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A Palermo il ricordo di Rocco Chinnici, padre del pool antimafia

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PALERMO (ITALPRESS) – Quaranta anni fa una città già martoriata da guerre di mafia e omicidi eccellenti si risvegliò con il boato dell’ennesima esplosione, quella che in via Pipitone Federico tolse la vita al presidente dell’Ufficio istruzione del Tribunale Rocco Chinnici, al maresciallo dei Carabinieri Mario Trabassi, all’appuntato Salvatore Bartolotta e a Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile in cui Chinnici risiedeva. Il ricordo del magistrato e di coloro che insieme a lui morirono è stato celebrato, a Palermo, dinanzi all’abitazione in cui la Fiat 126 imbottita di tritolo saltò in aria quel drammatico 29 luglio 1983, attraverso la deposizione di una corona di fiori da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani, delle autorità regionali e locali e dei figli di Chinnici, Caterina e Giovanni. Presenti anche il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, il presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. E, tra gli altri, anche l’unico superstite della strage, Giovanni Paparcuri, il procuratore della Repubblica Maurizio de Lucia, la procuratrice generale Lia Sava, il presidente della Corte di appello Matteo Frasca, gli ex giudici Giuseppe Ayala e Pietro Grasso, ed il presidente della commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici.

Rocco Chinnici nasce a Misilmeri, nel Palermitano, il 19 gennaio del 1925. Entra in magistratura nel 1952. Dopo un lungo periodo di permanenza a Partanna come pretore, nell’aprile del 1966 si trasferisce a Palermo, giudice dell’ottava sezione dell’Ufficio Istruzione del Tribunale. Dai primi anni Settanta inizia ad occuparsi di delicati processi di mafia. Nel 1975 diviene Consigliere Istruttore Aggiunto. Quattro anni dopo, nel 1979, è nominato Consigliere Istruttore, proprio negli anni in cui la mafia sferrava un terribile attacco allo Stato.
Chinnici ha allora una intuizione che fa di lui un magistrato particolarmente moderno: progetta e crea, nel suo ufficio, un gruppo di lavoro, una scelta per allora rivoluzionaria e non ancora supportata da un apposito sostegno legislativo, dando forma a quello che sarà poi definito “pool antimafia”.
Accanto a sé, Chinnici chiama due giovani magistrati: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed è proprio con loro che mette in cantiere i primi atti d’indagine di quelli che si caratterizzeranno come i più importanti processi di mafia degli anni Ottanta. L’attività del Giudice Chinnici non si esaurisce, però, all’interno delle aule giudiziarie: è un magistrato impegnato a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, rivolgendosi, particolarmente, alle giovani generazioni. Rocco Chinnici viene ucciso il 29 luglio del 1983 all’età di cinquantotto anni, con il primo attentato che utilizza la tecnica dell’esplosivo comandato a distanza.
Oltre a Chinnici vengono uccisi il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile in cui abitava il magistrato.
Nell’auto di servizio, l’autista Giovanni Paparcuri, parzialmente protetto dalla blindatura, è gravemente ferito e privo di sensi. Sopravviverà, ma senza mai superare del tutto i problemi fisici procuratigli dalla parziale esposizione all’onda d’urto. Ci sono decine di feriti, anche all’interno delle abitazioni. E tra i feriti due bambini. Era la preoccupazione più grande, per Rocco Chinnici, negli ultimi tempi, quella di poter coinvolgere in un possibile attentato un familiare, un passante, un uomo della scorta. Se avesse potuto, avrebbe chiesto che altri uomini non morissero con lui.
foto xd8/Italpress
(ITALPRESS).

