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Indennità licenziamento, cosa dice la legge

Entro 15 giorni dalla comunicazione del licenziamento, il lavoratore può chiedere al datore le motivazioni. Il datore entro 7 giorni è tenuto a fornirle per iscritto. Quando il lavoratore ritiene che il licenziamento sia ingiusto è tenuto ad impugnarlo entro 60 giorni.

Le aziende, in caso di licenziamento illegittimo o mancato preavviso, sono assoggettate a un regime sanzionario che vede il lavoratore beneficiare della cosiddetta indennità di licenziamento. L’indennità di licenziamento non sempre è dovuta, questa spetta al lavoratore in caso di licenziamento illegittimo ma non in caso di licenziamento per giustificato motivo o licenziamento per giusta causa.

In caso di licenziamento per giustificato motivo, il datore di lavoro dovrà concedere al lavoratore un lungo preavviso. Il preavviso non è necessario in caso di licenziamento per giusta causa.

 

Indennità licenziamento per giustificato motivo

Se il licenziamento non è per giusta casa ma per “giustificato motivo“, il lavoratore ha diritto a un risarcimento solo se non gli è stato concesso il dovuto preavviso. In questo caso si parla di indennità sostitutiva del preavviso. L’indennità sostitutiva del preavviso è calcolata in un numero di mensilità o di giorni di lavoro stabilito dai contratti collettivi. 

 

Indennità licenziamento per motivi economici

Il licenziamento per motivazione economica fa riferimento a quanto visto nel paragrafo precedente, infatti viene anche definito licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Sono stati molti i casi di licenziamento per motivazione economica che hanno visto le aziende riorganizzare il proprio organigramma e trovarsi costrette a tagliare personale. Il datore di lavoro può avvalersi di questo tipo di licenziamento solo quando è impossibile ricollocare il lavoratore in un altro comparto aziendale, questo non è un dettaglio trascurabile dato che il lavoratore licenziato può contestare al datore di non averlo ricollocato altrove. 

 

Indennità licenziamento dirigenti 

Così come visto fino a ora, anche in caso di licenziamento di un dirigente, il datore di lavoro dovrà fornire un opportuno preavviso (da 6 a 12 mesi in in base all’anzianità lavorativa). Il licenziamento deve essere contestualmente motivato, in caso contrario, al dirigente licenziato spetta l’indennità supplementare che va da un minimo rappresentato dall’indennità sostitutiva al preavviso a un massimo che corrisponde a 18 mesi di stipendio. In qualsiasi caso, al dirigente spetta il trattamento di fine rapporto.

 

Indennità licenziamento illegittimo

L’indennità risarcitoria spetta di diritto al lavoratore per licenziamento illegittimo sia in base al vecchio regime sanzionatorio (art. 18 L. 300/1970 e 8 L. 604/1966), sia in base alla nuova normativa sull’indennità licenziamento 2015 meglio descritta come D.Lgs. 23/2015.

L’indennità di licenziamento illegittimo spetta al lavoratore anche in caso di reintegrazione nel posto di lavoro. Al fine di individuare la natura del risarcimento bisogna far leva sul criterio dell’anzianità di servizio, questa logica va applicata non solo in campo dei licenziamenti che rientrano nell’applicazione del D.Lgs 23/2015 ma anche in presenza di specifici limiti occupazionali del datore di lavoro.

Questo criterio riconosce al lavoratore una maggiorazione dell’indennità di risarcimento con una sorta di liquidazione che si spinge fino a 10 mensilità per anzianità lavorativa superiore a 10 anni, fino a 14 mensilità per anzianità lavorativa superiore a 20 anni. In tutti gli altri casi, il limite massimo di indennità di licenziamento è fissato a 6 mensilità. Quando si parla di anzianità lavorativa, ovviamente, si fa riferimento agli anni di “servizio” prestati presso il datore di lavoro che sta operando il licenziamento. 

Quando il giudice accerta l’illegittimità del licenziamento, riconosce al lavoratore il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro. Il lavoratore può anche rinunciare a tale diritto scegliendo, in sostituzione, un’indennità pari a 15 mensilità da non assoggettare a contribuzione previdenziale.

 

Benefici con la legge 104, l’elenco

I benefici con la legge 104 nascono per alleggerire il carico di persone con handicap psichico, disabilità fisica o portatori del titolo dell’indennità di accompagnamento. Le agevolazioni che spettano di diritto con la legge 104 sono molteplici. Di seguito vedremo quali sono i benefici legge 104 che possono migliorare la vita delle Persone con handicap così come descritto dall’art. 3 comma 1, Legge 104/1992.

