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Lombardia

Riparte progetto scuole E.On su biodiversità ed energia rinnovabile

MILANO (ITALPRESS) – E’ ripartito il Progetto Scuole E.ON che porta nelle scuole italiane i temi della sostenibilità e del legame tra energie rinnovabili e biodiversità, coinvolgendo ragazze e ragazzi in attività educative e ludiche per favorire una conoscenza sempre più approfondita dell’ambiente e l’adozione di comportamenti virtuosi e sostenibili. L’iniziativa, inoltre, sottolinea l’importanza di politiche a sostegno dei docenti nel percorso didattico di formazione delle nuove generazioni su temi d’attualità urgenti, cruciali nel mondo di oggi e di domani. Il Progetto, che si avvale della collaborazione di Pleiadi e Meteo Expert, si evolve e arricchisce di nuovi contenuti di anno in anno per offrire agli studenti di tutta Italia stimoli sempre più interessanti, innovativi e coinvolgenti a favore della tutela ambientale. I temi della nuova edizione saranno legati alla sostenibilità ambientale, in particolare alle delicate dinamiche della biodiversità del nostro territorio, di come questa cambia da un’area geografica all’altra e di come, grazie all’uso delle energie rinnovabili può esserci una coesistenza senza arrecare danno alla flora e fauna del nostro Pianeta. Con attenzione e amore per il nostro Pianeta, uomo e natura possono continuare a condividere il Pianeta Terra senza alterarne l’equilibrio. In questo ambito, si inserisce la nuova challenge “Alla scoperta della biodiversità”, lanciata alle classi iscritte al progetto, che coinvolgerà ragazze e ragazzi in un’esperienza in cui dovranno mettere in gioco la propria creatività e pensiero critico. Alle classi sarà chiesto di recuperare elementi naturali presenti in prossimità della scuola – come foglie, fiori, bastoncini e altri materiali – per realizzare una composizione che rappresenti un insetto, animale o vegetale la cui vita viene agevolata dall’utilizzo dell’energia rinnovabile.
Seguendo il fil rouge del Progetto che prevede una sinergia tra aspetti ludici ed educativi, la sfida invita gli studenti a ragionare sul proprio ruolo nella comprensione e contrasto al cambiamento climatico. La classe il cui elaborato sarà giudicato il migliore riceverà, presso la propria scuola, un kit esperimenti per lo studio dell’energia rinnovabile.
Inoltre, tutte le classi che decideranno di aderire al progetto verranno dotate di un calendario della biodiversità.
Un vero e proprio calendario all’interno del quale per ogni mese sarà indicata un’azione, suggerimento, curiosità o attività da poter svolgere con la propria classe per sensibilizzare sull’importanza e cura del nostro Pianeta e imparare concetti nuovi sulla biodiversità. Da novembre a marzo, i docenti riceveranno una newsletter al mese con un contenuto educativo, o un’attività da svolgere per essere i “supereroi della biodiversità” del territorio, le azioni potranno essere poi appese alla plancia del calendario della biodiversità. I materiali che vengono creati e forniti agli insegnanti sono un ottimo supporto per creare contenuti nuovi ed ingaggianti sui temi della sostenibilità, offrendo ai docenti gli strumenti per lezioni ed esercitazioni ancora più coinvolgenti. Non solo energia e biodiversità, ma anche esperienze dirette sul territorio sono un aspetto chiave del Progetto Scuole E.ON 2024-2025. Durante il corso dell’anno scolastico gli studenti di Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado