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ATTACCO A CASA DI UN RABBINO A NEW YORK, 5 FERITI

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Almeno cinque persone sono rimaste ferite in un attacco a colpi di machete nella casa del rabbino di Monsey (New York). Secondo i media americani l’autore, che era riuscito a scappare dall’abitazione limitrofa alla sinagoga, è stato arrestato dalla polizia.
(ITALPRESS).

ATTENTATO KAMIKAZE CON AUTOBOMBA A MOGADISCIO

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E’ ancora provvisorio, ma destinato a crescere il bilancio dell’attentato kamikaze compiuto questa mattina alle porte di Mogadiscio. Un’autobomba è infatti esplosa ad un chekpoint in uno degli ingressi alla capitale somala. Le vittime accertate sono 76, ma secondo fonti vicine al governo le persone che hanno perso la vita sarebbero almeno 90. Gran parte civili (soprattutto studenti), ma si contano anche una ventina di agenti e almeno quattro stranieri, questi ultimi – si apprende da fonti giornalistiche internazionali – sarebbero dei tecnici turchi. Quello che è certo è che si è trattato di un attentato kamikaze. L’attentatore suicida si trovava a bordo di un’auto carica di esplosivo ferma al chekpoint quando, al momento dei controlli della polizia, ha innescato il congegno. Una deflagrazione devastante, tanto da essere considerato tra gli attentati più gravi compiuti negli ultimi anni nella capitale somala. Tra le vittime molti studenti come confermato dal portavoce del governo Ismael Mukhtar Omar. La deflagrazione infatti avrebbe investito un pullman carico di studenti universitari. Al momento manca la rivendicazione, anche se i sospetti fanno protendere verso il gruppo di Al Shebaab, organizzazione terroristica legata alla rete di di Al Quaeda, in più occasioni responsabile di attacchi terroristici, l’ultimo a inizio dicembre ai danni di un hotel di Mogadiscio non molto distante dal palazzo presidenziale.
(ITALPRESS).

