Hi-Tech & Innovazione

Industria 4.0, a Bi-Rex la prima linea pilota d’Italia

Un esempio di fabbrica digitale del futuro, dotata di una linea di produzione all’avanguardia accessibile a Pmi, grandi aziende, ricercatori, con gli strumenti necessari per sviluppare innovazione nel tessuto industriale nazionale: è la Linea Pilota inaugurata a Bi-Rex, il Competence center di Bologna. Progettata per imprese e centri di ricerca. Che potranno conoscere da vicino le tecnologie abilitanti l’Industria 4.0 nelle aree di sviluppo Big Data, Additive Manufacturing, Robotica, Finitura e metrologia.
Sono questi i settori di specializzazione di Bi-Rex. Il primo degli otto Centri di competenza nazionali istituiti nel 2018 con il piano nazionale Industria 4.0, ad avere una propria Linea Pilota funzionante e operativa. La nuova struttura, una smart factory capace di integrare tecnologie moderne e tradizionali per supportare la trasformazione digitale e aumentare il valore aggiunto della produzione aziendale, sarà il nodo centrale di una rete interconnessa di centri di innovazione e laboratori. Costituita da diversi partner di Bi-Rex, consorzio pubblico-privato che riunisce in totale 12 università, centri di ricerca e 45 imprese d’eccellenza.
L’inaugurazione, trasmessa in streaming, ha avuto come ospiti Domenico Bambi, presidente Bi-Rex, Gian Paolo Manzella, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico e degli assessori della Regione Emilia-Romagna, Paola Salomoni (Ricerca e agenda digitale) e Vincenzo Colla (Sviluppo economico). Francesco Meoni ha illustrato le quattro aree della Linea Pilota, riconfigurabili e flessibili per progetti di ricerca e sviluppo industriale, verifica e test delle soluzioni innovative implementate. Senza i vincoli della produzione aziendale.
La Linea Pilota è stata allestita fra aprile e settembre 2020. Accelerando i lavori nonostante le difficoltà causate dalla pandemia, con l’obiettivo di mettere al più presto le tecnologie di Industria 4.0 dell’impianto a disposizione delle aziende. Il traguardo raggiunto permetterà di integrare la formazione “hands-on”. E il trasferimento di tecnologie e competenze tra le attività chiave di Bi-Rex.
Queste ultime comprendono anche i bandi co-finanziati con il Ministero dello Sviluppo economico. Che mettono a disposizione 5,4 milioni di euro, la maggiore somma stanziata fra tutti i Competence Center. Per la realizzazione di circa 27 progetti innovativi in 8 aree tematiche.
L’attività di Bi-Rex, aggregatore di know-how dell’Alta Tecnologia in Emilia-Romagna, ha come obiettivo lo sviluppo di soluzioni ad alto TRL (pronte al mercato). E si inserisce in una road map sia nazionale che internazionale. Proprio all’interno di quest’ultimo contesto si colloca la proposta candidatura di Bi-Rex, in qualità di capofila, a diventare un futuro European Digital Innovation Hub.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Le nuove sfide della cybersecurity per le aziende