saranno coinvolti in escursioni nei boschi e nei parchi cittadini con l’obiettivo di esplorare la biodiversità presente e comprendere l’importanza della sua conservazione. Gli studenti prenderanno parte a laboratori all’aria aperta e verrà consegnato loro un quaderno personalizzato, per annotare ciò che scopriranno nell’avventura. Le attività proposte promuoveranno un approccio pratico alla cura dell’ambiente, sensibilizzando i bambini sulle azioni concrete che possono intraprendere per proteggerlo, dai piccoli gesti quotidiani fino alla riduzione dell’impatto umano grazie all’uso di energie rinnovabili. Le varie tappe esplorate andranno a costituire un vero e proprio Roadshow della Biodiversità e dell’Energia che si snoderà tra le province di Monza Brianza, Lecco, Imperia e Savona. Aree in cui E.ON sta ampliando ulteriormente la propria presenza con nuove attività e iniziative sul territorio a seguito dell’assegnazione di un lotto di 165.000 clienti, nel contesto del Servizio a Tutele Graduali per i clienti residenziali non vulnerabili del mercato elettrico.
“A conferma dell’impatto del progetto è da sottolineare il costante apprezzamento da parte delle persone direttamente coinvolte, docenti e studenti in primis. Infatti, il Progetto Scuole E.ON registra una crescita continua su base annua, sia in termini di scuole sia di classi iscritte, e si conferma di particolare gradimento per l’efficacia e l’impatto positivo delle attività proposte” ha commentato Mauro Biraghi, Marketing and Corporate Communications Director di E.ON Energia. Inoltre, proprio grazie alla rilevanza dei temi toccati e all’efficacia del metodo con cui le attività vengono proposte, l’edizione del Progetto Scuole E.ON ha ricevuto, lo scorso anno, il patrocinio morale da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). “Il Progetto Scuole E.ON, cui ho il piacere di contribuire, si conferma uno strumento preziosissimo per avvicinare i più giovani a temi fondamentali, quali il rispetto dell’ambiente e il contrasto al cambiamento climatico. La questione ambientale è infatti una delle grandi sfide del futuro, ed è davvero importante preparare i cittadini di domani ad affrontare nel modo adeguato queste problematiche, soprattutto se si riesce a farlo con un progetto, come quello di E.ON che coinvolge e appassiona gli studenti, gli insegnanti e anche noi che contribuiamo alla sua realizzazione” ha commentato Andrea Giuliacci, professore di Fisica dell’Atmosfera, Università di Milano Bicocca e meteorologo Meteo Expert. “Per noi il Progetto Scuole E.ON è vincente perchè permette di far incontrare gli alunni, le scuole, con il mondo di E.ON e di conseguenza con la dinamicità e la professionalità che contraddistingue spesso le aziende private; questo crea una sinergia vincente perchè gli insegnanti sono incuriositi, motivati e i bambini riescono a catalizzare l’attenzione verso temi importanti come la sostenibilità e l’ambiente, divertendosi” ha dichiarato Paola Ripamonti, Preside della Scuola Primaria Martin Luther King, Cesano Maderno (MB). Il Progetto Scuole E.ON si concluderà con il Campus presso “Cascina Costa Alta” in provincia di Monza Brianza il 4 e 5 aprile 2025. Due giorni di attività con ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di II grado e delle Università durante le quali verranno affrontati temi legati all’energia, al futuro sostenibile e all’innovazione tecnologica attraverso dibattiti e attività pratiche.(ITALPRESS).

