Home Legalità Pagina 18

Legalità

Zaia candida Venezia a sede dell’Autority europea antiriciclaggio

0

VENEZIA (ITALPRESS) – Il Presidente della Regione, Luca Zaia, con una lettera formale inviata al Governo, ha candidato il Veneto, con la città di Venezia, ad ospitare la sede della nuova Autorità Europea per la lotta al riciclaggio di denaro e il contrasto al finanziamento al terrorismo (AMLA – Autority for anti moneylaudering and countering the financing of terrorism). “Ciò – scrive il Governatore – in quanto la Regione del Veneto è sempre stata in prima linea nella promozione della legalità e sicurezza dei cittadini, in un contesto di tutela dell’ordine sociale”.
“Tale Autority – prosegue la lettera – fungerà da centrale di coordinamento delle Autorità nazionali e sarà diretta a garantire l’applicazione corretta, coerente e uniforme della disciplina comunitaria in materia, rappresentando motivo di grande prestigio per il nostro Paese, qualora quest’ultima trovasse accoglienza in Italia e segnatamente a Venezia”.
La proposta di Venezia, secondo il Governatore, si pone in continuità con la prestigiosa destinazione di una città che, con il suo elemento storico-culturale e sociale, appare essere la sede più consona in relazione al valore e autorevolezza dell’istituenda Autorità. “Una candidatura – fa notare il Presidente Zaia – che si inquadra in una precisa strategia volta a rendere sempre più internazionale la realtà e l’immagine del Veneto, attraverso la realizzazione di grandi eventi, come le Olimpiadi invernali 2026 di Milano Cortina, i grandi appuntamenti culturali, e la collocazione sul territorio di importanti sedi istituzionali europee e mondiali, come l’Autority antiriciclaggio”. A corredo della candidatura viene anche dettagliatamente descritta l’area geografica veneziana e la sua imponente dotazione di infrastrutture di collegamento, centri di cultura, Università, economia.
credit photo agenziafotogramma.it
(ITALPRESS)

Staffetta per l’Ulivo di Borsellino

0

ROMA (ITALPRESS) – È una vera e propria “Staffetta della Legalità” quella organizzata dal 26 al 30 settembre dalla Fai, Federazione agroalimentare e ambientale della Cisl, in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.
Un’iniziativa speciale che unisce simbolicamente le città di Palermo, Milano e Lecco per ricordare i valori di giustizia, impegno civile e coraggio che i giudici Falcone e Borsellino lasciarono in eredità. In Via D’Amelio, a Palermo, luogo dell’attentato dove perse la vita Paolo Borsellino insieme a cinque agenti della scorta, un anno dopo la strage venne piantato un ulivo proveniente dalla Terra Santa. Ancora oggi quell’albero è un simbolo importante della lotta alle mafie, ed è per questo che la Fai-Cisl ha deciso di piantumarne un ramo a Lecco.
La nuova piantina, ottenuta con una tecnica che si chiama “margotta” e realizzata dagli operai agricoli dell’Orto Botanico di Palermo, è partita da Via D’Amelio oggi, lunedì 26 settembre, alle ore 9,30, con una cerimonia che ha dato il via alla staffetta. A trasportarla i camper della campagna “Tutele in movimento”, che il sindacato ha messo in campo per assistere i braccianti contro il caporalato. Il nuovo ulivo farà tappa poi in Calabria, in Basilicata e nel Lazio per giungere in Vaticano mercoledì 28 settembre ed essere benedetto da Papa Francesco, che incontrerà i sindacalisti della Fai-Cisl.
Giovedì 29 settembre sarà a Milano, dove interverrà anche il Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra, per essere poi piantato, il giorno successivo, nel giardino dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco, con oltre 800 studenti. Alle cerimonie parteciperanno le Arcidiocesi di Palermo e di Milano, i Sindaci delle due città, i rappresentanti del sindacato, delle istituzioni e dell’associazionismo, insieme ai famigliari del giudice Borsellino.
“Con questa staffetta – spiega Onofrio Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl – vogliamo valorizzare la cultura della legalità, della pace e della solidarietà. Ogni giorno la nostra federazione si batte contro il lavoro nero, lo sfruttamento, i soprusi subiti soprattutto dalle fasce più deboli della società. La nostra campagna ‘Sos Caporalato’, insieme alla petizione ‘Mai più ghetti’, per la quale abbiamo raccolto ad oggi 20 mila firme, rappresentano alcune delle azioni messe in campo per garantire più diritti e tutele ai lavoratori. Ora con questa nuova iniziativa rilanciamo anche queste sfide e uniamo idealmente il sud e il nord del Paese in una battaglia di civiltà condivisa”.
foto ufficio stampa Cisl Messina
(ITALPRESS).

