“L’esercizio della Memoria è fondamentale per rendere sempre vivo il variegato mondo dei ricordi. Oggi a Palermo i Cittadini per la Memoria del Fare nel giorno in cui si celebra la Giornata mondiale della Libertà di stampa hanno dedicato un momento di riflessione ai giornalisti assassinati dalla criminalità organizzata e dal terrorismo”. Così il giornalista Leone Zingales, promotore dell’evento che ha avuto luogo nell’area del Giardino intitolato proprio alla Libertà di stampa, nel capoluogo siciliano.
“La memoria è uno strumento indispensabile per far comprendere a tutti noi, ma in special modo alle giovani generazioni – sottolinea Zingales – quanto sia importante non disperdere il patrimonio di conoscenza, di passione civile e di coraggio che ci hanno donato le vittime ed è su questo solco che si deve percorrere la strada della legalità con la schiena dritta senza cedere a ricatti o a pressioni. Tutti i giornalisti che abbiamo ricordato oggi – assassinati in vigliacchi agguati per mano di killer prezzolati oppure feriti nell’oscurità di balordi disegni criminali – hanno trasmesso dei valori importanti: valori di liberta’ e di democrazia”.
All’evento, della durata di pochi minuti, hanno preso parte 10 cittadini (che hanno osservato le norme anticovid, uso di mascherine e distanziamento), tra cui l’ex capocentro della Dia di Palermo Antonio Amoroso, il libraio-editore Nicola Macaione, l’ex questore Giacinto Vaccarella e Giulio Francese, figlio di Mario il cronista del Giornale di Sicilia ucciso nel 1979.
Contemporaneamente a Catania il genero di Giuseppe Fava, Giuseppe Andreozzi, si e’ soffermato per alcuni minuti sul luogo dell’agguato in cui fu assassinato nel 1984 il giornalista-scrittore in via Fava. Brevi momenti di riflessione si sono svolti a Palermo con i giornalisti Giorgio Mannino, in viale delle Magnolie per Mauro De Mauro, e Gioia Sgarlata assieme a Giulio Francese, in viale Campania per ricordare Mario Francese sul luogo dell’agguato.
A Torino la sorella di Mauro Rostagno, Carla, ha dedicato un momento di riflessione davanti alla casa natale del giornalista ucciso a Trapani nel 1988, e cosi’ pure a Cinisi dove Giovanni Impastato ha ricordato il fratello Peppino ucciso nel 1978. A Termini Imerese, infine, una breve riflessione davanti alla casa in cui ha vissuto Cosimo Cristina, ucciso nel 1960, l’ha dedicata il giornalista e redattore di Italpress, Vincenzo Bonadonna, ex direttore del quotidiano L’Ora.
Il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, ha espresso parole di apprezzamento per l’iniziativa di Palermo promossa dai Cittadini per la Memoria del Fare: “Proprio mentre a Palermo, nell’area del Giardino della Liberta’ di stampa, un gruppo di cittadini ricorda i giornalisti uccisi da mafia e terrorismo, – ha sottolineato Verna – a Bologna con partecipazioni fisiche e virtuali inauguriamo, presso il master di giornalismo, la panchina della liberta’ di stampa”.
“La mia gratitudine – ha aggiunto – e’ ampia per queste iniziative, perche’ mai come in questo momento storico, la funzione dell’informazione come cardine della democrazia va difesa e rafforzata. Dopo i recenti fatti accaduti proprio in Sicilia, nel Trapanese, ho dedicato simbolicamente imbavagliato, il mio intervento alla tutela delle fonti, questione fondamentale per la professione, tenendo sempre alta la bandiera della battaglia contro le querele temerarie. La forza per portare avanti queste iniziative, tuttavia, la categoria non potrebbe averla se non ci fosse la testimonianza dei martiri che si celebrano oggi a Palermo. Senza la memoria non si costruisce il futuro di cui abbiamo bisogno per il Paese”.
(ITALPRESS).