Check Point Software durante Check Point – l’annuale evento dedicato a partner, clienti, IT manager e chiunque voglia essere aggiornato su minacce informatiche e trend della cybersecurity in Italia – ha affrontato la portata dell’impatto che la pandemia globale ha avuto sulle vulnerabilità, i rischi e le strategie sulla cybersecurity. E ha affrontato il tema di come le aziende dovrebbero muoversi per proteggere al meglio il loro business, di oggi e di domani.
La pandemia di Covid-19 ha rivoluzionato il modo in cui le imprese lavorano. Con un passaggio repentino al lavoro da remoto, un’obbligata trasformazione digitale di molte attività e processi e una maggior attenzione all’empatia tra le persone.
Come tutto ciò ha impattato sulle infrastrutture IT delle aziende? Ovviamente c’è stata una accelerazione verso l’adozione di tecnologie cloud, più agili. E sono state adottate nuove soluzioni per il lavoro da remoto, come VPN e software di collaborazione a distanza. Le aziende che erano già orientate in questo senso e che avevano investito in strumenti mobili sono state avvantaggiate, mentre le altre hanno dovuto trovare rapidamente delle soluzioni che permettessero loro di mantenere l’operatività, ma spesso senza un’adeguata formazione e implementazione.
Questa condizione si è rivelata perfetta per gli hackers. Che potevano contare su una platea di aziende non preparate a gestire il lavoro da remoto in sicurezza, un numero altissimo di dipendenti non preparati a lavorare da casa e ad usare i tool di collaborazione, il tutto abbinato a un forte bisogno di empatia, seppur virtuale.
Il risultato è stata un’impennata di attacchi di hacker, 210.000 a settimana, di cui il 94% tentativi di phishing. E Check Point Software ha rilevato anche che in questo periodo ogni 14 secondi si scatenava un attacco ransomware come Double Extortion.
Per gestire questa nuova normalità, gli esperti IT hanno indicato che le priorità ora dovrebbero essere quelle di rafforzare la sicurezza della rete e lavorare sulla prevenzione delle minacce (79%), implementare IT/OT security (50%), adottare soluzioni per la protezione dei dispositivi mobile (43%), focalizzarsi sul consolidamento delle soluzioni per eliminare i punti ciechi (39%) e proteggere l’infrastruttura cloud (29%).
“Per il futuro prevediamo un riavvicinamento a una situazione pre-pandemia, ma in forma ibrida, cioè impregnata delle nuove tecnologie che sono state introdotte e non verranno più abbandonate, quindi l’aspetto della cybersecurity deve essere pensato in modo sistemicoQ”, ha dichiarato Marco Urciuoli, Country Manager Check Point Italia.
Secondo Check Point, inoltre, le prossime sfide per le aziende riguardano le tecnologie IoT e il 5G. Le prime presentano infatti numerose criticità aggiuntive rispetto alle infrastrutture IT: i dispositivi IoT sono miliardi, con infrastrutture ampie e spesso esposte anche fisicamente a rischi. Pochi dispositivi IoT inoltre sono dotati di protezione integrata, in molti casi è debole, se non del tutto assente. Senza possibilità di installare patch e con procedure di autenticazione standardizzate per il mercato di massa. Il 5G invece permetterà numerosi sviluppi business e stanno aumentando le applicazioni che utilizzano questa tecnologia. Ma il rischio che vede Check Point è che si trascuri la parte di sicurezza.
“Fondamentale è anche l’investimento sulla formazione dei dipendenti. Perchè è vero che le minacce alla cybersecurity si evolvono sempre e in modo costante, quindi è necessario proteggersi a livello tecnico, ma le strategie degli hacker spesso hanno successo perchè scommettono sugli errori umani. Come cliccare sui file allegati, rispondere a mail di phishing. Grazie alla nostra rete e ai nostri software, Check Point è in grado di individuare e prevenire gli attacchi. Ma dobbiamo adottare anche un approccio cyber molto più diffidente”, ha ricordato David Gubiani, Regional Director SE EMEA Southern.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Da Università Federico II e Medtronic polo tecnologie mediche

