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GIOVANI, RAGAZZE HANNO BASSA AUTOSTIMA

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Il 75% delle donne e ragazze italiane dichiara di avere una media o bassa autostima, facendo posizionare l’Italia penultima nella classifica dei Paesi coinvolti nella ricerca, in cui fa peggio solo il Giappone. Otto donne su 10 evitano di partecipare ad eventi pubblici per paura di non apparire perfette e l’80% di donne e ragazze con una bassa considerazione del loro corpo non effettua i controlli clinici di routine, mettendo a rischio la propria salute. 

Sono solo alcune delle evidenze emerse dalla ricerca “Beauty Confidence e Autostima”, promossa da Dove e realizzata in collaborazione con Edelman Intelligence in 17 Paesi europei ed extraeuropei tra i quali l’Italia. La situazione italiana è una delle peggiori tra gli stati coinvolti nello studio, ma da cosa nasce questa mancanza di autostima? Tra le cause più rilevanti evidenziate c’è sicuramente una pressione sociale sempre maggiore verso ideali irrealizzabili di perfezione: in Italia il 49% delle ragazze sostiene di avvertire la pressione di dover essere sempre bella e più della metà di donne e ragazze pensa addirittura di non poter mai sbagliare o dimostrare debolezza; 2 donne su 3 inoltre sentono il peso e la pressione di dover raggiungere tutti i propri obiettivi.

In questo senso anche i media hanno una grande responsabilità nel veicolare un’immagine della donna e un ideale di bellezza reali e che possano essere sentiti vicini dalle persone comuni. Emerge infatti che, nonostante 7 ragazze e 8 donne su 10 siano consapevoli delle alterazioni delle immagini spesso presenti sui media, il confronto con questi modelli genera una forte pressione sul proprio modo di essere che incide sull’insoddisfazione generale della propria vita. Un declino importante del livello di soddisfazione e felicità si registra con l’ingresso nell’adolescenza: dai 14 ai 17 anni c’è un calo di 16 punti percentuali (dal 21% in età compresa tra i 10 e i 13 anni al 9%). La prospettiva cambia completamente quando la persona ha un alto livello di autostima, convivendo bene con il proprio corpo e abbracciando la propria unicità. Quando infatti una donna ha una percezione positiva di sé e della propria immagine, nell’83% dei casi si sente positiva nei confronti della vita (contro il 63% delle donne con bassa autostima) ed nel 78% si apprezza di più (contro il 63% delle donne con bassa autostima). La ricerca fa luce anche sul modo delle donne e delle ragazze di vedere le rappresentanti dello stesso sesso. 

Il 71% delle donne ed il 63% delle ragazze pensano che le donne non sappiano davvero quanto siano realmente belle e l’81% delle ragazze e l’87% delle donne crede che essere uniche sia più importante che allinearsi all’immagine delle altre persone. Sulla base delle evidenze emerse dalla ricerca e dell’impegno che Dove ha da anni riposto sul tema autostima, all’interno del progetto “Dove Progetto Autostima” è stato sviluppato il primo programma formativo integrato, perché pensato sia per la scuola che per la famiglia, che rappresentano i due più importanti interlocutori per i bambini e i ragazzi. Grazie al contributo di Fondo Scuola Italia e dei suoi formatori, nelle scuole aderenti d’Italia saranno organizzati dei workshop per gli insegnanti e delle lezioni tenute dai docenti stessi, per educare bambini e ragazzi a costruire una relazione positiva con il proprio corpo, con la propria identità e con gli altri.

GIOVANI “RISCOPRONO” I TG GRAZIE A INTERNET

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I giovani riscoprono i tg grazie al web. Spezzettandoli, rilanciandoli, commentando i servizi, gli anchormen e gli eventi. Lo schermo tv non perde la sua capacità di ‘eventizzare’ e contaminare i social. Certo, stando all’Auditel sono i più adulti a guardare per intero un tg attraverso i canali tradizionali. Ma, secondo uno studio dell’agenzia di Klaus Davi svolto su un campione di 485 ragazzi in età compresa dai 16 ai 30 anni, se solo il 58% degli under30 intervistati ha affermato di guardare almeno un telegiornale in televisione ogni giorno, ben il 78% ha dichiarato di informarsi quotidianamente tramite i social network e di guardare almeno una volta al giorno un servizio ritagliato da un tg sul web. La percentuale sale fino all’86% per i giovani che fruiscono quotidianamente di app destinate all’informazione o di servizi come Google News, uno dei principali indiziati della discussa riforma del copyright approvata dall’Unione Europea. Un under30 su tre, invece, dichiara di ‘consumare’ regolarmente i servizi dei telegiornali direttamente sulle piattaforme web delle reti televisive. 

