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Codice appalti e Pnrr al centro della relazione dell’Anac

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ROMA (ITALPRESS) – I numeri e gli interventi per quanto riguarda i fascicoli di vigilanza aperti in merito alle presunte violazioni sulla prevenzione della corruzione, i pareri in relazione al nuovo codice degli appalti, una sostanziale bocciatura dell’attuale impostazione del decreto per il Ponte sullo Stretto e la necessità di rinegoziare alcune misure del Pnrr al centro della relazione annuale dell’Anac, presentata dal presidente Giuseppe Busìa presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati. Nel 2022 è stata registrata in base ai dati Anac un’importante impennata degli affidamenti e il valore complessivo degli appalti di importo superiore a 40.000 euro è stato di circa 290 miliardi, con un incremento pari a circa il 39% rispetto al 2021 e al 56% rispetto al 2020.
“Nei contratti pubblici non basta soltanto fare presto, occorre anche fare bene, valorizzando la buona progettazione e ricercando la qualità. Non solo il quando, anche il come e con chi, senza mai cadere nella pericolosa scorciatoia di contrapporre efficienza e legalità”, ha spiegato Busìa introducendo l’argomento del codice degli appalti.
“La deroga non può diventare regola, senza smarrire il suo significato e senza aprire a rischi ulteriori. Nell’epoca del digitale, sorprende che per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti e foriere di rischi. Tra queste, l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per i servizi e le forniture, l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro – ha aggiunto chiedendo una riduzione delle stazioni appaltanti – Esiste una buona semplificazione, ed è questa che tutti insieme dobbiamo cercare. Non possiamo più sostenere un tipo di architettura istituzionale nella quale tutte le 26.500 stazioni appaltanti registrate possano svolgere qualunque tipo di acquisto, a prescindere dalle loro capacità: occorre pertanto una drastica riduzione del loro numero. Soltanto le amministrazioni in grado di utilizzare le più evolute tecnologie possono gestire le gare più complesse – ha precisato – E’ necessario ridurre le stazioni appaltanti, non solo per rispondere all’obiettivo posto dal PNRR, ma anche per assicurare rapidità nelle procedure, selezionare i migliori operatori e garantire maggiori risparmi nell’interesse generale”.
Per quanto riguarda invece il ponte sullo Stretto, Busìa ha affermato come sia stato “rilevato uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi. Da parte di Anac sono stati proposti alcuni interventi emendativi volti a rafforzare le garanzie della parte pubblica – ha ricordato -, che però in sede di conversione del decreto il Governo non ha ha accolto”. Sul fronte del Pnrr, per Busìa sarà decisiva “la rinegoziazione di alcune misure, perché non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza e per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei – ha aggiunto – Il Pnrr deve essere terreno condiviso e la precondizione è la massima trasparenza e controllabilità dei progetti e dello stato degli investimenti. Sebbene sia fisiologico che gli investimenti si concentrino nella fase conclusiva del piano, è evidente che la salita sarà da ora particolarmente ripida”.
Per quanto riguarda invece il macrotema della corruzione, nel 2022 l’Anac ha aperto 721 fascicoli di vigilanza su presunte violazioni sulla prevenzione del fenomeno e sulle norme della trasparenza.
Nel dettaglio, per quanto riguarda la vigilanza sull’anticorruzione sono 212 i procedimenti di cui 134 in seguito a segnalazione. Al contempo, Anac ha inoltre esaminato in tutto 7.355 richieste e i procedimenti di vigilanza sulla trasparenza sono stati 234. Sempre lo scorso anno, sono pervenute 347 segnalazioni di whistleblowing, di cui 272 relative a presunti illeciti. “Sul fronte europeo, il contrasto alla corruzione ha segnato un risultato importante, visto che il 3 maggio scorso la Commissione Europea ha presentato una proposta di direttiva per la lotta a questo fenomeno, con l’obiettivo di assicurare una risposta omogenea ed efficace – ha sottolineato Busìa – Abbiamo accolto con grande soddisfazione la proposta che avevamo sollecitato anche di recente. Nell’ambito della lotta alla corruzione non possiamo permetterci passi indietro e titubanze”.
Come si evince inoltre dal rapporto sulla corruzione nel mondo, pubblicato a gennaio, dalla nascita di Anac nel 2014 a oggi l’Italia ha fatto un passo avanti di 28 posizioni, passando dalla 69esima alla 41esima nella graduatoria sulla corruzione percepita.

