RIETI (ITALPRESS) – E’ stato inaugurato oggi nel Lazio, a Rieti, il primo dei 26 nuovi impianti di rifornimento a gas naturale che Snam4Mobility realizzerà all’interno della rete di distributori IP a seguito dell’accordo quadro siglato nel 2018 dalle due aziende.
Il distributore di Rieti, in via Oreste di Fazio, inaugura il primo lotto di impianti contrattualizzati da Snam4Mobility e IP. A esso si aggiungeranno nel Lazio, entro il 2022, altri cinque distributori di cui tre all’interno di stazioni di rifornimento autostradali sulla A1 (Mascherone Est-Roma, Mascherone Ovest-Roma, A1 Casilina Est Frosinone). Per i guidatori di auto a metano della provincia di Rieti si tratta di un potenziamento importante: finora, infatti, nel reatino era presente solo una stazione a gas naturale.
La nuova area di servizio è stata inaugurata alla presenza del Direttore Vendite di IP, Simone Alfonsi, e del Senior Vice President Filling Stations di Snam4Mobility, Andrea Ricci. Per celebrare l’occasione, il primo rifornimento è stato effettuato su un’auto a metano di livello premium: una Audi A5 G-tron, in grado di abbinare performance, efficienza e benefici ambientali.
La nuova apertura rappresenta una tappa importante per la crescita di un’infrastruttura di distribuzione di gas naturale per autotrazione su tutto il territorio italiano, e si inserisce nei piani delle due società per promuovere una mobilità sempre più sostenibile. La strategia di IP è quella di evolvere e innovare il ruolo della rete dei distributori di carburanti che, assicurando un’offerta multienergia e multiservizi, diventa un asset strategico della transizione verso la sostenibilità.
La strategia passa dall’introduzione su tutta la rete dei carburanti OPTIMO, benzina e diesel premium venduti al prezzo dei carburanti tradizionali; al gas naturale, con le nuove aperture che si sommano alle 50 stazioni a metano già esistenti, arrivando all’elettrico con l’installazione di colonnine fast e ultrafast che consentiranno la mobilità elettrica extraurbana.
Snam4Mobility, società controllata al 100% da Snam, fornisce servizi integrati per una mobilità sostenibile “smart green” a gas naturale e biometano. Per rafforzare la rete distributiva, Snam4Mobility realizza infrastrutture di distribuzione di gas compresso (CNG e bio-CNG) per automobili e liquefatto (LNG e bio-LNG) per i trasporti pesanti. Nel piano strategico 2020-2024 di Snam è prevista la realizzazione di 150 nuove stazioni di rifornimento di gas naturale e biometano e delle prime cinque stazioni di rifornimento di idrogeno.
“Oggi ampliamo e completiamo la nostra offerta di energia per la mobilità ai clienti della provincia di Rieti – ha commentato Simone Alfonsi, Direttore Vendite di IP -. Essere IP vuol dire proprio questo: rispondere ai bisogni degli italiani che si muovono con una rete capillare e un’offerta variegata, che guarda anche alla sostenibilità ambientale”.
“Siamo felici di inaugurare oggi a Rieti il primo impianto realizzato in collaborazione da Snam4Mobility e IP, che contribuirà a rafforzare l’offerta di gas naturale per i trasporti nel Centro Italia – ha dichiarato Andrea Ricci, Senior Vice President Filling Stations di Snam4Mobility -. Confermiamo il nostro impegno a investire nelle infrastrutture di distribuzione per consentire a carburanti alternativi e sostenibili come CNG, LNG, biometano e bio-LNG di favorire la decarbonizzazione della mobilità, dalle auto ai veicoli commerciali, dai trasporti pesanti al trasporto pubblico locale”.
Oltre al punto vendita di Rieti e agli altri che saranno avviati nel Lazio, è prevista la realizzazione di nuovi impianti di rifornimento di gas naturale in collaborazione tra Snam4Mobility e IP in Lombardia (5 impianti di cui 3 autostradali), Toscana (5 impianti di cui 4 autostradali), Emilia-Romagna (2 autostradali), Veneto (2 autostradali), in Abruzzo (1 autostradale), Calabria (1), Marche (1 autostradale), Piemonte (1 autostradale), Puglia (1) e Umbria (1 autostradale).
