Hi-Tech & Innovazione

Marketing, italiani sempre più digital

E’ ormai appurato come il lockdown abbia cambiato molte delle nostre abitudini e i nostri comportamenti di acquisto. La presenza online media degli utenti è aumentata in pochi mesi di circa il 300% (dati Marketing01), un dato che non è sfuggito ad aziende e brand, che hanno, dunque, rivisto le loro strategie promozionali.
Secondo uno studio realizzato da SEMrush che ha preso in esame le ricerche online degli utenti del Belpaese negli ultimi 12 mesi, la spesa media per Google Ads relativa ai domini presi in esame è cresciuta del 359% da gennaio 2020 a settembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, e del 78% da maggio ad agosto, secondo l’analisi realizzata grazie a Advertising Toolkit.
Un nuovo modo di proporsi e di proporre i propri prodotti e servizi, che, a quanto pare, parte dal web. Cambiano anche le tipologie delle merci acquistate. Con il prolungamento dello stato di emergenza e dello smart working per milioni di lavoratori, aumentano le ricerche con finalità di acquisto di prodotti per creare il proprio home office. In base a quanto emerge dai report Traffic Analytics, il tool di analisi del traffico di SEMrush, da giugno a settembre, le ricerche relative alle forniture per ufficio sono aumentate del 177%. Le scrivanie, ad esempio, da maggio a settembre sono state cercate online una media di 94 mila volte ogni mese. Non sorprende, dunque, che il sito con il maggior tasso di crescita nell’ultimo anno sia proprio Mondoconvenienza.it, a +214%.
Diminuiscono, invece, le ricerche legate a prodotti per il giardinaggio. Se durante il lockdown, nel tentativo di passare il tempo, gli italiani si erano riscoperti amanti della cura di fiori e piante, da giugno l’impegno sembra andare diminuendo.
Ad esempio, le amache e gli arredi da giardino in pallet, che durante i mesi di marzo e aprile avevano registrato un boom di interesse, cercati in media rispettivamente 74 mila e 800 mila volte al mese, da giugno hanno avuto un calo medio del 70 e 78%. In calo del 45% anche le ricerche legate al fertilizzante, del 18% quelle per i vasi sospesi e del 19% quelle su come potare.
“Le abitudini cambiano e, di conseguenza, mutano anche le esigenze e i comportamenti di acquisto – ha commentato Fernando Angulo, responsabile della comunicazione di SEMrush -. Durante il lockdown, la cura di giardini e balconi rappresentava una piccola evasione, e non ci ha affatto sorpreso il crescente interesse per queste attività da parte di gran parte della popolazione. Oggi le cose sono cambiate, siamo tornati ad una normalità diversa dal passato, ma che ci accompagnerà ancora per molto tempo. Lo smart working è divenuto una realtà per tantissimi uffici, ma non tutti a casa disponevano degli strumenti necessari. Appare evidente, dunque, che se il periodo di lavoro da casa diventa più lungo, è necessario provvedere a creare uno spazio adeguato. Ciò, però, che sembra mantenersi costante ormai da mesi è, invece, la presenza online degli utenti, aumentata durante il lockdown, ma rimasta pressochè costante anche in seguito”.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Huawei, al via Smart City Tour 2020

Promuovere in Italia un ecosistema di città intelligenti aperto, innovativo e collaborativo. Questo l’obiettivo della seconda edizione dello Smart City Tour organizzato da Huawei con il titolo “Connection On Life. Un nuovo ecosistema di intelligenze connesse”.
Dopo il successo riscontrato dalla prima edizione dell’iniziativa, quest’anno l’evento si svolgerà dal 27 ottobre al 17 novembre 2020 con sette appuntamenti interattivi online dedicati ad altrettante aree territoriali italiane. Per condividere conoscenze e soluzioni e costruire insieme la Smart Italy del futuro per la quale Huawei si propone come abilitatore, partner e incubatore.
Nel corso del Huawei Smart City Tour 2020, incontri, conferenze e demo riuniranno rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico, protagonisti dell’industria ICT, professionisti del settore, allo scopo di illustrare i progetti di città intelligenti in corso. Per gestire in tempo reale la mobilità, ottimizzare la raccolta di rifiuti, rendere sicuri i luoghi pubblici, puntuale e tempestiva l’assistenza sanitaria, intelligente l’utilizzo dell’energia e molto altro.
Smart Campus, Smart Energy, Smart Healthcare e Smart Education saranno i temi centrali di questa edizione del tour. Che propone una riflessione sull’importanza delle Smart City in un quadro, come quello disegnato dall’emergenza Covid19, che ha evidenziato la necessità di grandi cambiamenti. In primis nel mondo dell’istruzione e della sanità. Per garantire un accesso continuo e indiscriminato alle risorse educative e ai servizi di cura.
Durante tutti gli eventi sarà disponibile una Demo Area virtuale in 3D, dove sarà possibile accedere a contenuti e risorse sulle soluzioni di Huawei e dei suoi partner. Il fine ultimo dell’iniziativa è promuovere la realizzazione di un vero e proprio “sistema nervoso” delle città intelligenti. Che dovrà essere realizzato necessariamente attraverso la stretta collaborazione tra il settore pubblico e quello privato. Per cogliere, in particolare, pienamente le opportunità che le smart city offriranno grazie alle tecnologie abilitanti e portare benefici concreti ai cittadini e all’economia del Paese.
Per l’Area Nord-Ovest, il 27 ottobre la tappa di Milano ha aperto il roadshow focalizzandosi su tematiche relative a Smart Healthcare e Smart Campus. Poi il 29 ottobre tappa a Roma, sul tema “Il ritorno alla quotidianità nella nuova normalità: Smart Education e Smart Energy per il Centro Italia”. Ecco i prossimi appuntamenti.
Zona Sud-Est, il 3 novembre a Bari: “Soluzioni di Smart Healthcare e Smart Education per rilanciare l’economia del Sud-Est”
Zona Sud-Ovest, il 5 novembre a Napoli: “Il Sud-Ovest: un insolito, alternativo ma emergente hub di innovazione digitale per il Paese”
Area Sud, il 10 novembre a Palermo: “Sicily Smart Region: quale futuro per uno sviluppo sostenibile del potenziale sul territorio?”
Area Sardegna, il 12 novembre a Cagliari: “Sardegna: un modello di successo per le regioni smart d’Italia”
Zona Nord-Est, il 17 novembre il tour si concluderà a Bolzano dove il tema dellla tappa sarà: “Dopo il successo della Smart Energy, quali soluzioni per una rinnovata produttività dell’ecosistema Nord-Est?”.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Da Microsoft uno studio sul lavoro da remoto