Foto: E.On

Fisg, accordo col Gruppo San Donato per diagnosi e cure benessere atleti

MILANO (ITALPRESS) – Il Gruppo San Donato (GSD) sarà, per i prossimi 3 anni, al fianco della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio (FISG) in qualità di Technical & Scientific Partner. Gruppo San Donato metterà a disposizione degli atleti agonisti della FISG l’eccellenza al fine di garantire il benessere e la sicurezza degli sportivi impegnati nelle gare delle dieci discipline del ghiaccio. La promozione di uno stile di vita sano e di una attività fisica costante sono tematiche cardine nell’attività di prevenzione promossa dal Gruppo San Donato, che negli ultimi anni ha investito fortemente nella Medicina dello Sport, inaugurando, ad esempio, lo “Sport Trauma & Research Center” dell’Istituto Clinico San Siro di Milano, un’unità operativa dedicata agli sportivi. L’atleta professionista si può avvalere di tecnologie diagnostiche avanzante e della grande esperienza e competenza dei medici, in particolare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, che spesso legano il loro nome a Federazioni e Società sportive di rilievo nazionale e internazionale, come FISG.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Ordini Professioni Sanitarie Lombardia “Allarmanti i dati su sicurezza e salute lavoro”

MILANO (ITALPRESS) – Gli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (TSRM e PSTRP) della Lombardia partecipano alla rassegna di eventi e attività divulgative organizzate da Regione Lombardia in occasione della Settimana europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro. Un momento di riflessione quanto mai urgente, alla luce dei dati allarmanti emersi dalla presentazione del rapporto di Confcooperative Lavoro e Servizi Lombardia: tra gennaio e agosto 2024 in Lombardia si sono registrate 121 morti sul lavoro, con un incremento dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2023. Una risposta alla gravità del fenomeno viene dalle Professioni Sanitarie dell’area della prevenzione.
“Agli Ordini che rappresentiamo afferiscono le Professioni Sanitarie della prevenzione: gli Assistenti Sanitari (AS) e i Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (TPALL)” spiega Luigi Peroni, Coordinatore degli Ordini TSRM e PSTRP della Lombardia e Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Brescia. “Il TPALL, in particolare, è la figura preposta alla vigilanza in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di lavoro, mentre l’AS, oltre a elaborare programmi di educazione alla salute rivolti alla cittadinanza e ai lavoratori, si occupa della sorveglianza sanitaria e delle indagini di malattia professionale”.
Ha introdotto la cerimonia di apertura della Settimana presso il Belvedere Jannacci di Palazzo Pirelli l’Assessore al Welfare, Guido Bertolaso, che interrogato sul contributo delle Professioni Sanitarie ha dichiarato: “Fondamentale il ruolo dei Professionisti della salute attivi nell’area della prevenzione, che offrono uno sguardo trasversale a tutti gli aspetti connessi al mondo della sicurezza sul lavoro”.
Presente anche Diego Catania, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio, che commenta: “Penso ai dati drammatici che riguardano due delle province di competenza dell’Ordine che rappresento. La provincia di Milano registra il triste primato delle morti sul lavoro, mentre a Lecco c’è stato un aumento di decessi del 200% rispetto all’anno scorso. Urge un cambiamento culturale. La sicurezza sul lavoro non può più essere un tema affrontato in retrospettiva e in un’ottica sanzionatoria: bisogna intervenire a monte, attraverso un’attenta pianificazione del rischio e a un’opportuna azione educativa rivolta ai lavoratori e ai datori di lavoro. Gli interlocutori di riferimento per questo processo fondamentale esistono già e sono i Professionisti Sanitari della Prevenzione”.
Ha presenziato alla cerimonia anche Alberto Righi, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Mantova e Tecnico della Prevenzione:
“Nonostante i Professionisti competenti in materia di sicurezza e salute sul lavoro siano chiaramente individuati dalla legge, fin troppo spesso i loro spazi professionali sono erosi da altre figure prive delle qualifiche necessarie, anche nella Pubblica Amministrazione. Finchè il nostro ruolo non sarà pienamente riconosciuto, non si potrà parlare di salute e sicurezza sul luogo di lavoro”.
Oggi gli Ordini della Lombardia saranno presenti nell’area espositiva di Piazza Città di Lombardia, dalle ore 10:00 alle ore 17:30, per divulgare l’importanza del tema della sicurezza sul lavoro ai cittadini e alle scuole, con la collaborazione di iscritti TPALL dell’Ordine di Mantova e di rappresentanti della Commissioni d’Albo TPALL e AS di Milano.
“Non si può improvvisare sulla salute dei lavoratori” afferma Davide De Scalzi, Presidente della CdA TPALL di Milano. “Il Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro rappresenta una delle poche figure professionali con competenze altamente specializzate e riconosciute nel campo della sicurezza sul lavoro. Grazie alla sua formazione specifica e all’aggiornamento continuo, questo Professionista è in grado di valutare, prevenire e gestire i rischi legati all’ambiente lavorativo, garantendo la tutela della salute dei lavoratori e il rispetto delle normative vigenti. Il suo ruolo è cruciale non solo per promuovere un ambiente di lavoro sicuro, ma anche per supportare le aziende nell’adozione di buone pratiche e nell’ottimizzazione dei processi di sicurezza.”.
“L’educazione a una cultura della prevenzione deve partire dai banchi di scuola” conclude Enrica Tidone, Presidente della CdA AS di Milano e docente del CdL in Assistenza Sanitaria all’Università degli Studi di Milano. “L’Assistente Sanitario è la figura di riferimento per questa azione educativa e per l’elaborazione di programmi di formazione volti a sensibilizzare i lavoratori sulla prevenzione dei rischi. La tutela della salute riguarda tutti gli ambiti di vita e non può prescindere da quello professionale, pilastro fondante della nostra Costituzione”.