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Ip-Snam4Mobility, a Rieti la 1^ stazione di rifornimento a gas naturale
Roma, inviati al Mit progetti da 1,3 miliardi per mobilità
ROMA (ITALPRESS) – Il progetto definitivo della stazione Venezia della metro C, le nuove linee tranviarie Vittorio-Venezia, Termini-Vaticano-Aurelio (TVA), il deposito tram Casilina Est, e la fornitura di 58 tram e 21 treni per le metro A, B e C. Queste le istanze progettuali che Roma Capitale ha presentato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per ottenere finanziamenti per circa 1,3 miliardi di euro.
“Roma Capitale ha chiesto risorse importanti per realizzare opere necessarie per la mobilità della nostra città. Facciamo un altro passo avanti per attuare progetti strategici, fondamentali per uno sviluppo in chiave sostenibile della nostra rete di trasporto pubblico. Dando priorità alle ‘opere su ferrò, abbiamo avviato un cambio di rotta che i cittadini aspettavano da decenni per dotare la città di infrastrutture funzionali e moderne, come la tranvia tra piazza Vittorio e piazza Venezia dove sorgerà anche la futura stazione-museo della metro C”, dichiara il Sindaco di Roma, Virginia Raggi.
“Con la presentazione di questo nuovo pacchetto di opere portiamo avanti la nostra visione di mobilità in base a quanto previsto nel Piano urbano della mobilità sostenibile. Un piano che coniuga la necessità di ampliare la rete infrastrutturale del trasporto pubblico con l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, andando incontro alle esigenze e alle richieste dei cittadini. Sulla stazione Venezia della Linea C abbiamo confermato gli indirizzi contenuti nello studio preliminare di tutta la tratta Venezia-Clodio, trasmesso al MIT lo scorso anno. Vogliamo una linea metropolitana vera, con frequenze da metropolitana automatica”, dichiara l’assessore alla Città in Movimento, Pietro Calabrese.
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Vaccino, D’Amato “No liti tra Regioni ma aggiornare il piano europeo”
ROMA (ITALPRESS) – “Il tema ora non è litigare tra le Regioni, ma è necessario aggiornare la strategia vaccinale europea e garantire ai cittadini europei il necessario e tempestivo approvvigionamento dei vaccini e se Pfizer non è in grado o sta adottando altre strategie è opportuno aggiornare velocemente le strategie vaccinali UE guardando anche ad altri vaccini, che ne hanno fatto richiesta, in grado di garantire gli standard di qualità e di sicurezza dell’Europa”. Lo comunica l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
“Il Lazio – aggiunge – finora ha somministrato oltre 117 mila prime dosi e sono in corso i richiami, in rapporto alla popolazione è la stessa quantità somministrata nel land del nord Reno-Westfalia il più popoloso della Germania e che oggi interrompe le vaccinazioni. Non vorremmo trovarci nella medesima situazione ed è opportuno che la copertura vaccinale corra più delle varianti del virus”.
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Covid, Conflavoro a Fsba “Proroga non basta, stop a richieste contributi”
Conflavoro Pmi replica al Fondo FSBA che, nelle scorse ore, ha deciso di posticipare di un anno, al 1° gennaio 2022, il pagamento dei presunti oneri contributivi dovuti dalle aziende artigiane costrette a iscriversi sia all’Ente bilaterale EBNA sia allo stesso FSBA al solo scopo di poter richiedere l’integrazione salariale per Covid. “FSBA si autoelogia – accusa l’associazione guidata da Roberto Capobianco – e afferma di aver fatto un gesto di grande responsabilità nel posticipare i contributi coatti al 2022. Secondo noi, invece, prende soltanto tempo dopo la sentenza del Tar del Lazio del 24 dicembre. Anche noi continuiamo però sulla nostra strada e invitiamo le aziende artigiane impegnatesi, ignare, a pagare i contributi a FSBA a diffidare lo stesso FSBA a chiedere loro soldi. Il modulo per la diffida è reperibile sul sito di Conflavoro”.
