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A SACROFANO IL PRIMO ASILO NIDO A IMPATTO ZERO

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L’assessore alle Politiche sociali, Welfare ed Enti locali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, ha partecipato all’inaugurazione del nuovo asilo nido di Sacrofano. Il taglio del nastro rientra nel piano “Mille nidi per il Lazio”, promosso con un investimento regionale di circa 5,4 milioni di euro per la realizzazione di 5 nuovi nidi. Oltre a Sacrofano, sono stati selezionati i Comuni di Cerveteri, Guidonia Montecelio, Borgorose e Formia. Ognuna delle cinque strutture del piano, voluto dalla Giunta Zingaretti, garantisce 30 nuovi posti, per un totale di 150 bimbi che potranno essere ospitati all’interno di strutture nuove, moderne e costruite nel totale rispetto della natura e della salvaguardia dell’ambiente. Le prossime inaugurazioni sono previste per dicembre a Formia e Cerveteri e per l’ inizio del prossimo anno a Guidonia Montecelio e Borgorose.

“Con questo progetto, la Regione Lazio – spiega l’assessore Troncarelli – intende centrare due obiettivi: favorire un’adeguata diffusione sul territorio dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, e continuare a promuovere la cultura del rispetto e della tutela dell’ambiente. Il progetto “Mille nidi per il Lazio” è infatti totalmente a impatto zero, grazie alla scelta di utilizzare strutture prefabbricate in legno – continua l’assessore Troncarelli – garantisce elevate prestazioni antisismiche, minore manutenzione e garanzia trentennale. La combinazione tra il materiale utilizzato per la realizzazione e gli impianti tecnologici permette di consegnare edifici ad energia quasi zero creando, di fatto, a Sacrofano il primo asilo nido del Lazio in classe energetica A4-Nzeb, la più alta esistente”.

“L’iniziativa dimostra la nostra attenzione ai bisogni delle famiglie, in particolare di quelle con figli – conclude l’assessore – e si aggiunge all’investimento complessivo di 34 milioni di euro dedicato ai nidi tra contributi ai Comuni per le spese di gestione, riduzione delle rette a carico dei nuclei famigliari e riqualificazione degli edifici di proprietà pubblica. Con questi investimenti dunque la Regione mette le amministrazioni locali nelle condizioni di fornire ai cittadini servizi più adeguati e a coloro che sono in difficoltà anche un sostegno di natura economico”.
(ITALPRESS).

GIOVANE UCCISO A ROMA, GIP CONVALIDA DUE FERMI

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Restano in carcere Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due 21enni accusati di concorso nell’omicidio di Luca Sacchi, ucciso a Roma durante un tentativo di rapina. Lo ha deciso il gip che ha convalidato il fermo ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Il provvedimento arriva al termine di un interrogatorio nel quale i due indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In una dichiarazione spontanea resa al magistrato Pirino avrebbe detto di non sapere che l’amico aveva una pistola.
(ITALPRESS).

GABRIELLI “ROMA NON È GOTHAM CITY”

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“Gli accertamenti che l’autorità giudiziaria disvelerà, quando riterrà opportuno, non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati. Lo dico tenendo sempre ben presente, non vorrei essere equivocato, che stiamo parlando della morte di un ragazzo di 24 anni”. Lo ha detto il capo della polizia, Franco Gabrielli, parlando dell’uccisione a Roma di Luca Sacchi a margine di un evento per i 70 anni della rivista Polizia Moderna. “Che Roma abbia i suoi problemi credo che nessuno lo disconosca, ma arrivare a rappresentare la nostra capitale come Gotham City…Questo – ha aggiunto – è un fatto gravissimo perchè è morto un ragazzo di 24 anni. Forse tutti dovremmo avere un atteggiamento di grande cautela, senza anticipare giudizi ed emettere sentenze e senza utilizzare la sicurezza come strumento di contesa politica”.

REAGISCE A UNA RAPINA E GLI SPARANO, MUORE 25ENNE

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Tragedia a Roma. Un ragazzo di 25 anni è morto, ucciso da un colpo di pistola alla testa durante una rapina avvenuta ieri sera nei pressi di un pub vicino al parco della Caffarella. Due uomini si sarebbero avvicinati alla fidanzata per rubarle lo zaino, ma il giovane avrebbe reagito ed è stato colpito. Il ragazzo è morto all’ospedale San Giovanni, dove era giunto in gravissime condizioni. Sul caso indagano i carabinieri.

