Hi-Tech & Innovazione

Bosch, partnership con Everynet per lo smart parking

MILANO (ITALPRESS) – Bosch ed Everynet presentano una soluzione per lo Smart Parking all’IoT Solutions World Congress, stand C 370. Le soluzioni digitali e data-based per lo Smart Parking mostrano, in tempo reale, le aree di parcheggio disponibili. Pertanto, il tempo per la ricerca di un parcheggio viene ridotto, limitando l’inquinamento atmosferico e acustico. Il sistema consente, inoltre, un facile accesso ai parcheggi nei centri cittadini, commerciali e logistici.
Bosch ha sviluppato una famiglia di sensori per la gestione dei parcheggi. Due tecnologie di rilevamento dei veicoli (magnetometro e radar) sono combinate con un algoritmo di autoapprendimento. Il sensore fornisce un livello ottimale di prestazioni.
Le informazioni sulla presenza del veicolo vengono trasmesse in modo sicuro utilizzando il protocollo LoRaWAN, un protocollo di telecomunicazioni radio che consente la comunicazione a bassa frequenza degli oggetti collegati.
L’operatore di rete LoRaWAN di Everynet è presente in Europa, Medio Oriente, Asia e America. Questa nuova collaborazione consente a Bosch di accelerare i propri progetti di Smart Parking beneficiando delle reti già installate da Everynet o installabili ad-hoc.
“La collaborazione con Everynet ci consente di completare la nostra soluzione endto-end di Smart Parking. Il centro di ricerca di Bari ha sviluppato il software per il sistema Smart Parking, il servizio Cloud e l’integrazione tra il Parking Lot Sensor di Bosch, l’hardware e il software LoRaWAN di Everynet. Questo progetto strategico, e le competenze che stiamo costruendo, saranno cruciali per sviluppare ulteriormente questo e altri casi d’uso”, ha affermato Antonio Arvizzigno, General Manager, Centro Ricerca & Sviluppo Bosch di Bari.
“Sono particolarmente soddisfatto della collaborazione con Everynet. Ci consente di offrire la nostra soluzione di Smart Parking in molte parti del mondo. Per esempio, il nostro sviluppo negli Stati Uniti sarà accelerato dalla presenza della rete Everynet in 370 città e 130 zone logistiche”, ha commentato Franck Cazenave, Sales & Strategy Director, della Business Unit Bosch Connected Objects for Smart Territories.
Infine, grazie alle sue reti di comunicazione, Everynet permette di sviluppare l’Internet delle Cose con un prezzo di trasmissione dati molto conveniente. La gestione dei parcheggi è uno dei casi d’uso per cui Everynet può contribuire alla sua estensione in tutto il mondo.
“Le grandi sfide della mobilità che i progetti di smart city cercano di risolvere riguardano i parcheggi, i trasporti pubblici e la gestione del traffico. L’inquinamento atmosferico è una delle maggiori minacce ambientali per la salute. Siamo onorati di collaborare con Bosch per supportare la loro soluzione Smart Parking e per fornire il nostro contributo alla lotta contro l’inquinamento atmosferico e la congestione del traffico”, ha dichiarato Antonio Terlizzi, Senior Vice President, Head of Global Sales di Everynet. “Si prevede che il mercato della smart mobility crescerà a doppia cifra e raggiungerà i 70 miliardi di dollari entro il 2027. Crediamo fermamente che la partnership con Bosch apra le porte a interessanti opportunità e siamo lieti di poter offrire soluzioni IoT nuove e sostenibili, attraverso le nostre reti nazionali LoRaWAN”, ha concluso.

– foto ufficio stampa Bosch –
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Acea, Vigolo “Al fianco delle startup per l’innovazione”

