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Libera lancia l’allarme “Mafie e Covid fatti l’uno per l’altro”

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Impennata del numero di interdittive antimafia che nei primi nove mesi dell’anno viaggia alla media di sei al giorno, 23 prime attività pre investigative collegati alla criminalità organizzata con il coinvolgimento di 26 Direzioni Distrettuali competenti e 128 soggetti attenzionati, l’incremento dei fenomeni di usura, in crescita del 6,5 per cento, rischio liquidità per circa 100 mila imprese società di capitali e allarme per i cybercrimes in aumento rispetto allo scorso anno. È quanto emerge dal rapporto “La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”, curato da Libera e da Lavialibera nel quale convergono dati e analisi desunti dal grande lavoro compiuto dalle forze dell’ordine nel loro prezioso complesso: Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e dalle relazioni istituzionali della Direzione Investigativa Antimafia, della Procura Nazionale e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia.

Dal turismo e ristorazione, dal settore sanitario a quello dei rifiuti, dagli appalti e all’energia, fino alla grande finanza. L’infezione sanitaria del virus affianca l’infezione finanziaria mafiosa. Senza dimenticare le opere di ristrutturazione ed ampliamento delle Residenze Sanitarie per Anziani, che dovranno essere riorganizzate, con conseguenti appalti da assegnare e materiale sanitario da approvvigionare, potrebbero suscitare interesse da parte dei clan. L’emergenza in atto, inaspettata e di enormi proporzioni, potrebbe determinare una crescita esponenziale dei profitti derivanti dal malaffare. E se la rapida diffusione del Coronavirus in Italia ha colto tutti impreparati, ciò non succede per le grandi organizzazioni criminali che sono in grado di farvi fronte più agevolmente perché nel loro tessuto connettivo è insita la capacità di rapido adattamento ai mutamenti economici e sociali. Le mafie hanno infatti un enorme vantaggio rispetto allo Stato: la rapidità di pensiero e di esecuzione. Ovviamente sfruttando il vantaggio di non avere regole, se non quelle interne al clan.

“I mafiosi e i corrotti, dopo aver osservato la scena della tragedia, ora sono in agguato o già operanti, come si evidenzia dall’incremento di alcuni reati spia”, si legge nel rapporto.

In seguito agli approfondimenti delle specifiche segnalazioni riguardanti le anomale operatività bancarie così come trasmesse dall’U.I.F nel periodo aprile-settembre 2020, hanno generato 23 atti d’impulso di indirizzo pre-investigativo collegati alla criminalità organizzata, che vede il coinvolgimento di 26 Direzioni Distrettuali competenti e 128 soggetti attenzionati. Nel 2019 erano stati 18 gli atti d’impulso di indirizzo pre-investigativo e 62 i soggetti attenzionati. Come si legge nella Relazione annuale della Dna, nel dettaglio il 31 per cento degli atti di impulso riguardano contesti riferibili alla camorra da comprendersi anche clan federati nel cartello dei cosiddetti casalesi, seguiti con il 19 per cento dalla ‘ndrangheta e, in percentuale minore, 8 per cento da Cosa Nostra siciliana.

Ben il 38 per cento riguarda le altre organizzazioni criminali con particolare riferimento ai Casamonica e Fasciani. Sette attività pre-investigative riguardano la DDA di Roma, segue con 3 attività pre-investigative la DDA di Napoli e di Ancona.
Da valutare con cautela, infine, l’incremento dei fenomeni di usura, in crescita nei del 6,5 per cento passando da 92 a 98 episodi denunciati nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019.

Allarme per i cybercrimes: prendono di mira importanti aziende italiane, e dietro ci sono organizzazioni criminali sia italiane sia straniere. L’allarme viene confermato dalla forte crescita delle segnalazioni della Polizia postale: dal 1 gennaio al 29 ottobre 2020 sono stati rilevati 476 attacchi informatici contro i 105 del 2019.

Non cambia la situazione a livello europeo. I sequestri di droghe illegali in alcuni paesi dell’UE durante la prima metà del 2020 sono stati maggiori rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti: 14 tonnellate in Spagna tra marzo e aprile, sei volte la quantità scoperta nello stesso periodo del 2019, altre 18 tonnellate in Belgio – sei in più dell’anno scorso -, 4,5 in Olanda( fonte Europol).

