Home Giovani Pagina 26

Giovani

Von der Leyen “Giovani come Bebe Vio fonte di ispirazione per l’europa”

STRASBURGO (FRANCIA) (ITALPRESS) – “Prendiamo Bebe Vio come un esempio ispiratore, è riuscita a raggiungere grandi traguardi applicando il suo credo: se sembra possibile allora può essere fatto”. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione alla plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo, dove è presente proprio l’atleta paralimpica italiana, invitata dalla stessa Von der Leyen.
“Lasciamoci ispirare anche da tutti i giovani che hanno cambiato la percezione del possibile, che dimostrano che si può raggiungere tutto quello in cui si crede. Questa è l’anima dell’Europa e il suo futuro, rendiamo l’Europa più forte insieme”, ha proseguito Von der Leyen.
L’Aula della plenaria di Strasburgo ha rivolto a Bebe Vio un lungo applauso.
(ITALPRESS).

Erasmusdays 2021, una tre giorni per raccontare il programma

FIRENZE (ITALPRESS) – Tornano gli #Erasmusdays, l’iniziativa che coinvolge tutta la community del Programma Erasmus+. Un evento diffuso in tutta Europa, dal 14 al 16 ottobre, e aperto a scuole, università, istituti, enti di formazione e centri per l’educazione degli adulti. L’edizione di quest’anno è ancor più significativa perchè coincide con l’avvio del nuovo Programma Erasmus+ 2021/2027. L’iniziativa è alla sua 5° edizione e intende rilanciare la grande partecipazione registrata nel 2020, con oltre 5.000 eventi in 82 diversi Paesi. Si tratta di un evento promosso da tutte le Agenzie nazionali Erasmus+ con il patrocinio della Commissione europea, in particolare di Mariya Gabriel, Commissaria EU per Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e giovani. Gli Istituti potranno proporre incontri online o in presenza, mostre, concerti, performance, dialoghi, racconti, storie, proiezioni video, teatro, tandem linguistici, momenti di scambio di informazioni e apprendimento tra pari, maratone sportive, contest social, momenti di accoglienza, di formazione, videoconferenze, eventi online ecc. Lo scopo è far conoscere i risultati dei progetti e gli aspetti di innovazione, apertura, cultura, cambiamento negli individui e nelle organizzazioni legati a Erasmus+.
Gli ErasmusDays sono anche l’occasione per scoprire le opportunità del Programma, confrontarsi con altre esperienze e partecipare. Le tre Agenzie nazionali italiane Erasmus+ (Indire, Inapp e Agenzia nazionale per i giovani) invitano i beneficiari a organizzare un evento targato Erasmusdays. Possono partecipare scuole, istituzioni, università, centri di ricerca, organizzazioni, cooperative, associazioni, Ong, centri di formazione professionale ecc. Anche le Unità italiane eTwinning ed Epale partecipano agli Erasmusdays. L’edizione 2021 è incentrata sulle priorità trasversali del programma Erasmus+ 2021-2027: saranno particolarmente apprezzati gli eventi dedicati ai temi dell’inclusione, della protezione dell’ambiente, della trasformazione digitale e della partecipazione alla vita democratica. Come partecipare. Organizzare un evento Erasmus+ in uno o più giorni 14, 15 e 16 ottobre 2021; registrarlo nella mappa europea del sito erasmusdays.eu compilando il form online; scrivere un testo breve chiaro e con tutte le informazioni utili; aggiungere una foto o un’immagine rappresentativa; selezionare settore di pertinenza, tipologia di evento e tematica.
Se l’evento deriva o è collegato a un progetto Erasmus, è possibile inserire la sintesi del progetto. La segnalazione dell’evento sarà approvata e pubblicata dalla redazione web delle Agenzie nazionali Erasmus+ nel giro di un pochi giorni. L’hashtag ufficiale in tutta Europa è #ERASMUSDAYS: si invita chi ha vissuto da poco un’esperienza Erasmus+ o si trova in mobilità adesso a condividere foto e storie sui social utilizzando l’hashtag #Erasmusdays già da subito, e in particolare durante i 3 giorni dedicati.
(ITALPRESS).

