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Papa Francesco “In Ucraina non sia abolita nessuna chiesa cristiana”

ROMA (ITALPRESS) – “Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione russa, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perchè chi prega veramente prega sempre per tutti. Non si commette il male perchè si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perchè ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. Le Chiese non si toccano”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’Angelus in piazza San Pietro.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Germania, accoltella passanti a Solingen: tre morti e diversi feriti. L’Isis rivendica aggressione

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BERLINO (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il gruppo islamico Isis ha rivendicato la responsabilità dell’attacco con coltello nella città di Solingen, nella Germania occidentale, dove nella tarda serata di ieri, un uomo ha accoltellato dei passanti che partecipavano ai festeggiamenti per l’anniversario della fondazione della città a Solingen, cittadina tedesca a 25 chilometri da Dusseldorf: tre persone sono state uccise, otto seriamente ferite. Il gruppo terroristico, come riporta il sito “The Times of Israel”, avrebbe agito “per vendetta nei confronti dei musulmani in Palestina e ovunque”.  Sui social, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha scritto “l’autore del reato deve essere catturato rapidamente e punito nella misura massima consentita dalla legge. Questo attacco mi ha scioccato molto: piangiamo le vittime e siamo al fianco delle loro famiglie”.

– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

Usa, Robert F. Kennedy Jr ritira candidatura, appoggerà Trump

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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Il candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha annunciato nel corso di una conferenza stampa a Phoenix, in Arizona, il ritiro dalla campagna elettorale con l’intenzione di sostenere l’ex presidente Donald Trump, che si ricandida con il Partito Repubblicano.
Kennedy Jr. ha depositato la documentazione presso un tribunale della Pennsylvania nella quale ha chiesto di essere rimosso dalle schede elettorali nello Stato “come risultato dell’appoggio odierno nei confronti di Donald Trump”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