Ricordati i giornalisti uccisi da mafia e terrorismo
A Palermo murales e arte contemporanea contro la mafia
Un progetto d’arte contemporanea diffusa nella citta’ di Palermo che non si configura come una miscela episodica, ma rappresenta un programma di interventi urbani che ben si sposa con le finalita’ istituzionali della Regione di preservazione e valorizzazione del territorio. E’ cio’ che connota il progetto d’arte “23 maggio 2021 – Spazi Capaci/Comunita’ Capaci” curato da Alessandro de Lisi e prodotto dalla Fondazione Falcone e dal Miur che sara’ inaugurato il 23 maggio prossimo, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, alla presenza del ministro dell’Istruzione e delle massime autorita’ dello Stato e che ha ricevuto l’approvazione della Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo.
“Palermo offre i propri palazzi come tele su cui rappresentare, attraverso i colori, immagini dal forte valore simbolico. Le opere che, grazie al progetto, saranno installate in luoghi particolarmente significativi – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identita’ siciliana, Alberto Samona’ – ci ricordano che l’arte e’ vita e che Palermo e la Sicilia non si piegano alla violenza, continuando a testimoniare, attraverso i propri martiri, l’impegno nell’affermazione dei principi della legalita’ e del contrasto a tutte le forme di violenza e sopraffazione. Avere accolto il progetto che infonde colore e significato ad alcuni edifici di Palermo e’ anche la testimonianza di una Soprintendenza per i beni culturali e ambientali, che guarda all’arte anche come forma di rigenerazione urbana”.
Il progetto, rigoroso sul piano della qualita’ e dei contenuti e rispettoso del paesaggio, corrisponde a un’indagine che si emancipa dalla cronaca stessa e dai riflessi ideologici dello spontaneismo creativo si manifesta in quattro opere tra loro indipendenti e autonome, installate in spazi simbolici di Palermo che testimoniano la lotta contro la mafia. A pochi metri dall’Aula Bunker del carcere Ucciardone, teatro del maxiprocesso, Andrea Buglisi da alcuni giorni sta realizzando “La porta dei Giganti”, due murales raffiguranti uno Giovanni Falcone, sulla facciata di un edificio di via Duca Della Verdura, l’altro, Paolo Borsellino sulla parete di uno stabile di via Sampolo. Davanti all’Albero Falcone – gia’ dichiarato bene di interesse culturale vincolato dall’assessorato dei Beni culturali – verra’ collocata “L’attesa”, una scultura dell’artista Peter Demetz che raffigura una giovane donna che rappresenta l’attesa di una citta’ per la Giustizia, a testimonianza dei tanti che non vogliono dimenticare e arrendersi alla mafia.
Nel cortile dell’Aula Bunker dell’Ucciardone sara’ allestita “Branco”, ‘installazione in ferro, lamiere e cemento di Velasco Vitali che rappresenta 54 cani a grandezza naturale che simbolizzano la fame di potere criminale e l’abuso della criminalita’ mafiosa sulla societa’, ma anche la reazione, la lotta civile, la trasformazione in sentinelle a guardia della verita’. A Brancaccio, infine, nella piazza Anita Garibaldi dove si trova la Casa-Museo di don Pino Puglisi, anch’essa dichiarata dalla Regione bene di interesse culturale, l’artista Igor Scalisi Palminteri realizzera’ “Roveto Ardente” un murales che ritrae il sacerdote ucciso dalla mafia, oggi beato, come il fiammifero che spegnendosi ha appiccato il fuoco eterno della “vampa” del coraggio.
(ITALPRESS).
A rischio usura 40 mila imprese, il Sud l’area più esposta
Gli effetti del Covid sono stati “devastanti per il mondo delle imprese. In assenza di adeguati sostegni e di un preciso piano di riaperture, rischiano la definitiva chiusura 300 mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240 mila esclusivamente a causa della pandemia. Le difficoltà economiche per le imprese riguardano soprattutto la perdita di fatturato, la crisi di liquidità e le complicazioni burocratiche”. Questi i principali risultati di un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla percezione dell’usura tra le piccole imprese del commercio e dei servizi. Sul 2020 le imprese del commercio, alloggio e ristorazione indicano per il 50,7% una riduzione del volume di affari, per il 35,3% mancanza di liquidità e difficoltà di accesso al credito, per il 14% problemi di tipo burocratico. Ma oltre a queste difficoltà c’è la crescita, tra i fenomeni illegali, dell’usura: è, infatti, più che raddoppiata rispetto al 2019 la quota di imprenditori che ritiene aumentato questo fenomeno (27% contro il 12,7%), e sono a immediato e grave rischio usura circa 40 mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio.