Gli argomenti tematici che catturano di più l’attenzione sono la cronaca (95%), gli esteri (88%), le notizie sui vip (77%), lo sport (70%), gli stili di vita e le mode (65%) e la salute (43%). I tg ‘istituzionali’ i cui servizi sono fruiti di più dai giovani sul web sono risultati Studio Aperto, TG5, SkyTg24 e TGCom24, mentre il device più utilizzato è risultato lo smartphone (90%), seguito dal pc (78%) e dal tablet (22%). I social network più utilizzati per la condivisione e il commento dei servizi dei telegiornali sono quasi esclusivamente Facebook (85%) e Twitter (72%). Risulta comunque in crescita l’utilizzo di Instagram, con i profili delle reti all-news Rainews24, TGCom24 e SkyTg24 assoluti protagonisti. Il giudizio dei ragazzi su qualità e affidabilità dei tg è risultato positivo: il 78% ritiene i servizi dei telegiornali più attendibili rispetto ai social come fonte di informazione. Fra le critiche, l’eccesso di politica: per il 58% degli intervistati andrebbe fortemente ridimensionato lo spazio dedicato a questa area tematica. Tuttavia, nell’ultimo anno due ragazzi su tre hanno consigliato a un amico o famigliare di guardare un servizio di un tg visto sulle piattaforme online o in tv.

Una curiosità che trascende dai tg: fra i programmi d’inchiesta più ‘frammentati’ dai ragazzi ci sono le Iene (86%) e Report (64)%, trasmissioni che fanno breccia sui giovani con le loro inchieste, riuscendo a pescare anche fra gli under25, capacità oggi non scontata. I canali tradizionali di consumo dei tg restano comunque appannaggio dei senior, profili con stili di vita e metodi di consumo diversi, come certificano i dati del centro media Omnicom Media Group. I tg continuano ad andare bene e a pescare gran parte del loro consenso presso il pubblico adulto: questo non significa che non siano guardati dai giovani, ma i senior, specularmente alla crescita dell’età media della popolazione, sono numericamente più forti. Nella fascia meridiana, evidenzia Omnicom Media Group, il più ‘adulto’ è il  TG2 con 65 anni di media. Seguono, tutti con 64 anni di media, il TG1, il TG3, il TG4 e il TG La7, mentre i telegiornali più giovani risultano il TG5, la cui  media scende a 61 anni con uno zoccolo duro di 30-40enni, e soprattutto Studio Aperto, che pesca ancora nel pubblico dei teenager e dei giovani adulti con una media di 55 anni. 

Nella fascia serale la situazione non è molto differente, anche se cambia leggermente la classifica: il più ‘senior’ risulta il TG4 con 66 anni, segue il TG3 con una media di 66 e chiude il podio il TG1 con 63 anni. Il TG La7 vede l’età del proprio pubblico calare fino a 62, ma meglio fanno il TG2 con una media di 58 anni e il TG5 con una media di 53. Anche in questo caso Studio Aperto interpreta il profilo giovane di Italia Uno, con una media del pubblico di 51 anni e picchi su 20enni e 25enni, rari di questi tempi. Interessanti anche i risultati conseguiti dalle reti all-news, anche se in questo caso la media è calcolata sulle 24 ore: il pubblico medio più giovane è quello di SkyTg24 (53 anni nella versione satellitare, 55 in quella digitale). Buona la performance di TGCom24 con 58 anni di media, mentre il pubblico più maturo appartiene invece a Rainews24 con una media di 63 anni.

GIOVANI, NUOVA CANDIDATURA PER DISCOVEREU

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La Commissione europea dà il via a una nuova tornata di candidature per ottenere i pass di viaggio DiscoverEU. Tutti i diciottenni dell’UE hanno tempo fino al 16 maggio per partecipare e garantirsi l’opportunità di scoprire l’Europa tra il 1° agosto 2019 e il 31 gennaio 2020.

