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Si dimette il Governo del Libano

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Il Governo del Libano si è dimesso. Lo ha annunciato il primo ministro Hassan Diab, in un discorso alla nazione. “Ogni singolo ministro di questo governo si è impegnato a fondo, non abbiamo altri interessi oltre a quello di salvaguardare lo Stato”, ha detto Diab. Nella capitale Beirut è stata un’altra giornata di scontri e disordini, a una settimana di distanza dall’esplosione al porto che ha provocato oltre 200 vittime.
(ITALPRESS).

Re don Juan Carlos, amnesia collettiva

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di Amadeo-Martín Rey y Cabieses
I popoli hanno poca memoria: è una delle tragedie dell’umanità. Un’altra è quanto sia difficile ottenere una buona reputazione -che richiede decenni di lavoro – e quanto sia facile per coloro che hanno fatto poco per il bene comune distruggere ferocemente i meriti sudati. In effetti, come avvoltoi di fronte a una preda morente, un’intera folla di repubblicani da salotto si è avventata su re Juan Carlos, membri di un’estrema sinistra anacronistica che ha fallito in ogni Paese dove ha governato – e che, in parte, e per nostra sfortuna, ora governa la Spagna – e gli indipendentisti creati nel laboratorio dell’odio e dell’ignoranza, arrabbiati per l’incontrovertibile fatto che Don Juan Carlos è stato sia re d’Aragona e conte di Barcellona, che re di Castiglia, Navarra o Galizia, il re di tutti gli spagnoli.

Don Juan Carlos ha deciso di lasciare la Spagna. Ma non di abbandonarla, perché è difficile per chi ama così tanto la propria patria, abbandonarla col cuore. Non è facile per un uomo di 82 anni, dopo avere lavorato fino ai 76 anni, con alterne condizioni di salute, nato a Roma ma vissuto in Spagna dal 1948, il cui figlio regna lì e la cui famiglia è radicata nella vita del Paese, lasciarlo per trascorrere i suoi ultimi anni lontano dai propri cari, quando ogni persona anziana ha diritto ad un sereno riposo.Questo è reso più doloroso dal fatto di essere stato spinto a questa scelta da circostanze non provate e da una persecuzione implacabile e orchestrata, il cui obiettivo finale è l’istituzione di un regime republicano di sinistra. Gli architetti di questo progetto non ricordano – o non vogliono che venga ricordato – la devastazione che una tale forma di Stato ha causato alla Spagna nei cinque anni che è durata nel XX secolo.

I re non si ritirano – solo alcuni abdicano – perché non lavorano otto ore al giorno ma piuttosto esercitano una funzione che quotidianamente assorbe le 24 ore della loro giornata. Don Juan Carlos, dalla mattina alla sera, ha lavorato per la Spagna senza sosta. Anche nei momenti di vacanza, ha continuato a occuparsi delle funzioni pubbliche, quando la maggior parte di loro prendeva il sole sulle spiagge oppure il fresco in montagna.
Don Juan Carlos non è fuggito. Solo i codardi lo fanno e lui ha ripetutamente dimostrato il suo coraggio, il 23 febbraio 1981 quando ha prontamente arrestato il tentativo di colpo di stato ordito dai franchisti che intendevano sovvertire l’ordine democratico, oppure quando ha visitato la “Casa de Juntas” di Guernica al culmine dell’attività terroristica dell’ETA e ha sopportato stoicamente i minacciosi pugni alzati dei parlamentari di Herri Batasuna, o quando – per il nostro orgoglio – ha scagliato contro il satrapo Hugo Chávez il famoso “perché non stai zitto?”.

Sarebbe potuto rimanere in Spagna ma, sapendo che questo avrebbe potuto danneggiare e appesantire l’immagine della Corona, ha deciso – con atto di estrema generosità – di stare lontano dai suoi affetti e luoghi.
Mentre il parlamento catalano, che non ha poteri per decidere l’abolizione della monarchia, perde tempo nell’affrontare “la situazione politica creata dalla crisi della monarchia spagnola”, il Paese è alle prese con una pandemia e una feroce crisi economica. È ironico che attacchino senza pietà un Re grazie al quale possono parlare con tanta libertà e sicurezza.

