di Stefano Vaccara
NEW YORK (ITALPRESS) – Al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York si è aperta la conferenza “Le sfide imposte dalla criminalità organizzata nell’era dell’intelligenza artificiale e di internet”, promossa dalla Fondazione Magna Grecia, in collaborazione con la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite, (e IALF, IAPC, IIC e John D. Calandra Italian American Institute). All’incontro hanno partecipato il magistrato Nicola Gratteri, Procuratore Generale del Tribunale di Napoli, Antonio Nicaso, esperto di criminalità organizzata al Queen’s College in Canada, Ronald J. Clark, CEO di Spartan Strategy & Risk Management, vice sottosegretario per la Protezione Nazionale presso il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, Arthur J. Gajarsa, giudice di circoscrizione della Corte d’Appello del Circuito Federale degli Stati Uniti (R.E.T.), e Antonello Colosimo, Presidente di Sezione della Corte dei Conti, Saverio Romano, parlamentare italiano e presidente della Commissione per le semplificazioni, Giorgio Silli, Sottosegretario agli Esteri. Moderatore Fabrizio Frullani, vice direttore del Tg2.
Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, ha aperto i lavori presentando la sua fondazione che opera da 40 anni, seguito anche dall’intervento dell’ambasciatore Gianluca Greco, vice Rappresentante Permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite. Nicaso, autore di autorevoli libri sull’evoluzione delle mafie nel mondo, ha detto che soprattutto la mafia italo-americana, quelle “delle cinque famiglie newyorchesi, sta scomparendo proprio per la sua lentezza nell’adattarsi, rispetto alle altre mafie nel mondo, all’utilizzo del web”. Nicaso ha anche messo in guardia dal pericolo che le mafie saranno in grado presto di utilizzare anche “i droni per uccidere”.
Molto atteso l’intervento di Gratteri, che ha parlato di “dark web, la nuova frontiera della mafia e quindi anche dell’antimafia”. Gratteri ha sottolineato che mentre le mafie si muovono velocemente, le istituzioni rimangono indietro nel contrasto all’uso delle nuove tecnologie. Con la “forte accelerazione delle mafie all’interno del darkweb, queste sono in grado di fare transazioni per tonnellate di cocaina, armi da guerra, prostituzione, commerciano in oro, comprano isole…”. “L’Italia negli ultimi dieci anni ha fatto passi indietro rispetto a paesi come Germania, Olanda e Belgio, che ora devono aiutarci e ci passano informazioni”.
Gratteri dice che nelle forze dell’ordine, lo Stato dovrebbe attrarre più giovani ingegneri informatici e pagarli bene, altrimenti verranno assunti dal settore privato. “Stiamo perdendo troppo tempo e tanto campo rispetto a quello conquistato dalle mafie”, ha ribadito Gratteri spiegando che oggi la mafia non conta più sul pizzo, business ormai da “morti di fame”: resta il commercio della droga il più proficuo, capace di generare alle mafie italiane “oltre 50 miliardi di euro all’anno”.
Gratteri ha fatto degli esempi: ”Una famiglia della ‘ndrangheta ha assoldato degli hacker tedeschi e rumeni per fare transazioni finanziarie nell’arco di 20 minuti in banche che si trovavano in 3 continenti diversi”. Il procuratore ha illustrato vari esempi di cyber crime in azione anche in Italia. “A Napoli ho visto come la camorra è stata in grado di costruire una banca online che ha riciclato qualcosa come 3 miliardi e 600 milioni di euro, di cui siamo riusciti a sequestrare solo 2 miliardi” ha detto Gratteri. “Più le mafie si arricchiscono, più saranno in grado di condizionare l’economia mondiale”.
Gratteri ha anche detto che mentre le mafie hanno iniziato ad essere nel web utilizzando anche i social come Facebook, “ora sono passati a TikTok dove hanno più popolarità”. Gratteri ha concluso il suo discorso, sulla necessità che l’ONU rimanga coinvolta nella lotta a questi fenomeni che non riguardano solo alcuni paesi, ma tutto il mondo.
-foto xo9 –
(ITALPRESS).