 

Acquisto auto legge 104

Tra i benefici legge 104 non mancano le agevolazioni fiscali per chi decide di comprare un’auto. L’acquisto auto con la legge 104 vede nell’applicazione dell’IVA ridotta al momento dell’acquisto (solo il 4%) e in sede di denuncia annuale dei redditi del 19% della spesa sostenuta. Tra i benefici legge 104 per l’acquisto dell’auto figura l’esenzione del pagamento del Bollo e delle Tasse di trascrizione quale IPT e APIET. Così come previsto da molti altri benefici legge 104, possono godere di tale agevolazione sia i diretti interessati, sia i familiari che hanno a carico il portatore di handicap. Per tutte le informazioni: acquisto auto legge 104.

 

Spese per l’assistenza specifica

La normativa vigente, tra i benefici legge 104, consente di dedurre dal reddito, in sede della dichiarazione annuale, le spese sostenute per l’assistenza specifica resa (spese mediche, terapisti, spese sanitarie). Possono beneficiare di tale agevolazione i diretti interessati o i familiari che abbiano a loro carico fiscale il portatore di disabilità.

 

Sussidi tecnici e informatici 

Tutte le spese che possono favorire l’autonomia della persona con disabilità (computer, fax, smartphone…) possono essere acquistati con IVA agevolata e possono essere detratti in sede della dichiarazione dei redditi annuale. Per accedere a tale agevolazione, oltre al certificato di invalidità o handicap, sarà necessario disporre di una specifica prescrizione autorizzativa da parte del personale medico curante.

 

Ausili 

Gli ausili destinati a persone invalide (tutori, sedie a rotelle, sedie terapeutiche, kit di sollevamento…) possono essere acquistati con IVA ridotta e scaricati in sede di dichiarazione dei redditi. In alcuni casi, lo sgravio fiscale, può essere eseguito con IVA nella misura del 19% anche se l’ausilio è stato acquistato con IVA agevolata.

 

Spese per l’assistenza personale e domestica

Tra i benefici legge 104, questa che prevede un’aiuto in casa è un’agevolazione molto apprezzata. La normativa consente di accedere a sgravi fiscali per le spese sostenute per colf e badanti. Le modalità di accesso variano in base alla disabilità.

 

Detrazioni per familiari a carico

Chi ha, a carico fiscale, familiari interessati dalla legge 104 può accedere a una detrazione di 800 euro, la detrazione aumenta a 900 euro se si hanno figli a carico di età inferiore ai tre anni. Tali detrazioni aumentano di un importo pari a 220 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. 

 

Benefici legge 104 su telefonia fissa 

La normativa attuale prevede che gli anziani, le persone disabili e tutti gli utenti con “esigenze sociali speciali” possano beneficiare di una riduzione del 50% sul canone mensile. Tale agevolazione non si estende a tutti gli interessati della legge 104 art 3 comma 1 ma solo a quanti di questi hanno una difficile situazione reddituale. 

 

Benefici legge 104, congedo per assistenza a minori con disabilità

La normativa prevede che il lavoratore con minore con disabilità a carico abbia diritto fino a 6 anni di congedo parentale e prolungamento fino a tre anni anche frazionato in ore con indennità del 30%, oppure due ore di permesso giornaliero retribuito oppure a tre giorni di permesso mensile retribuito. 

Vi sono analoghi permessi lavorativi destinati a chi assiste a un familiare con handicap grave. Anche in questo caso, la condizione per accedere a tale beneficio, è che la persona disabile sia in possesso del certificato di handicap con connotazione di gravità (articolo 3, comma 3 della legge 104/1992). Altri benefici in ambito lavorativo vedono il prepensionamento, congedi retribuiti, scelta della sede di lavoro, rifiuto al trasferimento e rifiuto del lavoro notturno.

 

Acquisto auto con legge 104

Acquisto auto legge 104: tutti i termini e le agevolazioni previste per chi acquista l’auto con riferimento alla legge 104/1992. Iva ridotta, detrazioni fiscali, esenzioni e agevolazioni varie.