credit photo agenziafotogramma.it

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L’Italia si riappropria di 821 reperti storici trafugati

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ROMA (ITALPRESS) – Sono 821 i reperti archeologici recuperati e rimpatriati a seguito della conclusione di un lungo negoziato con i liquidatori della Symes Ltd, una società di diritto inglese in liquidazione, appartenuta al mercante d’arte, Robin Symes, che si è in realtà rivelato un trafficante di beni culturali. L’attività di recupero di questi beni, rinvenuti in passato in scavi clandestini all’interno del territorio italiano, è stata avviata nel 2007 e si è svolta tramite le indagini del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Gli inquirenti sono stati coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, che ha lavorato per contrastare il traffico internazionale di beni culturali, che è poi sfociat anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile, condotta in stretta collaborazione con il Ministero della Cultura attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato.

I reperti sono databili tra l’VIII secolo a.C. e l’epoca medievale, per un valore di 12 milioni di euro, e offrono uno spaccato delle molteplici produzioni dell’Italia antica e delle isole, riflettendo al contempo la lacerazione insanabile subita dai numerosi e diversificati contesti archeologici oggetto di depredazione, concentrati in particolare nell’ Etruria e nella Magna Grecia. Tra i pezzi più pregiati, un tavolo tripode in bronzo proveniente da un contesto aristocratico dell’orientalizzante etrusco, due testiere equine da parata di ambito appulo-lucano, due pitture funerarie di area meridionale. Risalenti all’epoca romana alcune teste virili in marmo di età imperiale, varie porzioni di statue e gruppi bronzei, o, ancora, il dipinto parietale con raffigurazione di tempietto strappato con ogni probabilità da una residenza vesuviana.

Ci sono anche 26 collane ricomposte, armi, utensili, suppellettili, sarcofagi, oggetti votivi. Inoltre, altri 71 reperti, che adesso sono negli Stati Uniti, verranno recuperati nei prossimi giorni dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. “Le indagini sull’arte non finiscono mai, perché l’arte, soprattutto italiana, è sempre stata depredata per anni e continua ad esserlo. E non dobbiamo arrenderci. Non è finita qui. Sappiamo che contiamo su delle spalle molto larghe del Ministero della Cultura” ha detto il Comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Vincenzo Molinese. Il Comandante ha anche chiarito il ruolo di Symes: un soggetto che ha svolto tra la Svizzera, hub di passaggio dai paesi sorgente come Italia e Grecia, e Londra il commercio illegale tramite un mercato globale attingente dalle attività di scavo ed esportazione illecita dei beni trafugati. Ed è così che ha indirizzato il focus su un sistema di cosiddette Archeomafie, ossia di compagini articolate e divise in vari compiti.

Secondo il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “dobbiamo affermare il principio della legalità internazionale rispetto alle opere d’arte, che non possono diventare oggetto di attività illecite e di archeomafie. Il mercato illegale deve essere stroncato. Anche perché stiamo favorendo la circolazione legale delle grandi opere attraverso le mostre”. “Abbiamo un sistema collaudato – aggiunge -, che si sviluppa sempre di più, di grandi mostre promosse dalle Istituzioni che consente una circolazione legale. In queste operazioni di recupero ho notato una certa intelligenza di azione e di opera di individuazione della matrice illegale. Poi ci vuole l’intelligenza e il lavoro diplomatico per portare all’interno queste opere e mi fa piacere la collaborazione con la Grecia”. Infine conclude con un input rivolto ai vari funzionari: “Quello che viene recuperato non deve finire nei depositi ma deve essere immediatamente musealizzato e diventare fruibile, o dandolo a musei già collaudati oppure progettando ad hoc delle iniziative per il pubblico, per coloro i quali vogliono apprezzare la bellezza e la cultura”.

foto xl5 Italpress
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La Polizia incontra 3000 studenti a Roma, madrina Paola Cortellesi