Microsoft ha presentato una nuova ricerca su Remote Working e Futuro del Lavoro. Ha coinvolto oltre 600 manager e dipendenti di grandi imprese italiane per comprendere come le persone si siano adattate al lavoro da remoto in seguito all’emergenza sanitaria Covid-19, come le aziende possano supportare i lavoratori e quali siano le aspettative per il futuro.
Secondo quanto emerso dall’indagine, il numero di organizzazioni italiane che hanno adottato modelli flessibili di lavoro è aumentato in modo esponenziale, passando dal 15% dello scorso anno al 77% del 2020. E i manager intervistati si aspettano che il 66% dei dipendenti continui a lavorare da remoto almeno un giorno alla settimana.
In questa “nuova normalità”, i leader aziendali hanno registrato benefici sia in termini di produttività sia di efficienza. L’87% degli intervistati ha, infatti, riscontrato una produttività pari o superiore a prima del lockdown. E il 71% è convinto che le nuove modalità “ibride” di lavoro comportino significativi risparmi in termini di costi. Inoltre, sei intervistati su dieci (64%) credono che garantire modalità di lavoro da remoto possa essere un modo efficace per trattenere i collaboratori migliori.
Sia i manager sia i dipendenti stanno apprezzando i vantaggi del lavoro da remoto e nessuno di essi intende tornare alle vecchie abitudini. Infatti, l’88% dei manager si aspetta l’introduzione di modalità di lavoro più ibride nel lungo periodo. E i dipendenti prevedono di trascorrere in media un terzo del proprio tempo (37%) al di fuori del tradizionale luogo di lavoro.
Tra i principali benefici si annoverano la possibilità di vestirsi in modo più casual (77%) e di personalizzare il proprio ambiente di lavoro (39%), avere più tempo per i propri hobby (49%), per i propri figli (36%) ma anche per gli animali domestici (22%).
Tuttavia, gli italiani di tutte le fasce d’età hanno dichiarato di apprezzare l’ambiente lavorativo tradizionale. Specialmente per la possibilità di socializzare e condividere esperienze e informazioni più facilmente con i colleghi. Una delle principali sfide del lavoro da remoto è, infatti, la sensazione di essere più isolati e meno in relazione con i colleghi. Un fattore che potrebbe comportare anche un importante calo nel tasso di innovazione.
La ricerca di Microsoft ha evidenziato come il lavoro da remoto possa inibire la condivisione di idee tra le persone e porti i dipendenti a essere meno invogliati a chiedere aiuto o a delegare in modo appropriato. In particolare, è fondamentale supportare il middle management nel superare questi limiti per promuovere una cultura del lavoro che favorisca l’innovazione. Il 61% dei manager intervistati riconosce di aver avuto problemi a delegare in modo efficace e a supportare i team virtuali e il 63% confessa di avere difficoltà nella promozione di una forte cultura di squadra in questo scenario di remote working.
La difficoltà nel rimanere connessi con il proprio team influenza, quindi, la capacità di condividere nuove idee e innovare. Rispetto allo scorso anno è stato registrato un calo sensibile nel numero di manager che dichiarano che la propria azienda possiede una cultura innovativa, passando dal 40% nel 2019 al 30% nel 2020. Allo stesso modo, è stato rilevato un calo anche nella percezione dell’innovazione di prodotti e servizi, che è passata dal 56% nel 2019 al 47% nel 2020.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Cashless, Satispay premia i negozi più smart d’Italia

