Hi-Tech & Innovazione

Tiscali Italia approda nel Metaverso insieme a EY come tech provider

ROMA (ITALPRESS) – Realizzare un ambiente virtuale per gli utenti di Tiscali, organizzato in tre diverse aree personalizzate in base all’obiettivo e alla funzione: dalla componente esperienziale, alla fruizione di contenuti fino all’acquisto di beni e servizi, il tutto in modalità altamente immersiva. E’ il progetto Tiscali Campus nel Metaverso, con il supporto di EY in qualità di tech provide, presentato stamane a Roma. Si tratta di un progetto in cui virtualità non è quindi sinonimo di astrazione, perchè i livelli e le dimensioni di creazione di valore si ampliano e moltiplicano rispetto ai modelli di business tradizionali. Il gruppo, ormai una Media Company multipiattaforma e multiaccesso, con Tiscali Metaverso si candida a diventare uno dei pionieri del Metaverso nel settore telco italiano. Veesible è la prima concessionaria in Italia a proporre un sistema di raccolta organica di investimenti pubblicitari sul metaverso, e Tiscali è la prima telco a concepire un ambiente sul Metaverso che riproduce le linee di business del gruppo: fruizione di contenuti, Interazione tra membri della Community, advertising integrata multicanale e vendita di servizi di connettività e non solo. Lo spazio esterno del Campus del Metaverso si ispira al Campus fisico di Tiscali a Cagliari, con una contaminazione fisico-digitale che riproduce alberi e grandi aree verdi. Più in dettaglio, l’ambiente virtuale sarà costituito da: un auditorium per eventi, con un foyer arricchito da uno stand Tiscali per l’esposizione di offerte commerciali e una sala conferenze in cui organizzare eventi; uno shopping mall virtuale, con stand brandizzati in cui saranno presenti modelli 3D di prodotti e link al portale web di Tiscali Shopping; delle content islands, evocative rispetto all’essenza isolana del Campus dedicate a contenuti che rispecchiano le diverse aree tematiche della syndication di Tiscali. Tiscali conferma quindi la sua vocazione all’innovazione e fa un ulteriore passo nella direzione della Syndication: crea ed espande il suo ecosistema multicanale aperto che ingloba i contenuti delle properties digitali del gruppo e i contributi di partners esterni. “Quando presentammo le strategie della divisione Media&Tech di Tiscali, mi fu fatta la domanda se avremmo considerato anche il Metaverso, come ulteriore ambito di espansione e sperimentazione. Questo evento è la risposta. Abbiamo una direzione obbligata, che ci connota da sempre: l’innovazione. Siamo già oggi tra i primi dieci ecosistemi web in Italia in termini di numero di accessi, ma vogliamo proseguire il nostro percorso di diversificazione multicanale e multimediale. Significa estendere l’offerta di contenuti, inglobare mondi e interessi, diversificare le esperienze di accesso e fruizione, qualificare partnerships sempre più integrate. In sintesi, creare valore.”, ha dichiarato Francesco Sortino, direttore Media&Tech di Tiscali Italia. “Il Metaverso Tiscali rappresenta un importante tassello del mosaico che la nostra azienda sta creando. Tiscali è oggi partner tecnologico e provider di soluzioni innovative in diversi progetti di rilievo strategico nazionale. In questo contesto, la mission della divisione Business Innovation & Future Communities è ricercare, orchestrare e valorizzare le tecnologie emergenti, sviluppando servizi innovativi ad alto valore aggiunto in grado di accelerare la trasformazione digitale delle comunità del futuro. Crediamo fortemente che questo spazio virtuale, così come il 5G, la Blockchain, l’Intelligenza Artificiale e le tecnologie del domani, sarà in grado di abilitare paradigmi di nuova generazione, rafforzando il posizionamento disruptive di Tiscali nell’ecosistema industriale italiano”, ha sottolineato Daniele Righi, Direttore Business Innovation & Future Communities di Tiscali Italia. Giuseppe Perrone, Partner EY, Italy Innovation Consulting Leader, ha sottolineato l’orgoglio di “essere parte di questo progetto come provider tecnologico, accompagnando una delle maggiori realtà italiane del settore Telco verso un nuovo paradigma, che è quello della rivoluzione portata avanti dal Web 3.0, con la realtà virtuale e aumentata. Tale framework consentirà alle aziende di creare sempre più servizi personalizzati e mirati alle esigenze di nuovi target come la GenZ, e allo stesso tempo ridisegnare le relazioni di partnership all’interno di ecosistemi sempre più connessi. Da sempre EY affianca le aziende che vogliono innovare il proprio modello di business, e lo fa anche ridisegnando le nuove relazioni digitali. Blockchain, Virtual Relity, AI, Augmented reality, sono solo alcune delle tecnologie emergenti che proiettano oggi le aziende in questa nuova dimensione basata su immersività, trasparenza e automazione per disegnare un mondo più digitale ed etico”, ha concluso.(ITALPRESS).