Appalti e grandi opere, intesa tra Viminale e Acea

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ROMA (ITALPRESS) – Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e l’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo hanno siglato al Viminale un Protocollo Quadro Nazionale per la tutela della legalità con l’obiettivo di rafforzare l’impegno comune contro potenziali fenomeni corruttivi e i rischi di infiltrazioni della criminalità organizzata in settori societari di rilievo strategico nazionale, tra i quali la gestione delle reti idroelettriche e dei rifiuti.
Tra le finalità dell’accordo, potenziare su scala nazionale la cooperazione in materia di sicurezza pubblica e legalità, anche in considerazione dell’impegno di ACEA nella realizzazione di importanti opere infrastrutturali dei prossimi anni, come il raddoppio del Peschiera, il principale acquedotto che rifornisce la Capitale, e altri progetti in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il protocollo, della durata di tre anni, interesserà i territori del Paese in cui operano le società del Gruppo, che firmeranno protocolli di partenariato con le Prefetture sulla base del Protocollo Quadro. Per contribuire al monitoraggio costante della loro attuazione, viene costituita, presso il Gabinetto del Ministro dell’Interno, una cabina di regia che si riunirà due volte l’anno.
Grazie all’intesa, verranno introdotte innovative misure di prevenzione tra cui: nuovi sistemi digitali di monitoraggio per i cantieri delle grandi opere, controllo del contesto esterno in cui le opere vengono realizzate e attività di prevenzione relative alla correttezza del processo di smaltimento dei rifiuti.
“Il protocollo quadro sottoscritto con ACEA assume una particolare rilevanza perché segna l’avvio di un partenariato strategico per garantire la sicurezza e la legalità in settori di intervento societario nevralgici per l’economia nazionale. In particolare, questo accordo rappresenta una significativa innovazione in quanto prevede l’adozione di misure complessivamente dirette a prevenire i fenomeni delle infiltrazioni criminali, irregolarità negli appalti, nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti e nella gestione dei lavoratori nei cantieri”, ha commentato il ministro Piantedosi.
“Si tratta – ha proseguito il titolare del Viminale – di un segno concreto e ben visibile di un forte impegno comune, cui seguirà la sottoscrizione di protocolli tra le prefetture e le società del Gruppo con l’obiettivo di dare piena attuazione alle disposizioni dell’accordo quadro in occasione della realizzazione di importanti opere infrastrutturali e di altri progetti in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
“Il protocollo – ha dichiarato l’AD Palermo – pone il Gruppo all’avanguardia sui temi della legalità e della prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata. Infatti, grazie alla sinergia con il Ministero dell’Interno e le Prefetture presso le quali sarà ratificato in tutti i territori in cui siamo presenti, consente di coniugare la tutela dell’ambiente con il rispetto della legalità, incentivando la crescita. È un protocollo innovativo perché va oltre quello che stabilisce la normativa per le società private. ACEA, inoltre, per rafforzare ulteriormente l’attenzione su questi temi, ha incaricato Giovanni Salvi, ex Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, come consulente per la legalità e il contrasto alle infiltrazioni criminali”.
“La firma di questo importante protocollo generale – ha dichiarato Salvi, – nell’ambito della collaborazione tra pubblico e privato, apre la strada ai protocolli particolareggiati, nei quali saranno introdotte innovazioni significative per il monitoraggio delle attività a rischio, quali i subappalti o la gestione dei materiali di scavo, attraverso controlli anche informatici e immodificabili. Questi accordi rappresentano una chiara manifestazione dell’impegno di ACEA per il rispetto della legalità e dell’ambiente, anche oltre gli obblighi previsti dalla legge”.
foto ufficio stampa Acea
(ITALPRESS).

Procuratore De Lucia “La mafia è indebolita ma non è sconfitta”

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ROMA (ITALPRESS) – “Ritengo che Cosa nostra attualmente attraversi una fase di crisi, che nasce nel momento di massimo splendore, cioè quando nel 1992 vengono poste in essere le due stragi palermitane. Cosa nostra ora si è indebolita, ma è tutt’altro che sconfitta, e anzi in questo momento di debolezza cerca di ristrutturarsi per mezzo, tra le altre cose, della ricerca di nuovi capitali”. Queste le parole del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, Maurizio De Lucia, in audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
“Abbiamo avvertito il ritorno di un fenomeno della Stidda, che per un certo periodo di tempo si era invece ritenuto debellato – ha aggiunto – Oggi registriamo la presenza della vecchia organizzazione criminale che, come negli anni ’80 e ’90, torna a dialogare con Cosa Nostra”.
E sull’organico della Procura palermitana: “I magistrati previsti in organico nella Direzione Distrettuale Antimafia sono 25, 21 sostituti procuratori, i 3 procuratori aggiunti e il procuratore della Repubblica con responsabilità su Direzione Distrettuale Antimafia.
La situazione in realtà non è così luminosa – ha spiegato – Nell’organico della Procura di Palermo, con 61 sostituti procuratori, ce ne mancano 14, sono una quota consistente. Potremo portare presto a 14 i sostituti dell’Antimafia, ma ne mancheranno comunque sette. Questo è dovuto alla mancanza di concorsi che consentirebbero di riempire le piante organiche – ha concluso – La nostra ne soffre in particolare”.

