Nel contesto del progetto denominato “Il mio diario”, che prevede la consegna a tutti i bambini delle classi terze elementari della provincia di Palermo, di un diario della legalità, presso la sede dell’Istituto Comprensivo Statale “Calderone”, a Carini, il Questore di Palermo ha presenziato alla cerimonia di consegna dei diari ai bambini delle terze elementari ed al corpo docente del suddetto istituto.
La cerimonia, avvenuta nel rispetto delle necessarie misure di distanziamento in chiave antipandemica, ha avuto inizio con l’intonazione dell’Inno nazionale cantato con orgoglio dai bimbi dell’istituto accompagnati dai loro maestri.
Le parole con cui il Questore ha cercato di avvicinare i piccoli ai temi della legalità ed a ripudio della violenza, oltre che suscitare l’apprezzamento ed il ringraziamento di preside ed insegnanti, sono state accolte con entusiasmo dalla platea di giovanissimi.
L’obiettivo di coinvolgerli è stato raggiunto come hanno testimoniato le tante domande, anche molto pertinenti, rivolte al Questore ed al personale della Polizia di Stato presente.
Gli studenti hanno anche donato ai poliziotti biglietti e disegni aventi ad oggetto il tema della legalità e, prima che la cerimonia si concludesse, come a volere rendere indimenticabile il ricordo di una giornata magnifica, hanno “preteso” che i loro diari della legalità venissero autografati dal Questore in rappresentanza di tutta la Polizia di Stato ed i più “fortunati” sono riusciti anche ad ottenere una dedica personale.
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Il Questore di Palermo consegna “Diario” a bimbi scuola di Carini
Stragi di mafia, Fico “impegno della Camera per verità”
ROMA (ITALPRESS) – “In occasione del ventottesimo anniversario della strage di via dei Georgofili desidero rivolgere ai familiari delle vittime e alla loro associazione la piu’ sentita vicinanza della Camera dei deputati e quella mia personale.
A distanza di cosi’ tanti anni e’ ancora forte lo sgomento e la commozione per l’attentato in cui persero la vita Angela Fiume, custode dell’Accademia dei Georgofili, suo marito Fabrizio Nencioni, le loro bambine Nadia e Caterina, e lo studente universitario Dario Capolicchio. L’esplosione provoco’ anche decine di feriti e gravissimi danni alle strutture abitative e al patrimonio artistico di Firenze, colpita nel cuore della sua identita’ storica e sociale”. Lo ha scritto il presidente della Camera, Roberto Fico, in un messaggio al presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della Strage di via dei Georgofili a Firenze.
“Si e’ trattato dell’ennesimo vile attacco allo Stato messo in atto dalla criminalita’ mafiosa, autrice in quegli anni di una spietata stagione stragista nella quale anche l’attentato dei Georgofili va inquadrato – ha aggiunto Fico -. Una strategia folle, che ispiro’ pochi mesi piu’ tardi anche gli attentati dinamitardi di Roma e di Milano, e segno’ profondamente il Paese, stordito e disorientato da quella violenza cieca e atroce”.
“Il lungo e complesso iter giudiziario ha fatto emergere un sistema di connivenze tra criminalita’ organizzata e alcuni settori deviati dell’apparato statale. Ciononostante, ancora oggi il doloroso ricordo di quella tragedia si accompagna al profondo rammarico per non aver dissipato tutti i dubbi e le ombre su quanto accaduto e per non poter contare su una verita’ piena ed inconfutabile su quella tragica stagione della nostra storia recente – ha sottolineato il presidente della Camera -. La legittima domanda di verita’ e giustizia non appartiene soltanto ai parenti delle vittime, a cui va il mio sincero ringraziamento e la mia gratitudine per aver sempre mantenuto vivo il ricordo e continuato a difendere le ragioni della giustizia e della democrazia. La verita’ deve essere un’esigenza per tutti noi, perche’ un’autentica consapevolezza dei passaggi, anche dolorosi, del vissuto di una collettivita’ arricchisce la coscienza civile del Paese e, soprattutto, vale come un monito sulla necessita’ di preservare sempre la nostra democrazia”.
