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Strage via D’Amelio, a Palermo 4 giorni di eventi per ricordare

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PALERMO (ITALPRESS) – In occasione del 32esimo anniversario della strage di via D’Amelio il Movimento delle Agende Rosse, in collaborazione con la Casa di Paolo, AntimafiaDuemila, con il supporto della Aopcs e con il coordinamento della VM Agency Group di Vincenzo Montanelli, ha organizzato a Palermo quattro giornate che precederanno la commemorazione del 19 luglio, in programma quest’ultima, come di consueto, nella via dove ebbe luogo l’attentato nel quale persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Le iniziative, che vedranno coinvolte personalità del mondo della politica e dell’antimafia, sono state presentate oggi, nel corso di una conferenza stampa, presso la Casa di Paolo, via della Vetriera 57, a Palermo. Presentazioni di libri, proiezioni di film e dibattiti, si susseguiranno dal 16 al 19 luglio, tra la Casa di Paolo e via D’Amelio, e culmineranno nel momento di silenzio nel giorno in cui ricorre il 32esimo anniversario dell’attentato, nel luogo della strage. “Anche quest’anno – spiega Salvatore Borsellino, fratello di Paolo – come e ancor più degli altri anni, le manifestazioni per l’anniversario della strage di Via D’Amelio non saranno, come purtroppo ormai succede per il 23 maggio, una parata e un’occasione di passerelle per chi vuole fare passare queste stragi soltanto come stragi di mafia. Ma denunceranno i depistaggi e le falsificazioni che ancora, a più di 30 anni di distanza, allontanano la verità e la giustizia per quella che è stata invece una strage di Stato”. “Una buona parte degli eventi del programma si svolgeranno alla Casa di Paolo – spiega Roberta Gatani, della Casa di Paolo – luogo in cui giornalmente lavoriamo per dare ai bambini di questo quartiere gli strumenti necessari per diventare persone per bene, evitando che finiscano nella perversa spirale della criminalità. Dalle presentazioni dei libri di Gavazzeni e di Barattieri al nono compleanno della Casa di Paolo. Un momento, questo, di gioia in cui celebriamo l’ottimismo e la fiducia nella possibilità del cambiamento con i nostri bambini e con i tanti ospiti che ogni anno da tutte le parti di Italia giungono qui per condividere con noi questo anniversario. Alla festa parteciperanno Michelangelo Balistreri e il clown Corda, alias dott Giuseppe Orfeo, ex comandante della Stazione dei Carabinieri Palermo Olivuzza, oggi in pensione, che da anni avvicina col sorriso i bambini dei quartieri difficili alle divise. Sarà anche il momento per fare il punto della situazione delle attività alla Casa di Paolo ringraziando i volontari che si dedicano con passione a questo progetto e quanti, da tutta Italia lo sostengono con le loro donazioni, e il loro supporto, fondamentali considerato che alla Casa di Paolo non cerchiamo, chiediamo o accettiamo nessun aiuto da parte dello Stato, al quale continuiamo a chiedere ancora e finché sarà necessario la verità sulla strage di via D’Amelio, senza la quale non può esserci giustizia”.“Come ogni anno – afferma Rosaria Melilli, del Movimento Agende Rosse – le Agende Rosse di tutta Italia si ritroveranno sotto l’albero della Pace per chiedere verità e giustizia sulla strage di Via D’Amelio. Quest’anno il nostro pensiero è rivolto anche a Vincenzo Agostino, papà di Nino, morto il 22 Aprile di quest’anno senza sapere tutta la verità sulla morte di suo figlio e di sua nuora Ida Castelluccio, avvenuta il 5 Agosto 1989. Nella convinzione che un giorno sapremo la verità continueremo a lottare al fianco di Salvatore Borsellino e di tutti coloro che ancora non conoscono la Verità sulla morte dei loro cari”. Si inizierà il 16 luglio, alle 18, alla Casa di Paolo, in via Vetriera, con la presentazione del libro “La Furia Degli Uomini” di Ezio Gavazzeni (Ugo Mursia Editore), un volume che traccia uno spaccato che dall’omicidio Scopelliti, conduce al furto dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Mercoledì 17 luglio, invece, alle 16, è in programma il IX compleanno della Casa di Paolo. Il 18 luglio, alle 18, sempre alla Casa di Paolo, invece, verrà presentato il libro di Flavio Barattieri “Dialoghi con Lito, ‘Ndrangheta a Calabria – Lombardia” (edito da Terra Somnia). Dialogano con l’autore Brizio Montinaro e Aaron Pettinari. Il 19 luglio, in via D’Amelio, nel luogo dell’attentato, le iniziative avranno inizio alle 14.45, con l’evento “Noi sappiamo chi siete” nel corso del quale interverranno i familiari di diverse vittime di mafia. Alle 16.45, nel momento esatto in cui esplose la Fiat 126 rubata, contenente circa 90 chili di tritolo, verrà osservato, come da tradizione, un minuto di silenzio. Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, leggerà la poesia “Giudice Paolo” di Marilena Monti. Alle 17. 30 il pomeriggio proseguirà con il dibattito “Dietro le stragi: verità nascoste, verità negate”. Previsti gli interventi di Salvatore Borsellino, Nino Di Matteo (magistrato), Saverio Lodato (giornalista e scrittore), Fabio Repici (avvocato familiari vittime di mafia), Roberto Scarpinato (ex magistrato, senatore), Aaron Pettinari (AntimafiaDuemila). Le attività del Movimento delle Agende Rosse verranno poi sospese per permettere alla fiaccolata, organizzata dal Forum 19 luglio e partita da piazza Vittorio Veneto, di arrivare fino all’albero della Pace di via D’Amelio. Poi riprenderanno, alle 21.30, con la proiezione del docufilm “Lo so chi siete” di Silvia Cossu, dedicato alla vita di Vincenzo Agostino, padre del poliziotto ucciso dalla mafia, insieme alla moglie incinta, l’8 agosto del 1989. “Con il direttore Giorgio Bongiovanni e la redazione di Antimafia Duemila come Salvatore Borsellino e le Agende Rosse siamo a chiedere verità e giustizia. Vogliamo sapere che fine ha fatto l’agenda rossa – spiega Aaron Pettinari, di AntimafiaDuemila – vogliamo sapere i nomi di quei mandanti e concorrenti esterni che hanno partecipato e ordinato la strage. Diciamo basta ai depistaggi che ancora oggi sono in corso che allontanano anziché avvicinare alla verità su quanto avvenuto con quelle stragi che hanno portato alla nascita della Seconda repubblica. Un impegno che deve essere di tutti e non dei soli familiari. Ed è importante che ad avere voce siano proprio quei magistrati, avvocati e giornalisti che hanno speso e spendono la propria vita con questo obiettivo”. “Da tanti anni partecipiamo agli eventi di via D’Amelio, assieme alle Agende Rosse e ad altre associazioni che hanno con noi in comune la ricerca e la pretesa, aggiungerei di verità e giustizia. Noi non amiamo le passerelle e le ostentazioni del dolore, a noi interessa difendere la memoria di chi in ogni tempo ha perso la vita al servizio delle gente – ha proseguito Luigi Lombardo del Siap – in tale ottica apriremo per il prossimo 18 luglio ad un numero ristretto di persone, le porte della Caserma Lungaro, proprio davanti alle scorte, in un momento di memoria comune. Il Siap non ha esitato a costituirsi parte civile in processi che vedevano indagati anche uomini appartenenti ad apparati dello stato. La verità e la giustizia sono un dovere morale di tutti”. “Noi ogni anno organizziamo la fiaccolata con partenza da piazza Vittorio Veneto fino all’albero in via D’Amelio, dove osserviamo un minuto di silenzio. Sarà una manifestazione partecipata da molti giovani e da numerose associazioni”, ha sottolineato Anna Laura Provenza del Forum 19 luglio.

– Foto Agenzia Fotogramma –

 

Bando per assegnare ai giovani agricoltori i terreni confiscati alle mafie

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ROMA (ITALPRESS) – Millequattrocento terreni confiscati alla criminalità organizzata e più di mille ettari che verranno assegnati tramite bando pubblico per essere reimpiegati per scopi sociali. È quando prevede il protocollo d’intesa tra il Masaf e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, grazie al quale verranno messi a disposizione di giovani imprenditori agricoli i terreni sottratti alle mafie.
“Il governo sta puntando moltissimo sull’azione dell’Agenzia per i beni confiscati”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Questo progetto ha un valore aggiunto che è quello di fare in modo che ci siano sempre meno beni che costituiscono più un problema se non messi a reddito. Ha un grande rilievo anche per il recupero delle aree interne del Paese a rischio abbandono. Noi siamo certi che ci saranno risultati importanti con il portafoglio di beni che destineremo a questo progetto”.
