Hi-Tech & Innovazione

Enea, sensori per mezzi elettrici rilevano lo stato del manto stradale

ROMA (ITALPRESS) – Sensori di ultima generazione montati su veicoli elettrici, sia a guida autonoma che umana, in grado di monitorare la città, rilevando lo stato del manto stradale. Li ha messi a punto il Laboratorio ENEA di Robotica e intelligenza artificiale per il progetto Smart Road nell’ambito del programma “Ricerca di Sistema Elettrico” finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
“L’idea di base è quella di veicoli a guida autonoma che fungano da sensori per misurare in modo capillare le condizioni della città e migliorare la sicurezza, i flussi di traffico e il comfort di guida, con benefici anche in termini di risparmio energetico e sostenibilità”, spiega Sergio Taraglio, ricercatore ENEA del Laboratorio di Robotica e intelligenza artificiale del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili, e responsabile di questa linea di attività.
Per l’analisi dello stato del manto stradale sono stati messi a punto due diversi sensori: il primo utilizza un LIDAR (Light Detection and Ranging), basato su laser, per misurare con notevole precisione le distanze geometriche, mentre il secondo consiste in una telecamera montata frontalmente sul veicolo che analizza il flusso video con tecniche di Intelligenza Artificiale.
“I dati raccolti dagli strumenti servono a valutare lo stato del manto stradale. Nel caso del LIDAR si misura geometricamente il piano stradale, rivelandone le deviazioni quali buche o dossi e indicando su un display il difetto stradale in rosso rispetto al colore verde di una strada in buone condizioni, potendo operare come un ADAS (Advanced Driver Assistance Systems, sistemi avanzati di assistenza alla guida)”, prosegue Taraglio.
Il secondo sensore utilizza una rete neurale profonda addestrata a individuare e riconoscere i difetti nel flusso video della telecamera. Esso permette di vedere oggetti non misurabili dal LIDAR quali ad esempio le fessurazioni a reticolo o tutti quei difetti riconducibili ad elementi “pitturati” sull’asfalto (strisce pedonali o linee di carreggiata sbiadite).
Entrambi i sensori lavorano in tempo reale e possono essere utilizzati per il monitoraggio urbano: le informazioni sul difetto stradale, georeferenziate, sono inviate al gestore della smart city per mappare le condizioni stradali e pianificare eventuali riparazioni.
Inoltre, il veicolo elettrico a guida autonoma utilizzato per la sperimentazione è anche equipaggiato con un sensore di qualità dell’aria che registra le concentrazioni di particolato e invia dati per elaborare in tempo reale mappe degli inquinanti ad alta risoluzione.
E’ attualmente in corso lo sviluppo di sistemi per l’analisi del contesto sonoro. “L’obiettivo è duplice: da un lato misurare l’inquinamento sonoro, dall’altro permettere al veicolo autonomo di poter utilizzare le informazioni sonore per la gestione di situazioni di potenziale pericolo: ad esempio in caso di avvicinamento di un mezzo di soccorso, il veicolo deve essere in grado di riconoscere la situazione e liberare la carreggiata per quanto possibile”, conclude Taraglio.

– foto ufficio stampa Enea –
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3D-Data, in Toscana una piattaforma per agevolare l’uso dei droni