“Se è vero che mafiosi e corrotti approfittano da sempre delle sciagure sociali e naturali – pensiamo solo al malaffare fiorito attorno ai progetti di ricostruzione post-terremoto – è anche vero – spiega don Luigi Ciotti, presidente di Libera – che le conseguenze della pandemia rischiano di produrre danni permanenti e strutturali se non sarà realizzato quel cambiamento di paradigma politico-economico a cui sempre il Papa ci richiama con forza, nella consapevolezza che quello che ci governa – e dal quale ci lasciamo governare – è un «sistema ingiusto alla radice”. Impegno a cui anche questo rapporto ci richiama con forza. Colpisce infatti, tra i molti aspetti denunciati, il rischio di una progressiva assuefazione e, quindi, normalizzazione del fenomeno criminale mafioso e di tutte le storture che lo alimentano”.
(ITALPRESS).

Con il Covid imprese più esposte al rischio criminalità

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Sono raddoppiate le proposte “irrituali” – di aiuto economico, acquisto dell’azienda a un valore inferiore a quello di mercato, cessione delle quote aziendali – fatte alle attività commerciali, turistiche e di servizi: dal 9% (in particolare nella ristorazione) nella prima rilevazione al 19% di oggi. Il dato emerge dal sondaggio selettivo (411 le imprese che hanno risposto) realizzato da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza con i risultati, elaborati dall’Ufficio Studi, raccolti dall’analisi delle risposte di attività associate dei pubblici esercizi (ristorazione), del turismo, del dettaglio non alimentare e del settore immobiliare. Hanno in particolare risposto all’indagine le attività di ristorazione (38%), i dettaglianti non alimentari (30%) e le agenzie immobiliari (13%). La precedente rilevazione era stata effettuata ai primi di giugno.

I risultati dell’indagine sono stati presentati nell’evento di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza “La criminalità ai tempi del Covid: quali pericoli per le imprese”.

Al dibattito – in collegamento con Mario Peserico, vicepresidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza con competenza sui temi della legalità – hanno partecipato il prefetto di Milano, Renato Saccone, e il procuratore e coordinatore della DDA di Milano, Alessandra Dolci.

Oltre al significativo aumento percentuale delle segnalazioni di richieste anomale, rilevato soprattutto nella ristorazione (20%) e nella ricettività (21%) con proposte d’acquisto a un valore inferiore a quello di mercato, l’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza mette in rilievo come, da giugno a novembre, siano anche cresciuti i reati ai danni delle attività commerciali, turistiche e di servizi.
(ITALPRESS).

Dodici Università contro le mafie

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Video inchieste sulle infiltrazioni mafiose e sui traffici illeciti di rifiuti, seminari, mostre, visite guidate nei musei, una “passeggiata della legalità”, manifestazioni sportive, convegni, incontri formativi con minori detenuti: sono alcuni dei progetti presentati dagli studenti dei 12 Atenei italiani che hanno aderito alla quarta edizione de “Le Università per la Legalità”, iniziativa organizzata dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dalla Fondazione Giovanni Falcone, d’intesa con il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). La manifestazione si è svolta da remoto ed è stata trasmessa sulla piattaforma Teams e in streaming sulla pagina Fb dell’Università degli Studi di Milano, ateneo capofila della manifestazione. Il tema scelto per questa edizione di due giorni è stato “La cultura e il sapere: l’attualità del pensiero e del lavoro di Giovanni Falcone”.

Alla rete delle Università per la Legalità quest’anno hanno aderito l’università di Pavia, la “Federico II” di Napoli, la Luiss “Guido Carli”, “La Sapienza”, “Tor Vergata”, l’ateneo di Genova, la Statale di Milano, l’università di Palermo, la “Aldo Moro” di Bari, “Roma Tre” e le università di Foggia e Bologna.