Solo il 34% dei rifugiati è iscritto alle scuole superiori

ROMA (ITALPRESS) – L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, chiede uno sforzo internazionale affinchè i bambini e i giovani rifugiati abbiano la possibilità di frequentare la scuola secondaria, poichè i tassi di iscrizione scolastica e universitaria rimangono a livelli preoccupanti.
L’appello coincide con la pubblicazione del Rapporto UNHCR 2021 su rifugiati e istruzione, intitolato Staying the Course: The Challenges Facing Refugee Education. Il rapporto rileva come i giovani rifugiati in tutto il mondo provino a continuare il proprio percorso di studi nonostante le gravi difficoltà imposte dalla pandemia di COVID-19.
Gli anni della scuola secondaria dovrebbero essere un periodo di crescita, sviluppo e opportunità perchè conseguire un diploma migliora le prospettive di lavoro, la salute, l’indipendenza e le capacità di leadership dei giovani vulnerabili, riducendo il rischio di ricorso al lavoro minorile.
Tuttavia, in base ai dati raccolti dall’UNHCR in 40 Paesi, nel 2019-2020 la percentuale dei rifugiati iscritti alle scuole secondarie è stata solo del 34%, un dato che, in quasi tutti i Paesi, è inferiore rispetto alla percentuale di iscrizioni registrata tra i giovani della comunità ospitante.
Sicuramente la pandemia ha avuto un impatto estremamente destabilizzante per tutti i bambini e giovani, nel caso dei giovani rifugiati – già costretti ad affrontare serie difficoltà di accesso alla scuola – e ha limitato ulteriormente la possibilità di studiare, creando per molti di loro una situazione che mette a rischio la possibilità di portare a termine gli studi.
“I recenti progressi ottenuti nell’iscrizione scolastica dei bambini e dei giovani rifugiati sono ora a rischio”, ha affermato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, “Per affrontare questa sfida occorre uno sforzo massiccio e coordinato ed è un impegno che non possiamo permetterci di ignorare”, ha aggiunto.
L’UNHCR chiede agli Stati di garantire il diritto all’istruzione secondaria per tutti i bambini, compresi i rifugiati, e di assicurarsi che essi vengano inclusi nei sistemi educativi nazionali e nei piani di offerta formativa.
Inoltre, gli Stati che ospitano un numero consistente di persone costretta a fuggire hanno bisogno di supporto per creare servizi e infrastrutture: servono più scuole, materiali didattici appropriati, formazione degli insegnanti su materie specifiche, programmi per le ragazze adolescenti e investimenti in tecnologia e connettività per colmare il divario digitale.
I dati raccolti, inoltre, rivelano come nel periodo compreso tra marzo 2019 e marzo 2020, la percentuale di rifugiati iscritti alla scuola primaria era del 68%, mentre per l’istruzione superiore le iscrizioni si assestavano al 5%, un aumento di 2 punti rispetto all’anno precedente che rappresenta una possibilità di sviluppo e crescita per migliaia di rifugiati e per le loro comunità nonchè un elemento di incoraggiamento per rifugiati più giovani che affrontano enormi sfide per poter studiare.
Ma il livello di iscrizione all’istruzione superiore rimane ancora troppo basso se paragonato alle cifre globali, e senza un incremento significativo delle iscrizioni alle scuole superiori, l’obiettivo 15by30 fissato dall’UNHCR e dai partner – ovvero quello di avere il 15 per cento dei rifugiati iscritti all’istruzione superiore entro il 2030 – rimarrà irragiungibile.
(ITALPRESS).