Foto: Xb1

Samsung, novità in arrivo a partire dai pieghevoli

MILANO (ITALPRESS) – Novità in arrivo in casa Samsung. Innovazione, design ed efficienza caratterizzano i nuovi prodotti. A partire dalla quinta generazione degli smartphone pieghevoli, Galaxy Z Flip5 e Galaxy Z Fold5 lo schermo garantisce una visione ampia e cinematografica, in orizzontale e in verticale. La visione resta garantita con ogni tipo di illuminazione.
“Siamo fieri di lanciare foldable di casa Samsung: Galaxy Z Flip5 e Galaxy Z Fold5 – spiega Nicolò Bellorini, Vice President of Mobile Experience Business Samsung Electronics Italia – Flip 5 in particolare ha alcune novità molto visibili e importanti per i nostri consumatori: è ancora più sottile con una cerniera che si piega completamente rendendolo tascabile. E poi uno schermo esterno che occupa l’intera larghezza della superficie rendendolo completamente utilizzabile. Il Fold 5 è lo strumento di produttività per definizione, il multitasking che lo ha reso famoso è ulteriormente migliorato. Tutti montano i processori Snapdragon di ultimissima generazione sviluppati ad hoc per Samsung”.
Tra le nuove funzionalità sono state aggiunte opzioni di personalizzazione che comprendono, tra gli altri, gli orologi informativi e grafici che si possono abbinare ai quadranti dei Galaxy Watch6. Inoltre, la nuova custodia Flipsuit Case di Galaxy Z Flip5 fornisce una protezione del dispositivo con una scheda NFC intercambiabile, dando possibilità agli utenti di associare il design della Flex Window a quello della cover.
Quando chiuso, è poi possibile accedere a tutte le informazioni del dispositivo tramite i Widget (aprendoli anche tutti contemporaneamente), controllare le notifiche e modificare le impostazione Bluetooth e Wi-Fi. Stessa comodità anche per rispondere ai messaggi, per controllare il registro delle chiamate e accedere alle proprie informazioni sensibili (chiavi digitali, certificazioni sanitarie…).
Altro fronte di miglioramento per i dispositivi pieghevoli è l’integrazione tra IA e la fotografia. Con le funzionalità Nightography migliorate, che ottimizzano le immagini e i video in presenza di luce ambientale, è possibile fotografare e riprendere anche in condizioni di scarsa luminosità. L’algoritmo di elaborazione dei segnali di immagine (ISP) basato sull’IA corregge qualsiasi rumore visivo che in genere rovina le immagini in presenza di scarsa luminosità, esaltando al tempo stesso i dettagli e i toni cromatici.
Grande attenzione anche alla sostenibilità grazie alla presenza di una maggiore varietà di materiali riciclati rispetto alle generazioni precedenti, tra cui vetro e alluminio riciclati pre-consumo, e plastica riciclata post-consumo ottenuta da reti da pesca dismesse, serbatoi per l’acqua e bottiglie in PET.
Non solo smartphone, però. Samsung ha presentato anche la nuova serie di Galaxy Tab S9, con l’obiettivo di ridefinire il panorama dei tablet e dettare nuovi standard, a partire da un’esperienza di visione immersiva e maggiore libertà creativa.
“L’altra caratteristica importante è l’idea di ecosistema: Samsung ultimamente sviluppa i suoi prodotti concependoli come elementi di un ecosistema di device – sottolinea Bellorini – Tanto che sveliamo nello stesso giorno nuovi prodotti, come quelli della famiglia S9, S9+ e S9 Ultra. Con uno schermo fino a 14,6 pollici che è stato progettato per essere luminoso in qualunque condizione anche all’esterno grazie alla tecnologia del Vision Booster. C’è poi il Watch 6 e anche ci sono alcune novità rilevanti: una batteria più prestante, un processore più veloce del 18%, uno schermo più ampio del 20% pur in una scocca dallo stesso ingombro di quello precedente”.
-foto xh7 –
(ITALPRESS).