Conflavoro Pmi, insieme a numerosi consulenti del lavoro e allo studio legale Leone-Fell, è stata infatti promotrice della class action contro EBNA e FSBA che ha portato infine alla sentenza del Tar del 24 dicembre. “Il Tar, lo ricordiamo ha stabilito in modo definitivo che è illegittima la richiesta di Fsba alla aziende di iscriversi al proprio Fondo per causale Covid chiedendo 36 mesi di contributi arretrati. Peccato che, oltre alla sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio, ci sia anche il dettato dell’Inps che con la circolare 47/2020 ha chiarito i criteri di accesso all’integrazione salariale Covid. E tra questi non c’è l’iscrizione a FSBA – sottolinea Capobianco -. Quella del Fondo e di EBNA, quindi, è solo l’ennesima azione altezzosa di due enti che hanno trovato il modo di lucrare sulle aziende artigiane già in difficoltà”.
“Non basta il rinvio dei pagamenti – incalza infine Conflavoro – ma serve che FSBA faccia un passo indietro, si scusi e cominci ad adeguarsi alla sentenza definitiva dal Tar del Lazio del 24 dicembre 2020. Questo sì che sarebbe un gesto di responsabilità, il resto sono solo prese in giro e atteggiamenti arroganti”.
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Raggi “In 2 anni abbiamo salvato Atac, un piccolo miracolo”
ROMA (ITALPRESS) – “In soli due anni è stato fatto un piccolo miracolo: abbiamo salvato Atac, l’azienda di trasporto pubblico di Roma, e comprato 555 bus in soli due anni. Entro il 2021 saranno oltre 900 i mezzi completamente nuovi nelle strade di Roma. Li potete riconoscere dalla scritta “+BusXRoma” e sicuramente a molti di voi sarà capitato di prenderli”. Lo scrive in un post su Facebook il sindaco di Roma, Virginia Raggi. “Al nostro arrivo – aggiunge – abbiamo trovato autobus vecchi: alcuni con oltre 20 anni di età, altri dimenticati nei depositi. Abbiamo cambiato le regole del gioco e ricominciato a investire, senza fare sprechi. In concreto vuol dire anche realizzare più collegamenti per le nostre periferie. Un bel risultato per la nostra città”.
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Gemelli-Unicatt, troppi i pazienti oncologici malnutriti
ROMA (ITALPRESS) – Un paziente con tumore del polmone su 4 è malnutrito e questo può impattare sulla sua prognosi e sulla risposta alle terapie oncologiche. Il tema viene affrontato da una review di recente pubblicata su Clinical Lung Cancer, nella quale si fa il punto sulla prevalenza della malnutrizione nei pazienti con tumore del polmone, sull’impatto di composizione corporea e della perdita di peso sulla sopravvivenza e si analizza l’efficacia di diversi interventi nutrizionali.
“Quello del polmone – spiega il professor Emilio Bria, Responsabile UOS Neoplasie Toraco-Polmonari, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Professore Associato di Oncologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – è il tumore più frequente nel mondo (oltre 2 milioni di casi nel 2018) e provoca il 18% di tutti i decessi per cancro. Molti di questi pazienti presentano anche un significativo grado di malnutrizione che in genere non viene diagnosticato, nè dunque trattato. Ma si tratta di un problema importante, che può pregiudicare il buon esito delle cure oncologiche e la sopravvivenza del paziente”.
“E’ importante indagare sempre la presenza di segni malnutrizione nei pazienti oncologici – sostiene la professoressa Maria Cristina Mele, Responsabile UOSD di Nutrizione Avanzata in Oncologia, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Professore Aggregato di Scienze tecniche dietetiche applicate, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – per intervenire tempestivamente secondo le linee guida internazionali. La malnutrizione si può sviluppare perchè il paziente mangia o assimila meno, per alterazioni metaboliche, ma anche per la tossicità indotta dalla chemioterapia, che determina perdita di massa muscolare e sindrome di infiammazione sistemica. E’ fondamentale che gli oncologi comprendano quali siano le conseguenze e l’impatto di un buono stato nutrizionale o di una malnutrizione sul trattamento oncologico perchè un paziente malnutrito, a prescindere dalla terapia attuata, sopravvive di meno”.