FIRENZE (ITALPRESS) – Si chiama “3D Data”, ed è un progetto di trasformazione tecnologica e digitale curato da Regione Toscana che, attraverso una piattaforma informatica disponibile come servizio per l’uso gratuito da parte degli Enti toscani, integra l’utilizzo dei droni per rilevare incidenti stradali, discariche, ecc. Utilizza le tecnologie e la potenza del Sistema Cloud Toscana (SCT) ed è cofinanziato con fondi Fesr 2021-2027 e del Fondo di coesione. “Con il servizio 3D Data – spiega il presidente della Regione Eugenio Giani – si introducono nuovi modi di lavorare. Si usa la scienza e la tecnologia per una maggiore rapidità ed efficienza per rilevare le informazioni puntuali sul territorio”. Grazie alla collaborazione con Anci Toscana, alcuni Enti hanno sperimentato questa nuova metodica e hanno già riscontrato notevoli differenze in termini di tempo e costi. “L’utilizzo dei droni garantisce una maggiore sicurezza di intervento al personale della pubblica amministrazione – aggiunge l’assessore regionale all’innovazione tecnologica e ai rapporti con gli Enti locali, Stefano Ciuoffo – permettendo anche risparmi nella esecuzione di determinate attività di rilievo puntuale o di monitoraggio di specifiche aree del territorio. Gli Enti locali che hanno aderito al progetto sperimentale nel corso del 2022 hanno riscontrato l’incremento della sicurezza nello svolgimento dei rilievi, la riduzione dei tempi di realizzazione dei rilievi puntuali e risparmi economici molto importanti”. Così nel 2023 la Regione Toscana ha deciso di “mettere a terra” i risultati della sperimentazione e trovare partner per futuri sviluppi, nell’ambito del pilastro “La Toscana dei Dati” dell’Agenda Digitale Toscana. Adesso è iniziata una nuova fase di progetto per consolidare i risultati ottenuti ed allargare la platea degli Enti aderenti, al fine di introdurre all’interno della PA toscana un insieme di soluzioni tecnologiche, competenze e prassi per raccogliere ed utilizzare i dati ottenuti da droni. Il nuovo servizio 3D Data si sviluppa su tre assi principali: l’introduzione di rilevamento puntuale tramite droni nei processi interni delle PA; l’implementazione di sistemi di Intelligenza Artificiale (AI) utili al supporto delle decisioni ed all’automazione dell’analisi; l’implementazione di sperimentazioni avanzate anche grazie alla collaborazione con Università, Enti nazionali che seguono le tematiche relative al volo con droni e mondo della ricerca e imprenditoria. E’ stato effettuato il passaggio ad una nuova piattaforma ad accesso gratuito per tutti gli Enti aderenti al progetto, che è in grado di consentire la più ampia e regolare erogazione del servizio da parte della Regione. Inoltre dal 2024 si prevede di promuovere un Avviso pubblico rivolto agli Enti locali che potranno accedere a finanziamenti Fesr 2021-2027 per sviluppare progetti di innovazione incentrati sull’elaborazione di dati e sulla creazione di modelli 3D come strumenti di supporto alle attività svolte dagli uffici in sinergia con quanto da tempo la Regione sta facendo sui temi dell’informazione territoriale, resa tra l’altro disponibile a tutti in riuso nella piattaforma regionale GeoScopio.
– foto: Agenzia Fotogramma –

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Cyber-specialisti al servizio dell’università di Bari

