Home Esteri Pagina 23

Esteri

Francia, Macron respinge le dimissioni di Attal

0

ROMA (ITALPRESS) – Il primo ministro francese Gabriel Attal si è recato all’Eliseo, dove ha rassegnato le sue dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Il capo dello Stato ha respinto le dimissioni, chiedendo ad Attal di restare nel ruolo di primo ministro al fine di garantire una stabilità del Paese.

– Foto Ipa Agency –

(ITALPRESS).

A Gaza i combattimenti più pesanti dall’inizio della guerra

0

ROMA (ITALPRESS) – I residenti di Gaza City affermano che stanno assistendo questa mattina ad alcuni dei combattimenti più pesanti dall’inizio della guerra innescata dall’assalto di Hamas il 7 ottobre su Israele. L’esercito israeliano ha inviato colonne di carri armati nella città da diverse direzioni, dicono i residenti. Il Servizio civile di emergenza di Gaza afferma di ritenere che ci siano state vittime nelle aree orientali di Gaza, ma le squadre di emergenza non sono state in grado di raggiungerle a causa delle offensive in corso nei sobborghi di Tel Al-Hawa, Sabra, Daraj, Rimal e Tuffah. L’IDF ha affermato che l’operazione è stata lanciata in seguito alla segnalazione dell’intelligence delle infrastrutture di Hamas e della Jihad islamica palestinese nell’area. In particolare l’IDF afferma di aver lanciato un’operazione a Tel al-Hawa a Gaza City. L’esercito israeliano fa sapere che sta operando anche presso il quartier generale dell’UNRWA nell’area, dove l’IDF aveva precedentemente trovato importanti infrastrutture di tunnel di Hamas e ucciso e catturato numerosi uomini armati. L’IDF afferma di avere informazioni sulle nuove attività e infrastrutture di Hamas e della Jihad islamica nella città di Gaza, compresi depositi di armi e stanze di detenzione e interrogatorio utilizzate dai gruppi terroristici. All’inizio dell’operazione, l’IDF afferma di aver avvertito i civili, aggiungendo che avrebbe aperto un corridoio umanitario affinché i palestinesi potessero lasciare l’area.

– Foto Ipa Agency –

(ITALPRESS).

Piano Mattei, firmato in Mozambico accordo per centro agroalimentare

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato firmato oggi a Maputo in Mozambico l’accordo per la costruzione e per l’equipaggiamento del Centro Agroalimentare di Manica. L’iniziativa, riconosciuta tra i progetti strategici per l’attuazione del Piano Mattei nel continente africano, mira allo sviluppo e alla dotazione di un centro agroalimentare nella provincia occidentale mozambicana di Manica, che svolgerà il ruolo di polo regionale di trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli. Il progetto, del valore di 38 milioni di euro, è finanziato con risorse del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e contribuisce, in sintonia con le priorità espresse dalle Autorità del Mozambico, alla strategia di rafforzamento della sicurezza alimentare, della promozione dell’agricoltura sostenibile e del sostegno all’inclusione femminile e giovanile nel tessuto imprenditoriale locale. In tale contesto, l’iniziativa contribuisce e prosegue la strategia italiana di rafforzamento dei processi di trasformazione sostenibile dei prodotti alimentari nel continente africano. La firma dell’accordo, da un lato da parte del direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Esteri, Stefano Gatti, e del direttore Cooperazione Internazionale e Finanza per lo Sviluppo di Cassa Depositi e Prestiti, Paolo Lombardo, dall’altro da parte del ministro dell’Economia e delle Finanze del Mozambico, Ernesto Max Elias Tonela, fa seguito alla partecipazione del presidente del Mozambico Nyusi al Vertice Italia-Africa del 29 gennaio scorso e avviene a margine della missione dei rappresentanti della Cooperazione italiana e della Struttura di Missione per l’attuazione del Piano Mattei in Africa Australe (Sudafrica, Mozambico, Malawi e Zambia), seguito delle missioni regionali in Africa Orientale e in Africa Occidentale che si sono svolte negli ultimi mesi.
(ITALPRESS).
– Foto: Palazzo Chigi –