Arma carabinieri a vertice gendarmerie a Vicenza, l’importanza della tutela ambientale

0

VICENZA (ITALPRESS) – Si tiene al Centro di Eccellenza per le Stability Police Units (CoESPU) di Vicenza, la conferenza di vertice (G4) delle gendarmerie e delle forze di polizia europee a statuto militare, tra cui l’Arma dei Carabinieri, la Gendarmerie Nationale francese, la Guardia Civil spagnola e la Guardia Nacional Repubblicana portoghese. Dopo aver trattato l’argomento della formazione congiunta, i vertici delle quattro forze di polizia si sono soffermati sulla tutela dell’ambiente. L’Arma dei Carabinieri, la più grande polizia ambientale d’Europa, ha convenuto con le paritetiche Istituzioni sulla necessità della promozione di una comune visione strategica in ambito internazionale, tramite lo svolgimento di riunioni periodiche finalizzate a verificare la fattibilità di una linea d’azione unitaria. Lo sviluppo di progetti volti a tutelare l’ambiente prevedrà un impegno congiunto e la possibilità di chiedere appositi finanziamenti all’Unione Europea. In ambito tecnologico, saranno condivise e sviluppate le conoscenze tecnico-informatiche di settore: in tal senso, il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri ha proposto due progetti per la repressione degli incendi boschivi e l’uso delle tecnologie per contrastare il traffico illecito di legname. L’importanza della cooperazione passa anche dalla condivisione e lo scambio di esperienze e iniziative comuni: tale spirito potrebbe condurre alla costituzione di task force congiunte di specialisti, per i primi interventi in ambito internazionale in situazioni che necessitino di elevate competenze tecniche in materia ambientale. Il terzo step della conferenza riguarderà lo scambio di buone pratiche in ambito cyber, per restare al passo con le sfide tecnologiche e del metaverso.

(ITALPRESS).

-credit photo agenziafotogramma.it –

I Carabinieri e l’Ordine dei Giornalisti firmano un protocollo d’intesa

0

ROMA (ITALPRESS) – L’Arma dei Carabinieri e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti hanno sottoscritto, presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, a Roma, un protocollo d’intesa finalizzato ad avviare una collaborazione duratura e strutturata per la promozione di iniziative di formazione e informazione per gli iscritti all’Albo, il personale dipendente dall’Ordine e i Carabinieri, in servizio, di ogni ordine e grado. Il protocollo ha tra le sue principali finalità l’organizzazione di incontri di studio per l’elaborazione di analisi, report e approfondimenti specifici su argomenti di interesse comune.
L’intesa siglata dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, e dal Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, punta a rafforzare ulteriormente la collaborazione tra l’Arma e i giornalisti per promuovere la cultura di una corretta informazione professionale. Gli iscritti all’Albo e il personale dipendente dall’Ordine e i militari dell’Arma, quindi, potranno partecipare a incontri di studio o di ricerca, corsi e seminari, corsi di aggiornamento professionale, in sede centrale o in sede periferica a incontri e seminari – su temi di interesse comune – che vedranno sia giornalisti che Carabinieri rivestire i ruoli di discenti e talvolta di docenti.
“Il Protocollo odierno tra l’Arma dei Carabinieri e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti rappresenta un importante segnale di sensibilità di entrambe le istituzioni nei confronti dei cittadini e del loro diritto a un’informazione trasparente e puntuale – ha sottolineato il generale Luzi -. Le professionalità dell’Arma, unitamente a quelle dell’Ordine, da oggi collaboreranno ancora più in sinergia per formare giornalisti e Carabinieri ancora più responsabili e consapevoli dell’importanza di una corretta divulgazione delle notizie”.
Per il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli “la firma del protocollo è un importante passo avanti nella collaborazione fra giornalisti e Arma dei Carabinieri, da sempre in prima linea nella difesa della legalità. Svolgere attività congiunte di formazione e di approfondimento significa lavorare per una informazione professionale sempre più accurata e completa al servizio dei cittadini e delle istituzioni”.
foto ufficio stampa Arma Carabinieri
(ITALPRESS).

