Home Esteri Pagina 47

Esteri

Attacco armato a chiesa cattolica a Istanbul, condanna di Tajani

ISTANBUL (TURCHIA) (ITALPRESS) – Due uomini armati e mascherati hanno fatto irruzione durante la funzione alla messa domenicale nella Chiesa italiana di Santa Maria, nel quartiere di Saryer, a Istanbul. Hanno aperto il fuoco e una persona è rimasta uccisa, ci sarebbero anche feriti. I killer sono poi fuggiti. La polizia ha avviato le ricerche. E’ quanto riferiscono media locali.
Il governo turco ha avviato “un’indagine per catturare gli aggressori” ed ha espresso “la ferma condanna del vile attacco”. E’ quanto scrive sui social il ministro dell’Interno della Turchia, Ali Yerlikaya.

“Esprimo cordoglio e ferma condanna per il vile attacco nella chiesa di Santa Maria a Istanbul. La Farnesina segue la situazione con l’Ambasciata ad Ankara e il Consolato a Istanbul, sono certo che le aurtorità turche arresteranno i responsabili”, commenta su X il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

La vicinanza di Papa Francesco: “Esprimo la mia vicinanza alla comunità della chiesa di Santa Maria a Sariyer, a Istanbul, che durante la messa ha subito un attacco armato che ha provocato un morto e diversi feriti”. Così Papa Francesco all’Angelus.

– foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Continua il road show negli Usa del Salone del Mobile.Milano