L’obiettivo è quello di coniugare il reimpiego a scopo sociale dell’ingente patrimonio fondiario confiscato, con il rilancio delle politiche a sostegno dell’agricoltura e, in particolare, degli interventi a favore dei giovani imprenditori agricoli.
“Un protocollo che tende a valorizzare i beni confiscati che per lo Stato rappresentano un onere e segna un dato positivo al contrasto della criminalità, che corrisponde al rilancio delle attività legate alla terra soprattutto per le nuove generazioni”, ha sottolineato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
“Il dato dell’agricoltura e dell’abbandono del territorio in Italia è più drammatico rispetto agli altri Paesi europei. Quando c’è abbandono dell’agricoltura c’è un abbandono del territorio. L’agricoltore è stato custode del terreno per anni, è il primo ambientalista del pianeta”, ha aggiunto.
Un’iniziativa che punta ad agevolare lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura, valorizzare le aree interne contrastando il fenomeno dell’abbandono e i conseguenti rischi, inclusi quelli idrogeologici, garantendo il pieno rispetto delle disposizioni del Codice Antimafia per il riuso sociale dei beni confiscati e al reimpiego, sempre per finalità sociali, dei relativi proventi. Bruno Corda, direttore dell’Agenzia mazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha spiegato che “come Agenzia avevamo la necessità di migliorare la nostra capacità destinataria dei beni confiscati soprattutto per i terreni agricoli e che questi venissero collocati e utilizzati. Attualmente abbiamo una prima tranche di 1.400 beni, ma ce ne saranno altri”.
– foto Agenzia Fotogramma –
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Pirateria audiovisiva, Fapav-Ipsos “Coinvolto il 39% degli italiani”

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 calano la platea dei pirati audiovisivi e il numero totale degli atti illeciti, ma il danno economico potenziale per le industrie dei contenuti e per il Sistema Paese rimane grave. È quanto emerge dall’indagine sulla pirateria audiovisiva in Italia, condotta da Ipsos per la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) e presentata questa mattina a Roma, durante gli “Stati Generali della Lotta alla Pirateria tra Legalità, Sicurezza e Intelligenza Artificiale”. Il 39% degli adulti italiani ha commesso almeno un atto di pirateria: in totale se ne stimano circa 319 milioni contro i 345 milioni del 2022. Tra i contenuti più piratati ci sono i film, in calo la visione illecita di serie tv e fiction (-14%). Il digitale è la principale modalità di fruizione dei contenuti piratati (37%) ma è l’unica che scende leggermente. Le IPTV illecite rappresentano una delle forme preferite da circa 11,8 milioni di italiani per accedere almeno una volta ai contenuti pirata, seguono lo streaming con il 18% e il download con il 15%. I pirati di contenuti audiovisivi sono più concentrati tra gli under 35, sono prevalentemente occupati, possiedono un livello di istruzione alto, sono più concentrati nel sud e nelle isole e vi è una leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne. La stima del danno economico potenziale per le aziende ammonta a circa 767 milioni di euro. Per quanto riguarda lo sport live, gli atti di pirateria diminuiscono rispetto al 2022, ma superano i 36 milioni.
“La ricerca evidenzia come il fenomeno sia in continua evoluzione: il comportamento illecito continua ad essere un problema che colpisce le industrie audiovisive e ha conseguenze gravi anche per l’intera economia, con una forte ripercussione sull’occupazione” perché “sta rallentando il processo di sviluppo dei nuovi modelli di business e sta danneggiando tutto lo sport, non solo il calcio”, ha detto il presidente di FAPAV, Federico Bagnoli Rossi. Ipsos ha stimato una perdita di fatturato per l’economia italiana pari a circa 2 miliardi di euro, con una perdita di PIL di circa 821 milioni di euro e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità. Il 47% degli italiani non è perfettamente consapevole della gravità del fenomeno e degli impatti che questa pratica provoca sull’occupazione o sul depauperamento del talento. “La nostra indagine evidenzia anche una diffusa consapevolezza di commettere un reato quando si pirata, ma al contempo una scarsa percezione del rischio di essere scoperti e sanzionati”, ha aggiunto il presidente di Ipsos Italia, Nando Pagnoncelli. La pirateria è “una piaga sociale. Bisogna continuare a lavorare: molto è stato fatto” ma “non è sufficiente, perché i pirati si stanno organizzando, si spostano da una piattaforma all’altra. La prossima sfida sarà sensibilizzare gli utenti finali, perché solo così riusciremo a capire lo scatto culturale in avanti che questo Paese deve fare”, ha spiegato l’ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo.