Il rapporto è stato presentato nel corso dell’evento “Legalità, ci piace”, iniziativa di Confcommercio all’8° edizione che vuole promuovere e rafforzare la cultura della legalità come prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo.
“Il fenomeno appare particolarmente diffuso nel Mezzogiorno in cui è anche maggiore il rischio di chiusura definitiva delle imprese. Tra nove grandi città italiane, Napoli, Bari e Palermo risultano essere quelle più esposte. Contro l’usura e, in generale, contro tutti i fenomeni criminali, servono misure di contrasto più incisive e una maggiore cultura della legalità. La percezione degli imprenditori del terziario di mercato – si legge nel documento – non è, riguardo all’andamento dei fenomeni criminali, in peggioramento, bensì in moderatissimo miglioramento nel 2020. Fa eccezione proprio l’usura che registra una crescita di 14 punti percentuali rispetto al 2019. Infatti, il 27% degli imprenditori del terziario di mercato indica un aumento del fenomeno nel 2020”.
(ITALPRESS).
Ambiente e sostenibilità, partnership Italpress-Arma dei Carabinieri
ROMA (ITALPRESS) – Sostenibilità, difesa dell’ambiente, legalità. Sono le tre parole chiave della nuova partnership siglata tra l’agenzia di stampa Italpress e l’Arma dei Carabinieri e presentata ufficialmente nel corso di un incontro a Roma, al quartier generale di viale Romania, fra il direttore responsabile dell’Italpress Gaspare Borsellino, il consulente per l’Area Video Claudio Brachino ed il Comandante generale dei Carabinieri, il generale Teo Luzi.
Un accordo che ha l’obiettivo di far conoscere, ancor di più, ai cittadini, l’importante ruolo svolto dall’Arma nella difesa del territorio, grazie all’esperienza di 33 anni di informazione dell’agenzia fondata e diretta da Gaspare Borsellino.
“Siamo stati la prima agenzia di stampa a dare vita in Italia a un canale interamente dedicato alla legalità. Oggi con questa nuova iniziativa editoriale forniremo ai nostri abbonati una informazione ancora più completa sui temi ambientali e della sostenibilità in genere”, afferma Borsellino. “Una partnership, quella con l’Arma, di cui andiamo fieri ed orgogliosi, perchè da sempre ambiente e legalità sono nel dna dell’agenzia Italpress”.
Servizi, approfondimenti, interviste su tutte le iniziative dell’Arma nella difesa della biodiversità troveranno posto sui canali di settore dell’agenzia, a cominciare dal Tg Ambiente, l’ultimo nato in casa Italpress, in grado – nonostante sia stato lanciato da poche settimane – di catalizzare da subito l’attenzione dei player del settore.
“Attraverso i nostri reparti e la sua attività quotidiana, l’Arma svolge un ruolo insostituibile per la sostenibilità sociale e ambientale e nella tutela della biodiversità, del territorio, delle acque. Grazie a questa partnership con l’Italpress – afferma il generale Teo Luzi- saremo in grado di far conoscere a un pubblico ancora più vasto qual è oggi il nostro compito e con quali strumenti perseguiamo l’obiettivo di contribuire a costruire un ecosistema più sano e più equilibrato”.
(ITALPRESS).
