MILANO (ITALPRESS) – “E’ possibile: riutilizzo sociale dei beni confiscati, i risultati raggiunti e le sfide per il futuro”. E’ questo il titolo dell’incontro andato in scena a Palazzo Isimbardi, sede istituzionale della Città metropolitana di Milano. Un momento di formazione e confronto, rivolto agli amministratori pubblici, promosso dall’ente di area vasta in collaborazione con Libera, rete di associazioni impegnata contro le mafie. L’iniziativa fa seguito all’Accordo interistituzionale per la legalità (quinquennio 2021-2026), stipulato tra la Città Metropolitana di Milano, la Prefettura di Milano, l’associazione Libera, Anbsc, Comune di Milano per la promozione della cultura della legalità e il contrasto della criminalità e si inserisce in un percorso formativo e di sensibilizzazione culturale sui temi della legalità democratica, dell’etica e dell’impegno civile. Al Protocollo hanno al momento aderito 31 Comuni ed altri sono in procinto di firmarlo. Un incontro che ha coinvolto sindaci, assessori, consiglieri comunali, dirigenti e funzionari dei Comuni del territorio metropolitano e che prepara il terreno della XXVIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che si terrà a Milano il prossimo 21 marzo 2023.
Il tema del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie intende anche celebrare il 40° anniversario della legge Rognoni-La Torre del 1982. Non solo: nel corso del seminario, sono stati anche illustrati brevemente i contenuti dell’Accordo che sarà oggetto di una specifica iniziativa all’inizio del prossimo anno. A distanza di 40 anni dalla legge Rognoni-La Torre, che introdusse il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso ed il sequestro e la confisca dei beni di provenienza illecita, si contano, nella sola Lombardia, circa 190 Comuni destinatari di beni confiscati e – da un recente monitoraggio svolto da Libera – circa 150 associazioni e cooperative a cui è stata assegnata la loro gestione ai sensi del codice antimafia. Secondo i dati al 31 dicembre 2021, contenuti nella relazione annuale dell’Agenzia nazionale, in Lombardia sono in totale 1.162 i beni immobili già destinati agli enti territoriali (216 al Comune di Milano) e 206 mantenuti al patrimonio statale, mentre rimangono ancora 1.734 beni immobili da destinare, di cui 1.134 in confisca definitiva. Emerge però qualche criticità che, con questo incontro, cui ne seguiranno altri in un percorso formativo che porterà al 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, si vuole affrontare e risolvere.
La seconda edizione del rapporto “Rimandati” di Libera ha evidenziato, infatti, che su 188 Comuni monitorati in Lombardia, solo 69 pubblicano l’elenco e le informazioni sui beni immobili trasferiti nel proprio patrimonio. Di questi appena 12 lo fanno in formato aperto.
Il seminario di lavoro desidera quindi affrontare alcuni nodi ancora da sciogliere, nella prospettiva di gestione dei beni durante tutte le fasi del procedimento, di far conoscere le buone pratiche amministrative realizzate e – attraverso il confronto con i referenti comunali – di avanzare proposte migliorative verso un effettivo riutilizzo pubblico e sociale dei beni sottratti alle mafie ed ai corrotti. A guidare gli amministratori presenti (o collegati in streaming) in questo percorso formativo Alfredo Simone Negri, consigliere delegato all’Ambiente e Legalità della Città metropolitana di Milano; Lucilla Andreucci e Davide Pati di Libera; Simona Ronchi, dirigente dell’Ufficio Sede Secondaria di Milano dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
“Come consigliere delegato alla Legalità e come sindaco, sono molto orgoglioso di poter partecipare a questo momento di confronto e formazione, facendo leva sulle competenze di Libera e sulle esperienze di chi amministra la cosa pubblica – ha dichiarato Alfredo Simone Negri -. Credo che oggi, più che mai, sia importante guardare con attenzione a queste tematiche, soprattutto in vista dell’attuazione del Pnrr che, insieme a grandi opportunità economiche e di sviluppo, porta con sé anche molteplici rischi di infiltrazioni mafiose. Dobbiamo essere vigili e fermi nella nostra azione amministrativa, collaborando con istituzioni e forze dell’ordine, soprattutto nel nostro territorio, oggetto di grandi interessi economici. Per questo, nei prossimi giorni, invieremo ai Comuni l’adesione a un Protocollo sulla sicurezza del lavoro nel settore delle costruzioni, che per molti aspetti si sovrappone a questa tematica, soprattutto se consideriamo come si stia entrando nel vivo dell’attuazione dei progetti del Pnrr”.