D’Angelo (Kaspersky) “Threat intelligence fondamentale per le aziende”

ROMA (ITALPRESS) – “L’estate e i fine settimana sono alcuni dei momenti in cui vengono rilevati il maggior numero di attacchi da parte dei cybercriminali, quasi sicuramente perchè le difese, in termini di personale al lavoro, sono più basse rispetto ad altri momenti della settimana e dell’anno. Ancora molta della cybersecurity è affidata al lato umano, aziende come la nostra che si occupano di soluzioni e servizi per la sicurezza informatica puntano ad alzare questo livello medio di sicurezza dei clienti attraverso prodotti e servizi, quelli di cui stiamo parlando da molto tempo e che oggi più che mai sono una necessità per le aziende sono quelli di gestione della minaccia. Con i servizi di threat intelligence, le aziende hanno accesso a informazioni relative a come si comportano i cybercriminali e a quali sono le maggiori minacce informatiche, in modalità preventiva”. In un’intervista all’Italpress, Cesare D’Angelo, general manager per l’Italia e il Mediterraneo di Kaspersky, l’azienda specializzata nella produzione di software per la sicurezza informatica, ha analizzato sotto molteplici aspetti il tema dei cyber attacchi ai danni delle aziende: “L’idea è anticipare le mosse dei cybercriminali e allargare quindi il perimetro di sicurezza, proprio perchè oggi i dati ci dicono che le aziende bersaglio attacco cybercriminali sono in continuo aumento e l’asticella in termini di dimensioni si sta abbassando – ha spiegato D’Angelo – Il dato più allarmante è che il 70% delle aziende colpite ha poi pagato riscatto per avere i propri dati, questo è anche una spiegazione del fatto che il livello di aziende colpite in termini di dimensioni si sta abbassando, le aziende più piccole tendono a pagare il riscatto una volta che l’attacco è andato a buon segno”.
Tra le soluzioni più gettonate, quelle dei servizi di threat intelligence, vale a dire il processo di identificazione e analisi delle cyber minacce: “Le aziende devono affiancare alle soluzioni più utilizzate anche le soluzioni più avanzate – ha aggiunto – Le banche e le grandi industrie da tempo hanno iniziato a investire in soluzioni più avanzate, i servizi di threat intelligence sono la soluzione ottimale sia per aziende più strutturate, perchè permettono di arricchire le informazioni che i provider di sicurezza utilizzano per “tappare le buche”, sia nel caso di aziende più piccole, che possono sostituire quel fattore umano che oggi in realtà piccole e medie manca – ha osservato il general manager di Kaspersky – E poi c’è la mancanza di una figura come quella del penetration tester, colui che testa la vulnerabilità di aziende e infrastrutture condivise con il cliente – ha sottolineato – Andrebbe a evidenziare quelle vulnerabilità che potrebbero essere sfruttate dai cybercriminali, in modo tale da porre rimedio prima che possano accorgersi delle falle”. Infine, uno sguardo al mondo delle automobili e degli altri veicoli smart, connessi e iper-tecnologici, e per questo esposti a rischi sulla cyber sicurezza: “Sono veri e propri computer su quattro ruote, ci stiamo occupando anche di questo. La vulnerabilità di quegli oggetti è la medesima di pc o smartphone, ma con conseguenze più gravi perchè spesso si parla della salute degli occupanti – ha ricordato D’Angelo – E’ corretto che l’UE normi questo settore, di fatto è un trend ormai iniziato e che va con velocità enorme verso auto connesse ma quindi esposte al digitale e dunque vulnerabili – ha concluso – Il tema della mobilità connessa sicuramente presenta già delle vulnerabilità legate alla cybersecurity non da trascurare”.
-foto Italpress –
(ITALPRESS).

Venturini Fendi “Festival Spoleto fa bene a cultura e territorio”