Per il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, “la pirateria digitale si nutre della scarsa consapevolezza dei cittadini, che non hanno piena coscienza dei danni enormi provocati da questa attività illegale. È un reato a tutti gli effetti, che limita lo sviluppo del mercato legale. Le leggi devono essere continuamente aggiornate: per questo, nel prossimo DL Sport vogliamo intervenire con delle migliorie”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Alberto Barachini, ha ricordato che quello contro la pirateria “è un impegno del governo: è importante valorizzare il contributo delle nostre aziende e far comprendere ai cittadini quanto sia oneroso produrre contenuti di qualità”. Per il commissario AGCOM Massimiliano Capitanio, “un piccolo passo l’abbiamo compiuto: l’Italia è in grado di spegnere siti gestiti dalla criminalità organizzata in 30 minuti e nei primi mesi di quest’anno ne sono stati spenti quasi 18.000” ma la piattaforma “sicuramente necessità di una revisione, perché il peso delle segnalazioni degli utenti è elevato. Dopo l’estate ci aspetta l’avvio della consultazione che consentirà di aggiornare il nostro regolamento e quindi di spegnere non solo i siti che trasmettono eventi sportivi, ma tutto quello che afferisce agli eventi live e del cinema”, ha concluso.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Fondazione Magna Grecia, le mafie puntano su metaverso e dark web

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ROMA (ITALPRESS) – Utilizzano droni e sommergibili radiocomandati per trafficare in droga e armi, assoldano i migliori hacker del mondo, agiscono con disinvoltura sul web – dove hanno oramai spostato molte delle loro attività – creano banche online per riciclare denaro, cominciano a usare l’intelligenza artificiale. Sono le nuove mafie, sempre più abili a cavalcare l’onda dell’innovazione tecnologica e informatica per ampliare il loro raggio di azione e aumentare i profitti. Grazie alla loro grande capacità di adattamento sono diventate ormai organizzazioni ibride, capaci cioè di operare tanto nella realtà analogica quanto in quella digitale. Al tradizionale pizzo affiancano le estorsioni online, puntano sul metaverso e sul dark web. Se prima andavano alla ricerca di avvocati, commercialisti, broker, notai, agenti immobiliari, oggi, cercano ovunque ingegneri informatici, hacker e drug designer. La mafia corre in rete insomma, e corre veloce, mentre imprese e istituzioni arrancano affannosamente in un’eterna carenza e inadeguatezza di risorse e di personale specializzato. È il quadro che emerge dal Rapporto “Cyber organized crime. Le mafie nel Cyberspazio” presentato dalla Fondazione Magna Grecia, che quest’anno celebra i 40 anni dalla sua nascita, al Palazzo di Vetro dell’Onu, lo scorso aprile, e oggi alla Camera. Lo studio, curato da Antonio Nicaso e Walter Rauti, segue quello dedicato lo scorso anno alla relazione tra mafie e social media e offre una panoramica dell’evoluzione nel contesto cyber delle mafie, proponendo un innovativo indice per valutare la vulnerabilità di imprese e istituzioni agli attacchi informatici.
“Dopo l’esperienza dello scorso anno, abbiamo sentito l’esigenza di predisporre un secondo rapporto che esaminasse l’ibridazione delle mafie nel mondo digitale, rivelando come si siano evolute negli ultimi anni per sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia”, ha spiegato Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia.
Dallo studio emerge, infatti, che le mafie operano digitalmente in modo strutturato, strategico e coordinato, tanto che esistono delle correlazioni tra riciclaggio di denaro, criminalità informatica, cripto-asset e corruzione. Del resto il dark web rappresenta un luogo ideale per le mafie: è discreto, relativamente sicuro e permette di mantenere l’anonimato grazie alle tecnologie disponibili di pseudonimia e crittografia. Sull’internet sommerso ci sono grandi piazze virtuali dove è possibile comprare e vendere di tutto. Allo stesso tempo, si può riciclare denaro o si possono commettere frodi finanziarie ed estorsioni online, sapendo di poter eludere le frontiere tradizionali e sfuggire alle indagini.