Soddisfazione per Antonio Sebastiano Purcaro, Segretario e Direttore Generale, che ha voluto avviare il percorso: “Questo è solo il primo di alcuni momenti formativi rivolti agli amministratori e ai dirigenti della Pubblica Amministrazione e, in particolare, dei Comuni – ha precisato – Come ente di area vasta abbiamo il dovere e l’onore di promuovere politiche e azioni condivise a tutela della legalità: ringrazio Libera e tutti i presenti per il supporto e gli importanti contributi, che sono sicuramente un arricchimento importante per ognuno di noi”.
foto Città metropolitana di Milano, da sinistra Ronchi, Negri, Pati e Andreucci
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Città metropolitana di Milano e Libera promuovono impegno antimafia
Campidoglio e Carabinieri firmano accordo per contrastare i reati ambientali
ROMA (ITALPRESS) – Firmato dal Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e dal Generale di Brigata Valerio Giardina, Comandante dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, alla presenza del Generale di Corpo d’Armata Antonio Marzo, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, e dell’Assessora all’Ambiente e ai Rifiuti di Roma Capitale Sabrina Alfonsi, l’accordo di collaborazione tra Roma Capitale e il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica con il quale saranno potenziate le attività di prevenzione e contrasto di irregolarità amministrative e dei reati ambientali nella gestione dei rifiuti urbani. E’ quanto si legge in una nota.
L’Amministrazione Capitolina, sottolinea la nota, si avvarrà delle capacità e delle tecnologie di cui dispongono i Carabinieri Ambientali nel controllo del territorio. Oltre alle tradizionali modalità di intervento su siti critici, l’Accordo prevede l’utilizzo dei droni, rivelatisi estremamente efficaci sia ai fini del censimento e monitoraggio del territorio sia nelle attività di controllo e investigazione. Sarà favorito, inoltre, lo scambio di dati e conoscenze per definire nuove strategie di controllo e sostenere la formazione del personale della Polizia Locale di Roma Capitale, con l’obiettivo di attivare specifici Nuclei Ambiente.
Con questo Accordo, di durata biennale e rinnovabile, prosegue la nota, si intendono intensificare concretamente i controlli negli impianti di raccolta e trattamento dei rifiuti per evitare possibili infiltrazioni criminali, potenziare la vigilanza delle numerose aree dismesse e dei depositi abbandonati e contrastare attività illecite quali, ad esempio, trasporti abusivi o in strutture non autorizzate, presenza negli impianti di quantità di rifiuti superiori a quelle autorizzate, casi di incendi sia negli impianti autorizzati sia nei depositi abusivi.
“Ringrazio il Generale Giardina e il Comando dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica per il grande percorso di collaborazione che ci ha portati a firmare questo accordo. Lavoreremo fianco a fianco per rafforzare la prevenzione e il contrasto ai reati ambientali e alle irregolarità in un ambito fondamentale come quello della raccolta e della gestione dei rifiuti. La filiera di questo settore è tra le più permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata e lo è ancora di più quando le città devono fronteggiare una grave carenza di impianti. Questo accordo ci consentirà di potenziare i controlli, monitorare più efficacemente il territorio, rafforzare l’operato della Polizia Locale e condividere dati e informazioni. Accanto a tutto questo, proseguiamo con la massima convinzione la nostra azione per rendere Roma finalmente autosufficiente nella gestione dei rifiuti, come le altre grandi capitali europee. Un obiettivo fondamentale proprio a tutela della legalità, oltre che per la sostenibilità ambientale, la pulizia, il decoro e la vivibilità della città”, ha affermato il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
“Il Comando Carabinieri Tutela Ambientale e Transizione Ecologica, in linea con le direttive del Comandante Generale Teo Luzi, sviluppa indagini in profondità per documentare le criticità del sistema di gestione del ciclo dei rifiuti, del ciclo del cemento, della realizzazione dei parchi di energia rinnovabile ed in tema di sostenibilità ambientale. Procedimenti penali che si fondano su corruzione e intimidazione, verificando una costante e consolidata ingerenza nel settore anche della criminalità organizzata. Per tale motivo opereremo anche a Roma, secondo il tradizionale modello dell’Arma, che si snoda sul doppio binario. Da una parte, grazie alla sensibilità espressa dal Procuratore Lo Voi, a fianco dei magistrati della D.D.A. per condurre approfondite indagini tecniche e, dall’altra, con il Prefetto Frattasi, in prosecuzione dei multipli tavoli tecnici, attivati dal Ministro Piantedosi per mettere a sistema le informazioni ed esaltare la funzione preventiva di polizia. La prevenzione è un aspetto molto importante perché il danno ambientale è, e deve essere considerato, irreparabile. Grazie al costante monitoraggio dei dati ed all’analisi delle informazioni è possibile documentare e sanzionare i comportamenti illeciti”, ha dichiarato il Generale di Brigata Valerio Giardina, Comandante dei Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica.
