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La “Generazione Z” riscopre l’agricoltura sostenibile

ROMA (ITALPRESS) – La Fondazione Enpaia (l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura) e il CENSIS hanno presentato il 3° numero dell’Osservatorio del mondo agricolo, dal titolo “La riscoperta dell’agricoltura nella youth economy”. Lo studio fotografa il nuovo rapporto dei giovani con la terra, con la produzione e il consumo del cibo, con l’impresa e il lavoro in agricoltura. Nell’Italia post Covid-19 sono loro i veri protagonisti del futuro: i Millennial, nati tra metà degli anni Ottanta e metà del decennio successivo e la Generazione Z, nata tra metà degli anni Novanta e metà degli anni Zero. Pronti a rilanciare i valori di un’agricoltura sostenibile nel perimetro della youth economy dopo l’esperienza dell’emergenza sanitaria.
Per 9 giovani su 10 sostenibilità ambientale e lotta al riscaldamento globale sono le priorità nell’agenda italiana del futuro prossimo e l’agricoltura, in particolare, è il settore che prima e meglio degli altri ha interpretato queste urgenze. Per il 60% della GenZ (composta dai 15-24enni), infatti, gli agricoltori hanno operato per rendere la filiera del cibo sostenibile, il 48% per i Millennial.
Agricoltura sostenibile per i giovani significa anche concrete opportunità lavorative, con l’88,7% convinto che sia possibile creare occupazione di qualità, con valori che arrivano all’89,5% tra i giovanissimi della GenZ. Per il 51,7% dei giovani il settore agricolo si rilancerà prima degli altri nel post Covid-19 e per l’82% – è l’l’85% nella GenZ – questa ripresa sarà decisiva in altri ambiti oggi in difficoltà, come il turismo e la filiera del food.
Le nuove generazioni, insomma, riscoprono l’agricoltura e non è un caso se tra le imprese agricole nate nell’ultimo decennio l’11,3% abbia un titolare giovane, pronto a scommettere sull’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei sistemi di produzione.
Oggi il 60,2% dei giovani è convinto che il percorso verso lo sviluppo nel dopo pandemia sarà lungo e difficile, perchè “il colpo subito è stato duro e ci ritroveremo con i soliti problemi aggravati”. Ad esserne più sicuri sono i Millennial (63,8%), scottati in prima persona dalla crisi del 2008.
Pur abituati a vivere e lavorare in un ambiente ostico, i giovani mostrano tuttavia un’inattesa tenacia nel voler stare in partita e l’89,8% ritiene che per questa fase lo stato d’animo appropriato sia essere orientato allo sforzo per realizzare i propri progetti e raggiungere i propri obiettivi.
Non sorprende, allora, che quasi il 91,7% dei giovani italiani sia favorevole a dare aiuti alle imprese agricole che scelgono di investire nelle tante forme di sostenibilità ambientale, coerenti con nuovi stili di vita più digital e aperti a un’economia di tipo circolare.
L’agricoltura praticata dai giovani in questi anni è ad alta intensità di tecnologie e le aziende hanno saputo valorizzare le opportunità dell’Ict. Diventa una necessità, pertanto, puntare sull’innovazione tecnologica per aiutare il mondo rurale nel suo sviluppo.
Per i giovani, la sostenibilità resta il criterio regolatore per eccellenza di economia e società. Pensando al post Covid-19, infatti, emerge che il 62,8% farà più attenzione a ridurre gli sprechi, con quote analoghe tra GenZ (60,7%) e Millennial (63,5%); il 46,4% farà la raccolta differenziata per i rifiuti, mentre il 32,2% acquisterà prodotti locali, a km zero, per limitare l’inquinamento; il 32,1%, poi, eviterà acquisti di prodotti in plastica (è il 43,8% tra la GenZ e il 27,9% tra i Millennial).