foto Agenzia Fotogramma
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Protocollo tra l’Arma dei Carabinieri e la Fondazione Vittorio Occorsio

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ROMA (ITALPRESS) – Nella Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, è stato ricordato, in occasione del 47esimo anniversario della uccisione, avvenuta il 10 luglio 1976, il magistrato Vittorio Occorsio. Per tale evento è stato organizzato un incontro alla presenza degli Ufficiali allievi dell’Arma e dei numerosi studenti che hanno partecipano alla terza Edizione del Progetto “La Giustizia adotta la Scuola” della Fondazione Vittorio Occorsio.
Agli indirizzi di saluto del Generale Claudio Domizi, Comandante della Scuola Ufficiali Carabinieri, sono seguiti gli interventi di Giovanni Salvi, Presidente del Comitato Scientifico e di Lorenzo Guerini, Presidente del Copasir. Le conclusioni sono state affidate a Eugenio Occorsio, Presidente Fvo e a Stefano Lucchini, vicepresidente Comitato Scientifico Fvo.
La Fondazione, che si propone di perpetuare la memoria di chi negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso si impegnò a difesa delle istituzioni democratiche anche a costo della vita, ha trovato una naturale vicinanza nell’Arma dei Carabinieri. Proprio per questo, in collaborazione con la Scuola Ufficiali, è stato realizzato un vasto programma di progetti aventi al centro la memoria e la sua preservazione come presidio di democrazia.
“L’impegno messo in campo anche con la collaborazione delle Forze di Polizia ha reso possibile l’attuazione nelle scuole di percorsi di memoria rigenerativa e ricerca della legalità, resi fecondi dal dialogo costruttivo con gli studenti e dalla testimonianza viva di chi dedica quotidianamente la propria vita al servizio delle persone e delle comunità”, si legge in una nota. Modalità questa, apprezzata dal Ministro, Matteo Piantedosi, che, in un messaggio, ha espresso “la più sincera adesione alle ragioni che sorreggono il progetto educativo della Fondazione Occorsio”.

foto ufficio stampa Carabinieri

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Via d’Amelio, vincolo di interesse culturale per l’Albero della pace

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PALERMO (ITALPRESS) – L’Albero della pace in via D’Amelio, a Palermo, riceverà dalla Regione Siciliana il vincolo di “interesse culturale”.
L’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Francesco Scarpinato, ha dato mandato alla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo di avviare il procedimento di dichiarazione di interesse culturale particolarmente importante dell’ulivo piantato sul luogo in della strage in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, sia per il suo riferimento con la storia, sia quale testimonianza unica della identità delle istituzioni collettive.
“L’albero piantato in via d’Amelio riveste un valore testimoniale, identitario e civico di carattere eccezionale e la sua salvaguardia assume una forte valenza simbolica in quanto esempio tangibile di partecipazione e di legalità – afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – A poche settimane dal 31° anniversario della strage del 19 luglio 1992, è un ulteriore segno di attenzione del nostro governo alla valorizzazione della memoria e dell’impegno nella diffusione di una cultura antimafia”.
“Abbiamo fortemente voluto accelerare l’iter perché siamo consapevoli dell’importanza sociale che questo luogo riveste per l’intera comunità – sottolinea l’assessore Scarpinato – L’ulivo proveniente dalla Terra Santa e piantumato nel primo anniversario della strage è diventato un segno di rinascita, un punto di riferimento per tutti i cittadini, soprattutto per i bambini, le associazioni, le famiglie, che non dimenticano quell’orrore e che ancora lasciano sui rami e ai piedi del fusto un pensiero, un disegno, una dedica alle vittime, testimoniando la volontà di alimentare la memoria di un evento che oggi è parte dell’identità collettiva. Proprio come avvenuto per la magnolia di via Notarbartolo davanti all’abitazione del giudice Giovanni Falcone, ucciso a Capaci nel 1992, l’albero di via D’Amelio è patrimonio condiviso di ricordi su cui si fonda la storia e quindi l’identità del luogo in cui è avvenuto il tragico evento”.
La soprintendente ai Beni culturali di Palermo, Selima Giuliano, ha notificato al Comune di Palermo l’avvio del procedimento amministrativo per il riconoscimento della tutela del bene.