“Questo Accordo di collaborazione sarà per l’Amministrazione un’importante fonte di conoscenze e fornirà nuovi strumenti di contrasto dei reati ambientali grazie alle tecnologie di cui i Carabinieri dispongono. L’infiltrazione delle organizzazioni criminali nella gestione dei rifiuti e le pratiche illecite – a cominciare dall’abbandono di rifiuti anche pericolosi in luoghi isolati – costituiscono un pericolo per la sicurezza della città, oltre che gravi fattori di rischio inquinamento per l’ambiente, dai suoli alle falde acquifere. Sarà, infine, preziosa la specifica attività di formazione per la nostra Polizia Locale prevista da questa collaborazione”, ha sottolineato Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale.
foto ufficio stampa Campidoglio
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“Facciamo un Pacco alla camorra”, 14esima edizione nel quartiere Ponticelli a Napoli
NAPOLI (ITALPRESS) – Tandem di impegno tra istituzioni, associazioni, scuola e cooperative sociali, al Centro Polifunzionale Ciro Colonna nel quartiere Ponticelli di Napoli, per la presentazione della 14esima edizione dell’iniziativa “Facciamo un Pacco alla camorra”, dedicata quest’anno al tema della Pace.
Presenti il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, l’assessore regionale Mario Morcone e il questore di Napoli, Alessandro Giuliano. Per Morcone: “Con il Pacco alla camorra quel che conosciamo sono storie di sacrifici, legalità ma buone pratiche che pongono in evidenza l’impegno civico della collettività e che ci spingono a non abbassare la guardia nella lotta alle mafie. Un impegno che in Campania ci rende orgogliosi con un’economia sociale che cresce, nuovi posti di lavoro ed innovazione, per un Pase più giusto ed inclusivo”.
“L’iniziativa rappresenta un pezzo di storia della nostra città – ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – e mette insieme due temi: la sfida alle illegalità e la cultura della pace di cui oggi abbiamo tanto bisogno”.
A fare gli onori di casa, l’associazione Maestri di Strada onlus con Cesare Moreno, in rappresentanza delle 11 associazioni riunite in ATS, ciascuna delle quali sviluppa un programma di attività sociale e anche economica. “Il centro ‘Ciro Colonna’ rappresenta un esempio di rigenerazione urbana in quanto un bene pubblico abbandonato viene messo al servizio della comunità ma è anche un esempio di come a partire dal sociale si possono generare nuove imprese”, ha detto Moreno e tra le nuove esperienze nate, c’è il progetto CuciNapoli. “Siamo impegnati nella realizzazione di un servizio di ristorazione sociale all’interno della struttura, che sia in grado di offrire opportunità lavorative alle donne e giovani del territorio, implementando collaborazioni con istituti alberghieri del territorio e centri antiviolenza”, ha spiegato l’operatrice Paola Mango.
“Facciamo un pacco alla camorra è un progetto culturale che portiamo in giro in Italia e all’Estero. Un progetto di diritti e di pace che guarda ad uno sviluppo sostenibile attraverso l’agricoltura sociale, rimettendo le persone al centro e costruendo comunità sane. Con il paniere di prodotti biologici, lavori dalle cooperative che riutilizzano beni confiscati e che risanano beni comuni dal degrado, parliamo di welfare, comunità e accoglienza e non è un caso che abbiamo scelto di presentarlo a Ponticelli. Ogni anno scegliamo un luogo simbolo di resistenza e dal Centro Colonna vogliamo esprimere dissenso contro la camorra che spara e che violenta l’economia ma anche incoraggiare tutti coloro che quotidianamente lottano per costruire”, ha spiegato Giuliano Ciano del Consorzio Nuova Cooperazione Organizzata.
“Due giorni fa, a pochi passi dal centro Ciro Colonna, le forze dell’ordine hanno eseguito 63 arresti di uomini e donne dei clan. Non è solo con gli arresti e la repressione che si fa il contrasto alla camorra, e l’iniziativa di Facciamo un pacco alla camorra sono un chiaro un segno di riscatto”, ha aggiunto Mariano di Palma referente regionale di Libera Campania che insieme al Comitato don Peppe Diana e con il Fondo assistenza per il personale della Polizia di Stato che si occupa dei più fragili, promuovono il Pacco alla camorra ideato dal Consorzio Nco.
“In questo territorio il pacco esprime il potere dei segni – ha aggiunto don Tonino Palmese presidente della Fondazione Polis – occorre che i segni della laboriosità, sui terreni confiscati, diventino potenti affinché’ possano convincere tutti noi del fatto che le cose sane e saporite possano diventare motivo di speranza e di gioia per le persone”.
Alla presentazione di Facciamo un Pacco alla camorra anche Laura Marmorale, capomissione di Mediterranea Saving Humans. Dalla Marmorale, la rivendicazione del diritto e dovere a salvare vite umane. Alla Marmorale, Giuliano Ciano del Consorzio Nco ha simbolicamente donato un Pacco alla camorra. “Con le vostre missioni di umanità state facendo anche voi un Pacco alla camorra, intesa come criminalità ma anche disimpegno e disinteresse”, ha commentato Ciano.