BARI (ITALPRESS) – L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (UNIBA) e DEAS – Difesa E Analisi Sistemi Spa lavoreranno insieme allo sviluppo delle competenze digitali e alla promozione della sicurezza informatica.
Il Rettore di Uniba, Stefano Bronzini, e l’Amministratore Unico dell’azienda italiana, Stefania Ranzato hanno sottoscritto nei giorni scorsi un accordo di collaborazione ad hoc. L’intesa rappresenta una significativa collaborazione tra UNIBA, Centro di eccellenza nella ricerca e nell’istruzione, e DEAS azienda leader nel settore della Cybersecurity.
L’obiettivo principale è la creazione di programmi di studio avanzati e piani formativi nelle aree di Cybersecurity, Intelligenza Artificiale (Ai), Internet delle Cose (IoT) e Analisi dei Dati. In particolare, l’Università di Bari e DEAS collaboreranno per la formazione avanzata di elevata qualità per professionisti nelle suddette discipline. Sarà altresì offerta la possibilità di svolgimento di tirocini curriculari presso DEAS Spa da parte di laureandi di UniBA.
“In un’epoca in cui la Cybersecurity assume una rilevanza geopolitica e geostrategica sempre maggiore, la nostra Scuola di Alta Formazione si prefigge di formare non solo specialisti, ma anche dirigenti in grado di comprendere il ruolo delle nuove tecnologie digitali e di promuovere l’adozione di regole etiche, legali e procedurali affidabili – ha sottolineato Ranzato -. La partnership con l’Università di Bari Aldo Moro è strategica in questa direzione e si incardina all’interno della nostra filosofia, che vede DEAS investire e
puntare sui giovani talenti e sulle eccellenze”.
La crescente minaccia cibernetica richiede una risposta immediata attraverso l’aumento del numero di esperti sia nelle aziende che nelle Istituzioni e in tutti gli organismi cruciali per la sicurezza nazionale nel campo digitale. L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro si sta impegnando nell’affrontare questa sfida anche attraverso la collaborazione con DEAS Spa, azienda leader con consolidata esperienza nel settore della cybersecurity, già partner di rilievo per vari Dicasteri e per le stesse Forze Armate.
Per il Rettore Stefano Bronzini: “Il Paese ha bisogno di nuove professionalità con competenze multidisciplinari e collettive necessarie a garantire la resilienza e la sicurezza della società tutta. Quindi non solo di profili esclusivamente tecnici, ma anche figure capaci di analizzare criticamente fenomeni complessi da molteplici punti di vista economico, sociologico, psicologico, giuridico, geopolitico e comunicativo oltre che informatico. Tutto questo conferma il ruolo essenziale che gli atenei pubblici e la ricerca hanno sulle questioni centrali della formazione di competenze e dell’autonomia tecnologica del paese”.
Questa partnership consentirà all’Ateneo di offrire programmi formativi che terranno anche conto dell’esperienza “maturata sul campo” da DEAS e dalla sua Scuola di Alta Formazione così da permettere ai partecipanti un pronto inserimento nel mondo professionale della cybersecurity.
Questo settore, in rapida crescita, soffre di una carenza costante di professionisti qualificati, quale lacuna che si prevede aumenterà progressivamente nei prossimi anni.
L’obiettivo principale di questa collaborazione è, dunque, quella di investire su giovani talenti ed eccellenze, garantendo una formazione di qualità unita al training operativo, incentrato su tematiche e casistiche reali, perseguendo un modello ed una filosofia formativa di assoluta novità e pienamente condivisa da UNIBA e DEAS Spa.
-foto ufficio stampa Università di Bari –
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Pnrr, Gay (Digital Magics) “Startup e Pmi uniscano le forze”

ROMA (ITALPRESS) – “Prendere la straordinaria capacità manifatturiera del Paese, unirla in un binomio indissolubile con la tecnologia e guardare al futuro perchè lo specchietto retrovisore non è fatto per gli innovatori e per i paesi che vogliono crescere”. E’ questo l’appello di Marco Gay, presidente esecutivo di Digital Magics, intervistato da Claudio Brachino per il magazine televisivo Italpress Economy.
“Ci occupiamo di intercettare i talenti italiani che vogliono fare impresa nel settore del digitale e di aiutarli a crescere”, ha spiegato Gay, che è anche presidente di Confindustria Piemonte e di Anitec-Assinform, presentando l’attività che svolge Digital Magics.
Il metodo usato va dalla selezione all’exit. “La selezione – ha detto – è la parte più importante perchè è quella in cui si parla con l’imprenditore, si aiuta a capire il suo progetto e si fa un percorso che vuol dire incubazione, aiutarlo a mettere in ordine il progetto, e accelerazione, che facciamo basandoci sulle tecnologie e che poi viene applicata a settori industriali. Poi diventiamo soci attivi di queste startup fino a quando il nostro ruolo non si esaurisce con la loro crescita e vendiamo la nostra partecipazione. Dal talento aiutiamo a creare aziende che diventano di successo”.
Ogni progetto, ha spiegato, viene valutato “con grande schiettezza reciproca”. “Vediamo se il progetto ha realmente, a nostro giudizio, la possibilità di essere accelerato”, ha aggiunto. “Su 4 mila che ne vediamo all’anno – ha sottolineato -, ne acceleriamo 60. Va avanti il 70-80% mentre il successo pieno è raggiunto dal 20-30%”.
Tra i partner ci sono soggetti privati e pubblici, tra cui Cassa Depositi e Prestiti e LazioInnova. “Il loro ruolo – ha affermato – è quello di lavorare con noi nella fase di investimento. C’è anche la compagnia di San Paolo con cui stiamo facendo, ad esempio, il programma di accelerazione sull’intelligenza artificiale e sulla sensoristica”. Per Gay “dietro l’intelligenza artificiale c’è quella emotiva: ci siamo noi. L’algoritmo non si inventa da solo – ha aggiunto – e anche quando si scrive da solo c’è dietro un essere umano”. Fattore umano ed etica, quindi, sono “ineliminabili”.
“Un bilancio del Pnrr? In questo momento è ancora tutto da scrivere. Sicuramente – ha affermato – è una grande opportunità perchè nel momento in cui si innesca una trasformazione digitale vuol dire che ci sarà un’accelerazione del mondo delle startup e del digitale”.
E’ emerso che le Pmi restano un pò fuori dal Pnrr, in molti casi non hanno neanche presentato il progetto. Accade anche per le startup? “Noi diamo una mano – ha evidenziato Marco Gay – ma pmi e startup si devono mettere insieme e fare filiera, fare rete, se vogliono partecipare. Bisogna farlo insieme altrimenti si corre il rischio di non cogliere le opportunità”.
Digital Magics ha compiuto 20 anni. Il bilancio di questo periodo è caratterizzato da “entusiasmo”. “Viene riconosciuto il nostro lavoro – ha detto – e l’importanza di fare impresa dal basso e tecnologica”.
Recentemente è stata anche approvata la fusione con LVenture Group. “Insieme a LVenture Group – ha spiegato – diventiamo azienda quotata al mercato principale. La prima azienda italiana dalle dimensioni europee del nostro settore. Iniziamo a sederci ai tavoli e fare le partite europee – ha concluso Gay – portando alla ribalta il digital Made in Italy”.