“L’impegno della Camera dei deputati per una rigorosa declassificazione e pubblicazione di tutti gli atti formati o acquisiti dalle commissioni parlamentari di inchiesta si inserisce nel solco di questo percorso di trasparenza e verita’ al quale ho voluto dare particolare impulso e grande attenzione.
Lo dobbiamo alle vittime di tutte le stragi compiute nel nostro Paese, a chi ogni giorno lavora per promuovere la legalita’ e la giustizia, a tutti i cittadini che amano la nostra Carta costituzionale e ne difendono incondizionatamente lo spirito ed i valori”, ha concluso.
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“Mafia e Covid-19, pericolose infiltrazioni”, convegno a Castelvetrano
PALERMO (ITALPRESS) – “Crescere nella Cultura della Legalità. Mafia e Covid-19: pericolose infiltrazioni” è stato il tema di un interessante e partecipato dibattito, moderato dal direttore dell’agenzia Italpress Gaspare Borsellino, svoltosi presso il liceo scientifico “M. Cipolla” di Castelvetrano.
Al convegno hanno preso parte il Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, Generale Rosario Castello e l’imprenditore Francesco Messina, oltre gli studenti dell’ultimo anno del Liceo e la dirigente scolastica Gaetana Maria Barresi.
Molto toccante la testimonianza dell’imprenditore Francesco Messina che rivolgendosi ai ragazzi ha raccontato le difficoltà incontrate nella sua esperienza di imprenditore siciliano dove i tentacoli della mafia li ha visti diverse volte sotto forma di colloqui di lavoro oppure di ipotetici fornitori. Ma grazie alla sua “Schiena dritta” ed al sostegno delle forze dell’ordine, in particolar modo dell’Arma dei Carabinieri, è sempre riuscito a portare avanti un’impresa sana.
“Oggi – dice Messina – l’unico vaccino contro la criminalità sono i giovani, perchè la mafia ha più paura della scuola che della giustizia” Il monito che Francesco Messina ha voluto lasciare ai giovani studenti è stato quello di non permettere ai tentacoli della mafia di fermare le loro idee e le loro aspirazioni imprenditoriali anche in una terra difficile come la nostra”
Il Generale Castello si è soffermato sull’importanza di credere nelle istituzioni e nelle forze armate che spesso pagano con la vita la lotta alla mafia, basti pensare che ad oggi si contano 511 carabinieri caduti per mafia.
Il generale Castello, citando una frase di Paolo Borsellino “La mafia sparirà se la gioventù gli negherà il consenso” ha invitato gli studenti ad essere cittadinanza attiva che può nascere soltanto con la conoscenza ed il rispetto delle regole.
Ancora una volta ha espresso l’importanza di denunciare la criminalità perchè “se tutte le vittime denunciassero non avremmo più le infiltrazioni mafiose”.
“In Sicilia – ha continuato il Comandante regionale dei Carabinieri- ci sono 420 presidi (stazioni dei carabinieri) che mantengono un rapporto costante con il territorio reso possibile anche grazie alla collaborazione con i sindaci .
Purtroppo la Pandemia è diventata un’opportunità per le associazioni mafiose che inizialmente entrano nel tessuto sociale sotto forma di sovvenzionamenti per poi mettere le mani sulle imprese o su tutto ciò in cui ci sono interessi economici.
L’augurio – ha concluso il generale Castello, rivolgendosi agli studenti- è quello di essere testimoni di legalità e soprattutto di esse protagonisti del vostro futuro”.
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Mattarella “Non esistono zone grigie, o contro la mafia o si è complici”
PALERMO (ITALPRESS) – “La mafia esiste tuttora, non è stata sconfitta. Estende i suoi tentacoli nefasti in attività illecite e insidiose anche a livello internazionale, per questo è necessario tenere la guardia alta e attenzione vigile. Ma la condanna popolare, ampia e possente, ha respinto con efficacia i crimini e i metodi della mafia. Nessuna zona grigia, nessuna omertà nè tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto nell’aula bunker del carcere Ucciardone durante la cerimonia per le stragi di Capaci e via d’Amelio. “La mafia teme le sentenze dei tribunali ma vede anche come grave pericolo la condanna da parte di uomini liberi e coraggiosi. Ha paura di forze dell’ordine efficienti ma la avverte anche di fronte al disprezzo di cittadini e giovani. La mafia teme la scuola più che la giustizia – sottolinea Mattarella -. La mafia non è invincibile, può essere sconfitta realizzando la lucida profezia di Falcone”.