Speranza “I giovani si stanno vaccinando più degli altri”

ROMA (ITALPRESS) – “Apprezzo molto il messaggio che i giovani del nostro paese stanno dando, meglio di altri hanno compreso che il vaccino è il vero strumento di libertà”. Lo ha detto il ministro Roberto Speranza, nel corso della conferenza stampa al termine del G20 della Salute, a Roma.
“I giovani si stanno vaccinando più delle altre generazioni, condivido le parole del presidente della Repubblica, i numeri dell’Italia sono positivi, importanti, grazie al lavoro delle Regioni, del commissario Figliuolo – ha aggiunto Speranza -. Dobbiamo crescere di più, l’estensione del green pass e le ulteriori ipotesi possono consentirci di rafforzare ancora di più la nostra campagna di vaccinazione”.
(ITALPRESS).

In 25 anni il Sud ha perso 1,6 milioni di giovani

ROMA (ITALPRESS) – Negli ultimi 25 anni la riduzione degli occupati, come conseguenza della perdita di popolazione (soprattutto giovanile, -1,6 milioni), e i deficit di lungo corso – in particolare eccesso di burocrazia, illegalità diffusa, carenze infrastrutturali e minore qualità del capitale umano – hanno, di fatto, determinato un continuo e progressivo calo del Pil prodotto dal Sud ampliando ulteriormente i divari con le altre aree del Paese. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio su economia e occupazione al Sud dal 1995 ad oggi.
Tra il 1995 e il 2020, infatti, il peso percentuale della ricchezza prodotta da quest’area sul totale Italia si è ridotto passando da poco più del 24% al 22%, mentre il Pil pro capite è sempre rimasto intorno alla metà di quello del Nord e nel 2020 è risultato pari a 18.200 euro contro 34.300 euro nel Nord-Ovest e 32.900 euro nel Nord-Est.
L’Italia nel complesso perde 1,4 milioni di giovani nel periodo considerato: da poco più di 11 milioni a poco meno di 10 milioni. Tutta questa perdita è dovuta ai giovani meridionali. Mentre nelle altre ripartizioni il livello assoluto e anche la quota di giovani rispetto alla popolazione di qualsiasi età restano più o meno costanti, nel Mezzogiorno si registra un crollo: rispetto al 1995, mancano nel Sud oltre 1,6 milioni di giovani. In queste condizioni ed estrapolando questi trend, anche l’eventuale e improbabile rapida risoluzione del problema della produttività potrebbe risultare insufficiente a migliorare il processo di costruzione di benessere economico e sociale del nostro Mezzogiorno, almeno in termini aggregati.
Il Prodotto interno lordo del Sud in poco più di venti anni è passato da oltre il 24% al 22% sul totale del Paese. Le ragioni sono molteplici, ma per Confcommercio le principali sono due: la decrescente produttività totale dei fattori, conseguenza dei gap di contesto che affliggono le economie delle regioni meridionali in particolare, e la riduzione degli occupati, conseguenza della riduzione della popolazione residente.
“Rilancio dell’economia, grazie ai vaccini, e piano nazionale di ripresa sono un’opportunità irripetibile per il nostro Mezzogiorno. In particolare, le risorse del Pnrr destinate al Sud, circa 82 miliardi, permettono di sviluppare e innovare le infrastrutture di quest’area. E migliori infrastrutture significano anche migliore offerta turistica che è la straordinaria risorsa del meridione”, commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
(ITALPRESS).