Tra i benefici previsti dalle legge 104 figurano le agevolazioni sull’acquisto di un’auto. L’acquisto di un’auto nuova o usata con la legge 104 prevede diverse agevolazioni quali:

  1. detrazione Irpef del 19% della spesa sostenuta per l’acquisto auto legge 104.
  2. Iva agevolata al 4% sull’acquisto auto legge 104.
  3. Esenzione del bollo auto.
  4. Esenzione dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.

Possono accedere a queste agevolazioni acquisto auto legge 104 i disabili con handicap psichico o mentale, titolari dell’indennità di accompagnamento, disabili con ridotto o impedite capacità motorie, disabili con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni, non vedenti e sordi. 

L’acquisto auto legge 104 può essere portato a termine dagli aventi diritto appena elencati o dal familiare che ne porta il carico fiscale. In quest’ultimo caso si presume che il disabile a carico del familiare possiede un reddito annuo non superiore a 2.840,51 euro e che il familiare stia acquistando l’auto nell’interesse del portatore di handicap.

L’agevolazione è riconosciuta solo se l’auto acquistata è utilizzata in via esclusiva o prevalente a beneficio delle persone disabili. Nel contesto della legge 104, possono accedere a tale beneficio i portatori di un grave handicap (comma 3 dell’articolo 3 della legge n. 104/1992) certificato con verbale dalla Commissione per l’accertamento dell’handicap presso l’Asl.

Per altre agevolazioni rigurdanti la legge n. 104/1992 vi rimandiamo alla pagina dedicata all’elenco dei Benefici Legge 104

 

Acquisto auto legge 104, detrazione Irpef e vincoli

L’agevolazione è articolata così come spiegato in premessa. La detrazione è pari al 19% del costo d’acquisto dell’auto e va calcolata su una spesa massima di 18.075,99 euro. E’ possibile accedere alla detrazione per l’acquisto di un solo veicolo ogni 4 anni e solo se il veicolo acquistato in precedenza viene cancellato dal PRA (pubblico registro automobilistico) perché destinato alla demolizione. 

L’utente può usufruire di nuovo dell’agevolazione, senza vincoli, in caso di furto del veicolo. Anche in questo caso la soglia di spesa massima è di 18.077,99 euro.

Oltre per le spese di acquisto auto legge 104, l’utente può usufruire delle detrazioni IRPEF sulle spese di riparazione del veicolo. Lo sgravio fiscale non riguarda i costi di manutenzione ordinaria come tagliando, premio assicurativo, carburante… Anche in questo caso la detrazione è riconosciuta nel limite di 18.075,99 euro, vale a dire che se l’auto acquistata con la legge 104 viene a costare 16.075,99 euro, la spesa destinata alla riparazione da poter portare in deduzione al momento della dichiarazione dei debiti ammonta a 2.000 euro. Le spese di riparazione possono essere detratte solo se sostenute entro 4 anni dall’acquisto dell’auto.

 

Acquisto auto legge 104, iva ridotta al 4%

L’Iva agevolata al 4% va a sostituire l’IVA al 22% sull’acquisto di auto (nuove, km zero o usate) aventi cilindrata fino a 2.000 cc in caso di motore a benzina, fino a 2.800 cc in caso di diesel.  Anche in questo caso valgono i vincoli visti prima (l’aliquota ridotta al 4% è applicata solo per l’acquisto di un veicolo nel corso di quattro anni ed è possibile ottenere nuovamente questo beneficio legge 104 solo se la vettura è stata cancellata dal PRA perché destinata alla demolizione. In caso di vendita dell’auto si perde l’agevolazione.  

L’IVA ridotta al 4% è prevista anche per l’acquisto auto legge 104 con la modalità Leasing a condizione, però, che il contratto di leasing sia di tipo traslativo. Altri benefici previsti con l’acquisto auto legge 104 sono l’esenzione delle Tasse di Trascrizione come IPT e APIET.

Tra le altre agevolazioni legate al veicolo vi è l’esenzione del pagamento del bollo auto. 

Guida alla registrazione contratto di comodato

Registrazione contratto di comodato: una guida che vi mostrerà costi e procedure per la registrazione di un contratto di comodato d’uso gratuito di beni mobili o immobili.

Il contratto di comodato è stipulato tra comodante e comodatario. Il comodante è colui che consegna un bene (mobile o immobile) al comodatario che lo gestisce facendo fede ai termini del contratto. Il comodatario ha l’obbligo di restituire il bene ricevuto alla scadenza del termine convenuto e specificato nel contratto di comodato.