“Falcone e Borsellino erano magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, da attaccamento a valori di Costituzione, di fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia. La mafia vuole eliminare non soltanto per la loro competenze, efficienza, conoscenza metodi. Li assassinò perchè erano di stimolo ed esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per cittadini che li amavano”.
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Bianchi “Ripartire dai ragazzi, la scuola al centro”
PALERMO (ITALPRESS) – “Ho detto ai ragazzi dell’orchestra che tutti i ragazzi d’Italia oggi sono qui con loro”. Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, presente all’inizio delle celebrazioni per la scomparsa del giudice Giovanni Falcone, al porto di Palermo. “Legalità vuol dire rispetto, amore per gli altri e per il nostro paese: questo è il significato della giornata di oggi. E farlo oggi, in un momento in cui il paese sta ripartendo è ancora più importante: si riparte nel segno della legalità, del rispetto e del rifiuto di ogni forma di violenza. Si riparte dai ragazzi, dai bambini e dalla bambine. Bisogna riportare la scuola al centro del paese. Non più speranze, ma fatti concreti”, ha aggiunto il ministro.
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Strage di Capaci, un lenzuolo per non dimenticare
PALERMO (ITALPRESS) – “Ogni anno la nostra manifestazione l’abbiamo intitolata ‘Palermo che ama Italià. Contemporaneamente a questa esposizione di oggi del lenzuolo con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, su tutti i social abbiamo lanciato la manifestazione chiedendo a chi può di stendere un lenzuolo per dire forte il loro no alla mafia”. Così Maria Falcone, sorella del giudice ucciso alla mafia, a margine dell’ostensione del lenzuolo commemorativo raffigurante i due giudici davanti il teatro “Massimo”, a Palermo. L’iniziativa, svolta contemporaneamente in 20 città italiane, è stata scandita dalla Fanfara del 12 Reggimento Carabinieri Sicilia alla presenza delle autorità civili e militari cittadine.
“Questa iniziativa si riallaccia a quello che è lo spirito di ogni anniversario – sottolinea Maria Falcone – ovvero quello di ricordare che la mafia non è vinta e dobbiamo continuare ad andare avanti”.
Dalla piazza, gremita di curiosi e cittadini, si è levato un lungo applauso. Presente, tra gli altri, anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “La città di Palermo si unisce all’Arma dei Carabinieri e alle tante vittime dalle mafia, ma in questo momento si unisce nel ricordo particolare di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che sono punti di riferimento nel cammino di liberazione della nostra terra – sottolinea il primo cittadino -. E lo fa chiamando l’Italia, un’Italia che risponde. In questo momento è stata mostrata una grande opera realizzata nei laboratori di Brancaccio, sia qui a Palermo al teatro Massimo che al Colosseo di Roma. E’ un’occasione ulteriore per confermare il cammino della nostra città. I giovani sono i principali interlocutori di questa manifestazione, ma anche tutti coloro che attraverseranno questa piazza ed entreranno nel teatro Massimo. E’ un segno di ritorno alla vita nel ricordo di chi la vita l’ha data per consentirci di vivere in una terra liberata dal governo della mafia”.
In rappresentanza dell’Arma presenti il generale Rosario Castello, comandante Legione Carabinieri Sicilia, e il comandante provinciale dei Carabinieri, generale Arturo Guarino.
“Oggi è una bella giornata per noi carabinieri, siamo vicini alla famiglia Falcone – sottolinea il generale Castello -. Con la nostra fanfara abbiamo voluto lasciare questo segno in memoria di Falcone e Borsellino. La memoria è fondamentale, è alla base delle istituzioni. Dobbiamo perpetuare la memoria di tutti i caduti. Abbiamo voluto ricordare questo momento importante per tutti noi con l’Inno alla Gioia e l’Inno d’Italia”. A prendere parte all’evento anche il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani.