L’Albero Falcone sarà in 500 mila scuole italiane
Le gemme dell’Albero Falcone, il ficus che cresce nei pressi dell’abitazione di Palermo dove abitava il magistrato assassinato nella strage di Capaci, verranno duplicate per creare un “grande bosco diffuso” della legalità. E’ quanto prevede il progetto nazionale “Un albero per il futuro” promosso dal Ministero della Transizione ecologica e dai Carabinieri Forestali. Il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, infatti, ha avviato le procedure per la duplicazione e distribuzione dell’Albero Falcone, fulcro di un progetto di educazione alla legalità ambientale. “Un albero per il futuro” prevede la donazione e messa a dimora nelle scuole italiane di circa 500 mila piantine nel triennio 2020-2022: a tutt’oggi sono quasi 400 gli Istituti scolastici che hanno aderito e intrapreso questo percorso verso la consapevolezza dell’importanza degli alberi per il contenimento dei cambiamenti climatici e la conservazione ambientale con il supporto dei Carabinieri della Biodiversità.
L’offerta di specie vegetali autoctone da consegnare agli studenti si arricchirà di un albero simbolo dell’impegno verso lo Stato e la lotta alle mafie: l’Albero Falcone. Alcune gemme del famoso Ficus macrophilla columnaris magnoleides, che cresce nei pressi della casa del giudice assassinato nel 1992 dalla mafia, verranno prelevate grazie alla collaborazione fra Carabinieri, Fondazione Falcone, Comune e Soprintendenza di Palermo e duplicate nel moderno Centro Nazionale Carabinieri per la biodiversità forestale (CNBF) di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. Il Centro, all’avanguardia in Europa nello studio e conservazione di specie forestali autoctone, riuscirà a riprodurre l’albero per generare piccole piante Falcone da donare alle scuole che ne faranno richiesta. I primi istituti scolastici a riceverle saranno quelli intitolati al Giudice in Sicilia e in tutta Italia che si stimano in 108 istituti tra Primarie di I e II grado.
Questi alberi contribuiranno a formare il “Grande bosco diffuso” formato dalle giovani piante messe a dimora da tutti gli studenti e che sarà visibile su un’apposita piattaforma web che monitorerà la crescita e lo stoccaggio di CO2.
“La presenza dell’Albero Falcone – si legge in una nota – concorrerà a sensibilizzare i ragazzi al tema dell’impegno sociale ma anche all’importanza della salvaguardia ambientale. Un progetto ambizioso dei Carabinieri per combattere i crimini ambientali con l’Arma dell’educazione alla legalità ambientale e con il coinvolgimento delle scuole in questo obiettivo strategico”.
(ITALPRESS).
Beni confiscati, Scalfarotto “importante restituirli alla comunità”
“L’idea che i beni confiscati possano essere sottratti alla criminalità organizzata per restituirli come linfa alla comunità è un gesto fortissimo che afferma un’identità concreta e presente dello Stato. Anche dal punto di vista simbolico privare le mafie in modo visibile dei loro beni, delle loro case o delle aziende è strategico: la legge sulla destinazione sociale dei beni confiscati, che compie 25 anni, va celebrata perchè ha affiancato alla funzione destruens quella construens”. Lo ha dichiarato il sottosegretario all’Interno, Ivan Scalfarotto, introducendo l’evento zoom “I 25 anni dei beni confiscati alle mafie” con il sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto, nell’ambito degli incontri “La Primavera delle Idee” promossi da Italia Viva.
“Ottenere un bene confiscato, però, comporta spesso costi e si pone il tema del finanziamento: c’è una discussione sull’utilizzo del fondo unico della giustizia per rimettere in sesto e rendere fruibili i beni confiscati – ha aggiunto Scalfarotto -. La lotta alla mafia deve essere rigorosa e decisa ma bisogna anche inventare ed investire in un modello sociale nuovo ed alternativo nei territori interessati, per ribaltare il paradigma e ridare speranza dove prima c’era il sopruso della malavita”.
(ITALPRESS).
Papa Francesco “Rosario Livatino un eroe giusto”
“Ripensando alla figura del magistrato siciliano, ribadisco quanto espressi già nella Sala Clementina il 29 novembre 2019: ‘Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni. L’attualità di Rosario Livatino è sorprendente, perchè coglie i segni di quel che sarebbe emerso con maggiore evidenza nei decenni seguenti, non soltanto in Italia, cioè la giustificazione dello sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti ‘nuovi diritti’, con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo’. Fede che diviene prassi di giustizia e che perciò fa del bene al prossimo: ecco le caratteristiche spirituali di Rosario Angelo Livatino”. A scriverlo è Papa Francesco nella prefazione, anticipata dal quotidiano la Repubblica, del libro “Rosario Angelo Livatino. Dal martirio a secco al martirio di sangue” che il vescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, ha dedicato al “giudice ragazzino” che il 9 maggio sarà proclamato beato.