Il contratto di comodato è molto diffuso sia in ambito privato (per esempio, per assegnare un immobile in assenza di contratto di locazione o per dare un’automobile…) sia in ambito commerciale (per esempio, per dare in gestione macchinari, capanni e attrezzature). 

Un esempio pratico in cui il contratto di comodato d’uso gratuito può tornare molto utile è quando l’automobile intestata a uno dei genitori, è invece usata principalmente per scopi di lavoro da un titolare di partita IVA. Il titolare di partita IVA usa l’automobile del genitore sostenendo tutti gli oneri senza però poter usufruire di alcuni sgravio fiscale. Grazie alla stipula e alla registrazione di un contratto di comodato d’uso gratuito dell’automobile del genitore, il titolare di partita IVA potrà portare in detrazione tutte le spese concernenti alla vettura. 

Una volta stipulato il contratto di comodato e chiarito tutti i termini tra le due parti (comodante e comodatario), per rendere valido l’accordo, questo dovrà essere registrato. Registrare un contratto di comodato d’uso è semplice e ha un costo che varia in base al tipo di contratto stipulato tra il comodante e il comodatario. 

 

Guida alla registrazione contratto di comodato d’uso gratuito di un Immobile o di un bene mobile

La registrazione di un contratto di comodato d’uso di un bene immobile prevede la medesima procedura vista per registrare un contratto di comodato d’uso di un bene mobile. Ecco come proseguire per registrare un contratto di comodato d’uso.

Il contratto di comodato d’uso va stampato in due copie, una da conservare e una da consegnare all’Agenzia delle entrate. Entrambe da firmare in originale. Per la registrazione contratto di comodato d’uso di un immobile va compilata la richiesta con il modello 69, il modello può essere compilato contestualmente alla registrazione. 

Al costo complessivo della registrazione del contratto di comodato d’uso di un immobile vanno aggiunte le marche da bollo di 16,00 euro da applicare sulle copie degli atti. Tenete presente che le marche da bollo non devono riportare una data successiva alla data della stipula del contratto di comodato d’uso, quindi conviene comprarle in anticipo. E’ necessaria una marca da bollo per ogni 100 righe del contratto o per ogni 4 pagine.

 

L’imposta di registro va pagata mediante la compilazione del modello F23 ed equivale al versamento di 200 euro riportando il codice tributo 109T. 

Bonus maternità

Il bonus maternità meglio denominato assegno di maternità, è un sussidio economico erogato dallo Stato e concesso direttamente dall’Inps a beneficio delle neo mamme, si tratta di un’agevolazione simile al bonus bebè. Quando si parla di bonus maternità vi è un provvedimento analogo che nasce nella amministrazioni locali, si tratta dell’assegno di maternità dei Comuni, un sussidio concesso dal Comune e erogato dall’Inps in presenza di determinati requisiti reddituali.

 

Bonus maternità dei comuni

In caso del bonus maternità del comune, la richiesta d’accesso all’assegno di maternità va fatta al Comune

Per l’assegno di maternità dei comuni è opportuno rivolgersi al Municipio di appartenenza in quanto i criteri di assegnazione possono differire. La richiesta del bonus maternità deve essere presentata al Comune di residenza entro 6 mesi dalla nascita del bambino o dell’effettivo ingresso del minore in una famiglia in caso di adozione o affidamento. L’assegno di maternità può essere chiesto sia dalle madri italiane, sia dalle extracomunitarie munite di regolare permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. A chiarire a chi spetta il bonus maternità è la circolare n. 64/2015 dell’Inps con tutte le disposizioni legate all’assegno familiare e all’assegno di maternità. Parlando di reddito, per accedere all’assegno di maternità i valori di riferimento ISEE devono essere pari o inferiori a 16.953,95 euro. Il bonus maternità erogato dal Comune è rivolto alle mamme non impiegate.

Mentre chi intende accedere anche all’assegno familiare dovrà vedere un certificato ISEE con cifra pari o inferiore a 8.555,99 euro.

 

Bonus maternità dello stato

In caso di Bonus maternità dello Stato, la richiesta d’accesso all’assegno di maternità va presentata all’Inps.

L’assegno di maternità erogato dallo stato è assegnato alla madre (o al padre in caso di abbandono del tetto coniugale della madre o di affidamento esclusivo del figlio al padre) con i requisiti idonei di assegnazione. 