ROMA (ITALPRESS) – “In quanto multiutility, crediamo di essere tra gli attori fondamentali per guidare la transizione energetica. Diverse sono le iniziative, sia di progettualità pura, sia di cambio di mindset e di educazione all’interno dell’azienda, facendo leva sui temi dell’innovazione e di un nuovo spirito imprenditoriale”. Lo ha detto Ivan Vigolo, Group Chief Innovation di ACEA, in un’intervista all’Italpress.
“Crediamo che la transizione – ha evidenziato – sia un momento fondamentale e che vada realizzata non soltanto parlando ma facendo. Abbiamo creato gruppi di lavoro multi-tematici, su carbonizzazione, mobilità sostenibile, biodiversità, transizione, economia circolare, gestione delle infrastrutture e reti critiche, aperti al mondo degli enti e delle università ma anche e soprattutto al mondo tecnologico. Vorremmo uscire da questi tavoli con progettualità reali”, ha aggiunto.
Il gruppo ha recentemente inaugurato la propria “Innovation Antenna” all’interno del “Mind the Bridge Innovation Center” di San Francisco. “Questo rappresenta l’ultima tappa di un percorso che Acea – ha spiegato Vigolo – ha iniziato circa quattro anni fa entrando in modo attivo ed energico nel mondo dell’innovazione e dell’open innovation. Abbiamo deciso di compiere questo passo – ha proseguito – per essere fisicamente presenti nella Silicon Valley, culla dell’innovazione, dell’efficacia e del nuovo pensiero innovativo, per essere attori rilevanti e partecipanti al mondo dell’hub dell’innovazione. Manderemo lì persone che, vivendo spalla a spalla con startup e realtà innovative, si faranno contaminare e porteranno questo mindset all’interno dell’azienda”.
“Un termine – ha poi aggiunto – ci è molto caro: la pragmatic innovation. Abbiamo cambiato il modo di vedere l’innovazione perchè in passato Acea e la gran parte delle aziende italiane cercavano all’interno delle startup del mondo dell’innovazione idee per poi finanziarle in virtù di venture capital. Noi – ha continuato – abbiamo cambiato l’approccio: cerchiamo aziende che possano far migliorare i nostri servizi. Siamo interessati a tutto ciò che migliora la customer experience e la gestione delle reti di infrastrutture e tutto ciò che riesce a garantire la smartizzazione dei servizi”.
Il gruppo ha previsto importanti investimenti nell’innovazione. “L’attuale piano – ha spiegato – prevede oltre 600 milioni di euro nell’arco di 4 anni e adesso stiamo ridefinendo il piano da un punto di vista molto più ampio e sicuramente non faremo altro che incrementare. In due anni e mezzo, con il team di innovazione, abbiamo analizzato e visionato oltre 13 mila startup nel mondo”.
Vigolo si è soffermato anche su “un nuovo modello di procurement”. “Col modello classico di gestione di acquisti e contrattualizzazioni – ha spiegato – far lavorare una startup è veramente difficile. Abbiamo creato questo nuovo processo che si basa su albi di settore specializzati per startup e Pmi innovative dove il processo di procurement, pur rispettando tutti i canoni e le esigenze di un contratto di appalti o di gestione pubblica, riesce a garantire l’utilizzo di queste startup, portare lavoro e dare sostentamento economico con contratti veri”.

– foto Italpress –

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Toshiba, Zedda “Sulle emissioni facciamo nostri gli obiettivi Ue”

ROMA (ITALPRESS) – “Noi come gruppo abbiamo fatto nostri gli obiettivi della Commissione europea sulle emissioni di CO2 nell’ambiente entro il 2050, ci preoccupiamo inoltre di tutti gli aspetti della produzione fino al riciclo. Quello che possiamo fare sulla climatizzazione è mettere sul mercato dei prodotti che garantiscono, grazie all’utilizzo del gas ecologico, di ridurre le emissioni di CO2 e i consumi di energia”. Così Carla Zedda, Marketing manager di Toshiba Italia, in un’intervista all’Italpress, sottolineando come uno degli obiettivi principali dei fondatori “è creare benessere e ricchezza per la popolazione. Noi siamo in prima linea per aiutare i nostri clienti e gli utenti finali e informarli affinchè alleggeriscano le loro bollette, soprattutto in questo periodo molto critico dove stiamo vivendo una impennata dei costi. Facciamo molta formazione, condividiamo con i nostri utenti guide, articoli e consigliamo nel periodo estivo di mantenere una temperatura nel proprio ambiente che oscilla tra i 20 e i 22 gradi, mentre in inverno tra i 24 e 26, questo ci permette di ridurre i costi”.
Parlando di Superbonus Zedda ha spiegato come questo strumento stia incidendo tantissimo. “Dai dati Assoclima si evince come il 2021 sia stato un anno straordinario, ha registrato una crescita esponenziale, il mercato della climatizzazione è ancora in crescita soprattutto perchè a causa della pandemia è emersa la necessità di vivere in un ambiente salutare”. Zedda ha infine parlato dell’approdo di “TUX nel Metaverso, un progetto iniziato un anno fa con molta passione ma soprattutto che si incassa perfettamente nella visione strategica di questo percorso che ha intrapreso l’azienda per lo sviluppo tecnologico. Toshiba User Experience si basa sul concetto del virtual 3D e dà la possibilità a un target trasversale di approdare in un mondo virtuale completamente nuovo. Il nostro gruppo – ha proseguito – sta portando avanti il sogno dei suoi fondatori che è quello di sviluppare dei prodotti e delle soluzioni con tecnologie innovative e sempre nuove, per questo motivo ha creato il Corporate Research & Development Center”.

