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Mafie, Corte Conti “Aumentano beni sequestrati ma criticità nel riuso”

ROMA (ITALPRESS) – “I provvedimenti di sequestro o confisca dei beni della criminalità organizzata sono in continuo aumento e superano costantemente i provvedimenti di riutilizzo, anche in virtù delle varie criticità rilevate”. E’ quanto afferma la Corte dei conti nella Delibera n. 34/2023/G della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, in cui la magistratura contabile ha esaminato le funzioni svolte dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Nel documento, la Corte ha rilevato che, “malgrado le cospicue risorse umane e finanziarie impiegate, il volume delle informazioni raccolte sui beni sequestrati o confiscati non è ancora confluito in un sistema di dati affidabile, completo e pienamente consultabile”.
Secondo i giudici contabili, inoltre, “gli ostacoli maggiori nel destinare a nuovo uso i beni sequestrati alle mafie sono legati, oltrechè alla lunghezza dei procedimenti, alla ridotta disponibilità finanziaria dei Comuni e degli enti del terzo settore, che rende difficoltoso l’avvio dei progetti di reimpiego sociale delle strutture sottratte alle organizzazioni criminali, soprattutto nel caso di immobili in cattivo stato manutentivo o soggetti a spese di gestione”. Anche in presenza di adeguate risorse – ha aggiunto la Corte -, la scarsa conoscenza della loro esistenza e delle modalità di acquisizione costituiscono significativi elementi di intralcio al riutilizzo sociale dei beni nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie. Le ulteriori difficoltà nell’elaborare stime affidabili ed attuali sul valore di mercato dei beni e la lunghezza dei tempi necessari alla verifica dei crediti dei terzi in buona fede delineano – ha concluso la magistratura contabile – un panorama complessivo che richiede una rinnovata capacità di concentramento delle energie umane e finanziarie – pur adeguatamente presenti nel sistema – per restituire slancio e credibilità all’azione istituzionale”.

– foto Agenziafotogramma.it –

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Protocollo Antimafia-Cesi, in Sicilia nasce l’Osservatorio per la legalità

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PALERMO (ITALPRESS) – Un protocollo d’intesa è stato firmato da Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, e dal presidente della Cesi – Conferenza episcopale siciliana, monsignor Antonino Raspanti. Prevede la creazione di un “Osservatorio permanente sulla diffusione della legalità” (O.PE.DI.L), composto inizialmente da 10 esperti: 5 nominati dalla Cesi e 5 nominati dalla Commissione regionale Antimafia.
Si tratta di un accordo pensato per creare gli anticorpi necessari alla società civile per opporsi alla cultura della violenza e della sopraffazione, 30 anni dopo quel discorso epocale di papa Wojtyla fatto il 9 maggio del 1993 alla Valle dei Templi di Agrigento contro i mafiosi e la loro cultura della morte. “Una Caritas della legalità – ha detto il presidente Cracolici – che servirà a rendere sistemico l’impegno per antimafia e a organizzare meglio il sistema di contrasto all’indifferenza, che è il primo esercito della cultura mafiosa. Dobbiamo realizzare delle reti di partecipazione e conoscenza per creare una cultura della solidarietà operativa in tutta la Sicilia e in grado di marginalizzare la reputazione dei mafiosi, devono sentirsi degli estranei nelle nostre comunità”.
“Sconfiggere un fenomeno radicato come la mafia esige che le forze in campo collaborino tra loro e facciano rete per creare fermento culturale – ha detto monsignor Raspanti – è un problema di mentalità che richiede una ferma presa di posizione da parte di tutti, per questo abbiamo lavorato per una collaborazione che sia sistemica e non episodica con la commissione regionale Antimafia”.
“La composizione dell’Opedil – si legge nel protocollo – potrà essere integrata con rappresentanti delle Forze dell’Ordine o esponenti di altre realtà socio-economiche che hanno tra i propri scopi sociali la diffusione della legalità, con il compito di creare concrete occasioni di riflessione. L’Osservatorio resterà in funzione per tutta la durata della XVIII legislatura dell’Assemblea regionale siciliana, sciogliendosi al termine della stessa, salva la possibilità di essere rinnovato con analogo protocollo di intesa nel corso della successiva legislatura. La partecipazione all’Osservatorio è a titolo gratuito e non dà luogo ad alcuna forma di rimborso spese. L’Osservatorio avrà sede nei locali della Conferenza episcopale siciliana, a Palermo”.
Le funzioni dell’Osservatorio, si legge ancora, sono: “implementare e mantenere reciproci momenti di sintesi, riflessione e confronto sui temi legati alla mafia e alla criminalità organizzata in Sicilia, sulla diffusione della cultura della legalità, ponendo in essere iniziative condivise e sistemiche; promuovere in Sicilia iniziative di sensibilizzazione, nonché momenti formativi e di conoscenza del fenomeno mafioso e delle sue evoluzioni; contribuire all’individuazione e alla diffusione di linee guida e buone pratiche per la promozione ddella cultura della legalità; creare reti di collaborazione tra le realtà territoriali impegnate nell’antimafia sociale ovvero nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, nonché al supporto delle fasce fragili, in particolare negli ambienti a rischio di emarginazione sociale; favorire la realizzazione di progetti, dedicati in special modo ai minori e alle famiglie, volti a prevenire e distogliere gli individui dalla cultura mafiosa e dalle maglie della criminalità organizzata, che abbiano la capacità di contribuire allo sviluppo e al rafforzamento dell’affettività e della coscienza civica, fattori necessari ad un sano sviluppo della personalità, alla costruzione di relazioni salubri e al divenire membri attenti e attivi della comunità”.
La Cesi inaugurerà due nuovi centri di aggregazione per ogni Diocesi, ai fini della diffusione della cultura della legalità e della solidarietà.
foto xl7 Italpress