Alla vigilia della partenza del piano di Governo Italia Cashless, pensato per accelerare il cambio delle abitudini di pagamento dal contante agli strumenti elettronici, Satispay ha presentato Satispay Smart Award 2020, le classifiche che premiano i negozi più smart d’Italia. Satispay Smart Award premia due categorie, Popular e Cashback. La prima comprende le attività commerciali in Italia con il maggior numero di clienti che hanno scelto di pagare con l’app Satispay, da settembre 2019 a settembre 2020 inclusi. La seconda invece include gli esercizi che hanno erogato più Cashback tramite Satispay, nello stesso periodo di riferimento.
Dall’osservatorio emerge che non solo le grandi catene commerciali ma anche tanti piccoli esercizi sono propensi al digitale. A conferma del fatto che il tessuto dei commercianti è pronto a cogliere tutti i vantaggi dei nuovi strumenti di pagamento elettronico, soprattutto di quelli che abbattono le barriere di accettazione offrendo, oltre alla convenienza in termini di commissioni, anche servizi dal valore aggiunto come opportunità di vendita anche a distanza e drive-to-store.
Il Piemonte, dove la community di Satispay è nata e ha ormai raggiunto quasi 30.000 esercenti, si conferma la regione più smart. Sono infatti tutti piemontesi i negozi nella top ten nazionale della classifica.
Satispay Smart Award premia inoltre i merchant che si sono distinti per l’utilizzo di campagne di Cashback. Ovvero i rimborsi percentuali che gli utenti ricevono in tempo reale sugli acquisti effettuati con Satispay, utilizzati dai negozi come canale di marketing sia per attrarre che per fidelizzare i clienti. Questa particolare classifica è dominata dalla categoria merceologica delle farmacie su tutto il territorio nazionale, in particolare tra Lombardia, Piemonte e Lazio. Non solo nelle grandi città metropolitane come Milano, Torino e Roma, ma anche centri più piccoli come Bollate e Pioltello. Oltre alle farmacie, spiccano per il largo impiego delle campagne Cashback anche altre categorie merceologiche, come pizzerie, macellerie, abbigliamento.
“E’ un grande piacere per noi celebrare i nostri esercenti in questo anno difficile in cui il commercio è stato ed è ancora duramente messo alla prova – spiega Andrea Allara, Chief Business Developers Officer di Satispay -. Questi numeri ci confermano che tanti piccoli e medi negozianti, dalla pizzeria al fioraio, dalla grande città al piccolo centro, sono già aperti a beneficiare delle numerose soluzioni sviluppate nel mercato. Soluzioni che come Satispay abbattono le commissioni e offrono servizi a valore aggiunto per il business. La crescita costante del network e delle transazioni che osserviamo, così come l’ampio utilizzo della funzionalità Cashback ci dice che anche il piano di Governo finalizzato a favorire i pagamenti tracciabili troverà terreno fertile. E crediamo possa generare benefici per tutti, cittadini e Paese”.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Televisione, italiani sempre più connessi e multitasking

