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LIBANO, SI DIMETTE IL PRIMO MINISTRO

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Il primo ministro libanese Saad Hariri ha presentato le sue dimissioni al presidente della Repubblica, Michel Aoun. La decisione arriva ore dopo un violento attacco da parte dei sostenitori di Hezbollah e di Amal contro i manifestanti antigovernativi nel centro di Beirut.
“Oggi sono arrivato a una situazione di stallo e dobbiamo creare un grande shock per uscire dalla crisi. Oggi vado al palazzo di Baabda per consegnare le dimissioni del mio governo al Presidente della Repubblica Michel Aoun, come chiedono i manifestanti in strada”, ha detto Hariri in un breve discorso prima di dirigersi verso il palazzo presidenziale. “I posti non sono permanenti, l’importante è la dignità e la sicurezza del paese e nessuno è più grande del paese”, ha continuato Hariri, che ha aggiunto: “Invito tutte le parti a fare l’interesse e la sicurezza del Libano e per prevenire un collasso economico”. Rivolgendosi ai “partner politici”, ha spiegato: “La nostra responsabilità oggi è vedere come proteggere il Libano e impedire al fuoco di raggiungerlo. Oggi c’è una seria opportunità che non dobbiamo perdere”.
(ITALPRESS/MNA)

BREXIT, RESPINTA LA MOZIONE JOHNSON

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Il Parlamento britannico ha respinto la richiesta del primo ministro Boris Johnson per elezioni anticipate il 12 dicembre. La mozione ha ottenuto 299 voti favorevoli, sotto la soglia della maggioranza di due terzi.
(ITALPRESS).

TRUMP “IL CAPO DELL’ISIS È MORTO DA CODARDO”

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Il leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi sarebbe morto nel corso di un raid degli Stati Uniti nel nord della Siria. Lo riferiscono i media Usa citando fonti del Pentagono. Al Baghdadi si sarebbe fatto esplodere per evitare di essere catturato. “E’ appena successo qualcosa di molto grande!”, ha twittato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

“La scorsa notte gli Stati Uniti hanno fatto giustizia nei confronti del principale capo dei terroristi al mondo: Abu Bakr al Baghdadi è morto”, ha confermato Trump nel corso di una conferenza stampa a Washington.
“E’ stato condotto un raid notturno molto difficile, è stato un successo incredibile”, ha aggiunto Trump, che ha spiegato come al Baghdadi sia stato localizzato circa due settimane fa. Il presidente Usa ha ringraziato per il supporto all’operazione “Russia, Iraq e Turchia”.
“Al Baghdadi scappava e urlava, piangeva, è morto da codardo e non da eroe”, ha proseguito il presidente Usa.
(ITALPRESS).

5,3 MILIONI GLI ITALIANI ALL’ESTERO

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Su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data l’8,8% è residente all’estero. In termini assoluti, gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), aggiornati al 1° gennaio 2019, sono 5.288.281. È quanto emerge dalla XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma.
Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a quasi 5,3 milioni.
Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani di cui il 53,1% (pari a 128.583) per espatrio. L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). Il 71,2 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina).

Sono 195 le destinazioni di tutti i continenti. Il Regno Unito, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). Al secondo posto, con 18.385 connazionali, vi è la Germania. A seguire la Francia (14.016), il Brasile (11.663), la Svizzera (10.265) e la Spagna (7.529). Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane. Con 22.803 partenze continua il solido “primato” della Lombardia, seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702).

Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro. Oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, oltre 2,1 milioni (40,2%) in America. Nello specifico, però, sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia (422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti d’America (272 mila).
(ITALPRESS)

PARLAMENTO UE “SANZIONARE LA TURCHIA”