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Le spedizioni di smartphone sono diminuite globalmente del 12,9%

ROMA (ITALPRESS/TraMe&Tech) – Secondo il rapporto di Omdia 1Q22, le spedizioni di smartphone sono diminuite globalmente del 12,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il rapporto ha anche rivelato che nel primo trimestre, le spedizioni di smartphone hanno registrato 308,0 milioni di unità e che il trend di crescita negativo è seguito anche negli ultimi tre trimestri consecutivi. In particolare, le spedizioni da parte dei produttori cinesi sono diminuite drasticamente a causa del rallentamento del mercato interno cinese.
La diffusione del Covid-19 in Cina, nel primo trimestre del 2022, ha avuto un impatto negativo sulla domanda di smartphone. Soprattutto perchè il governo cinese ha bloccato le principali città. Questo ha comportato una forte diminuzione delle spedizioni da parte delle aziende cinesi, che dipendono fortemente dalla domanda interna.
Ulteriori approfondimenti dal rapporto hanno mostrato che: Samsung ha spedito un totale di 73,8 milioni di smartphone. Si tratta di una diminuzione del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma di un aumento del 6,8% rispetto al trimestre precedente; Apple ha spedito un totale di 56,4 milioni di unità e il volume delle spedizioni è aumentato del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; Xiaomi ha spedito 42,4 milioni di unità nel primo trimestre, 7,1 milioni in meno rispetto ai 49,5 milioni di unità dello scorso anno; Oppo e Vivo, che dipendono fortemente dal mercato interno cinese, hanno spedito rispettivamente 25,3 milioni e 24,1 milioni di smartphone, un calo del 33,1% e del 36,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; Honor ha spedito 15,2 milioni di unità nel primo trimestre, con un aumento del 322,2% e dell’1,3% rispetto all’anno precedente e al trimestre precedente; Realme ha spedito 14,6 milioni di unità, con un aumento del 17,7% su base annua.
Il blocco delle principali città cinesi continua nel secondo trimestre e l’invasione russa dell’Ucraina dovrebbe avere un impatto negativo sulla domanda di smartphone in quanto colpisce direttamente o indirettamente non solo questi due paesi ma anche altre regioni. Si teme che ciò influenzerà negativamente la domanda complessiva, che dovrebbe riprendersi con il post covid.

– foto Agenziafotogramma –
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Edu Day, Microsoft al fianco di scuole e università per il digitale