0

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Dopo aver scelto Miami per la prima uscita del Road Show internazionale negli Stati Uniti, in occasione della settimana dell’arte mondiale negli USA, il Salone del Mobile.Milano inizia la sua seconda fase di Road to Salone 2024 negli States con due appuntamenti strategici per la comunicazione e la promozione della Manifestazione, che si svolgerà a Milano, dal 16 al 21 aprile 2024.
Prima a Dallas, il 23 gennaio, e poi New York, il 25 gennaio, i vertici del Salone del Mobile.Milano e l’Italian Trade Agency Miami, Ufficio competente settorialmente per il design in USA – che ha co-impostato e coordinato la missione del Salone negli Stati Uniti – hanno dato vita, in collaborazione con le principali associazioni americane di architetti, designer e costruttori, a momenti di incontro dedicati alla presentazione della 62a edizione della Manifestazione.
Dallas ha visto in programma una conferenza del Salone di aprile con la partecipazione della Presidente Maria Porro e del noto architetto Adam D. Tihany, tra i pionieri del settore hospitality, che ha affrontato il tema del contract. La tappa si è conclusa con una presentazione in partnership con AIA Dallas e un incontro con il trade texano per evidenziare il duplice valore dell’offerta della Manifestazione, sia quello prettamente commerciale con la presenza di oltre 2.000 brand, sia quello fieristico per il suo percorso di evoluzione e metamorfosi.
Il Texas è il terzo Stato US per acquisti di made in Italy autentico (quasi 5 mld di Usd nel 2022) e attualmente è anche in fase di sorpasso sulla California nel 2023 avendo già superato i livelli 2022 in soli 11 mesi. Il design concorre a questo successo delle produzioni nazionali avendo raddoppiato i dati pre pandemici e assestandosi a circa 400 milioni di Usd (+100% sul 2021).
Il Texas è anche sede (con Florida e Arizona) di nuovi insediamenti residenziali e sempre più luogo tecnologico per eccellenza.
In forte aumento l’attività e l’insediamento di aziende e di start-up a vocazione IT ed elettronica innanzitutto a Dallas e Austin, la cosiddetta Silicon Hills, una tendenza in continua crescita a scapito degli storici settori come aerospazio e petrolifero.
A New York, il 25 gennaio, anche qui un doppio impegno: un esclusivo incontro stampa condotto dalla Presidente Porro per illustrare le novità 2024 e dialogare con due ospiti speciali – Michele De Lucchi e Stephen Burks, due testimonial d’eccellenza dell’esperienza Salone, seguito da una Conferenza in partnership con AIA NYC cui ha partecipato Lombardini22, al 1° posto nella classifica elaborata da Guamari delle Top 200 societa’ di architettura e design italiane in base al fatturato, specializzata nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality, Education, Data Center, ESG, neuroscienze, e dal 2023 accompagna e supporta il Salone nel progetto di evoluzione del layout e dell’esperienza fieristica.
New York /New Jersey e Tri-state rappresentano una innegabile tappa di partenza per promuovere (quasi) tutti i settori italiani con particolare riferimento al design.
Ormai da anni, le più importanti aziende italiane che espongono al Salone hanno costruito e continuano ad ampliare importanti canali di distribuzione nell’area di New York.
Flagship e negozi specializzati in prodotti italiani, sono una assoluta realtà nella “Grande Mela” e a Madison Avenue, 5th Avenue, Soho e Meat Packing la loro massima espressione.
‘Portare il Salone in città’ della provincia US (Dallas e in seguito Nevada e Illinois) dove è meno conosciuto fa parte di una strategia post pandemica di promuovere il design autentico italiano (peraltro non solo valida per questo prodotto) presentando formati fieristici di notorietà e contenuti internazionali in incontri direttamente nelle zone geografiche di maggiori crescita per acquisti e nuovi insediamenti residenziali’, commenta Carlo Angelo Bocchi, Italian Trade Commissioner Miami.
