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Divorzio senza avvocato

Il divorzio senza avvocato è una realtà concreta fin dall’11 dicembre 2014. Chi può accedere al divorzio senza avvocato? I coniugi che, avvalendosi della separazione consensuale, hanno già un accordo su mantenimento, assegnazione della casa e gli altri termini del divorzio

Il divorzio senza avvocato può avvenire davanti al Giudice (in Tribunale) o dinanzi al Sindaco (in Municipio). Non solo è possibile divorziare senza avvocato, grazie alla legge n. 132 del 2014 è possibile anche modificare le condizioni di provvedimenti precedenti davanti al sindaco del comune di residenza di uno dei due coniugi, oppure davanti al sindaco del Municipio presso il quale i due ex coniugi si sposarono.

Il divorzio senza avvocato davanti al sindaco può avvenire solo in determinate condizioni: 

  • -non ci sono figli minori, portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti. 
  • 
-Con il divorzio non vi devono essere trasferimenti di diritti patrimoniali. 

La legge sul divorzio breve fa riferimento a due procedimenti distinti, entrambi possono avvenire senza l’assistenza di un legale. Il primo procedimento è la cosiddetta negoziazione assistita da avvocati, in questa fase i due coniugi possono prendere accordi sui termini del divorzio facendosi assistere da un legale. Anche se il legale non è obbligatorio, la sua presenza è ugualmente consigliata perché spesso, le dinamiche di coppia, vedono una parte debole e una forte. Un buon avvocato potrà tutelare di dovere la parte debole. Se i coniugi che devono divorziare hanno già sottoscritto un accordo pre-matrimoniale, con il divorzio senza avvocato non dovranno fare altro che portare all’attenzione del sindaco quell’accordo e procedere a divorziare senza la necessità di un legale.

Se non vi è alcun contratto prematrimoniale e i coniugi che intendono divorziare non vogliono farsi assistere da un legale per la fase della “negoziazione”, possono prendere accordi e realizzare un documento da presentare al cospetto del sindaco in occasione della richiesta di separazione/divorzio. Online non mancano modelli e moduli con tema della separazione consensuale. Per maggiori informazioni su come fare a divorziare senza avvocato vi rimandiamo all’articolo intitolato Separazione consensuale senza avvocato dove si possono trovare informazioni anche su come divorziare senza avvocato con figli minori a carico. In quest’ultimo caso sarà necessario rivolgersi al Giudice del Tribunale ma, ancora una volta, la presenza del legale non sarà necessaria se non per la negoziazione assistita.

 

In caso di negoziazione assistita 

Il divorzio consensuale dà un vantaggio ovvio: l’attesa per rendere il divorzio effettivo è di soli 6 mesi dalla separazione dei coniugi! Chi non vuole rinunciare ad accorciare i tempi ma non riesce a raggiungere un accordo soddisfacente con coniuge, può avvalersi della negoziazione assistita da un avvocato divorzista. In questo caso, l’accordo sulla separazione o sul divorzio deve essere scritto dall’avvocato che, dopo aver fatto firmare il “ricorso” ai coniugi, dovrà autenticare le loro sottoscrizioni e depositarle presso la Repubblica del tribunale competente che, dopo aver controllato la validità dell’atto, procederà con il via libera. Il nullaosta dovrà essere inoltrato entro 10 giorni dall’avvocato al Sindaco del comune in cui è stato trascritto il matrimonio. Il Sindaco, a distanza di 30 giorni dal ricevimento dell’accordo, dovrà invitare i coniugi a confermare il ricorso.

Quanto tempo ci vuole a divorziare?


Tutto dipende dal PM, la legge impone all’avvocato di agire entro 10 giorni dal ricevimento del “via libera” da parte del PM ma non indica alcun obbligo di tempistiche per il PM. Dalla risposta del PM si potrà calcolare un massimo di 40 giorni d’attesa per rendere effettiva la richiesta di separazione e un tempo di attesa di 6 mesi per passare dalla separazione all’ufficializzazione del divorzio. Tutto questo solo in caso di divorzio consensuale. 

