ucraina”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Twitter.
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La Russia lancia l’offensiva nell’est dell’Ucraina
KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – È iniziata l’offensiva russa nel Donbass, nell’est dell’Ucraina. A Mariupol proseguono i combattimenti mentre nei rifugi sotterranei dell’acciaieria Azovstal, al centro della battaglia, si nascondono circa mille civili.
“Si può ora affermare che le truppe russe hanno cominciato la battaglia per il Donbass, per la quale si preparano da molto tempo”, ha detto in un video il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha promesso: “Ci difenderemo”.
“L’esercito russo – ha affermato Zelensky – non rallenta l’uso dei missili contro l’Ucraina. Anche se avrebbe dovuto rendersi conto che sarà estremamente difficile ripristinare l’arsenale missilistico, date anche le sanzioni già imposte. Senza importazioni – ha continuato -, non possono nemmeno farlo. E quando tutte le scappatoie utilizzate per aggirare le sanzioni saranno chiuse e verranno imposte sanzioni ancora più severe, ripristinare le capacità missilistiche della Russia non sarà realistico”.
Secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, l’esercito russo “sta cercando di continuare le operazioni offensive nella zona operativa orientale al fine di stabilire il pieno controllo del territorio degli oblast di Donetsk e Lugansk” e di “mantenere un corridoio terrestre con la Crimea temporaneamente occupata”.
Intanto continua la battaglia di Mariupol. Il Consiglio comunale della città assediata, su Telegram, ha lanciato l’allarme: nei rifugi sotterranei dell’acciaieria Azovstal, dove sono in corso i combattimenti, si stanno nascondendo almeno mille civili, per la maggior parte donne con bambini e anziani. E i russi, sottolinea il Consiglio comunale, hanno continuato a bombardare l’impianto. Anche oggi la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha annunciato che non ci saranno corridoi umanitari.
Intanto il governatore della regione russa di Belgorod, che si trova al confine con l’Ucraina, ha riferito su Telegram che le forze ucraine avrebbero bombardato il villaggio di Golovchino e che una persona sarebbe rimasta ferita.
Sul fronte diplomatico, oggi il presidente statunitense Joe Biden dovrebbe sentire alleati e partner. Sul piano umanitario, invece, la situazione è ancora critica. La procura generale dell’Ucraina registra oggi 7.280 presunti crimini di guerra sotto inchiesta mentre nel paese durante il conflitto sarebbero morti 205 bambini e 367 sarebbero rimasti feriti (ieri erano 205 bambini morti e più di 362 feriti).
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Missili su Leopoli, 7 morti. Zelensky “Iniziata la battaglia per il Donbass”
KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – “Possiamo ora affermare che le truppe russe hanno cominciato la battaglia per il Donbass, per la quale si preparano da tempo”. Lo ha detto, in un video postato sui social, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.”Non importa quanti soldati i russi hanno portato, noi combatteremo. Noi ci difenderemo”, ha aggiunto. “Sono grato a tutti i nostri combattenti, a tutte le nostre città eroiche nel Donbass, a Mariupol, così come alle città della regione di Kharkiv che si difendono, che difendono il destino di tutta l’Ucraina, frenando le forze degli invasori”.
Oggi è stato drammatico il risveglio di Leopoli: la perla austroungarica, a 60 chilometri dall’Unione Europea, è stata colpita questa mattina da cinque missili sparati probabilmente da aerei provenienti dal Mar Caspio. Non è la prima volta che la città “culla” della tradizione ucraina viene centrata dai russi ma se le esplosioni alla raffineria di tre settimane fa avevano provocato solamente feriti, il bilancio odierno è drammatico: sette morti, fra i quali anche un bambino. Il bersaglio in un primo momento sembrava essere la stazione, che anche oggi, come avviene ininterrottamente dal 24 febbraio, era piena di rifugiati dalle altre aree del Paese in attesa di un treno per la Polonia. Successivamente, però, lo stesso responsabile delle ferrovie ucraine, Oleksandr Pertsovskyi, ha dichiarato che probabilmente l’obiettivo non erano i treni ma altri siti nelle vicinanze.
Nella zona si è diffuso il panico: l’allarme aereo ha continuato a risuonare per quasi un’ora, i cittadini si sono nascosti nei rifugi e solo più tardi la circolazione è ripresa regolarmente.