‘Siamo vicini a chiudere il 2023 con il nuovo record di vendite italiane in US (70 mld di Usd cui contribuiscono anche i prodotti del design italiano) e dove il Salone alimenta da sempre la passione americana di studi di architettura, designer, costruttori e società di ingegneria per una produzione che è percepita come unica e di tendenza, ma anche – aggiunge – sempre più innovativa e attenta a soluzioni green nell’ambito della sostenibilità e della circular economy’.
‘Il Salone ha, da sempre, nel proprio DNN, la vocazione all’internazionalizzazione che è stata la scintilla che ha acceso negli anni le moltissime visite e presenze anche sul suolo statunitense, territorio che si attesta ancora quale primo mercato extra UE e mercato chiave per le aziende che espongono al Salone – sottolinea Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano -. Siamo qui per incontrare un pubblico competente, attento ed esigente fatto di operatori del settore, giornalisti e designer che sono i visitatori ideali del Salone del Mobile e il target delle aziende espositrici’.
‘È a loro – continua – che racconteremo il valore del Salone con la sua capacità di innovazione: un format in costante evoluzione che nel 2024 vedràun’edizione fruibile e fresca, vitale e vivace, ricca di novità, aperta a contaminazioni, supportata dalle neuroscienze e dall’ascolto di tutti i protagonisti. Al centro le migliori aziende del settore, con un focus su Bagno e Cucina, presenteranno le novità e le tendenze per i prossimi anni. In dialogo con gli spazi dei diversi brand saranno numerosi i contenuti speciali (installazioni, talk, librerie, happening, ristoranti…) che, mettendo al centro la dimensione del progetto, apriranno nuovi scenari dell’abitare anche grazie a un team di curatori internazionali. Il Salone del Mobile di Milano 2024 si configura ancora una volta come il più importante hub internazionale per il mondo del design e dell’arredo, un evento imperdibile in cui immergersi’.
Aggiunge Marco Sabetta, Direttore Generale del Salone del Mobile.Milano: ‘Il tour internazionale di promozione della 62a edizione del Salone del Mobile.Milano edizione è stato davvero uno slancio importante, che sta già portando grandissimi risultati in termini di promozione e incoming da tutto il mondo: per questo abbiamo potenziato la fase statunitense, aggiungendo altre città rispetto al 2023. Durante le tappe, incontriamo la stampa, i designer, gli architetti, i rappresentanti delle aziende e del mondo della distribuzione per raccontargli cosa accadrà a Milano: questo ci aiuterà ad attrarre nuovi visitatori ma anche a registrare visitatori di “maggior qualità”, professionisti che arriveranno già preparati su quanto vedranno o vorranno vedere, con una visita già idealmente organizzata e consapevoli del valore dell’esperienza che stanno per compiere. E questo concorrerà a generare valore per le aziende espositrici”.
Il Salone – forte di radici solide nella cultura italiana del fare impresa e “bel disegno” – è, difatti, una forza catalizzatrice globale: il 34% degli espositori viene da 37 Paesi esteri, i 550 giovani designer del SaloneSatellite da 31 Paesi e le 28 Scuole e Università di design da 18 nazioni. E ancora: il 65% di buyer e operatori di settore proviene da 181 Paesi. Delle oltre 5.000 presenze media accreditate nell’ultima edizione, il 47% proviene dall’estero.
Dopo Miami, Dallas e New York coordinato da ITA – Italian Trade Agency con la partnership tecnica dell’American Institute of Architects (AIA), per Road to Salone sarà la volta di Las Vegas (20 febbraio) e Chicago (22 febbraio), per portare in US l’informazione e la cultura del Salone, ispiratore di relazioni creative e professionali sempre più solide nel tempo. Questi incontri rappresentano un’opportunità unica per il Salone per promuovere tutte le iniziative e anticipare le prime informazioni sul nuovo format e i contenuti della 62ª edizione della Manifestazione.