Questa nuova edizione è lanciata sulla scia del grande successo del primo anno dell’iniziativa che consente ai giovani di esplorare la diversità culturale e i valori condivisi dell’Europa. Per il secondo anno di DiscoverEU, l’intenzione della Commissione europea è quella di rafforzare la dimensione di apprendimento del progetto. I partecipanti riceveranno informazioni e consigli sui luoghi da visitare in Europa e, se interessati, potranno inoltre richiedere un diario di viaggio nel quale registrare le loro esperienze e le riflessioni che ne scaturiscono. I partecipanti avranno poi la possibilità di essere coinvolti, nel corso dei loro viaggi, in eventi organizzati orientati alla creazione di comunità. 
La Commissione sta al tempo stesso lavorando per rendere DiscoverEU più inclusivo e più accessibile a tutti, semplificando ulteriormente l’utilizzo del sistema di candidatura, fornendo consigli per contenere i costi di viaggio e tenendo conto il più possibile delle necessità dei giovani con disabilità per consentire loro di viaggiare.

Il Commissario Tibor Navracsics, responsabile per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, ha dichiarato: “Sono fiero di portare avanti l’iniziativa DiscoverEU e di offrire ad altri giovani la possibilità di vivere un’esperienza davvero europea. Mi auguro che la partecipazione a DiscoverEU possa spingerli a impegnarsi nelle rispettive comunità locali e a divenire ambasciatori dell’Europa, per esempio votando alle elezioni del Parlamento europeo, incoraggiando i loro coetanei a fare altrettanto oppure collaborando con noi alla costruzione di società dinamiche. I giovani sono il futuro dell’Europa ed è fondamentale che la loro voce sia ascoltata”.

I candidati devono essere nati tra il 2 luglio 2000 e il 1º luglio 2001 (inclusi) ed essere disposti a viaggiare tra il 1° agosto 2019 e il 31 gennaio 2020 per un periodo massimo di 30 giorni. Gli interessati possono presentare la propria candidatura attraverso il Portale europeo per i giovani. Un comitato di valutazione esaminerà le candidature e selezionerà i vincitori. I candidati saranno informati dei risultati della selezione nel giugno 2019. I giovani prescelti potranno viaggiare da soli oppure in gruppi formati al massimo da cinque persone. Di norma, useranno il treno. Tuttavia potranno anche utilizzare, se necessario, altri mezzi di trasporto come l’autobus o il traghetto o, in casi eccezionali, l’aereo, così da rendere possibile una partecipazione da ogni angolo del continente. In tal modo potranno partecipare all’iniziativa anche i giovani che vivono in regioni remote o insulari dell’UE. La Commissione europea prevede di varare una quarta edizione entro la fine del 2019. La Commissione europea ha proposto una dotazione di bilancio di 700 milioni per DiscoverEU nell’ambito del futuro programma Erasmus nel prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027). Se il Parlamento europeo e il Consiglio approveranno la proposta, saranno 1,5 milioni i diciottenni che potrebbero partire tra il 2021 e il 2027.

CONI E SCHOLAS OCCURRENTES PER LA CULTURA SPORTIVA

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Il CONI e la Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes fanno squadra per contrastare il disagio giovanile e favorire la diffusione tra i ragazzi di una vera cultura sportiva. Il Protocollo, siglato al Foro Italico dal presidente del CONI, Giovanni Malago’, i direttori mondiali di Scholas Occurrentes, Jose’ Maria del Corral ed Enrique Palmeyro avvia la collaborazione tra il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e la Fondazione creata da Sua Santita’ Papa Francesco per trasformare il mondo in una societa’ inclusiva, attraverso il miglioramento dell’educazione e l’integrazione delle comunita’. Alla cerimonia della firma, svoltasi nella Sala delle Fiaccole, erano presenti Mario Del Verme, Coordinatore Sport per l’Italia della Scholas Occurrentes e l’olimpionico del taekwondo, Carlo Molfetta, membro della Commissione Nazionale Atleti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, in rappresentanza della Presidente Raffaella Masciadri. 

Il CONI, in linea con i principi sanciti dalla Carta Olimpica, detta i criteri fondamentali per la disciplina delle attivita’ sportive per la tutela della salute degli atleti ed e’ impegnato nel coniugare la dimensione agonistica dello sport con quella popolare, sociale, educativa e culturale.
La Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, tramite la sua rete mondiale, ha come obiettivo la promozione della cultura dell’incontro per la pace attraverso l’educazione avvalendosi della tecnologia, dell’arte e dello sport al servizio della persona e del bene comune. L’intesa triennale, sostenuta da Melchor Sanchez de Toca, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura e presidente dell’associazione Athletica Vaticana, prevede la cooperazione tra i due Enti nel sensibilizzare e informare gli atleti sui temi della prevenzione e del contrasto al disagio giovanile, attraverso momenti di condivisione nell’educazione al rispetto e alla messa in pratica dei principi di tolleranza e armonia. 