Sono alte le quote di giovani che invece non hanno fiducia in istituzioni di vario tipo: è così per partiti politici (78% GenZ, 75% Millennial, ed è l’81% nel totale popolazione), amministrazioni locali (62% GenZ, 61% Millennial ed è il 64% nella popolazione), Pubblica amministrazione (61% GenZ, 61% Millennial ed è il 68% sul totale della popolazione), Ue (48% GenZ, 56% Millennial ed è il 61% sul totale della popolazione) e media (50% GenZ, 54% Millennial ed è il 60% sul totale della popolazione). Il lavoro è la grande incertezza per i giovani italiani: il 43,3% di chi un lavoro ce l’ha teme di perderlo, con un grado di incertezza superiore addirittura a quella legata ai rischi sulla salute (il 34,5%). Infine, la grande maggioranza di GenZ (82%) e Millennial (81%) ritiene che la competizione sui mercati debba contemperarsi con una buona protezione sociale.
Secondo il presidente della Fondazione Enpaia, Giorgio Piazza, “i dati dell’Osservatorio dimostrano ancora una volta come il settore agricolo costituisca un asset strategico per l’economia nazionale e per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese. L’agroalimentare è il settore del futuro e sarà il traino per la ripresa economica del Paese post pandemia. A mio avviso – aggiunge Piazza – sono tre i cardini su cui puntare: innovazione tecnologica, sostenibilità e giovani. Soprattutto bisognerà sostenere concretamente questi ultimi, convinti che il percorso post Covid sarà lungo e difficile, ma al tempo stesso determinati nel realizzare i propri progetti e raggiungere i propri obiettivi. Stabilità del lavoro e protezioni sociali costituiscono le maggiori incertezze delle nuove generazioni, ma anche il terreno su cui verranno misurate le istituzioni e la rappresentanza politica”.
Per il presidente del CENSIS, Giuseppe De Rita, “per tornare a crescere non basteranno Stato, piani dall’alto e tanti soldi: fondamentale sarà stimolare la voglia di fare impresa degli italiani combattendo la tentazione psichica ad accucciarsi, a valutare il rischio come minaccia e a cercar sempre e solo protezione. Ecco perchè i giovani sono pronti a giocarsela in agricoltura, sono un esempio concreto di come ripartire dal basso, dalla voglia di fare delle persone. Su questo è importante puntare, tutto il resto, inclusi i piani con tanti finanziamenti, servono d’aiuto”.
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Mise-Crui, borse di ricerca su mercato e tutela del consumatore

ROMA (ITALPRESS) – Entro il 16 giugno 2021 i giovani laureati in 26 Università, con sede in tutto il territorio nazionale, potranno inviare le candidature per partecipare alla selezione di 10 borse di ricerca presso il Ministero dello Sviluppo Economico, in materia di mercato e tutela del consumatore. Si tratta di una iniziativa promossa dal MiSE e dal Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.
“Sono particolarmente contento di promuovere simili iniziative. E’ un modo concreto e costruttivo per incrociare le istituzioni con il mondo reale del lavoro valorizzando le competenze e le capacità dei nostri giovani talenti”, dichiara il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.
“Avvicinare i giovani al mercato e ai bisogni dei cittadini è fondamentale per un’università che intende rafforzare sempre di più la terza missione e gli aspetti socio-economici della formazione e della ricerca. La collaborazione della CRUI con il MiSE rafforza una visione comune per lo sviluppo del Paese e la crescita del capitale umano”, sostiene Ferruccio Resta, Presidente della CRUI. Le borse di ricerca, che avranno una durata di 12 mesi, prevedono un compenso mensile.
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Il Parlamento Ue rinnova Erasmus+ e raddoppia i fondi

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento Europeo ha adottato in via definitiva Erasmus+ per il 2021-2027, il programma dell’UE per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. I finanziamenti saranno quasi raddoppiati nel periodo 2021-2027 (oltre 28 miliardi di euro da diverse fonti) rispetto ai sette anni precedenti (14,7 miliardi di euro).
Nelle fasi conclusive dei negoziati con il Consiglio, i deputati sono riusciti a ottenere un importo aggiuntivo di 1,7 miliardi di euro.