– foto ufficio stampa GP COMMUNICATIONS NORTH AMERICA INC –
(ITALPRESS).

Corte Internazionale di Giustizia “Israele eviti il genocidio a Gaza”

0

ROMA (ITALPRESS) – La Corte internazionale di giustizia, nota anche con il nome di Tribunale internazionale dell’Aia (Cig), ha emesso una serie di misure provvisorie contro Israele sulla base del fatto che i diritti dei palestinesi a non essere soggetti al genocidio devono essere tutelati prima che la corte possa prendere una decisione definitiva nel merito del caso. La Corte ha affermato che Israele deve “prendere tutte le misure in suo potere” per prevenire la commissione di atti di genocidio contro i palestinesi, come previsto dall’articolo 2 della Convenzione sul genocidio, adottare misure per prevenire e punire l’incitamento al genocidio contro i palestinesi e adottare misure misure per fornire “l’assistenza urgentemente necessaria per affrontare le condizioni avverse di vita a Gaza”. La Corte, tuttavia, non accoglie la richiesta del Sudafrica di un immediato cessate il fuoco unilaterale nell’operazione militare contro Hamas a Gaza. Il presidente della Corte internazionale di giustizia, il giudice Joan Donoghue, ha citato diversi commenti fatti dal ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, dall’allora ministro dell’Energia, Yisrael Katz, e dal presidente Isaac Herzog, che potrebbero essere interpretati come un tentativo di uccidere civili a Gaza. “I fatti e le circostanze sopra menzionati sono sufficienti per concludere che almeno alcuni diritti dei palestinesi ad essere protetti da atti di genocidio e relativi atti vietati dall’articolo 3 della Convenzione sul genocidio, e il diritto del Sud Africa di cercare protezione di questi diritti, ha affermato Donoghue. Queste affermazioni sembrano indicare che la Corte accetti che sia plausibile l’affermazione del Sud Africa secondo cui i palestinesi devono essere protetti dal genocidio da parte di Israele secondo i termini della Convenzione sul genocidio. Donoghue ha affermato quindi che “le condizioni richieste dal suo statuto per indicare misure provvisorie sono state soddisfatte”. Secondo la corte, alcune delle attività delle Forze di difesa israeliane (Idf) compiute nella Striscia di Gaza consentono al tribunale dell’Aia “di esaminare il caso sulla base dell’articolo 9 della Convenzione sul genocidio”. Dopo aver espresso preoccupazione per le vittime civili, Donohogue ha detto che “il 93 per cento della popolazione nella Striscia di Gaza rischia la fame e centinaia di migliaia di bambini non hanno accesso all’istruzione”. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha risposto affermando che Israele sta combattendo una “guerra giusta come nessun’altra” e che l’impegno di Israele nei confronti del diritto internazionale è “incrollabile”. Ha aggiunto, in un discorso televisivo, che la volontà della Corte internazionale di giustizia di discutere le accuse di genocidio contro Israele è “una vergogna che non sarà cancellata, generazione dopo generazione”. Ha detto inoltre che Israele “continuerà a facilitare gli aiuti umanitari e farà del suo meglio per tenere i civili lontani dal pericolo”. Ha sottolineato che Israele continuerà la guerra fino alla “vittoria completa” e al ritorno di tutti i detenuti, in modo che Gaza non diventi una fonte di minaccia per Israele in futuro. Ha concluso affermando che Israele ha il diritto di difendersi e che la Corte internazionale glielo ha privato. Il gruppo palestinese di Hamas si è congratulato con la Corte di giustizia dell’Aja per aver adottato oggi una serie di misure temporanee nei confronti di Israele rispetto al suo ruolo nel conflitto a Gaza. La decisione della Corte internazionale di giustizia è “uno sviluppo importante che contribuisce a isolare Israele e a denunciare i suoi crimini a Gaza. Lo ha detto Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, citato dai media arabi. “Chiediamo di forzare l’occupazione ad attuare le decisioni della corte”, ha aggiunto. Il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al-Maliki, ha accolto con favore le misure temporanee ordinate dalla Corte internazionale di giustizia, affermando che i giudici della corte si sono pronunciati a favore dell’umanità e del diritto internazionale. Al-Maliki ha invitato tutti i paesi, compreso Israele, a garantire l’attuazione di tutte le misure provvisorie ordinate dalla corte, sottolineando che si tratta di un impegno giuridico vincolante.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