ROMA (ITALPRESS) – “Il Festival di Spoleto è nato dalla grande visione di un uomo (Gian Carlo Menotti, ndr) che abitava all’estero ma che era italiano ed è stato importante, di seguito ce ne sono stati molti sul territorio italiano. Il Festival di Spoleto è interessante perchè è multidisciplinare, essendo molto prestigioso in una cittadina molto bella fa bene non solo alla cultura ma anche al territorio, e dà volano alle aziende a livello commerciale”. Lo ha detto Maria Teresa Venturini Fendi, presidente della Fondazione Carla Fendi, in un’intervista all’Italpress nella quale ha fatto il punto della situazione delle ultime iniziative da parte della Fondazione, a cominciare dal sostegno ormai pluridecennale al Festival dei due Mondi di Spoleto: “Non si può evitare di parlare intelligenza artificiale ai giorni nostri, è una grandissima occasione positiva da sfruttare bene, con le dovute regolamentazioni – ha aggiunto – La nostra installazione a Spoleto prevedeva filmati e immagini completamente generati dalla stessa intelligenza artificiale, che oggi si chiama generativa. Vuol dire che tutte le immagini, le voci, la musica e i contenuti dell’esposizione verbale, che parlava di filosofia, matematica e della stessa intelligenza artificiale, sono stati prodotti proprio dall’intelligenza generativa”. “Nel nostro excursus sulla scienza abbiamo invitato negli anni premi Nobel – ha ricordato – Abbiamo un premio che si chiama Carla Fendi Steam, rivolto alle discipline scientifiche, ritirato sia da premi Nobel che da giovani ragazzi. Abbiamo invitato gli scienziati che hanno scoperto la cosiddetta particella di Dio, importanti scienziate italiane, la direttrice del Cern di Ginevra”. Un operato, quello della Fondazione Fendi, che si può descrivere come mecenatismo: “Oggi è molto importante fare partnership pubblico-privato. Ci sono tanti tipi di mecenatismo, quella della Fondazione Carla Fendi è sia di timbro rinascimentale che contemporaneo, è fine a se stesso, non deve pubblicizzare o in qualche maniera promuovere delle attività nel campo dell’arte o dell’imprenditoria – ha spiegato – Il tipo contemporaneo di mecenatismo è quello delle banche, degli imprenditori, delle aziende, penso sia importantissimo perchè fanno bene al territorio e a se stessi, nobilitando la loro immagine”. E sulle iniziative future: “Continueremo con le nostre talks, sono molto interessanti, sempre basate sulla scienza applicata alle discipline umanistiche. A breve ci sarà una grande collaborazione a livello scientifico con un istituto internazionale – ha concluso Venturini Fendi – Inoltre mi piacerebbe fare qualcosa per il sociale”.
-foto Italpress-
(ITALPRESS).

L’Europa non sfrutta ancora al meglio il 5G

MILANO (ITALPRESS) – “Il 5G si sta diffondendo moltissimo a livello europeo, l’80% della popolazione è coperta, c’è da segnalare che il 5G oggi è reso disponibile grazie a infrastrutture legate al 4G, quindi con una limitazione a livello di performance e velocità. Non si sta ancora facendo partire opportunamente il 5G e solo il 41% della popolazione europea è coperta dalla frequenza che abilita nuovi casi di 5G”. Lo ha detto in un’intervista all’Italpress Claudio Santoianni, direttore Marketing, communication e corporate affairs per l’Italia e la regione del Mediterraneo di Nokia, multinazionale finlandese produttrice di apparecchiature per telecomunicazioni.
“In Italia noi abbiamo una copertura del 99,7%, ma a dispetto di ciò le velocità sono ancora basse, 121 mbit per secondo, sotto la media europea, e quindi questo non aiuta il successo e l’adozione del 5G – ha spiegato -. C’è anche un’incertezza derivante dai modelli di business, gli operatori stanno offrendo canoni diversi tra 4G e 5G, mentre altri utilizzano lo stesso costo, questo crea confusione tra gli acquirenti. Come Nokia, siamo fornitori degli operatori per le tecnologie radio, ottiche e delle reti fisse e siamo un player importante”.
A livello aziendale il 5G è una realtà consolidata e costituisce uno dei core business di Nokia: “A differenza del 5G consumer, che ha un problema di partenza, il 5G aziendale è una realtà a livello europeo. Il 5G è utilizzato largamente per la trasformazione delle attività aziendali, per le linee di produzione, la logistica e una serie di ambiti molto vasto – ha aggiunto Santoianni -. Nokia fornisce tutte le tecnologie, le reti private, wireless, i software, per aiutare le aziende a trasformarsi e rimanere competitive”.
Il tutto con un occhio di riguardo sempre nei confronti della sostenibilità: “Al centro dei propri valori aziendali Nokia ha la sostenibilità: tutte le soluzioni che idea, riproduce e distribuisce sono pensate per mantenere il costo per bit più basso possibile. Non solo facciamo in modo che il nostro impatto sia più basso possibile, ma anche che i clienti a loro volta utilizzando i nostri prodotti abbiano un impatto più basso”.
Il 5G non si è ancora diffuso in modo consistente, ma in Nokia è già tempo di lavorare sul 6G, la sesta generazione di telefonia mobile, tra le innovazioni che si potranno sperimentare nella nuova sede di Roma della multinazionale finlandese: “Il 6G sarà la fusione tra il fisico e il digitale, viene introdotto il concetto di homo augmentus, la rete sarà in grado di percepire presenza di oggetti, cose, persone, sarà in grado di poter operare aggiungendo informazioni alle esperienze delle singole persone – ha raccontato Santoianni -. Sarà una rete molto pervasiva, il tema della sicurezza è centrale. Nokia è inoltre leader di un progetto della commissione Europea per le reti del futuro da realizzare entro il 2030”, ha concluso.