Il nuovo Erasmus+ offrirà più strumenti e risorse a sostegno dell’inclusione. La Commissione e i Paesi UE dovranno presentare piani d’azione per migliorare l’accesso all’apprendimento e alla mobilità per le persone che storicamente hanno avuto meno possibilità di parteciparvi (persone con una disabilità, in stato povertà, o che vivono in località remote, provenienti da un contesto migratorio, ecc.).
Per chi non dovesse avere mezzi sufficienti a coprire i costi iniziali di partecipazione al programma (ad esempio per l’acquisto di un biglietto ferroviario o la prenotazione di un alloggio) sono previste sovvenzioni supplementari, compresi anticipi. Le domande con costi più elevati legati a misure a garanzia dell’inclusione non potranno essere respinte.
Rispetto al precedente Erasmus+, il nuovo programma sarà esteso per permettere agli studenti dei programmi d’insegnamento per adulti di trascorrere fino a sei mesi in un altro paese dell’Unione. Ciò aiuterà le persone di ogni età e provenienza ad acquisire nuove competenze lavorative e di vita, affinchè possano adattarsi meglio ai cambiamenti collegati alle imminenti transizioni verde e digitale e al post pandemia di COVID-19.
Il nuovo Erasmus+ offrirà uno speciale sistema di finanziamento per “partenariati su scala ridotta”, destinato alle organizzazioni più piccole come le associazioni giovanili e i club sportivi.
Verrà inoltre misurato il contributo del programma al raggiungimento degli obiettivi di spesa per il clima dell’UE e ne sarà ridotta l’impronta ambientale, per esempio incentivando mezzi di trasporto rispettosi del clima per i partecipanti.
L’iniziativa DiscoverEU fa ormai parte di Erasmus+. Offre ai giovani l’opportunità di richiedere un pass gratuito per viaggiare in Europa a scopo didattico (ad esempio per frequentare un corso intensivo di lingua o partecipare a un laboratorio museale) e scoprire la diversità culturale e linguistica del continente.
L’iniziativa “Università europee” consentirà agli studenti di laurearsi combinando gli studi in diversi paesi dell’UE. La terza iniziativa, “Centri di eccellenza professionale”, creerà ecosistemi di competenze locali, collegati a livello internazionale.
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Dal 24 al 30 maggio la Settimana europea della gioventù

ROMA (ITALPRESS) – Dal 24 al 30 maggio 2021 si svolge in tutta Europa la decima edizione della Settimana europea della gioventù, ideata dalla Commissione Europea con l’obiettivo di promuovere la partecipazione dei giovani attraverso i tre pilastri della Strategia dell’UE per la gioventù “Mobilitare, Collegare, Responsabilizzare i giovani” e presentare la nuova generazione di programmi dell’UE per i giovani, Erasmus+:Gioventù e Corpo Europeo di Solidarietà.
Il tema scelto per l’edizione 2021 è “Il nostro futuro nelle nostre mani” e consentirà di avviare discussioni su argomenti molto importanti per i giovani, quali la partecipazione attiva alla società, compresa la dimensione digitale; l’inclusione e la diversità; il cambiamento climatico, la tutela e la sostenibilità ambientale; la salute e la ripresa.
L’Agenzia Nazionale per i Giovani, in collaborazione con Eurodesk Italy, coordina un programma di attività che si realizzeranno a livello nazionale per ospitare testimonianze di giovani che hanno partecipato a progetti di mobilità o iniziative di cittadinanza attiva; laboratori per l’apprendimento sulle opportunità offerte dai programmi Erasmus+:Gioventù e Corpo Europeo di Solidarietà; dibattiti e approfondimenti su tematiche prioritarie.
Accanto alle attività organizzate dall’Agenzia nazionale per i giovani ed Eurodesk Italy, la Settimana europea della gioventù consente a organizzazioni giovanili, ONG, enti e responsabili di organizzare eventi per riunire giovani (13-30 anni), partecipanti ai progetti, operatori giovanili, politici, amministratori, insegnanti, ricercatori e altre parti interessate.