Don Juan Carlos, che lo si voglia ammettere o no, è stato il motore della Spagna delle libertà e della democrazia, il suo travolgente prestigio internazionale ha posto il nostro Paese nel concerto delle nazioni con un peso che mancava sin dai tempi dei suoi antenati gli Asburgo, ha attratto in Spagna innumerevoli e multimilionari investimenti stranieri e ha facilitato potenti attività commerciali spagnole all’estero. È stato un Re, un Capo delle Forze Armate sempre animato da scrupoloso rispetto per la Costituzione. Adorato in Ibero-America, ha incontrato la maggior parte dei politici che contavano nel mondo e la sua esperienza e know-how hanno sempre lasciato una splendida immagine della Spagna. Don Juan Carlos non è accusato o “indagato”, come si dice ora, e ha la possibilità di muoversi liberamente per il mondo, come peraltro chiarito con la pronuncia della Corte Suprema.
Tuttavia non sono cieco dinanzi agli errori delle persone, come gli altri potranno scorgere i miei.

Ma ora, è giusto riconoscere che questa triste situazione è solo una ghiotta occasione per quanti aspettavano di attaccare un’eccellente figura democratica che – piaccia o no – sarà ricordata con ammirazione dalle generazioni future, quando gli attuali detrattori saranno caduti nel più oscuro oblio, nonostante gli errori che – come ogni essere umano – il Re possa aver compiuto.

Tavolo di confronto su frontalieri tra Italia e San Marino

SAN MARINO (ITALPRESS) – Incontro tra il segretario di Stato per il Lavoro di San Marino, Teodoro Lonfernini, e il sottosegretario al Lavoro Francesca Puglisi. E’ stato stabilito di attivare un tavolo di confronto permanente, che possa affrontare una serie di questioni sia politiche che tecniche, in materia di lavoro.
Nella Repubblica di San Marino operano tutt’oggi circa 6.200 lavoratori frontalieri, che si aggiungono agli oltre 10.000 italiani residenti sul territorio sammarinese. Il tavolo politico e tecnico che è stato concordato, al quale oltre ai rappresentanti dei due ministeri dovranno sedere esponenti delle Regioni Emilia Romagna e Marche, avrà il compito di trattare tutte le tematiche relative proprio al lavoro transfrontaliero.
Nello specifico è stato concordato come l’incontro dovrà favorire il monitoraggio del lavoro frontaliero, promuovere attività condivise di formazione e riqualificazione dei lavoratori, elaborare progetti comuni di sviluppo economico.
Per il sottosegretario Puglisi “è stato davvero importante incontrarci per poter lavorare assieme visto il rapporto di grande amicizia che c’è tra i nostri Paesi per sostenere l’occupazione così colpita dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Intrattenere relazioni forti tra i nostri Stati è importante per fare cose utili sia per i cittadini sammarinesi sia per quelli italiani che lavorano a San Marino”. Il segretario di Stato per il Lavoro Lonfernini, ha sottolineato come “l’incontro è stato molto positivo, ho trovato nel sottosegretario Puglisi un interlocutore attento e sensibile a circostanze che devono essere regolate tra i nostri due Paesi”.
(ITALPRESS).

Esplosioni a Beirut, centinaia di morti e migliaia di feriti

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E’ di “oltre 4.000 feriti e più di cento morti” il nuovo bilancio delle esplosioni di ieri a Beirut. E’ quanto reso noto dalla Croce Rossa libanese secondo quanto riferiscono i media locali.
(ITALPRESS).