– foto Italpress –

(ITALPRESS).

Pneumatici, sostenibilità e innovazione per il futuro del settore

ROMA (ITALPRESS) – “Fare innovazione per noi significa rimanere aggiornati con gli ultimi trend del mercato, in termini di nuovi materiali, e quindi materiali più sostenibili, ma anche legati alla digitalizzazione, come l’utilizzo dei big data e della telematica. Per far questo è importante una presenza in tutto il mondo, perchè ciascuna area del mondo può avere la sua specificità e può avere dei nuovi trend di sviluppo. Bridgestone, essendo un produttore globale, può sfruttare una rete di centri di ricerca e tecnologie. Tre sono i centri principali e uno di questi è in Italia, alle porte di Roma”. In un’intervista all’Italpress, Simone Randò, Simone Randò, Head of consumer tire development di Bridgestone, ha fatto il punto della situazione su un settore come quello degli pneumatici, in costante innovazione.
“Siamo inoltre in contatto con le Università italiane ed europee per considerare quali sono i nuovi trend in sviluppo e i materiali per il futuro – ha aggiunto focalizzandosi poi sull’impatto ambientale -. Sulla sostenibilità agiamo a 360 gradi, si inizia già dal disegno dello pneumatico, utilizziamo strumenti di simulazione virtuale il più possibile. Anzichè costruire prototipi e testarli, lo facciamo in modo virtuale senza nessuna emissione. In ambito produttivo, i nostri stabilimenti in Europa emettono tre quarti di emissioni di CO2 in meno rispetto a undici-dodici anni fa – ha ricordato -. E poi nell’utilizzo, perchè ridurre la resistenza al rotolamento riduce il consumo di carburante e quindi le emissioni”.
E nel mondo del green legato agli spostamenti, anche lo pneumatico muta e assume caratteristiche legate alle nuove macchine elettriche sul mercato: “Le caratteristiche principali di uno pneumatico per una macchina elettrica sono tre, in primis l’efficienza energetica, per cui deve consumare meno energia possibile nel rotolare, e questo si chiama resistenza al rotolamento – ha sottolineato Randò -. E poi, la rumorosità, perchè il veicolo elettrico non ha il rumore del motore e quello del rotolamento dello pneumatico si sente. Infine – ha spiegato – la resistenza ai carichi maggiori sia in termini di peso che delle performance alte, perchè lo pneumatico se non dimensionato adeguatamente potrebbe consumarsi prima del tempo”. E tra le novità assolute, quella degli pneumatici che funzionano senza aria: “E’ un nuovo filone in sviluppo: sono degli pneumatici che funzionano con dei collegamenti meccanici al cerchio e non con aria. E’ una branca che è all’inizio dello sviluppo, considerando che anche il veicolo deve essere concepito in base a questi nuovi pneumatici – ha concluso – Saranno chiaramente pneumatici privi di manutenzione, non bisognerà gonfiarli”.

– foto Italpress –

(ITALPRESS).