Gratteri all’Onu lancia l’allarme sulle mafie armate dall’intelligenza artificiale
World Central Kitchen sospende le operazioni a Gaza
ROMA (ITALPRESS) – La World Central Kitchen ha sospeso le sue operazioni a Gaza e chiede un’indagine indipendente sugli attacchi israeliani che hanno ucciso sette dei suoi operatori umanitari. In una nota, l’organizzazione benefica internazionale per il cibo afferma di aver chiesto ad Australia, Canada, Polonia, Stati Uniti e Regno Unito, i cui cittadini sono stati uccisi, di unirsi a loro nel chiedere “un’indagine indipendente e indipendente su questi attacchi”. “Abbiamo chiesto al governo israeliano di conservare immediatamente tutti i documenti, le comunicazioni, le registrazioni video e/o audio e qualsiasi altro materiale potenzialmente rilevante per gli attacchi del 1° aprile”, si legge nella dichiarazione. Israele afferma di aver effettuato gli attacchi per errore e di aver avviato una propria indagine sull’attacco. Gli operatori stavano consegnando gli aiuti arrivati via mare in un corridoio marittimo recentemente aperto con lo scopo di portare cibo a centinaia di migliaia di palestinesi affamati nel nord di Gaza, che è stata in gran parte isolata dalle forze israeliane per mesi.
L’attacco ha interrotto questi sforzi, poichè World Central Kitchen e altri enti di beneficenza hanno sospeso le operazioni a causa del deterioramento della situazione della sicurezza. Le navi sono tornate a Cipro con circa 240 tonnellate di aiuti umanitari non consegnati.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Niaf, Paolo Messa nominato vice presidente esecutivo
WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) – La National Italian American Foundation (NIAF) annuncia la nomina di Paolo Messa a Vice Presidente esecutivo per le relazioni internazionali e le partnership strategiche.
Messa vanta oltre 20 anni di esperienza all’interno di primarie istituzioni, aziende ed enti governativi italiani. Fondatore della rivista Formiche, più recentemente, è stato Presidente del Consiglio di amministrazione di Leonardo US Corporation e attualmente ricopre la carica di Nonresident Senior Fellow presso l’Atlantic Council a Washington DC.
“Siamo onorati che Paolo Messa si unisca alla NIAF in questo ruolo cruciale che rafforza le nostre relazioni internazionali e le nostre partnership strategiche”, ha affermato il Presidente della NIAF Robert Allegrini. “La sua vasta esperienza di lavoro con influenti istituzioni, aziende ed enti governativi italiani lo rende un ambasciatore ideale per rappresentare la missione della NIAF per promuovere i legami tra gli Stati Uniti e l’Italia”, ha aggiunto.
In qualità di Vice Presidente esecutivo, Messa guiderà il team di relazioni internazionali della NIAF con l’obiettivo di organizzare programmi, eventi e iniziative volti a rafforzare le relazioni commerciali, politiche e culturali tra le due nazioni.
Prima del suo incarico presso Leonardo, Messa è stato direttore esecutivo del Centro Studi Americani di Roma e ha fatto parte del consiglio di amministrazione della RAI e del Conai. Autore e professore, Messa è membro di prestigiosi think-tank come l’Atlantic Council e l’European Council on Foreign Relations.
“Sono entusiasta di unirmi alla NIAF e di mettere la mia esperienza a disposizione per promuovere la cooperazione e gli scambi tra gli Stati Uniti e l’Italia”, ha affermato Messa. “Queste due nazioni condividono un legame storico grazie ai milioni di italoamericani ben rappresentati nel Congresso degli Stati Uniti e nelle Istituzioni americane a tutti i livelli. La NIAF svolge un ruolo vitale nel coltivare questo rapporto speciale che si nutre di relazioni culturali, governative e commerciali”.
Messa lavorerà da Washington D.C. e viaggerà spesso in Italia.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
Scossa di magnitudo 7.4 a Taiwan. Edifici crollati e vittime
TAIPEI (ITALPRESS) – Un sisma di magnitudo 7.4 ha colpito la costa orientale di Taiwan. Sono segnalati almeno nove morti e centinaia di feriti.
Alcuni edifici sono crollati nella contea di Hualien, vicino all’epicentro del terremoto. Le autorità locali hanno riferito che diverse persone sono rimaste intrappolate negli edifici crollati. E’ stato lanciato un allarme tsunami sia per Taiwan che per il Giappone, poi rientrato. Dopo la prima scossa ne sono seguite altre di assestamento. Quello che ha interessato Taiwan è stato il terremoto più forte degli ultimi 25 anni.
-foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Uccisi 7 operatori umanitari della Ong World Central Kitchen a Gaza
ROMA (ITALPRESS) – Sette operatori della ong statunitense World Central Kitchen, fondata dello chef Josè Andres sono state uccise in un raid aereo dell’esercito israeliano. Lo ha annunciato lo stesso Josè Andres, che su X ha scritto: “Queste persone sono angeli, World Central Kitchen è sconvolta nel confermare che sette membri della nostra squadra sono stati uccisi a Gaza in un attacco dell’Idf”. In una nota la ong ha spiegato che i cooperanti”provenivano da Australia, Polonia, Regno Unito, un cittadino con doppia nazionalità americana e canadese e un palestinese”. “In seguito alle notizie riguardanti il personale della World Central Kitchen a Gaza, l’Idf sta conducendo un esame approfondito ai massimi livelli per comprendere le circostanze di questo tragico incidente. L’Idf compie grandi sforzi per consentire la consegna sicura degli aiuti umanitari e lavora a stretto contatto con la WCK nei loro sforzi vitali per fornire cibo e aiuti umanitari alla popolazione di Gaza”, scrive in un comunicato l’Esercito di Israele. La Casa Bianca si è detta “afflitta” per la morte degli operatori umanitari della ong statunitense World Central Kitchen. Il premier dell’Australia, Anthony Albanese, ha confermato che uno degli operatori umanitari uccisi nell’attacco dell’esercito di Israele contro un veicolo della ong statunitense World Central Kitchen nella Striscia di Gaza era un cittadino australiano. L’organizzazione World Central Kitchen ha annunciato che sospende immediatamente il suo lavoro nella Striscia di Gaza in seguito al raid che ha ucciso sette dei suoi lavoratori avvenuto nella notte. “World Central Kitchen sospende immediatamente le operazioni nella regione. Presto prenderemo decisioni sul futuro del nostro lavoro”, afferma il CEO Erin Gore. L’Organizzazione conferma che sette dei suoi lavoratori sono stati uccisi in un raid contro il loro veicolo nel centro di Gaza la scorsa notte, dopo aver contribuito a consegnare cibo e altre forniture al nord della Striscia. In una dichiarazione, la WCK afferma che il suo personale “viaggiava in una zona non interessata al conflitto in due auto blindate marchiate con il logo WCK e un veicolo normale”. L’organizzazione afferma di essere stata colpita “malgrado il coordinamento dei movimenti con l’IDF”. “Questo non è solo un attacco contro il WCK, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra. Questo è imperdonabile”, afferma Erin Gore, CEO di World Central Kitchen. L’IDF ha detto che sta “effettuando un esame approfondito ai massimi livelli per comprendere le circostanze di questo tragico incidente”, ma non ha detto se sia responsabile dell’attacco.(ITALPRESS).
Foto: Ipa Agency
Elezioni amministrative in Turchia, Erdogan battuto a Istanbul e Ankara
ISTANBUL (ITALPRESS)- L’opposizione ha vinto le elezioni amministrative in Turchia. A Istanbul e Ankara i sindaci uscenti, Ekrem Imamoglu e Mansur Yavas, hanno avuto la meglio sui candidati sostenuti dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Purtroppo non abbiamo potuto ottenere il risultato che volevamo alle elezioni”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante un discorso dalla sede del suo partito Akp ad Ankara.
-foto Agenzia Fotogramma-
(ITALPRESS).
Usa 2024, il dejà vu del 1968 incombe su Biden, Trump e Kennedy
di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Le elezioni per la Casa Bianca del 2024 assomigliano sempre più, per atmosfere e analogie storiche, a quelle “spartiacque” del 1968. Allora trionfò il repubblicano Richard Nixon, un esperto politico veterano della Casa Bianca, per due mandati vice di Eisenhower che aveva perso nel 1960 per un pugno di voti le elezioni contro John Kennedy. Nixon si prese la rivincita nel nel ’68, sconfiggendo il democratico Hubert Humphrey, vice del presidente Lyndon Johnson. Quest’ultimo, che all’inizio delle corsa non aveva dato segnali di voler rinunciare al potere, al primo test delle primarie del New Hampshire, superò solo di misura il “pacifista” e sconosciuto senatore del Minnesota Eugene McCarthy. Così pochi giorni dopo, in una scioccante diretta tv, Johnson annunciò agli americani di rinunciare a quello che sarebbe potuto essere un terzo mandato (LBJ era stato confermato presidente nel ’64 dopo essere subentrato come vice di Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963). Quelle elezioni del 1968 ribaltarono il metodo in cui fino ad allora agli americani erano stati imposti dai maggiori partiti i loro candidati per contendersi la presidenza. L’attuale sistema elettorale presidenziale delle primarie strutturato come è adesso, infatti iniziò a prendere forma proprio nel 1968. Prima, erano gli apparati dei partiti che sceglievano il “nominato” alla presidenza alle convenzioni politiche nazionali. Anche se avvenivano delle elezioni primarie prima, questi apparati spesso ne ignoravano le sentenze escogitando con le loro manovre e alleanze come scegliersi il candidato preferito durante le Convention. Dopo il 1968, cambiò tutto: sia i democratici che i repubblicani, non poterono più ribaltare i risultati delle elezioni primarie senza tener conto degli equilibri dei delegati arrivati dalle primarie.