MILANO (ITALPRESS) – Tecnologia e digitale per potenziare didattica, competenze, collaborazione e la condivisione della conoscenza. E’ stato questo il tema centrale di ‘Edu Day 2022 – Augmented’, l’evento Microsoft dedicato al mondo della Scuola, dell’Università, della Ricerca e della Cultura che anche quest’anno, nella sua settima edizione, ha visto l’alternarsi di interventi di importanti rappresentanti delle Istituzioni, del mondo accademico e della ricerca, associazioni ed esperti del settore.
‘La fase in cui il digitale ha fornito una risposta reattiva all’emergenza ha rappresentato lo spartiacque tra il prima e il dopo: abbiamo capito che non torneremo a fare didattica, cultura e ricerca come facevamo prima della pandemia. Al tempo stesso abbiamo anche aumentato la consapevolezza di dover colmare, nel digitale, divari di competenze – digital literacy – e metodologici – digital productivity: la necessità di nuove competenze e nuove figure professionali in grado di abbracciare il cambiamento e aiutare tutti gli attori ad orientarsi in questi nuovi scenari è forte e trasversale. Microsoft conferma il proprio impegno al fianco delle Istituzioni, di docenti, studenti, ricercatori e professionisti della Cultura con l’obiettivo di colmare il ritardo accumulato nel digitale attraverso programmi di skilling sulle competenze STEM, di Employability con Ambizione Italia, sviluppando soluzioni tecnologiche pensate per abilitare nuovi modi di fare didattica e al tempo stesso propedeutiche a formare gli studenti sulle tecnologie future del mondo del lavoro, della ricerca e della cultura; penso, ad esempio, all’integrazione della realtà mista, al metaverso, nella didattica e nella fruizione del patrimonio culturale; all’uso intelligente dei dati a fini predittivi di dispersione e orientamento; alle soluzioni per la collaborazione e al cloud che hanno consentito di accelerare e potenziare la ricerca a beneficio di tutti. Grazie anche ai fondi del PNRR abbiamo davanti a noi possibilità straordinarie; la vera sfida è mettere tutti, il singolo dirigente scolastico, ricercatore, direttore di museo, nelle condizioni di massimizzarla accompagnandolo in questa trasformazione digitale con una visione di lungo periodo e linee guida per navigare nella complessità. E’ una sfida che chiama tutto l’ecosistema e Microsoft rispondè, ha affermato Elvira Carzaniga, direttore della Divisione Education in Microsoft Italia.
L’Edu Day 2022 è stata l’occasione per annunciare una serie di nuovi progetti e iniziative con il digitale al centro.
In due anni, inoltre, è triplicato il numero dei MIE – i Microsoft Innovative Educators – ovvero i docenti che hanno effettuato un percorso tech per una nuova didattica digitale e che hanno raggiunto quota 350 nel nostro Paese. E’ raddoppiato in un solo anno – da 14 a 28 – il numero degli Istituti scolastici distribuiti su tutto il territorio nazionale che in questo anno scolastico sono entrati a far parte del programma Showcase School & Incubator, programma internazionale che include un numero limitato di scuole che hanno adottato la tecnologia Microsoft e che si sono distinte per la loro visione di didattica innovativa.
Un segnale questo della spinta verso la digitalizzazione e della sempre più efficace integrazione delle nuove tecnologie nella scuola italiana. Il programma si propone di creare un network di eccellenze a livello globale composto da quelle scuole che hanno già avviato un percorso di trasformazione didattica con Microsoft Education, volto a condividere e scambiare idee sull’innovazione digitale e multimediale, nuove metodologie e soluzioni, attraverso eventi globali e locali. Nel contesto del programma Showcase School & Incubator, il team di Microsoft Education collabora in sinergia con le scuole per la realizzazione di soluzioni volte a stimolare la creatività e la produttività dei programmi didattici. L’attenzione è particolarmente focalizzata sugli strumenti digitali per garantire un valido supporto anche per l’inclusione didattica, per personalizzare l’apprendimento in classi eterogenee, promuovendo l’autonomia e la sicurezza degli studenti. E’ proprio dalla vicinanza tra Microsoft e le scuole e gli operatori del settore che scaturiscono le innovazioni e funzionalità che gli ingegneri di Microsoft Education sviluppano nei nostri prodotti.
Rinnovare la didattica significa anche integrare l’utilizzo di dispositivi innovativi in grado di abilitare nuovi scenari di apprendimento, più coinvolgenti, interattivi e inclusivi. Ne è un esempio l’Università Federico II di Napoli, il primo ateneo italiano ad avviare la sperimentazione della Hybrid Learning Spaces, soluzione integrata sviluppata da Hevolus Innovation e Microsoft Italia per una didattica partecipata e laboratoriale in realtà mista.
Gli Hybrid Learning Spaces sono vere e proprie aule virtuali immersive che consentono di introdurre un nuovo modello educativo fruibile sia da remoto che in presenza, attraverso lezioni e supporto ai laboratori olografici. L’Ateneo di Napoli è il primo in Italia ad aver sperimentato in questo anno accademico la soluzione che estenderà in ambiti didattici sia scientifici sia umanistici su vari dipartimenti dell’ateneo.
L’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, invece, ha puntato sulla tecnologia per offrire lezioni coinvolgenti e di qualità sia in presenza che a distanza, e ha annunciato, dopo l’implementazione di Microsoft Teams nella fase emergenziale, l’adozione nelle proprie sedi di un pacchetto di dispositivi Microsoft Surface Hub 2S. La soluzione ruota attorno a un utilizzo nuovo e fortemente interattivo delle lavagne digitali che, da un lato, permette sia agli studenti in presenza sia a quelli collegati da remoto di partecipare in modo attivo al corso e dare il proprio contributo diretto, e dall’altro aiuta i docenti a produrre una didattica di livello superiore.
L’accelerazione digitale di questi ultimi due anni ha fatto emergere con ancora più forza il divario esistente tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle realmente disponibili, il cosiddetto skills mismatch, ovvero un paradosso tale per cui cresce la domanda di posti di lavoro qualificati nell’ICT e professioni tecniche ma mancano, sia nel settore pubblico sia nel privato, figure professionali con competenze tecnico-scientifiche in grado di gestire nuove opportunità legate alle nuove tecnologie e nuovi modelli di lavoro.