La televisione ha subito una grande rivoluzione negli ultimi anni. Da un palinsesto pensato dagli editori, si è passati alla costruzione di una vera e propria agenda personalizzata in cui lo spettatore non sceglie solo i tempi, ma anche i dispositivi su cui vedere i contenuti. Il prime time oggi funziona soprattutto grazie ai social network, sui quali i programmi vengono commentati, e il telespettatore diventa parte integrante, giudice di un talent musicale o decisivo per un reality show. Il Trend Radar di Samsung, attraverso uno studio condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su 2.000 persone tra i 20 e i 50 anni, ha voluto indagare sul ruolo della televisione per gli italiani, per capire come le nuove tecnologie hanno impattato sulle abitudini degli spettatori, anche e soprattutto nell’ultimo periodo.
Secondo la ricerca, circa 1 italiano su 2 utilizza quotidianamente più di tre dispositivi elettronici in contemporanea, principalmente si tratta dello smartphone (88%), del notebook (72%) e del TV (65%). Gli italiani, infatti, sono sempre più connessi e cercano prodotti che permettano di essere multitasking in modo semplice, efficace e affidabile. Dalle app di messaggistica istantanea (81%) alla navigazione sui social network (76%), dalla visione di film e contenuti multimediali (70%) all’interazione con le trasmissioni in diretta (67%), fino alla shopping online (67%): questi sono i principali usi quotidiani della tecnologia.
Che si conferma un grande alleato per ottimizzare il proprio tempo e svolgere le proprie attività al meglio, in casa e in mobilità.
Infatti, per il 62% degli intervistati, il principale vantaggio derivante oggi dalla tecnologia è poter fare più cose contemporaneamente.
La fruizione dei contenuti avviene ormai su più schermi. La televisione, infatti, non esiste in un solo formato, ma in multiscreen. Il 76% degli intervistati preferisce seguire i propri programmi preferiti sul televisore, ma il 58% predilige il notebook, il 53% il monitor da gaming, il 35% il tablet e il 40% lo smartphone. Tablet, pc e smartphone rappresentano una diversa opzione al classico schermo del televisore per gli italiani, che cambiano device in base alle proprie esigenze. Ad esempio lo smartphone sui mezzi pubblici o il tablet in viaggio in aereo.
Ma anche nelle serate in famiglia il multiscreen è presente, chi sul sofà e chi sul tappeto, si visualizza lo schermo della tv consultando contemporaneamente il proprio smartphone (69%). C’è chi commenta via chat con amici e parenti ciò che sta guardando (67%), alcuni controllano le notifiche sui social network (62%), i più curiosi cercano news interessanti inerenti ciò che stanno guardando (60%); c’è chi vuole essere protagonista così interagisce e commenta live in modo da non essere un semplice telespetattore (57%).
E i più pigri controllano a che punto è il ciclo della lavatrice o la cottura della torta in forno rimanendo comodamente sul divano grazie alle app di domotica (43%).
Nel tempo libero, oltre il 60% degli italiani preferisce guardare la televisione quando è in casa. Altri amano giocare ai videogiochi (53%) e una percentuale minore trascorre le ore navigando in rete (48%). La televisione è molto amata dagli italiani: circa il 70% degli intervistati lo reputa infatti un media capace di coinvolgere e rendere protagonisti.
Gli italiani preferiscono guardare principalmente film e serie tv (81%), eventi sportivi (74%), reality e talent show (61%). Come, ad esempio, X Factor, dove i telespettatori possono votare e commentare live la perfomance dei cantanti in gara. Infatti, i consumatori ricoprono un ruolo sempre più centrale nei programmi tv, vivendo l’evento “live”.
Il 31% degli intervistati ha affermato di sentirsi protagonista quando può votare ed esprimere il proprio giudizio in merito a quello che sta guardando, oltre a quando può commentare in tempo reale (26%). Il telespettatore, infatti, per sentirsi parte attiva del proprio programma preferito ama commentare live sui social network quello che sta guardando. E giudicare una performance senza doversi alzare dal divano tramite chiamata, chat, app, social network o addirittura direttamente con il proprio telecomando.
Inoltre, il 20% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi protagonista quando può seguire più eventi in contemporanea, decidendone la priorità.
Possedere una Smart TV e decidere il proprio palinsesto permette di fruire i contenuti secondo le proprie preferenze. Il 79% degli intervistati preferisce visionare i contenuti su piattaforme di streaming, altri prediligono le app di videogiochi (62%) e più della metà sceglie di fare mirroring dallo smartphone al televisore, trasferendo i contenuti visualizzati sullo smartphone direttamente sullo schermo più grande del TV tramite Smart View (51%). Infine, il 44% sceglie l’applicazione Multi View per vedere due contenuti contemporaneamente sullo schermo.
Il consumatore, quindi, è molto cambiato negli anni. La tecnologia ha profondamente modificato l’approccio alle attività quotidiane, come la semplice visione di un programma tv, adesso social e multiscreen. Inoltre, restare confinati tra le mura domestiche come nei mesi passati ne ha aumentato il fenomeno. Tanto che il 40% non ne era addirittura a conoscenza prima del lockdown. E’ aumentata anche la consapevolezza di quanto la tecnologia possa essere un alleato quotidiano, infatti, il 33% degli intervistati conosceva le potenzialità dei propri dispositivi tecnologici, ma non li aveva mai sfruttati pienamente.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Primo manifesto in Italia per la regolamentazione degli Esports

L’Esports Legal Forum ha rappresentato il primo passo per portare il movimento esportivo italiano verso quella maturità che è già realtà in altri Paesi. L’evento, che si è tenuto il 15 ottobre, organizzato dall’Osservatorio Italiano Esports, ha posto le basi per un’architettura chiara e moderna della regolamentazione di questo settore in Italia. Due sono state le parole chiave: competenza e collaborazione.
L’evento, fruito in modalità virtuale e moderato da Paolo Carito, Direttore sviluppo strategico, commerciale e marketing Lega Pro, ha visto una massiccia partecipazione di pubblico, tanto che i posti disponibili sulla piattaforma zoom sono stati esauriti in poche ore. I sette studi legali associati al network dell’OIES hanno discusso delle attuali criticità dell’assetto normativo che si applica agli Esports in Italia, e per la prima volta hanno collaborato per proporre un piano di idee concrete per risolverle.
Ecco le proposte condivise durante l’Esports Legal Forum (elencate in ordine alfabetico considerando gli studi).

LA PROPOSTA DI AIAS
AIAS (Associazione italiana avvocati sportivi), Domenico Filosa, Coordinatore nazionale della commissione Esports. Tema discusso: “La disciplina delle sponsorizzazioni negli Esports e le problematiche contrattuali”.

“Gli Esports fanno parte del mondo dell’Entertainment. Attraverso le stream dei giocatori gli sponsor possono trovare nuovi spazi. Sui banner o all’interno del luogo fisico dove avviene lo stream. In questo momento le sponsorizzazioni negli Esports non hanno una regolamentazione dalla legge italiana, ma vengono fatte con diversi tipi di contratti a secondo dell’accordo tra le parti. Nelle norme che si applicano attualmente a questo tipo di accordi, bisogna sempre prestare molta attenzione alle limitazioni che vengono imposte ai gamers, come streamers liberi. Per gli sponsor, legarsi ad un team potrebbe essere più vantaggioso rispetto al rapporto con un singolo player, in quanto i team esports trattano più titoli a livello competitivo e si diluisce, così, il rischio che il gioco cui ci si lega perda rapidamente di popolarità. Tranne nei casi in cui un pro player abbia una grande fan base su un determinato gioco”.