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Il Parlamento Europeo condanna fermamente l’intervento militare turco nel nord-est della Siria e chiede alla Turchia di ritirare tutte le forze dal territorio siriano. Nella risoluzione non legislativa approvata oggi, per alzata di mano, i deputati avvertono che “l’intervento turco in Siria costituisce una grave violazione del diritto internazionale, che compromette la stabilità e la sicurezza dell’intera regione”. Citando fonti delle Nazioni Unite, il Parlamento ha sottolineato che l’avvio dell’invasione militare turca in zone controllate dalle Forze democratiche siriane (SDF), una violazione del diritto internazionale, ha comportato un elevato numero di vittime civili e militari lungo entrambi i lati del confine e lo sfollamento di almeno 300 mila cittadini. Pertanto, i deputati sostengono la creazione di una zona di sicurezza guidata dalle Nazioni Unite nella Siria settentrionale. L’Europarlamento ha respinto con fermezza la proposta della Turchia di istituire una “zona di sicurezza” lungo il confine nel nord-est della Siria e ha espresso preoccupazione per le disposizioni dell’accordo tra Stati Uniti e Turchia del 17 ottobre su un cessate il fuoco temporaneo che legittimano l’occupazione turca della “zona di sicurezza” nel nord-est della Siria. Nell’esprimere solidarietà al popolo curdo, i deputati hanno sottolineato l’importante contributo delle forze guidate dai curdi, in particolare da donne, nella lotta contro Daesh. Tuttavia, hanno espresso preoccupazione in merito alle notizie secondo le quali centinaia di prigionieri appartenenti all’organizzazione terroristica, tra cui numerosi combattenti stranieri, stanno fuggendo dai campi della Siria settentrionale a causa dell’offensiva turca, circostanza che aumenta il rischio di una nuova ascesa dell’ISIS. Il Parlamento ritiene “inaccettabile che il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan utilizzi i profughi come arma per ricattare l’UE” e invita il Consiglio UE a introdurre una serie di sanzioni e di divieti mirati di concessione del visto, d’ingresso ai funzionari turchi responsabili delle violazioni dei diritti umani durante l’attuale intervento militare. Inoltre, il Parlamento esorta il Consiglio a prendere in considerazione l’adozione di misure economiche contro la Turchia e la sospensione delle preferenze commerciali nel quadro dell’accordo sui prodotti agricoli. In ultima istanza, invita a considerare la sospensione dell’unione doganale UE-Turchia. (ITALPRESS).

TRUMP “L’IMPEACHMENT È UN LINCIAGGIO”

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“Tutti i Repubblicani devono ricordarsi a che cosa stanno assistendo qui. A un linciaggio. Ma vinceremo!”. Così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato gli ultimi aggiornamenti sul procedimento di impeachment che la Camera dei Deputati a maggioranza democratica ha iniziato a settembre nei suoi confronti.
“Un giorno, se un democratico dovesse diventare Presidente e i repubblicani vincere la maggioranza alla Camera, anche con piccolo margine, potrebbero mettere sotto accusa il Presidente senza giusto processo, nessun equilibrio o alcun diritto legale”, ha aggiunto Trump in un tweet.
Il termine che Trump ha utilizzato per dire “linciaggio” è “lynching”. Nella storia e tradizione americana, questo termine è associato a un periodo di orribile violenza razziale negli Stati Uniti, quando gli afro-americani, diventati cittadini liberi a seguito della guerra civile, venivano uccisi nelle strade attraverso per l’appunto il “lynching”, il linciaggio.
“Trump non sta comparando quello che è successo a lui con uno dei più oscuri periodi della storia americana” ha detto il vice-portavoce della Casa Bianca Hogan Gidley ai giornalisti, aggiungendo: “Quello che sta provando a esprimere chiaramente è il modo con cui è stato trattato dai media dal giorno in cui è diventato Presidente”.
Il procedimento di impeachment è iniziato quattro settimane fa, a seguito dell’annuncio della Speaker della Camera Nancy Pelosi e della pubblicazione della telefonata di Trump con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a cui Trump chiese di “fargli un favore” e di riaprire un’indagine per corruzione su Hunter Biden, figlio di Joe Biden candidato presidente tra i Democratici. Il tweet di Trump ha ricevuto il supporto di Lindsey Graham, senatore repubblicano di North Carolina, di recente in contrasto con il Presidente per la scelta di ritirare le truppe dalla Siria. “Credo linciaggio sia molto accurato. È una vergogna. È uno scherzo. Quello nei confronti di Trump un linciaggio in ogni senso e tutto questo è anti-americano”, ha detto ai reporter. “Quel tweet è una disgrazia”, ha invece condannato l’utilizzo del termine Kamala Harris, unica candidata donna di colore alle primarie dei Democratici. “Il linciaggio – ha concluso – è una macchia riprovevole sulla storia di questa Nazione, così come lo è questo Presidente”.
(ITALPRESS)

CAOS CILE, LA TESTIMONIANZA DI UN’ITALIANA

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La testimonianza di una italiana che vive e lavora in Cile. Angela Cucci racconta all’agenzia Italpress come si vive in questi giorni in un paese piombato improvvisamente nel caos, dove dalle proteste contro il rincaro dei prezzi si è passato allo stato di emergenza e al coprifuoco. Come ai tempi di Pinochet.

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SANTIAGO DEL CILE (ITALPRESS) – “La goccia che ha fatto traboccare il vaso”. “La Gota que revalso el vaso” come dicono qua in Cile. File e code, dappertutto, per comperare i beni primari come il pane e la benzina. Siamo tornati al 1973. Le scuole chiuse, le universita’ in sciopero. Bombe lacrimogene. Caos totale. Siamo tornati a 40 anni fa. Scioperi ovunque, manifestazioni, e proteste a mai finire. Supermercati che funzionano a metà, perché l’altra meta’ e’ andata bruciata, militari a ogni angolo. Questo e’ il Cile oggi. In pochi giorni, il Cile e’ diventato un luogo fuori controllo, il governo e stato costretto a ricorrere ai militari per imporre l’ordine. Che cosa è successo? Cosa ha scatenato la crisi più grave dal ritorno alla democrazia? L’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana è stata la causa scatenante. Poi gli eventi si sono sviluppati a una velocità vertiginosa. Tutto distrutto dalle stazioni della metro di Santiago, il nostro orgoglio, agli autobus, supermercati ed edifici, dalla Capitale al resto del Paese.