Fenomeno, quello del disallineamento delle competenze che coinvolge in Italia un lavoratore su tre (fonte: OCSE), e che può generare una perdita di 18000 mld USD di PIL entro il 2025 (Fonte: BCG). Disallineamento che riguarda soprattutto le competenze digitali, richieste ormai per svolgere 3 lavori su 5. E’ stato calcolato per esempio che entro il 2025 il settore ICT richiederà fino a 137mila professionisti che le aziende faticano sempre più a trovare. (Fonte: Unioncamere e Anpal).
In questo scenario, Edu Day è stata l’occasione per consolidare ulteriormente la collaborazione tra Microsoft Italia e il Ministero della Pubblica Amministrazione nell’ambito del progetto Ri-Formare la PA, un piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano della Pubblica Amministrazione attraverso un programma straordinario di formazione e aggiornamento rivolto ai 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Per sostenere infatti le transizioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Microsoft Italia mette a disposizione del Ministero oltre 40 corsi sulle tecnologie più diffuse, eventi di formazione specifici sulle competenze digitali più richieste, erogati in modalità ibrida, e percorsi di certificazione delle competenze informatiche, per contribuire alla valorizzazione dei talenti e supportando così la modernizzazione del Paese.
Durante l’evento, Microsoft Italia ha inoltre rinnovato la partnership con CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane con la quale lavora già da tempo per aiutare, attraverso l’inserimento di approfondimenti sulle tecnologie emergenti all’interno di diversi percorsi curricolari nelle università italiane, l’incontro di domanda e offerta tra aziende alla ricerca di professionisti del digitale e studenti e neolaureati alla ricerca di un’occupazione.
Obiettivo dell’iniziativa, supportare concretamente le aziende che hanno difficoltà a reperire professionisti con determinate competenze tecniche necessarie ad affrontare le nuove sfide di business.
RINA, gruppo multinazionale specializzato in servizi di certificazione e di consulenza ingegneristica che in Italia ha sede a Genova, ha aderito all’iniziativa e partirà già il prossimo anno accademico. L’azienda ha bisogno infatti di inserire nel proprio organico figure specializzate in ambito di sicurezza, intelligenza artificiale e data science e sta collaborando con CRUI e l’Università Federico II di Napoli per l’identificazione dei dipartimenti più in linea e con Microsoft per i percorsi extra curriculari per formare gli studenti sulle competenze a loro necessarie.
Uno dei principali motivi del permanere dello skills mismatch è senz’altro la scarsità di laureati in materie STEM: solo il 25% dei giovani italiani ha una laurea in materie scientifiche, percentuale che scende al 17% se consideriamo solo le donne (Fonte ISTAT). Diventa quindi cruciale promuovere tra i giovanissimi questo tipo di percorsi, mettendo in luce le opportunità e i vantaggi che possono generare.
Partendo da questo presupposto, durante l’Edu Day, Fondazione Bruno Kessler, ente di ricerca della Provincia autonoma di Trento che opera nel campo scientifico, tecnologico e delle scienze umane, ha annunciato la nuova edizione di WebValley, la summer school internazionale in Data Science per la divulgazione della ricerca interdisciplinare promossa da Microsoft Italia per studenti al quarto anno delle scuole superiori.
L’edizione di quest’anno, che coinvolgerà un totale di circa 20 studenti, è parzialmente sponsorizzata dal progetto europeo IPCEI Microelectronics come azione di spillover. Si svolgerà dal 17 luglio al 6 agosto presso l’Istituto Artigianelli di Trento e sarà dedicata ai nuovi trend digitali e scientifici e nello specifico approfondirà l’applicazione di strumenti di data science e di intelligenza artificiale nell’ambito del monitoraggio della qualità dell’aria, in collaborazione con i centri ‘Sensors & Devices’ e ‘Digital Health & Wellbeing’ e con l’unità ‘Data Science for Health’ della Fondazione Bruno Kessler.
I partecipanti, in parte italiani e in parte finalisti del Premio ISEF (la più grande competizione scientifica internazionale per studenti non universitari), saranno chiamati a sviluppare un’idea progettuale in stretta collaborazione con scienziati e ricercatori, acquisendo quindi competenze nel campo della programmazione e dell’analisi dei dati, oltre alle competenze trasversali legate al lavoro in team in un contesto internazionale.
Dal 2001 a oggi, sono più di 400 i partecipanti alla scuola estiva. Circa il 10% di loro ha trascorso un periodo presso FBK (in tirocinio o con contratto di collaborazione). Diversi studenti delle passate edizioni hanno proseguito i loro studi iscrivendosi a facoltà per lo più scientifiche (spesso con scelte di master all’estero), sono diventati ricercatori o ricercatrici, anche di livello internazionale, alcuni hanno dato vita a startup, altri lavorano per colossi del settore informatico.
L’Edu Day di Microsoft è stato anche l’occasione per presentare il Libraries and Museums Education Transformation Framework ovvero un tool che consente a Musei e Biblioteche di valutare attraverso un assessment il proprio livello di digitalizzazione, fissare degli obiettivi e imparare così ad orientarsi per migliorare ulteriormente il processo di trasformazione digitale, anche alla luce delle opportunità generate dai fondi del PNRR.
Il contesto attuale infatti ha spinto anche il settore dei Beni Culturali a un’accelerazione verso il digitale: sono sempre più numerosi i Musei e le Biblioteche che stanno integrando nuove tecnologie e soluzioni digitali per rinnovare, da un lato, le modalità di accesso e fruizione del patrimonio artistico e culturale dall’altro, per ottimizzare i processi interni. Servono però linee guida per orientarli a sviluppare un percorso di trasformazione e una strategia quanto più personalizzati e adatti alle loro necessità.
Libraries and Museums Education Transformation Framework consente alle strutture di effettuare una valutazione in quattro ambiti chiave: gestione delle collezioni, esperienza di fruizione del visitatore, operazioni e processi interni, sviluppo di ambienti intelligenti. Risultato della valutazione, un report completo che mostra come lo stato di avanzamento del percorso di digitalizzazione e next steps per raggiungere gli obiettivi prefissati.
L’Edu Day ha beneficiato del contributo strategico dell’ecosistema di Partner Microsoft e in particolare di Acer, Dell, HP e Lenovo che hanno arricchito la giornata con la condivisione di esperienze e casi di successo.
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Acer, Cavallari “Con il riciclo realizzato il primo pc sostenibile”

ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo creato il primo esempio di pc sostenibile, realizzato con l’equivalente di 17 bottiglie di plastica”. Lo afferma Diego Cavallari, Country Manager di Acer per l’Italia, in un’intervista all’Italpress. “Ma quello che è più importante è la filosofia che sta dietro a questo strumento che può essere riutilizzato dall’utente – aggiunge -. La gestione del consumo energetico permette al pc performance di alto livello senza consumare troppo, perchè essendo aggiornabile in modo più semplice permette di estendere la durata della batteria. Inoltre, vogliamo dare la possibilità agli utenti di comprare un pc senza dover scegliere tra sostenibilità e tecnologia avanzata, quindi il prezzo è in una fascia media. La visione di Acer sull’ambiente prevede un approccio a 360 gradi – sottolinea Cavallari -. Vogliamo ridurre le nostre emissioni e usare solo energie rinnovabili, dal comparto della produzione fino all’utilizzo di energia negli uffici. Abbiamo un team che si dedica alla sostenibilità e che mette in campo tante attività. In azienda utilizziamo dispenser di acqua e borracce, la raccolta differenziata è rigorosa e piantiamo alberi”.
“Vogliamo sensibilizzare i dipendenti perchè come gruppo pensiamo che sia importante andare tutti nella stessa direzione per raggiungere l’obiettivo”. Per quanto riguarda il problema dei microbi che si accumulano sugli strumenti tecnologici, il Country Manager di Acer Italia spiega che l’azienda ha realizzato dei prodotti speciali. “Abbiamo sviluppato mouse e tastiere con delle componenti anti-microbi che evitano di non farli attecchire per mantenere l’ambiente di lavoro pulito e sano. Per quanto riguarda la crisi delle materie prime invece, questa è nata con l’avvento del Covid e non a causa della guerra in Ucraina. Le aziende si sono strutturate, noi grazie all’utilizzo delle energie rinnovabili, alla riduzione dei consumi e alla maggiore attenzione verso l’utilizzo dell’energia disponibile abbiamo sofferto ma siamo riusciti a contenere l’aumento dei costi e la scarsità di materie prime”, sottolinea Cavallari, aggiungendo che nei confronti dell’azienda di Taiwan non sono stati riscontrati pregiudizi a causa della guerra. “Abbiamo fabbriche in Cina e non è un problema, la cosa più complicata è portare la merce in Europa”, conclude.
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Accordo Ue sul Digital Services Act, nuove regole per le Big Tech