LA PROPOSTA DI DLA PIPER
DLA Piper, Giulio Coraggio, Partner – Head of Technology and Gaming Sectors: Tema discusso:” Le criticità della crescita degli Esports a livello nazionale e internazionale”

“La guida pubblicata dallo Studio Legale DLA Piper denominata Esports Laws of the World ha mostrato una forte incoerenza normativa nella disciplina del settore degli esports nelle 38 giurisdizioni oggetto dell’analisi. La mancanza di una normativa chiara sugli Esports è un problema perchè l’incertezza regolatoria non favorisce gli investimenti. L’organizzazione di tornei di Esports rischia di sfociare in Italia nell’ambito della normativa sui giochi con vincita in denaro o delle manifestazioni a premi, a meno che non vengano adottate delle specifiche precauzioni. Il punto è trovare un quadro normativo internazionale, applicabile al settore perchè la natura stessa degli Esports è internazionale e non può essere legata alla normativa di un singolo Paese. Questo consentirebbe ai team italiani di competere all’estero e agli investitori internazionali, ai publisher e agli organizzatori di eventi di fare affidamento su di una leva finanziaria maggiore.”

“L’unica soluzione che consentirebbe l’immediata introduzione di una normativa internazionale applicabile agli Esports è il loro riconoscimento come sport. Del resto, il comitato olimpico asiatico ha già incluso gli Esports nel programma dei prossimi giochi asiatici. Il passo successivo non è solo a livello nazionale, ma soprattutto internazionale. Manca un organismo riconosciuto che regoli l’intero settore. Ci sono tante leghe che competono tra di loro e questo potrebbe limitare la crescita del fenomeno Esports a livello globale. L’identificazione di un’unica autorità regolatoria e il riconoscimento degli Esports come sport introdurrebbero un quadro normativo certo che favorirebbe la crescita del settore con un beneficio per tutto il mercato”.

IL TEMA ESPORTS E PUBBLICITA’
Gattai, Minoli, Agostinelli, Partners, Marco Galli, Senior associate e coordinatore practice Esports. Tema discusso: “Esports e pubblicità, dall’in-game advertising all’ambush marketing”.

“Il canale pubblicitario e quello connesso alle sponsorizzazioni rimane il canale di finanziamento privilegiato per player e team. Il contesto virtuale e digitale nel quale gli Esports nascono e si sviluppano richiede molta attenzione per quanto riguarda le campagne pubblicitarie. Il mancato rispetto dei requisiti espone i brand al rischio di sanzioni. Nel contesto Esports, rilevano in particolare i fenomeni di in game advertising e advergaming. Il primo prevede l’introduzione all’interno dei videogiochi di elementi pubblicitari. Ad esempio all’interno del famoso gioco Fifa, troviamo pubblicità sulla cartellonistica del campo da gioco.

In Fortnite, Riot Games mette a disposizione dei banner pubblicitari visibili solamente agli spettatori e non ai pro player in game. Il messaggio pubblicitario però deve avere tre caratteristiche fondamentali: Veridicità (il prodotto/servizio deve essere presentato per quel che è), Correttezza (non deve ledere i concorrenti), Palese (il messaggio pubblicitario deve essere identificabile come tale). Questi molto spesso non sono chiaramente identificabili all’interno dei meccanismi Esports.

Può anche succedere che un brand si associ senza accordi/autorizzazioni ad un evento per beneficiare della risonanza mediatica: in questo caso parliamo di ambush marketing. E’ stata da poco approvata per la prima volta una normativa specifica sull’ambush marketing, ma la sua applicabilità anche ai maggiori eventi esports è attualmente dubbia. L’assenza di una regolamentazione nazionale negli Esports fa sì che gli investitori tradizionali siano al momento restii ad effettuare forti investimenti nel settore, rispetto agli altri sport tradizionali. Questo è sicuramente il primo fattore da risolvere per un’evoluzione sana del movimento italiano”.

IL BETTING NEGLI ESPORTS
Giacobbe, Tariciotti e Associati, Luca Giacobbe, Partner. Tema discusso: “Il betting negli Esports e il vuoto normativo nel match fixing”

“Come negli sport tradizionali quindi anche negli Esports va affiancandosi il mondo delle scommesse. Il legislatore italiano con l’art. 1 L. 401/89 ha posto un presidio specifico per sanzionare il match fixing attraverso il reato di frode sportiva che punisce un accordo, un atto od una omissione intenzionale mirati ad alterare in modo improprio il risultato o l’andamento di una competizione sportiva.