BARRIERE SUL TEVERE PER RACCOGLIERE LA PLASTICA

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Dopo il fiume Po anche il Tevere proverà il progetto in via sperimentale per la raccolta dei rifiuti galleggianti. A presentarlo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, assieme al presidente di Corepla, Antonello Ciotti, e al sindaco di Fiumicino, Esterino Montino. Il progetto, grazie a un investimento regionale di 40mila euro, è realizzato dalla Regione Lazio in collaborazione con Castalia Operations Srl – che ha ideato il sistema che intercetta e convoglia in un’area di raccolta i rifiuti trasportati dai corsi d’acqua prima che si riversino in mare – e Corepla, Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, che si occuperà invece della raccolta dei rifiuti e avvierà a riciclo la plastica recuperabile, che sarà poi trasformata in arredi urbani che saranno donati al Comune. Il programma, che ha come partner il Comune di Fiumicino e la Capitaneria di Porto di Roma Fiumicino, avrà la durata di 2 mesi.

L’obiettivo è duplice: fermare i rifiuti prima che arrivino in mare, proprio perché l’80% dei rifiuti che sfociano in mare arrivano dai corsi d’acqua, e sensibilizzare istituzioni, associazioni e cittadini sulla tematica della plastica, portando ognuno a fare la propria parte. Solo nella prima settimana sono stati raccolti con il nuovo sistema, alla foce del Tevere, circa 4 metri cubi di rifiuti. Le modalità di raccolta riguardano il montaggio di dispositivi di selezione composti da barriere in polietilene che intercettano i rifiuti galleggianti, accumulandoli in un’area specifica, dalla quale vengono successivamente raccolti mediante un mezzo nautico di limitate dimensioni, dotato di cestello. In seguito vengono depositati in appositi contenitori di stoccaggio, denominati big bag. Il sistema completo di raccolta è progettato per restare nel fiume per lungo tempo, rimanendo operativo anche durante i periodi di pioggia ordinaria e senza interferire con la flora e la fauna presente nel fiume.

La barriera di intercettazione sul fiume ha il compito di convogliare il litter galleggiante ed effettuare una macro selezione. E’ composta da più moduli tubolari in PE1000 aventi lunghezza di 4 metri ciascuno e diametro pari a 160 mm. Tale barriera collegata a quella di selezione è installata nei punti prescelti con l’utilizzo di corpi morti e/o ancore opportunamente posizionate. La barriera di intercettazione sulla sponda ha la stessa composizione e il medesimo compito della barriera precedente, ma sarà assicurata a struttura fissa e collegata alla barriera di selezione. I rifiuti galleggianti intercettati dalle barriere saranno trasportati nell’impianto “Loas Italia”, ad Aprilia (Latina), dove saranno pesati e trattati grazie a una prima selezione manuale per rimuovere eventuali rifiuti ingombranti, sfalci, potature e manufatti non selezionabili. Si procederà quindi alla separazione della componente plastica da inviare a successivi trattamenti e allo smaltimento della frazione estranea non recuperabile.

Il rifiuto plastico verrà successivamente inviato a un centro di selezione Corepla, “Mattucci Srl”, situato a Gallese (Viterbo) dove, grazie a un test di selezione automatica mediante lettori ottici, sarà valutato l’effetto degradante della permanenza in acqua sull’imballaggio e valutata la possibilità di avvio a riciclo. “È una sperimentazione che abbiamo iniziato nel fiume Po. L’80% della plastica dei fiumi arriva da 10 fiumi nel mondo e nessuno è europeo”, ha detto il presidente di Corepla Ciotti.

IN UNA MOSTRA LA STORIA DELL’ELETTRICITÀ A ROMA

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Fino al 26 gennaio si potrà visitare la mostra “1909-2019, 110 Anni di luce. Acea e Roma. Passione e innovazione”, promossa da Acea e ospitata ai Musei Capitolini, Centrale, per raccontare il legame indissolubile tra l’Azienda e la città, due realtà che fanno parte di un’unica storia, partita 110 anni fa, quando, per volontà popolare, grazie alla lungimiranza del sindaco Ernesto Nathan e dell’allora assessore al tecnologico, Giovanni Montemartini, nacque la AEM, Azienda elettrica municipale, poi diventata Acea.