Divorzio senza avvocato e assegno di mantenimento o alimenti

E’ vero che l’art. 12, secondo comma della legge n. 162/2014 stabilisce che gli accordi depositati con il divorzio senza avvocati non possono contenere alcun patto di natura patrimoniale ma con la circolare n. 6/2015, è stato precisato che l’accordo concluso tra le due parti può contemplare l’erogazione da parte del coniuge economicamente forte di un assegno periodico.

 

Novità pensioni precoci, a che punto siamo?

I lavoratori precoci puntano a una legge ad hoc in grado di tutelarli tenendo conto solo del raggiungimento dei 41 anni di contributi versati. 

Le novità sulla questione delle pensioni precoci sono tante e cambiano all’ordine del giorno, tuttavia, sono davvero poche le proposte prese davvero in considerazione dal Governo Renzi. La riforma pensioni di Renzi punta a modificare l’attuale legge previdenziale che porta il nome di “riforma pensioni Fornero”. Con l’introduzione della nuova riforma pensione del Governo Renzi, si andrà a definire la Legge di Stabilità 2016 che entrerà in vigore entro la fine del 2015. 

L’obiettivo consiste nel trovare un disegno di legge in grado di accontentare tutti, con un sistema di flessibilità in uscita dal lavoro e senza troppe penalizzazioni per le pensioni precoci. Per ora, purtroppo, tutte le proposte vedono penalizzazioni e tagli per i lavoratori precoci che intendono uscire dal lavoro prima del raggiungimento di una determinata età. 

Il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, propone maggiore flessibilità in uscita proponendo il sistema Quota 100 per l’uscita anticipata dal lavoro dedicata ai cosiddetti “pensionati precoci“, cioè per gli assistiti dagli istituti previdenziali che hanno fatto presto ingresso nel mondo del lavoro. Per i dettagli del sistema Quota 100 (nato per il mondo dei lavoratori dipendenti) o Quota 101 per i liberi professionisti, vi rimandiamo all’articolo intitolato: Riforma pensioni e flessibilità in uscita.

 

Novità pensioni precoci: pensione anticipata

I lavoratori precoci puntano a ottenere la pensione anticipata al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati. Purtroppo tra le news degli ultimi giorni, per chi vuole andare in pensione anticipata sono previste, sono sempre previste pesanti penalizzazioni.

La penalizzazione più bassa consiste in un taglio del 2% per ogni anno di anticipo anche se tra le news  più popolari vi è la proposta della Fornero, con un taglio al 3 – 3,5 percento con un occhio di riguardo nei confronti dei lavoratori precoci. Nessuna delle novità pensioni precoci sembrerebbe davvero tutelare questa categoria di lavoratori.

I lavoratori precoci, in definitiva, vorrebbero puntare al pensionamento in anticipo con il raggiungimento dei 41 anni di contributi (che, in fondo, non sono neanche pochi), senza limiti di età e soprattutto senza l’applicazione di alcuna penalizzazione sull’assegno previdenziale percepito. La Quota 41 per i lavoratori precoci vede delle penalizzazioni che vanno dal 2 al 3,5 percento per ogni anno di anticipo, partendo dai 62 anni, rispetto ai 66 attuali. 

Con la riforma pensioni di Renzi, la categoria più penalizzata, sembra essere proprio quella dei lavoratori precoci, anche se sono previste forme di tutela per i lavori usuranti. Così come ha affermato il ministro Poletti, si deve trovare un modo per garantire maggiore flessibilità in uscita così da dare più possibilità ai giovani di entrare nel mondo della lvoro:  “Aver innalzato seccamente l’età pensionabile ha inevitabilmente ridotto il turn over, ridotto la possibilità per i giovani di entrare al lavoro, dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra la legittima giusta esigenza di avere flessibilità in uscita e dall’altra parte la modalità per realizzare questa operazione perchè sappiamo che c’è un tema di compatibilità economiche e quindi di priorità”.

Registrare un contratto di locazione: costo e procedure

Tutte le informazioni per registrare un contratto di locazione con o senza cedolare secca. Il calcolo del costo in base al canone concordato e i costi da sostenere in caso di registrazione del contratto di locazione in ritardo.

Registrare un contratto di locazione è un obbligo di legge che riguarda l’affitto e la locazione di tutti i beni mobili, compresi i fondi rustici. La registrazione del contratto di locazione è un obbligo dell’affittuario o del proprietario. E’ possibile evitare di registrare il contratto di locazione solo quando l’uso transitorio o continuo non supera i 30 giorni complessivi nell’anno. 