In forza del principio di tassatività e del divieto di analogia in relazione alle fattispecie penali il reato di frode sportiva può applicarsi solo ad eventi riconosciuti come “sportivi” dall’ordinamento statale e quindi organizzati da federazioni riconosciute formalmente dal CONI. Nel mondo degli Esports ci sono paure (peraltro motivate a seguito di quanto accaduto nel corso di competizioni estere) legate alla possibilità di truccare partite di tornei di esport: i player che competono sono ragazzi molto giovani (alto il rischio di manipolarli). I player, attraverso un compenso esterno, troverebbero un modo alternativo per finanziarsi l’iscrizione ai tornei successivi, molti di loro conoscono molto bene il mondo digitale e dell’informatica e sanno come celare la propria identità o come riuscire ad alterare un risultato attraverso i videogiochi”.

Vediamo delle possibili soluzioni:

1) Pervenire il prima possibile ad un riconoscimento formale degli Esports da parte del legislatore italiano

2) Formare i giocatori sui rischi legati al match fixing, redigere dei codici di condotta interni ai team esports e regolamenti dei tornei molto stringenti che prevedano sanzioni a carico dei giocatori o dei membri dei team che a qualsiasi titolo alterano la competizione

3) Favorire la creazione di protocolli d’intesa tra le società esportive, organizzatori dei tornei, l’ente regolatore e i concessionari scommesse.

L’INCERTEZZA NORMATIVA CHE FRENA GLI INVESTITORI
Lexant, Manuela Magistro, Consuel dipartimento di diritto sportivo. Tema discusso: “L’incertezza normativa che frena gli investitori negli Esports”

“Con Lexant abbiamo analizzato l’investimento puramente finanziario all’interno dei vari protagonisti del panorama esportivo italiano. Per gli investitori resta fondamentale trovare delle metriche chiare per calcolare il ROI (return on investment) degli investimenti negli Esports. Lo stesso vale per un brand che si affaccia a questo mondo. Vi è un freno negli investimenti Esports soprattutto perchè non ci sono normative che regolano il betting su eventuali competizioni ufficiali, sulla trasmissione degli eventi e su un quadro normativo chiaro.

Tutto questo ovviamente pone oggi gli Esports come un settore in cui è ancora rischioso investire. Da qui in primis viene l’utilità di stringere accordi tra team Esports e piattaforme di streaming per aumentare la visibilità dei primi e la conoscenza in generale del settore. Occorre poi una decisione per il riconoscimento a livello internazionale degli Esports come sport. Da questo nodo scaturirà una decisione da parte del legislatore di regolamentare e uniformare le diverse legislazioni a seconda che siano riconosciuti come sport o meno”.

LA PROPRIETA’ INTELLETTUALE ED INDUSTRIALE NEL MONDO ESPORTS
Ontier Italia, Luca Pardo, Founding Partner. Tema discusso: “La proprietà intellettuale ed industriale nel mondo Esports”

“Il mondo Esports ha sicuramente dimensione globale e non locale, ed ogni normativa locale non armonizzata con il quadro globale rischio di rendere il Paese non attrattivo. La proprietà intellettuale è un asset fondamentale per tutti i soggetti che operano, a vario titolo, nel mondo Esports. Gli sviluppatori dei giochi sono titolari di ogni diritto di proprietà intellettuale sul gioco quale opera complessa (anche accordandosi, eventualmente, con i soggetti titolari dei diritti sulle singole parti dell’opera o con i modders al fine di acquisire il controllo sull’asset videogioco), possono vantare diritti di marchio, sul design del gioco stesso o su segreti commerciali, ove ve ne siano. Gli organizzatori di tornei e competizioni devono acquisire la licenza dagli sviluppatori del gioco. Vi sono esempi di linee guida per l’acquisizione di tali licenze, a seconda dell’importanza della competizione (ad esempio, Riot Games Community Competition Guidelines).

Tali licenze tendono tuttavia a restringere diritti e facoltà concessi all’organizzatore, dato che anche gli sviluppatori di giochi possono organizzare, in proprio, tornei e competizioni. Anche gli organizzatori delle competizioni possono registrare marchi distintivi degli eventi organizzati (a fini di promozione, merchandising ed acquisizione di sponsorizzazioni). E nel regolamento del torneo/competizione possono acquisire diritti di immagine o di performance da squadre e giocatori. Infine, si assisterà sempre più ad una saldatura tra il mondo della musica e quello degli Esports, anche a seguito dell’iniziativa di Fortnite con Travis Scott. Anche operatori italiani stanno cercando di coniugare tali due esperienze”.

I CONTRATTI DEI PRO PLAYER
Studio legale Rombolà & Associati, Carlo Rombolà, Socio fondatore. Tema discusso: “I contratti dei pro player: prospettive e criticità”

“In questo momento i rapporti tra player e team Esports sono completamenti deregolamentati, ancora non ci sono tutele per i ragazzi che si affacciano a questo mondo. Gli Esports chiaramente non rientrano nel professionismo in Italia e di conseguenza le leggi per gli atleti professionisti non possono valere per i gamers. La domanda è se questi ultimi saranno qualificati come sportivi professionisti o sportivi dilettanti. Questa scelta andrà ad impattare su una serie di questioni. Ad esempio sull’orario di lavoro per un pro player e su un eventuale luogo di lavoro. Per avere delle soluzioni si può sempre guardare all’estero, agli esempi di Francia e Cina. La Francia attraverso una legge del 2016 ha individuato dei contratti specifici per tutti i player esportivi. E soprattutto ha regolamentato i contratti per i minori di 18.