– foto: ufficio stampa Regione Siciliana

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Quarta edizione del Talent Antimafia targato #Noi, Uil partner

ROMA (ITALPRESS) – Quarta edizione del Talent Antimafia targato #Noi. Quest’anno dopo un lungo percorso di legalità rivolto alle scuole, primarie e secondarie di tutto il territorio nazionale, sono state 54 le classi che hanno aderito. A cambiare è il partner: la Uil, il sindacato delle persone, ha patrocinato come unico partner l’intero evento, seguendo ogni step di questo percorso che, come ogni anno, ha portato, dopo una difficile competizione, 12 finalisti sul palcoscenico della legalità.
“Abbiamo deciso di sostenere questa iniziativa – ha detto il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri – perché siamo convinti che il contrasto alle mafie sia una questione innanzitutto di attività investigativa, ma anche di impegno culturale. I giovani devono essere educati alla legalità che non è solo un valore etico, ma anche comportamentale, sociale e persino economico: la lotta alle mafie è giusta e ‘conveniente’. Con questo Talent Antimafia, infatti, i giovani sono invitati a formarsi, a mettere a frutto le loro capacità, a scoprire e a valorizzare le proprie attitudini. Questa è la vera ‘ricchezza’ su cui puntare per inserirsi nella società e nel mondo del lavoro”.
L’obiettivo è quello di sempre: dimostrare che sulle note della legalità si può danzare, cantare, recitare, scrivere, e diffondere così la cultura della bellezza, che sottrae spazio al sopruso, alla prepotenza, all’illegalità.
La finalissima si svolgerà il 9 luglio, dalle ore 16, al Teatro di Tor Bella Monaca in via Bruno Cirino 5, Roma. Torna quindi la competizione organizzata da #Noi, quest’anno appunto patrocinata dalla Uil, per sconfiggere la criminalità organizzata con l’arte e la cultura, e il tema è quello di sempre “No alla mafia, sì alla legalità”. Sono quattro le categorie di concorso: danza, musica, teatro e narrativa/poesia, in cui si esibiranno i 12 finalisti provenienti da tutta Italia (le migliori tre performance per ogni categoria).
Anche per questa edizione, #Noi ha voluto puntare su una giuria popolare, che sarà chiamata a decretare il vincitore. Faranno parte della giuria: l’attrice Marina Vitolo, il regista Francesco Sala, la ballerina Anna Mastrangelo, il produttore Massimo Bonelli, la giornalista Federica Angeli e, da quest’anno, un giovane esponente della Uil e una studentessa della Sezione Giovani #Noi. A presentare l’evento, l’attrice e modella Alessandra Casale.
Come sempre il vincitore del Talent riceverà un premio in denaro di 1000 euro, mentre i migliori delle categorie in concorso riceveranno delle Masterclass offerte dagli artisti professionisti che compongono la nostra giuria.
“La criminalità – ha dichiarato il presidente dell’associazione antimafia #Noi Massimo Coluzzi – si vince solo insieme, facendo rete, dandosi coraggio l’un l’altro, spalla a spalla. Grazie a tutti quelli che si sono messi in gioco con le loro capacità artistiche, perché portando la bellezza della legalitá saremo sempre più un presidio di giustizia per le nostre città. E grazie alla Uil, al suo Segretario PierPaolo Bombardieri per aver sostenuto con #Noi questa esperienza e averci fatto capire che insieme davvero tutto è possibile”.
Per partecipare all’evento del 9 luglio come spettatori, nel Teatro Tor Bella Monaca, è necessario scrivere a questo numero Whatsapp 3920750683 oppure mandare un’e-mail a [email protected], altrimenti chiamare al telefono fisso 062010579.
Il costo del biglietto d’ingresso è di 10 euro adulti, 5 euro ridotto.