In tutto i progetti presentati sono stati 14. La Statale di Milano e La Sapienza hanno partecipato con due lavori.
“Anche quest’anno sono tante le università italiane che hanno raccolto la sfida di ideare e dar corpo a iniziative finalizzate a diffondere la cultura della legalità e della lotta contro le mafie – dice la presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone -. E’ un risultato eccezionale in questo 2020 che ricorderemo a lungo per le difficoltà che gli italiani hanno dovuto affrontare nel far fronte all’emergenza sanitaria. Con la partecipazione a questa importante iniziativa, giunta al suo quarto anno, docenti e studenti universitari dimostrano la loro determinazione a proseguire, superando ogni ostacolo, sulla via della ricerca e della crescita culturale e morale del nostro Paese”.

“Sono molto grato a Fondazione Falcone, e alla sua presidente, la professoressa Maria Falcone, per aver saputo mobilitare le energie delle nostre università su un tema tanto importante come quello delle legalità e della lotta alle mafie – dice il professor Elio Franzini, rettore dell’Università Statale di Milano -. La Statale vanta un impegno scientifico, di formazione e di sensibilizzazione delle nuove generazioni sulla criminalità organizzata e i temi della legalità di cui siamo orgogliosi, e che siamo impegnati ad ampliare costantemente. Soprattutto in momenti complessi quale è quello che viviamo, il perseverare nella difesa dei nostri valori fondanti è davvero irrinunciabile”.

Alla prima giornata dei lavori, conclusi dall’intervento del ministro dell’Università Gaetano Manfredi, hanno partecipato, tra gli altri, il professor Nando Dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata alla Statale di Milano, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e il presidente della commissione antimafia Nicola Morra.
L’iniziativa, lanciata nel 2016 in occasione delle commemorazioni delle stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli agenti delle scorte, nasce con lo scopo di coinvolgere gli atenei italiani nel progetto di costruzione e diffusione della cultura della legalità e di una coscienza civile antimafiosa.

Gli studenti, con la guida dei docenti delle università coinvolte, hanno realizzato una serie di progetti con al centro i temi delle mafie e della legalità. Si va dalla video inchiesta de La Statale di Milano sulle infiltrazioni mafiose in Lombardia e sullo smaltimento illecito di rifiuti, ai seminari sulla legalità che gli studenti della Luiss terranno agli allievi di 20 scuole superiori di zone a rischio, individuate dal Ministero dell’istruzione, e dei due istituti penali minorili di Palermo e Airola.

E ancora gli studenti dell’ateneo di Foggia realizzeranno un sondaggio sulla percezione del fenomeno mafioso sul territorio e a Pavia si terranno lezioni di giornalismo antimafia con la guida della redazione del sito “Stampoantimafioso.it”, mentre “Tor Vergata” realizzerà una mappatura delle organizzazioni mafiose e delle loro principali attività nel Lazio e gli studenti de “La Sapienza” creeranno un percorso all’interno dell’università lungo cento passi. Ogni dieci verrà posto il ritratto di una persona simbolo della lotta alla mafia. Il primo sarà quello di Peppino Impastato, militante di Dp ucciso a Cinisi nel 1978. Gli altri saranno scelti dagli studenti che potranno proporre i nomi in un sondaggio effettuato attraverso i social. Il “viaggio” si concluderà di fronte alla foto iconica di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
(ITALPRESS).

Banche, nel 2019 finanziate 9099 imprese titolari di Rating legalità

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Nel 2019 le imprese titolari di rating di legalità e finanziate presso il sistema bancario sono state 9.099, in netto aumento rispetto al biennio precedente (6.975 nel 2018 e 4.400 nel 2017). Lo rende noto la Banca d’Italia.

Anche la percentuale di imprese beneficiate dal rating di legalità è cresciuta significativamente, raggiungendo quasi il 58 per cento delle imprese affidate (48 per cento nel 2018, 40 nel 2017).

“I benefici riconosciuti alle imprese si sono concretizzati principalmente nella riduzione dei tempi di istruttoria e nell’applicazione di migliori condizioni economiche in occasione della concessione o della rinegoziazione del finanziamento”, spiega Bankitalia.

Circa 3.800 imprese, pari al 42 per cento delle imprese affidate, non hanno ottenuto benefici dal rating: in 2.345 casi il possesso del titolo non è stato dichiarato dalle imprese in fase di istruttoria del finanziamento; in 1.377 casi il rating di legalità non ha apportato informazioni utili ai fini dell’istruttoria. Infine, 229 imprese titolari di rating di legalità non sono state finanziate; nella maggioranza dei casi le istanze di finanziamento o di revisione delle condizioni non sono state accolte per l’insufficiente merito creditizio dell’impresa.
(ITALPRESS).