Il bonus maternità dello Stato può essere richiesto anche dalle lavoratrici impiegate nel rispetto di determinati requisiti. L’assegno di maternità erogato dallo stato è pari a 2.086,24 euro. Questo beneficio economico è previsto dall’articolo 49, comma 8 della legge 488/1999 e può essere richiesto dalle lavoratrice precarie e discontinue che diventano mamme. 

Assegno di maternità dello stato, a chi spetta?
La mamma lavoratrice o ex lavoratice deve avere almeno 3 mesi di contribuzione nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti alla nascita del bambino. Il bonus maternità spetta anche all a madre che abbia lavorato almeno 3 mesi e abbia avuto diritto ad una prestazione dell’Inps (malattia o disoccupazione, ecc.), a condizione che, fra la data del parto e quella di cessazione del diritto alla prestazione, non sia trascorso un periodo superiore alla durata della prestazione stessa (in ogni caso non superiore a nove mesi).

Analogamente a quanto visto per l’assegno di maternità erogato dai comuni, anche per quello dello Stato, la domanda va presentata all’Inps entro sei mesi dalla nascita.

 

Assegno di maternità e bonus bebè

E’ necessario non fare confusione tra assegno di maternità e bonus bebè, si tratta infatti di due provvedimenti distinti. Se nel digitare sui motori di ricerca “bonus maternità” stavate cercando informazioni sul bonus bebè, potete trovare maggiori informazioni alla pagina dedicata “Bonus Bebè”. A proposito del Bonus Bebè 2016, ecco come il Ministero della Salute auspica cambiamenti.

 

Bonus bebè 2016

Nel web non sono pochi i portali che parlano di un bonus bebè che per i nati nell’anno 2016 avrebbe una durata di 5 anni. Il malinteso nasce da poche parole del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che dopo l’annuncio del governo riguardante il bonus bebè 2015, 2016 e 2017, consistente in un assegno di 80 euro al mese per i primi tra nni di vità del nuovo nato, ha auspicato per le neo-mamme che il bonus bebè possa essere, a partire dal 2016, dalla durata di 5 anni. Si tratta di mere parole, senza alcun riferimento alla normativa vigente, inoltre, attualmente in parlamento non ne esistono proposte quindi anche con il bonus maternità 2016 la situazione resta del tutto invariata e lo sarà anche per il 2017 dato che l’attuale decreto ha regolato i criteri di assegnazione del bonus bebè per i famosi 3 anni. 

 

Altre agevolazioni legate alla nascita di un figlio

Abbiamo parlato del bonus maternità dello Stato, dell’assegno di maternità del comune e del bonus bebè, ma queste non sono le uniche agevolazioni previste per chi ha appena avuto un bambino. Il Fondo di Credito per i nuovi nati è un provvedimento grazie al quale tutte le famiglie nelle quali nasce un bambino, potranno avere un prestito per un ammontare fino a 5.000 euro da restituire entro 5 anni. Il prestito, per l’occasione, diventa più favorevole portando interessi agevolati: le banche e gli istituti finanziari che hanno aderito al Fondo di Credito per i nuovi nati applicano i tassi annui fissi garantiti dal Fondo.

 

Contratto di locazione ad uso abitativo, tutte le info

Contratto di locazione a uso abitativo: fac simile del modello di contratto. Come procedere alla registrazione con o senza cedolare secca, termini contrattuali, durata del contratto e possibilità di recesso. Uso abitativo transitorio, ordinario o per studenti universitari. Con canone libero o canone concordato.

Il contratto di locazione ad uso abitativo può seguire un regime di canone libero o concordat con le modalità che seguono.

Il contratto di locazione ad uso abitativo prevede un canone concordato quando a uso transitorio o uso per studenti universitari. Quando è un contratto di locazione di tipo ordinario ad abbracciare un affitto a canone concordato cambia la durata dello stesso contratto che sarà di 3 anni + 2 di rinnovo automatico o 3 anni + 3 in caso di intesa.  

Il contratto di locazione a uso abitativo con canone d’affitto libero ha la classica durata di 4 anni + 4 di rinnovo automatico, fatta eccezione in casi particolari o in presenza degli estremi per un recesso.

 

Contratto di locazione a uso abitativo con canone libero o canone concordato. Cosa cambia? 