– Foto Italpress –

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Polizia e Anci insieme in un progetto per la cybersicurezza dei Comuni

ROMA (ITALPRESS) – Garantire la protezione delle infrastrutture digitali dei Comuni attraverso un filo diretto con i Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale dei rispettivi territori e formarne dirigenti e tecnici in termini di awareness e competenze utili a prevenire gli effetti di possibili eventi di sicurezza informatica. Questo il cuore dell’accordo quadro tra Anci e Polizia di Stato siglato lo scorso luglio e che ha dato il via al progetto ProC2Si, Progetto per la Cybersicurezza dei Comuni Italiani, del quale, con un incontro tra i rappresentanti dell’Anci e i vertici della Polizia Postale, è stato dato avvio alla seconda fase.
Alla base del progetto, la necessità di salvaguardare la continuità dei servizi essenziali quotidianamente erogati dai Comuni italiani e la crescente esigenza di tutelare il patrimonio di dati che i cittadini affidano loro, vero e proprio oro digitale.
Con la fase 2, che dà il via alla stipula di appositi accordi tra le Anci regionali e i Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale dei territori di rispettiva competenza, si strutturerà una sinergia operativa in risposta ad istanze di sicurezza che – con la digitalizzazione di pressochè tutti i servizi in favore della popolazione – sono sempre più proiettate anche all’interno del dominio virtuale.
Gli accordi di livello territoriale consentiranno di erogare formazione, sia ai tecnici delle strutture da proteggere per una migliore e più pronta capacità di primo intervento e di immediata segnalazione ai Centri operativi della Specialità in caso di attacchi, sia ai quadri direttivi e dirigenziali per una maggiore consapevolezza dei rischi ai quali l’Ente locale o l’Associazione regionale possano risultare esposti.
La ramificazione a livello territoriale del Centro Nazionale per la protezione delle Infrastrutture Critiche e dei Nuclei operativi per la sicurezza cibernetica presso i Centri operativi della Specialità e le collaborazioni che si instaureranno con le Anci regionali e con i Comuni attraverso i discendenti accordi rafforzeranno ulteriormente, inoltre, l’attività di tutela delle infrastrutture di carattere sensibile a livello locale presso i Comuni che costituiscono gli enti di maggiore prossimità con il cittadino, aumentando il senso di sicurezza anche digitale della popolazione.
Un ulteriore passo nell’impegno della Polizia di Stato a tutela di cittadini ed istituzioni, che si realizzerà attraverso la rete dei 18 Centri e delle 82 Sezioni per la Sicurezza Cibernetica sul territorio nazionale, quale segno concreto di prossimità e sicurezza per i cittadini digitali.