– foto agenziafotogramma.it –

(ITALPRESS).

Gioco legale, per gli italiani è decisivo il ruolo dello Stato

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ROMA (ITALPRESS) – È stato presentato alla Sala Capitolare di Palazzo della Minerva del Senato il secondo Rapporto Lottomatica-Censis “Il Gioco Legale in Italia. Il valore sociale ed economico del gioco”. L’indagine approfondisce il significato sociale e le funzioni del settore del gioco legale in Italia, un’attività di massa che coinvolge milioni di persone e che rappresenta un asset economico del Paese che genera imprese, occupati e proventi fiscali. La stragrande maggioranza degli italiani considera decisivo il ruolo dello Stato ed essenziale quello dei concessionari per garantire un sistema sicuro, controllato, legale che faccia da argine a quello illegale. Significativa la ripresa della raccolta delle puntate.
Il 69,4% degli italiani definisce il gioco un’attitudine umana, mentre al 47% è capitato di praticare uno o più tipi di gioco legale nel corso dell’ultimo anno. Quasi 23 milioni di italiani, quindi, dichiarano di avere giocato almeno una volta negli ultimi dodici mesi. La transizione accelerata alla digital life ha significato anche per il gioco la diffusione delle attività online e, tra coloro che hanno giocato legalmente nel corso dell’anno, al 56,4% è capitato di farlo anche a distanza.
Si consolida tra gli italiani l’idea del gioco legale come risorsa da valorizzare dal punto di vista economico e sociale. Intrattenimento, ma anche antidoto all’illegalità, un giudizio che riguarda il 77,4% della popolazione (l’82,7% tra i giovani). Emerge un valore economico che si condensa nel volume d’affari che il gioco legale attiva, nella filiera di imprese con relativa occupazione, nella creazione di benefici per la fiscalità a supporto della spesa pubblica.
Il 61,3% degli italiani è convinto che un approccio restrittivo al gioco legale ridurrebbe il numero di italiani che gioca legalmente, ma aumenterebbe il numero di persone che gioca illegalmente, a beneficio della criminalità.
L’80,6% degli italiani pensa che restringere l’ambito del gioco legale rafforzerebbe quello illegale: nel 2021 la quota era del 59,6%. Il 68,8% degli italiani è anche contrario a una riduzione dei luoghi fisici in cui è possibile giocare legalmente, poiché provocherebbe il trasferimento dei giocatori in luoghi non controllati.
Assume rilievo il ruolo di regolatore e gestore dello Stato, che per il 91,3% degli italiani è fondamentale insieme all’attività svolta dai concessionari, dalla cui qualità e affidabilità, secondo l’87,7% dei cittadini, dipendono il rispetto delle regole sul gioco stabilite a livello statale e la tutela dei consumatori.
L’88,6% dei cittadini ritiene che la regolamentazione del comparto del gioco legale debba essere decisa dallo Stato, con regole uniformi su tutto il territorio nazionale. È auspicabile, altresì, l’adozione di un Testo Unico di regolazione per definire competenze e confini tra tutela della salute, ordine pubblico, aspetti fiscali, commerciali e digitali.
L’89,7% degli italiani è convinto che lo Stato abbia il compito di sensibilizzare e informare sui rischi di dipendenza dal gioco, ma che ciascuno debba poi essere libero di decidere se giocare o meno. Si tratta di un’opinione condivisa trasversalmente a età, sesso, reddito, titolo di studio, territorio di residenza e situazione occupazionale.
Nel 2022 si registra un incremento delle entrate erariali per le casse dello Stato, intese come il totale derivante dall’imposizione fiscale, che sono pari a 11,2 miliardi di euro, prossime al dato del 2019 (pre-pandemia), che era di 11,4 miliardi di euro. I numeri del 2022, quindi, vanno letti come segnali di vitalità di un settore che, allentati i vincoli e le restrizioni, ha recuperato il suo spazio.