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A Milano una quercia in memoria di Lea Garofalo
MILANO (ITALPRESS) – Un nuovo albero per Milano e un simbolo di legalità in memoria delle vittime della criminalità organizzata, in occasione della Giornata nazionale dell’Albero. La messa a dimora di una quercia presso l’area verde di piazza Prealpi ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le cittadine alla tutela dell’ambiente e del rispetto degli alberi, oltre che sui principi e i valori della legalità. Simbolico, infatti, il luogo prescelto: quello dove Lea Garofalo, nel 2009, fu uccisa proprio per il suo impegno contro la ‘ndrangheta. Alla cerimonia, che si è svolta presso l’aula magna del Liceo scientifico ‘Bottoni’, hanno partecipato l’assessore all’Ambiente e Verde, Elena Grandi, il generale Simonetta De Guz, Comandante regionale Carabinieri Forestale Lombardia, la presidente del Municipio 8, Giulia Pelucchi, la Presidente di Libera Milano, Lucilla Andreucci.
La giornata ha visto anche l’intervento della Senatrice Liliana Segre, del Procuratore Aggiunto della Dda di Milano, Alessandra Dolci, di Nando Dalla Chiesa, presidente del Comitato per lo studio e la promozione di attività finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalità organizzata del Comune di Milano.
“Oggi non è solo la festa dell’albero e una giornata di festa per il quartiere e per le scuole che gravitano attorno a piazza Prealpi. Oggi è un momento importante per tutta la città, per la legalità, per il rispetto dell’ambiente – ha dichiarato l’assessore Grandi -. Abbiamo piantato un nuovo albero, una quercia, che porta con sé molti messaggi importanti. Primo fra tutti la lotta all’illegalità che si manifesta nell’omaggio alla memoria di Lea Garofalo, una donna che ha avuto il coraggio di opporsi alla regole della criminalità pagando con la vita la sua scelta e che è un esempio per tutti noi e un modello per i più giovani. Ma anche l’impegno condiviso nel contrasto ai cambiamenti climatici e per la tutela dell’ambiente”.
“La farnia, messa a dimora in piazza Prealpi dove venne uccisa Lea Garofalo – ha commentato il generale Simonetta De Guz – assume una valenza simbolica perché diventa emblema e seme di memoria e di legalità non solo ambientale, ma in tutte le sue declinazioni per una società libera, giusta, resistente al male e ad ogni forma di criminalità”.
“Su piazza Prealpi, insieme a Libera, ad Anpi e alle scuole – ha spiegato la presidente Pelucchi – stiamo facendo un lavoro di cura e presidio con lo scopo di trasformarla in una Piazza dei Diritti. È un lavoro che è partito proprio dalla figura di Lea Garofalo. Per questo, oggi, la messa a dimora di un nuovo albero si inserisce perfettamente in questa cornice: per ribadire la lotta e l’impegno per la legalità e per i diritti negati di cui la battaglia ambientale fa parte”.
“La quercia che abbiamo voluto impiantare e dedicare a Lea Garofalo – ha commentato Lucilla Andreucci – è un albero forte e resistente, come lei, testimone di giustizia che ha cercato la libertà per sé e per sua figlia Denise. La sua forza e il suo coraggio hanno aperto la strada ad altre donne, spingendole a ribellarsi alla violenza mafiosa, anche familiare. Questo albero crescerà come memoria della sua testimonianza civile”.
La Giornata dell’Albero è un’iniziativa patrocinata dal Comune di Milano, organizzata dai Carabinieri Forestali, Municipio 8, in collaborazione con Libera Milano, e ha visto il coinvolgimento degli studenti e delle studentesse della scuola secondaria di primo grado ‘Puecher’ e del Liceo scientifico ‘Bottoni’ che con la loro partecipazione diventano testimoni che porteranno avanti l’impegno a difesa dell’ambiente e il ricordo di chi ha avuto il coraggio di battersi per la creazione di una società migliore, più giusta e rispettosa dell’ambiente. L’albero piantato è una farnia, specie tipica dei boschi che un tempo occupavano la pianura padana. Della famiglia delle querce, rappresenta la resistenza alle intemperie e al passare del tempo.
Assieme ad altri due esemplari arricchirà piazza Prealpi nel ricordo di Lea Garofalo, come portatrice di memoria e di una nuova bellezza per il quartiere nel segno della legalità. Una messa a dimora che si inserisce in un percorso di sensibilizzazione per un costante impegno civile, sociale ed ecologico.
ufficio stampa Comune Milano
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“La prima vittima sei tu. No alle armi”, la campagna dei carabinieri a Napoli
NAPOLI (ITALPRESS) – La prima vittima sei tu. No alle armi”. In 10 mesi e mezzo sequestrate 671 armi, più di 2 al giorno; 324 le persone arrestate o denunciate, 45 sono minorenni. In un poster realizzato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli una sagoma di un giovane impugna una pistola e la punta simbolicamente contro uno specchio, contro l’immagine riflessa di sé stesso: “Nella violenza non ci sono vittime o carnefici, questa distinzione non regge”. Il prodotto è stato realizzato dai militari della sala stampa del Comando Provinciale di Napoli, in più colorazioni. “Chi impugna un coltello o una pistola deve sentire il peso schiacciante di un gesto sconsiderato, folle e impulsivo. Chi preme il grilletto o ferisce con un fendente inquina tante vite ma soprattutto la propria – spiegano i promotori -. Quella figura scura è una silhouette universale, svuotata di ogni colore. È un abito nel quale chiunque può sentirsi a proprio agio. Perché la violenza corrompe la mente e un’arma in pugno porta sicurezza”.