Registrare contratto di locazione senza cedolare secca

Costo da pagare: imposta di registro e imposta di bollo

Se non è possibile o non si desidera aderire al regime fiscale della cedolare secca, per registrare il contratto di locazione a uso abitativo bisognerà pagare l’imposta di registro che ammonta al 2% del canone annuo, moltiplicata per le annualità previste dal contratto.

-Esempio pratico di calcolo dell’imposta di registro

Per esempio, ho un contratto di locazione di 4 anni, con un canone mensile di 350 euro per un corrispettivo annuo di 4.200 euro. La prima imposta da pagare per registrare il contratto di locazione senza cedolare secca ammonterà a 84 euro da moltiplicare per i 4 anni previsti dal contratto. L’imposta di registro può essere pagata in un’unica soluzione (con un minimo sconto) oppure annualmente, entro 30 giorni dalla scadenza della precedente annualità.

All’imposta di registro si aggiunge quella di bollo che ammonta a 16 euro da applicare su ogni copia da registrare. L’imposta va applicata su ogni 4 facciate scritte del contratto o comunque ogni 100 righe. Un  modello di contratto di locazione prevede, in genere, 5 – 6 pagine, ciò significa altre 32 euro d’imposta di bollo.

Registrare contratto di locazione cedolare secca

La cedolare secca è una modalità di tassazione dell’affitto che può essere scelta dal locatore. Consiste nell’applicare al canone annuo di locazione un’imposta fissa che va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali (imposta di registro e imposta di bollo). 

Scegliendo di registrare il contratto di locazione con cedolare secca, il proprietario (così come l’affittuario) rinunciano a modificare l’importo del canone mensile concordato per l’intera durata del contratto. In altre parole, l’affittuario non può chiedere un aumento, incluso l’adeguamento istat.

Quanto costa registrare un contratto d’affitto con cedolare secca?

La cedolare secca è un’imposta sostitutiva che si calcola applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti ma come specificato andrà a sostituire IRPEF (il reddito assoggettato da cedolare secca è escluso dal reddito complessivo) e le imposte viste nel contratto senza cedolare secca. In alcune città d’Italia è prevista un’aliquota ridotta: la cedolare secca si fa pagare di meno nelle città di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia. 

 

Registrare contratto di locazione in ritardo

La registrazione del contratto di locazione deve avvenire entro 30 giorni dalla data di stipula del contratto, pena, una multa più o meno salata. La sanzione dipende dalle tempistiche di ritardo. Registrare un contratto di locazione in ritardo da oltre un anno è ben diverso dalla registrazione entro soli 90 giorni. Le sanzioni sono disciplinate dall’articolo 69 del DPR 131 del 1986.

Per regolarizzare la propria posizione basterà agire mediante il ravvedimento operoso. Con il ravvedimento operoso si potrà regolarizzare sia il ritardo della registrazione del contratto di locazione, sia il ritardo del pagamento dell’imposta di registro. La regolarizzazione del ritardo della registrazione non è esente da “penali” da pagare che, come premesso, variano in base all’entità del ritardo.

Registrare un contratto di locazione entro 90 giorni dalla stipula del contratto

Entro 90 giorni si otterrà una sanzione ridotta del 12%.

Registrare un contratto di locazione in ritardo di un anno

Dal novantunesimo giorno oltre la scadenza ma entro l’anno, si avrà una sanzione nella misura ridotta del 15%

Registrare un contratto di locazione in ritardo da più di un anno

Se il ritardo di registrazione del contratto di locazione va oltre un anno, la sanzione sarà nella misura del 120% dell’imposta di registro dovuta.
 

 

Come registrare un contratto di locazione

Il contratto di locazione può essere registrato online, utilizzando i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, richiedendo la registrazione presso gli uffici dell’Agenzia o incaricando un intermediario abilitato come le associazioni di categoria o i Caf.

 

Registrare il contratto di locazione online

Il portale delle Agenzie delle Entrate mette a disposizione una sezione che consente la registrazione del contratto di locazione mediante un software di gestione detto “RLI”. Registrare il contratto di locazione online è molto semplice. Vediamo come proseguire vedendo il video-guida sulla registrazione dei contratti di locazione online messo a disposizione dalla stessa Agenzia delle Entrate.