“La Settimana Europea della Gioventù è un’occasione straordinaria per condividere le numerose opportunità che l’Unione europea mette al servizio dei giovani e per celebrare quelle storie di successo che hanno avuto vita proprio grazie ai programmi europei – dichiara Lucia Abbinante, direttrice dell’Agenzia Nazionale per i Giovani – Sono entusiasta di annunciare ‘Next Generation: il futuro è nelle nostre manì, l’evento online che l’Agenzia Nazionale per i Giovani realizzerà il 28 maggio, in partenariato con il Dipartimento per le Politiche Giovanili ed il Servizio Civile Universale, la Struttura di Missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni, il Consiglio Nazionale Giovani ed Eurodesk Italy, nella cornice della Settimana Europea della Gioventù, per riflettere sulle idee emerse e per raccontare l’esperienza diretta degli EuroPeers, gli ambasciatori della mobilità. Un prezioso momento di confronto e di condivisione, che intende valorizzare e rafforzare le connessioni tra i giovani, coinvolgendoli in un dibattito sui grandi temi che animano il momento di transizione che stiamo attraversando”.
“La Settimana Europea della Gioventù, appuntamento biennale iniziato nel 2003, cade in una fase molto importante per i giovani: finalmente si comincia a vedere la fine della pandemia e la mobilità per l’apprendimento può tornare ad essere un potente strumento per la loro crescita professionale e personale – afferma Ramon Magi, presidente della rete Eurodesk Italy – Il contemporaneo avvio del nuovo ciclo settennale di programmi europei per la gioventù ci permetterà di focalizzare le attività della Settimana sulle nuove opportunità che l’Europa mette a disposizione dei giovani, con particolare attenzione per la fascia di età 16-20 anni: i primi beneficiari dei finanziamenti per la mobilità transazionale e per progetti di sviluppo locale e solidaristici. A questo scopo è stato ideato l’evento online coordinato da Eurodesk Italy in cooperazione con l’ANG e previsto per lunedì 24 maggio!”.
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Giovani, 36% promuove i Tg ma 32,5% disincentivato da infodemia

ROMA (ITALPRESS) – In coincidenza con la 55° Giornata delle Comunicazioni Sociali, “Generazione Proteo”, l’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University, fornisce una anticipazione dei risultati del proprio 9° Rapporto di ricerca nazionale, che anche quest’anno contiene un focus specifico sui consumi informativi dei giovani italiani nonchè sul loro rapporto con i media digitali.
«A un anno di distanza dall’inizio della pandemia – afferma il professore Nicola Ferrigni, direttore di “Generazione Proteo” – il nostro Osservatorio torna a interrogarsi sul rapporto tra i giovani, l’informazione e i media digitali. Un piccolo “assaggio” di quella generazione che andremo a descrivere in tutte le sue sfaccettature in occasione della conferenza stampa di presentazione del 9° Rapporto di ricerca annuale sui giovani, alla presenza del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi».
Il 9° Rapporto di ricerca conferma la riscoperta dei news media tradizionali nella dieta informativa dei giovani italiani. Contrariamente ai luoghi comuni, nel corso dell’ultimo anno il 36,1% si è infatti informato principalmente attraverso i telegiornali, così come si mantiene stabile la lettura di quotidiani cartacei e online (13,7%), mentre i social si attestano al 28,7%. Sebbene ci si informi principalmente attraverso quotidiani e telegiornali, i giovani italiani manifestano tuttavia un giudizio critico nei confronti dei news media tradizionali: uno su tre (31,2%) pensa infatti che tg e quotidiani raccontino solo “ciò che ci vogliono raccontare”, mentre il 22,9% rinfaccia loro di aver contribuito ad alimentare il senso di paura e di insicurezza.