Promuovere l’innovazione e la crescita nel settore Healthcare in Italia per migliorare la salute delle nostre comunità e creare opportunità per i giovani e per le imprese. Nasce con quest’obiettivo HealthTech Innovation hub (HI), un polo dedicato allo sviluppo di Tecnologie per la salute presso il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati (CeSMA) del Complesso Universitario San Giovanni a Teduccio. Grazie alla collaborazione tra l’Università Federico II di Napoli e Medtronic Italia, azienda di riferimento nel campo dei servizi e delle tecnologie per la salute, prende il via una collaborazione che intende promuovere le competenze e le esperienze del territorio a livello nazionale e internazionale.
L’invecchiamento della popolazione e le malattie croniche causano, ormai da anni, un aumento dei costi sanitari, minando la capacità di fornire cure adeguate a milioni di persone. La pandemia Covid-19 ha accelerato tutte le trasformazioni in atto, ribadendo l’importanza della centralità della cura e dell’assistenza come temi chiave per lo sviluppo del Paese.
Per rispondere a queste sfide, HealthTech Innovation hub (HI) intende creare un ecosistema di conoscenza aperta e condivisa che includa i giovani neolaureati, i centri di ricerca, le imprese e il territorio con l’obiettivo di accelerare l’innovazione al servizio della salute delle comunità creando opportunità e occupazione. Tra i primi progetti di HI prende il via in questi giorni il Master MAKE Napoli | Medtronic Advanced Knowledge Experience, un percorso formativo destinato a studenti laureati in materia scientifiche ed economico sociali, residenti nel Sud Italia.
Il nuovo Master Make Napoli pone particolare attenzione all’area delle tecnologie per la salute ed è fortemente integrato con il contesto produttivo e industriale nazionale e internazionale. Gli studenti potranno approfondire temi e contenuti di frontiera che la pandemia in corso ha reso ancor più attuali e fondamentali per la crescita del nostro Paese. Vogliamo così sviluppare le competenze necessarie per comprendere, interpretare e guidare il futuro post-Covid.
Il Master postuniversitario MAKE rappresenta il primo passo di un più ampio e ambizioso progetto del HealthTech Innovation hub (HI) che intende promuovere la collaborazione con altri attori già presenti all’interno del Campus.
A dicembre arriverà in HI il progetto Hack for Med Tour www.hackformed.com un hackathon itinerante di tre tappe volto a ricercare e supportare progettualità innovative nel mondo Healthcare che possano incubarsi nell’Ateneo napoletano. La tappa di Napoli si concentrerà sui temi del connected care, big data e analytics e su come essi possono contribuire a generare nuove cure e migliore gestione assistenziale.
L’hackathon sarà aperto a tutti coloro in grado di portare innovazione originale, significativa e di valore in ambito Healthcare e consentirà l’accesso ad un programma di accelerazione personalizzato, garantendo la nascita e lo sviluppo di realtà aziendali di riferimento nel settore Medtech. In particolare, giovani imprenditori, neolaureati o laureandi, start up e tutti coloro che intendono sviluppare progetti innovativi e di valore in ambito Medtech e che si sfideranno tra di loro.
“L’Ateneo Federico II aggiunge un nuovo tassello al suo palmares di iniziative di promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico a beneficio del tessuto industriale, economico e sociale del nostro Paese. – spiega Matteo Lorito, Magnifico Rettore Università degli Studi di Napoli Federico II – Il nuovo Hub HI Healthtech Innovation Hub, in sinergia con un grande player di levatura internazionale come Medtronic, mira ad essere una fucina di nuove soluzioni tecnologiche in ambito Healthcare, per meglio coniugare un nuovo paradigma di prossimità dei percorsi terapeutici, di interesse strategico se relazionato al corrente scenario emergenziale. L’iniziativa è pensata in ottica “Open Innovation”, per attrarre altre imprese che credono e vogliono investire nell’iniziativa, e per stimolare e promuovere, grazie anche ad azioni formative mirate, nuove idee imprenditoriali”.
“Napoli è parte fondamentale del nostro programma “Medtronic Open Innovation Lab – dichiara Michele Perrino, Presidente e Amministratore Delegato di Medtronic Italia, azienda di riferimento mondiale per le tecnologie, i servizi e le soluzioni mediche -. Insieme all’Università Federico II di Napoli ed altre Istituzioni ed Aziende che si aggiungeranno nei prossimi mesi, intendiamo portare un contributo significativo alla crescita del settore LifeScience in Italia. Napoli è uno dei quattro Laboratori italiani con Milano, Mirandola e Lecce per lo sviluppo, la connessione e la libera circolazione delle idee e del talento al servizio dell’innovazione biomedicale”.
“Come tutti gli eventi traumatici, la pandemia rappresenta un grande acceleratore di processi in atto – spiega Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca -. Il Covid ha fatto emergere punti di forza e di debolezza dei vari sistemi e ha fatto capire a tutti che ci sono delle priorità, come quella di mettere al centro la competenza come motore economico e di benessere collettivo. Il campo della medicina ben si presta a questa percezione da parte della società, tutti ne comprendono il valore”.
“C’è la necessità di combinare formazione curriculare ed extracurriculare, perchè l’innovazione oggi non può aspettare i tempi della codifica formale delle carriere, e lavorare sul tema della contaminazione, quindi persone che mettono le rispettive competenze in vista di un obiettivo comune – prosegue -. Nel caso specifico, la grande tradizione italiana in campo medico e il mondo delle nuove tecnologie. Ciò anche nell’ottica di una trasformazione della nostra sanità: in una società sempre più anziana, è necessario sviluppare una medicina di prossimità proprio grazie alle nuove tecnologie, abbandonando progressivamente la visione ospedalocentrica oggi imperante. Un grande vantaggio sia per il paziente che per lo Stato che deve erogare i servizi”.
Sono intervenuti alla conferenza stampa Giovanni Esposito, Direttore Cardiologia AOU Università di Napoli Federico II e il Prof. Leopoldo Angrisani, Direttore CSMA Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati Università di Napoli Federico II.
(ITALPRESS).