Il cosiddetto “canone libero” è previsto solo per i contratti di locazione a uso abitativo con la durata di 4 + 4 anni. In questo contesto il canone mensile che l’affittuario dovrà pagare è concordato tra le due parti e non vi sono tetti massimi o minimi. 

In caso di contratto a uso abitativo con canone concordato (che possono essere ordinari dalla durata 3+2 anni, per uso transitorio o per studenti universitari), l’affitto da versare mensilmente deve rientrare tra un massimo e un minimo stabilito mediante accordi territoriali. 

 

Fac simile modello di contratto di locazione a uso abitativo

Al termine della pagina troverete un modello di contratto di locazione ad uso abitativo. Il modello riporta in apertura i dati del locatore e dell’affittuario, il canone mensile e altre info riguardo l’immobile.  Il canone mensile varia non solo in base alla tipologia abitativa (metratura, classe energetica…) e alla posizione, varia anche in base all’arredo. In caso di un locale ammobiliato, il locatore può tutelarsi facendo delle variazioni al fac simile del modello di contratto di locazione a uso abitativo, aggiungendo quindi delle note sul tipo di arredo e ulteriori condizioni contrattuali.

 

Contratti a uso abitativo transitorio o per studenti universitari

Il contratti di locazione ad uso abitativo può essere ordinario (già descritto, dalla durata 4 + 4 o 3 + 2 in caso di canone concordato) di tipo transitorio o a uso per studenti universitari.

 

Contratti di locazione a uso abitativo transitorio

Questo tipo di contratto di locazione a uso abitativo può essere stipulato solo in presenza di particolari esigenze a carico del locatore o dell’affittuario. Per esempio, se il locatore ha un’azienda potrebbe stipulare un contratto di locazione a uso abitativo transitorio per un suo dipendente, o ancora, un lavoratore trasfertista potrebbe necessitare di un’abitazione per la durata del suo contratto di lavoro a tempo determinato. 

La durata minima di un contratto di locazione ad uso abitativo transitorio è di un mese. La durata massima del contratto di locazione a uso transitorio è di 18 mesi. Questo tipo di contratto di locazione non è rinnovabile e il canone è di tipo “concertato”, cioè deve essere compreso entro dei limiti minimi e massimi, fissati dalle organizzazioni delle proprietà edilizie e degli inquilini.

 

Contratto di locazione a uso abitativo per studenti universitari

La durata minima di questo tipo di contratto a uso abitativo è di sei mesi fino a un massimo di 36 mesi. I proprietari che decidono di dare in affitto un locale abitativo agli studenti universitari possono beneficiare di agevolazioni fiscali. Il canone d’affitto è fissato dall’accordo territoriale tra organizzazioni sindacali, università e associazioni degli studenti. Il rinnovo del contratto di locazione per studenti universitari è automatico e dello stesso periodo alla prima scadenza (salvo disdetta).

 

Recesso del contratto di locazione a uso abitativo

Il conduttore (l’inquilino), può recedere in qualsiasi momento dal contratto di locazione a uso abitativo, vige  però l’obbligo di comunicazione mediante lettera raccomandata A/R all’indirizzo del locatore con un preavviso di 6 mesi. 

Il recesso è possibile anche quando non previsto nei termini del contratto di locazione a uso abitativo stipulato tra conduttore e locatore. In assenza di un’esplicita clausola di recesso, la legge (art. 3 L.n. 431/98) garantisce che il conduttore può avvalersi del diritto di recesso purché ricorrano validi motivi.

 

Ricapitolando i tipi di contratto di locazione a uso abitativo

  • Contratto di locazione a uso abitativo ordinario con canone libero
    Durata: 4 + 4 anni. Canone deciso tra il futoro inquilino e il proprietario.
  • Contratto di locazione a uso abitativo ordinario con canone concordato
    Durata: 3 + 2 anni o 3 + 3 anni. Canone individuato tra un range minimo e massimo fissato da organizzazioni territoriali.
  • Contratto di locazione a uso abitativo transitorio con canone concordato
    Durata: da un mese fino a 18 mesi. A canone concordato.
  • Contratto di locazione a uso abitativo per studneti universitari
    Durata: da 6 a 36 mesi. Il canone è concordato da organizzazioni territoriali e università.