I missili su Leopoli confermano il cambio di strategia di Mosca, che poco più di una settimana fa aveva annunciato di volersi concentrare quasi esclusivamente sul Donbass mentre da allora, smentendo se stessa come succede assai spesso, ha dapprima ripreso i bombardamenti sulla periferia di Kiev e oggi ha colpito l’ovest del Paese. Non solo: anche Dnipro è stata teatro di un attacco e anche in questo caso il bersaglio era l’area della stazione ferroviaria, mentre Kharkiv, per l’ennesima volta, è stata martellata per tutta la notte e per l’intera giornata. Almeno nove persone hanno perso la vita nelle ultime ventiquattr’ore nella seconda città ucraina e ad essere flagellati dai colpi russi sono stati anche un’area gioco per bambini e un centro per la distribuzione degli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile.
Il Cremlino, insomma, ha alzato ulteriormente il livello dello scontro mentre le autorità ucraine del Donbass invitato i propri concittadini a lasciare prima possibile le zone di Sloviansk, Kramatorsk e Severodonetsk, dove, nelle prossime ore, potrebbe scatenarsi l’inferno.
E la diplomazia? Non pervenuta, anche se la Russia fa trapelare che i negoziati, nonostante tutto, stanno andando avanti e che “potrebbero andare meglio”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha aggiunto molto altro ma sembrano dichiarazioni di facciata, perché la volontà russa, specie dopo l’insediamento del nuovo comandante, il generale Aleksandr Dvornikov, già veterano della guerra in Siria, sembra più orientata alla distruzione che alla trattativa.
Nel frattempo le notizie da Mariupol sono ancora una volta contraddittorie: mentre Mosca afferma che la città è quasi completamente controllata dal proprio esercito, il battaglione di Azov, dal proprio account su Telegram, sostiene invece che “i combattenti del reggimento contrattaccano”, nonostante la superiorità di uomini del nemico. La battaglia per il porto, così strategico per i suoi fondali e per la presenza di gas offshore nel proprio bacino, potrebbe segnare un punto di non ritorno per i destini della guerra in Ucraina.
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Avis accoglie due famiglie di profughi afghani
MILANO (ITALPRESS) – Sono arrivate, nei giorni scorsi, all’aeroporto di Milano Malpensa, due famiglie provenienti dall’Afghanistan. Tra loro, accompagnati dai genitori e dalle sorelline, ci sono Timor di 15 anni e Rustam di 10: sono alcuni dei bambini emofilici che, per le conseguenze socio-politiche che stanno caratterizzando il Paese, dallo scorso agosto non hanno più modo di ricevere le terapie salvavita a base di farmaci plasmaderivati.
Ad accompagnarli il dottor Enayatullah Hashemi, medico nonché ex direttore dell’Afghan National Blood Safety and Transfusion Services (l’equivalente del nostro Centro nazionale sangue, ad oggi soppresso come molti altri settori dell’assistenza sanitaria afghana) e la sua famiglia.
L’arrivo in Italia rappresenta la tappa conclusiva di un lungo percorso che, nove anni fa, il Paese aveva stretto con l’Afghanistan, soprattutto per mezzo della sinergia tra CNS, AVIS (Emilia Romagna e Marche erano state tra le sedi regionali che avevano contribuito all’invio dei fattori VIII e IX in eccedenza), Fondazione Paracelso Onlus e Kedrion Biopharma.
Come ha dichiarato il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, «questo corridoio umanitario è l’ultimo tassello di un percorso lungo e faticoso, ma necessario, che da adesso offrirà terapie sicure e speranza di vita. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’impegno di numerosi enti e del personale degli uffici di AVIS Nazionale, che ha fornito un prezioso contributo al raggiungimento di un risultato così straordinario. A tutti loro va il mio ringraziamento più sentito».
Essenziale e insostituibile il coinvolgimento del Ministero degli Esteri italiano, che si è impegnato per garantire l’incolumità dei due nuclei familiari e il rilascio della documentazione necessaria al loro arrivo nel nostro Paese.
Un ruolo centrale va riconosciuto all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, che garantirà l’accoglienza e l’assistenza necessaria alla famiglia e si prenderà cura dei due pazienti emofilici in collaborazione con l’azienda ospedaliero-universitaria Careggi. Un ringraziamento particolare va poi alla Robert F. Kennedy Human Rights – Italia, alla Croce Rossa Italiana – comitato di Firenze, alla Fondazione Campus di Lucca e, soprattutto, ad Avis Regionale Toscana, che fornirà pacchi alimentari, indumenti e supporto logistico.