Il governo di Sebastian Pinera ha reagito descrivendo il malcontento come opera dei criminali e ha invocato lo stato di emergenza, che poi è diventato un coprifuoco, misure che non sono state mai applicate dal ritorno alla democrazia, tranne nel caso del il terremoto del 2010. I supermercati non apriranno fino a nuovo avviso e anche in alcune aree le scuole sono state sospese. C’e’ un gran silenzio… di notte si sentono gli spari, i rumori delle pentole dei manifestanti e poi un gran silenzio. Nemmeno ci sono autobus in circolazione. Il Governo nega la sofferenza e la domanda egalitaria delle persone. Per gli analisti questi problemi si trascinano da tempo, responsabilita’ del governo attuale e dei passati governi. Le dichiarazioni dei ministri alla TV sminuiscono le persone e le loro sofferenze, dicendo per esempio che aspettare lunghe ore negli ospedali pubblici è un’opportunità per fare vita sociale. Tra le 7 e le 10 la metro costa di piu’? Allora ti invitano ad alzarti prima. Ma sanno dei sacrifici della gente che lavora? Da 30 anni il Cile soffre le differenze sociali. Come comprendere l’esplosione del disagio in un paese che mostra dati macroeconomici sani e di solito è visto come un posto tranquillo? Lo stesso presidente Pinera aveva affermato una settimana fa che il Cile era “un’oasi” in America Latina. Non è saggio sputare in cielo, soprattutto quando ci sono fratture sociali sotterranee.

Queste fratture hanno a che fare con un tenore di vita che di solito è al di sopra delle possibilità delle persone. I cileni pagano i servizi più costosi, piu alti di quelli che le nostre tasche ci consentono di pagare. I biglietti del metro di Santiago costano 4 volte di più della metro di Buenos Aires. La metro di Santiago è più costosa della metro di New York. Il presidente del Senato cileno ha un reddito superiore a quello che riceve il re di Spagna Juan Carlos. I senatori si sono auto-assegnati 2 milioni di pesos per la “diffusione delle attività sul campo” a tempo indeterminato, e avevano già un reddito di 15 milioni al mese. L’elettricità costa il doppio in Cile rispetto al resto dell’America Latina. Ci viene addebitato un permesso di circolazione e su di esso parcheggi con parchimetri che non forniscono alcun servizio. Gli ex presidenti cileni ricevono circa 30 mila dollari al mese, guadagnano più degli ex presidenti degli Stati Uniti. La sanita’ privata in Cile è tre volte più costosa rispetto alla Germania. Le banche e le istituzioni finanziarie applicano interessi dell’ordine del 47% all’anno, se fossimo in Europa, tutti i loro dirigenti verrebbero incarcerati per usura.

Credo che il governo abbia rapidamente ceduto il controllo ai militari perché non ha mai gestito la situazione. È complesso pensare come possano riprendere il controllo o come possano dare una certa direzione alla domanda dei cittadini. Intanto al parlamento litigano tutti su cosa fare. I militari usano la forza nelle manifestazioni pacifiche e sparano sui minorenni. Cosi si risolvono le urgenze della gente? Viviamo una sensazione di ingiustizia cronica. La destra dice una cosa la sinistra ne dice un’altra. Intanto aspettiamo che la situazione si calmi, ma continua a peggiorare. Siamo tutti spaventanti. Ma bisogna aspettare…

Angela Cucci

MALTA, DISORDINI NEI CENTRI PER MIGRANTI

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Circa 1.200 migranti hanno preso il controllo del centro di detenzione di Hal Far a Malta, dopo una rivolta avvenuta la notte tra il 20 e il 21 ottobre. I gravi incidenti sono gli ultimi di una serie di violente proteste organizzate da migranti detenuti in vari centri nella parte meridionale dell’isola.
I migranti si oppongono al periodo di detenzione fino a quando non vengono trasferiti in altri paesi europei. Tutti i centri di detenzione a Malta sono sotto pressione. Centinaia di migranti sono stati autorizzati dal governo maltese a sbarcare a Malta durante i mesi estivi.
Negli attacchi della scorsa notte, sono stati bruciati tutti gli uffici amministrativi con i documenti che presumibilmente contengono informazioni sull’identità dei migranti, insieme alla guardiola e a diverse auto di impiegati. Un agente di polizia è stato leggermente ferito mentre un’auto delle forze dell’ordine è stata danneggiata.
(ITALPRESS/MNA).