Lo Smart City Tour di Huawei fa tappa a Napoli

NAPOLI (ITALPRESS) – Lo Smart City Tour di Huawei fa tappa a Napoli per il quarto di sette appuntamenti interattivi online che si pongono l’obiettivo di stimolare un confronto fra pubblica amministrazione, associazioni, università e aziende.
Dopo gli eventi di Milano, Roma e Bari, il roadshow si è focalizzato dunque sul comune partenopeo e più in generale su Campania e Basilicata: sul tavolo le prospettive e le nuove tecnologie per le future Smart City. Alla presenza delle istituzioni territoriali, rappresentate da Valeria Fassone, Assessore con delega alle Startup, Innovazione e Internazionalizzazione della Regione Campania, e da Alessandra Clemente, Assessore al Patrimonio, ai Lavori pubblici e ai Giovani del Comune di Napoli, nell’area virtuale si parla di Smart Education e Smart Healthcare. Con uno sguardo inevitabile alla pandemia e al ricorso di massa alla didattica a distanza che impone la trasformazione digitale delle scuole e lo sviluppo delle competenze, fondamentali per garantire l’accessibilità e la qualità dell’istruzione.
Per l’occasione è stato anche presentato il White Paper “La tecnologia al servizio della ‘scuol@’ di tutti e per tutti” in cui viene illustrato il progetto ‘Smart School’ di Huawei che prevede la creazione e il supporto a una rete composta da istituti scolastici e dalla Regione Campania, per dare una risposta univoca alle differenti esigenze legate all’innovazione e al cambiamento del contesto tecnologico e formativo.
Si è parlato anche di temi legati al settore sanitario con la presentazione di alcune delle soluzioni Smart Healthcare sviluppate da Huawei, per aiutare le strutture sanitarie a implementare un ecosistema aperto in grado di renderle innovative e sostenibili, facendo sì che il trattamento dei pazienti sia più efficiente e personalizzato.
“Presentiamo un progetto condiviso per l’ecosistema italiano – spiega Eduardo Perone, vice presidente Business Development WEU Huawei Italia -. Lavoriamo in 170 paesi ma il focus sull’Italia è importante per la nostra azienda, nonostante l’emergenza occorre pianificare nel medio e nel lungo periodo. Cosa può fare Huawei? Noi riteniamo che stringendo rapporti con la pubblica amministrazione, con i comuni, con i partner, con le università, le fondazioni, gli studenti e i cittadini noi possiamo raggiungere un livello di comprensione delle esigenze per poi puntare ad un livello adeguato di digitalizzazione, affinchè il termine ‘smart’ non sia solo uno stupido termine in inglese”.
“Abbiamo tre tipi di investimento per il 2021 – afferma Perone -. Un investimento basato sul Joint Innovation Center in Sardegna, la prima Smart Region italiana, un altro a Napoli di cui non posso ancora dare i dettagli ma che sarà in grado di formare e di creare posti di lavoro portandoci ad avere delle eccellenze sul territorio. Infine – conclude – lavoriamo per le piccole e medie imprese: punteremo su una dashboard 2.0 che consentirà alle aziende di avere un punto di riferimento per la trasformazione digitale”.
Tra i presenti, sul palco virtuale, Giorgio Ventre, dell’Università Federico II e di Huawei Digital Academy; Riccardo Iuzzolino, Presidente della Fondazione Cultura e Innovazione; il Direttore Commerciale di Sielte Luigi Piergiovanni e Sergio Ajani di Digital Value.

(ITALPRESS).