A Chicago Kamala Harris “processa” Trump nell’interesse del popolo americano

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di Stefano Vaccara
CHICAGO (USA) (ITALPRESS) – Forza e compassione in difesa dei diritti e la libertà del popolo americano insidiati da Donald Trump. Si riassume così il discorso di Kamala Harris di giovedì sera, durato 40 minuti, con cui la vicepresidente ha accettato la nomination democratica alla presidenza degli USA e chiuso la Convention di Chicago in una cascata di applausi e palloncini. Un discorso quello di Harris che ha alternato appelli all’unità ma anche accuse all’ex presidente Trump di essere un “uomo poco serio” ma il cui ritorno alla Casa Bianca avrebbe conseguenze “molto serie” per gli USA e i suoi cittadini.
“Con queste elezioni, la nostra nazione ha una preziosa, fugace opportunità per superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del passato”, ha detto Harris, promettendo anche lei di voler essere la presidente di tutti gli americani, come aveva già fatto Joe Biden nel 2020.
Sfoderando la sua esperienza di pubblico ministero, Harris ha denunciato punto per punto Trump, accusandolo di avere le aspirazioni di un tiranno che avrebbe colpito i valori democratici del Paese se fosse rientrato alla Casa Bianca.
“Immaginate cosa farebbe se gli restituiamo il potere – ha detto alzando la voce Harris -. Considerate il suo intento esplicito di liberare gli estremisti violenti che hanno aggredito gli agenti delle forze dell’ordine al Campidoglio. Il suo intento esplicito di incarcerare giornalisti, oppositori politici e chiunque Trump consideri un nemico. Il suo intento esplicito di schierare le nostre forze armate in servizio attivo contro i nostri stessi cittadini”.
Poi, ricordando la recente decisione della Corte Suprema sull’immunità presidenziale, Harris ha avvertito: “Immaginate cosa sarebbe Donald Trump senza alcun guardrail”.
Più volte, ha paragonato la sua visione a quella di Trump, per mettere in risalto come il suo avversario vorrebbe solo favorire i ricchi mentre lei taglierà le tasse alla classe media, o accusandolo di aver bloccato un disegno di legge bipartisan sui confini mentre lei lo sosterrà e lo firmerà immediatamente da presidente; ma soprattutto Harris ha accusato Trump di cercare di vietare l’aborto in tutta la nazione mentre lei proteggerà la libertà di scelta delle donne. Nel ricordare come Trump è stato l’artefice della larga maggioranza conservatrice nella Corte Suprema che ha compromesso le leggi federali sull’interruzione della gravidanza, Harris ha esclamato: “In poche parole, sono impazziti”, riferendosi sia ai giudici che a Trump e scatenando un forte boato nell’arena dell’Union Center affollata oltre ogni ordine di posti, con tutti i delegati che hanno riportato in alto i cartelli con su scritto “Kamala”.
Harris nella prima parte del suo discorso ha ripreso la sua biografia e quella della sua famiglia, descrivendo la sua infanzia con sua madre e sua sorella in “un quartiere operaio abitato di vigili del fuoco, infermieri e operai edili”. Harris ha cercato così anche di sottolineare la differenza dall’esperienza avuta da Trump, cercando invece di far notare come lei fosse cresciuta tra gente comune, e quindi ne conosce i problemi perché li ha vissuti, al contrario del candidato scelto dai repubblicani, che “non ha mai capito nulla della vita concreta della classe media”.
Kamala ha spiegato che il desiderio di voler diventare un pubblico ministero le venne quando una compagna di liceo le aveva confidato di essere stata abusata sessualmente dal patrigno. “Mia madre mi ha insegnato che di fronte a una ingiustizia, bisogna sempre darsi da fare”. Dopo aver protetto la sua amica accogliendola a vivere con la sua famiglia, Kamala intraprese quegli studi per diventare procuratrice.
Quando iniziò a lavorare in quella professione che tanto aveva desiderato intraprendere, Harris ha ricordato che “ogni giorno in aula, con orgoglio davanti a un giudice ripetevo queste cinque parole: Kamala Harris, for the people (per il popolo)”.
Harris ha affrontato nel suo discorso la guerra a Gaza, una spina nel fianco dell’unità del partito democratico e che per tutta la settimana ha generato continue manifestazioni di protesta fuori dalla Convention.
“Il presidente Biden ed io stiamo lavorando per porre fine a questa guerra in modo tale che Israele sia al sicuro, gli ostaggi vengano rilasciati, la sofferenza a Gaza finisca e il popolo palestinese possa realizzare il proprio diritto alla dignità, alla sicurezza, alla libertà e all’autodeterminazione” ha detto Harris. C’era stata la richiesta da parte di alcuni deputati del partito di far parlare sul palco, proprio nella serata finale, un esponente di chi protestava per Gaza, ma ciò non è avvenuto.
La decisione probabilmente porterà al partito democratico degli strascichi, ma Harris ha cercato di compensare accentuando – anche col tono della voce – la sua dichiarazione sul diritto dei palestinesi ad avere sicurezza e l’auto-determinazione e liberando così il più forte applauso della serata da parte del pubblico della convention.
La politica estera ha dato comunque l’opportunità a Harris di presentarsi agli elettori come una futura “Commander-in Chief” determinata, che terrà forte e unita l’alleanza della NATO, in contrasto con Trump che flirta con gli autocrati “perché anche lui punta ad esserlo”, ha detto convinta Harris. “Non mi prostrerò a tiranni e terroristi, come il nord coreano Kim Jong-un, che infatti fa il tifo per Trump”, ha detto a un certo punto Harris.
Poi anche un appello agli elettori affinché mandino alla Casa Bianca chi difende i valori e la democrazia americana contro chi vorrebbe eliminarli.
“America, mostriamoci a vicenda e al mondo chi siamo e cosa rappresentiamo: libertà, opportunità, compassione, dignità, equità e infinite possibilità”. Quindi Kamala Harris, nata nel 1964 “da due immigrati”, due studenti stranieri che si erano conosciuti in California – padre jamaicano studioso di economia e madre dell’India venuta in America per “scoprire la cura del cancro” – punta decisa a diventare la prima donna presidente degli USA.
A quel popolo degli Stati Uniti al quale ha detto da Chicago che in tutta la sua carriera ne ha sempre difeso gli interessi, ha promesso: “Sarò un presidente che ci unisce attorno alle nostre più alte aspirazioni. Un presidente che guida e ascolta. Che è realistica, pratica, di buon senso e combatterà sempre per gli interessi del popolo americano”.

– foto: Ipa Agency –
(ITALPRESS).