Esplosioni a Beirut, decine di morti e migliaia di feriti

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Una prima tremenda esplosione, seguita pochi istanti dopo da una seconda, la terra che trema, una nuvola di fumo imponente che si solleva in aria, acquista i contorni di un fungo che rimanda ad agghiaccianti ricordi e che si espande sulla città, proiettando sui quartieri vicini al mare un’ombra inquietante. Morte e distruzione nel pomeriggio di Beirut ad un passo dal porto. Le prime informazioni parlano di una deflagrazione avvenuta in una fabbrica di fuochi d’artificio, poi il capo della sicurezza del Libano correggerà parlando invece di uno scoppio avvenuto in un deposito che ospita materiali altamente esplosivi.
Non è chiara l’origine di ciò che ha determinato quel boato che ha scosso la città e udito nitidamente in tutti i quartieri della capitale libanese, e che ha persino fatto oscillare le casette che si inerpicano per la collina oltre la periferia. Ma se manca la versione ufficiale del governo, restano invece (ed impietriscono) le immagini della distruzione ed i primi conteggi dei morti.
Almeno 70 le persone che hanno perso la vita secondo il Ministero della Sanità. Sono invece 3700 i feriti, tra di loro un militare italiano. Attorno all’area del porto morte e distruzione. Le prime immagini che rimbalzano della zona sud della città raccontano di interi quartieri trasformati in campi di guerra; cadaveri a terra, pedoni insanguinati, auto sventrate ricoperte da polvere e detriti. Travolti dall’onda della deflagrazione molti edifici, alcuni completamenti distrutti. Persino degli ospedali sono stati investiti dall’onda d’urto. Danneggiata una delle navi Unifil della task force di pace ormeggiata nel porto; feriti alcuni militari, alcuni dei quali in modo grave. Pure il palazzo del governo ha subito dei danni; contusa la moglie del primo ministro Hassan Diab il quale ha assicurato che tutti i responsabili saranno “chiamati a risponderne”.
Il capo di governo ha anche dichiarato per domani la giornata di lutto nazionale. In serata ha rivolto un “appello urgente a tutti i Paesi amici e fraterni che amano il Libano perchè stiano al nostro fianco e ci aiutino a lenire le nostre ferite profonde”. L’esplosione arriva in un momento delicato per il Libano, con una crisi economica che riaccende le vecchie divisioni, con le tensioni acuitesi in vista del verdetto di venerdì per il processo per l’uccisione dell’ex primo ministro Rafik Hariri avvenuta nel 2005.
(ITALPRESS)

Immigrazione, da presidente Tunisia invito alla cooperazione

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Il fenomeno della migrazione irregolare e i modi per affrontarlo, sono stati al centro della visita di lavoro che ha effettuato il presidente della Repubblica Tunisina, Kais Saied, a Sfax e Mahdia. Saied ha effettuato una visita ispettiva al porto marittimo di Sfax per osservare la prontezza della Guardia marittima nazionale e della regione marittima del centro in particolare. Al suo arrivo al porto, accompagnato dal ministro dell’Interno e dal Governatore di Sfax, il capo dello Stato ha esaminato le varie attrezzature marittime e terrestri disponibili nel porto. Ha quindi dato seguito a una presentazione sulla protezione delle frontiere marittime e sulle misure rigorose di accompagnamento. Saied ha sottolineato l’importante ruolo assegnato alla guardia marittima per ridurre il fenomeno della migrazione irregolare e ha condannato i trafficanti di esseri umani in riferimento a furtivi organizzatori delle crociere, descrivendo ciò che stanno facendo come un atto criminale che lo stato non può tollerare. Poi, ha ribadito il suo impegno per la necessità di continuare a proteggere le coste con la stessa determinazione e serietà, mentre devono essere affrontate le vere ragioni alla base della diffusione di questo fenomeno. Ha inoltre menzionato l’importanza della cooperazione tra diversi paesi per trovare nuove soluzioni per affrontare la migrazione irregolare attraverso uno sforzo comune per fornire a questi migranti le condizioni per rimanere nei loro paesi di origine. Il ministero dell’Interno aveva recentemente collocato, sull’autorità della regione marittima del centro, che copre le coste di Mahdia Sfax e Kerkennah, un’unità aerea dotata delle più moderne attrezzature che consente alla Guardia Marina di monitorare di notte la costa tunisina. Durante la sua visita a Mahdia, il presidente ha visitato la zona navale della Guardia Nazionale, le cui unità hanno costantemente contrastato le operazioni di attraversamento segreto delle frontiere maritttime a livello della costa di Mahdia e delle città vicine. In questa occasione, Saied ha apprezzato i grandi sforzi compiuti dalle unità della Guardia marittima per ridurre il fenomeno della migrazione irregolare. Ha inoltre sottolineato che la Tunisia ha bisogno di molte attrezzature, rilevando che diversi paesi hanno espresso la loro disponibilità a fornirle, ma “la cosa più importante è cooperare per eliminare l’immigrazione”. Said ha sottolineato anche la necessità che le forze di sicurezza si coordinino con i militari per affrontare ulteriormente questo fenomeno e ha ribadito che il trattamento di sicurezza di questo fenomeno rimane insufficiente, sottolineandi che il trattamento più importante è quello di fornire il lavoro che preserva la dignità umana e creare progetti di sviluppo, che dovrebbero essere gli sforzi dei diversi paesi al fine di cambiare la percezione dei giovani nella loro realtà e nei loro paesi e dare loro la speranza di una vita migliore nei loro paesi lontano dal gettarsi verso un futuro sconosciuto. (ITALPRESS).