Come registrare un contratto di affitto a uso abitativo

La registrazione del contratto di affitto a uso abitativo (sia esso transitorio, per studenti universitari o ordinario), può essere effettuata online, medinate il sito dell’agenzia delle entrate. Il contratto di affitto a uso abitativo può essere registrato con o senza cedolare secca. Per tutte le informazioni vi invitiamo a leggere le nostre guida:

1) Guida alla registrazione di un contratto di comodato

 

2) Registrare un contratto di locazione, costo e procedure

 

Fac simile del modello di contratto di locazione ad uso abitativo

Download del modello di contratto di locazione ad uso abitativo editabile.

Legge 104 art 3 comma 1 benefici

La persona con handicap così come da legge 104 art 3 comma 1 ha diritto a una serie di benefici che vanno dalle provvidenze economiche, alle agevolazioni fiscali, senza poi dimenticare la possibilità di accesso a permessi di lavoro retribuiti da parte di chi accudisce la persona con handicap. In questa pagina elencheremo quali sono i benefici previsti con la legge 104 art 3 comma 1.

 

Legge 104: pensione e indennità di accompagnamento 

La Legge 104/1992 non dà diritto a provvidenze economiche come pensioni, indennità o assegni. L’indennità di accompagnamento è un sostegno economico statale che va richiesto con apposita istanza presso l’Ufficio Invalidi Civili della ASL di competenza, insieme alla domanda di riconoscimento dell’invalidità civile.

 

Legge 104 art 3 comma 1 benefici

Agevolazioni per chi compra un’auto

Sono diverse le agevolazioni destinate a chi compra un’auto avvalendosi dei benefici disposti con la Legge 104. Tutti i dettagli possono essere consultati nella pagina intitolata: acquisto auto legge 104.

Ausili 

Qualsiasi “ausilio” può essere acquistato con IVA agevolata e con la possibilità di un maggiore sgravio fiscale. Per ausili si intendono apparecchi di ortopedia, docce, stecche, protesi dentarie, protesi oculistiche, apparecchi per facilitare l’audizione, saturimetri e altri strumenti di sostegno e misurazione. 

Sussidi tecnici e informatici 

Computer, fax, telefoni… qualsiasi apparecchiatura tecnologica che possa favorire l’autonomia della persona con disabilità può essere acquistata con l’applicazione dell’IVA agevolata al 4% e con la possibilità di detrarre l’intera spesa in sede di dichiarazione dei redditi. Per accedere a questo beneficio previsto dalla Legge 104 art 3 comma 1 sarà necessario disporre di una specifica prescrizione autorizzativa.

Assistenza specifica

Come capita con altri benefici previsti dalla legge 104 art 3 comma 1, questa agevolazione può essere fruita non solo dai portatori di handicap ma anche dai familiari che li abbiano a carico fiscale o dai familiari civilmente obbligati verso queste persone. Il beneficio si concretizza con la possibilità di detrarre, in sede di dichiarazione dei redditi, le spese sostenute per le badanti e le colf. Per approfondimento: come assumere una badante.

Detrazioni per familiari a carico

E’ prevista la detrazione di 800 euro (o 900 euro in caso di figli di età inferiore ai 3 anni) per ogni familiare a carico. Tale detrazione sono aumentate di ulteriori 220 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104.

Agevolazioni lavorative

I permessi lavorativi retribuiti così come il congedo per l’assistenza a minori con disabilità sono concessi con modalità più consistenti in caso di certificazione di handicap con connotazione di gravita così come disposto dalla Legge 104 art 3 comma 3. 

In caso di figlio minore con handicap con connotazione di gravità

Il padre o madre hanno diritto: 
- Fino ai tre anni: congedo parentale e prolungamento fino a tre anni anche frazionato in ore con indennità 30 % per tutto il periodo di prolungamento oppure a due ore di permesso giornaliero retribuito oppure a tre giorni di permesso mensile retribuito.
- Fino ai sei anni: congedo parentale e prolungamento fino a tre anni anche frazionato in ore con indennità 30 % per tutto il periodo di prolungamento oppure a tre giorni di permesso mensile retribuiti.
- Da sei ai dodici anni: congedo parentale e prolungamento fino a tre anni anche frazionato in ore con indennità 30 % per tutto il periodo di prolungamento oppure a tre giorni di permesso mensile retribuito.

Coloro che hanno figli minori con handicap senza connotazione di gravità possono ugualmente accedere ai permessi lavorativi e ai congedi ma con modalità differenti. 