Kamala Harris accetta la candidatura Dem “Sarò la presidente di tutti”

CHICAGO (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Kamala Harris ha accettato la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti.
Una lunga ovazione al suo ingresso e una pioggia di palloncini rossi, bianchi e blu dopo il suo discorso. Kamala Harris al centro del palco della convention democratica a Chicago pronuncia il discorso di una nomination definita “storica” da molti americani e promette: “Sarò la presidente di tutti”.
“Nell’unità c’è la nostra forza”, afferma Harris, “mostriamo al mondo chi siamo, e cioè il Paese delle libertà, delle opportunità e di possibilità senza fine”. Nel suo discorso anche riferimenti alla sua storia personale e i punti principali di quello che sarà il suo programma. “Questa elezione non è solo la più importante delle nostre vite, è una delle più importanti nella vita della nostra nazione”, evidenzia la candidata dem. Poi l’attacco al suo avversario: “Per molti versi, Donald Trump è un uomo non serio – afferma -, ma le conseguenze del suo ritorno alla Casa Bianca sono estremamente gravi”. E aggiunge: “wère not going back”, non torneremo indietro.
Sul Medio Oriente, Harris afferma di essere per “il diritto di Israele di difendersi e mi assicurerò – sottolinea – che abbia le possibilità di farlo” ma “allo stesso tempo ciò che è accaduto a Gaza negli ultimi 10 mesi è devastante”. “Il presidente Biden e io stiamo lavorando per porre fine a questa guerra”, assicura.
Infine le altre questioni estere. “Voglio che l’America e non la Cina vinca la competizione” per guidare il mondo. E l’impegno a “stare fermamente con l’Ucraina” e nella Nato.
– foto Ipa –
(ITALPRESS).

Usa, Pelosi “Harris? Per vincere continui a mostrare se stessa”

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di Stefano Vaccara
CHICAGO (USA) (ITALPRESS) – A poche ore dal discorso conclusivo che Kamala Harris terrà a Chicago e che chiude la Convention Democratica, l’ex speaker del Congresso Nancy Pelosi, durante un’intervista con “Politico”, ha detto che per conquistare la Casa Bianca, si deve essere sempre se stessi e seguire i propri valori. Rispondendo alla domanda se Kamala Harris fosse una californiana liberal (cioè di sinistra) o una democratica più moderata (come è Pelosi), la italoamericana che è stata l’artefice del “cambio in corsa” convincendo (o costringendo?) Joe Biden a rinunciare alla nomination in favore della sua voce, ha risposto: “Negli Usa si vince la presidenza se si riesce a mostrare se stessi e seguendo sempre i propri valori, come sta facendo Kamala. Poi però la politica che si può fare alla fine la determina il Congresso che si ha”, ha aggiunto.

– foto xo9/Italpress –
(ITALPRESS).

A Chicago i Democratici celebrano la gioia di “Coach Walz”