La diffusione di questa immagine avverrà su larga scala, nelle scuole del territorio, nelle caserme, nei centri parrocchiali, nei teatri, nei cinema e in tutti i presidi di legalità della provincia. L’iniziativa ha trovato l’appoggio della Procura della Repubblica di Napoli, del Tribunale per i minorenni, della Prefettura, della Curia napoletana e farà da apripista a tutta una serie di iniziative di sensibilizzazione promosse dai Carabinieri di Napoli per “disarmare” i più giovani. Tra queste anche la realizzazione di una brochure destinata alle scolaresche nella quale sono elencati consigli e indicazioni preziose per non finire preda del richiamo delle armi.
Un modo per fiaccare le violenze che ogni giorno alimentano le cronache. Sono tante. E nel bilancio del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli emerge ancora una volta un dato allarmante.
Tante le storie. Quella del 16enne napoletano bloccato dai carabinieri a Ischia poco prima di entrare in discoteca. Nelle sue tasche un coltello a serramanico di 22 centimetri. A cosa sarebbe servito non è ancora chiaro. È evidente che una volta estratto avrebbe solo portato disperazione.
Una lama anche nei pantaloni di un 14enne, controllato dai militari in un parco divertimenti di Fuorigrotta. Un binomio difficile da interpretare: armi e divertimento, giostre e lame.
In manette quest’estate un 17enne per diverse rapine verosimilmente commesse ai danni di alcune coppiette del Vomero.
Nell’equipaggiamento del baby rapinatore uno scooter e un coltello. Nel bottino invece cellulari e denaro.
Ancora il caldo estivo a fare da sfondo ad un violento pestaggio ai danni di due uomini di Ottaviano. Per uno “sguardo di troppo” – miccia sempre accesa tra i giovanissimi – 4 persone, due di queste minorenni, colpirono con ferocia le vittime. Non solo pugni e calci ma anche bastonate con un manganello telescopico.
Due 17enni finirono nelle maglie dei controlli dei carabinieri in Via dei Tribunali. A bordo di uno scooter e armati di coltelli seguirono una donna. Probabilmente per rapinarla. Sono stati denunciati.
“Quello delle armi tra i giovani è un tema che non abbandona mai l’agenda dei Carabinieri. L’attenzione è sempre alta e la stretta sinergia con Autorità Giudiziaria, Prefettura e con le altre forze di polizia genera sempre più consapevolezza sul problema – afferma il Generale Enrico Scandone, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Napoli -. Con questo poster abbiamo voluto parlare la lingua delle immagini, per arrivare diretti ai ragazzi.
E in questa immagine ho voluto che fosse latente quel senso di insicurezza che sollevano quelle mani armate. Una sagoma scura senza personalità che si scontra con un riflesso sfocato, con una lettura distorta di un gesto che porta solo guai. Abbiamo cercato di attribuire a quella figura un senso di insicurezza che si maschera di spavalderia. Vogliamo lanciare un messaggio chiaro ma spietato. Se premi il grilletto, se tiri una coltellata lo fai mirando prima a te stesso. La prima vittima sei tu che armi la tua mano”.
foto Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli
(ITALPRESS).
A Bari nasce Amaranta, Piantedosi “La tratta è uno dei reati più odiosi”
BARI (ITALPRESS) – A Bari, in una villa confiscata al clan Capriati, sul litorale di San Giorgio, in via Giovine 59, è stata inaugurata la prima drop house (centro di accoglienza diurno) destinata alle donne vittime di tratta: un luogo di ascolto, aggregazione, formazione e inclusione lavorativa, promosso dalla cooperativa sociale C.A.P.S. e dall’associazione Micaela onlus in partenariato con la cooperativa sociale Artes, dall’associazione culturale Origens e con il sostegno del Comune di Bari.
All’inaugurazione, tra gli altri, hanno partecipato il ministro dell’Interno Mattero Piantedosi, il presidente della regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro.
“È un’iniziativa molto significativa – ha affermato il ministro Piantedosi – perché incrocia diversi temi, come quello della ridestinazione a scopi sociali dei beni sottratti alla mafia e alla criminalità organizzata. L’iniziativa è molto positiva perché qui verrà posta l’attenzione sul problema delle vittime della tratta, uno dei reati più odiosi che esistano: un reato che sfrutta la povertà degli uomini e delle donne per poi trasformarli in schiavi. Ma l’iniziativa è anche simbolica del fatto che non ci si muove su questi temi solo per emotività, ma per iniziative concrete che riguardano le necessità dei territori. Serve un’antimafia culturale e non solo emotiva”.