“Egli pensava, fin da laureato in diritto, al modo migliore di svolgere il ruolo di giudice – scrive Papa Bergoglio -. Soffriva molto nelle pronunce penali nei confronti degli imputati, perchè constatava come la libertà, male interpretata, avesse infranto la regola della giustizia. E nello stesso momento in cui doveva giudicare secondo legge, si poneva da cristiano il problema del perdono. Compiendo quotidianamente un atto di affidamento totale e generoso a Dio, egli è un luminoso punto di riferimento per gli uomini e le donne di oggi e di domani, soprattutto per i giovani che, tuttora, vengono irretiti dalle sirene mafiose per una vita di violenza, di corruzione, di sopraffazione e di morte. La sua testimonianza martiriale di fede e giustizia sia seme di concordia e di pace sociale, sia emblema della necessità di sentirci ed essere fratelli tutti, e non rivali o nemici”.
“Visitando Agrigento e altri luoghi della Sicilia, nel 1993 – ricorda il Pontefice -, il mio santo predecessore Giovanni Paolo II così si espresse alla fine dell’Eucaristia celebrata nella Valle dei templi: ‘Che sia concordia in questa vostra terra!
Concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime! Che sia concordia! Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo e ogni persona umana e ogni famiglia! Dopo tanti tempi di sofferenze avete finalmente un diritto a vivere nella pace. E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: ‘Non uccidere’: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!’. Il buon odore di Cristo che si spande dal corpo martirizzato del giovane giudice diventi allora seme di rinascita – come già avvenuto per alcuni dei suoi sicari e mandanti, oggi sulla via della penitenza e della conversione – per tutti noi, in particolare per coloro che ancora vivono situazioni di violenza, guerre, attentati, persecuzioni per motivi etnici o religiosi, e vari soprusi contro la dignità umana”.
“A Rosario Angelo Livatino, oggi anche attraverso la sua beatificazione, rendiamo grazie per l’esempio che ci lascia, per aver combattuto ogni giorno la buona battaglia della fede con umiltà, mitezza e misericordia – sottolinea Papa Francesco -.
Sempre e soltanto nel nome di Cristo, senza mai abbandonare la fede e la giustizia, neppure nell’imminenza del rischio di morte.
E’ questo il seme piantato, è questo il frutto che verrà”.
(ITALPRESS).
Lamorgese “fondamentale la cultura per combattere la mafia”
“La mafia non ha confini. Anni fa dicevamo che la mafia era limitata in alcune zone del territorio. Cosa che non è assolutamente così. Ricordo che da prefetto di Milano ho chiuso per mafia una farmacia grazie al codice antimafia”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, intervenendo al convegno “Pensa 2040: Cultura e cittadinanza attiva come strumento chiave di lotta alla criminalità organizzata”, al teatro “La Pergola” di Firenze.
“La mafia e la ‘Ndrangheta si sono impadronite di alcuni territori, anche se le attività delle forze di polizia e della magistratura fanno sì che si cerchi in tutti i modi di limitare i danni, e soprattutto è fondamentale la cultura antimafia – ha aggiunto il ministro Lamorgese -. Da qui dobbiamo partire, dai giovani, dalle scuole, dal teatro, perchè sono le ferme alternative che penetrano di più nei ragazzi che non vedono una lezione scolastica classica ma è un modo di partecipazione ulteriore”. “Noi dobbiamo molto investire nella scuola, nei nostri giovani, di cui si parla poco – ha sottolineato il ministro Lamorgese -. Loro rappresentano il nostro futuro, e farlo dovrebbe essere la nostra priorità”.
(ITALPRESS).