In calo la disoccupazione giovanile

ROMA (ITALPRESS) – Luglio 2021 registra, rispetto al mese precedente, una diminuzione nel numero di occupati e di disoccupati e una crescita in quello degli inattivi. Il calo dell’occupazione (-0,1%, pari a -23mila unità), osservato per uomini e donne, riguarda solo gli autonomi e le classi d’età maggiori di 35 anni. Il tasso di occupazione risulta stabile al 58,4%. Lo rende noto l’Istat.
La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-1,2% rispetto a giugno, pari a -29mila unità) si concentra prevalentemente tra gli uomini e i giovani di 15-24 anni. Il tasso di disoccupazione scende al 9,3% (-0,1 punti) e tra i giovani al 27,7% (-1,6 punti).
Tra giugno e luglio cresce il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +28mila unità); l’aumento coinvolge i soli uomini e tutte le classi d’età ad eccezione dei 25-34enni. Il tasso di inattività sale al 35,5% (+0,1 punti).
Confrontando il trimestre maggio-luglio 2021 con il precedente (febbraio-aprile), il livello dell’occupazione è più elevato dell’1,4%, con un aumento di 317mila unità.
La crescita dell’occupazione, nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione (-5,0%, pari a -125mila unità) e a quella degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,8%, pari a -249mila unità).
A seguito della ripresa dell’occupazione registrata tra febbraio e giugno, il numero di occupati a luglio 2021 è superiore a quello di luglio 2020 del 2,0% (+440mila unità); variazioni ancora negative si registrano per gli indipendenti e per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni. Tuttavia, il tasso di occupazione – in aumento di 1,4 punti percentuali – sale per tutte le classi di età.
Rispetto a luglio 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-6,9%, pari a -173mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,5%, pari a -484mila), che era aumentato in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria.
“Nonostante a luglio si registri un contenuto calo del numero di occupati e una stabilità del tasso di occupazione, la forte crescita registrata nei precedenti cinque mesi ha determinato un saldo rispetto a gennaio 2021 di 550 mila occupati in più; in particolare i dipendenti a termine sono cresciuti di oltre 300 mila unità. Il tasso di occupazione è più alto di 1,6 punti percentuali – commenta l’Istat -. Tuttavia non si è ancora tornati ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020): il numero di occupati è inferiore di oltre 260 mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione rimangono più bassi, mentre il tasso di inattività è superiore di 0,7 punti”.
(ITALPRESS).

Università, Anelli “La sfida è educare al senso critico”

RIMINI (ITALPRESS) – Formazione e ricerca sono la chiave per uscire definitivamente dalla crisi pandemica, ricercatori e atenei avranno un ruolo decisivo per guidare il paese verso transizione digitale ed ecologica grazie ai fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal governo italiano. Durante l’incontro “Università e Ricerca nell’epoca del cambiamento” organizzato dal Meeting di Rimini e moderato dal professore di Biochimica dell’Università Milano-Bicocca Davide Prosperi sono state affrontate le sfide che il mondo accademico dovrà affrontare nei prossimi anni per costruire la società post pandemica.
Il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli, in dialogo con il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta e con il presidente del Centro Nazionale di Ricerca Maria Chiara Carrozza, pone l’attenzione sull’importanza della conoscenza per affrontare le sfide poste dalla tecnologia e dalla fine della società industriale per come siamo abituati a concepirla: “Il Coronavirus ci ha messo davanti a una drammatica carenza di conoscenza. La gente ha prima delegato il potere agli scienziati ma poi ha cominciato a ritenerli stupidi perchè si contraddicevano tra loro. In realtà questo si chiama metodo scientifico ma se la società non è colta non lo può capire. Per farlo occorre essere portatori a propria volta di conoscenza”.
E proprio qui si gioca il ruolo dell’Università: “Non basta formare persone dotate di skills, che pure servono, ma occorre educare persone che abbiano senso critico – sottolinea Anelli -. Dobbiamo costruire una società fatta di persone che avvertano una sollecitazione alla responsabilità personale e che capiscano di dover pensare qualcosa di nuovo per trovare risposte a nuove esigenze”.
Ciò diventa possibile se l’originalità diventa protagonista anche dentro gli atenei: “Dobbiamo essere capaci di creare percorsi formativi nuovi che rispondano alla richiesta di duttilità, flessibilità e integrazione delle competenze richieste dal presente – afferma Anelli -. Per fare ciò le singole università devono essere capaci di collaborare tra loro, per esempio, unendo la dimensione iper-tecnologica dell’Intelligenza Artificiale con l’analisi di tipo antropologico, un aspetto che sarà decisivo per governare l’impatto sempre più drastico della tecnologia sulle nostre vite”. Se le risorse per la ricerca, grazie al PNRR, ora ci sono per Anelli il tema è quello dell’accesso ai finanziamenti: “Le università private fanno esattamente quello che fanno le università statali, l’unica differenza è che esse si sostengono attraverso le tasse degli studenti. Non ci dovrebbero essere differenziazioni per quanto riguarda il finanziamento di specifiche attività di ricerca. Un progetto di ricerca resta tale se svolto da un soggetto pubblico o privato”.
Per Ferruccio Resta il Covid ha reso ancora più evidente l’importanza della ricerca: “Se oggi abbiamo più speranza nel futuro è per merito della ricerca. Il mondo dell’Università esce da uno tsunami come l’anno appena passato. La sfida che aspetta i nostri atenei è quella della diversificazione. Ogni grande università ha dei punti di eccellenza, il mio consiglio è di identificare i propri punti di forza e puntare le proprie risorse su di essi, capendo che tipo di corpo docenti ha a disposizione, le tecnologie in suo possesso, i campi di ricerca in cui eccelle ma anche il territorio e le imprese che sorgono vicino”.
Secondo Maria Chiara Carrozza il PNRR è una “chiamata” per i ricercatori: “In esso ci sono tutte le sfide che attraggono i giovani. Dalla transizione verde a quella digitale. Il mondo scientifico deve ancora trovare processi, metodi e materiali per affrontare questa sfida ed essa è una grandissima opportunità soprattutto per i giovani. La pandemia ci insegna che senza investimenti sulla ricerca non arrivano i risultati. Moderna ha cominciato a essere finanziata 10 anni fa e solo così ha ottenuto risultati sui vaccini. Senza competenze e laureati difficilmente sapremo rispondere alle minacce di oggi e di domani”.
(ITALPRESS).