“Quello che abbiamo presentato al ministro dell’Interno – ha specificato Emiliano – è un modello al quale lavoriamo da vent’anni, basato su un’intensità investigativa molto forte da parte delle forze dell’ordine e della magistratura, che in Puglia hanno riportato continuamente grandi successi dei quali alle volte la Repubblica Italiana non si vanta abbastanza. Questo non è un problema dei pugliesi, ma un mancato incoraggiamento nei confronti delle altre regioni del sud, in cui i risultati forse non sono allo stesso livello, ma che potrebbero essere incoraggianti dalla lotta del popolo pugliese nei confronti delle nostre mafie”. “A questo modello – ha proseguito il presidente – si è accompagnata sempre un’antimafia sociale, cioè un intervento di gestione generale della società nel quale la nostra è la regione che investe di più (quasi 30 milioni di euro fino a oggi) non solo nell’utilizzo dei beni confiscati, ma nel creare una cultura diffusa di antimafia che consenta a sindaci, scuole, studenti, quartieri difficili di avere una reazione. Ho detto al ministro che siamo pronti a parlare di una legge generale sull’antimafia sociale che consenta a tutti i comuni d’Italia e a tutte le regioni di avere gli uffici che hanno Bari e la Puglia”.
“Per Bari – ha commentato Decaro – l’avvio del progetto Amaranta in una villa confiscata al clan Capriati significa mettere a segno un punto fondamentale sulla scacchiera della legalità, che vede contrapposte le forze del bene e le forze del male. Questo punto per noi vale doppio, perché il progetto non solo ha privato la criminalità di un bene che in quella zona rischiava paradossalmente di aumentare di valore, vista la riqualificazione imminente, ma si propone di sottrarre alla criminalità organizzata ciò che essa identifica come ‘merce’, quindi altra fonte di ricchezza, ossia le donne che purtroppo diventano vittime di tratta”. “Crediamo – ha aggiunto il sindaco – che questo intervento possa inoltre rappresentare un ulteriore elemento qualificante nel percorso di riqualificazione e rifunzionalizzazione che interessa la costa a sud di Bari, finalmente destinataria di un cospicuo finanziamento Pnrr utile a ridefinirne l’assetto urbanistico e ad avviare una profonda trasformazione fisica e sociale. Questa villa sorge di fronte all’ex club Reef, in questi giorni oggetto di un bando di concessione per la valorizzazione, e a poche centinaia di metri da un altro bene confiscato, in questo caso al clan Parisi, dove potrebbe sorgere un asilo nido destinato a un quartiere che sconta storicamente una sensibile scarsità di servizi. Crediamo che l’economia sociale rappresenti uno strumento importante per il cambiamento di quest’ar ea oltre ad offrire un valido supporto alla crescita della comunità sostenendo le persone in situazione di particolare bisogno o fragilità”.
foto xe9 Italpress
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Antimafia, a Palermo l’Aula Bunker intitolata a Falcone e Borsellino
PALERMO (ITALPRESS) – Alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’Aula Bunker del carcere Ucciardone a Palermo è stata intitolata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una cerimonia in un luogo simbolo dell’antimafia, nell’ambito del trentennale delle stragi di Capaci e via d’Amelio.
Un’Aula costruita ad hoc per il maxi processo a Cosa Nostra e che rappresenta la giustizia, oltre alla determinazione dei due giudici.
“Quest’aula bunker – ha affermato David Ermini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura – è il luogo in cui per la prima volta la mafia ha subito una pesante sconfitta per mano dello Stato: il maxiprocesso ha rappresentato la vittoria del diritto sulla prepotenza mafiosa e da oggi, quando la sentiremo come aula Falcone e Borsellino, avremo un’ulteriore conferma che qui lo Stato ha vinto”. Falcone e Borsellino “sono simbolo della magistratura più nobile, quella che risveglia le coscienze, e le loro tecniche di indagine sono patrimonio comune della magistratura: senza il loro sacrificio non avremmo avuto una così evidente rivoluzione delle coscienze – ha aggiunto Ermini -. Ciononostante, numerosi sono stati gli attacchi e le ferite nei loro confronti durante quel periodo, anche provenienti dall’interno della magistratura, che comunque ha fatto piena negli anni successivi”. All’ingresso dell’aula una targa coi nomi dei due giudici simbolo della lotta alla criminalità. Insieme al capo dello Stato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, oltre al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e al prefetto reggente Anna Aurora Colosimo. Presenti, tra gli altri, Lucia e Manfredi Borsellino, figli del giudice ucciso in via D’Amelio, e Maria Falcone, sorella di Giovanni.
“La verità sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è tuttora incompleta: finchè non avremo piena luce, la nostra democrazia sarà dimezzata – ha sottolineato Matteo Frasca, presidente della Corte d’Appello di Palermo -. La celebrazione del maxiprocesso è stata possibile solo grazie alle intuizioni, all’abnegazione e alle innovazioni investigative di queste dei straordinarie figure. Prima l’esistenza della mafia veniva negata, prima i processi si svolgevano lontano da Palermo e con condanne poco efficaci. Oggi che quest’aula prende il nome di Falcone e Borsellino è indispensabile che la gente decida da che parte stare, non a parole ma con i fatti: Cosa Nostra non è stata sconfitta, ha solo cambiato modalità operative”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Il tributo che dedichiamo oggi non è solo un ossequio a due eroi ma il riconoscimento per tutti i servitori dello Stato che cadono per l’adempimento del loro dovere. Loro seppero dare fede e speranza. Se oggi siamo qui a riaffermare la presenza dello Stato nella lotta al crimine lo dobbiamo anche a loro. Fecero un lavoro monumentale, con loro cosa nostra è stata decapitata con la forza della giustizia. Questo successo fu seguito da polemiche corrosive, erano due magistrati spinti solo dalla legge. Saranno ricordati per sempre per aver servito paese con tenacia. Dovremo sempre essere illuminati dal coraggio di questi due magistrati”.