– foto ufficio stampa Polizia di Stato –
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La transizione digitale delle imprese italiane ancora non decolla

ROMA (ITALPRESS) – La transizione digitale delle imprese ancora non decolla. Lo sottolinea l’Istat nel report “Imprese e Ict – anno 2023”, dove si evidenzia che “nell’ambito della digitalizzazione il comportamento delle imprese viene valutato rispetto a 12 caratteristiche specifiche che contribuiscono alla definizione dell’indicatore composito denominato Digital Intensity Index 1 (DII), utilizzato per identificare le aree nelle quali le imprese italiane ed europee incontrano maggiori difficoltà. Nel 2023, con riferimento ai 12 indicatori per classe di addetti, i divari maggiori si riscontrano, a scapito delle PMI (imprese con 10-249 addetti), nelle attività che richiedono maggiore competenza specialistica come per l’analisi di dati (25,7% le PMI e 74,1% le grandi imprese) e in quelle più legate alla complessità organizzativa e dimensionale come per l’utilizzo di software gestionali (ERP e CRM) (rispettivamente 41,4% e 85,0%; 18,5% e 53,4%); seguono l’utilizzo più intensivo di social media (almeno due) (28,0% e 55,0%) e quello dei servizi più sofisticati di cloud computing (54,6% e 80,1%)”.
Rispetto al 2022 si mantiene stabile (46,8%) la quota di PMI nelle quali più del 50% degli addetti hanno accesso a Internet per scopi lavorativi. Si capitalizza così, evidenzia l’Istat, il notevole incremento registrato rispetto al 2019 anche nella quota di addetti delle PMI (55,7%) che utilizzano dispositivi connessi a Internet (53,9% nelle grandi imprese con almeno 250 addetti).
La banda larga fissa con velocità almeno pari a 30 Mbit/s è utilizzata dall’84,8% (82,8% nel 2022) delle imprese 10+ contro il 96,9 (96,1% nel 2022) di quelle più grandi. Ancora più distanti le quote per connettività ad almeno 1 Giga, rispettivamente 13,2% e 30,1% (nel 2022 erano rispettivamente 13,2% e 27,1%).
Il DII (riferito alle sole PMI con un livello DII “di base”) è uno dei sub-indicatori della transizione digitale delle imprese previsto nel programma “Bussola digitale 2030” 2 con uno specifico target (90% da raggiungere entro il 2030). Nel 2023 il 60,7% di imprese con 10-249 addetti si colloca a un livello base di digitalizzazione (adozione di almeno quattro attività digitali su 12), ma appena il 21,3% si colloca a livelli definiti almeno alti dell’indicatore. Al contrario, il 91,1% delle imprese con almeno 250 addetti raggiunge un livello almeno base e il 68,1% anche quello almeno alto.
I 12 indicatori considerati nel DII non sono neutrali rispetto alle attività economiche svolte dalle imprese: è evidente una correlazione positiva tra le quote relative a indicatori di connessione, in termini di diffusione dell’uso di Internet tra gli addetti (tra le imprese 10+, il 47,1% ha oltre il 50% degli addetti connessi a Internet) e di velocità di banda larga ad almeno 30 Mbit/s (84,8%), di utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale (5,0%), di acquisto di servizi di cloud computing (61,4%) con le imprese appartenenti al settore dei servizi di informazione e comunicazione (J, rispettivamente 96,7%, 97,1%, 21,0% e 83,7%), della fornitura di energia (D, 80,7%, 94,1%, 16,3% e 78,4%) e delle professioni tecniche (M, 95,1%, 97,2%, 9,2% e 80,6%).
Altri indicatori sono più correlati con attività rivolte al mercato come l’utilizzo dei social media (57,3% delle imprese 10+) e le vendite online (13,5%) nel caso dei settori del commercio (G, rispettivamente 69,2% e 19,7%), alloggio e ristorazione (I, 85,3% e 30,9%).
Per quanto riguarda le famiglie, come rivela l’indagine “Aspetti della Vita Quotidiana”, nel 2023 il tasso di diffusione di Internet tra le residenti in Italia con almeno un componente
di 16-74 anni è del 91,9% e, continua a essere un valore pressochè in linea con la media Ue27 (93% nel 2023). Se si estende l’analisi a tutte le famiglie, senza tener conto dell’età dei componenti, la quota di quelle che dispongono di un accesso a Internet è pari all’84,1% (+1 punto percentuale sull’anno precedente). Supera di oltre 5 punti percentuali il divario tra il Centro-nord e il Mezzogiorno quanto a disponibilità di accesso a Internet da casa.
Nel 2023 il 79,5% della popolazione di 6 anni e più ha usato Internet nei tre mesi precedenti l’intervista, il 77,8% l’ha usato almeno una volta durante la settimana e il 67,5% si connette giornalmente. L’uso d’Internet ha raggiunto livelli prossimi alla saturazione in gran parte della popolazione. Oltre il 91% delle persone tra gli 11 e i 54 anni si è connessa alla Rete negli ultimi tre mesi, la quota scende invece al 60,4% tra le persone di 65-74 anni, per arrivare al 24,7% tra la popolazione di 75 anni e più.