PRIMO SÌ ALL’IMPEACHMENT PER TRUMP

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La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dopo più di 8 ore di dibattito, nella notte italiana ha votato a maggioranza i due articoli che accusano il presidente Donald Trump di abuso di potere e ostruzione al Congresso, nell’ambito dello scandalo Ucrainagate. Trump è il terzo presidente della storia degli Stati Uniti a subire il voto di impeachment alla Camera, dopo Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998. L’articolo di impeachment sull’abuso di potere è passato con 230 voti a favore (229 Dem, 1 Indipendente) e 197 contrari (195 Repubblicani e 2 Dem, Collin Peterson e Jeff Van Drew, che hanno espresso contrarietà al procedimento di impeachment fin dai suoi primi passi). L’ostruzione al Congresso, invece, è passata con 229 a favore (228 Dem, 1 Indipendente) e 198 contrari (195 Repubblicani e 3 Dem). “Il presidente non ci ha dato altra scelta se non quella di procedere con l’impeachment, oggi siamo qui per difendere la democrazia per il popolo americano”, aveva dichiarato la speaker della Camera USA Nancy Pelosi, nel discorso che aveva aperto il dibattito sugli articoli di impeachment.
“Nel corso degli ultimi tre mesi, abbiamo trovato prove incontrovertibili che il presidente Trump abbia abusato dei suoi poteri mettendo pressione al neo-eletto presidente dell’Ucraina, chiedendogli di annunciare l’avvio di un’indagine nei confronti di un rivale politico dello stesso Trump”, gli ha fatto eco Adam B. Schiff, Democratico della California e presidente della commissione Intelligence da cui il procedimento di impeachment ha avuto inizio. “Il presidente e i suoi uomini hanno architettato tutto, il pericolo persiste, il rischio è reale e la nostra democrazia è in bilico”, ha concluso Schiff. Nel corso della seduta alla Camera e durante le procedure di voto, Donald Trump si è difeso sul suo profilo Twitter, cinguettando 48 volte nella sola giornata di mercoledì. Poi il presidente è volato a Battle Creek nel Michigan, dove ha presieduto un comizio in cui ha attaccato duramente i Democratici. “Non sembra proprio che siamo stati condannati all’impeachment”, ha detto in apertura di discorso, davanti a circa 10mila sostenitori. “Il Paese sta andando bene come mai prima. Noi non abbiamo fatto nulla di sbagliato. L’impeachment è un suicidio politico – ha proseguito -. Avete visto i numeri dei miei sondaggi nelle ultime quattro settimane? Hanno cercato di condannarmi all’impeachment da quando mi sono candidato ma i Repubblicani non sono mai stati così uniti come lo sono oggi”.
Tutti i deputati repubblicani hanno votato, compatti, per il no. Mentre tra i Democratici c’è stata una quarta, inattesa, defezione: la deputata Tulsi Gabbard delle Hawaii, candidata alle primarie del 2020, ha infatti votato “presente” per entrambi gli articoli dell’impeachment, un modo per esprimere la propria astensione. “Non potevo votare contro l’impeachment perché credo che il presidente Trump sia colpevole di cattiva condotta”, ha scritto in una dichiarazione Gabbard, senza fermarsi a rispondere alle domande dei giornalisti. “Allo stesso tempo – ha proseguito nella dichiarazione – non potevo votare a favore dell’impeachment perché rimuovere un presidente non deve essere il risultato di un processo di parte, alimentato da ostilità tribali, che hanno diviso in questo modo il nostro Paese”. Ora la palla passa al Senato, dove il processo potrebbe avere inizio il prossimo 6 gennaio. La speaker della Camera Nancy Pelosi, però, non si è presa l’impegno di dire se e quando invierà i due articoli di impeachment all’ala del Congresso dove i Repubblicani possono contare su una netta maggioranza. “Abbiamo bisogno di vedere che il processo si sposti in Senato e spero accada presto, ma fino ad ora non abbiamo visto nulla di onesto a riguardo”, ha spiegato Pelosi, riferendosi alla frase del leader di maggioranza del Senato, il repubblicano Mitch McConnell che negli scorsi giorni aveva detto di non essere “per nulla imparziale” sull’impeachment.
“Prenderemo questa decisione come gruppo, come abbiamo sempre fatto”, ha concluso Pelosi. Quando i due articoli arriveranno al Senato, inizierà il processo vero e proprio, in cui i Senatori si esprimeranno in due voti separati, uno per ogni articolo di impeachment e decreteranno se Trump debba essere rimosso o assolto. Per rimuovere Trump, il Senato dovrebbe esprimersi con una maggioranza dei due terzi. Nell’attuale configurazione i senatori repubblicani sono 53, quelli Democratici 45, 2 gli indipendenti che però si sono già detti a favore dei Dem. Questo significa che i democratici avranno bisogno anche del sì di una ventina di senatori repubblicani.
(ITALPRESS).

MALTA, L’EUROPARLAMENTO CHIEDE LE DIMISSIONI DI MUSCAT

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Con una risoluzione approvata con 581 voti favorevoli, 26 contrari e 83 astensioni, il Parlamento Europeo chiede le dimissioni del premier maltese Joseph Muscat.
Per gli eurodeputati “finché il primo ministro maltese resterà in carica, sussisterà il rischio di compromettere le indagini sull’assassinio di Daphne Caruana Galizia”.
Nel testo si fa riferimento alle accuse di corruzione e riciclaggio di denaro contro il suo capo di stato maggiore e l’ex ministro del turismo, altri membri del governo, imprese private e persone ad esse collegate, e deplorano che “numerose altre indagini su casi connessi di riciclaggio e corruzione non abbiano registrato progressi o non siano state nemmeno avviate”.
Per gli eurodeputati “gli sviluppi registrati negli ultimi anni a Malta hanno portato a gravi e persistenti minacce allo Stato di diritto, alla democrazia e ai diritti fondamentali”. Inoltre si dicono preoccupati per il rispetto della libertà dei media, dell’indipendenza della polizia e della magistratura e della libertà di riunione pacifica. Inoltre, il Parlamento si rammarica per la mancanza di garanzie costituzionali adeguate sulla separazione dei poteri.
(ITALPRESS).