Nell’ambito dei programmi educativi di Scholas Occurrentes “FutVal” e “BoxVal”, finalizzati a trasmettere i valori della solidarieta’ nel calcio e nel pugilato, e’ prevista anche la nascita del progetto SYNERGO che, mettendo in sinergia la Fondazione con la Commissione Nazionale Atleti del CONI e altri stakeholder esterni, creera’ iniziative a carattere etico con appositi laboratori di idee e un percorso formativo che unira’ sport, arte e tecnologia. Il progetto, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, agli oratori, alle associazioni e alle societa’ sportive, si ispira ai concetti chiave universali di Papa Francesco e traccia la via a una collaborazione che, grazie alle capacita’ uniche dello sport e dei suoi campioni, sapra’ svolgere nella maniera piu’ proficua una missione educativa nei giovani affinche’ essi diventino cittadini maturi e consapevoli.

APP PER PREVENZIONE DISAGIO PSICHICO GIOVANISSIMI

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Un’app per contrastare il disagio psichico e le patologie mentali di bambini e adolescenti. È sul fronte delle nuove tecnologie che si apre l’orizzonte scientifico della cura dei bambini e teen ager affetti da disturbi psichici: depressione, ansia, tendenze suicide, disturbi dell´attenzione. E’ questa la novità emersa dal convegno organizzato da Fondazione Child in collaborazione con Telefono Azzurro “Facing challenges and proposing  perspectives of child and adolescent psychiatry” sul problema dei disagi psichici di bambini e adolescenti.

Ad annunciarlo il presidente di Telefono Azzurro e ordinario di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia, Ernesto Caffo. “I social media permettono ai ragazzi di essere più diretti, di non essere riconosciuti. Dopo si rileggono, ripensano. Sui loro profili e nelle chat scrivono narrazioni della sofferenza e del disagio, senza doversi interfacciare con qualcuno. Il tema è come raccogliere queste richieste di aiuto e trasformarle in una risposta. Oggi il mondo digitale offre una risposta importante ed efficace, cui stiamo lavorando e sicuramente avremo risultati ancora più importanti nei prossimi anni”. 

“Dobbiamo costruire ponti di ricerca internazionale perchè i bambini sono in tutti i Paesi del mondo, con problematiche simili, e anche le metodologie di intervento devono diventare sempre di piu´comuni. E’ una grande sfida per tutti”, ha aggiunto Caffo. La task force che parte oggi e´ dunque un primo passo per dare risposte concrete anche alla collaborazione avviata con il ministero della Sanità, sancita da un Protocollo di intesa e confermare “l´impegno attivo nel promuovere la salute mentale di bambini ed adolescenti”, come ha sottolineato il presidente dell´Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. 

Il ministro della Salute, Giulia Grillo ha lanciato l´allarme su questo tema, riconoscendo che il disagio psichico dei giovanissimi è una “patologia sociale. E´ chiaro – ha sottolineato il ministro – che una politica del danno deve passare dalla riduzione della medicalizzazione del problema. Dobbiamo sostenere approcci piu´ soft, rispetto al trattamento farmacologico”. 

D´accordo Caffo e tutto il mondo scientifico specializzato. “In Italia la salute mentale di bambini e adolescenti – ha ricordato Caffo – è in una situazione grave, stiamo assistendo a un aumento dei disturbi soprattutto nella fase adolescenziale, ci sono sicuramente situazioni che noi conosciamo, ma anche altre nuove patologie che vanno affrontate con grande efficacia e con grande determinazione. Fondamentale e´ dunque l´ascolto dei bambini e attivare immediatamente misure di prevenzione in una rete che sia molto preparata ad affrontare queste sfide. Questo – ha concluso il fondatore di Telefono Azzurro – vuol dire cominciare dalla famiglia e dalla scuola; ma anche con professionisti in grado di intervenire adeguatamente con le migliori tecniche terapeutiche che sono oggi disponibili”.