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ROMA (ITALPRESS) – È stato un successo la X edizione della campagna educativa itinerante della Polizia di Stato e del Ministero dell’Istruzione e del Merito “Una vita da social”, nell’ambito del progetto “Generazioni Connesse”. L’evento conclusivo, organizzato dalla Questura di Roma, d’intesa con il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Roma, sotto l’egida della Segreteria del Dipartimento- Ufficio Relazioni Esterne e del Servizio Polizia Postale, si è svolto all’interno del meraviglioso parco di Villa Doria Pamphilj.
Gli oltre 3000 studenti presenti, che durante l’anno hanno partecipato con entusiasmo al progetto Scuole Sicure, hanno trovato ad attenderli non solo il Truck della Polizia Postale, ma anche il Camper Rosa della campagna “Questo non è amore”, il Nucleo Artificieri, le Squadre dei Cinofili, il Reparto a Cavallo, la Squadra Fluviale, l’Ufficio Sanitario, la Polizia Scientifica, le Fiamme Oro, le bellissime auto storiche della Polizia, la Polizia Stradale, la Polizia Ferroviaria, il Reparto Volo, i mezzi del Reparto Mobile e l’ormai immancabile Lamborghini con i colori di istituto che, con il suo inconfondibile stile, catalizza sempre l’attenzione dei giovani e di tutti i partecipanti. Un contributo importante è stato dato anche dalla Protezione Civile e dai volontari dell’Anps. All’evento hanno partecipato anche gli amici dell’Associazione Donatori Nati.
Sempre emozionante l’esibizione della Fanfara a Cavallo della Polizia di Stato che, come tradizione, ha chiuso il concerto con il “Canto degli italiani”. Madrina dell’evento è stata l’attrice Paola Cortellesi che ha tenuto dal palco del Truck una bellissima lezione di legalità, coinvolgendo tutti i ragazzi presenti in un dibattito sul tema del bullismo. Sul palco anche il calciatore dell’AS Roma Marco Cassetti, e le atlete delle Fiamme, Valentina Vezzali, Viviana Bottaro, e Maria Centracchio, tutti uniti nel ribadire l’importanza dello sport nel processo educativo dei ragazzi. All’iniziativa, oltre al Prefetto di Roma, Lamberto Giannini e al Questore di Roma Carmine Belfiore, hanno partecipato i dirigenti degli Uffici provinciali delle specialità della Polizia di Stato, il Presidente del XII Municipio Elio Tomassetti, il Comandante del II Nucleo Operativo Metropolitano – in rappresentanza del Comando Provinciale della Guardia di Finanza ed il Comandante del XII Gruppo Monteverde Polizia Locale Roma Capitale.

foto ufficio stampa Polizia di Stato
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Strage Capaci, all’albero Falcone l’abbraccio di Palermo nel ricordo delle vittime

PALERMO (ITALPRESS) – Sono le 17:58. I nomi delle vittime delle stragi di Capaci e via d’Amelio letti ad alta voce da Piero Grasso, con Maria Falcone accanto, gli applausi, il suono della tromba, il silenzio: è l’abbraccio di Palermo a Giovanni Falcone e all’albero che ne porta il nome. Intorno una folla oceanica, che nel trentunesimo anniversario della strage di Capaci rende omaggio alle vittime. Un omaggio che ha toccato anche le vittime delle stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano, in occasione del trentesimo anniversario. Ci sono studenti, rappresentanti politici, forze dell’ordine: un’immensa platea che ha voluto dare l’ennesimo segno di legalità e di coesione contro la criminalità organizzata.
Contrariamente a quanto avvenuto gli anni scorsi, stavolta nell’attesa dell’orario della commemorazione non si è esibita nessuna figura del mondo dello spettacolo: la decisione è da ricondurre al rispetto per la drammatica situazione in cui versa l’Emilia-Romagna a causa del maltempo.
“Mi associo al dolore di chi in questi giorni ha perso tutto – afferma Maria Falcone – so cosa significhi vedere una persona cara che viene uccisa”. Non nasconde una certa emozione quando le ricordano una frase pronunciata l’anno scorso in occasione del trentennale della strage di Capaci, in cui aveva invitato i presenti a recarsi all’albero qualora Matteo Messina Denaro fosse stato catturato: il 16 gennaio l’albero Falcone è stato effettivamente circondato da persone desiderose di assecondare tale richiesta.
La lettura dei nomi è partita dalle vittime delle stragi del 1993, proseguendo con gli agenti della scorta e chiudendosi con Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone: poi è silenzio e dolore, di chi ricorda e non dimentica. Dalla folla si alza anche il grido “fuori la mafia dallo Stato”, come un monito a ricordare che nonostante la cattura di Messina Denaro il lavoro non è ancora finito.
foto xd8 Italpress
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Maruotti “Condotte siano conformi a buone regole sociali”