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di Stefano Vaccara

CHICAGO (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Alla terza giornata della Convention del Partito Democratico di Chicago, il governatore del Minnesota Tim Walz, un ex insegnante di liceo che dopo oltre vent’anni di carriera nell’istruzione è passato alla politica con l’elezione a deputato al Congresso al primo tentativo, ha accettato “con gioia” la nomina a vicepresidente. “Grazie, prima di tutto, al Vicepresidente Harris. Grazie per aver riposto la vostra fiducia in me e per avermi invitato a far parte di questa incredibile campagna”, ha detto. “È un onore della mia vita accettare la nomination a vicepresidente degli Stati Uniti. Siamo tutti qui stasera per una bellissima, semplice ragione: amiamo questo Paese”.
Con un discorso breve ma schietto e soprattutto graffiante nei confronti dell’ex presidente Donald Trump, Walz ha confermato di essere il candidato adatto al ticket che punta ad eleggere Kamala Harris presidente.
Politico sconosciuto a livello nazionale fino a pochi mesi fa, è diventato popolare fuori dal Minnesota per aver definito Trump e i suoi seguaci “just weird” (semplicemente strano), nomignolo che si è diffuso a macchia d’olio fino ad essere utilizzato dalla stessa Harris, facendo così infuriare proprio quell’ex presidente che da sempre ama affibbiare soprannomi dispregiativi agli avversari.
Walz nel suo discorso di mercoledì sera a Chicago, ha ripetuto quanto sono “weird” Trump e JD Vance, caricando lo sprezzante giudizio anche con “pericolosi” e attaccando il Project 25, un piano di azione per i repubblicani presentato dal “Think tank” conservatore Heritage Foundation e che i dem hanno bollato come estremista – anche Trump lo ha sconfessato ma i sospetti di esserne l’ispiratore restano intatti. Walz ha detto che si tratta di “un programma che nessuno ha chiesto”, per poi aggiungere: “È un’agenda che non fa nulla per i nostri vicini bisognosi. È strano? Assolutamente, assolutamente. Ma è anche sbagliato. Ed è pericoloso”.
Il governatore del Minnesota a un certo punto ha raccontato, con emozione, la lunga sofferenza vissuta con sua moglie per riuscire ad avere un figlio. Quando ci sono riusciti, grazie all’aiuto della scienza, hanno chiamato la figlia “Hope” (Speranza, che era tra il pubblico e poi è salita sul palco). Ma ecco che Walz ha messo in guardia da coloro che vogliono togliere la “libertà” agli americani di poter raggiungere la felicità. Walz ha accusato anche il duo Trump-Vance di perseguire un’agenda che favorisce solo i “ricchi”, e con Harris ha promesso che proteggerà la classe media e quella dei lavoratori.
Da notare che era stato mostrato in precedenza un video con le testimonianze di veterani della guardia nazionale del Minnesota, che celebravano le doti di leadership di Walz, che ha servito 23 anni da ufficiale volontario militare.
Alla fine il vice di Harris ha utilizzato metafore riprese dal football americano e dal palco migliaia di delegati alla convention hanno mostrato i cartelli con la scritta “Coach Walz” (Allenatore Walz): “Non ho mai fatto grandi discorsi come questo, ma ho fatto molti discorsi di incoraggiamento”, ha detto riferendosi a quando ispirava quegli studenti-giocatori che aveva allenato con successo. Poco prima questi erano saliti, ormai da uomini maturi, sul palco della Convention per celebrare il loro insegnante-allenatore vincente.
Walz ha quindi parlato come se fosse ancora nello spogliatoio con i suoi ragazzi: “Siamo nel quarto quarto, siamo sotto ma siamo in attacco e abbiamo la palla”, per poi aggiungere: “Stiamo scendendo in campo e ragazzi, abbiamo la squadra giusta”. E ancora: “Il nostro compito, per tutti coloro che guardano, è entrare in campo e bloccare e contrastare. Un pollice alla volta. Un metro alla volta. Una telefonata alla volta. Bussa a una porta alla volta… Ci sarà tempo per dormire quando sarai morto…”.
Oltre a quello di Walz, ha fatto vibrare gli spettatori della Convention l’intervento di Oprah Winfrey, la conduttrice tv-opinion maker capace di influenzare milioni di suoi fedeli spettatori (molti libri da lei presentati sono diventati best seller) che ha ripetuto ai democratici di non mollare contro Trump, ripetendo la frase accompagnata dal pubblico “non si torna indietro” e di scegliere sempre la “gioia” dell’atteggiamento nella vita come nella politica di Kamala Harris.
Oprah ha avvertito che “la decenza e il rispetto sono in ballo nel 2024” e ha lanciato un appello agli elettori indipendenti e indecisi, chiarendo esattamente la sua posizione: “Siamo tutti americani e, insieme, scegliamo tutti Kamala Harris”.
Il “caricarsi di gioia” è stato lo slogan ricorrente della terza serata, ripetuto da Walz e che era stato prima ancora introdotto da Bill Clinton. Con la voce rauca e lontano dal ritmo eloquente della sua oratoria degli anni Novanta, l’ex presidente nel sottolineare l’atmosfera favorevole alla campagna per eleggere Harris alla Casa Bianca, ha messo in guardia i democratici dall’eccessiva sicurezza, come anche avevano fatto il giorno prima Michelle e Barack Obama. Clinton ha avvertito i democratici che i repubblicani sono “davvero bravi a distrarci, a suscitare dubbi, a scatenare polemiche”. A quasi 25 anni dall’uscita dall’Ufficio Ovale, Clinton ha parlato della “fatica” della sua età, per poi subito affondare con la stoccata: nonostante i suoi 78 anni, “resto qualche mese più giovane di Trump”.
Pete Buttigieg, il segretario ai Trasporti dell’amministrazione Biden e astro in ascesa nella nuova generazione politica americana, ha parlato della sua vita gay, mettendo in guardia da coloro che sui diritti vorrebbero far tornare indietro l’America che gli ha concesso una vita “passata dall’impossibile al possibile, dal possibile al reale, dal reale al quasi ordinario in meno della metà di una vita”. Buttigieg, dopo la triste adolescenza in Indiana, ora è sposato e con figli.
Il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, che era stato fino all’ultimo tra i favoriti per la nomination alla vice presidenza poi andata a Walz, nel suo discorso dai toni “obamiani” ha difeso la Costituzione assalita da Trump. Come del resto anche l’intervento di Nancy Pelosi, l’ex presidente della Camera, si è concentrato sull’attacco del 6 gennaio 2021. Prima del suo discorso, al pubblico della Convention è stato mostrato un video con l’attacco al Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump. Pelosi nel ha detto che la democrazia quel giorno fu salvata dalla reazione dei deputati e senatori del Congresso che furono pronti nel votare e certificare il risultato elettorale che Trump invece aveva cercato di fermare con la forza.
Giovedì sul palcoscenico salirà Kamala Harris: riuscirà ad emozionare più di Michelle Obama?