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I giovani ripudiano la mafia ma sfiduciano la politica

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PALERMO (ITALPRESS) – Gli studenti italiani ripudiano la mafia, ma cresce la loro sfiducia verso le classi dirigenti politiche.
Emerge dalla sedicesima indagine sulla percezione del fenomeno mafioso promossa dal Centro studi Pio la Torre, con il patrocinio del ministero dell’Istruzione, con la considerazione che “la mafia appare più forte dello Stato”. Relativamente alla domanda che indaga la fiducia sul voto nell’influenzare il mondo della politica, le modalità “abbastanza” e “molto” rappresentano le risposte di quasi i due terzi dei giovani coinvolti nell’indagine (rispettivamente 41,09% e 31,24%).
“Il ripudio della mafia da parte dei giovani è in quanto fenomeno criminale che condiziona la vita politica, la democrazia e lo sviluppo socio-economico di tutto il Paese. Contestualmente cresce la sfiducia verso le classi dirigenti politiche, soprattutto quelle locali ritenute responsabili della persistenza e riproduzione della mafia”, ribadisce Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi Pio La Torre.
Per molti giovani le organizzazioni criminali, infine, cavalcano i fenomeni migratori. In tutto 1.431 gli studenti delle scuole superiori del territorio nazionale che hanno partecipato all’indagine in base alla quale, per il 62,61% dei giovani coinvolti, non esiste un legame fra organizzazioni di stampo mafioso e immigrazione, mentre il 37,39% è di tutt’altra opinione.
Grande fiducia nei confronti dei loro insegnanti grazie ai quali hanno appreso che cosa siano la mafia, la legalità e la Costituzione Italiana, ma anche nei magistrati e nelle forze dell’ordine le cui azioni di contrasto antimafia, anticorruzione e antiviolenza diventano esempio da seguire. Ma è fondamentale la percezione che gli studenti hanno nei confronti della politica.
“Alla luce della crescente astensione riscontrata in occasione delle elezioni politiche ed amministrative del 2022 e 2023 – sottolinea Loredana Introini, presidente del Centro Pio La Torre – abbiamo inserito due domande che indagassero il modo in cui i giovani rappresentano la partecipazione politica e quanta fiducia ripongano nell’esercizio del voto per influenzare la politica”.
Rispetto ad alcune delle diverse modalità di partecipazione attiva, grande rilievo è stato dato all’attività sociale e di volontariato (44,58%), segue la partecipazione a partiti o movimenti politici (42,56%). Si tratta in entrambi i casi – tanto nell’ambito del terzo settore quanto in quello più propriamente della politica formalmente intesa – di manifestazioni di “cittadinanza attiva vissute come espressione di un’azione di gruppo”.