Un Frecciarossa dedicato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

0

ROMA (ITALPRESS) – Un Frecciarossa dedicato al Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, con l’immagine del suo volto e una sua celebre frase impresse sulle fiancate del treno, viaggerà fino al 31 ottobre lungo la rotta ferroviaria Torino-Reggio Calabria per commemorarne il sacrificio a 40 anni dal brutale eccidio di via Isidoro Carini, a Palermo.
La presentazione del treno è avvenuta alla stazione di Roma Termini in una cerimonia alla quale hanno partecipato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Generale di Corpo d’Armata, Teo Luzi e l’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane Luigi Ferraris.
Il Frecciarossa reca una livrea esterna sulla quale è stato riprodotto il volto del Generale dalla Chiesa, la data di nascita e di morte e una sua frase simbolica: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.
“L’idea di dedicare al Generale Carlo Alberto dalla Chiesa la livrea di un treno che idealmente unisce, ogni giorno, tutta l’Italia da nord a sud e viceversa, ha un valore simbolico particolarmente importante. L’ammirevole iniziativa di ricordare alle migliaia di passeggeri, italiani e stranieri, chi fosse il Generale dalla Chiesa e quanto importante sia stato il suo estremo sacrificio nella lotta alla mafia, renderà ogni viaggio su questo treno un’occasione unica”, ha dichiarato il Comandante Luzi, rivolgendo “un pensiero speciale ai tanti ragazzi, magari giovani fidanzati, che si saluteranno – davanti a questa livrea – prima di salire a bordo di questo Frecciarossa. Il mio augurio è che possano dedicare un minuto alla memoria del Generale, il quale ha tanto creduto in loro e nella formazione della loro cultura alla legalità, unica arma sempre efficace contro le mafie.
“Il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa con il suo impegno nella lotta al terrorismo e alla mafia è stato, fino al sacrifico estremo, un modello di fedeltà allo Stato e ai suoi più alti valori democratici: libertà e legalità. Con questo Frecciarossa a lui dedicato il Gruppo FS – ha dichiarato l’amministratore delegato di FS Ferraris – intende mantenerne vivo il ricordo e l’esempio e riaffermare con forza quei valori che sono anche alla base della nostra cultura d’impresa”.
L’immagine del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa verrà esposta anche sui monitor a bordo di tutte le Frecce, sulle self-service e sui totem posti nei FRECCIA Lounge e FRECCIA Club presenti nelle stazioni attraversate dal Frecciarossa livreato.
– foto ufficio stampa Ferrovie dello Stato –
(ITALPRESS).

40 anni fa l’omicidio Dalla Chiesa, Luzi “L’Arma dei Carabinieri fu la sua seconda famiglia”

0

PALERMO (ITALPRESS) – A 40 anni dalla morte per mano della mafia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa – ucciso da Cosa nostra il 3 settembre 1982 in via Isidoro Carini, in un attentato nel quale persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo – Palermo ha ricordato una delle figure simbolo della lotta alla criminalità organizzata, il generale dei Carabinieri spedito in Sicilia e divenuto martire dopo poco piu’ di tre mesi. Quel 1982 è passato alla storia come uno degli anni peggiori dal punto di vista degli omicidi di mafia e la contabilità delle vittime si aggiornava quasi giornalmente. E il 3 settembre toccò proprio a Dalla Chiesa, raggiunto all’uscita della Prefettura da un commando mafioso che, adoperando una tecnica quasi militare, aprì il fuoco con un Kalashnikov ak-47 verso il generale e sua moglie, non risparmiando neanche l’agente che li seguiva a bordo di un’Alfetta.
I progressi nella lotta contro Cosa nostra avevano portato a un vero e proprio bagno di sangue in quegli anni così tremendi in cui la mafia aveva dichiarato guerra allo Stato. Cento giorni appena di mandato per Dalla Chiesa, che non ricevette i mezzi richiesti per agire come avrebbe voluto, prima di essere ucciso dalla vile mano della criminalità.
Palermo si risvegliò ferita e la scritta che apparve all’indomani della strage nel luogo dell’assassinio, “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”, risuonò come la summa dello stato d’animo di un’intera città. Capace però di risollevarsi dopo l’ennesimo sangue versato, già fin dalle parole del cardinale Salvatore Pappalardo che nel giorno dei funerali usò frasi forti e di condanna nei confronti delle istituzioni citando Tito Livio e il suo discorso su Sagunto, che in questo caso divenne una Palermo lasciata sola ed espugnata dai nemici, vale a dire la mafia.
Quaranta anni dopo il capoluogo siciliano è cambiato, la mafia stessa è cambiata, ma resta immutato il sentimento di legalità di gran parte dei cittadini, che passa attraverso la commemorazione di figure come il Generale Dalla Chiesa.
La Prefettura di Palermo e il Comando Legione Carabinieri “Sicilia”, nella ricorrenza del 40esimo anniversario del barbaro agguato hanno organizzato una serie di eventi commemorativi nel capoluogo siciliano.
“La morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa quarant’anni fa colpì al cuore tutti gli italiani: un agguato che dimostrò ancora una volta la ferocia e la violenza della mafia. Ma l’azione promossa da Dalla Chiesa ha rappresentato un segno di speranza in un clima generale di paura dettata dal terrorismo: il suo esempio di etica del servizio deve essere di ispirazione per tutti gli esponenti delle istituzioni, i dipendenti pubblici, i comuni cittadini”, ha sottolineato il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale di corpo d’armata Teo Luzi, durante la commemorazione dell’ex prefetto alla Cattedrale di Palermo.
Il generale Luzi ha raccontato anche un aneddoto che spiega il rapporto di Dalla Chiesa con l’Arma: “Per lui è stata come una seconda famiglia. Ricordo che il 5 maggio 1982, quand’ero ancora un giovane sottotenente, lui nonostante i molti impegni trovò il tempo di mandare un messaggio a noi ragazzi. Di lui mi rimasero impressi la libertà di pensiero e il coraggio delle azioni”.
Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri ha sottolineato poi come “non basta l’azione della magistratura per contrastare Cosa nostra, ma serve l’impegno costante di scuole e associazioni. Dobbiamo lasciare ai nostri figli un’Italia migliore di quella contrassegnata da mafia e terrorismo”.
foto xd8 Italpress
(ITALPRESS).