«Dalle persone per le persone. Questo è il senso di ciò che AVIS fa ogni giorno. È bello che l’accoglienza di queste sue famiglie afghane rientri in questa straordinaria quotidianità fatta dell’impegno e della passione dei nostri volontari e di tutti gli altri soggetti che hanno reso possibile questa missione, una rete territoriale di solidarietà che è caratteristica della Toscana», commenta la presidente di Avis Toscana, Claudia Firenze.
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A Mariupol situazione critica, attesa offensiva russa a est
Neanche nel giorno di Pasqua le armi in Ucraina si sono fermate. La guerra è oggi al cinquantaquattresimo giorno, i combattimenti continuano, Mariupol vive una situazione critica e si aggrava il bilancio delle vittime tra i bambini: secondo l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina, nel paese durante il conflitto 205 bambini sono morti e più di 362 sono rimasti feriti. “Le truppe russe si stanno preparando per un’operazione offensiva nell’est del nostro paese, inizierà nel prossimo futuro”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video. “Vogliono letteralmente eliminare e distruggere il Donbass”, ha aggiunto. Intanto la situazione nella città di Mariupol è critica. Ieri Mosca ha proposto ai combattenti ucraini che si trovano nell’acciaieria Azovstal di deporre le armi e arrendersi per salvarsi la vita. Gli ucraini, però, hanno rifiutato: intendono resistere. La situazione umanitaria nella città, però, è drammatica, Mariupol è allo stremo.
Ieri la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, aveva fatto sapere che per la giornata non erano stati concordati corridoi umanitari ma aveva anche lanciato un appello chiedendo l’evacuazione dei civili proprio da Mariupol. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’intelligence britannica, diffuso dal Ministero della Difesa del Regno Unito, “lo sforzo per catturare Mariupol ha avuto un costo significativo per i suoi residenti. Ampie aree di infrastrutture – si legge nell’aggiornamento – sono state distrutte mentre la popolazione ha subito perdite significative”. Tuttavia, secondo l’intelligence, la resistenza ucraina “ha messo a dura prova le forze russe”. Per Zelensky però non finisce qui: “Proprio mentre le truppe russe stanno distruggendo Mariupol – ha detto -, vogliono spazzare via altre città e comunità nelle regioni di Donetsk e Lugansk”. Il presidente ucraino ha espresso gratitudine per il supporto dei paesi partner ma “coloro che hanno le armi e le munizioni di cui abbiamo bisogno e ritardano la loro fornitura – ha evidenziato – devono sapere che il destino di questa battaglia dipende anche da loro”. Per Zelensky “ogni ritardo nelle armi, ogni ritardo politico è un permesso per la Russia di togliere la vita agli ucraini”. Nel frattempo, nelle scorse ore sono continuati i bombardamenti a Kharkiv, nell’est del paese, e stamattina il sindaco di Leopoli, Andriy Sadovyi, ha comunicato sul suo canale Telegram che sono stati registrati cinque attacchi missilistici verso la città, che si trova nell’ovest dell’Ucraina. Le armi, quindi, non tacciono e una tregua non sembra ancora essere vicina, mentre cadono nel vuoto gli appelli per la pace. “Si scelga la pace”, ha detto Papa Francesco nel suo messaggio Urbi et Orbi nel giorno di Pasqua. “Si smetta di mostrare i muscoli – ha continuato – mentre la gente soffre. Per favore, non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade. Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente”, ha affermato il Pontefice che, citando il manifesto Russell-Einstein del 1955, ha chiesto che venga ascoltata “quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: ‘Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?’”.
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Zelensky “Prima avremo le armi, prima tornerà la pace”
KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Nel cinquantaduesimo giorno di guerra, la tregua in Ucraina appare ancora lontana. Anzi, mentre il conflitto sul campo prosegue, non arrivano rassicurazioni neanche sul piano diplomatico: non si parla al momento di negoziati e lo scontro verbale sembra esacerbarsi, con parole poco confortanti spedite da un lato all’altro del Pianeta.
Nella capitale, dove nella notte risuonavano sirene d’allarme aereo, oggi sono state avvertite esplosioni. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, sul suo canale Telegram ha spiegato che le esplosioni sono avvenute nel distretto di Darnytskyi, alla periferia della città, e che sul posto sono intervenuti soccorritori e medici.