«Al di là degli interessanti spunti circa i consumi informativi e mediali – dichiara la professoressa Marica Spalletta, vicedirettore dell’Osservatorio “Generazione Proteo” – il dato più significativo che quest’anno emerge dalla ricerca riguarda la centralità dell’informazione nell’esperienza quotidiana dei nostri giovani. I giovani si mostrano infatti coscienti della necessità di tenersi informati quotidianamente (come dichiara il 28,9% degli intervistati) e altrettanto consapevoli dell’importanza di un costante approfondimento. Quotidianità d’informazione e approfondimento costituiscono altresì il principale antidoto alle fake news, per “governare” le quali anche il Santo Padre richiama la necessità di una “maggiore capacità di discernimento” e di un “più maturo senso di responsabilità”, da cui i giovani sono tutt’altro che esentati».
Sono circa 7 su 10 i giovani italiani che confermano di essersi imbattuti in fake news nel corso dell’ultimo anno. Ma è la reazione a preoccupare: ben un intervistato su cinque (21,2%) ammette infatti di essersi reso conto della falsità della notizia solo dopo un pò di tempo.
Consapevoli della straordinarietà del momento storico che stiamo vivendo, i giovani italiani ritengono tuttavia che vi sia stato un eccesso di informazione sulla pandemia (per il 32,5% se n’è parlato troppo e in maniera esagerata) ma, soprattutto, che anche laddove la quantità di informazione era quella giusta, i modi non sono stati corretti, essendo spesso caduti nell’inutile allarmismo (41,2%). Non positive nel breve periodo, fake news e infodemia diventano addirittura un disincentivo all’informarsi in una prospettiva di lungo periodo, stante il complessivo 58,6% di intervistati che ammette di aver avuto più volte voglia, nel corso dell’ultimo anno, di smettere di seguire le notizie sulla pandemia.
I giovani rimarcano luci e ombre delle scelte social dell’attuale premier Mario Draghi e dal suo predecessore Giuseppe Conte. La scelta di Conte di trasmettere le proprie conferenze stampa su Facebook viene infatti complessivamente promossa dagli intervistati, che la ritengono efficace (stante la centralità dei social nella vita quotidiana dei giovani, 56,9%) e sintomo di una politica al passo con i tempi (19,1%), sebbene non manchino voci dissenzienti che la considerano invece una forma di esibizionismo (15,1%).
Stesso approccio per quanto concerne la scelta dell’attuale premier di non essere invece presente sui social: secondo gli intervistati, infatti, se da una parte tale scelta impedisce il rapporto diretto con in cittadini (36,6%), essa viene tuttavia giudicata “opportuna” rispetto alla situazione attuale (25,7%), e ancor più come un “cambio di rotta” (per il 16,2% “non se ne può più della politica sui social”).
«Nel suo messaggio – conclude Spalletta – Papa Francesco richiama i giornalisti a “consumare le suole delle scarpe”, così da garantire un’informazione capace di rifuggire all’adagio shakespeariano del “parlare all’infinito e non dire nulla”. La stessa esortazione vale anche per i giovani, che la pandemia esorta a non risparmiare le suole delle proprie scarpe, selezionando nel vasto e variegato universo dell’infodemia, quelle “parole parlanti” espressione di un’informazione autentica e funzionale alla crescita della nostra società».
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Draghi “Italia senza figli scompare, dal Governo impegno per i giovani”

ROMA (ITALPRESS) – “Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo agli Stati Generali della Natalità.
“I giovani fanno fatica a trovare lavoro – ha aggiunto il premier -. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà.
Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito. Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato”.
“Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini – ha sottolineato Draghi -. E’ il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa”.
“Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta.
E’ un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire – ha detto ancora il premier -. Il Governo si sta impegnando su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne. Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie”.
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La quarantena ha rafforzato il legame genitori-figli

ROMA (ITALPRESS) – Arriva la seconda edizione italiana del “Kinderometro, il rilevatore dei piccoli momenti”: un’indagine su scala internazionale in merito al rapporto tra genitori e figli, con la particolarità della duplice prospettiva delle due generazioni. Lo studio commissionato a Ipsos è stato svolto a novembre 2020 in 8 Paesi europei ed extra-europei (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Polonia, Arabia Saudita e Cina) e sono stati intervistati non solo mamme e papà, ma anche i figli di età compresa tra i 7 e i 15 anni.