Proprio la Centrale, primo impianto pubblico di Roma per la produzione di energia elettrica, è la cornice dell’esposizione, che, attraverso documenti, foto e filmati – molti dei quali inediti -, racconta gli ultimi 110 anni di storia della Capitale, in particolare dal punto di vista dell’elettrificazione: la crescita della produzione di energia, lo sviluppo della rete, la costruzione degli impianti, la costante ricerca di modernizzazione.

Il luogo che ospita la mostra è la ex Centrale elettrica Montemartini, oggi sede del Museo omonimo. L’affascinante storia del sito industriale, iniziata nel 1912 con la posa della prima pietra della Centrale Termoelettrica allora denominata San Paolo, giunge fino agli anni Novanta del secolo scorso quando l’edificio viene scelto per esporre reperti e opere d’arte antica delle collezioni dei Musei Capitolini.

“La Centrale Montemartini è uno dei simboli della nascita di Roma come capitale moderna ed europea – ha sottolineato la presidente di Acea Michaela Castelli -. E la contestuale nascita dell’Azienda testimonia non solo il nostro forte legame con la città, ma anche tutto il nostro impegno nel portare avanti un percorso di sviluppo che da 110 anni a questa parte ci ha portato ad affrontare con successo grandi sfide. Molte altre dovranno ancora venire”.

“Questa mostra racconta la storia della Città vista dall’ottica della costante ricerca di modernizzazione che Acea ha da sempre nel suo dna – ha detto l’ad Stefano Antonio Donnarumma -. Un impegno che è diventato oggi ricerca di un percorso industriale sempre più sostenibile. Non è un caso, infatti, se Acea, dopo 110 anni, è in una fase di grande dinamismo: le azioni di tutela della risorsa idrica e la seconda linea del Peschiera, l’accento sull’economia circolare, la gestione della transizione energetica e la forte spinta all’innovazione, sono tutti fattori su cui l’azienda sta puntando e che hanno l’obiettivo concreto di soddisfare i bisogni energetici di una metropoli in costante evoluzione”.

 

CASSAZIONE “A ROMA NON C’È MAFIA CAPITALE”

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Cade l’accusa di associazione mafiosa per gli imputati del processo sul cosiddetto “Mondo di mezzo”. Lo ha stabilito la VI sezione penale della Corte di Cassazione. Si torna così alla sentenza di primo grado dove sono vennero riconosciute due associazioni criminali ma non mafiose.
“Non esistono sconfitte o vittorie in un processo, c’è stato un approfondimento molto serio e approfondito, i processi si fanno per stabilire se uno è colpevole è innocente, introdurre la difesa sociale nel processo porta a distorsioni”, ha commentato l’avvocato di Massimo Carminati, Cesare Placanica.
“E’ dal primo grado che sosteniamo questa tesi, la Cassazione ha messo il sigillo. Quella di questa sera è una grande pagina di diritto”, ha spiegato Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi, un altro degli imputati. “Abbiamo sempre sostenuto che si trattasse di un sistema marcio, ma non erano imprenditori che taglieggiavano i politici – ha aggiunto Diddi -. La Corte ha avuto il coraggio di annullare senza rinvio la sentenza sul 416 bis. Ci sono stati molti annullamenti con rinvii su altri punti, ma Buzzi da stasera può cominciare a guardare al suo futuro. Non escludiamo un’istanza di revoca della custodia cautelare”.
“Noi insieme ai cittadini onesti stiamo lavorando per uscire fuori da queste macerie e a tutti i cittadini onesti diciamo che si andrà avanti a testa alta”, è il commento della sindaca di Roma, Virginia Raggi, mentre su Facebook il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra scrive: “Le sentenze si rispettano. Ma le perplessità, i dubbi, le ambiguità permangono tutte”.
(ITALPRESS).

USO CORRETTO SMARTPHONE, UN PROGETTO AL GEMELLI

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I dispositivi mobili, in particolare gli smartphone, sono sempre più presenti nella vita di tutti i giorni delle persone, se ne impadronisco, diventando quasi un’estensione delle proprio corpo. Uno problema di invasione incontrollata che colpisce in modo particolare i minorenni che, seppur più abili a conoscerne ogni aspetto, sono i più esposti ai pericoli del web. Questo il tema al centro del progetto “Connettiamoci attivamente”, presentato al Policlinico universitario Agostino Gemelli a Roma a cui hanno partecipato diversi medici e psicologi. Ideato da Ilaria Lazzareschi, pediatra della Fondazione Policlinico universitario agostino gemelli IRCCS, insieme a Enrica Leo, presidente dell’associazione AttivaMente il progetto si occupa delle tematiche legate all’utilizzo invasivo e incontrollato dei dispositivi mobili, in particolare degli smartphone, da parte dei minorenni, parla del diritto alla salute, alla sicurezza, all’istruzione, di problematiche legate al mondo web in generale. Con il coinvolgimento delle scuole perché la scuola è intesa come uno dei luoghi ideali di intermediazione e di sensibilizzazione delle famiglie e dei ragazzi stessi, in grado di attivare una divulgazione più ampia.