L’obiettivo primario di autorità e investigatori di tutto il mondo deve essere quello di essere al passo con i tempi: sottovalutare le potenzialità delle nuove mafie è un rischio che nessun Paese può permettersi, tantomeno l’Italia. Per questo motivo, “grazie a un accurato lavoro di analisi – ha spiegato ancora il presidente Foti – abbiamo sviluppato un indice che permette di determinare in modo sintetico l’effettivo livello di rischio di istituzioni e imprese in caso di attacchi informatici. Disporre di una misura sintetica come questa è fondamentale per orientare le decisioni della politica, poiché fornisce un quadro chiaro e comprensibile della portata e dell’evoluzione delle minacce cibernetiche, consentendo ai policy maker di valutare l’impatto socioeconomico della criminalità informatica in un dato territorio e di prendere le decisioni conseguenti con un approccio più razionale e più efficace”.
“Le organizzazioni criminali considerano ormai il ‘vecchio’ pizzo come qualcosa di superato”, ha detto il Procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri, che ha raccontato di aver scoperto a Napoli che la camorra aveva creato una banca online che riciclava miliardi di dollari, con seimila clienti in Lombardia e nel Lazio e con sedi anche in Lituania e Lettonia. Il riciclaggio ammontava a più di tre miliardi e mezzo di euro, di cui solo due sono stati sequestrati. “La cosa che ci ha sorpreso è che nelle banche sequestrate abbiamo scovato tecnologie che la nostra Polizia giudiziaria nemmeno si sogna. Purtroppo nelle azioni di contrasto alle mafie, l’Italia è rimasta indietro rispetto a Paesi come Germania, Olanda e Belgio che ora devono aiutarci. Nelle forze dell’ordine mancano del tutto giovani ingegneri in grado di dare quella spinta di cui il nostro sistema ha bisogno. Stiamo perdendo troppo tempo e tanto campo”, ha concluso Gratteri.
Per la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, il rapporto di Fondazione Magna Grecia “ha un doppio grande merito: da un lato, offre una ricognizione e un’analisi accurate dei fenomeni criminali, dall’altro, propone una serie di suggerimenti e indicazioni utili a prevenire e reprimere il cybercrime”.
Quanto alle misure di contrasto, “alcuni importanti passi avanti sono stati fatti recentemente. Nell’aprile 2023, il Parlamento ha approvato norme di controllo sui trasferimenti delle criptovalute per prevenirne l’uso nel riciclaggio di denaro, nel finanziamento del terrorismo e in altri reati. Il disegno di legge sulla cybersecurity, poi, può costituire un efficace strumento di lotta al cybercrime in Italia. Una priorità, soprattutto considerando l’aumento degli attacchi informatici in settori cruciali come le PMI, il sistema sanitario e finanziario, la Pubblica amministrazione”.

– foto xi2/Italpress –

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Generale Luzi “I Carabinieri volto dello Stato che soccorre e protegge”

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ROMA (ITALPRESS) – “Viviamo un momento storico di rapidi e profondi cambiamenti sociali, caratterizzato dal riaffiorare di fratture geopolitiche a livello globale, di cui gli eventi bellici in corso alle porte dell’Europa, ne sono solo la parte più evidente. Il mondo sta velocemente cambiando! L’Arma, al pari di altre Istituzioni, è chiamata ad affrontare nuove sfide, che richiedono modernità e aggiornata professionalità. Lo fa sostenuta da una tradizione di 210 anni”. A dirlo il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di corpo d’armata Teo Luzi, in occasione della cerimonia del 210° Annuale di Fondazione dell’Arma, “un’Istituzione salda, che ha attraversato la Storia d’Italia, nel succedersi delle forme di Stato e di Governo, restando fermamente ancorata alla Patria e agli italiani e, per questo, guadagnando il suo motto distintivo: ‘nei secoli fedele'”, ha aggiunto. Un’Istituzione “in prima linea a tutela dell’ordine pubblico, contro la pervasività della criminalità predatoria, contro le aggressioni delle mafie e della corruzione, contro la violenza del terrorismo internazionale. I risultati operativi sono sotto gli occhi di tutti”, ha evidenziato Luzi, spiegando che “più di ieri, la sicurezza non si esprime solo con l’attività di prevenzione e repressione dei reati. Ma è promozione e pari opportunità per una cittadinanza piena. La sicurezza – come più volte sottolineato dal Ministro Piantedosi – è, prima di tutto, un’aspettativa: l’aspirazione di ogni cittadino a godere (cito le parole testuali) “di uno spazio tranquillo entro il quale esercitare i propri diritti politici, civili, sociali ed economici. L’Arma è parte garante di questo spazio: perché ogni cittadino sa che ovunque ci sia l’insegna “Carabinieri”, lì troverà il volto dello Stato che accoglie, ascolta, soccorre e protegge”.