Re Carlo operato alla prostata, “sta bene”

0

LONDRA (ITALPRESS) – Re Carlo III, 75 anni, è stato operato alla prostata a Londra, nella stessa clinica dove Kate ha subito un intervento addominale la settimana scorsa. Secondo quanto riferisce la Bbc, Carlo “sta bene” e dovrebbe trascorrere almeno una notte nella struttura sanitaria.
La Regina Camilla ha lasciato la clinica nel pomeriggio. Stamane Carlo era giunto con lei nella struttura per l’intervento.
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Possibile accordo tra Israele e Hamas per una tregua

0

Israele e Hamas avrebbero raggiunto un accordo sui principi fondamentali per un cessate il fuoco di 35 giorni. Lo riporta il quotidiano israeliano “Haaretz” citando come fonte funzionari israeliani. L’accordo prevede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza e il rilascio di un numero imprecisato di prigionieri e detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Il “Washington Post” invece ha riferito di una proposta israeliana che prevede una pausa di 60 giorni nei combattimenti in cambio del rilascio graduale di oltre 100 ostaggi: prima donne e bambini, poi uomini, soldati e i corpi degli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Intanto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sta inviando il capo della Cia, Bill Burns, in Europa per incontrare il capo del Mossad, il primo ministro del Qatar e il capo dell’intelligence egiziana nella speranza di mediare una nuova pausa nelle ostilità aprendo la strada al rilascio degli ostaggi ancora tenuti prigionieri da Hamas in Gaza, sempre secondo “Haaretz”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Gli Houthi lanciano missili contro le navi nel Mar Rosso

0

SANA’A (ITALPRESS) – Gli Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, hanno lanciato tre missili contro due navi mercantili nel Mar Rosso nel loro ultimo attacco nella regione. Lo ha detto la Casa Bianca. Il rapporto è arrivato dopo che gli Houthi avevano promesso di continuare i loro attacchi nonostante i ripetuti raid statunitensi e britannici contro le loro basi. Un missile ha mancato il suo obiettivo e un cacciatorpediniere della marina americana ha abbattuto gli altri due razzi, ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby. La continuazione dell’offensiva degli Houthi “significa che ovviamente dovremo ancora fare ciò che dobbiamo fare per proteggere quella spedizione”, ha aggiunto.
Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha affermato che i missili sono stati lanciati “verso la nave portacontainer M/V Maersk Detroit, battente bandiera statunitense, di proprietà e gestita”, senza menzionare una seconda nave presa di mira. Non sono stati segnalati feriti o danni alla nave, ha aggiunto il CENTCOM. Il gigante marittimo danese Maersk aveva precedentemente affermato che due navi appartenenti a una filiale statunitense e dirette al Mar Rosso erano tornate indietro dopo aver sentito delle esplosioni mentre transitavano nello stretto di Bab Al-Mandeb tra il Corno d’Africa e la penisola arabica.
Anche una scorta della marina americana che accompagnava la Maersk Detroit e la Maersk Chesapeake “ha intercettato diversi proiettili”, ha detto la compagnia. “L’equipaggio, la nave e il carico sono sani e salvi e illesi. La Marina americana ha fatto indietreggiare entrambe le navi e le sta scortando nel Golfo di Aden”, ha aggiunto. La United Kingdom Maritime Trade Operations, un’agenzia di sicurezza gestita dalla marina britannica, ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni di “un’esplosione a circa 100 metri” da una nave a 50 miglia nautiche a sud del porto yemenita di Mokha, che si affaccia su Bab Al-Mandeb.
La società britannica di gestione del rischio marittimo Ambrey ha confermato i rapporti dell’UKMTO e della Maersk, aggiungendo che entrambe le navi avevano fatto scalo l’ultima volta in Oman. Gli attacchi Houthi da metà novembre hanno interrotto il commercio nel Mar Rosso, che collega Europa e Asia e trasporta circa il 12% del traffico marittimo internazionale. I ribelli affermano di prendere di mira le navi legate a Israele a sostegno dei palestinesi a Gaza, devastata dalla guerra Hamas-Israele che ha infiammato le tensioni in tutto il Medio Oriente.
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Usa 2024, Trump vince in New Hampshire ma Haley resiste