Rapporto Censis-Iisfa, cybersecurity garanzia di benessere sociale

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato, presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica, il Rapporto CENSIS-IISFA (Associazione Italiana Digital Forensics), “Il valore della Cybersecurity in Italia. La sicurezza informatica garanzia di benessere e libertà”, promosso da Assocomunicatori. Dalla ricerca emerge come l’incremento degli attacchi informatici, insieme con l’ampliamento dello spettro del cyber risk, influenzi le condotte di vita degli italiani. E’ allora opportuno promuovere una maggiore consapevolezza collettiva sul tema della Cybersecurity, che includa quei gruppi che per condizione sociale, culturale o anagrafica, oltre a essere più a rischio di digital divide, rappresentano le componenti più deboli dell’ecosistema digitale. Si consolida, così, una cyber resilience nazionale, a garanzia di benessere sociale e libertà.
Nel 2022 gli attacchi informatici a infrastrutture sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente (+138%). Tra il 2012 e il 2021, nell’arco di quasi dieci anni, i reati informatici denunciati all’Autorità giudiziaria dalle Forze di Polizia sono raddoppiati (+155,2%) in controtendenza con l’andamento totale dei reati (-25,4%). Sono Milano e Roma a guidare la classifica delle prime 10 Province per numero di reati informatici denunciati (rispettivamente 24.077 e 21.637). E’, però, Torino a primeggiare per numero di reati in rapporto alla popolazione (7,8 reati ogni mille abitanti).
Se in media nel 2022 il 40% delle imprese, come evidenzia il Rapporto CENSIS-IISFA, ha dichiarato di avere difficoltà nella ricerca di lavoratori, nel caso dell’ICT (Information and Communications Technology) tale quota sale al 52%. Accanto al software developer o al data engineer, il Cyber Security Specialist è indicato tra le figure emergenti più legate alla transizione digitale nelle previsioni di fabbisogni occupazionali e professionali a medio termine (2023-2027) per il settore dell’informatica e delle telecomunicazioni.
Nel corso dell’ultimo anno al 76,9% degli italiani è capitato di imbattersi almeno in una minaccia informatica. Il 60,9% del totale ha ricevuto un sms o un messaggio su WhatsApp con invito a cliccare su un link sospetto, mentre il 56% è stato bersaglio di e-mail ingannevoli. Il numero crescente di attacchi informatici a enti e istituzioni ha condizionato la sfera emotiva e i comportamenti degli italiani. Per il 62,9% di loro sono stati fonte di ulteriore preoccupazione rispetto all’attuale situazione di crisi, nel 53,2% hanno ingenerato la paura che i propri dati possano essere rubati e il 24,4% si collega meno a Internet per svolgere attività online. Il 28,8% degli italiani dichiara di sapere precisamente cosa si intende per cybersicurezza, una quota cresciuta del 4,5% in confronto al 2022 (quando erano il 24,3%).
Oltre 7 italiani su dieci utilizzano una password per il wi-fi di casa (75,2%); il 71,5% fa uso di password diverse in funzione dei servizi utilizzati; il 70,3% ha un antivirus installato e aggiornato sul Pc di casa e il 75% sul Pc di lavoro. I sistemi di autenticazione più complessi della password (autenticazione biometrica oppure OTP via sms) sono, invece, utilizzati dal 54%. Il backup dei propri file è una pratica che accomuna il 59,5% degli italiani.
Per la salvaguardia del proprio cellulare, invece, il 77,1% consente gli aggiornamenti periodici del software di sistema, mentre il 62,6% utilizza per accedere al proprio cellulare oltre alla password altri fattori (PIN, OTP, impronta digitale o riconoscimento facciale).
Nel 2022 le imprese italiane con 10 e più addetti che hanno avuto un problema di sicurezza ICT sono state il 15,7%, (circa 30.000 unità in valore assoluto), mentre il 20,6% degli italiani è stato testimone nell’ultimo anno di almeno un attacco informatico sul proprio luogo di lavoro. A giugno 2022, le imprese anti-hacker hanno raggiunto la quota di 3.147 (+5,4% rispetto al mese di settembre dell’anno precedente).
“Leggendo lo studio ho trovato molte interessanti conferme e molte sorprese – spiega Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione -. Difendere noi stessi, i nostri dati, le nostre infrastrutture strategiche è una priorità assoluta da gestire in sinergia con gli alleati europei, con quelli occidentali, con il tessuto produttivo del Paese e con le migliori eccellenze della ricerca. Ne sono dimostrazione i dati da voi rilevati. Colpiscono soprattutto il raddoppio anno su anno degli attacchi informatici alle infrastrutture e l’aumento delle minacce informatiche per gli utenti. L’impegno profuso dal Governo e dall’Europa su questo fronte sta dando i suoi frutti”.