Bonus Bebè, la richiesta all’Inps

Il bonus bebè, meglio definito come assegno di natalità, è un contributo destinato ai neogenitori aventi diritto. Il bonus bebè è assegnato a seguito della domanda all’INPS, la richiesta è accolta (o respinta) in base alla situazione economica della famiglia certificabile mediante ISEE. Vediamo tutte le informazioni su come richiedere il bonus bebè 2015, 2016 e 2017 e a chi aspetta questo contributo.

Bonus bebè, a chi spetta?

La legge di Stabilità 2015 ha fatto luce sulle nuove modalità di accesso e richiesta al bonus bebè. L’assegno di natalità è rivolto alle famiglie che hanno avuto un bambino a partire dal 1 gennaio 2015, lungo tutto il 2016 o che lo avranno entro il 31 dicembre 2017.

La richiesta del bonus bebè deve necessariamente pervenire all’Inps entro 90 giorni dalla nascita del bambino. Il bonus bebè è rivolto anche alle famiglie che decidono di adottare un bambino, in questo caso, la data da considerare fa riferimento alla sentenza di adozione o di affidamento del tribunale.

Il bonus bebè sarà erogato alle famiglie con una bassa situazione reddituale. Il reddito ISEE non dovrà essere superiore a 25.000 euro annui. L’assegno di natalità aumenta per le famiglie con un reddito ISEE inferiore ai 7.000 euro annui.

L’assegno di natalità è erogato dall’inps a decorrere della data di nascita o di ingresso in famiglia. Il bonus bebè è erogato per i primi tre anni di vita de nuovo arrivato, per un massimo di 36 mensilità a partire dal mese di nascita o di arrivo del bambino.

Il bonus bebè è cumulabile con altre agevolazioni previste dal governo. 

 

A quanto ammonta il bonus bebè?

L’importo annuo è pari a 960 euro in caso di reddito ISEE superiore ai 7.000 euro e inferiore ai 25.000 euro. Tale importo sarà erogato con assegni mensili di 80 euro.

L’importo annuo raddoppia e sale a 1.920 euro per le famiglie con reddito ISEE inferiore a 7.000 euro. Anche in questo caso l’importo sarà erogato con assegni mensili ma in tal caso il valore del contributo mensile sarà di 160 euro.

 

Come fare richiesta del bonus bebè

Come premesso, la domanda va fatta all’INSP ma esclusivamente per via telematica. La richiesta può essere presentata mediante il portale dell’Inps con lo spertello del cittadino oppure mediante un Contact Center Integrato telefonando al numero verde 803. 164 o al numero 06 164. 164. Chi preferisce i mezzi canonici può rivolgersi al patronato che provvedere a fare da intermediario eseguendo l’opportuna richiesta all’Inps.

 

Bonus Bebè per i neonati nel 2014

Su molte testate si legge che i bambini nati nell’anno 2014 non hanno diritto al bonus bebè e questo è in parte vero. Con la circolare pubblicata il 23 aprile 2015, l’Inps ha reso noto il bando di concorso per l’assegnazione di 800 contributi, si tratta di un bonus bebè che consiste in un assegno da 500 € destinato esclusivamente ai dipendenti del Gruppo Poste Italiane. Anche in questo caso, il bonus bebé è erogato dall’INPS.

 

Pensioni, come gli eredi possono chiedere il rimborso

Se sei arrivato in questo articolo digitando sul motore di ricerca le parole “rimborso pensioni eredi“, probabilmente un tuo caro defunto è stato vittima del blocco delle pensioni del 2012 e 2013 dichiarato incostituzionale dalla Consulta. 

Gli eredi possono ottenere il rimborso pensioni spettante al deceduto, in questo articolo vedremo come procedere per richiedere il rimborso pensione da parte degli eredi e, in coda, il ramdno a un esempio di calcolo per capire a quanto ammonta l’entità del rimborso. 

 

Chi ha diritto al rimborso delle pensioni? 