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Si è celebrata a Palazzo Spada la “Giornata della legalità” con la partecipazione dei rappresentanti di oltre ottanta istituti scolastici di tutta Italia, che hanno inviato disegni, fiabe e video. Ad attenderli, nel cortile di Palazzo Spada, la banda dell’Arma dei Carabinieri. Nell’aula di Pompeo, il presidente del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti, ha salutato i partecipanti sottolineando come l’educazione scolastica sia decisiva “per la migliore formazione delle coscienze dei singoli, ispirate ai valori della legalità, della solidarietà e del rispetto degli altri, perché – con l’esempio degli insegnanti – sin da bambini si può contribuire alla costruzione di una società migliore. Una società giusta e inclusiva richiede che le condotte siano conformi non solo alle leggi, ma anche alle buone regole sociali. La considerazione degli altri deve essere parte essenziale del vivere nella comunità e deve manifestarsi anche nella comprensione e nel recupero di chi abbia sbagliato. Lo Stato siamo tutti noi”. Nel ricordare le vittime della criminalità organizzata, l’avvocato Giangiacomo Palazzolo – componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa – ha in particolare commemorato il suo concittadino Peppino Impastato, che ebbe il coraggio di lottare contro il sistema mafioso. “Anche grazie al suo sacrificio, oggi i giovani siciliani sanno cosa è la mafia e sanno come combatterla”. Il consigliere di Stato Giulio Veltri ha sottolineato come vi sia stato un passaggio generazionale, da un periodo in cui dominavano l’omertà e l’indifferenza all’attuale condivisione delle attività dello Stato di contrasto alla criminalità. Di grande interesse anche l’intervento del giudice Marco Bisogni e la testimonianza di Antonio Salvia, figlio del vicedirettore del penitenziario di Poggioreale di Napoli che fu ucciso da appartenenti alla nuova camorra organizzata. L’evento, condotto dalla giornalista Giorgia Rombolà, si è concluso con il coro delle voci bianche dell’Istituto Comprensivo Virgilio di Roma.
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-foto ufficio stampa Consiglio di Stato-

Strage di Capaci, a Palermo la marcia degli studenti contro la mafia

PALERMO (ITALPRESS) – Decine di istituti scolastici di Palermo e provincia si sono radunati davanti al Palazzo di Giustizia per una marcia contro la mafia in ricordo del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani assassinati nella strage di Capaci.
“Abbiamo pensato di organizzare questa marcia che collega simbolicamente il Tribunale con la Questura nel ricordo dei martiri del 23 Maggio. La nostra presenza qui è il segno del protagonismo della scuola per diffondere la cultura antimafia. La mafia va uccisa con la cultura, e quindi va sconfitta con la scuola”, ha sottolineato Giusto Catania, dirigente scolastico dell’Istituto Giuliana Saladino, scuola capofila Rete cultura antimafia, tra i promotori dell’iniziativa che vede l’adesione di 87 istituti scolastici tra medie ed elementari.
“Schifo la mafia” e “Viva la giustizia”, hanno urlato a gran voce centinaia di ragazzi per le vie del centro storico, tra via Volturno, Via Ruggiero Settimo, Via Maqueda, Corso Vittorio Emanuele fino a raggiungere la Questura, dove un funzionario ha rivolto i suoi saluti a nome del questore Leopoldo Laricchia.
“E’ necessario fare memoria sempre, quotidianamente e questa è la funzione della scuola che nella sua azione didattica e padegoca riesce a fare memoria – ha aggiunto Catania -. Questi ragazzi e questi bambini trentuno anni fa neanche erano nati, eppure sentono il bisogno di essere presenti e manifestare il proprio impegno. E questo non solo oggi, ma trecentosessantacinque giorni l’anno”.
Organizzata dalla Rete per la promozione della cultura antimafia, la marcia si è conclusa in Piazza Sett’Angeli, davanti al Convitto Nazionale Giovanni Falcone. Qui Tina Montinaro, vedova dell’agente Antonio Montinaro, e in prima fila durante tutto il corteo, ha voluto infine ringraziare i ragazzi, per avere reso omaggio non solo ai magistrati, ma anche ai componenti della scorta, sottolineando ancora una volta come la memoria sia riscatto, un antidoto all’indifferenza. “Dobbiamo dire grazie a loro perchè hanno dato la possibilità a questa città, e all’Italia, di camminare a testa alta – ha dichiarato – Come già ribadito però, dovete essere voi giovani a perseguire la strada antimafia. Per farlo dovete essere dei bravi bambini, quindi dei bravi cittadini. Avervi qui è per me un regalo. Grazie”.
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Maria Falcone “Occorre maggiore attenzione contro le mafie”