Recovery, Colao “Nei prossimi 5 anni grandi opportunità per i giovani”

RIMINI (ITALPRESS) – “Abbracciare con entusiasmo il concetto dell’innovazione”. E’ l’invito del ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale Vittorio Colao a tutti i giovani lanciato dal palco del Meeting di Rimini dove si è collegato per parlare al convegno dal titolo “Italia 2021: che cosa vuol dire innovare?”.
“L’innovazione – spiega – è la grande innovazione dei brevetti e delle scoperte, ma è anche sviluppare prodotti e servizi amati e apprezzati da grandi numeri di persone e cambiare lo status quo in meglio di servizio o della Pubblica amministrazione”.
Per il ministro “alla base di ogni innovazione c’è sempre una grande competenza tecnica. C’è una grande voglia di rompere paradigmi per portare alla gente qualcosa che prima non c’era e il sogno di passare alle nuove generazioni qualcosa che prima non c’era”. “Oggi – afferma – c’è una voglia di ripartenza, ci sono competenze e ci sono risorse”.
Di qui l’invito a “tutti i ragazzi che hanno voglia di approfondire e di portare avanti la loro passione e competenza” perchè “i prossimi 5 anni sono quelli in cui questo sarà più altamente possibile in Italia”.
Tema caldo il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) perchè “il Paese – afferma il ministro Colao – dovrà dimostrare di saper affrontare piani complessi rispettando i tempi. Tutti i paesi si stanno attrezzando per chi deve governare questi obiettivi”. Per l’Italia quindi ci saranno “opportunità lavorative e credo che sarà entusiasmante”, ma “siamo tutti sulla stessa barca, non c’è più solo lo Stato, il governo, le Regioni, ma tutti”.
Un aspetto fondamentale sarà però quello di coinvolgere nel cambiamento tutti. “Dobbiamo – sottolinea il ministro – equipaggiare tutti, non solo i giovani, intervenire nelle diseguaglianze, perchè la transizione deve essere inclusiva” infatti “l’innovazione porta rilancio al Paese solo se riguarderà tutti”.
Infine una rassicurazione: “Investire su competenze, formazione e conoscenze di base, forse sarà la parte più difficile, è – spiega – il cuore del Pnrr – ma non possiamo lasciare una parte di paese indietro”.