Legalità, in Emilia Romagna dalla Regione 1 milione per 39 progetti

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Promuovere e diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile tra i giovani. Sostenere gli Osservatori locali per monitorare fenomeni di illegalità nonchè favorire lo scambio di conoscenze e informazioni sui fenomeni criminosi e sulla loro incidenza sul territorio emiliano-romagnolo. Rafforzare la prevenzione in aree o in gruppi sociali a rischio d’infiltrazione o radicamento di attività criminose organizzate e mafiose. Proseguire nel riutilizzo di beni confiscati alle mafie, restituiti alle comunità locali. Sono gli obiettivi dei 39 progetti presentati quest’anno da Enti locali e Università per progetti e interventi sul territorio in Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, per l’investimento di circa 1,6 milioni di euro. Progetti sostenuti dalla Regione con un contributo di quasi un milione di euro, nell’ambito delle proprie politiche per la legalità e la prevenzione del crimine organizzato.

Nel maggio scorso la Giunta regionale aveva definito modalità e criteri per la concessione dei contributi, e nelle ultime settimane l’Esecutivo di viale Aldo Moro ha dato il via libera a 39 proposteprogettuali, il numero più alto mai registrato in questi anni. Di queste, cinque riguardano Accordi di programma con i Comuni di Calendasco (Pc), Maranello (Mo), Berceto (Pr), Forlì e l’Unione Reno Galliera nella pianura bolognese relativi alla riqualificazione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata,con un finanziamento regionale complessivo di oltre 433 mila euro.

“Insieme ai territori, alle istituzioni statali e alle forze dell’ordine lavoriamo sulla prevenzione promuovendo e sostenendo la cultura della legalità, attraverso iniziative rivolte soprattutto ai giovani – sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini -. Diamo così continuità all’obiettivo di tenere alta la sensibilità nei territori rispetto al contrasto di tutte le mafie”.

“Questo impegna cittadini, istituzioni, scuole e università a camminare in un’unica direzione, nella costruzione di una cultura della cittadinanza responsabile e del bene comune condivisa, partecipata e integrata – aggiunge Bonaccini -. Collaboriamo attivamente al contrasto della criminalità organizzata attraverso protocolli e accordi con Prefetture e Magistratura, penso alla ricostruzione post sisma o alla vigilanza sugli appalti ma non c’è dubbio che lavorare sul fronte della prevenzione e della diffusione della cultura della legalità sia altrettanto fondamentale”.

A fine luglio si è insediata la Consulta regionale per la legalità e la cittadinanza responsabile, organismo con funzioni conoscitive, propositive e consultive di cui fanno rappresentanti delle istituzioni locali e statali, del mondo del lavoro e dei settori produttivi, della società civile ed esperti degli ambiti professionali, accademici e di volontariato.
Con i presidenti della Regione e dell’Assemblea legislativa regionale vi sono anche tutti i presidenti dei Gruppi consiliari presenti nella stessa Assemblea legislativa. “Per un lavoro di squadra – sottolinea il capo della Segreteria politica della presidenza della Giunta, Giammaria Manghi, che ha coordinato i progetti arrivati dai territori e sostenuti dalla Regione – che veda tutto il sistema istituzionale e socio-economico dell’Emilia-Romagna compatto a difesa della legalità e contro la criminalita’ organizzata”.
I progetti sono stati presentatati da Comuni, Unioni di Comuni, Province e Università per un costo complessivo degli interventi di 1 milione e 559 mila euro, di cui quasi 960 mila euro di contributo della Regione. Nelle diverse province dell’Emilia-Romagna riguardano: in provincia di Piacenza 3 progetti, il cui costo totale è di 153.988 euro con il contributo della Regione di 118.000 euro; in quella di Parma 4 progetti, il cui costo è di 305.800, con 144.200 euro di contributo.
Poi Reggio Emilia con 4 progetti, il cui costo è di 120.000 euro, con 61.000 euro di contributo; Rimini con 2 progetti, il cui costo è di 50.000 euro e 37.000 euro di contributo; Forlì-Cesena con un progetto, il cui costo è di 136.100 euro e 77.000 euro di contributo; Ravenna con 3 progetti, il cui costo è di 61.000 euro e 38.000 euro di contributo; Ferrara con 6 progetti, il costo è di 88.030 euro con 53.850 euro di contributo; Bologna con 10 progetti, il cui costo è di 246.680 euro e 147.050 euro di contributo; Modena con 6 progetti, il cui costo è di 397.201 euro con 279.000 euro di contributo regionale.
Riqualificazione beni confiscati: per quanto riguarda i cinque accordi, il primo riguarda il Comune di Calendasco che intende trasformare il Capannone “Rita Atria” in una “Casa della cultura della legalità” per tutta la provincia di Piacenza, oltre che nella sede di varie associazioni del territorio e dell’Osservatorio Antimafia, gestito da Libera in collaborazione con il Liceo Gioia di Piacenza.
(ITALPRESS).