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

A Chicago la stella Michelle Obama schiaccia Trump (e oscura Barack)

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di Stefano Vaccara
CHICAGO (USA) (ITALPRESS) – Quando martedì sera Barack Obama entra sul palco della Convention democratica di Chicago, introdotto da sua moglie Michelle, al microfono dice subito: “Sono l’unica persona così stupida da parlare dopo Michelle Obama”. Il pubblico ride, ma lui deve averlo veramente pensato. Chi scrive martedì sera, durante i discorsi, girava tra le delegazioni per captarne gli umori e alla fine le vibrazioni e le urla di entusiasmo suscitate dal discorso pronunciato dalla ex First Lady – prima dell’intervento del marito ex presidente – hanno raggiunto un livello di estasi tale da aver provocato emozioni molto più forti di quelle per il discorso di Barack o di quando, il giorno prima, la scena era stata di Hillary Clinton (Biden pur facendo meglio delle aspettative, è rimasto ben al di sotto dei giganti dell’oratoria). Giovedì ci sarà l’intervento di Kamala Harris e la candidata alla presidenza per riuscire a far vibrare la Convention come Michelle Obama, dovrà superarsi.
L’ex First Lady ha scatenato forti emozioni prendendo soprattutto di mira Donald Trump. Non mollando mai la presa, anche in un modo che finora non era riuscito così efficacemente a nessuno: ribaltando contro la sua “narrazione” preferita.
Quando a un certo punto Michelle ha detto: “Chi gli dirà (a Trump) che il lavoro che sta cercando potrebbe essere proprio uno di quei ‘black work’ (lavori per neri)?”. Il riferimento era alla presidenza prima raggiunta da Barack Obama, e ora perseguita dalla prima donna di colore Kamala Harris. In questo modo l’abilissima Michelle distrugge una frase ripetuta nei comizi da Trump quando attacca gli immigrati, in cui li descrive come coloro che sottraggono i “lavori ai neri”.
Per mesi Michelle Obama, che gode di una popolarità negli Stati Uniti immensa, era stata indicata come la candidata democratica perfetta per battere Trump. Ma l’ex First Lady si è sempre schernita, felice di vivere una vita “normale” dopo otto anni di Casa Bianca.
Eppure Michelle ha capito che doveva comunque usare tutto il suo carisma e la sua popolarità per spingere Kamala Harris per evitare un fallimento come con Hillary Clinton (anche perché gli Obama sottovalutarono Trump e non si spesero più di tanto nel 2016).
Da Michelle tanti elogi quindi per Harris e la sua preparazione (è stata definita dagli Obama una delle persone più qualificate ad aver mai cercato di diventare presidente degli USA). Michelle a continuato ad assalire il 45esimo presidente – odiato dagli Obama fin da quando Trump mise in dubbio il luogo di nascita di Barack facendo partire la strategia delle “fake news” – con toni perentori: “Per anni, Donald Trump ha fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare di farci temere dalla gente” perché, secondo Michelle, “la sua visione limitata e ristretta del mondo lo faceva sentire minacciato dall’esistenza di due persone laboriose, altamente istruite e di successo ma nere”.
E ancora, un’altra sciabolata a Trump, quando riferendosi alla prestigiosa carriera di Harris, Michelle ha detto “che alla maggior parte di noi non sarà mai concessa la grazia di fallire”, come invece è ben noto come sia successo più volte nel business a Trump. Quindi la donna più ammirata d’America ha attaccato i vantaggi della “ricchezza generazionale” che non portano nulla di buona all’America e ai suoi valori. Trump è infatti il figlio di un costruttore di successo che ereditò tutto fallendo più volte. “Se vediamo una montagna davanti a noi, non ci aspettiamo che ci sia una scala mobile in attesa di portarci in cima”, ha detto Michelle, ricevendo applausi e urla di approvazione che sono raddoppiati quando ha descritto Trump come un razzista, misogino, che sparge paure e falsità per trarne vantaggi, un seminatore di odio che continua a “truffare” l’America.