Hack&Go!, le Smart City secondo i giovani innovatori

Oltre cinquanta studenti universitari di tutta Italia, organizzati in 18 squadre, si sono sfidati online nella due giorni finale di Hack&Go!, l’hackathon su 5G, IoT e Mobility Service per Smart City e Smart Life dedicato a giovani innovatori. Due i team vincitori, che svolgeranno sei mesi di stage retribuito per sviluppare il proprio progetto, con il supporto di tutor aziendali. Rispettivamente presso WindTre, nella sede di Rho, e Bosch, nella sede di Milano.
Concepito come un percorso di progettazione partecipata, Hack&Go! ha coinvolto, in totale, circa 250 studenti, tra il bootcamp di luglio e le due giornate di contest. Che si sono svolte il 14 e il 15 ottobre e che hanno costituto una delle tappe di avvicinamento al Social Innovation Campus 2021. L’hackathon è stato promosso da Fondazione Triulza in partnership con Bosch e WindTre, in collaborazione con Concept Reply e con la sponsorizzazione di Antas e di Planet Idea. Anche l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e Lendlease hanno contribuito all’iniziativa, presentando ai team alcune sfide delle città del futuro che si stanno già sviluppando nell’area MIND.

I progetti sviluppati dai team partecipanti hanno messo in evidenza il valore della tecnologia e delle innovazioni nella costruzione di servizi e attività in grado di incidere sulla sostenibilità ambientale, sul bene comune e sul contrasto all’emergenza sanitaria. La giuria ha proclamato i vincitori dopo un’attenta valutazione dell’impatto, della fattibilità, dell’innovazione e della presentazione dei lavori.
In particolare, la challenge di Bosch ha visto premiato il team IPM formato da Alessandro Campra, Samuele Lombardo dell’Università di Torino e Manuel Ivanov dell’Università online Niccolò Cusano. IPM ha creato un progetto pilota di raccolta dati in grado di tener traccia dei flussi di passeggeri sui mezzi di trasporto pubblici suddivisi per aree e che permette di ottimizzare tempi e percorsi e di ridurre i costi e le emissioni di CO2.
La challenge di WindTre è stata vinta, invece, dal team BackPropers composto da Chiara D’Ignazio, Mert Tekdemir e Davide Drago, studenti dell’Università Bocconi di Milano. Hanno ideato la soluzione Chiosco 2.0, come primo step per la realizzazione delle Smart City, con la creazione di chioschi di piccole dimensioni da localizzare in punti strategici delle città, per offrire molteplici servizi: supporto tecnologico, aumento della sicurezza, monitoraggio della mobilità, assistenza turistica, punto di ristoro.

“Attraverso le attività della Social Innovation Academy, che svolgiamo in collaborazione con numerose Università milanese e italiane, con la rete della nostra Fondazione e con i partner MIND, stiamo promuovendo un approccio tecnico-scientifico verso i modelli di sviluppo delle città del futuro che mette al centro la sostenibilità, l’innovazione sociale, la centralità delle persone, delle comunità e del territorio. I giovani sono per noi i veri protagonisti del futuro e del cambiamento e crediamo nella necessità di continuare ad ideare iniziative come Hack&Go! che trasferiscano a loro conoscenze ma anche l’opportunità di co-progettare soluzioni per migliorare le nostre vite”, ha sottolineato Massimo Minell, presidente di Fondazione Triulza.
“Hack&Go! è un bell’esempio di ecosistema di innovazione. I giovani sono stati i protagonisti indiscussi nel ripensare alla sicurezza, mobilità, salute e più in generale alla vita delle città del futuro. Siamo contenti dei risultati dell’iniziativa, poichè in linea con la missione dell’azienda che vuole soddisfare le esigenze attuali e future delle persone attraverso prodotti e servizi che siano, come dice il nostro motto, “Tecnologia per la vita”. Migliorare dunque la qualità della vita per renderla sempre più sicura, efficiente, confortevole ecosostenibile e smart”, ha sottolineato Enzo Santangelo, General Manager di Bosch.IO e Vice President Sales di Bosch.

“L’hackathon Hack&Go! ha rappresentato un modello vincente di collaborazione tra aziende, startup, Università e Terzo Settore, con l’obiettivo di ripensare il futuro delle nostre città. 5G, IoT, Big Data e mobilità intelligente, insieme a un approccio orientato alla sostenibilità, costituiranno la base per lo sviluppo delle Smart City, oltre che ambiti di competenza sempre più trasversali per tutti i settori produttivi. In questo contesto, i giovani giocano un ruolo fondamentale perchè riescono a guardare la tecnologia e l’innovazione con un punto di vista nuovo e diverso”, ha spiegato Enrico Barsotti, CEO Office Director di WindTre.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