0

di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Con la vittoria di martedì alle primarie del New Hampshire, sommata all’affermazione ottenuta una settimana fa al caucus dell’Iowa, Donald Trump mette l’ipoteca della storia al suo successo finale: non è mai accaduto che un repubblicano abbia perso la nomination dopo avere vinto in entrambi gli stati che iniziano la corsa per la Casa Bianca.
Eppure l’ex presidente, quando è apparso davanti ai suoi fan per celebrare la vittoria, invece che essere raggiante, è apparso furioso nei confronti dell’appena sconfitta Nikki Haley.
Se dopo la vittoria in Iowa Trump era stato conciliante verso gli sconfitti Ron DeSantis e Haley dichiarando che il partito doveva unirsi dietro di lui per prepararsi alla rivincita di novembre contro Biden, questo volta il vincitore non è riuscito a trattenere rabbia e rancore nei confronti della sua ex ambasciatrice all’Onu la quale, invece di annunciare il ritiro, ha ribadito che la sua campagna elettorale non si sarebbe fermata in New Hampshire.
Haley, che inizialmente aveva sperato di restringere le primarie del 2024 a una gara tra i due, in New Hampshire ha pagato l’uscita di DeSantis, perché il governatore della Florida appoggiando Trump avrebbe spinto consensi da una sola parte. Ad Haley, negli ultimi giorni non è bastato sfrecciare in lungo e in largo lo stato del New England e avere l’appoggio del governatore repubblicano dello Stato Chris Sununu.
Niente sembra fermare Trump, nemmeno l’essere stato incriminato quattro volte con 91 capi di imputazione per reati penali anche perché, finora, questi guai giudiziari non sono mai stati messi in risalto negli attacchi dell’avversaria.
Quando Haley ha parlato per prima ai suoi supporter riuniti a Concord, ha fatto i complimenti a Trump per la sua vittoria, ma ha ribadito che nominando lui, il Gop rischia di far vincere le elezioni generali ai democratici, quando invece con lei – dicono i sondaggi – Biden perderebbe. “Non puoi sistemare il caos se non vinci le elezioni”, ha detto Haley, ma “una nomination di Trump equivale ad una vittoria di Biden e una presidenza di Kamala Harris”. Così l’ex governatrice della Sud Carolina si è impegnata ad andare avanti nonostante la seconda sconfitta in sette giorni: “Questa gara non è finita”.
Dal canto suo Trump, dopo aver definito Haley “delirante” in un post sui social media – scritto mentre lei ancora parlava – quando ha parlato davanti ai supporter Maga (Make America Great Again), ha ricominciato ad attaccare la sconfitta, definendola un’ “impostora” che parlava come se avesse vinto.
Gli attacchi tra Trump (77 anni) e Haley (52), si erano già intensificati negli ultimi giorni, ma a renderlo così infuriato nonostante la vittoria, sarà stato quando l’ex ambasciatrice martedì sera ha rimesso in dubbio la stabilità mentale di Trump.
Durante il discorso di concessione di martedì, Haley ha usato una frase ad effetto: “Il primo partito a ritirare il suo candidato ottantenne sarà il partito che vincerà queste elezioni”.
Basterà un mese ad Haley per recuperare ed essere competitiva in Sud Carolina, il suo Stato, dove si trova in svantaggio anche perché i maggiori notabili repubblicani locali hanno dato il loro appoggio a Trump? (Martedì sera spiccava dietro l’ex presidente, il senatore Tim Scott che ha “tradito” Haley dopo che lei anni fa lo aveva scelto per il seggio).
Haley, dopo aver rinunciato a competere contro Trump nei caucus del Nevada dell’8 febbraio, perché il partito in quello stato ha adottato delle regole che favoriscono l’ex presidente, si gioca tutto il 24 febbraio. Il prossimo duello elettorale tra Trump e Haley avverrà quindi tra un mese, alle primarie in quella Carolina del Sud dove lei, nata da genitori arrivati dall’India, ha sfondato nella politica.
L’ex governatrice non ha mollato: “Ci sono dozzine di stati rimasti da percorrere”, ha detto martedì sera. “E il prossimo sarà il mio dolce stato della Carolina del Sud”. Già, ma anche Ron DeSantis in Iowa, quando era arrivato dietro a Trump, aveva fatto un discorso simile, e poi si è subito ritirato,
Accadrà anche ad Haley? Sicuramente se non riuscirà ad attrarre i soldi necessari alla sua campagna per farla arrivare competitiva all’appuntamento tra un mese.
Il distacco da Trump in New Hampshire (mentre scriviamo è di 11%) è notevole, ma non abissale come in Iowa, soprattutto se si pensa che Haley sfida un ex presidente. Trump, dopo due competizioni tra repubblicani, rimane vicino alla soglia del 50% di consensi, segno di forza ma anche di potenziale vulnerabilità in una corsa rimasta tra due contendenti.
Infine, molto altro ancora potrebbe succedere a favore di Haley se le future decisioni della Corte Suprema non saranno favorevoli a Trump.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