“Spesso – ha detto Eugenio Mercuri, direttore dell’Area Salute del bambino e dell’Area di neuropsichiatria infantile, nonché direttore scientifico del NINeR della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, aprendo i lavori – siamo abituati a una demonizzazione dello strumento che però è nato per dare una mano alla vita, facilitandola. Nel caso di bambini con gravi disabilità motorie, ad esempio, sono un po’ un lasciapassare per l’indipendenza, perché possono essere raggiunti in qualsiasi modo e qualsiasi momento. In più possono entrare a conoscenza con un mondo che altrimenti non potrebbero conoscere”. Proprio il buon uso delle tecnologie è stato al centro dei diversi interventi e sarà il cuore pulsante del progetto: “Se il mezzo è malgestito ci si ritorce contro mentre avrebbe delle potenzialità enormi – ha spiegato Enrica Leo, presidente di AttivaMente -. La tecnologia fa bene se usata bene, sapere usare la tecnologia non è avere perennemente in mano un oggetto che ci distoglie dalla realtà. Per cercare di spiegare il perché di Connettiamoci Attivamente mi voglio soffermare su una immagine che è quella della società liquida, perche questa mi ha fatto pensare alla società come un fiume che scorre e per farlo nel bene ha bisogno di argine per evitare le esondazioni. I ruoli e le responsabilità non sono confini così più chiari che possono far fluire la tecnologia in modo più controllato e meno esondato di eventi che lasciano il segno”.

Nel corso del pomeriggio sul palco si sono alternati diversi medici, psichiatri e rappresentanti della Polizia Postale che hanno affrontato, sotto diversi aspetti, le problematiche della tecnologia invasiva. “Quello che oggi è invisibile domani diventerà drammaticamente visibile, basta guardare ai danni delle sigarette elettroniche che oggi stanno venendo fuori e tra 30 anni potremmo vedere quello dei telefonini – ha detto Piero Ferrara, presidente della sezione Lazio della società italiana di Pediatria -. Il 92% dei bambini negli USA è arrivato a contatto con il cellulare sotto il primo anno di vita e otto bambini italiani su dieci a meno di 5 anni. La dipendenza da cellulare è la stessa della dipendenza da droga, più si utilizza lo strumento più si sta bene e il meccanismo di difesa è la negazione, ‘smetto quando voglio’, è il primo segnale di dipendenza. Per questo bisogna aiutare a prendere coscienza del problema”. Dati certi di correlazione tra l’uso dello smartphone e di tablet con malattie gravi ancora non ce ne sono ma alcuni disturbi per i ragazzi ormai sono accettati: disturbi del sonno, obesità, secchezza oculare, mancanza di vitamina D, perché stanno molto meno all’aperto, problemi uditivi, deficit attentivi, calo del rendimento scolastico, depressione.

Ma togliere la tecnologia e controllare ossessivamente i figli potrebbe non essere la soluzione migliore, secondo Federico Tonioni, psichiatra e responsabile dell’ambulatorio per la psicopatologia web mediatica del Gemelli: “Il problema è una alternativa divertente. Non è lo smartphone a isolare un bambino ma la solitudine stessa. Basterebbe chiedere a un figlio cosa sta facendo. La maggior parte dei nostri utenti in ambulatorio sono i genitori, che darebbero la vita per i figli, ma brancolano nel buio”. “La password del telefonino è il confine della intimità e non va violata – ha sottolineato rivolgendosi più agli adulti -, il controllo non serve assolutamente a nulla, la distanza più sana è sempre la tendenza alla fiducia. Le linee guida devono essere uno strumento in più ma non devono mai essere un sostituto dei sentimenti di pancia dei genitori. Le regole servono a dare ai figli il senso dei limiti e devono innescare sempre trattative, non per comandare perché altrimenti servono solo al bambino per accumulare rabbia”.
(ITALPRESS).