IN 20 PAESI UE POVERTÀ SUPERIORE A QUELLA ANZIANI

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La crisi ha colpito soprattutto i giovani: in 20 Paesi europei su 28, infatti, il rischio poverta’ tra gli under 16 (media UE al 24,4%) e’ nettamente superiore a quello riferito agli over 65 (18,2%). La situazione in Italia e’ ancor piu’ drammatica. La percentuale di minori che si trova in una situazione di deprivazione economica e’ addirittura al 31,5%, contro una media tra gli ultra 65enni del 22%. Nell’Unione Europea a 28 solo in Grecia, in Romania e in Bulgaria la quota di minori a rischio poverta’ e’ superiore al dato riferito al nostro Paese. A dirlo e’ l’Ufficio studi della CGIA.

“L’elevato livello di poverta’ giovanile, riconducibile anche alle caratteristiche della spesa per la protezione sociale che in tutta Europa e’ fortemente sbilanciata sulle pensioni, spesso si traduce anche in poverta’ educativa. Molti di questi ragazzi sono destinati ad abbandonare presto gli studi, pregiudicando la carriera lavorativa futura. Alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione e del calo delle nascite, le nostre Pmi non possono permettersi di lasciarsi sfuggire una quota cosi’ importante di giovani leve”, afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo.

Questa elevata percentuale di adolescenti con problemi di esclusione sociale, che rischia di pregiudicare a 1 minore su 3 il conseguimento del diploma di scuola secondaria di secondo grado, avra’ delle implicazioni molto preoccupanti nel momento in cui dovranno cercare un lavoro. In questi ultimi anni, infatti, i flussi di ingresso nel mercato del lavoro italiano  si sono decisamente polarizzati. Le imprese, infatti,  da un lato cercano sempre piu’ addetti con bassi livelli di competenze e di specializzazione, dall’altro, maestranze che presentano una elevata professionalita’. In forte calo, invece, la richiesta di figure caratterizzate da mansioni routinarie.

“Questa situazione – segnala il segretario della CGIA Renato Mason – spiega molte cose, in particolar modo il disallineamento sempre piu’ marcato tra domanda e offerta di lavoro. Sempre piu’ spesso, infatti, molti imprenditori denunciano la difficolta’ di reperire tecnici altamente specializzati, nonostante la disoccupazione giovanile  in Italia superi il 30%. Oppure, segnalano di non trovare personale per lavori a bassa professionalita’ e molto impegnativi da un punto di vista fisico.  Fenomeno, quest’ultimo, che e’ stato mitigato grazie al massiccio ricorso di personale straniero”.

In Italia, la popolazione a rischio poverta’ o esclusione sociale con meno di 18 anni ha un’incidenza piu’ elevata nel Mezzogiorno. In Sicilia, ad esempio, i minori in difficolta’ son il 56,8%, in Calabria il 49,5 e in Campania il 47,1. In termini assoluti, a livello nazionale la popolazione giovanile con disagio economico  ammonta a 3,1 milioni di unita’: tra questi, 498 mila circa sono campani e 488 mila circa sono siciliani.

33,6% UNDER 18 GIOCA D’AZZARDO

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I dati sulla dipendenza dei minori dal gioco d’azzardo sono allarmanti: secondo gli studi IPSAD ed ESPAD del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in Italia il 33,6% degli under 18 tenta la sorte con i ‘gratta e vinci’ e frequenta le agenzie di scommesse. Una guida – promossa dall’Istituto Bambino Gesu’ per la Salute del Bambino e dell’Adolescente, diretto da Alberto Ugazio – da’ suggerimenti su come riconoscere e gestire il problema e indica i percorsi terapeutici da seguire in caso di vera e propria dipendenza. E per ricevere l’aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede, e’ attivo un indirizzo e-mail dedicato: [email protected].
 
Il gioco d’azzardo consiste nello scommettere beni, il piu’ delle volte denaro, sull’esito incerto di un evento futuro. Si trasforma in pericolosa dipendenza quando chi gioca perde la capacita’ di controllare volontariamente i propri comportamenti; non riesce piu’ a stabilire e rispettare un limite di tempo e denaro da impiegare e ha come unico scopo della giornata la ricerca compulsiva dell’attivita’ che genera piacere. Questa forma di dipendenza non riguarda solo gli adulti e il rischio di diventarne vittima si corre sia all’esterno che all’interno delle mura domestiche, a causa dell’utilizzo – anche tra i piu’ piccoli – di App o siti internet che consentono un facile accesso al gioco.
 