PALERMO (ITALPRESS) – Nel trentesimo anniversario delle stragi mafiose d’Italia la Fondazione Falcone dedica il prossimo 23 maggio a tutte le vittime, in special modo alla piccola Nadia Nencioni, assassinata con l’intera famiglia il 27 maggio del 1993 nella strage dei Georgofili a Firenze. Il titolo del trentunesimo anniversario della strage di Capaci infatti, “Il tramonto si avvicina” è tratto dall’ultima poesia che la bambina scrisse in ospedale, il medesimo componimento che ha ispirato il codice dell’operazione della cattura di Matteo Messina Denaro lo scorso 16 gennaio. Infatti, per volontà della Fondazione Falcone il prossimo 23 maggio si ricorderanno con Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro insieme a Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, anche tutte le altre vittime delle stragi del 1993.
E’ proprio dalla cattura di Matteo Messina Denaro che Maria Falcone, Presidente della Fondazione Falcone, avvia la riflessione sul bilancio di questi ultimi trent’anni di impegno: “Abbiamo incontrato migliaia di giovani nelle scuole di tutta Italia in questi anni, ogni giorno penso e sono grata alle insegnanti per il lavoro instancabile di cura nei confronti della memoria dei fatti di allora e della promozione di un nuovo modello di società della giustizia e della fiducia, al contempo sono però consapevole che non basta ancora, non è sufficiente”.
“La cattura del boss Messina Denaro – sottolinea Maria Falcone – rivela un’ampia porzione della società disposta ad aiutare i mafiosi, al Sud come al Nord, persone e professionisti consapevoli di fare affari con i boss e coi complici, a chiedere loro favori. Oggi più che mai quindi serve agire nella comunità, perchè contro la mafia non basta la legalità ma servono anche cultura, passione e impegno, sperimentando nuovi linguaggi e nuove forme di aggregazione civile, unendo le istituzioni e le imprese in questa nuova stagione della consapevolezza. Dobbiamo vincere la mafia, non soltanto contrastarla, restando lontani dal personalismo ed essendo di esempio, per coraggio e fantasia, restando autonomi”.
La Fondazione Falcone è impegnata nella progettazione e nella realizzazione del primo museo del presente e della memoria del Paese, uno spazio nuovo dedicato a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, a tutte le vittime di mafia. Il museo, che aprirà aprirà in autunno, è progettato negli spazi storici di Palazzo Jung, adiacente a piazza Magione e vicino all’Orto Botanico, nel cuore della Kalsa e della vecchia Palermo, a pochi metri da dove sono nati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’edificio di proprietà della Città Metropolitana è stato conferito, per i prossimi anni, alla Fondazione intitolata al magistrato assassinato a Capaci il 23 maggio del 1992 con la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di Polizia Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
“Iniziare le commemorazioni del trentunesimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, volendo a Palazzo Jung il ‘Museo del presente e della memoria della lotta alle mafie dedicato a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino e a tutte le vittime di mafià, è un momento molto importante e significativo per Palermo – sottolinea il Sindaco della Città Metropolitana, Roberto Lagalla -. Accogliendo l’idea della Professoressa Maria Falcone, il museo diventerà uno dei simboli della nostra città, un luogo che nasce dalla intensa collaborazione tra il Comune, la Fondazione Falcone e la Città Metropolitana di Palermo che ha messo a disposizione questo spazio che si affaccia sul quartiere della Kalsa e che potrà dare un grande impulso proprio alla riqualificazione di quest’area”.
“Non sarà solo un museo della memoria – prosegue Lagalla – ma uno spazio fluido di incontro sul contemporaneo e di riflessione per un nuovo patto generazionale a sostegno della legalità. Nella nostra idea c’è la volontà di fare di questo luogo un osservatorio privilegiato per raccontare le storie e il sacrificio di chi ha combattuto il crimine organizzato e per testimoniare la reazione culturale e l’impegno civile che, sulla scia del coraggioso esempio di quegli eroi, hanno animato una lunga e proficua stagione di resistenza alla mafia da parte della comunità, fino a rendere oggi Palermo un punto di riferimento per la affermazione dell’impegno civile. Gli studenti e i giovani saranno protagonisti attivi di quello che auspichiamo possa divenire un museo interattivo, narrante e diffuso nel territorio nazionale che, oltre a portare la nostra storia in altre città italiane, si proponga come luogo di ospitalità delle culture sociali e del lavoro per la bellezza, di riflessione per i turisti, per il mondo del lavoro, per le imprese e per i cittadini. Il Comune di Palermo e la Città Metropolitana continueranno ad assicurare sostegno e collaborazione alla proposta progettuale della Fondazione Falcone. Quella collaborazione che non mancherà anche nell’iniziativa di salvare l’Albero Falcone, il monumento della memoria vivente in via Notarbartolo, per il quale ho voluto coinvolgere l’Università degli Studi di Palermo e il professore di Colture arboree Giuseppe Barbera”.
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Allarme Cgil, Mannino “C’è un calo di tensione nella lotta contro la mafia”