Obiettivo primario della ricerca rimane quello di indagare l’evoluzione della genitorialità e i fattori chiave coinvolti nello sviluppo dei ragazzi, per cogliere tutte le opportunità per rafforzare il legame con i genitori attraverso i piccoli momenti di condivisione. “Fondamentale per Kinder – si legge in una nota – è contribuire a creare, in qualsiasi occasione, nelle famiglie il piacere dello stare insieme, attraverso piccoli e gioiosi momenti di condivisione”.
Ma in un anno segnato dall’avvento della pandemia, è stato di primario interesse anche comprendere se e in che modo la quarantena abbia influito sui rapporti familiari, odierni e futuri. Le evidenze emerse dal Kinderometro aprono un dibattito in merito agli insegnamenti e alle “buone abitudini” riscoperte, toccando diversi temi: il legame positivo e ancora più forte tra genitori e figli, malgrado un anno movimentato; l’oscillazione dei genitori tra due modelli di genitorialità, cercando di conciliare disciplina e autonomia; il tempo trascorso davanti agli schermi, importante sfida educativa per i genitori; il confronto internazionale.
Il quadro generale che emerge dall’indagine a livello internazionale è che sebbene sia stato talvolta difficile da vivere sia per i genitori che per i figli, lo scorso anno ha anche rafforzato il legame che li unisce: il primo periodo di quarantena ha rappresentato una grande opportunità per condividere più del solito quei momenti di semplicità quotidiana che contano. Chiacchierare, disegnare, fare attività sportiva, fare i compiti, giocare ai videogiochi, leggere, guardare un film, cucinare, mangiare insieme sono alcune delle attività condivise con più frequenza durante il lock-down e alcune di queste continuano ancora a essere condivise tra genitori e figli.
Il ruolo del genitore è un lavoro complesso e i genitori cercano di costruire un proprio modello di equilibrio.
Essere un buon genitore significa infattisia fornire un quadro di regole definito sia consentire ai figli di essere indipendenti: entrambe le dimensioni sono cruciali. Lo sport, la lettura e le attività manuali come il disegno rispecchiano questo mix di disciplina e autonomia: la condivisione di queste attività contribuisce allo sviluppo delle capacità cognitive e al benessere fisico dei ragazzi (sfera della disciplina) e, al tempo stesso, ne stimola la creatività, la fiducia in sè stessi e la personalità (sfera dell’autonomia).
“Da sempre nel DNA della marca Kinder grazie anche al progetto di responsabilità sociale Kinder Joy of Moving, l’attività fisica rappresenta uno dei pilastri più importanti per la crescita e lo sviluppo dei bambini – spiega Kinder in una nota -: il 74% di genitori e figli lo praticano insieme. Fare attività sportiva insieme permette ai genitori ed ai figli di condividere un momento divertente, ma è anche un modo per i genitori di contribuire all’istruzione ed allo sviluppo dei loro figli”.
La vita digitale dei ragazzi è l’esempio perfetto delle sfide lanciate al ruolo del genitore moderno: il tempo trascorso davanti agli schermi rappresenta anche il punto più spinoso del loro rapporto e la fonte di discussione più significativa. I ragazzi dai 7 ai 15 anni sono nativi digitali, una generazione tecnologica abituata a fare molte cose online: interessante notare che l’uso degli schermi è elevato indipendentemente dall’età, i ragazzi più grandi e quelli più piccoli possiedono un tablet in eguale misura. Se generalmente concordano sui vantaggi offerti dagli schermi (aumento consapevolezza e conoscenza), genitori e figli hanno però una diversa percezione dei potenziali pericoli: i genitori ne individuano molto bene i rischi (come la minore socializzazione), mentre i ragazzi ne sono meno consapevoli.