 
La dipendenza da gioco d’azzardo – spiegano gli specialisti del Bambino Gesu’ – deriva da una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali che varia da persona a persona. Dal punto di vista biologico, nei giocatori d’azzardo i circuiti cerebrali che guidano il comportamento subiscono una sorta di “inganno”, iniziando a rispondere come se l’azione del gioco fosse necessaria alla sopravvivenza. Il tratto psicologico che maggiormente predispone allo sviluppo delle dipendenze e’ la scarsa capacita’ di autocontrollo (caratteristica distintiva dell’adolescenza), mentre i principali fattori di rischio ambientali sono rappresentati dal contesto socio-economico in cui
i ragazzi vivono, dall’esposizione a eventi stressanti e dalla familiarita’ con le dipendenze e con altre patologie psichiatriche. L’attenzione da parte della famiglia – sottolineano gli specialisti del Bambino Gesu’ – e’ fondamentale per cogliere tutti i segnali che indicano una possibile dipendenza. Tra questi, l’interesse continuo per il gioco d’azzardo, le ridotte capacita’ di controllo sul tempo dedicato a questa occupazione, il disinteresse per lo studio e per le altre attivita’ ricreative, il
calo della resa scolastica, le frequenti assenze ingiustificate, l’ansia, l’irritabilita’, gli atteggiamenti aggressivi non motivati, i disturbi del sonno e l’insorgere di comportamenti fino a quel momento considerati inusuali come mentire ripetutamente o rubare in casa.

STUDENTI SCELGONO AUTO ELETTRICA, AUTONOMA E CONNESSA

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Una vettura elettrica, a guida autonoma e connessa. E’ il ritratto dell’auto del futuro secondo i giovani del Politecnico di Milano, ai quali Nissan ha sottoposto un’indagine a margine di una lezione sulla Nissan Intelligent Mobility, visione strategica che punta a trasformare il modo in cui i veicoli vengono guidati, alimentati e integrati nella società. Il campione che ha risposto al sondaggio è  composto da 300 studenti dei Corsi di Studio di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale del prestigioso ateneo milanese che si è classificato al primo posto tra le Università italiane e tra i primi 20 a livello mondiale secondo il QS (World University Rankings by Subject). Alla domanda sul tipo di alimentazione preferita, il 36% del campione preferisce l’elettrico rispetto all’ibrido (29%), alla benzina (11%) o all’idrogeno (10%), al diesel (9%) e GPL e Metano con il 5%. In linea con la scelta di una mobilità elettrica a zero emissioni, il 52% del campione indica la sostenibilità ambientale e la qualità dell’aria tra i temi più importanti, seguita dalla sicurezza identificata con i sistemi di assistenza avanzata alla guida (28%) e dalla connettività (20%). I giovani sono consapevoli delle condizioni per lo sviluppo della mobilità sostenibile e infatti, alla domanda su quali siano gli elementi prioritari per l’utilizzo della mobilità elettrica, il 48% del campione mette in primo piano la necessità di un aumento delle infrastrutture e il 24% una maggiore autonomia di percorrenza.

Il prezzo è ritenuta una variabile prioritaria solo dal 20% del campione, seguito dai tempi di ricarica per il rimanente 8%. Il 63% dei giovani è affascinato dall’auto a guida autonoma per evitare lo stress da traffico, il 25% è attratto dalla possibilità di dedicare più tempo a se stessi per leggere, guardare film e navigare in rete mentre il rimanente 12% impiegherebbe il tempo a disposizione per lavorare, studiare o dormire. Tra i fattori necessari per lo sviluppo della guida autonoma, il 76% del campione assegna la priorita’ a tecnologie, infrastrutture e protocolli di integrazione, il 20% a normative e regolamentazioni e il 4% a campagne di informazione. In merito alla connessione, gestire i parcheggi e gli itinerari a seconda del traffico è il fattore che affascina di più i giovani del Politecnico con il 57% delle risposte, mentre il 43% è attratto dalla possibilità di scambiare energia in modo bidirezionale sia con la rete in maniera profittevole ed efficiente sia con la propria abitazione; opportunità che Nissan offre con la gamma di veicoli a zero emissioni attraverso le tecnologie Vehicle-to-Grid o Vehicle-to-Home.

“I risultati della ricerca sugli studenti del Politecnico confermano la giusta direzione intrapresa da Nissan che è leader e pioniera nella mobilità a zero emissioni con oltre 320.000 LEAF 100% elettriche vendute in tutto il mondo dal 2010 e costantemente impegnata nello sviluppo di auto più  sostenibili, sicure e integrate con l’ambiente circostante”, si legge in una nota della casa automobilistica.