Usa 2024, in New Hampshire Trump padrone del GOP se “schiaccia” Haley

0

di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Martedì in New Hampshire si vota nelle prime elezioni primarie della lunga campagna elettorale per la presidenza USA che terminerà il 5 novembre. A differenza che nell’Iowa (dove nei caucus solo il partito e non lo Stato organizza le elezioni) domani parteciperanno anche i democratici anche se la loro competizione è falsata dal fatto che il presidente Joe Biden non partecipa. C’è stato infatti uno scontro nel partito democratico contro chi ha “disubbidito” all’ordine di spostare la data delle primarie nello stato del New England. Tra i candidati democratici che invece appariranno nella scheda elettorale ci sono il miliardario Congressman del Minnesota Dean Phillips e la già candidata nel 2020 Marianne Williamson, ma nessuno vincerà delegati: primarie democratiche quasi inutili ma chi vincerà almeno potrà presentarsi come alternativa possibile a Biden. Tutte le attenzioni martedì restano sulle primarie repubblicane e dopo l’uscita dalla corsa del governatore della Florida Ron DeSantis che ha subito appoggiato Donald Trump (spera nella vicepresidenza? Più verosimile che voglia restare “candidabile” per il 2024), ora l’ex presidente è ancora più favorito rispetto all’unica rivale rimasta, la sua ex ambasciatrice all’ONU Nikki Haley. Trump è in testa con gli ultimi sondaggi che lo danno al 50% tra chi ha dichiarato che si recherà a votare. Del resto il New Hampshire è lo Stato che nel 2016 lo lanciò verso la nomination.
Eppure questo stato del New England per tradizione “corregge” la scelta dell’Iowa (dove Trump nel 2016 non aveva vinto) e ha un elettorato repubblicano più moderato rispetto a quello del Midwest. Martedì le ultime urne del New Hampshire chiudono alle 20:00 ora locale, le due di notte in Italia, ma nel villaggio di Dixville Notch, vicino al confine col Canada, i seggi si aprono prima, alla mezzanotte locale e si chiudono pochi minuti dopo: quella minuscola comunità dichiara il risultato già quando ancora non si è votato nel resto dello Stato e la tradizione vuole (accade più col candidato repubblicano che democratico) che la sua scelta coincida con il vincitore delle primarie dello stato. Importante ricordare che in New Hampshire, gli elettori indipendenti o non affiliati con nessun partito, possono votare in entrambe le primarie. I nuovi elettori possono registrarsi il giorno delle primarie, ma il termine ultimo per cambiare l’affiliazione al partito per gli elettori già registrati è già scaduta. Nello Stato si vincono 22 delegati della Convention nazionale repubblicana del New Hampshire e come in Iowa, i delegati vengono assegnati ai candidati in proporzione sebbene un candidato debba ricevere almeno il 10% dei voti per ottenere dei delegati. A differenza che in Iowa (dove alla fine hanno partecipato poco più di 100 mila elettori per i caucus repubblicani) nel New Hampshire si prevede che la partecipazione sarà molto più consistente, di solito supera i 300 mila votanti. Degli oltre 800 mila elettori registrati nello Stato, mentre repubblicani e democratici si equivalgono con il 30%, gli elettori indipendenti o non affiliati costituiscono il 40% di tutti gli elettori. Questi potendo partecipare ad entrambe le primarie dei due partiti, possono rappresentare l’“incognita” che determina il vincitore.
Ormai nei giornali degli Stati Uniti si legge dappertutto della “inevitabilità” di Trump, ma attenzione questo pronostico si riferisce alla nomination nel partito, non alla vittoria finale di novembre, dove invece l’ex presidente avrebbe ben altre difficoltà per poter vincere, e non solo giudiziarie. Trump arriva nei sondaggi, a livello nazionale, con circa il 75% di sostegno negli iscritti alle liste elettorali repubblicane, ma il resto degli elettori del GOP rimane “never Trump”: voterebbero chiunque tranne Trump. Una di queste elettrici repubblicane del New Hampshire, rispondendo ai microfoni della CNN alla domanda se voterebbe Biden se fosse Trump il candidato del suo partito, ha risposto: “Voterei persino Mickey Mouse pur di non votare Trump!”. Quindi, facendo dei calcoli che vengono confermati dai sondaggi aggregati e pubblicati sul sito Tfivethirtyeight.com, a livello nazionale Trump resta in netta minoranza nel paese.
E’ la scarsa attrattiva elettorale esercitata dal presidente Biden il problema per i democratici: infatti è con l’attuale presidente che Trump può vincere perché sono a sua volta molti gli americani, anche democratici, che non vogliono più votare “sleepy Joe”. Certo resta da capire quanti tra questi elettori, davanti all’alternativa di un ritorno di Trump alla Casa Bianca, andrebbero a votare “turandosi il naso”. Eppure un dato spicca: oltre il 60% degli elettori americani di tutti i partiti e degli indipendenti, non vorrebbe essere costretti a scegliere a novembre tra Biden e Trump. E’ questa infatti l’arma elettorale che l’ex governatrice della Sud Carolina Nikki Haley ha sfoderato negli ultimi giorni in New Hampshire per convincere gli elettori a votarla. Haley si è tolta i guanti dopo che per mesi si era rifiutata di attaccare personalmente Trump e ora ne sfrutta le gaffe (nel week end Donald ha scambiato Nikki per la ex speaker Nancy Pelosi, sostenendo che fosse stata colpa di Haley l’ insufficiente sicurezza al Congresso il 6 gennaio 2021). Così l’ex ambasciatrice 52enne, ha detto che l’America rischia troppo se dovrà scegliere a novembre tra due ottantenni “non più allo stesso livello di forma mentale”. Attacchi arrivati troppo tardi? Martedì sera il mondo saprà se Trump è il definitivo padrone del Partito Repubblicano, ma la scalata per la sua riconquista della Casa Bianca resterà impervia e pericolosa, legata a decisioni che lui non potrà controllare, come quelle prossime della Corte Suprema e sul fatto che ancora la maggioranza degli americani non lo voterebbe.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).