Nel 1968 gli Stati Uniti erano un paese profondamente spaccato, con manifestazioni pacifiste ma altre anche violente, sulla lotta per i diritti civili e contro la guerra in Vietnam. Venivano assassinati i leader di quei movimenti, come Martin Luther King, Malcom X fino al senatore Robert F. Kennedy, ex ministro della Giustizia nell’amministrazione del fratello John. Dopo la rinuncia del suo “nemico” Johnson, RFK aveva rotto ogni indugio ed era entrato nella corsa per la Casa Bianca per contendere a McCarthy e Humphrey la nomination democratica. Kennedy, una volta appartenente all’ala moderata del partito democratico, da senatore dello Stato di New York si era trasformato in un leader per i diritti civili e aveva dichiarato guerra alla estrema povertà, oltre a promettere una pace giusta per il Vietnam. Nella stessa notte della sua vittoria alle primarie della California, il 5 giugno 1968 Kennedy fu ferito mortalmente da colpi sparati a distanza ravvicinata nei corridoi di un albergo di Los Angeles e di cui fu ritenuto colpevole solo un giovane rifugiato palestinese, Sihran Sihran (ancora oggi in carcere), nonostante i colpi captati dalle registrazioni e che colpirono oltre al senatore altri suoi collaboratori, fossero superiori a quelli che la pistola impugnata da Shiran avesse potuto sparare.
Come sta avvenendo nel 2024 con Biden, allora il presidente in carica Johnson pur avendo ottenuto degli importanti risultati politici (la “Great society” e il “Civil Rights Act”) restava impopolare per via della recrudescenza della guerra in VietNam che per la prima volta mostrava immagini di massacri di civili negli schermi delle tv americane. Robert F. Kennedy, che entrò in quella corsa presidenziale del ’68 solo dopo la rinuncia di Johnson, è il padre dell’attuale candidato alla presidenza Robert F. Kennedy Jr. Anche RFK jr. aveva tentato nel 2023 di candidarsi nelle file del Partito democratico sfidando apertamente il presidente Biden, ma poi ha rinunciato optando per la candidatura da indipendente, lasciando così a quest’ultimo di conquistare indisturbato la nomination del partito. Ma se l’81enne Biden, come Johnson, avesse rinunciato a ricandidarsi? Probabile che RFK jr sarebbe rimasto in corsa nelle primarie del partito di suo padre e suo zio. Intanto alle primarie democratiche del ’24 il voto di protesta degli “uncommitted” (coloro che ancora non vogliono scegliere) è rimasto alto, in alcuni stati con punte del 15%, un segnale di grave pericolo per la tenuta della “coalizione’ che dovrebbe rieleggere Biden. Anche in questo, come avvenne per Johnson, la maggiore causa della protesta, soprattutto dei giovani americani, è un conflitto all’estero: quello tra Israele e i palestinesi.
Certo non sono gli Stati Uniti ad aver bombardato le città di Gaza piene di civili uccidendone oltre 30mila (dei soli corpi ritrovati), o a impedire ai camion con aiuti anche americani di raggiungere la popolazione – per metà composta da minorenni – affamata, ma Biden viene ritenuto “complice” del governo Netanyahu in questa guerra ormai bollata, non solo da chi protesta nelle strade ma anche nei forum internazionali, come un “genocidio”. Perché i giovani americani accusano la Casa Bianca di esserne complice? Perché continua e fornire armi a Israele e per aver impedito per mesi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di approvare una risoluzione sul cessate il fuoco e, quando una risoluzione è stata finalmente approvata questa settimana (con 14 voti a favore e la sola astensione degli USA), di affondarla dichiarando pubblicamente di non considerarla “binding” (vincolante), dando un segnale di via libera a Israele per continuare a bombardare. Intanto, questa settimana, dopo aver scelto come sua vice la giovane avvocato e imprenditrice miliardaria della Silicon Valley, Nicole Shanahan (che fino a ieri dava i suoi soldi al partito democratico), RFK jr sembra avere tutte le carte in regola per essere un “terzo incomodo” competitivo tra gli sfidanti Joe Biden e Donald Trump. Come nel 1968 lo fu anche l’ex governatore dell’Alabama George Wallace tra Humphrey e Nixon.