Una vocazione di vicinanza agli italiani “garantita dalla capillarità organizzativa che trova la sua massima espressione nelle oltre 4.500 Stazioni, chiamate a condividere la vita delle comunità con autorevolezza e umanità. Per svolgere un’insostituibile funzione di rassicurazione sociale, accanto ai Sindaci, punti altrettanto preziosi per la collettività – ha detto ancora il Generale Luzi -. Il Ministro Crosetto, nel Suo primo saluto al Comando Generale ha detto che, nell’immaginario degli italiani, il Carabiniere (cito le parole testuali) “è un pezzo di famiglia: quando hai bisogno di fidarti, ti rivolgi a lui”. Un concetto di “buon vicinato” che sintetizza efficacemente il patrimonio più prezioso dell’Arma: vivere tra la gente e agire per la gente. L’immagine dello Stato amico che interviene nel bisogno.
Alcune volte con la semplicità di un gesto di comprensione. Quel gesto che, solo dall’inizio dell’anno, ha salvato da situazioni di grave pericolo oltre 1.300 persone (è un dato poco noto, ma di straordinario significato)”.
“Con un’attenzione particolare ai giovani, vera speranza per il futuro, e alla popolazione anziana, sempre più numerosa e fragile di fronte alle insidie della modernità. Nei confronti dei giovani – ha spiegato Luzi – contribuiamo a diffondere la cultura della legalità, convinti che non basta intervenire per assicurare alla Giustizia i responsabili di condotte devianti. Investire nei giovani è investire nel futuro”.
Il controllo del territorio si è evoluto nel tempo con l’ausilio di tecnologie e oggi è declinato anche nel web. “C’è una sicurezza da migliorare mediante la tecnologia e una sicurezza da preservare nonostante la tecnologia. Per questo, l’impegno dell’Arma è rivolto anche allo spazio virtuale, sempre più d’interesse della criminalità”, ha sottolineato.
“L’Arma costituisce anche uno strumento operativo a disposizione della politica estera dell’Italia, traguardando, ovunque nel mondo, interessi nazionali e valori universali. Attualmente, circa 1.000 Carabinieri sono impiegati fuori area, in oltre 120 paesi, con particolare riferimento all’Africa, per la tutela avanzata degli interessi italiani”.
“Questo – ancora le parole di Luzi – per proteggere le nostre sedi diplomatiche, per concorrere in sinergia con le Forze Armate alla pacificazione di Paesi travagliati da conflitti, per collaborare con Forze di polizia di paesi amici. All’estero promuoviamo un modello di polizia al quale la comunità internazionale guarda con sempre maggior interesse. L’Arma è anche interprete di un concetto di sicurezza che, superati i limiti della difesa fisica e della proprietà, si è arricchito di nuove sensibilità, orientate al miglioramento della qualità della vita. Lo fa col personale dei comparti di specialità preposti alla tutela del patrimonio culturale, dell’ambiente, del lavoro, della sanità e dell’euro.
Tra questi – con una forza di circa 7.000 carabinieri forestali che, per capacità e struttura, non ha eguali nel mondo – dedichiamo straordinaria attenzione alla cruciale filiera agroalimentare e al tema ambientale, quest’ultimo riconosciuto tra i valori di rilevanza costituzionale, “nell’interesse delle future generazioni”.
“Con la responsabilità di vivere pienamente il presente, l’Arma è protesa verso il futuro – ha concluso Luzi -. In un’epoca caratterizzata da incertezza, abbracciare il futuro è una sfida che richiede coraggio e determinazione. Ma anche profonda fiducia nelle proprie capacità e in questo l’Arma trova la forza nella propria storia ultracentenaria. Significa accompagnare il mondo che cambia velocemente e cogliere, senza timore, le opportunità che si presentano lungo la via. Significa guardare avanti con speranza e ottimismo. Ma anche con generosità e dedizione – come sempre – trasmettendo fiducia nei cittadini”.
– foto Agenzia Fotogramma –
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Indagine Confcommercio, nel 2023 l’illegalità è costata 38,6 miliardi

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ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268 mila posti di lavoro regolari. In particolare, l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi (stime Ufficio Studi Confcommercio). È quanto emerge dall’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Format Research e presentata a Roma durante la giornata “Legalità, ci piace!”.