Nel contrastare Trump, la Obama ha anche celebrato i valori positivi americani che le sono stati trasmessi dalla madre Marian Robinson, morta tre mesi fa.
“L’ultima volta che sono stata qui nella mia città natale è stato per commemorare mia madre, la donna che mi ha mostrato il significato del duro lavoro, dell’umiltà e della decenza, la donna che ha elevato la mia bussola morale e mi ha mostrato il potere della mia voce”.
La madre di Michelle poi verrà ricordata anche da Barack Obama con le lacrime agli occhi, per l’attaccamento che aveva nei confronti della suocera che, “lo difendeva quando si metteva nei guai con Michelle” ma che, soprattutto, “pur essendo una donna all’apparenza molto diversa, aveva anche gli stessi valori della mia nonna” (bianca dell’Arkansas, mentre Marian era una afroamericana di Chicago).
Michelle è stata capace per tutto il discorso di coinvolgere le migliaia di persone che l’ascoltavano allo United Center come a nessuno era riuscito finora. Dopo aver coniato nel 2016 contro i repubblicani di Trump la frase “quando loro scendono in basso, noi andiamo in alto”, a Chicago Michelle ne ha fornito una nuova versione: “Diventare piccoli non è mai la risposta. Piccolo è meschino, malsano e, francamente, non presidenziale”.
Poi ha spronato tutti a non mollare e fare di tutto per far vincere Harris: “Non possiamo indulgere alle nostre ansie sulla possibilità che questo paese eleggerà qualcuno come Kamala invece di fare tutto il possibile per far eleggere qualcuno come Kamala”, mentre in sala scrosciavano gli applausi.
Quando è stato il turno di Barack, l’ex presidente ha ripetuto come la moglie di sentire anche lui l’atmosfera del 2008, quella dell’”Hope” (speranza) e del “Yes we can” (quel ‘possiamo farcela’ che il pubblico dei delegati ieri sera ha fatto diventare urlando “Yes She Can”, si lei (Kamala) può farcela).
Obama ha continuato l’attacco a Trump iniziato dalla moglie, paragonandolo ad un “vicino di casa…, costantemente ossessionato dai propri bisogni, dai propri desideri, dalle proprie difficoltà. Mai da quelli delle persone che vuole rappresentare”. E ancora: “Un miliardario di 78 anni che non ha smesso di lamentarsi dei suoi problemi da quando è sceso dalla sua scala mobile dorata nove anni fa”. Quindi l’affondo: ”È stato un flusso costante di lamentele e lamentele che in realtà stanno peggiorando ora che ha paura di perdere contro Kamala”.
Obama ha reso ridicola l’ossessione di Trump “per le dimensioni delle folle” nei comizi dei suoi avversari. Proprio mentre diceva ossessione per le misure, Obama teneva le mani giunte in un modo che sembrava implicare una certa preoccupazione per le proporzioni del sesso maschile. Quando il pubblico è scoppiato in una fragorosa risata, Obama ha fatto l’espressione di chi non sapesse perché tutti ridessero.
Poi Obama ha dedicato la seconda parte del suo discorso ai valori americani di compassione per il prossimo e aiuto. Ha spronato gli elettori ancora indecisi o che avevano persino votato già per Trump, di provare a immaginare tra i due candidati chi, una volta entrato alla Casa Bianca, pensasse al loro futuro e a quello dei loro figli, e chi solo a se stesso. Il pubblico di delegati e di spettatori che gremivano l’Union Center di Chicago non avranno alcun dubbio in proposito. Ma appare quasi impossibile che l’oratoria ancora una volta messa in mostra dalla coppia Obama potrà mai far breccia tra i sostenitori di Trump.

– foto: Ipa Agency –
(ITALPRESS).