Bellanova “Non permetteremo a mafia di mettere mani su fondi agricoltura”

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“Non permetteremo mai alla mafia di mettere le mani sui fondi destinati all’agricoltura. Lo Stato c’e’ e il mio ringraziamento va ai Carabinieri del Ros, al Comando Tutela Agroalimentare dei Carabinieri e alla Dda di Bari”. Così il Ministro Bellanova commenta l’operazione della Procura Distrettuale Antimafia di Bari, dei Carabinieri del ROS e del Comando Tutela Agroalimentare che hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Tribunale di Bari, a carico di 48 persone. Disarticolando, si legge, “un sodalizio mafioso nell’entroterra foggiano, attivo anche nella illecita percezione delle erogazioni comunitarie in danno dell’agricoltura”.
“Da anni persone senza scrupoli, secondo quanto emerge dalle indagini, mettevano le mani sui fondi europei destinati all’agricoltura, intimidendo gli agricoltori con minacce e violenze, fino ad arrivare al sequestro di persona. Crimini intollerabili, che si aggiungono al danno di sottrarre importanti fondi europei destinati all’agricoltura. Tutto questo e’ imperdonabile. Piu’ che mai oggi. Un’operazione importante che conferma inoltre ancora una volta la cogenza della riforma dei reati in materia agroalimentare e del codice antimafia. Non dobbiamo abbassare mai la guardia e continuare a contrastare ogni forma di illegalita’ a difesa dell’economia sana, in un contesto dove risulta significativo il rischio di infiltrazioni nel tessuto produttivo locale, soprattutto in questo momento in cui molti si trovano in sofferenza per la crisi economica in atto”, prosegue la Ministra.
“L’agricoltura, quella sana, e che rappresenta la maggior parte della Puglia, e’ fatta di uomini e donne che amano la propria terra e il proprio lavoro, e di giovani, sempre di piu’, che vogliono investire in questo settore e rinnovarlo con un importante sguardo al futuro. Noi lavoriamo per questa agricoltura e queste imprese, e non ci stancheremo mai di farlo” conclude la Ministra. “Nessuno puo’ pensare di rubare il futuro ai nostri giovani”.
(ITALPRESS).

Abbattute ville Casamonica, Raggi “battaglia per la legalità va avanti”

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“È stata una operazione concertata, c’è una collaborazione a 360 gradi, la battaglia per la legalità sta andando avanti. Queste operazioni non sono semplici, richiedono tanto tempo per essere compiute e portate avanti, però l’amministrazione c’è e va avanti compatta. Per troppi anni a Roma si sono tollerati questi abusi, stiamo lavorando con altri municipi e piano piano si allargherà ad altre parti”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che si è recata a Grotta di Gregna dove è avvenuto l’abbattimento di un comprensorio di case abusive, appartenenti alla famiglia dei Casamonica. “Bisogna far capire a tutte le realtà – ha aggiunto – che lo Stato c’è, credo che sia un bel segnale e si va avanti senza alcuna paura”.