“L’illegalità è una subdola economia parallela che danneggia gravemente le imprese e penalizza l’occupazione. Nel 2023 solo nel commercio e nei pubblici esercizi è costata circa 28 miliardi di euro in termini di perdita di fatturato. Preoccupano in particolare usura, contraffazione, abusivismo e furti: occorre diffondere la cultura della legalità e rafforzare la collaborazione con le forze dell’ordine per assicurare alle nostre imprese un mercato più sicuro, trasparente e competitivo”, ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha sottolineato l’importanza della cultura della legalità. “Abbiamo uno strumento potente che è quello dell’educazione civica che deve insegnare il rispetto e il valore del lavoro e dell’impresa. Poi c’è il tema di una nuova cultura che deve partire dai giovani, quella dei doveri accanto alla cultura dei diritti. Bisogna anche affermare il rispetto delle regole: la cattiva condotta deve essere sanzionata, la cultura delle responsabilità individuale è fondamentale. La scuola deve insegnare la cultura della regola”. Bisogna partire “dalla base e dai giovani per costruire una cultura del rispetto dei diritti e verso l’autorità”, ha spiegato Valditara. Il ruolo della scuola è importante “anche per valorizzare i talenti di ragazzi” che avevano commesso reati.
Per Sangalli, “legalità e sicurezza sono per eccellenza un’istanza collettiva” e “sono un tema dove si misura la tenuta delle comunità e che non trovano mai soluzioni efficaci nelle solitudini”.
Sicurezza e legalità, ha aggiunto il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, “sono diritti fondamentali che devono essere difesi e preservati perché sono il presupposto per la crescita di un territorio. La sicurezza determina la coesione sociale e la vivibilità, questo vale in particolare per chi fa attività economica. Si garantisce sicurezza sui territori difendendo i presidi di legalità, predisponendo delle norme adeguate e rafforzando gli organici delle forze di polizia”, perchè “la sicurezza è un investimento”. Bisogna “difendere i negozi locali, che sono presidio sul territorio: per questo dobbiamo contrastare quel fenomeno di desertificazione”, con “un sistema integrato. Si fa legalità anche attraverso la cultura” e la formazione rivolta soprattutto ai più giovani. “L’usura poi è strettamente collegata alla criminalità organizzata”.
Secondo l’indagine, l’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atti di vandalismo (21,1%). Più di un imprenditore su tre teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali. In particolare, i furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato al Sud (25,6%). Di fronte all’usura e al racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare.
“Il Covid aveva frenato i reati predatori, ma c’è stata una ripresa: questo preoccupa le nostre attività perchè è un fenomeno che ormai è indipendente dalle dimensioni e dalle fragilità dei territori”, ha spiegato Patrizia Di Dio, vicepresidente di Confcommercio con incarico per la Legalità e la Sicurezza. “La contraffazione è un fenomeno insidioso che mina anche l’innovazione e la creatività: come Confcommercio vogliamo coltivare una consapevolezza della cultura della legalità perchè un’impresa sana è anche opportuna per la qualità e l’efficienza, quindi anche più conveniente per se stessa”.
Secondo l’indagine, oltre sei imprese su dieci (il 62,8%) si ritengono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione. Concorrenza sleale (per il 59,9%) e riduzione dei ricavi (per il 29,1%) sono gli effetti più pesanti. Un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. Di questi, la maggior parte (il 70,6%) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6%) ha effettuato acquisti esclusivamente online. Capi di abbigliamento (64,1%), pelletteria (32,4%) e calzature (31%) restano i prodotti contraffatti più acquistati. La maggior parte dell’intrattenimento (86,4% della musica, film, abbonamenti tv, etc.), dei prodotti di elettronica (65,9%), dei profumi e cosmetici (59,5%) e dei parafarmaci (58,6%) passa dagli acquisti online. L’acquisto di prodotti o servizi illegali è soprattutto collegato a ragioni economiche. Si pensa di fare un buon affare, risparmiando (per il 71,3%), è ritenuto normale ed è utile per chi è in difficoltà economiche (per il 74,4%), si è informati sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative (per il 65,5%). Il 66,4% dei consumatori ritiene che sui canali di vendita online sia più facile cadere nella trappola dell’acquisto inconsapevole di articoli contraffatti e al 21,5% degli intervistati è capitato di acquistare online prodotti contraffatti credendo che fossero originali.