In Francia vince la sinistra, Le Pen terza dietro Macron. Melenchon “Pronti a governare”. Si dimette il primo ministro Attal

0

PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – Successo per le sinistre riunite nel Nuovo Fronte Popolare, guidato da Jean-Luc Melenchon, nel secondo turno delle elezioni legislative in Francia con una “forchetta” tra 172 e 192 seggi. A seguire Ensemble, la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron. Rensemblement National, l’estrema destra di Marine Le Pen, vincitrice al primo turno la settimana scorsa, si fermerebbe a un massimo di 152 seggi. Alle urne si è recato circa il 67% dei francesi. E il primo ministro, Gabriel Attal, ha annunciato le dimissioni.
“Abbiamo ottenuto un risultato che ci dicevano sarebbe stato impossibile – ha detto Melenchon -. E’ un enorme sollievo per gran parte del Paese. Il popolo ha votato secondo coscienza”. “La volontà del popolo deve essere rigorosamente rispettata. Nessun accordo sarebbe accettabile – ha sottolineato Melenchon -. La sconfitta del Presidente della Repubblica e della sua coalizione è chiaramente confermata. Il presidente deve inchinarsi e accettare la sua sconfitta”. Emmanuel Macron “deve chiedere al Nuovo Fronte Popolare di governare”.
“Il blocco di centro è vivo”: ad affermarlo l’entourage del presidente Macron. Il presidente invita “alla prudenza”, perchè i risultati “non rispondono alla domanda su chi dovrà governare”.
“Ci tengo a ringraziare gli elettori, il Rassemblement national ha ottenuto oggi la percentuale più alta di tutta la sua storia”, così Jordan Bardella, presidente di Rn. “Purtroppo, le alleanze del disonore privano i francesi di una politica di ripresa – ha aggiunto -. Questa sera, gli accordi elettorali gettano la Francia tra le braccia dell’estrema sinistra di Jean Luc Melenchon”. E Marine Le Pen: “La nostra vittoria è soltanto rimandata. Ho troppa esperienza per essere delusa per un risultato in cui raddoppiamo il numero dei nostri deputati”.
“Inizia un’era nuova, dovrò accettare che esistono tre blocchi e nessun blocco sparirà. Questo ha detto il popolo francese. Questa sera, il gruppo politico che ho rappresentato in questa campagna elettorale non ha la maggioranza: domani mattina presenterò le mie dimissioni al Presidente della Repubblica”: ad annunciarlo il primo ministro francese, Gabriel Attal.

– foto: Ipa Agency –
(ITALPRESS).

Iran, Sequi “Pezeshkian riformista ma con gli ayatollah la libertà resta lontana”