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – La notte scorsa Parlamento e Consiglio Europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla legge sui servizi digitali (Digital Services Act – DSA). Insieme al Digital Markets Act, il DSA stabilirà gli standard per uno spazio digitale più sicuro e più aperto per gli utenti e condizioni di parità per le aziende negli anni a venire.
In base alle nuove regole, i servizi intermediari, in particolare le piattaforme online, come i social media e i mercati, dovranno adottare misure per proteggere i propri utenti da contenuti, beni e servizi illegali.
Ecco le novità introdotte dal nuovo pacchetto di norme.
Responsabilità algoritmica: la Commissione Europea così come gli Stati membri avranno accesso agli algoritmi di piattaforme online molto grandi.
Rimozione rapida di contenuti illegali online, inclusi prodotti, servizi: una procedura più chiara di “avviso e azione” in cui gli utenti saranno autorizzati a segnalare contenuti illegali online e le piattaforme online dovranno agire rapidamente.
Diritti fondamentali da tutelare anche online: tutele più forti per garantire che le segnalazioni siano trattate in modo non arbitrario e non discriminatorio e nel rispetto dei diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione e la protezione dei dati.
Mercati online più responsabili: devono garantire che i consumatori possano acquistare prodotti o servizi sicuri online, rafforzando i controlli per dimostrare che le informazioni fornite dai professionisti sono affidabili (principio “Know Your Business Customer”) e adoperarsi per prevenire la visualizzazione di contenuti illegali le loro piattaforme, anche attraverso controlli casuali.
Le vittime della violenza informatica saranno meglio protette soprattutto contro la condivisione non consensuale (revenge porn) con rimozioni immediate.
Sanzioni: piattaforme online e motori di ricerca possono essere multati fino al 6% del loro fatturato mondiale. Nel caso di piattaforme online molto grandi (con più di 45 milioni di utenti), la Commissione UE avrà il potere esclusivo di esigere la conformità.
Meno oneri e più tempo per adattarsi alle PMI: un periodo più lungo per applicare le nuove regole sosterrà l’innovazione nell’economia digitale. La Commissione seguirà da vicino i potenziali effetti economici dei nuovi obblighi per le piccole imprese.
I nuovi obblighi di trasparenza per le piattaforme consentiranno agli utenti di essere meglio informati su come viene loro consigliato il contenuto (sistemi di raccomandazione) e di scegliere almeno un’opzione non basata sulla profilazione.
Pubblicità online: gli utenti avranno un migliore controllo su come vengono utilizzati i loro dati personali. La pubblicità mirata è vietata quando si tratta di dati sensibili (ad esempio basata su orientamento sessuale, religione, etnia).
Tutela dei minori: le piattaforme accessibili ai minori dovranno adottare misure specifiche per tutelarli, anche vietando totalmente la pubblicità mirata.
Sarà vietato manipolare le scelte degli utenti attraverso “modelli oscuri”: le piattaforme e i mercati online non dovrebbero spingere le persone a utilizzare i loro servizi, ad esempio dando maggiore risalto a una scelta particolare o esortando il destinatario a modificare la propria scelta tramite l’interferenza dei pop-up. Inoltre, annullare un abbonamento a un servizio dovrebbe diventare facile come abbonarsi allo stesso.
Risarcimento: i destinatari dei servizi digitali avranno il diritto di chiedere il risarcimento di eventuali danni o perdite subiti a causa di violazioni da parte delle piattaforme.
Le piattaforme online molto grandi dovranno rispettare obblighi più severi nell’ambito della DSA, proporzionati ai notevoli rischi per la società che comportano quando diffondono contenuti illegali e dannosi, compresa la disinformazione.
Inoltre dovranno valutare e mitigare i rischi sistemici ed essere soggette ad audit indipendenti ogni anno. Inoltre, le grandi piattaforme che utilizzano i cosiddetti “sistemi di raccomandazione” (algoritmi che determinano ciò che gli utenti vedono) devono prevedere almeno un’opzione che non sia basata sulla profilazione.