In orbita il primo satellite con intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale si trova ovunque nella vita moderna, dalle applicazioni per migliorare lo studio dell’universo, all’aiutarci a trovare video interessanti sui nostri smartphone. Finora, però, non era mai entrata in orbita.
Questo, almeno, fino allo scorso 2 settembre, quando un satellite sperimentale delle dimensioni paragonabili a una scatola di cereali è stato lanciato da un razzo insieme ad altri 45 satelliti di dimensioni analoghe. Il satellite, denominato PhiSat-1, è in orbita eliosincrona a 530 km di altitudine e a una velocità di oltre 27.500 km/h.
PhiSat-1 è dotato di una nuova camera termica iperspettrale con elaborazione dei dati gestita da intelligenza artificiale grazie alla VPU (Vision Processing Unit) Intel Movidius Myriad 2. Lo stesso chip che si trova all’interno di molte smart camera o anche su droni che si utilizzano per scattare selfie qui sulla Terra. PhiSat-1 fa parte di una coppia di satelliti la cui missione è monitorare i ghiacci polari e l’umidità del suolo. Oltre che testare i sistemi di comunicazione intersatellite in vista della creazione di una rete di satelliti confederati.

Qual è il primo problema che Myriad 2 sta aiutando a risolvere? La gestione della grande quantità di dati generati da fotocamere ad alta fedeltà come quella impiegata su PhiSat-1. “La capacità dei sensori di produrre dati aumenta di un fattore 100 ogni generazione, mentre la nostra capacità di scaricare dati cresce solamente di un fattore 4 o 5 per generazione”, afferma Gianluca Furano, responsabile sistemi dati e calcolo onboard dell’ESA, che ha guidato il progetto PhiSat-1.
In ogni dato momento circa 2/3 della superficie del pianeta sono coperti da nuvole. E questo significa che vengono scattate numerose immagini inutili, salvate, poi trasmesse a terra utilizzando preziose risorse di banda, di nuovo salvate, infine valutate, ore o giorni dopo, da uno scienziato (o da un algoritmo) su un computer solo per poi essere cancellate.
L’idea sviluppata dal team è stata di utilizzare il processore a bordo del satellite per identificare ed eliminare le immagini oscurate dalle nuvole, risparmiando circa il 30% di banda.
“Lo spazio è l’edge per eccellenza”, commenta Aubrey Dunne, chief technology officer di Ubotica. Il Gruppo irlandese ha costruito e collaudato la tecnologia AI di PhiSat-1, lavorando a stretto contatto con cosine, produttori della fotocamera, con l’Università di Pisa e con Singergise per sviluppare la soluzione completa. “Myriad è stata progettata da zero per restituire una grande potenza di calcolo in dispositivi a basso consumo, e questo è ideale per le applicazioni nello spazio”.
Tuttavia, non hanno progettato Myriad 2 per andare in orbita. Normalmente, i computer utilizzati nei velivoli spaziali utilizzano chip altamente specializzati “a prova di radiazioni” che possono essere “fino a due decenni più obsoleti rispetto allo stato dell’arte delle tecnologie disponibili in commercio”, spiega Dunne. Ecco perchè finora l’AI non rientrava nell’equazione.

Dunne e il team di Ubotica hanno quindi svolto un’attività di “caratterizzazione delle radiazioni”. Effettuando una serie di test sul chip Myriad per verificare come gestire eventuali errori di calcolo o semplicemente l’usura.
L’ESA “non aveva mai testato un chip tanto complesso per le radiazioni”, afferma Furano. “Avevamo il dubbio di essere in grado di testarlo correttamente. Abbiamo dovuto scrivere da zero il manuale su come effettuare un test completo e una caratterizzazione su questo chip”.
Il primo test, 36 ore consecutive di esposizione alle radiazioni presso il CERN verso la fine del 2018, “è stata una situazione di grande pressione”, commenta Dunne, ma quel test e i due successivi “fortunatamente per noi sono andati bene”. Myriad 2 ha infatti superato i test senza richiedere alcuna modifica rispetto alla versione commerciale.
Questo chip di computer vision ad alte prestazioni e basso consumo era già pronto per uscire dall’atmosfera terrestre.