Infine, dal confronto internazionale tra Paesi così lontani tra loro emerge una sostanziale omogeneità della situazione generale, sia pur con specificità per ciascun Paese. Ad esempio, i genitori in Italia, Arabia Saudita e Cina hanno approfittato molto più degli altri della quarantena per svolgere più attività del solito con i loro figli, apprezzandole anche in maniera più netta rispetto al solito. Inoltre mentre i genitori italiani, hanno continuato a svolgere queste attività con la stessa frequenza del periodo di quarantena anche una volta finito il lock-down, i genitori cinesi e sauditi non hanno invece mantenuto queste nuove abitudini. O ancora la complessità e dualità del modello genitoriale: i genitori in Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania sono equamente divisi tra le due dimensioni di disciplina e autonomia, mentre i genitori in Russia, Polonia, Cina e Arabia Saudita sono fortemente orientati al lasciare più indipendenza possibile. O per quanto riguarda la tecnologia, è emerso che i ragazzi italiani usano i social network e i giochi come Candy Crush sensibilmente meno della media di tutti i paesi.
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Servizio civile digitale, pubblicato il primo avviso per mille giovani

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato pubblicato oggi l’avviso che consentirà agli Enti iscritti all’Albo del Servizio Civile Universale di presentare programmi di intervento che permetteranno a migliaia di cittadini di ricevere supporto e formazione nell’utilizzo delle tecnologie, con il coinvolgimento dei giovani operatori volontari.
Il Servizio Civile Digitale, avviato quest’anno in forma sperimentale, è stato incluso anche nel PNRR, come una delle azioni del Piano Operativo della Strategia nazionale per le competenze digitali e del programma flagship NextGenerationEU “Reskill and Upskill”, prevedendone l’estensione e l’ampliamento nel triennio 2021-2023.
Il progetto ha l’obiettivo di far crescere le competenze digitali della popolazione e favorire l’uso dei servizi pubblici online per diffondere un approccio consapevole all’attuale realtà digitale. Saranno 1000 gli operatori volontari che verranno formati e opereranno con il ruolo di “facilitatori digitali” nell’ambito dei progetti, presentati dagli Enti di Servizio Civile Universale, agendo sul territorio e negli spazi organizzati per assistere i cittadini che hanno bisogno di supporto nell’utilizzo delle tecnologie.
Al termine del servizio, potranno veder riconosciute le competenze digitali acquisite, tramite una specifica certificazione. L’iniziativa è una delle azioni per lo sviluppo delle competenze digitali di base previste dai Ministri per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, e dell’Innovazione tecnologica e della Transizione Digitale, Vittorio Colao, nell’ambito della strategia Italia digitale 2026 e del Servizio Civile Universale, con l’obiettivo di investire sui giovani, sulla loro formazione e sul loro ruolo di cittadini attivi.
Il Ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha dichiarato: “Le ragazze e i ragazzi non saranno solo i destinatari delle grandi innovazioni che il PNRR porterà con sè ma potranno essere anche vettori del cambiamento digitale supportando la transazione del Paese verso il cloud, verso l’interoperabilità, verso una cultura di approccio digitale ai servizi pubblici. Non stiamo semplicemente innovando l’Italia, stiamo prendendo atto degli usi e costumi dei giovani italiani che non vedono l’ora di essere il braccio e la testa della società di domani”.
Il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao ha affermato: “Il tassello essenziale di qualsiasi transizione, soprattutto quella digitale, sono le persone. Grazie al Servizio Civile Digitale tanti giovani potranno aiutare le fasce più bisognose della popolazione ad acquisire le ormai imprescindibili competenze necessarie per esercitare una piena cittadinanza digitale. L’obiettivo dell’Italia è colmare il divario di competenze con almeno il 70% di popolazione digitalmente abile entro il 2026. Non possiamo trascurare il capitale umano, abbiamo il dovere di rafforzare e incoraggiare le competenze perchè grazie al digitale possiamo costruire una società più moderna e inclusiva”.
(ITALPRESS).