– foto agenziafotogramma.it –

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Il concetto di Smart City è conosciuto dalla metà degli italiani

ROMA (ITALPRESS/TraMe&Tech) – Intel, azienda americana che produce dispositivi e semiconduttori, ha effettuato una ricerca di un nuovo studio su Italiani e Smart City. E’ stato realizzato con la collaborazione di Pepe Research che ha rivelato che il concetto di Smart City è conosciuto da circa metà degli italiani. Quando parliamo di Smart City l’idea è associata all’innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, elementi che per i giovani sono fondamentali. Gli elementi fondamentali per una città tech, sono appunto la sostenibilità ambientale, sicurezza, efficienza energetica e mobilità intelligente. Come abbiamo detto prima la metà degli italiani conosce il concetto di Smart City, per lo più sono giovani. Tuttavia un ulteriore sondaggio ha evidenziato le opinioni tra le diverse fasce di età che conoscono questo termine: i giovani più maturi, da maggiore importanza alla sicurezza, la generazione Z invece dimostra maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale. La mobilità intelligente è importante, invece, per coloro che vivono in una grande città e vivono problemi di traffico sulla propria vita quotidiana.
“Le città moderne crescono rapidamente, con un 55% della popolazione mondiale che vive in una città e una crescita prevista del 13% entro il 2050 – afferma Andrea Toigo, EMEA IoT Manager di Intel -. Le città vivono la sfida di fornire servizi di migliore qualità e più sostenibili, di migliorare la sicurezza pubblica, di affrontare problematiche ambientali e di promuovere l’economia locale. Per ottenere tutto questo si guarda a soluzioni tecnologiche”.
“Tecnologie quali la Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale (AI) e il 5G possono sostenere le città nel migliorare i servizi, la sicurezza, l’ambiente e la pianificazione urbana. La portata e l’impatto sono ampi, ma ogni applicazione comporta un miglioramento nella qualità della vita dei cittadini”, aggiunge.
Oggi le città italiane dovranno affrontare ancora moltissimi passi per raggiungere il percorso smart al 100%. Solamente il 13% dei cittadine ritiene di vivere in una città abbastanza smart: Milano è in cima alla classifica con una valutazione 6,2/10, seguita da Bologna e Padova con 6/10, seguono distaccate Napoli, Genova e Catania, ma Roma raccoglie una valutazione di 4,3/10. Gli italiani sono abbastanza propensi ad avere un futuro Smart City, infatti il 68% credo che la propria città sarà più smart tra 10 anni.
“Gli italiani sono legati al loro territorio, tuttavia l’idea della Smart City è effettivamente attraente, con un 60% di cittadini che si dichiara disposto a trasferirsi in una Smart City se si trovasse nella sua regione – ha dichiarato Elena Salvi, Partner di Pepe Research -. Attualmente gli italiani riconoscono un livello di “smartness” alle loro città quando si tratta di economia locale, servizi e mobilità, ma sono convinti che sia necessario ancora parecchio lavoro per quanto riguarda l’ambiente e la cittadinanza attiva”.
“Ora – ha spiegato – è il momento giusto per portare avanti piani di intervento intelligente sull’ambiente, un elemento fondamentale nel rendere più attrattive le nostre Smart City”.
La maggioranza del lavoratori italiani sarebbe disposta a trasferire le proprie attività lavorative in una città Smart City. Questo se fosse a mezz’ora di distante dalla propria residenza(87% degli italiani). Il 57% del campione ha indicato che sarebbe disposta a spostarsi quotidianamente verso una Smart City se questa fosse un’ora di distanza; il 29% sarebbe anche disponibile a una trasferta di due ore per accedere a uno stile di vita più “smart”. C’è chi invece è disposta a investire pe far diventare la propria città una Smart City.
Uno dei temi che negli ultimi anni ci ha toccato tanto e che si avvicina all’idea di Smar City e lo smart working. L’idea di smart working ha rivoluzionato le idee degli italiani sia in modo positivo che negativo. Il 79% infatti apprezza lo smart working e vorrebbe continuare a lavorare in questa modalità. E che però vanno migliorato alcune tecniche di lavoro in smart working per migliore l’andamento.
(ITALPRESS).

(Photo credit: agenziafotogramma.it)