Covid, Papa Francesco: “Rinnovo l’appello al cessate il fuoco globale”

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“La pandemia non accenna ad arrestarsi” “la mia vicinanza va a chi affronta la malattia e le sue conseguenze economiche e sociali, in particolare le popolazioni che vivono un conflitto”. Lo ha detto durante l’Angelus Papa Francesco. “Rinnovo l’appello a un cessate il fuoco globale e immediato che permetta la pace e la sicurezza indispensabili per l’assistenza umanitaria necessaria. Seguo con preoccupazione – ha concluso il Pontefice – la situazione di conflitto nel Caucaso, fra Armenia e Arzebaijan”.

(ITALPRESS).

Incendio nella cattedrale di Nantes, fiamme circoscritte

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E’ stato circoscritto il violento incendio sviluppatosi poco prima delle 8 di questa mattina all’interno della cattedrale gotica di Nantes, in Francia. A riferirlo – come riportato dai media francesi – il Dipartimento dei pompieri della Loira Atlantica. A quanto pare – secondo una prima ricostruzione fornita dal capo dei vigili del fuoco Laurent Ferlay e riportata dal quotidiano Le Monde – l’incendio si sarebbe propagato in un punto della chiesa dove è presente un antico e grande organo andato completamente distrutto. La piattaforma sul quale è posizionato l’organo ha subito gravi danneggiamenti tanto da rischiare il crollo. Più di 100 i pompieri impegnati nel domare il rogo. La prima chiamata era giunta alla centrale operativa alle 7,44 di questa mattina e già il dipartimento dei pompieri aveva parlato di un “grande incendio”. Le immagini di questa mattina hanno riportato la memoria indietro al 15 aprile 2019, quando un incendio scoppiò all’interno della cattedrale di Notre Dame a Parigi.
Molti i tweet del mondo della politica transalpina che ha espresso preoccupazione e angoscia per l’episodio. Tra questi il presidente Emmanuel Macron: “Dopo Notre-Dame, la cattedrale di Saint-Pierre-et-Saint-Paul, nel cuore di Nantes, è in fiamme. Sostegno ai nostri vigili del fuoco che corrono tutti i rischi per salvare questo gioiello gotico della città dei duchi”. Il cinguettio del capo di stato era stato anticipato da quello del primo ministro Jean Castex: “Un pensiero ai nostri vigili del fuoco che si sono mobilitati coraggiosamente per contenere il fuoco della cattedrale di Nantes. Assicuro loro il mio sostegno e la mia profonda gratitudine. Alla gente di Nantes, di cui condivido l’emozione, voglio esprimere la mia solidarietà”. Il primo ministro ha annunciato la partenza per la città in compagnia dei ministri degli interni Gerald Darmanin, e della cultura Roselyne Bachelot. Non è la prima volta che la cattedrale nel cuore di Nantes viene devastata da un incendio. Il 28 gennaio 1972 il tetto della chiesa gotica di San Pietro e St. Paul, costruita tra il XV’ e XIX’ secolo, era stata distrutta dal fuoco. In quel coso l’origine era stato attribuito a dei lavori di ristrutturazione. La chiesa potè riaprire al culto soltanto nel maggio del 1985. Nel 2015, ancora a Nantes, un altro edificio cattolico era stato colpito da un incendio che aveva incenerito gran parte del tetto della Basilica di San Donatien e San Rogatien.
(ITALPRESS)