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PALERMO (ITALPRESS) – “Assistiamo oggi a un calo di tensione nella lotta contro la mafia. Si varano provvedimenti come quelli sugli appalti che allargano le maglie della discrezionalità, la pubblicistica privilegia il gossip piuttosto che la ricerca della verità su complicità e collusioni, viene riabilitato un ceto politico che per quanto abbia scontato i suoi debiti con la giustizia non può tornare illibato. E’ come se Peppino Impastato e Giovanni Falcone fossero morti invano”. Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino. “L’attuale clima – aggiunge Mannino – ci preoccupa, la mafia è entrata in tanti settori economici, dai rifiuti alla sanità, anche grazie a un ceto politico se non colluso compiacente. I fatti ma anche le dichiarazioni di esponenti politici e delle istituzioni rivelano un degrado morale che va contrastato. E’ necessario dunque che le forze democratiche e antimafiose della Sicilia – sottolinea Mannino – tengano accesi i riflettori su quanto accade e non consentano che sui temi della legalità e delle azioni contro la criminalità organizzata si stenda il velo dell’oblio”. Mannino sottolinea la “necessità di una Sicilia libera dai condizionamenti mafiosi in economia, nel lavoro e nelle istituzioni. Libera dal malaffare che la sta strozzando e che le impedisce di progettare il proprio futuro”. Dice il segretario della Cgil: “Il tempo di Pio La Torre, Impastato, Falcone è ora, è ora che dobbiamo mobilitarci e la Cgil è pronta a organizzare questa lotta. Come Impastato vogliamo che la bellezza della nostra terra e dei giovani sconfigga la misera di chi lucra e affama il popolo”.
Mannino chiede che “vengano svelate le reti di complicità e di corruzione che favoriscono gli interessi mafiosi, a cominciare da quelle che hanno consentito gli affari di Messina Denaro. E’ questo che ci interessa sapere: con chi faceva affari, su cosa aveva allungato le mani, chi glielo aveva consentito”. E aggiunge: “Ancora oggi, come diceva Pio La Torre, occorre seguire i soldi e svelare gli ‘affari’, chi ci sta dietro e chi partecipa, tutti soggetti che non fanno gli interessi della Sicilia e dei siciliani, anzi impediscono lo sviluppo della nostra regione, piegando per i propri interessi le risorse di cui la Sicilia può disporre”. Il segretario della Cgil ricorda “le innumerevoli truffe e appropriazioni indebite a valere dei fondi europei. E ora che ci sono pure le risorse del Pnrr – rileva – è lì che occorre tenere accesi i riflettori”. Ma non solo su quello che sarà ma “anche quello che è stato. E’ lecito quindi chiedersi a che punto siano le indagini su complicità e collusioni. Solo rompendo le dinamiche affaristiche-clientelari-mafiose, colpendo corruzione e mafia, si può pensare a innescare un trend virtuoso di sviluppo che porti a lavoro duraturo e di qualità”, conclude.

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