foto Centro studi Pio la Torre – da sinistra Vito Lo Monaco e Loredana Introini
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Il procuratore Lo Voi incontra gli studenti del Don Bosco di Palermo

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PALERMO (ITALPRESS) – Al Teatro Don Bosco Ranchibile di Palermo si è tenuto un incontro con il Procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, che ha risposto alle domande di ragazzi e docenti intervenuti all’incontro “Mafia e Corruzione: un problema solo nazionale?”. Un excursus sulla criminalità organizzata, sulla sua metamorfosi, a partire dagli anni più bui di Palermo, a partire dai nomi di chi ha pagato con la vita il proprio impegno nella lotta contro Cosa nostra. “Ho tanti ricordi che mi legano a Falcone e Borsellino, erano i nostri punti fermi. Dal 1992 la situazione è molto cambiata. Tutti i grandi capi di Cosa nostra sono stati arrestati, e fortunatamente possiamo dire tutti. Tutti sono stati condannati agli ergastoli che meritavano. L’arresto di Messina Denaro chiude un capitolo importante. Le indagini però devono andare avanti, perché la mafia non è finita e non può finire l’azione di contrasto contro Cosa nostra”, ha spiegato Lo Voi, sottolineando quanto mafia e corruzione siano una sfida attualissima, un fenomeno transnazionale che colpisce tutte le economie, e che per vincerlo servono cittadini per bene.
In una sala gremita di studenti, circa quattrocento, si è dato spazio ai ricordi, alle costanti attività di prevenzione svolte dalle forze dell’ordine, e al contempo alla preoccupazione sull’assalto ai fondi del Pnrr e sull’infiltrazione di soggetti insospettabili in centri di potere. “La corruzione comprende tutto quel vasto ambito di azioni contro la pubblica amministrazione – ha sottolineato il magistrato -. Abbiamo assistito a una sorta di inabissamento. Una delle principali arterie di Cosa nostra occupa centri di potere, si cela dietro a cosiddette a Facce pulite, insospettabili, mandate avanti a portare avanti gli interessi mafiosi. La situazione di Roma non è poi tanto differente da quella di Palermo. Abbiamo assistito allo scioglimento di comuni per infiltrazioni mafiose anche nella capitale. Si parla tanto dei fondi del Pnrr, perché anche lì il rischio c’è, anche lì agiscono facce pulite. L’allarme è noto a tutti e l’auspicio è che ci si muova con cautela, con visione concreta, prospettica”, ha aggiunto il Procuratore.
Non sono mancati i richiami a casi difficili, come quello su Giulio Regeni o su Emanuela Orlandi, e sui quali tuttavia Lo Voi ha preferito non pronunciarsi dal momento che sono in corso indagini. “Ogni inchiesta va contestualizzata – ha detto il magistrato -. Passano gli anni e trovare le parole giuste è difficile. Vorresti dare risposte, conforto, ma non si può”.
Francesco Lo Voi ha concluso l’incontro ringraziando con ammirazione gli studenti, e ai quali ha rivolto queste ultime parole: “Dobbiamo cogliere il buono che deriva dalle esperienze giudiziarie e sociali vissute in passato. Scordiamoci che tutto possa risolversi con l’intervento repressivo della magistratura e delle forze dell’ordine. Senza il coinvolgimento della società, di leve giovani, di ciascun cittadino che deve fare la persona per bene. Guardo con ottimismo il presente. Tutti dobbiamo fare qualcosa perché prima o poi questo bicchiere mezzo pieno si riempirà del tutto. Il quando dipende pure da noi. Continuo a restare ben volentieri in prima fila, ma spetta anche a voi farvi avanti”. Tra i presenti anche il Prefetto Maria Teresa Cucinotta, il Procuratore generale Lia Sava, il Preside dell’Istituto Don Bosco Ranchibile Nicola Filippone, Annamaria Palma Guarnier, Presidente Centro Cesare Terranova e Don Domenico Saraniti, Direttore dell’Istituto.

foto xm3 Italpress
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Mattarella “La Polizia interpreta i principi della Costituzione”