– foto indagine Istat –
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Customer service, Pisa (Teleperformance) “L’IA un aiuto, nessun timore”

ROMA (ITALPRESS) – “Dopo la pandemia il settore del customer service si è trasformato totalmente. Si è avuta consapevolezza dell’importanza di questo settore, perchè durante la pandemia le persone erano a casa e il contact center è stato l’unico strumento che ha consentito di interagire con aziende e istituzioni. Poi sono esplosi i consumi a distanza, l’interazione coi brand è divenuta molto più importante. E al nostro interno, abbiamo spostato le persone a lavorare da casa ed è nata un’altra consapevolezza, quella che questo lavoro potesse anche essere fatto da remoto”. Lo ha detto in un’intervista all’Italpress Diego Pisa, amministratore delegato di Teleperformance, azienda specializzata in customer service, l’evoluzione dei call center, sul mercato da 40 e presente in 80 paesi: “Il gruppo in questi giorni dopo l’ok della Borsa ha chiuso una grossa acquisizione con un altro leader di mercato che è la Majorel – ha ricordato – La somma delle due diventa un colosso da 12 billions, con più di 550.000 dipendenti nel mondo, pertanto la posizione del gruppo è di essere ancor più leader mondiale”.
Di recente, Teleperformance ha partecipato a CEO for Life: “Ne facciamo parte da un paio di anni, pensiamo che con 2.000 dipendenti in Italia dobbiamo dare un contributo nel sociale – ha spiegato Pisa – Abbiamo preso diversi premi tra cui quello sull’attenzione verso la diversità di genere, soprattutto a Taranto dove abbiamo la maggior parte dei dipendenti”. E sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale: “L’IA generativa è un tema che spaventa i mercati del lavoro, sembra dover sostituire tutti noi, invece nasce per dare supporto, non per sostituire – ha aggiunto – L’IA darà la possibilità agli umani di interagire con altri umani in maniera molto più evoluta e intelligente. Abbiamo sviluppato un progetto, cofinanziato dalla regione Puglia, per una piattaforma che consente all’operatore di avere una serie di informazioni in real time incredibili – ha sottolineato – Possiamo trascrivere in real time la chiamata e fare analisi andando a interagire con le caratteristiche dei nostri clienti, oppure la possibilità per un operatore di captare con un software anche l’umore del cliente e mettersi nelle condizioni di consigliare in modo più efficiente, prevedendo alcuni comportamenti e rendendo la telefonata molto più efficiente”.
Il tutto si collega al concetto di Voiceverse: “E’ una piattaforma modulare che sfrutta le tecnologie più avanzate di intelligenza artificiale e di software predittivi – ha raccontato Pisa – Quando l’operatore è in cuffia e la telefonata diventa scritta, vengono fornite una serie di informazioni in real time per rendere la telefonata più efficiente e così si eleva l’interazione umana”.
Infine, sul recente riconoscimento come una delle dieci aziende preferite dai millennials: “L’innovazione è la nostra caratteristica maggiore. Il nostro settore è purtroppo conosciuto dai media solo per i problemi sociali e le crisi aziendali, abbiamo invece stravolto completamente il paradigma, mettendo il dipendente al centro delle nostre strategie, chiedendogli come potevamo migliorare – ha concluso – Questo ha portato nostri dipendenti a considerare il nostro posto di lavoro come uno dei migliori”.