Permessi lavorativi

Chi ha una persona con handicap a carico fiscale può beneficiare di 3 giorni di permesso mensile retribuito. Il medesimo beneficio spetta al padre o alla madre lavoratrice di persona con handicap grave.

Altri benefici in ambito lavorativo sono: la possibilità di rifiutare un trasferimento o di eseguire lavoro notturno così come la facoltà di scegliere la sede di lavoro. 

Tutti i benefici Legge 104 art 3 comma 1 sono disponibili nell’articolo inditolato: Benefici Legge 104.

 

Microcredito, cos’è e come funziona

 

Informazioni sul microcredito sociale, personale o d’impresa. Cos’è il microcredito e come funziona.

  • Cos’è il microcredito?

Il microcredito è uno strumento di lotta alla povertà e all’esclusione finanziaria. E’ per questo che spesso si sente parlare di “microcredito donne“, “microcredito e povertà”, “microcredito per pmi in difficoltà” o del “microcredito donne africane”. 

Il microcredito consiste nella concessione di piccoli prestiti destinati a persone che sono impossibilitata all’accesso al sistema bancario tradizionale perché non in possesso di quelle garanzie di reddito sufficienti per accedere al classico prestito personale. 

  • A quanto ammonta il microcredito? 


Stando alla Commissione Europea, il prestito in questione vede un ammontare medio di circa 10.000 euro fino a un massimo di 25.000 euro. Il microcredito per imprese non può superare il tetto massimo di 25.000 euro. Il microcredito sociale prevede una massimale di 10.000 euro.

  • Chi può accedere al microcredito?

La domanda del microcredito deve essere accompagnata da una motivazione, infatti il microcredito può essere concesso per:

  1. Avviare o consolidare una microimpresa in grado di produrre reddito. In questo caso la motivazione potrebbe essere l’acquisto di attrezzature, macchine, materiali…
  2. Sanare una situazione di difficoltà economica  temporanea, in questo caso, chi richiede il microcredito dovrà trovarsi in una situazione di emergenza economica con imminenti scadenze di pagamento.

Chi effettua la richiesta di accesso al microcredito non necessariamente deve dare garanzie economiche per la concessione del finanziamento. Le garanzie richieste sono solo personali che possano valorizzare il senso di responsabilità e di fiducia reciproca tra chi riceve il denaro (microcredito) e chi lo eroga (creditore). 

Il beneficiario che intende accedere al microcredito per consolidare o avviare una microimpresa, dovrà presentare il progetto imprenditoriale con fattibilità e sostenibilità nel tempo, il progetto dovrà avere le carte in regola per poter produrre abbastanza reddito per garantire l’autosostentamento e per restituire il prestito erogato attraverso il microcredito.

  • La storia del microcredito in Italia e nel mondo

Il microcredito è nato come uno strumento di supporto esclusivo per le persone in condizioni di povertà e gli emarginati dei villaggi bengalesi. Con il tempo, il microcredito si è diffuso evolvendosi in base alle esigenze locali: in Europa, al fine del 2009 risultavano erogati circa 828 milioni di euro. In Italia, circa il 40% dei beneficiari del microcredito sono immigrati. 

  • La normativa sul microcredito

In Italia, il microcredito è disciplinato dagli articoli 111 e 113 del Testo Unico Bancario (TUB) che suddivide questo particolare prestito in: microcredito d’impresa e microcredito di lavoro autonomo. Possono accedere al microcredito lavoratori autonomi (per l’esercizio dell’attività o per l’avvio di una nuova attività), microimprese, persone fisiche, società di persone (pmi), srl, società semplificate, cooperative e associazioni.

In caso di microcredito d’impresa, il richiedente dovrà accedere a servizi accessori quali tutoring per la verifica dell’andamento dell’attività economica, formazione, coaching, monitoraggio; prima dell’erogazione del microcredito d’impresa il beneficiario potrà farsi affiancare da un servizio di orientamento e pre-valutazione dell’idea imprenditoriale andando a elaborare al meglio l’idea progettuale. Tra i servizi accessori al microcredito d’impresa non mancano corsi di formazione su temi economici, finanziari e operativi. 

Anche con il microcredito sociale si potrà avere accesso a programmi di pre-valutazione e servizi d’ascolto. Nella fase di richiesta d’accesso al microcredito sarà valutata l’affidabilità del richiedente e in caso di assenso il soggetto potrà avere accesso a servizi accessori di tutoraggio e altri servizi di post-erogazione del microcredito sociale.