Secondo Ettore Rosato, Segretario Copasir, “siamo in un ambito che richiede una grande innovazione da parte del sistema-Paese. L’invasione in Ucraina ha messo in luce la debolezza di un settore sul quale non si è ancora investito abbastanza. In tal senso, abbiamo di fronte delle scelte importanti da fare. In primis investire sulla formazione di personale specializzato. Occorre, inoltre, prevedere strumenti legislativi adeguati e incentivi per difendere il know how del nostro sistema imprenditoriale”.
Bruno Frattasi, Direttore Generale Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ha rilevato che “l’incremento dei dati informatici è un fattore correlato all’aumento della superficie digitale che è stato il risultato un pò anche della pandemia. Stiamo utilizzando sempre di più i mezzi digitali in correlazione a quella che è la trasformazione digitale del Paese, che è un bene che avvenga ed è un processo che non si deve fermare. La missione che abbiamo come Agenzia è quella di far capire a tutti che la trasformazione digitale deve avvenire in sicurezza, ovvero attraverso continui e adeguati investimenti nel campo della sicurezza informatica”.
Per Ivano Gabrielli, Direttore Polizia Postale, “il Rapporto è uno strumento completo per orientare la nostra azione in termini di progetti e risorse. La fonte di attacchi principali rimane quella di matrice criminale, aumenta la percezione del rischio da parte dei cittadini. E’ fondamentale puntare sulla formazione delle persone e porre maggiore attenzione sul tema degli investimenti”.
Giovanni Gagliano, Comandante VI Reparto dello Stato Maggiore della Difesa, ha dichiarato che “quando si parla di Cybersicurezza non si è mai abbastanza sicuri. Più aumenta la digitalizzazione più aumenta la superficie di attacco. Oltre al dominio terrestre, aereo e marittimo la NATO ha previsto anche il dominio spaziale e cibernetico. Si tratta di un ambito che non può essere riservato soltanto agli addetti ai lavori. E’ fondamentale tenere in considerazione la grande capacità di influenza del settore cibernetico, pertanto occorre potenziare la strategia di difesa, di formazione e le competenze del personale per garantire la libertà e il benessere del Paese”.
Secondo Giuseppe De Rita, Presidente del CENSIS, “ci sono segnali nella società italiana che indicano la diffusione di posture difensive, talvolta inconsapevoli, contro gli effetti malevoli del cybercrime e degli attacchi informatici, oramai una costante dell’attuale fase storica. Su questa reazione sociale dal basso occorre lavorare per accrescere la consapevolezza sul cyber risk e per creare le condizioni affinchè i livelli di protezione crescano anche tra le componenti della popolazione più vulnerabile per condizione sociale, culturale o anagrafica”.
Per Gerardo Costabile, Presidente di IISFA (Associazione Italiana Digital Forensics) e AD DeepCyber (Maggioli Group), “il valore della Cybersecurity è ormai sempre più strategico per il nostro Paese. La dimensione della sicurezza informatica e della salvaguardia dei dati personali ha assunto una sua indiscutibile centralità. In un momento storico particolare, dove l’intelligenza artificiale sta facendo passi da gigante, questo studio dimostra che l’elemento umano può fare ancora la differenza. Occorre consolidare una cybersicurezza nazionale che renda i cittadini sempre più consapevoli dei rischi che corrono utilizzando gli strumenti informatici, mentre le aziende sono chiamate a migliorare la loro postura e coinvolgere tutta la popolazione nella formazione sul tema. Serve una nuova cultura digitale, che mi auguro possa presto coinvolgere attivamente anche l’intero sistema scolastico”.
“Nel mondo attuale, la sicurezza informatica rappresenta ormai una necessità per governi, cittadini, aziende pubbliche e private, ed è fondamentale essere consapevoli circa l’importanza della protezione da eventuali attacchi cibernetici – sottolinea Domenico Colotta, Presidente di Assocomunicatori -. Ciò emerge chiaramente dal Rapporto CENSIS-IISFA presentato al Senato, che ha anche l’intento di alimentare il dibattito pubblico sui rischi collegati alla sicurezza in rete. E’ quindi imprescindibile saper comunicare il giusto valore della Cybersecurity ed è indispensabile sviluppare una nuova cultura digitale, volta all’educazione e alla divulgazione dei temi informatici, a beneficio di tutto il sistema-Paese”.
Per Attilio Lombardi, Founder di Ital Communications, “saper comunicare l’importanza della Cybersecurity costituisce un efficace antidoto contro i rischi derivanti da eventuali attacchi in rete che, come evidenziato nel Rapporto CENSIS-IISFA presentato al Senato, hanno subìto un notevole incremento nel corso dell’ultimo anno. Infatti, in un mondo sempre più digitalizzato, riguardo i temi legati alla sicurezza informatica c’è bisogno di una comunicazione che vada al di là delle esigenze meramente informative, ma che sappia divulgare valide competenze con la finalità di proteggere l’incolumità di cittadini e imprese, in caso di minacce derivanti dal web”.