“Le difficoltà partono dal fatto che dal 2011 nessuno ha lavorato – ha proseguito Raggi – di sicuro questa amministrazione ha voluto chiedere a tutti gli uffici di lavorare su questi provvedimenti. Molti procedimenti non avevano le carte in regola e si è dovuto effettuare dall’inizio le operazioni amministrative, ma il problema da non sottovalutare sono i fondi, che si attingono dallo stesso salvadanaio con il quale paghiamo la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, paghiamo gli stipendi, la scuola, bisogna sempre controllare una coperta non lunghissima. Bisogna, quindi, sapere amministrare bene i fondi per non tagliare altri servizi e includere anche questo. Stiamo richiedendo fondi speciale, quindi ci sono difficoltà pratiche e da un altro una difficoltà economica”.

“C’è stato un grande lavoro del VII Municipio – ha sottolineato – un gran lavoro dell’osservatorio locale, che è il decentramento della sicurezza pubblica che abbiamo voluto portare nei territori per consentire loro di avere una maggiore elasticità. È evidente che queste operazioni si devono portare avanti insieme. Con la presidente Lisa ci siamo sentiti per parecchio tempo, questa operazione parte parecchio tempo fa e ricordo che la stessa Assemblea Capitolina ha approvato gli atti che hanno portato a oggi, da allora si sono portati avanti altri tasselli. E’ come un domino oggi si è arrivati a questo abbattimento”.

“Questo si aggiunge ai segnali e atti che abbiamo portato avanti per riportare la legalità a Roma Capitale, insieme ad altre attività che facciamo contro altre famiglie criminali. È importante far capire che lo Stato c’è, che insieme possiamo ripristinare la legalità che per tanti anni a Roma, decenni, non c’è stata, nel silenzio delle istituzioni e questo ha ingenerato, nei cittadini onesti, una sorta di paura anche ad opporsi”, ha sottolineato il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

“Quando le istituzioni sono assenti – ha aggiunto – il cittadino non se la sente di fare l’eroe e ha paura anche a denunciare perché teme di non trovare nessuno dall’altra parte. Quando questo avviene è il fallimento delle istituzioni”. “Con grande determinazione – ha sottolineato – ci siamo dati questo obiettivo, ripristinare la legalità anche attraverso azioni concrete come abbattere le villette abusive dei Casamonica o in altre zone la cacciata di famiglie criminali da case popolari, su cui facevano commercio”. “Non ci siamo mai fermati – ha proseguito – e questo è il compito delle istituzioni. Bisogna riprendere il territorio in alcuni casi abbandonato e dare un segnale che dica che le istituzioni ci sono”.
(ITALPRESS).

Mattarella “omicidio Fortugno sfida intollerabile”

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“A quindici anni dal brutale assassinio di Francesco Fortugno desidero rinnovare i sentimenti di vicinanza e solidarietà alla sua famiglia, a quanti gli furono amici, a coloro che seppero cogliere subito in quel delitto così vile e crudele il segno turpe dell’organizzazione mafiosa, la minaccia rivolta all’intera comunità civile, la sfida intollerabile alle istituzioni democratiche”. Lo ha affermato in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Fortugno era un uomo mite, un medico conosciuto e affermato, che con passione e spirito di servizio aveva deciso di impegnarsi per lo sviluppo della propria comunità. Era stato eletto da pochi mesi Vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria quando venne ucciso per mano di killer della N’drangheta – aggiunge Mattarella -. L’organizzazione criminale intendeva, ancora una volta, riproporre il proprio ricatto di potere, attentare alla libertà dei cittadini, intimidire la società nel tentativo di sottometterla ai suoi traffici illegali. La reazione della Locride e della Calabria, a partire dai suoi giovani, fu allora immediata e mise in luce una grande volontà di riscatto, di liberazione dalle mafie, di recupero della legalità contro ogni compromissione, omertà, zona grigia”.

“Le sentenze, a conclusione dei processi, hanno confermato quella matrice criminale e l’inaccettabile intento di violenza e oppressione. Anche questo giorno di memoria può contribuire a dare forza alla Calabria e all’Italia onesta che vuole liberarsi dalla sopraffazione criminale ed è consapevole che solo nella legalità è possibile uno sviluppo delle comunità e dei territori, tanto più di quelli che sentono la necessità di ridurre il divario di opportunità e di risorse”, conclude il capo dello Stato.