Però Wallace, nei toni dei suoi comizi e nelle idee razziste che proponeva al blocco di elettori che attraeva (uomini bianchi con scarso livello di istruzione) assomiglia molto più al candidato “repubblicano” Donald Trump che a RFK jr. Infatti l’ex presidente, il primo della storia USA ad essere sotto processo penale, seppur ha vissuto già nelle stanze dei bottoni per quattro anni, continua a presentarsi come il candidato “anti-establishment”, unico in grado di drenare la palude (“drain the swamp”): nel linguaggio come nelle idee, sembra l’erede di Wallace. Tornando alla situazione internazionale, il 2024 assomiglia al 1968 anche per un altro conflitto, ancora più pericoloso per le sorti del mondo: quello tra la NATO e la Russia. Infatti poco prima delle convention repubblicane e democratiche del 1968, i carri armati sovietici entrano a Praga. Cosa avverrebbe alle convention dell’estate 2024 di Milwaukee e di Chicago se i carri armati russi entrassero a Kiev? Proprio giovedì, a New York, la campagna elettorale per la riconferma di Joe Biden ha cercato di mostrare la forza della sua coalizione e l’unità del suo partito, presentando il candidato con affianco gli ex presidente Barack Obama e Bill Clinton, organizzando una serata di raccolta fondi che ha superato la cifra record di 25 milioni di dollari. Con alcune delle singole donazioni anche di 500 mila dollari, è apparso sì un successo “finanziario”, ma che rispecchia una coalizione ben diversa da quella rappresentata dalle “micro donazioni” via internet che elesse nel 2008 alla Casa Bianca il primo candidato afro americano della storia.
Ecco quindi che alla serata nel centro di Manhattan che “dona” 25 milioni di dollari alla campagna per Biden, sono spuntati sia fuori che dentro, coloro che protestano con le bandiere della Palestina contro il presidente per la guerra a Gaza. Coalizione democratica forte e unita perché raccoglie 25 milioni in una notte? Altra coincidenza: nel 1968, la Convention democratica si tenne a Chicago, nella stessa metropoli dove il partito di Biden si ripresenta ad agosto per siglare la sua nomination. Nel 1968 quella convention rimase famosa nella storia americana non per aver dato la nomination – perdente – al vice di Johnson, Humphrey, ma per i sanguinosi scontri tra la polizia e i movimenti politici anti guerra del Vietnam, che oltre a mettere a ferro e fuoco Chicago, certificarono la frantumazione della coalizione democratica spianando la strada della vittoria a Richard Nixon. Anche Trump ha i suoi guai, ci sono ben 5 processi legali, soprattutto quelli con accuse penali gravissime per aver aiutato un’“insurrezione” cercando di negare ai cittadini americani il diritto costituzionale al voto, che potrebbero compromettere la sua nomination alla convention di luglio a Milwaukee o comunque la vittoria finale a novembre. Ma per la convention che attende Biden a Chicago, soprattutto se le crisi internazionali resteranno di tale gravità o addirittura peggiorassero, potrebbe apparire lo spettro di quella di 56 anni fa.
Nel 1968, i candidati a sfidarsi alle elezioni di novembre per la presidenza finirono per essere tre: Nixon, Humphrey e Wallace. Il candidato dei repubblicani prevalse, ma anche gli altri due vinsero stati e milioni di voti che mostrarono quanto spaccato fosse il paese. Tra otto mesi potrebbero essere ancora tre i candidati a competere: Kennedy, Biden e Trump. Chi resta favorito oggi, potrebbe non più esserlo il 5 novembre.
– Foto Library of Congress –
(ITALPRESS).
Tusk “Guerra pericolo reale, siamo in un’era prebellica”
MILANO (ITALPRESS) – “Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è più un concetto del passato. E’ reale, è già iniziata più di due anni fa. La cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile. E’ la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. E’ l’era prebellica. Non sto esagerando. Sta diventando ogni giorno più evidente”. Lo dice il premier polacco, Donald Tusk, in un’intervista a Repubblica. “Il nostro obiettivo principale deve essere quello di proteggere l’Ucraina dall’invasione russa e di tutelare la sua indipendenza e integrità. Il destino dell’Ucraina è soprattutto nelle nostre mani. Non mi riferisco alla sola Polonia o all’Ue, ma all’intero Occidente” aggiunge. “Non c’è motivo per cui gli europei non debbano rispettare un principio fondamentale e spendere almeno il 2% del Pil per la difesa. Il punto di partenza è questo. Noi spendiamo il 4%, ma è anche vero che la nostra situazione è più complessa di quella della Spagna o dell’Italia. Il 2% del Pil, però, deve essere considerato unmust. Non capisco chi lo mette in discussione. Possiamo discutere di Eurobond per la difesa e di un maggiore coinvolgimento della Bei” conclude Tusk.(ITALPRESS).
Foto: Agenzia Fotogramma