STRAVINCE JOHNSON, LA BREXIT È PIÙ VICINA

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I Conservatori stravincono in Gran Bretagna. Ottengono 363 seggi, 47 in più rispetto alle elezioni precedenti, mentre i Laburisti di Jeremy Corbyn si fermano a 203, perdendone 59. Sale lo Scottish National Party a 48 seggi, 13 in più rispetto alle elezioni precedenti, mentre i LibDem si fermano a 11 (1 in meno).
La vittoria di Johnson apre la strada all’attuazione della Brexit in tempi brevi, già nelle prossime settimane, dopo l’accordo raggiunto con l’Unione Europea.
“Congratulazioni a Boris Johnson per la sua fantastica VITTORIA! La Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno ora liberi di concludere un nuovo enorme accordo commerciale dopo BREXIT – commenta su Twitter il presidente degli Stati Uniti Donald Trump -. Questa intesa ha un potenziale per essere molto più grande e redditizia di qualsiasi altra che si può fare con l’Ue. Festeggia, Boris!”.
“Go Boris Go! Sinistra sconfitta anche in Gran Bretagna!”, ha twittato nella notte il segretario della Lega Matteo Salvini, mentre per il leader di Italia Viva Matteo Renzi “la sinistra radicale, quella estremista, quella dura e pura è la migliore alleata della destra. Continuate pure a insultare Blair e tenervi Corbyn: alla fine così vince la destra più radicale. E alla fine la Brexit sarà colpa anche di questo Labour”.
(ITALPRESS).

USA, IL CONGRESSO APRE L’ITER PER L’IMPEACHMENT

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“I fatti sono incontestabili. Il Presidente ha abusato del suo potere a proprio vantaggio, politico e personale, a spese della sicurezza nazionale”. Lo ha detto la Speaker della Camera Nancy Pelosi questa mattina, nell’annunciare l’inizio dei lavori sulla redazione degli articoli di impeachment ai danni del presidente statunitense Donald Trump. Pelosi ha rilasciato una dichiarazione dal “Balcony Hallway” della Camera da cui, lo scorso 24 settembre, aveva annunciato l’avvio dell’indagine nei confronti di Trump.
“Le sue azioni illecite colpiscono il cuore stesso della nostra Costituzione”, ha detto. “Tristemente, ma con fiducia e umiltà, con fedeltà ai nostri padri fondatori e con il cuore pieno di amore per l’America, oggi chiedo alla Camera di procedere con la redazione degli articoli di impeachment”, ha aggiunto. Poi Pelosi ha ribadito che “nessuno è al di sopra della legge” e che, “se permettiamo a un presidente di esserlo, è la nostra democrazia a essere in pericolo: il presidente non è un re, le persone sono il re”.
Pochi minuti prima delle parole di Pelosi, Donald Trump aveva definito su Twitter i Democratici “dei pazzi” e chiesto di procedere con l’impeachment il prima possibile: “Se volete condannarmi all’impeachment fatelo ora, così potremo avere un processo giusto al Senato e il nostro Paese potrà tornare al lavoro”, ha twittato in mattinata il Presidente.
(ITALPRESS).