 

Tutti gli ex contribuenti che hanno subito il blocco degli assegni disposto dal governo Monti tra il 2012 e il 2013. In altre parole, tutti i pensionati con un assegno previdenziale dal valore compreso tra i 1.500 e i 5.000 euro lordi. Ma cosa succede se un pensionato avente diritto al rimborso è deceduto prima di ottenere l’assegno dall’Insp?

Il rimborso spettante al pensionato deceduto possono andare di diritto agli eredi, tuttavia, gli eredi, per ottenere il rimborso della pensione dovranno effettuare un’apposita richiesta.

Le norme sono le stesse applicate quando un pensionato defunto vanta un credito nei confronti dell’Inps. Per esempio, se un pensionato defunto aveva maturato una tredicesima non riscossa, questo credito andrà direttamente alla moglie o al figlio, passa così ai titolari del trattamento di reversibilità. In questo caso gli eredi non dovranno fare alcuna richiesta particolare.

Se gli eredi non percepiscono la pensione di reversibilità la situazione è differente. In caso di un figlio o di un coniuge economicamente indipendente l’Inps non prevede il trattamento di reversibilità, quindi, in questo caso, gli eredi dovranno presentare una domanda all’Inps per richiedere il rimborso della pensione in quanto eredi del pensionato deceduto avente diritto al rimborso.

Gli eredi non titolari di una pensione di reversibilità possono richiedere il rimborso sulla pensione del defunto presentando i seguenti documenti all’Inps:

  • – dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà che possa attestare i nomi degli eredi, le date di nascita, la residenza e il grado di parentela con il defunto.
  • – La fotocopia del documento di identità e del codice fiscale dell’erede che richiede il rimborso.
  • – Nel caso di più eredi è necessaria la fotocopia del documento di identità e del codice fiscale di tutti gli eredi. In alternativa basterà la delega alla riscossione a favore di un solo erede.

Tutte le informazioni su come calcolare il rimborso pensioni:

  1. Rimborso pensioni INPS, come calcolarlo <- consigliato!
  2. Rimborso pensioni, a chi spetta ed esempio di calcolo
  3. Pensioni, come calcolare l’importo del rimborso

Rimborso IVA 2015, requisiti

Al fine di semplificare la procedura di rimborso IVA e accelerare i tempi di erogazione, l’Agenzia delle Entrate ha introdotto il Dl n. 175/2014 entrato in vigore questo 2015. 

Tra le modifiche introdotte in questo 2015 vediamo l’aumento del tetto del rimborso IVA che può essere richiesto senza la necessità di presentare garanzia di adempimenti. Il tetto massimo del rimborso IVA 2015 è stato innalzato a 15 mila euro. Così tra i requisiti per accedere al rimborso IVA non figurano più garanzie e fideiussioni se l’esecuzione non supera un rimborso di 15 mila euro. 

Per richiedere il rimborso IVA per importi inferiori a 15 mila euro sarà sufficiente il visto di conformità e una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. I requisiti per richiedere il rimborso dell’IVA, con il Dl n. 175/2014 sono diventati più “morbidi” per i contribuenti che dovranno affrontare minori spese e potranno ottenere il rimborso in tempi più celeri. 

La garanzia viene richiesta solo in caso di rischio fiscale e può essere fornita anche con semplice cauzione in titolo di Stato. 

Il rimborso trimestrale dell’IVA  


Il punto di riferimento temporale per il calcolo dei tre mesi previsto per l’esecuzione dei rimborsi è la data di presentazione della dichiarazione. Se il contribuente esegue più dichiarazioni nello stesso periodo d’imposta (per dichiarazioni correttive o integrative) i tre mesi si calcolano a partire dall’ultima dichiarazione presentata. 

Il limite di 15mila euro si calcola sommando le diverse richieste di rimborso IVA eseguite nell’intero arco del periodo d’imposta. 

Requisiti per il rimborso IVA oltre i 15mila euro

Anche per i rimborsi superiori ai 15mila euro scompare la garanzia, analogamente sarà sufficiente presentare il visto di conformità e la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. La dichiarazione dovrà riportare le informazioni relative alla solidità patrimoniale, alla continuità aziendale e alla regolarità dei versamenti contributivi. Chi, invece, presenta la garanzia non sarà tenuto a presentare anche la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà ne’ il visto di conformità.