0

TORINO (ITALPRESS) – “L’elezione del riformatore Pezeshkian a presidente della Repubblica Islamica dell’Iran è il segnale di un nuovo vento di libertà o piuttosto una impietosa illusione? Nessuna delle due cose. La domanda da porsi è un’altra”. Inizia così l’analisi dell’ambasciatore Ettore Sequi sulle elezioni in Iran. “La domanda da porsi – prosegue nel suo intervento al quotidiano ‘La Stampa’ – è se Pezeshkian abbia o meno la possibilità di realizzare almeno in parte le proposte del suo programma elettorale o sia destinato a diventare un utile strumento del regime per tentare di compattare una opinione pubblica disillusa, una mano di vernice fresca per celare le crepe nei muri scrostati di un sistema politico impopolare”. Secondo Sequi la gente è tornata alle urne spinta dalla paura di una vittoria del ‘falco’ Jalili, e “in questa elezione hanno avuto un ruolo importante i giovani, duramente colpiti dal regime nelle loro aspirazioni”.
In campagna elettorale Pezeshkian “si era espresso a favore di negoziati con gli Stati Uniti” su diritti civili e alleggerimento delle sanzioni, ma “in questa agenda riformatrice Pezeshkian avrà alcuni importanti ostacoli: innanzitutto il Parlamento, saldamente controllato da conservatori e radicali. Poi la Guida Suprema Khamenei, che gestisce direttamente le questioni più importanti, come la politica estera o il nucleare. Infine i Sepah Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione”. Per l’ambasciatore resterà a Pezeshkian “la possibilità di influire sui temi dell’economia e dei diritti sociali”. Gli obiettivi strategici dell’Iran è prevedibile che non cambieranno: tra questi, “estendere l’influenza nella regione, scacciare gli Stati Uniti dal Medio Oriente, indebolire Israele”. Al contempo è possibile che “a tale continuità sostanziale si possa accompagnare una minore aggressività retorica. Analoga continuità è prevedibile all’interno”.
“Non si devono dunque riporre attese messianiche o irrealistiche nella presidenza Pezeshkian – conclude Sequi -. La realizzazione di parte del suo programma sarà funzione della sua capacità di mediazione con gli altri, ostici e riluttanti, snodi del regime”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

Il nuovo Presidente di un Iran senza alba

0

di Gianfranco D’Anna
ROMA (ITALPRESS) – A Teheran il regime islamico veste Pezeshkian. Il riformismo del nuovo Presidente dell’Iran viene considerato una foglia di fico della spietata teocrazia degli Ayatollah da tutti i commentatori. Una trappola per topi, denunciano anzi gli analisti di strategie geo politiche, per i quali il 69 enne cardiochirurgo ed ex ministro della sanità Massoud Pezeshkian, sarà utilizzato per fare uscire allo scoperto e sopprimere, uno ad uno, i gruppi di intellettuali e gli oppositori che da anni tentano disperatamente di coordinare e guidare il fiume incontrollato delle rivolte giovanili e popolari che insanguinano periodicamente le strade e le carceri di Teheran e delle principali città iraniane. Una mossa astuta quella dei vertici del regime islamico che perpetuano la cupa e medievale visione religiosa imposta al paese 45 anni fa dall’autoproclamata guida suprema Ruhollah Khomeyni.
Dopo la morte in un misterioso incidente aereo dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi, che da magistrato aveva fatto impiccare diverse migliaia di oppositori e da Presidente aveva innescato una sorta di competizione fra gli ayatollah su chi fosse più intransigente ed estremista, la scelta di far vincere al ballottaggio il moderato e sedicente riformista Pezeshkian crea una cortina fumogena all’interno e all’esterno dell’Iran. In ambito internazionale perché nonostante lo scetticismo, Europa, Israele e Stati Uniti verificheranno le eventuali differenze della politica estera iraniana, e nel frattempo allenteranno le tensioni che soprattutto con Gerusalemme stavano superando il livello di guardia. In ambito interno perché la presidenza Pezeshkian é in ogni caso ostaggio e strumento della attuale guida suprema del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei al quale spetta di decidere quale poteri affidargli e che elegge direttamente o indirettamente i 12 componenti del Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione con diritto di veto sulle leggi proposte dal Presidente.
In Iran tutto il potere, dalle istituzioni agli apparati militari, é incentrato sul ruolo quasi divino e in ogni caso temporale della Guida Suprema. Pur dissentendo dal precedente governo sull’imposizione dell’hijab, senza mai arrivare a chiedere però l’abrogazione dell’obbligo del velo per le donne, ed esprimendo critiche ai conservatori sull’economia, Massoud Pezeshkian é rimasto sempre uno zelante e fedele seguace di Khamenei, ma che per i suoi tiepidissimi tentativi di equidistanza fra le fazioni del regime é stato sostenuto dall’ex Presidente Khatami e dall’ex ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, veri protagonisti degli aneliti del riformismo iraniano. Vane speranze o miraggi sul ruolo del neo Presidente iraniano sono già alla verifica della incandescente situazione al confine libanese fra le milizie Hezbollah, strettamente collegate a Teheran, e l’esercito israeliano pronto all’invasione per interrompere i continui attacchi contro le città dello stato ebraico. Le raffiche delle prime congratulazioni giunte a Pezeshkian da Putin, Xi Jinping dal leader nord coreano e dagli Houthi yemeniti, felicitazioni interessate alle forniture di greggio, di missili e droni, evidenziano che oltre all’immanente onnipresenza del bellicoso fondamentalismo islamico, incubatore e propulsore del terrorismo internazionale, gli ingombranti alleati dell’Iran si attendono la prosecuzione dello stato di guerra non dichiarata con Israele e Stati Uniti e l’accentazione delle tensioni in tutto il Medio oriente.
A meno di rischiare un’effimera presidenza o, peggio, un tragico incidente, Massoud Pezeshkian sarà costretto a trasformare l’attuale sorriso in un ghigno e a ritrarre la mano dell’impossibile amicizia annunciata. Per quanti anni ancora nessuno a Teheran “Saluterà di nuovo il sole” come recitano i versi struggenti sulla libertà delle donne iraniane scritti dalla scomparsa poetessa Forough Farrokhzad?
– foto Ipa –
(ITALPRESS).