“Abbiamo fortemente voluto questa intitolazione, che abbiamo ritenuto meritasse una celebrazione dedicata a tutte le vittime di mafia – ha detto Lia Sava, procuratore generale di Palermo -. Serve uno scatto che ci conduca in una sfera etica più elevata. Solo questo slancio può garantire che la violenza non si perpetui. Vogliamo che si affermi in modo continuo un dialogo tra arte e giustizia”. “Guardiamo alle nuove generazioni, sperando di suscitare nei ragazzi una reazione, un sentimento che è ancora attuale – ha aggiunto Clelia Maltese, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo -. Giustizia è memoria, ma anche azione sociale. Un qualcosa che bisogna sempre mantenere vivo, suscitando una reazione dei giovani, che non vanno solo informati con la storia, ma occorre utilizzare linguaggi nuovi, non tradizionali”.
“Il ricordo dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da trent’anni ormai, resta indelebile nelle nostre coscienze e nei nostri cuori, nella consapevolezza che ciascuno deve fare la propria parte nel contrasto alla criminalità organizzata: politica, magistratura, forze dell’ordine e società civile, a partire dai nostri giovani. Per loro dobbiamo coltivare la memoria di quanti hanno sacrificato la vita per servire lo Stato”, ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
“La giornata odierna – ha aggiunto – costituisce un ulteriore tassello per onorare non soltanto i giudici Falcone e Borsellino ma tutte le vittime di mafia”.
Presente tra gli altri, anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. “Il Maxiprocesso alla mafia ha segnato una linea di demarcazione indelebile nella lotta dello Stato a Cosa nostra – ha sottolineato il primo cittadino -. L’Aula bunker del carcere Ucciardone è il luogo simbolo del ‘Maxi’ e intitolarlo a coloro che possono essere considerati i ‘padri’ di quel processo, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è un atto doveroso nei confronti dei due uomini dello Stato che hanno svelato al Paese il vero volto dell’organizzazione mafiosa e che, proprio grazie al Maxiprocesso, hanno fatto crollare il mito di una mafia invincibile. Per un momento così importante e denso di significati ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che testimonia la vicinanza dello Stato alla nostra città nel contrasto quotidiano alla criminalità organizzata”
– foto ufficio stampa Regione siciliana –
(ITALPRESS).
Trentennale delle Stragi del ’92, cultura e arte per sconfiggere la mafia
PALERMO (ITALPRESS) – L’importanza della memoria, del ricordo e l’obiettivo di raccontare quanto accaduto ai giovani per far sì che non accadano mai più vicende del genere. Questo l’obiettivo che si sono posti ANM Palermo, Teatro Massimo di Palermo, Fondazione Vittorio Occorsio e Fondazione Progetto Legalità nell’organizzare una giornata particolare di riflessione nell’anno di commemorazione del trentennale delle stragi mafiose del 1992, in cui morirono Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, e le loro scorte.
“Credo ci sia stato un grande cambiamento da trent’anni ad oggi nella società siciliana. Dopo le stragi del 1992 si è verificata una reazione collettiva che ha cambiato definitivamente il rapporto tra la criminalità organizzata e la società civile”, ha affermato il presidente del tribunale di Palermo, Antonio Balsamo.
“Da quel momento la criminalità è stata percepita come un corpo estraneo e non più come una componente strutturale della società siciliana – ha aggiunto Balsamo -. La reazione di quel periodo deve guidare il nostro futuro, deve esser un punto di non ritorno. Nessun passo indietro è possibile sotto questo profilo. Un importante passaggio, a mio avviso, sia stato rappresentato dall’approvazione di una nuova normativa sull’ergastolo ostativo, non possiamo consentire che persone che hanno voluto una strategia di attacco allo Stato, che non hanno manifestato nel periodo successivo la benchè minima forma di rispetto nei confronti delle vittime, tornino a dominare indisturbate nei luoghi dove esercitavano un fortissimo controllo del territorio. Palermo ha avuto una storia drammatica attraverso la quale ha costruito una nuova identità che rappresenta un segno di speranza per l’intero paese. Io penso che su questo segno di speranza dobbiamo costruire il nostro futuro”.