Questa legge permette ai team di regolare la durata dei contratti, da uno a cinque anni. Inoltre tutti i giocatori al di sotto dei 12 anni non possono partecipare a competizioni con premi in denaro. La Cina, già da anni, ha fatto una netta distinzione tra le figure degli addetti ai lavori negli Esports e dei pro player. Nel caso dei player i contratti iniziali hanno dei compensi di partenza decisamente bassi, ma con clausole di aumento nel caso di risultati nel tempo.

Esistono dei centri sportivi dove gli atleti (i gamer) si stabiliscono per un periodo di tempo e vengono seguite da molteplici figure (nutrizionisti, personal trainer). Inoltre nei contratti dei giocatori vi sono dei vincoli per quanto riguardo alcolici e stupefacenti. La soluzione per il nostro Paese potrebbe essere quella di prendere degli spunti e adattarli al nostro ordinamento, considerando che partiamo da una buona base”.

IL COMMENTO DEI FONDATORI DI OIES
Con l’Esports Legal Forum, l’OIES si conferma motore dell’evoluzione del movimento esportivo italiano. Il Manifesto scaturito dall’evento, costituirà una base programmatica di proposte concrete, di cui l’OIES si farà promotore verso gli organi competenti.

“L’Esports Legal Forum ha rappresentato una novità assoluta nel panorama esportivo italiano – commentano Luigi Caputo ed Enrico Gelfi, fondatori dell’Osservatorio -. Per la prima volta sono state messe a sistema le competenze di studi legali che hanno collaborato per offrire soluzioni, non solo segnalare i problemi. E’ questo il tratto distintivo dell’OIES. Offrire una piattaforma a tutti gli stakeholder che con animo propositivo lavorano e collaborano per migliorare il settore degli Esports in Italia. Il grande successo di questa prima edizione ci ha confermato che il tema della regolamentazione è molto sentito, quindi nei prossimi mesi ci saranno nuove edizioni del Forum”.

(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Le nuove sfide della connettività all’Ultra-Broadband Forum

Si è tenuta a Pechino ed è stata trasmessa online la sesta edizione dell’Ultra-Broadband Forum (UBBF 2020) organizzato dalla Commissione per la Banda Larga delle Nazioni Unite e Huawei. All’insegna del tema ‘Intelligent Connectivity, New Value Together “, l’Ultra-Broadband Forum di quest’anno ha discusso delle sfide e opportunità che il settore si trova ad affrontare nel passaggio a un mondo sempre più smart.

In questa occasione, David Wang, Huawei Executive Director and Chairman of the Investment Review Board, ha aperto l’evento con un intervento dal titolo “Realizzare una connettività intelligente per un mondo intelligente”. Wang ha inoltre presentato le soluzioni di connettività intelligente di Huawei “in grado di adattarsi a ogni tipo di scenario, inclusi quelli domestici e aziendali – ha spiegato -. Attraverso questi scenari, la banda larga domestica entrerà nell’era dell’experience economy e anche la trasformazione digitale dei settori industriali subirà una notevole accelerazione”.

“Ogni miglioramento della connettività ha cambiato radicalmente la società. Oggigiorno, mentre ci avviciniamo sempre più a un’era intelligente, persone, case e imprese richiedono requisiti di connettività più elevati che mai, mentre le nuove tecnologie, come il cloud e l’IA, si stanno rapidamente integrando con la connettività – ha sottolineato Wang -. Questo sta facendo sì che il settore della connettività stia sperimentando cinque entusiasmanti cambiamenti”.

1. IL PASSAGGIO DA IOT E IOT INTELLIGENTE A INTELLIGENT TWINS CONNESSI
In passato abbiamo collegato alla rete persone e case attraverso l’IoT. Tuttavia, con l’obiettivo di vivere una quotidianità abilitata dall’IA, priva di spiacevoli interruzioni e capace di consentire continui aggiornamenti intelligenti per le imprese, sorge l’esigenza di collegare più oggetti in maniera intelligente. Questo è ciò che intendiamo con l’espressione ‘Intelligent Internet of Everything’. Secondo alcune previsioni di terze parti, si stima che il numero di connessioni in tutto il mondo raggiungerà un trilione entro il 2035, rendendo la connettività onnipresente e l’intelligenza pervasiva una realtà concreta”.

2. IL PASSAGGIO DALL’UFFICIO DIGITALE ALLA PRODUZIONE DIGITALE
Il COVID-19 ha profondamente trasformato le esigenze delle persone per quanto riguarda la banda larga domestica. Nei contesti aziendali, invece, la connettività è andata oltre i servizi destinati agli uffici supportando anche anche la produzione. Pertanto, il fulcro della digitalizzazione aziendale si è spostato dall’ufficio digitale alla produzione, alle transazioni e alle operazioni digitali.