Regno Unito, Starmer “Sostegno incrollabile a Nato e Ucraina”

ROMA (ITALPRESS) – “Sostegno incrollabile alla Nato e all’Ucraina”. Lo ha ribadito il nuovo primo ministro britannico Keir Starmer, nel corso della conferenza stampa dopo la prima riunione del governo. Starmer ha annunciato i suoi primi impegni istituzionali, tra cui il vertice della Nato che si tiene dal 9 luglio a Washington.

– Foto Ipa Agency –

(ITALPRESS).

In Gran Bretagna trionfano i laburisti, Starmer nuovo premier

LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Trionfano i Laburisti e il Regno Unito svolta a sinistra. Sarà Keir Starmer, leader del partito più votato, il prossimo primo ministro britannico. Abdicano i Tories dopo 14 anni al timone del Paese: sconfitta schiacciante per l’attuale premier Rishi Sunak, che ha comunque tenuto il seggio, eletto nella circoscrizione Richmond and Northallerton. Con 410 seggi su 650 (lo scrutinio sta per concludersi) il Labour ha quindi dominato le elezioni, contro i 116 seggi conquistati dai conservatori: Sunak ha ammesso la sconfitta, assumendosi le responsabilità della debacle. In Parlamento irrompe anche Nigel Farage, presidente onorario della formazione populista Reform U, eletto per la prima volta come parlamentare nel Regno Unito.
“Il cambiamento inizia ora”, ha detto Starmer nel suo primo discorso da premier in pectore a Londra.
“Si sta bene, devo essere onesto – ha aggiunto -. Quattro anni e mezzo di lavoro per cambiare il partito. Ecco a cosa è servito. Un partito laburista diverso, pronto a servire la nostra Nazione, pronto riportare la Gran Bretagna al servizio dei lavoratori”. Starmer ha quindi promesso “un’era di rinnovamento nazionale”, in cui Labour “inizierà a ricostruire il nostro Paese”, anche se il cambiamento “non sarà facile”. Il leader laburista ha quindi affermato che “la luce del sole della speranza splende ancora una volta in un Paese che, dopo 14 anni, ha l’opportunità di riprendersi il proprio futuro”.
In un discorso pubblico il premier uscente Sunak ha ammesso che “è stata una notte difficile” per il suo partito, “c’è molto su cui riflettere”. “Il popolo britannico ha emesso un verdetto chiaro, c’è molto da imparare… Mi assumo la responsabilità della sconfitta”.

Starmer ha ricevuto la nomina ufficiale a primo ministro a Buckingham Palace da re Carlo III e si è insediato a Downing Street, dove a breve è previsto un suo intervento.

– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).