Normalmente gli algoritmi di AI sono costruiti, o “istruiti”, utilizzando grandi quantità di dati da cui “imparare” – in questo caso si trattava di imparare a comprendere cos’è e cosa non è una nuvola. Tuttavia, considerando che la fotocamera era completamente nuova, “non avevamo alcun dato”, spiega Furano. “Abbiamo dovuto istruire la nostra applicazione utilizzando dati sintetici estratti da missioni già esistenti”.
Tutte queste attività di integrazione e collaudo di sistemi e software, con il coinvolgimento di sei organizzazioni in tutta Europa, si sono svolte nell’arco di quattro mesi. “Il fatto di essere stati tanto rapidi, efficienti e flessibili è un motivo di orgoglio”, dichiara Max Pastena, responsabile PhiSat dell’ESA. Per quanto riguarda lo sviluppo di velivoli spaziali, questa tempistica “ha del miracoloso”, aggiunge Furano.
“Intel ci ha dato supporto su Myriad quando ne abbiamo avuto bisogno, per abilitare le funzioni di intelligenza artificiale di PhiSat-1 utilizzando la tecnologia CVAI – aggiunge Dunne -. Abbiamo molto apprezzato”.

Purtroppo una serie di eventi non correlati fra loro – ritardi con il razzo vettore, la pandemia covid-19 e venti estivi sfavorevoli – hanno comportato un’attesa di oltre un anno per verificare che PhiSat-1 funzionasse in orbita come programmato.
Il lancio avvenuto nella Guiana Francese il 2 settembre, il primo “ride-share” di satelliti gestito da Arianespace, è stato rapido e senza intoppi. Da una prima verifica, il satellite ha salvato tutte le immagini e ha registrato ogni decisione presa dall’AI di non registrare immagini di nuvole, in modo che il team a terra potesse verificare che il sistema funzionasse come previsto.
Dopo tre settimane trascorse a trattenere il fiato, Pastena ha potuto proclamare: “Abbiamo appena fatto la storia delle missioni spaziali”.
L’ESA ha annunciato che il team di lavoro è stato “lieto di presentare la prima inferenza di intelligenza artificiale di sempre accelerata dall’hardware per le immagini di osservazione terrestre da un satellite in orbita”.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Un vademecum contro le truffe online

Con l’attuale crisi economica e la progressiva digitalizzazione degli italiani si registra un aumento della criminalità informatica. Per questo Kaspersky e Kruk hanno pensato di unire le forze nel mese della Cybersecurity per fornire agli utenti una semplice e facile guida per evitare trappole e raggiri online.
A seguito del lockdown il 53,6% degli italiani ha dichiarato (in un recente sondaggio realizzato da Kruk) di aver aumentato l’abitudine di acquistare beni di vario genere online. Dimostrando una propensione a proseguire con acquisti online anche in futuro.
Sono in molti a prediligere l’uso della carta di credito (46,4%) anche se si tende a usare formule miste di pagamento, quindi non soltanto carta di credito ma anche altre forme di pagamento come Google Pay/PayPal/Satispay (38%), carte prepagate (36%) o carte di debito (19,6%).

Addirittura il 6,3% predilige l’acquisto online per evitare l’uso del contante ed evitare di maneggiare i soldi. Potenziale fonte di contagio da Covid-19. Rimane una percentuale di utenti che invece preferisce usare ancora la “moneta sonante” (40%) o per timore di essere truffati online (23%).
Timore non del tutto infondato come confermato da un’indagine di Kaspersky. Dalla quale è emerso che nel primo trimestre del 2020 è stato registrato un sostanziale aumento di frodi online che hanno preso di mira i dispositivi mobili. L’Italia è addirittura tra i primi 10 paesi per numero di utenti attaccati da trojan per mobile banking. E secondo un rapporto del 2019 le cyberfrodi e gli attacchi più comuni come Phishing Finanziari e Malware Trojan colpiscono principalmente banche (27%), sistemi di pagamento (17%) e e-shopping (8%).
In un momento storico dove la digitalizzazione ha un ruolo chiave per sostenere la vita quotidiana delle persone ma anche la stessa economia vi sono poche e semplici regole da tenere sempre in considerazione per evitare spiacevoli incidenti e addirittura rischiare di indebitarsi.

Ecco nel dettaglio la Guida di Kaspersky e Kruk alla navigazione sicura.

OCCHIO ALL’ORIGINALE
I siti web possono rivelarsi degli strumenti di “copertura” per quei cybercriminali. Che hanno il solo scopo di raccogliere i dati degli utenti. Per evitare che le informazioni personali finiscano nelle mani sbagliate, è importante non inserire i dati della propria carta di credito. O fare acquisti online se il sito sembra sospetto o se non è conosciuto.