31 anni fa moriva Libero Grassi, l’imprenditore che disse no al racket

PALERMO (ITALPRESS) – “Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”. Era il 10 gennaio del 1991. L’imprenditore Libero Grassi, attraverso una lettera inviata al Giornale di Sicilia alzava la testa contro la mafia, ribellandosi apertamente alla violenza di Cosa nostra. Un atto rivoluzionario in una Sicilia in cui pochi imprenditori avevano il coraggio di denunciare il racket. Un coraggio che Grassi pagherà con la propria vita qualche mese dopo; il 29 agosto infatti, alle sette e mezza del mattino, in una Palermo ancora avvolta dalla calura estiva, mentre a piedi si stava recando al lavoro viene affrontato da un killer che gli scarica 4 colpi di pistola uccidendolo. Cosa nostra in questo modo punirà chi, apertamente e pubblicamente, aveva avuto l’ardire di ribellarsi, di tentare di liberarsi dal cappio stretto attorno alle aziende siciliane.
Nomen omen. Libero Grassi porterà con sè fin dalla nascita quell’aggettivo che lo contraddistinguerà; la sua esistenza infatti è essa stessa testimonianza di una eroica disubbidienza verso le regole del malaffare. Da uomo probo e dalla schiena diritta lottava per i suoi ideali, sempre, senza mai abbassare la testa. Fu un martire laico nella lotta civile e imprenditoriale alle mafie. Nato a Catania nel ’24 in una famiglia antifascista (il suo nome è esso stesso un tributo a Giacomo Matteotti), a 8 anni si trasferisce a Palermo. Studierà tra Palermo e Roma, sognerà di diventare diplomatico ma asseconderà il volere del padre commerciante. Si forma a Gallarate, nel profondo nord industriale; formazione che gli permetterà di tornare in Sicilia e aprire uno stabilimento tessile. Libero Grassi non era un semplice imprenditore tutto “fabbrica e lavoro”, è stato un grande attivista civile, impegnato nella politica dapprima avvicinandosi ai Radicali poi al Partito Repubblicano.
Ma il suo più grande impegno è nella lotta alla mafia da imprenditore, attraverso un gesto che a quel tempo appariva rivoluzionario: rifiutarsi di pagare il pizzo, obiettando con un secco no alle telefonate del fantomatico “geometra Anzalone”.
“Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalonè e diremo no a tutti quelli come lui”, scriverà nella missiva indirizzata al Giornale di Sicilia.
Preziosa la sua collaborazione per individuare gli estortori, i fratelli Avitabile, temibili esattori della famiglia Madonia di Resuttana. Grassi denunciò il suo isolamento; dopo la lettera si sentì solo, avvertì la mancata vicinanza di Sicindustria. Oramai vulnerabile fu bersaglio facile per la mafia. Autori e mandanti furono poi individuati; a premere il grilletto Salvino Madonia, figlio del boss di Resuttana, ma il via libera al suo omicidio fu deliberato dall’intera Cupola.
La sua morte, come accaduto altre volte in Sicilia con il sacrificio di altri eroi civili, contribuì a dotare l’Italia di uno strumento a favore degli imprenditori coraggiosi; nello specifico al varo del decreto che porta alla legge anti-racket 172, con l’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione. Un sacrificio che non è risultato vano, una morte che ha scosso le coscienze e convinto molti imprenditori allora come oggi, a distanza di 31 anni esatti, a denunciare il pizzo.
E come ogni anno in via Alfieri, alle 7:45, nel luogo dove si consumò l’omicidio dell’imprenditore tessile, la famiglia Grassi affigge il manifesto che rievoca le condizioni di isolamento e solitudine in cui maturò il delitto.
credit photo agenziafotogramma.it
(ITALPRESS).