Per Sandra Savino, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, “è necessario mettere ordine rispetto al settore del gioco legale in Italia. In tal senso, ho convocato un tavolo con gli attori principali del comparto in vista della delega fiscale. Occorre, peraltro, coinvolgere le Regioni affinché sia prevista una disciplina uniforme con l’adozione di un Testo Unico. Il Governo è molto attento a garantire la trasparenza e la legalità definendo regole certe per tutelare le imprese del settore”.
Wanda Ferro, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, ha sottolineato che “il secondo Rapporto Lottomatica-Censis è uno strumento fondamentale che consente di affrontare con consapevolezza un settore importante e strategico dal punto di vista economico e sociale. Per milioni di italiani il gioco è un’attività di divertimento praticata in maniera responsabile. È opportuno, dunque, che avvenga all’interno di un quadro regolatorio adeguato. Bisogna coniugare la libertà del cittadino con la tutela delle fasce più vulnerabili attraverso politiche di formazione e sensibilizzazione”.
Marco Osnato, Presidente della Commissione Finanze della Camera, ha evidenziato che “gli italiani si dichiarano favorevoli al gioco legale. La delega fiscale che stiamo affrontando in queste ore prevede il dialogo tra gli operatori del settore e i Comuni affinché all’interno dei territori siano individuati luoghi adeguati. Il Governo ha a cuore lo sviluppo di un settore che ha dimostrato negli anni come contemperare un’esigenza dello Stato con la libertà di impresa”.
Secondo Mario Lollobrigida, Direttore Centrale Giochi Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, “è fondamentale definire un sistema legale per l’allocazione dei punti di gioco. In questa prospettiva il gestore diventa anche un presidio di legalità sul territorio. Auspico, pertanto, che nella delega fiscale vengano individuate regole condivise attraverso il dialogo con gli enti locali”.
Per Guglielmo Angelozzi, Amministratore Delegato Lottomatica, “dal secondo Rapporto che abbiamo elaborato insieme al Censis emerge con chiarezza il valore sociale ed economico del gioco legale, che rappresenta sempre più un asset di riferimento per il Paese. Gli italiani considerano decisivo il ruolo dello Stato e l’attività dei concessionari e ritengono che una riduzione del gioco legale rafforzerebbe quello illegale. Continueremo, quindi, a garantire il nostro massimo impegno per assicurare le giuste regole in materia, nella consapevolezza di svolgere una funzione utile allo sviluppo occupazionale e imprenditoriale”.
Secondo Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, “il gioco legale ha valore sociale perché è un’attività di massa che coinvolge milioni di italiani che si divertono e inseguono, anche solo per un momento, un sogno, e ha valore economico perché alimenta un sistema fatto di imprese, lavoratori ed entrate per lo Stato. Gli italiani chiedono di poter giocare in tranquillità e sicurezza all’interno di un sistema in cui lo Stato deve stabilire il perimetro entro cui giocare e i concessionari lo devono far rispettare”.

– foto ufficio stampa Italcommunications –

Al via progetto “Concerti per le periferie” nel Napoletano

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NAPOLI (ITALPRESS) – Nell’ambito della cultura della legalità il Comando provinciale Carabinieri di Napoli ha organizzato una serie di incontri in tutta la provincia con al centro la musica. Si chiama “Concerti per le periferie” il progetto – realizzato con il patrocinio di diversi comuni dell’Hinterland napoletano – che vede l’Arma dei Carabinieri vicina ai cittadini non solo con servizi di prevenzione e repressione ma anche con iniziative di “prossimità”, in questo caso attraverso la musica. E’ quanto si legge in una nota.
Prima tappa Afragola dove, davanti la Parrocchia San Michele Arcangelo nel rione Salicelle, la Fanfara dell’Arma dei Carabinieri si è esibita davanti a tanti bambini e famiglie in un contesto di assoluta serenità e divertimento.
Il progetto, che ha ottenuto grandissima soddisfazione da parte di tutti – grandi e piccini – andrà avanti e vedrà i carabinieri suonare ancora in diverse periferie, conclude la nota.

foto ufficio stampa Carabinieri
(ITALPRESS).