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ROMA (ITALPRESS) – “Celebriamo, quest’anno, il 75esimo anniversario dall’entrata in vigore della nostra Costituzione. Mi è grato esprimere, a centosettantuno anni dalla fondazione del Corpo, la gratitudine e l’apprezzamento della Repubblica alle donne e agli uomini della Polizia di Stato impegnati, ogni giorno, a inverarne e a incarnarne i principi”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al prefetto Lamberto Giannini, capo della Polizia – direttore generale della Pubblica Sicurezza. “Ogni giorno – sottolinea il capo dello Stato – la Polizia di Stato è chiamata a presidiare la cornice di legalità e di sicurezza necessaria al compiuto esercizio delle libertà personali e collettive. La medaglia d’oro al Valor Civile, attribuita alla bandiera della Polizia di Stato, ne è conferma e testimonianza. Ogni giorno le azioni di contrasto alle mafie colpiscono le pretese di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico, rafforzando le condizioni per lo sviluppo e la libertà di impresa. Ogni giorno prosegue l’impegno nella prevenzione dei rischi eversivo-terroristici, anche in ambiti sempre più strategici come la sicurezza delle infrastrutture informatiche, nonché nella cooperazione internazionale di polizia, di cui desidero sottolineare l’importanza nell’anno del centenario dell’istituzione dell’Interpol. Coniugando rigore ed equilibrio – aggiunge -, ogni giorno gli appartenenti alla Polizia di Stato sono interpreti dei valori costituzionali di solidarietà e di coesione sociale, come il contributo offerto in occasione di recenti eventi emergenziali e la complessa attività nel campo dell’immigrazione e dei servizi per l’integrazione degli stranieri. La dedizione al bene comune che caratterizza l’azione del Corpo, a rischio della vita nell’adempimento del proprio dovere, rappresenta un patrimonio e un esempio prezioso. Ai caduti e ai feriti, alle loro famiglie, rinnovo la vicinanza dell’intero Paese. A tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato e alle loro famiglie rivolgo, in questa ricorrenza, i più sentiti auguri”, conclude Mattarella.
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Rocco Chinnici uomo di Stato e genitore, spettacolo in scena al Parlamento Europeo

PALERMO (ITALPRESS) – Approda a Bruxelles, al Parlamento europeo, lo spettacolo teatrale ideato e diretto da Ugo Bentivegna e scritto con Giuditta Perriera, “Rocco Chinnici – il coraggio e la passione di un padre magistrato”.
Lo spettacolo verrà messo in scena domani, in occasione del quarantennale dalla strage che falcidiò il giudice Rocco Chinnici, il 29 luglio 1983 a Palermo.
Sul palco, nella parte di Chinnici, ci sarà Roberto Burgio, mentre Silvia Siravo interpreterà Caterina, figlia del giudice.
“Rocco Chinnici – il coraggio e la passione di un padre magistrato” è un omaggio alla figura di un grande magistrato, uomo di coraggio e intuizioni, ma anche il ricordo di un padre attento e premuroso, che non ha mai smesso di amare e proteggere la sua famiglia. Attraverso gli occhi della figlia Caterina, magistrato a sua volta ed europarlamentare, lo spettacolo ripercorre i momenti più importanti della vita familiare e lavorativa di Rocco Chinnici, a cui si deve tra l’altro l’ideazione del pool antimafia.
Foto ufficio stampa spettacolo, da sinistra Roberto Burgio, Ugo Bentivegna e Silvia Siravo
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La Polizia di Stato consegna “l’Olio di Capaci” al Vescovo di Cefalù