3. IL PASSAGGIO DAL MASSIMO IMPEGNO ALLA DISPONIBILITA’ DI SERVIZI DIFFERENZIATI E DETERMINISTICI
I settori variano in termini di scenari di servizio e requisiti di connettività. Tuttavia, se da una parte i servizi differenziati sono la base, dall’altra l’esperienza deterministica è indispensabile. Pertanto, gli operatori possono affacciarsi su mercati verticali solo fornendo servizi differenziati e deterministici.

4. IL PASSAGGIO DA MBPS A GBPS INDIPENDENTEMENTE DALLO STRUMENTO UTILIZZATO
Esistono diverse tecnologie di accesso multiplo, che includono anche tecnologie cellulari, Wi-Fi e in fibra ottica. La diversità degli scenari di servizio significa che le tecnologie di accesso multiplo coesisteranno per molti anni a venire. Grazie a sforzi concertati in tutto il settore, tecnologie come 4G, 5G, Wi-Fi e fibra potranno ora fornire connettività gigabit ubiqua.

5. IL PASSAGGIO DA O&M MANUALE ALL’IPERAUTOMAZIONE
Il 5G renderà i processi di O&M più complessi di quelli dell’era 4G. L’O&M manuale si rivelerà quindi inadeguato a gestire queste nuove complessità e lascerà così il posto all’iperautomazione alimentata da big data e IA per semplificare i processi.

VERSO UNA CONNETTIVITA’ INTELLIGENTE GRAZIE ALL’IA
Per Huawei “questi cinque cambiamenti impongono nuovi requisiti alla connettività. Per soddisfarli e di conseguenza rendere possibile una maggiore produttività, c’è bisogno di un sostanziale miglioramento della connettività attraverso il rispetto di tre requisiti fondamentali: il primo è l’onnipresenza dei gigabit, poichè la larghezza di banda è la base della connettività. La connettività gigabit ubiqua è necessaria per video ultra-HD, applicazioni VR/AR industriali, telecamere dotate di IA e droni. Il secondo è relativo all’esperienza deterministica, essenziale per gli scenari domestici come il telelavoro e l’apprendimento online, nonchè per gli scenari aziendali come una produzione sicura e affidabile. Il terzo e ultimo è l’iperautomazione. Man mano infatti che le reti avanzano in termini di complessità e scala, i big data e l’intelligenza artificiale devono essere utilizzati con l’obiettivo di raggiungere l’iperautomazione”.
Nel corso dell’UBBF, Wang ha presentato le soluzioni di connettività intelligente di Huawei per ogni tipo di scenario, comprese le soluzioni di accesso distribuito intelligente per le case, nonchè reti di campus intelligenti, linee private premium intelligenti e soluzioni di rete cloud intelligenti per le imprese.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).

Deloitte ai Digital Innovation Days

In occasione della 7° edizione dei Digital Innovation Days, Deloitte Officine Innovazione ha annunciato che curerà due sale verticali dedicate all’innovazione e al futuro dei settori Healthcare e Food & Beverage. Questa edizione dei DIDays, in particolare, si svolgerà online il 29 e il 30 ottobre prossimi. E durante l’evento si alterneranno, sul main stage virtuale e in undici sale tematiche, soprattutto esperti e professionisti di grandi aziende e startup. Che porteranno le loro testimonianze sulle trasformazioni portate dal lockdown e sul new normal.
Inoltre, anche la moderazione delle due sale è affidata a Deloitte Officine Innovazione. A Marco Perrone, Director e Head of Open Innovation & Acceleration Deloitte, la sala HealtTech prevista giovedì 29 ottobre dalle 14 alle 18:30. Mentre, invece, a Giulia Silenzi, Senior Manager di Deloitte e responsabile di FoodTech Accelerator, la sala FoodTech di venerdì 30 ottobre dalle 14 alle 18.30. Infine, a corredo dei due momenti verticali, venerdì 30 ottobre alle ore 9:30 verrà presentato il punto di vista Deloitte sugli impatti della pandemia su individui e imprese, e su come l’innovazione possa contribuire all’equilibrio tra tecnologia e dimensione umana, a cura di Francesco Iervolino, Partner Deloitte Officine Innovazione.
In entrambe le sale la discussione verterà, in particolare, su quattro tematiche principali, nonchè trend emergenti dei rispettivi settori.
Partendo dalla sala HealthTech, si alterneranno panel e fireside chat che esploreranno il Back to work, la reazione delle aziende del settore alle sfide lanciate dal Covid-19, l’Elderly care, la cura dei più anziani e fragili, il pensiero innovativo applicato alla medicina e, infine, Open Innovation e accelerazione dell’innovazione facendo sistema per il futuro dell’Health & Biotech.
Parlando invece di futuro delle filiere Food & Beverage, i relatori, anche in questo caso tramite panel e fireside chat, avranno l’opportunità di raccontare casi di successo ed esperienze di Sostenibilità e Circular Economy per l’azzeramento dello spreco alimentare, di Retail & FoodService, dell’innovazione che riparte dalla tradizione per un Food & Beverage 4.0 e, infine, dell’ormai collaudato FoodTech Accelerator.
(ITALPRESS/TraMe&Tech).