Il custode Paparcuri lascia il ‘bunkerino’ del Tribunale di Palermo “Palazzo dei veleni”

0

PALERMO (ITALPRESS) – “In questo luogo ci ho vissuto per 42 anni, ho conosciuto straordinarie persone, ho rischiato di morire, ho ripreso mettendo da parte le tante delusioni che ho dovuto ingoiare. E mai ho detto ‘non mi sembra l’ora che me ne vado in pensione’. Il mio sogno era che da morto o poco prima di morire mi avrebbero portato li’ per un ultimo saluto. Ma alla luce delle ultime vicende devo confessare che adesso lo odio e non ne voglio piu’ sentire parlare. Era e rimarra’ per sempre il palazzo dei veleni”. E’ l’amaro sfogo di Giovanni Paparcuri, affidato ad un post leggibile solo per i suo amici di Facebook. Sopravvissuto alla strage Chinnici e collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Paparcuri ha deciso di lasciare il ‘bunkerino’, di cui è stato custode dal 2015, al Palazzo di giustizia di Palermo, il museo realizzato sei anni fa dall’Anm di Palermo nell’ufficio del Tribunale in cui lavorarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
“Non e’ da oggi – spiega – che esistono svariati problemi, ma per amore di quei giudici sono tornato sempre sui miei passi”. “Io non ci saro’ piu’ – sottolinea -, ma ci tengo a precisare che non e’ una resa, mi costa parecchio abbandonare, ma ribadisco che non e’ una resa, ma devo farlo, perche’ sono stanco, sono stanco di chiedere continuamente scusa, sono stanco di leggere certe cose, stanco della tanta ipocrisia e della falsa solidarieta’, stanco di difendermi, stanco delle invidie, stanco dei sospetti, stanco delle lamentele, stanco di raccontare, stanco di tutto, comunque e’ da parecchio che ci penso”.
Paparcuri si sarebbe aspettato “un incontro de visu con i vertici per un chiarimento definitivo e risolutorio, invece silenzio assoluto, salvo rare telefonate di soli rimproveri”. “E’ stato tutto un susseguirsi di ostacoli – aggiunge -. Mi hanno anche messo una persona a fianco che doveva soltanto aiutarmi nel gestire le prenotazioni, invece e’ diventato anche un censore e controllore dei miei ricordi e invadente nei miei rapporti con le persone. Che tra l’altro, non e’ nemmeno un collega, ne’ dell’ambiente e tanto altro ancora… Intanto rinfresco la memoria, che non guasta, con alcune foto scattate nel 2009 pochi giorni prima che andassi in pensione: dimostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che appunti, libri, apparecchiature e altro ancora, che ho riportato al museo Falcone Borsellino, li ho sempre custoditi io. Altri ancora sono esclusivamente miei, cioe’ regali del dottor Falcone, altri oggetti e documenti solo io sapevo dove erano custoditi. Sempre per cronaca: subito dopo il suo insediamento, il dottor Natoli quale presidente della Corte d’Appello, mi ha testualmente detto: ‘Giovanni sei l’unico a fare rinascere quei luoghi’. Il 16 dicembre del 2015 il dottor Matteo Frasca quale presidente distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati mi ha ufficialmente dato l’incarico”. “La vita e’ fatta di scelte, anche dolorose, e quando arriva l’ora non puoi tirarti indietro, ed io scelgo da uomo libero consapevole di avere fatto il mio dovere fino in fondo. Chiudo esortandovi a venire, gli uomini passano, ma la vita continua”, conclude.
credit photo agenziafotogramma.it
(ITALPRESS).