“La presa in carico da parte del medico che si occupa di nutrizione clinica – afferma la professoressa Mele – deve avvenire prima dell’inizio della chemioterapia, sottoponendo il paziente ad una ‘pre-abilitazionè, come prima di un intervento chirurgico. Il paziente viene quindi seguito durante tutto il suo percorso di chemioterapia, con una dieta personalizzata, coadiuvata da alimenti a fini medici per garantire l’apporto proteico e la quota energetica. C’è un grande fermento in campo oncologico, da parte delle aziende produttrici, per rendere questi alimenti a fini medici speciali più palatabili. I gusti ‘neutrì sono da preferire, perchè durante chemioterapia si verifica una devastante alterazione del gusto; questi prodotti devono inoltre essere molto concentrati dal punto di vista energetico e proteico, per contenere il volume. Gli alimenti a fini speciali medici ci permettono, insieme al cibo tollerato dal paziente, di integrare la sua quota energetica, di proteine e lipidi. La strada – prosegue la professoressa Mele – è l’ultrapersonalizzazione, la relazione del paziente che si sente accolto anche su un aspetto importante come la nutrizione – per potergli consentire di sedersi a tavola per alimentarsi almeno tre volte al giorno.”.
“Il sistema immunitario – spiega la professoressa Mele – funziona bene se viene rifornito costantemente con nutrienti specifici; diversamente è come se mandassimo in battaglia un esercito senza garantirgli però cibo caldo, coperte e munizioni. Un soldato stanco non è in grado di usare neppure le armi più potenti. E’ quello che succede al sistema immunitario in carenza di quota energetica, proteine, aminoacidi, microelementi (zinco) e vitamine (soprattutto D, A, C e B), che gli permettono di produrre le armi in grado di distruggere tutti gli invasori, dai batteri, alle cellule in trasformazione. Nel caso di un paziente oncologico, per effettuare una buona immunonutrizione, sono da preferire i prodotti arricchiti di arginina, nucleotidi e omega-3, per la capacità di modulare la cascata proinfiammatoria.
Anche il microbiota intestinale ha bisogno di certi nutrienti e costituenti del cibo per mantenere l’immunomodulazione. Il cibo – afferma la professoressa Mele – impatta drammaticamente sul sistema immunitario. Quando il paziente non viene rialimentato precocemente per vie naturali dopo un intervento (troppo spesso dimentichiamo che siamo cibo che deve transitare per l’intestino) può presentare traslocazione batterica, perchè l’intestino non nutrito diventa più permeabile ai batteri e questo facilita lo sviluppo di infezioni, quali le polmoniti da enterobatteri. Nutrire correttamente dunque significa anche modulare il microbiota e impedire che questa enorme massa di batteri ‘cattivì vada a raggiungere aree del corpo dove questi batteri possono dar luogo a gravi infezioni”.
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Radioterapia interventistica, titolo internazionale per il Gemelli
ROMA (ITALPRESS) – Il Centro di Radioterapia Interventistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha di recente ricevuto il titolo di ‘Brachyacademy Center’, un riconoscimento internazionale conferito ad appena 21 centri nel mondo e a 11 in Europa tra quelli che fanno formazione specialistica sulle diverse tecniche di radioterapia interventistica. Il Gemelli è l’unico centro italiano ad essere stato insignito di questo importante riconoscimento ed è quello tra i centri con l’offerta formativa più completa, su un elevato numero di siti anatomici.
A sostenere il progetto Brachyacademy, una iniziativa di formazione al top, è Elekta, azienda leader nella produzione di apparecchiature per la radioterapia a livello internazionale, che sta promuovendo anche la campagna di informazione ‘About brachytherapy’ dedicata ai pazienti. La campagna ha lo scopo di offrire informazioni a quanti devono approcciarsi a questi trattamenti e coinvolgerà, con una serie di video, alcuni pazienti seguiti al Gemelli.
Il titolo di Brachyacademy Center riconosce la vocazione alla formazione di qualità svolta dalla radioterapia del Gemelli, che gestisce al suo interno anche la INTERACTS (Interventional Radiotherapy Active Teaching School) una scuola internazionale di radioterapia interventistica che offre corsi di formazione internazionale on site, con lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche sia su manichini, che in sala operatoria.