– foto Italpress –
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LG aprirà un centro di ricerca in Alaska dedicato alle pompe di calore

SEUL (COREA DEL SUD) (ITALPRESS) – LG Electronics aprirà un centro di ricerca in Alaska, negli Stati Uniti, per accrescere la propria attività di ricerca e sviluppo nel campo del riscaldamento, della ventilazione e del condizionamento dell’aria (HVAC). Il nuovo laboratorio di ricerca fa parte del Consortium for Advanced Heat Pump Research (CAHR) di recente costituzione, una collaborazione tra LG e le università locali. L’azienda prevede che lo sforzo congiunto aumenterà la competitività dei propri prodotti HVAC attraverso la realizzazione di importanti innovazioni nella tecnologia dei “climi freddi”. LG gestirà il nuovo modernissimo centro in collaborazione con il College of Engineering dell’Università dell’Alaska Anchorage (UAA) e con il prestigioso HVAC Lab dell’Università dell’Alaska Fairbanks.
Migliorare le performance di riscaldamento delle pompe di calore che operano in regioni con temperature molto basse – come l’Alaska – è una vera e propria sfida a causa della ridotta capacità di circolazione del refrigerante causata dal freddo. LG riconosce la necessità di sviluppare e convalidare i propri prodotti in condizioni di freddo estremo e per questo ha deciso di istituire un laboratorio di ricerca in Alaska. Il laboratorio, gestito congiuntamente, faciliterà la raccolta di dati sul funzionamento a basse temperature, accelerando lo sviluppo di soluzioni in grado di produrre in modo affidabile prestazioni di alto livello nelle condizioni climatiche più difficili.
Il Centro di Ricerca e Sviluppo (CAHR) ha l’obiettivo di promuovere l’innovazione nel settore HVAC attraverso attività specializzate, accesso a risorse chiave e creazione di una cultura incentrata sull’apprendimento e sulla risoluzione dei problemi. LG condurrà la ricerca in due strutture dedicate: un impianto di proprietà dell’università nel campus di Anchorage e un sito a Fairbanks che sarà costruito come una vera e propria abitazione. La struttura di Fairbanks sarà dotata di un’ampia gamma di sofisticate soluzioni HVAC LG, tra cui unità interne ed esterne sia canalizzate che non canalizzate, nonchè il rivoluzionario scaldacqua a pompa di calore inverter dell’azienda.
LG e i suoi partner universitari condurranno una serie di test volti a valutare le prestazioni in varie condizioni ambientali come neve, pioggia e temperature estremamente basse, introducendo inoltre diverse variabili che non sono state precedentemente considerate nei test sull’efficacia delle pompe di calore. LG ritiene che i risultati della ricerca contribuiranno a migliorare le prestazioni di riscaldamento, la qualità e l’affidabilità dei prodotti.
Questo nuovo laboratorio di ricerca aiuterà LG a progredire in modo significativo nel mercato HVAC nordamericano ed europeo, consentendole di rafforzare ulteriormente le proprie tecnologie di base e le proprie soluzioni di punta, come gli inverter e le pompe di calore, e di aumentare la competitività complessiva dei prodotti. L’azienda è inoltre fiduciosa che le attività di R&S che verranno presto avviate nell’ambito del CAHR contribuiranno a plasmare il futuro dell’industria HVAC.

– foto ufficio stampa Havas PR –
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