La garanzia rientra tra i requisiti necessari al rimborso dell’IVA 2015 se il contribuente esercita un’attività d’impresa da meno di due anni (fatta eccezione per le nuove forme di Start Up). Anche chi presenta l’istanza mancante di visto di conformità o di sottoscrizione alternativa o ancora, priva di dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. Anche chi chiede il rimborso dell’IVA sull’eccedenza detraibile risultante all’atto della cessazione dell’attività sarà costretto a presentare garanzia. 

I cosiddetti contribuenti “a rischio” necessitano di garanzia. I contribuenti a rischio sono quelli che hanno ricevuto avvisi di accertamento o di rettifica nell’arco degli ultimi due anni. 

La garanzia può essere presentata anche tramite cauzione in titolo di Stato o garantiti dallo Stato, tale forma di garanzia si interfaccia alla polizza fideiussoria. 

 

Esenzione canone Rai, a chi spetta

Esenzione canone rai, a chi spetta? Sono diverse le categorie che possono beneficiare dell’esenzione canone Rai. In questo articolo, oltre a fornirvi le indicazioni su dove reperire il modulo di esenzione canone Rai, vedremo in dettagli a chi spetta tale agevolazione.

In particolare vedremo i casi:

  • – esenzione canone Rai per Disabili e invalidi
  • – esenzione canone Rai per categorie speciali
  • – esenzione canone Rai ultrasettantacinquenni
  • – agevolazioni sul canone Rai per pensionati
  • – agevolazioni sul canone Rai per disoccupati 
  • – agevolazioni sul canone Rai per chi ha un reddito basso

 

A chi tocca l’esenzione del canone Rai? 


In primis figurano gli Over 75 e gli invalidi degenti presso case di riposo che presentano determinati requisiti. Queste non sono le uniche categorie a non dover pagare il canone Rai. Possono beneficiare dell’esenzione anche i Militari delle Forze Armate Italiane, Militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze Nato, agenti diplomatici e consolari, rivenditori e riparatori TV.

 

Esenzione del Canone Rai per gli anziani, over 75

Tale esenzione è rivolta agli ultrasettantacinquenni ma non a tutti! Non basta essere anziani per non pagare il canone Rai, bisogna rispettare diversi requisiti per ottenere l’esenzione del canone:

  1. – aver compiuto 75 anni di età entro il termine di pagamento del canone.
  2. – Non convivere con altri soggetti diversi dal coniugi e titolare di reddito proprio.
  3. – Avere un reddito che, unitamente a quello del proprio coniuge, non superi i 6.713,98 euro annui, una media di 516,46 euro al mese per 13 mensilità.

Il modulo per fare domanda di esenzione è reperibile sul sito dell’Agenzia delle entrate oppure presso gli uffici locali o territoriali, basterà chiedere il modulo di dichiarazione sostitutiva.

 

Esenzione canone Rai per invalidi 

Fino al 2008 gli invalidi e i disabili potevano beneficiare di una piena esenzione del canone rai. Purtroppo, con il Dpr n. 601/1973, tale esenzione è stata cancellata e oggi, un invalido o disabile per non pagare il canone rai deve essere degente presso una casa di riposo, quindi non pagherà il canone Rai perché non vivrà più nella sua abitazione. In questo caso si può richiedere l’annullamento inviando una raccomandata con ricevuta di ritorno all’Agenzia delle Entrate, Direzione Provinciale I di Torino. Ufficio territoriale di Torino 1, Sportello S.A.T. Casella postale 22 – CAP 10121 Torino (To). 

 

Agevolazioni sul canone Rai per pensionati 

I pensionati di qualsiasi età, così come i disabili che percepiscono la pensione di invalidità, possono usufruire di una particolare agevolazione. I pensionati potranno pagare il canone Rai dividendo l’ammontare della tassa in 11 rate mensili che verranno detratte direttamente dalla pensione. Ciò significa che i pensionati potranno pagare il canone Rai a rate con circa 11 euro al mese per 11 mesi. 

 

Agevolazioni sul canone RAI per i disoccupati 

I disoccupati, così come chi ha un reddito basso, non possono contare su alcuna esenzione ma possono usufruire della possibilità di pagare il canone Rai a rate. Il pagamento del canone Rai a rate può essere pagato a cadenza semestrale (con due rate da 57,92 euro) o a cadenza trimestrale, cioè con 4 rate da 30,16 euro.