– foto Ital Communications –

(ITALPRESS).

Biotecnologie in crescita, 13 miliardi di fatturato e 14 mila addetti

ROMA (ITALPRESS) – Più di 800 imprese, 13.700 addetti, oltre 13 miliardi di fatturato stimati nel 2022 e un mercato che registra una crescita su diverse variabili a testimonianza di un comparto resiliente, dinamico e strategico per lo sviluppo del Paese.
E’ quanto emerge dall’aggiornamento congiunturale del report Enea-Assobiotec “Le imprese di biotecnologie in Italia”, giunto all’8a edizione, presentato oggi in un evento online. Secondo il nuovo report il comparto ha vissuto una forte crescita del fatturato nel 2021 e si attende un consolidamento del dato per il 2022. Su questa variabile, rimane prioritario il peso delle biotecnologie per la salute con il 74% del totale, ma negli ultimi due anni sono soprattutto le applicazioni per la bioeconomia (industria e agricoltura) a riprendere l’espansione con tassi di crescita superiori al 30% per entrambi gli ambiti di applicazione nel biennio 2021-2022, giungendo a rappresentare oltre un quarto del fatturato biotech italiano con una quota per il 2021 pari a più del 25% del totale e in ulteriore tendenziale crescita nel 2022.
In termini numerici, la popolazione delle imprese attive in Italia, ha subito una lieve contrazione nel 2020, un dato attribuibile prevalentemente alla diminuzione del numero delle PMI, che hanno maggiormente accusato l’impatto immediato della pandemia, soprattutto nella classe al di sotto dei 10 addetti. Il dato numerico è tornato a crescere nel 2021 e si attende per il 2022 una crescita per tutte le classi dimensionali, per un totale di 823 imprese. Sebbene l’attività delle realtà biotech rimanga in gran parte concentrata nell’ambito della salute umana (poco meno del 50%), tra il 2014 e il 2021 si registra l’espansione delle quote relative alle imprese che sviluppano applicazioni biotecnologiche per l’industria e l’ambiente oltre che per l’agricoltura e la zootecnia che, dal 2014, mostrano il ruolo propulsivo che hanno per la bioeconomia. Se si analizza la classe dimensionale la quota di imprese di micro o piccole dimensioni supera l’82% del totale, mentre le grandi realtà (+ 250 addetti) rappresentano poco meno dell’8% dell’intera popolazione in analisi.
A livello territoriale resta molto forte la polarizzazione, soprattutto per le variabili economiche: le prime 4 regioni (Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte) rappresentano oltre il 90% del fatturato, l’80% degli investimenti in R&S intra-muros e l’80% degli addetti, mentre scende al 52% se si considera il numero di imprese. La regione leader resta la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Toscana fortemente specializzate nelle applicazioni per la salute, mentre sono le regioni settentrionali in genere a mostrare una marcata specializzazione nelle applicazioni delle biotecnologie ai processi industriali. .
Nel meridione, che rappresenta circa il 20% in termini di numero di imprese, spiccano la Campania (poco meno dell’8%) e la Puglia (poco più del 4%).
“I nuovi dati ci restituiscono un comparto che si è dimostrato più resiliente di quanto mostrato dalle precedenti stime, registrando per il 2020 addirittura una lieve crescita del fatturato da attività biotecnologiche pari ad un +1,2%. Superato il picco della pandemia e dei suoi effetti sul sistema economico, il settore delle biotecnologie ha vissuto una forte ripresa della crescita del fatturato nel 2021. Si attende perciò un consolidamento del parametro per il 2022”, commenta Gaetano Coletta, Responsabile del Servizio Enea Offerta e valorizzazione servizi di innovazione. “Se nel 2020 il settore è stato sostenuto dalle applicazioni per la salute umana, nel biennio successivo si assiste a una forte ripresa delle attività per l’industria e per l’agri-zootecnia. Oltre un quarto del fatturato deriva da applicazioni in questi ambiti e il loro sviluppo è alla base della diffusione territoriale dell’industria delle biotecnologie che sta interessando ormai da alcuni anni le regioni del Nord-Est e del Mezzogiorno con Puglia e Campania in testa. La regione leader resta la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Toscana fortemente specializzate nel settore salute, che tutte e tre insieme registrano oltre l’80% degli addetti biotech e il 60% di addetti R&S”, conclude Coletta.
“L’Italia del biotech ha numeri ancora piccoli, quando paragonati ad altri Paesi con cui pure siamo in competizione, ma uno straordinario potenziale se consideriamo che un recente studio EY ci dice che a livello globale il biotech triplicherà il proprio valore fra il 2020 e il 2028 – sottolinea Fabrizio Greco, Presidente di Assobiotec-Federchimica -. Finalmente nel nostro Paese ci sono oggi diversi elementi che possono far crescere e correre il settore: il PNRR che, oltre a mettere a disposizione grandi risorse economiche, chiede al Paese di rivedere e riformare le regole di funzionamento dell’intero ecosistema di riferimento; nuovi capitali pubblici e privati che oggi credono di più nelle nostre realtà; ma, soprattutto, il lancio di un Piano Nazionale per le Biotecnologie, recentemente annunciato dal Ministro Urso. Sono tutti tasselli importantissimi che possono aiutarci a competere nello scenario internazionale. E’ allora adesso necessario renderli operativi al più presto per recuperare i ritardi nei confronti degli altri Paesi sviluppati e competere a livello globale”.

– foto ufficio stampa Enea –

(ITALPRESS).