TROPPO BELLO PER ESSERE VERO
Attenzione ad offerte e finanziamenti ‘troppo belli per essere verì, al di là che potrebbero essere siti fittizi dove accaparrare i dati degli utenti molte offerte di questo tipo possono presentare altrettante spiacevoli sorprese offrendo prestiti che non hanno niente di vantaggioso per gli utenti, anzi…
Quando si richiede un finanziamento, oltre all’importo finanziato, alla durata del prestito e al numero delle rate bisogna considerare due valori di fondamentale importanza: il TAN e il TAEG. Attraverso questi due parametri espressi in percentuale, infatti, si può conoscere con precisione quanto viene a costare il prestito. Un consiglio utile è quello di comparare offerte simili tra loro. In modo da confrontarle e individuare il tasso più conveniente, per non incorrere in spiacevoli sorprese.

USARE ADEGUATE PROTEZIONI
Per essere protetti dalle truffe di tipo finanziario, bisogna tenere ben presente che una soluzione di sicurezza adeguata installata sui dispositivi è in grado di creare un ambiente davvero protetto per tutte le transazioni finanziarie. La tecnologia Safe Money ad esempio protegge le transazioni finanziarie durante l’accesso a banche, sistemi di pagamento e negozi online. Situazioni in cui l’utente immette i dettagli della carta bancaria o esegue pagamenti in Internet.

NON FERMARSI ALLA PROTEZIONE SOLO DEL PC
Per tenere al sicuro le proprie credenziali, è importante mantenere lo stesso livello di protezione su tutti i device in uso: computer, laptop o dispositivi mobile. L’azione dei cybercriminali non ha limiti, per questo motivo il livello di sicurezza dev’essere il più alto possibile ovunque. In modo da ridurre drasticamente il rischio di far cadere le informazioni degli utenti nelle mani sbagliate.

OCCHIO A CONDIVIDERE I PROFILI SOCIAL
Esiste un ‘punteggio di credito socialè dettato da ciò che decidiamo di condividere con le aziende sui nostri profili social. Che può determinare o meno il buon esito di una richiesta di un prestito o finanziamento. Gli italiani, rispetto a molti altri paesi, sembrano diffidare delle aziende che chiedono di condividere i profili social.
E in realtà fanno bene visto che esistono già organi ufficiali predisposti per determinare l’affidabilità o meno di un buon pagatore. Il registro del CRIF, l’esperto globale dei sistemi di informazioni creditizie, ad esempio è un registro ufficiale che monitora in 50 paesi eventuali pagatori considerati non affidabili.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Facebook Dating arriva in Italia

Arriva in Italia Facebook Dating. La prima esperienza di dating “pensata per aiutare le persone a instaurare relazioni autentiche e profonde, partendo da punti in comune come interessi, eventi e gruppi”, spiega il gruppo.
Tra le funzionalità dell’app, le Storie offrono la possibilità di condividere momenti di vita quotidiana in cui mostrare le proprie passioni e scoprire chi altro le condivide.
La funzionalità Passioni Segrete permette di scoprire potenziali partner tra le persone con cui è stata già stretta amicizia su Facebook e/o Instagram. Di default, Facebook Dating non proporrà degli amici di Facebook come potenziali match. Ma se si sceglie di utilizzare la funzione Passioni Segrete, si potranno selezionare fino a 9 persone di interesse tra i contatti Facebook o Instagram. Solo se anche l’utente verrà aggiunto alla lista delle Passioni Segrete di uno dei contatti che ha selezionato, ci sarà il match.
Se però uno dei contatti aggiunti alle Passioni Segrete non ha un profilo Dating, non ha creato una lista di Passioni Segrete o non ha inserito l’utente nella sua, non saprà mai che era stato selezionato.
Se si sceglie di aggiungere gli Eventi e Gruppi Facebook a Dating, si può entrare in contatto con altre persone che hanno interessi simili.
Una volta avvenuto il match in Dating, si è pronti per avviare una videochiamata. Verrà rilasciata una funzionalità che permette di avviare una videochiamata con il match cliccando sull’icona video nella chat. Prima di accedere alla videochiamata, la persona riceverà una notifica di invito che potrà scegliere di accettare o meno.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).