L’idea che ha spinto gli organizzatori, quindi, è stata la volontà sensibilizzare le nuove generazioni a tener viva la memoria degli eroi della lotta alla criminalità tramite l’unione, da un lato, del ricordo dei magistrati e della riflessione sulle odierne sfide della lotta all’illegalità; dall’altro, della particolare forza evocativa dell’arte e della bellezza, come risposta alla frattura sociale causata dai grandi attentati mafiosi e terroristici. “Questa iniziativa vuole essere un ponte per il futuro, per le nuove generazioni – ha affermato Clelia Maltese, Presidente ANM Palermo -. Vogliamo diffondere la cultura della legalità, ai giovani, con linguaggi che suscitino in loro, che trent’anni fa non c’erano, emozioni forti”.
Il programma prevede in primo luogo l’intitolazione dell’Aula Bunker ai giudici Falcone e Borsellino, alla presenza del Presidente della Repubblica e con gli interventi di Matteo Frasca (Presidente della Corte di Appello di Palermo), Lia Sava (Procuratore Generale di Palermo), Clelia Maltese (Presidente ANM Palermo), David Ermini (Vicepresidente del CSM) e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. A seguire, sempre nell’Aula Bunker, si svolgerà il convegno “Quando l’arte si fa strumento di legalità”, che affronterà il tema di come le arti (musica, teatro, arti figurative, poesia) e la bellezza possano servire da stimolo alla ricostituzione del patto sociale, rotto dai terribili attentati stragisti.
Il convegno sarà presentato da Antonio Balsamo (Presidente del Tribunale di Palermo) e Maurizio del Lucia (Procuratore della Repubblica di Palermo). Dopo l’introduzione di Giovanni Canzio (Presidente emerito della Corte di Cassazione), interverranno Leonardo Agueci (già Procuratore Aggiunto di Palermo), Dario Olivieri (storico della musica), Marida Dentamaro (Presidente Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari), Emauele Arciuli (Pianista), Marco Tutino (Compositore), Alessandra Dino (Prof.ssa di Sociologia della devianza Università di Palermo), Marco Betta (Sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo), Davide Camarone (scrittor e giornalista). Coordineranno i lavori Melina Decaro (già vicesegretaria generale della Presidenza della Repubblica, ora segretaria generale della Fondazione Vittorio Occorsio) e Giovanni Salvi (già Procuratore Generale della Corte di Cassazione e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Vittorio Occorsio). Le conclusioni saranno affidate a Giovanni Melillo (Procuratore Nazionale Antimafia), Luigi Salvato (Procuratore Generale della Corte di Cassazione) e Pietro Curzio (Primo Presidente della Corte di Cassazione). Il convegno sarà anche modo di introdurre gli spettatori alla fase finale della giornata: l’esecuzione, al Teatro Massimo di Palermo, del Requiem per le vittime della mafia, opera di sette compositori contemporanei da tutt’Italia, fra cui Marco Betta e Marco Tutino che ne fu promotore nel ’92, con testo di Vincenzo Consolo.
Il Requiem è stato eseguito per la prima volta nella Cattedrale di Palermo il 27 marzo 1993 e non è stato mai più replicato da allora se non – trent’anni dopo – a Bari, nel Conservatorio Niccolò Piccinni, nel giugno di quest’anno. I destinatari di quest’opera sono principalmente i giovani: parteciperanno, infatti, oltre 1.200 studenti di tutta la Sicilia coinvolti in progetti di legalità, oltre alle autorità civili, religiose e militari della città, a cominciare dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
“Abbiamo avuto una risposta straordinaria da parte dei giovani – ha sottolineato Maltese -. Per noi questo è un successo straordinario che forse nemmeno ci aspettavamo”. “E’ un momento di confronto tra arte e giustizia, siamo convinti che l’arte salverà il mondo – ha spiegato Lia Sava, Procuratore Generale di Palermo -. Riteniamo che l’Antimafia 2.0, come ci piace chiamarla, è una testimonianza nei confronti dei giovani: trasmettiamo la legalità attraverso l’arte. Se c’è cultura, arte e bellezze non ci può essere devastazione e morte. Siamo convinti che quando si trasmette ai ragazzi un messaggio di bellezza sarà più facile per loro dire no all’offerta deviante del crimine organizzato. La magistratura ce l’ha sempre messa tutta, i giovani magistrati adesso sono molto attenti e molti di loro hanno vivo e forte l’eco di quei giorni. Ho grande fiducia nella giovane magistratura”.
Arte, conoscenza e cultura promuove anche l’Università: “Il messaggio che vogliamo trasmettere è quello della legalità – ha dichiarato Massimo Midiri, rettore di UniPa -. Dobbiamo trasmettere la legalità ai giovani, col ricordo cn le buone prassi e facendo vedere che le istituzioni si incontrano, parlano e dialogano in un ambiente che non ha nessun rapporto politico o condizionamento. Ma ha come obiettivo di promuovere la cultura e cultura e legalità vanno sempre di pari passo”.
Gli organizzatori intendono ripetere questa giornata ogni anno in una diversa città d’Italia: nel 2023 sarà la volta di Firenze, città che fu teatro nel 1993 della strage di via dei Georgofili. Le autorità cittadine e l’ANM di Firenze saranno presenti alla giornata palermitana per il passaggio di testimone.
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