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All’Università di Palermo l’olio legale dedicato a Livatino
PALERMO (ITALPRESS) – In un incontro allo Steri tra il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo Fabrizio Micari e il Sindaco di Canicattì Ettore Di Ventura è stato donato all’Ateneo l'”Olio Legale”, dedicato alla memoria del Giudice Rosario Livatino.
“Con l’iniziativa Olio legale – ha detto il Rettore – che produce un olio frutto della raccolta di un uliveto confiscato alla mafia viene dato un forte segnale alla società civile. Questo segnale è reso ancora più forte con la dedica del progetto alla memoria di Rosario Livatino, che nel nostro Ateneo ha compiuto i suoi studi in Giurisprudenza e di cui è stato recentemente ritrovato il fascicolo personale contenente il libretto e la tesi di laurea. Questa documentazione sarà messa a disposizione in occasione di prossime iniziative culturali che l’Università di Palermo organizzerà nei prossimi mesi insieme al Comune di Canicattì nel segno della lezione di giustizia e legalità che Rosario Livatino con la sua opera esemplare ha impartito e continua ad impartire a tutti noi”.
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Mafia, proposta di legge contro l’apologia e l’istigazione
L’apologia di mafia potrebbe presto diventare un reato. Attraverso una proposta di legge, con prima firmataria la deputata del Movimento Cinque Stelle, Stefania Ascari e presentata durante una conferenza stampa alla Camera, chi verrà ritenuto responsabile di istigare o di fare apologia a sostegno delle tesi mafiose rischia di incorrere nella giustizia.
Con questa legge si prevedono tempi duri per quanti osannano esponenti della criminalità attraverso i social o in tv, magari scrivendo libri che difendono la stessa criminalità. Pugno duro contro gli “inchini”, l’omaggio delle processioni religiose ai boss, e infine verranno puniti i tanti artisti neomelodici i cui testi sono pieni zeppi di messaggi inneggianti a comportamenti mafiosi o a uomini di spicco della malavita.
L’obiettivo, lo dice chiaramente Stefania Ascari, è mettere un freno a “una mafia che si auto-racconta sui social, a volte con un messaggio che diventa glamour. Il principio della libertà di espressione trova un limite. Di fronte a certi episodi, in qualità di legislatore e componente della commissione antimafia, ho avvertito la necessità di introdurre l’aggravante dell’apologia dell’associazione mafiosa. E’ necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni affinchè si smetta di esaltare miti e modelli di persone che spezzano vite. Certi personaggi non devono essere intervistati, così come non bisogna consentire l’inchino di simulacri religiosi”.
La deputata pentastellata chiarisce che con tale provvedimento “non si vuole censurare la libertà di pensiero, ma mettere un freno alle condotte che equivalgono a manifestazioni di mafiosità. Non è possibile esaltare in video e canzoni la strage di Capaci o di via D’Amelio, non è espressione artistica ma altro. L’obiettivo è responsabilizzare tutti gli operatori della comunicazione, nessuno escluso, perchè ancora oggi il fenomeno mafioso non viene preso con serietà nemmeno da istituzioni”.
La legge prevede quindi “l’aggravante per chi istiga alla mafia, con una pena che aumenta della metà e di 2 terzi se l’apologia avviene in manifestazioni pubbliche, in televisione o in spettacoli, attraverso strumenti informatici e telematici”.
Alla conferenza stampa ha preso parte anche il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. “C’è la necessità di fare capire che con certi argomenti non si può scherzare – ha osservato -. Quando sento dire che le mafie non hanno toccato donne e bambini mi rendo conto del potere acquisito da queste consorterie nel costruire una mitopoiesi. Se il messaggio è un messaggio irresponsabile si opera una straordinaria dinamica che le mafie pongono in essere, che è sadica e perversa, che è la dinamica del mascariamento. Bisogna intervenire contro i miti invitando a comprendere il senso. Se prendiamo coscienza di tutto ciò riusciremmo a distinguere la verità da falsità e avremmo dato un colpo alla mafia”.
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