La radioterapia è uno dei grandi pilastri dei trattamenti oncologici, accanto alla chirurgia e ai trattamenti sistemici come la chemioterapia. “La grande famiglia della radioterapia – spiega l’oncologo radioterapista Luca Tagliaferri, referente del Centro di Oncologia Interventistica – si compone di tre principali approcci terapeutici: la radioterapia a fasci esterni (la forma più usata, con la quale si irradia il tumore dall’esterno), la radioterapia metabolica che sfrutta il metabolismo cellulare attraverso dei radiofarmaci, che arrivano direttamente alle cellule tumorali in maniera selettiva; la radioterapia interventistica (conosciuta spesso come brachiterapia) che introduce, attraverso specifici applicatori o cateteri, sorgenti radioattive direttamente all’interno del tumore o a diretto contatto con il letto tumorale, cioè dove era presente il tumore asportato chirurgicamente, per bonificare eventuali residui microscopici”.
Nell’ultimo decennio si è assistito ad una grande riscoperta della brachiterapia, grazie all’introduzione di innovazioni tecnologiche presenti anche al Gemelli. “In particolare – spiega il dottor Tagliaferri – la radioterapia interventistica ad intensità modulata, che ci permette di modulare punto per punto l’intensità delle radiazioni e quindi di erogare un’altissima dose al tumore, risparmiando gli organi sani e la radioterapia interventistica guidata dalle immagini (soprattutto RMN e PET/TAC), che ci consente di individuare con precisione millimetrica il target tumorale e di effettuare quindi un trattamento estremamente mirato con eccellenti risultati clinici”.
La grande collaborazione con i chirurghi ha contribuito ad affermare la radioterapia interventistica come importante opzione terapeutica da proporre ai pazienti. Per questo, nel 2017 è stato creato l’Interventional Oncology Center (IOC), realtà di eccellenza all’interno del Gemelli ART (Advanced Radiation Therapy), diretto dal professor Vincenzo Valentini, vicedirettore scientifico del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, che comprende una sala interventistica con annesso bunker di terapia, un ambulatorio, una dosimetria clinica e posti letto dedicati, risultando ad oggi il primo centro di riferimento oncologico per la radioterapia interventistica a livello italiano, come numero di pazienti e varietà di offerta terapeutica ed assistenziale. “Nel 2020 sono stati effettuati oltre mille trattamenti interventistici – afferma Tagliaferri – Trattiamo prevalentemente tumori ginecologici (cervice uterina ed endometrio), tumori della prostata dove nei bassi stadi la radioterapia interventistica consente di trattare in maniera radicale questi tumori, senza necessità di ricorrere ad ulteriori trattamenti o alla chirurgia, tumori cutanei, dell’ano e tumori testa collo. La moderna oncologia dà i migliori risultati terapeutici quando c’è un’integrazione tra le diverse opportunità che le moderne tecnologie ci offrono. E la fortuna di lavorare in uno dei più grandi ospedali d’Italia dal punto di vista oncologico – conclude Tagliaferri – ci offre l’opportunità di interagire con tanti specialisti e di integrare vari trattamenti oncologici, per offrire il massimo delle opportunità ai nostri pazienti”.
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Cinque anziani trovati morti in una casa di riposo vicino a Roma
ROMA (ITALPRESS) – Tragedia nella notte in una casa di riposo a Lanuvio, ai Castelli Romani. Una decina di anziani sono stati ritrovati, stamane, in stato di incoscienza e per cinque di loro non c’è stato nulla da fare, è stato accertato il loro decesso. La causa ipotizzata al momento sarebbe quella del monossido di carbonio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Velletri, personale del 118 ed i vigili del fuoco.
“Sono sette i ricoverati tutti in codice rosso da questa mattina a seguito della tragedia presso la casa di riposo Villa Diamanti di Lanuvio e tutti con sintomi riconducibili a intossicazione da monossido di carbonio e nello specifico”, rende noto l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio. Si tratta di cinque anziani ospiti della struttura e di due operatori sanitari.
“I cinque decessi – fanno sapere dall’Unità di crisi – sono tutti ospiti anziani della casa di riposo tra gli 80 e 99 anni. La prima telefonata è giunta stamani dalla proprietaria della struttura alle ore 9.20 al NUE 112 (Numero unico per le emergenze) ed i soccorsi sono stati immediati. La casa di riposo non rientra in alcun modo tra le strutture del Servizio sanitario regionale ed è stata autorizzata all’attività un paio di anni fa dal Comune”.
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