Un tema di strettissima attualità è il commercio online. Per il Comandante Unità Speciali della Guardia di Finanza, Rosario Massino, “è sicuramente in grande espansione: abbiamo due unità specializzate” che se ne occupano “e sono in prima linea nel monitoraggio. Non ci concentriamo sul singolo episodio ma cerchiamo di intercettare i flussi e le strategie, per disarticolare le filiere, anche internazionali”.
– Foto xi2/Italpress –
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Mattarella “L’eredità di Falcone e Borsellino appartiene alla comunità nazionale”

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ROMA (ITALPRESS) – “L’attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D’Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 32esimo anniversario della strage di Capaci.
“A trentadue anni da quel tragico 23 maggio – sottolinea il Capo dello Stato – è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia. I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale”.
“Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire – aggiunge Mattarella -. L’impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune. È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti. L’eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all’intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore”.
– foto Agenzia Fotogramma –
(Italpress).

Valditara “Intatto il nostro impegno per onorare i morti di Capaci”

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ROMA (ITALPRESS) – “Le figure del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, barbaramente uccisi dalla mafia il 23 maggio di 32 anni fa, sono sacre per tutta l’Italia onesta e per bene e parimenti lo sono per questo Ministro e per l’intero Governo. Grazie al lavoro di tutto il Ministero dell’Istruzione e del Merito, e dell’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, è prevista un’ampia mobilitazione di studenti e insegnanti che parteciperanno in circa 5000 alle iniziative organizzate a Palermo per la commemorazione del giudice Falcone, di sua moglie e della scorta, per affermare, ancora una volta, che la Scuola è luogo privilegiato per l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie, baluardo dei principi di libertà e democrazia che sono a fondamento della nostra società”. Così in una nota il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
“Ho, inoltre, inteso organizzare a Palermo proprio il 21 maggio la tappa siciliana di ‘Futura’, iniziativa prevista nell’ambito del PNRR, che vedrà una larga partecipazione delle scuole siciliane. Sarà anche questa l’occasione per testimoniare l’impegno e l’attenzione del Ministero alla celebrazione della memoria del giudice Falcone, iniziando a sensibilizzare le scuole sull’importanza della ricorrenza che si terrà due giorni più tardi. Ho anche inviato una circolare a tutte le scuole italiane per ricordare l’importanza della giornata del 23 maggio, quale momento di celebrazione e riflessione per tutti gli studenti e occasione per organizzare attività didattiche dedicate alla legalità e al contrasto alle mafie. Per questo esprimo il mio profondo rammarico di fronte alle polemiche circa lo svolgimento il 23 maggio della prova preselettiva nazionale del concorso ordinario per dirigenti scolastici. Si tratta di polemiche che non tengono conto del forte impegno del Ministero per garantire la partecipazione delle scuole, in Sicilia e su tutto il territorio nazionale, agli eventi celebrativi”, aggiunge Valditara.
“Per quanto riguarda la scelta della data per la prova preselettiva nazionale, non decisa dal Ministro ma fatta in esclusiva autonomia dal direttore della struttura, il medesimo responsabile della struttura ha assicurato che il 23 maggio è stato individuato per motivi tecnici e organizzativi, in quanto unica data idonea, non essendo coincidente con le prove INVALSI, già programmate nelle scuole, che impegnano le postazioni informatiche utilizzate anche per il concorso. Inoltre l’orario scelto dal direttore dell’ufficio scolastico regionale della Sicilia per lo svolgimento delle prove concorsuali non si sovrappone in alcun modo con le manifestazioni previste per commemorare la Strage di Capaci, consentendo così anche ai candidati siciliani al concorso di presenziare alle cerimonie mattutine o serali. Uno spostamento della data della prova preselettiva, pur preso in esame dal Ministero, sarebbe assai problematico, in quanto il mese di giugno e i primi quindici giorni del mese di luglio vedono le scuole, il personale docente e i dirigenti scolastici impegnati nelle operazioni degli scrutini finali e degli esami di stato conclusivi del primo e secondo ciclo d’istruzione”, afferma il ministro.
“Inoltre, c’è il rischio che uno spostamento della data della prova, in prossimità della stessa, possa ingenerare contenziosi in considerazione dell’alto numero di partecipanti alla procedura nazionale di concorso, circa 25 mila docenti. Pertanto, per le ragioni evidenziate, è stata considerata impraticabile ogni ipotesi di spostamento della prova concorsuale nazionale. Il nostro impegno per onorare i morti di Capaci, esempio per le generazioni presenti e future, resta intatto”, conclude Valditara.
– foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).