Il conflitto, quindi, prosegue e si aggrava quotidianamente il bilancio dei bambini uccisi e feriti. Secondo l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina, dall’inizio della guerra a oggi 200 bambini sarebbero morti e più di 360 sarebbero rimasti feriti.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video si è soffermato sulla possibile durata della guerra. “Se qualcuno dice ‘un anno o annì – ha detto -, io rispondo: puoi rendere la guerra molto più breve. Prima avremo tutte le armi che abbiamo richiesto, più forte sarà la nostra posizione e prima arriverà la pace. Quanto più e quanto prima avremo il sostegno finanziario che abbiamo richiesto, tanto prima ci sarà la pace. Prima il mondo democratico riconoscerà che l’embargo petrolifero contro la Russia e il blocco completo del suo settore bancario sono passi necessari verso la pace, prima la guerra finirà”. Il presidente ucraino ha parlato anche della ripresa delle attività nel paese. “In tutte le città e comunità dove non ci sono occupanti e ostilità, è necessario riportare l’economia al massimo”, ha detto, aggiungendo poi che il ministro delle politiche agricole ha riferito che “la campagna di semina è iniziata e continua in tutte le regioni del paese, comprese Lugansk e Donetsk”.
In un’intervista alla Cnn, inoltre, Zelensky si è soffermato sulle preoccupazioni in merito alla possibilità di un uso di armi nucleari da parte della Russia, sottolineando che il mondo dovrebbe essere preparato di fronte a questa minaccia. All’emittente statunitense il presidente ucraino ha spiegato anche che nel conflitto sarebbero morti tra 2.500 e 3.000 soldati ucraini.
Nel frattempo, sul piano internazionale, l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha fatto sapere di aver avuto un colloquio con il vice primo ministro ucraino Olga Stefanishyna, il ministro della Difesa Oleksii Reznikov e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. “L’Ue – ha affermato Borrell su Twitter – è in stretto contatto con gli stati membri per accelerare la fornitura di sostegni essenziali all’Ucraina”.
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Zelensky “Resistiamo da 50 giorni, ce ne davano 5”
KIEV (ITALPRESS) – Superati i cinquanta giorni, continua il conflitto in Ucraina. Nelle città suonano ancora le sirene d’allarme, a Kiev vengono avvertite esplosioni e l’incrociatore russo “Moskva”, che ieri aveva subito danni nel Mar Nero, è affondato. Mentre sul campo la guerra prosegue (oggi è al cinquantunesimo giorno), il presidente statunitense Joe Biden valuta la possibilità di recarsi in Ucraina.
Nelle ultime ore avevano destato interesse le sorti dell’incrociatore missilistico russo “Moskva”. La nave, quindi, alla fine è affondata. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass. Ieri l’incrociatore, che si trovava nel Mar Nero, è stato colto dalle fiamme e danneggiato. Sulle cause, però, sono giunte notizie contrastanti: per Kiev la nave è stata colpita dai missili della difesa ucraina, per Mosca si è trattato invece di un incendio a bordo che ha determinato un’esplosione delle munizioni. Adesso la conferma: è affondata. Per il ministero della difesa russo, l’incrociatore avrebbe perso stabilità “in condizioni di mare tempestoso”.
Secondo l’intelligence britannica, “Moskva” ha svolto “un ruolo chiave sia come nave di comando sia come centro di difesa aerea”. Nell’ultimo aggiornamento diffuso dal ministero della Difesa del Regno Unito, l’intelligence ha spiegato che con questo incidente la Russia “ha subito danni a due importanti risorse navali da quando ha invaso l’Ucraina” e che questi eventi “porteranno probabilmente la Russia a rivedere la sua posizione marittima nel Mar Nero”.
Intanto il presidente statunitense Joe Biden ha risposto “sì” ai giornalisti che chiedevano se fosse pronto ad andare in Ucraina. Nel frattempo, però, secondo Kyiv Independent, oggi sono state avvertite esplosioni a Kiev e nella regione della capitale, mentre nella notte l’allarme aereo sarebbe scattato in tutte le regioni.
“Abbiamo già resistito 50 giorni – ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video – 50 giorni di invasione russa, anche se gli occupanti ci avevano dato un massimo di cinque”. Per Zelensky “durante i 50 giorni di questa guerra, l’Ucraina è diventata un eroe per l’intero mondo libero”.
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