L’UE ACCENDE I RIFLETTORI SU MALTA

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Dopo l’incontro con il primo ministro maltese Joseph Muscat a La Valletta, una delegazione del Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per l’attuale stato della leadership del Paese. Per il commissario europeo per i Valori e la trasparenza, Vera Jourova, le indagini sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia “devono essere concluse senza alcuna interferenza politica”, ha detto in una telefonata con il ministro della giustizia Owen Bonnici. La delegazione del Parlamento europeo è arrivata a Malta ieri sera. Il paese è in una forte crisi politica causata dall’arresto dell’imprenditore Yorgen Fenech in relazione all’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galicia, e per le strette relazioni che di Fenech con Keith Schembri, braccio destro di Muscat, e con lo stesso primo ministro. Negli ultimi giorni è emersa una foto di Schembri con Melvin Theuma, l’intermediario nell’omicidio, mentre oggi è stata pubblicata una lettera scritta a mano da Theuma, che parla di Fenech e Schembri come le menti dell’omicidio.
In tribunale, gli avvocati di Yorgen Fenech hanno sostenuto che Keith Schembri ha fatto pressioni con l’aiuto di terzi per impedire a Fenech di fornire informazioni incriminanti alla polizia. “Non esiste più una base di fiducia tra Malta e l’Unione europea”, ha detto ai giornalisti l’eurodeputata olandese Sophie Int Veld dopo aver incontrato il primo ministro Muscat questa mattina. “Ora è un problema tra Malta e l’UE, non solo tra il Primo Ministro e il popolo maltese. Quella fiducia è stata gravemente danneggiata. Giustizia e verità stanno emergendo, e questo è la cosa più importante”, ha detto Int Veld. L’eurodeputata tedesca Sven Giegold ha affermato che Muscat ha ammesso di sapere che Yorgen Fenech era in qualche modo coinvolto nell’omicidio di Daphne Caruana Galicia. “Ha rifiutato di dire esattamente da quando sapeva… ma si rende conto di aver fatto un errore. È stato un incontro teso. Posso solo dire che questo governo non rispetta l’UE”. Prima dell’incontro con la delegazione europea, dei manifestanti si sono radunati davanti all’ufficio del primo ministro. Hanno lanciato uova a Muscat e al ministro Bonnici.
Un altro incontro è stato con Laurence Cutajar, il capo della polizia. La delegazione europea ha osservato che la polizia maltese con l’aiuto di Europol sta svolgendo un buon lavoro, ma ha sottolineato come Keith Schembri, menzionato in numerose occasioni durante le indagini, è ora libero e non in arresto. In un tribunale, la famiglia di Daphne Caruana Galizia ha chiesto al magistrato Nadine Lia di astenersi o rifiutarsi di presiedere alle indagini sul presunto maestro dietro l’omicidio, Yorgen Fenech. Secondo la famiglia di Daphne, Nadine Lia deve astenersi dal caso perché il suocero del magistrato, Paul Lia, è molto vicino al Partito Laburista e al governo. Paul Lia era anche consigliere della Difesa del primo ministro Joseph Muscat e dell’ex capo di stato maggiore presso l’ufficio del primo ministro, Keith Schembri e vari parlamentari o rappresentanti del lavoro. Anche Yorgen Fenech si oppone per lo stesso motivo. L’ambasciatore italiano a Malta, Mario Sammartino, ha affermato che Malta è attualmente ad un bivio e che i maltesi sono in un momento di riflessione. “Sono convinto che da questa difficile situazione uscirà qualcosa di buono. L’Italia rimane vicina al popolo maltese”, ha detto Sammartino.
(ITALPRESS/MNA).

MALTA, MUSCAT CONVOCA RIUNIONE DI GABINETTO

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Il Primo Ministro maltese Joseph Muscat questa mattina ha chiesto una riunione d’emergenza del suo gabinetto dopo che l’imprenditore Yorgen Fenech e’ stato incriminato per l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. Muscat in queste ore e’ sottoposto alle richieste dell’opposizione nazionalista, della societa’ civile, del suo gruppo parlamentare e di parte del partito laburista perche’ si dimetta. Un gruppo di deputati laburisti chiede le dimissioni immediate e chiede al Presidente della Republica George Vella di assegnare l’incarico ad interim a Chris Fearne fino a gennaio prossimo. (ITALPRESS).