 

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Canone Rai, pagamento 2016

Assoelettrica: “Canone Rai in bolletta inammissibile”

Rimborso pensioni INPS: come calcolarlo

Dopo aver visto a chi tocca il rimborso pensioni facciamo un po’ di chiarezza su come eseguire il calcolo del risarcimento dovuto dall’INPS.

Calcolare l’importo del rimborso pensioni INPS non è cosa facile, come visto nell’articolo intitolato “Rimborso pensioni, a chi spetta, sono molte le variabili che incidono sul calcolo. Di seguito vi sono tutti i concetti chiave legati al tema rimborso pensioni INPS e, infine, un pratico elenco, a scaglioni, dei rimborsi dovuti in base alla pensione percepita

 

A chi spetta
 il rimborso pensioni INPS

 

Il rimborso tocca a chi percepisce un assegno previdenziale compreso tra un minimo di 1.500 euro e un massimo di 3.000 euro lordi. I pensionati che rientrano tra gli aventi diritto al rimborso, riceveranno un assegno di risarcimento.

 

A quanto ammonta il rimborso pensioni INPS e come calcolarlo? 


 

Il rimborso è pari al 10% dell’inflazione registrata nel biennio 2012 e 2013. Il caro vita (inflazione) registrata nel 2012 è stata pari al 2,7% mentre per l’anno 2013 l’inflazione è passata al 3%. Un modello di calcolo del rimborso è stato presentanto nell’articolo Pensioni, come calcolare l’importo del rimborso.

Se non volete sudare più di tanto, potete affidare il calcolo del rimborso ai cervelloni elettronici dell’Inps oppure vedere le somme orientative in base alla pensione percepita.

La Uil ha condotto un’interessante indagine e ha notato che i rimborsi più proficui spetteranno a chi percepisce una pensione compresa tra i 1500 e i 1800 euro lordi al mese. Il rimborso è più esiguo per chi incassa un assegno provvidenziale più corposo (superiore ai 2.800 euro e inferiore ai 5.000 euro). Stando al calcolo del rimborso, le stime approssimative sono:

  • Chi percepisce una pensione di 1.500 € avrà diritto a un rimborso di circa 796,26 euro.
  • Chi percepisce una pensione pari a 1.600 euro vedrà un rimborso di circa 849,34 euro.
  • Chi percepisce una pensione di 1.800 euro si vedrà recapitare a casa un assegno pari a 955,50 €. 
  • Chi percepisce un assegno previdenziale di 2.800 euro si vedrà rimborsare solo il 10% del maltolto subito, cioè una cifra pari a circa 471 €.

C’è da dire che il “rimborso” è solo parziale perché il maltolto stimato dall’Uil è ben più salato. Il Governo, con i rimborsi emessi, non avrebbe attuato la sentenza dell’Alta Corte; stando a ciò che riferisce la Uil “il rimborso che arriverà nelle tasche dei pensionati italiani è solo una minima parte del dovuto“. 

ll maltolto subito dai pensionati che percepiscono un assegno previdenziale tra i 1.500 euro e i 1.800 euro, ammonta a più di 2.000 euro, per l’esattezza 2.467 euro per chi percepisce un assegno di 1.500 euro e ben 2.960 euro per chi corrisponde un assegno previdenziale di 1.800 euro; come visto in precedenza, la cifra corrisposta con il rimborso è piuttosto magra. 

La situazione si aggrava per chi percepisce pensioni più cospicue. Per esempio, chi ha un assegno previdenziale pari a 2.800 euro che si vedrà corrispondere un rimborso di soli 471 euro. Questi pensionati vedranno un rimborso di appena il 10,82% dell’importo effettivo sottratto con il blocco pensioni del Governo Monti che ammonta a ben 4.360 euro. 

Tutte le cifre segnalate in questo articolo sono lorde e quindi soggette a tassazioni. Per capire l’importo netto bisognerà sottrarre al rimborso indicato all’incirca il 18%. L’assegno di 796,27 euro spettante a chi percepisce una pensione lorda di 1.500 euro, al netto diventa dai 659 ai 700 euro.