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PALERMO (ITALPRESS) – È stato consegnato al Vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, l’olio prodotto dagli ulivi del Giardino della Memoria che sorge a Capaci nello spazio adiacente al tratto autostradale devastato dalla strage del 23 maggio 1992 in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta della Polizia di Stato Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Alla cerimonia di consegna presso il Salone Sansoni del Palazzo Vescovile di Cefalù, in provincia di Palermo, hanno partecipato la Polizia di Stato rappresentata dal vicequestore di Palermo Francesco Virga e dal cappellano provinciale della Polizia di Stato don Massimiliano Purpora e alcuni studenti dell’Istituto comprensivo Nicola Botta di Cefalù, accompagnati da alcuni insegnanti e dalla dirigente scolastica, la professoressa Antonella Cancilla.
L’iniziativa, nata durante la raccolta delle olive nell’ottobre del 2021 e la consegna dell’olio ai Vescovi siciliani nel febbraio 2022, è curata dalla Polizia di Stato in collaborazione con l’Associazione Quarto Savona 15 e la Coldiretti, e quest’anno abbraccia tutta la Chiesa italiana allargandosi alle 226 Diocesi italiane.
Un valore fortemente simbolico quello della cerimonia nel 31esimo anniversario delle stragi del 1992, nel 30esimo degli attentati di Firenze, Milano e Roma ma anche della visita di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi con la condanna della mafia da parte del Papa e l’invito alla conversione, e l’omicidio di Padre Pino Puglisi.
L’olio che verrà aggiunto agli olii che saranno consacrati durante la Messa del Crisma, “profuma di rettitudine, di giustizia, risana le tante ferite che la mafia ha inferto, e dona luce perché frutto di chi ha dato la vita per la legalità”, è stato evidenziato nel corso della cerimonia. Particolarmente importante la presenza dei ragazzi della scuola, come ha sottolineato Virga, “perchè sono loro che con l’esempio e l’impegno quotidiano possono aiutare a migliorare la società, mantenendo vivo il ricordo delle vittime e non rendendo vano il loro sacrificio”.
“Il sacrificio delle vittime ha un legame profondo con quello di Gesù così come il Giardino dei Giusti di Capaci con l’orto degli ulivi che ha assistito alla preghiera di Gesù e al suo tradimento. Gli uomini della mafia pensavano di avere stritolato quegli uomini, di averli schiacciati, ‘moliti’, e invece loro hanno dato il vero olio, quello della testimonianza”, ha spiegato il Vescovo Marciante, che ha poi concluso con un auguri: “Che tutti possano essere unti da questo olio perché possa penetrare in profondità e donare la forza di rigettare il male, la mafia, e diventare testimoni autentici”.

foto ufficio stampa Diocesi di Cefalù
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Mattarella “Lavoro e istruzione decisivi contro le mafie”

ROMA (ITALPRESS) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale una delegazione dell’Associazione Libera contro le mafie, guidata dal presidente don Luigi Ciotti e composta dai presidenti di alcune Associazioni nazionali aderenti a Libera. Il capo dello Stato ha espresso riconoscenza a questa realtà. “Vi ringrazio per quello che in questi 28 anni avete fatto, facendo realizzare una coscienza sempre più ampia contro il fenomeno mafioso – ha spiegato -. Toccate temi e settori decisivi: quello della cultura, dell’istruzione, e quello della certezza di prospettive di crescita personale, di lavoro, due strumenti di lotta alla mafia particolarmente decisivi. Una società forte che resiste ai condizionamenti, alle lusinghe della corruzione, alle tentazione, è possibile se c’è un lavoro diffuso, robusto, da cui nessuno sia escluso”.
Per combattere il fenomeno mafioso occorre continuare a “formare coscienze, sollecitare a una condizione sociale che dia forza ai cittadini, io lo vedo nella mia città, nella mia regione, quanto è cresciuta la consapevolezza, soprattutto tra i giovani. L’ho visto giorni fa a Casal di Principe, mi ha colpito l’incontro con gli studenti. Nel volto dei giovani si vedeva il coinvolgimento, l’orgoglio di essere da una parte risultato e da una parte protagonisti di un’azione di riscatto che ha liberato quel territorio dalla condizione in cui si trovava, si deve avere fiducia nei giovani”.
Per don Luigi Ciotti “c’è bisogno di fatti di concretezza, il nostro è un impegno soprattutto sulla dimensione culturale, educativa e sociale, per noi il punto di riferimento resta la Costituzione italiana come etica del cittadino, la responsabilità per noi è la spina dorsale della democrazia, l’educazione e l’istruzione sono educatrici di vita, la violenza più difficile da combattere è la violenza culturale, l’omertà, è la più difficile di tutti da sconfiggere”.

– foto ufficio stampa Quirinale –

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