– Foto: ufficio stampa Ordine TSRM e PSTRP di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio
(ITALPRESS).

Milano, inaugurato campo da calcio per i ragazzi del quartiere Baggio

MILANO (ITALPRESS) – L’impegno congiunto di Fondazione Snaitech, Fondazione Milan e Fondazione Costruiamo il Futuro ha dato vita, all’interno dell’Oratorio della Madonna dei Poveri a Baggio, periferia ovest di Milano, a un nuovo spazio sportivo che ha previsto la realizzazione di un campo da calcio a sette in materiale sintetico che sarà dotato di un riqualificato sistema di recinzione per proteggerlo e renderlo più sicuro e accessibile.
“In gioco per il Futuro” è il nome dell’iniziativa presentata lo scorso mese di giugno in un incontro pubblico che si è tenuto proprio a fianco del vecchio campo da gioco. In meno di 150 giorni, e con una stagione estiva di mezzo, si è dunque passati dall’annuncio, alla demolizione della struttura esistente e alla realizzazione della nuova, che renderà ancora più ospitale, e capace di aggregare, un punto d’incontro e svago fondamentale per la vita di questo territorio.
A conferma della grande attesa nel quartiere, erano davvero numerose le persone che hanno assistito all’inaugurazione che si è tenuta proprio sul manto del nuovo spazio di gioco, alla presenza delle istituzioni locali, rappresentate da Martina Riva, Assessore allo Sport, al Turismo e alle Politiche Giovanili del Comune di Milano, e Silvia Fossati, Presidente del Municipio 7. Introdotti da Germano Lanzoni, sono “scesi in campo” per raccontare l’origine e il valore di questa iniziativa Fabio Schiavolin, Amministratore Delegato Snaitech e Vice Presidente Fondazione Snaitech; Paolo Scaroni, Presidente AC Milan e Fondazione Milan, Franco Baresi, Vice Presidente Onorario AC Milan e Ambassador Fondazione Milan, e Maurizio Lupi, Presidente Fondazione Costruiamo il Futuro. Protagonista anche la calciatrice della Prima Squadra rossonera Karen Appiah. Insieme a loro, a fare “gli onori di casa”, don Davide Baschirotto, parroco della Madonna dei Poveri, chiesa che si rivolge a un bacino d’utenza di quasi 10mila persone.
Il nuovo campo sarà a disposizione dei ragazzini del quartiere e realtà come l’Associazione sportiva San Domenico Savio, che coinvolge ogni anno decine di giovani con la scuola calcio.
“E’ stato un grande lavoro di squadra quello che ci ha permesso di restituire ai bambini e ai ragazzi di Baggio uno spazio dove crescere, divertirsi e stare insieme. Siamo davvero orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di questo progetto insieme a due partner d’eccezione come Fondazione Costruiamo il Futuro e Fondazione Milan – ha sottolineato Schiavolin – Per noi, lo sport è un potente strumento di inclusione e riconoscimento sociale e questo progetto rappresenta perfettamente l’impegno che come Fondazione Snaitech portiamo avanti ogni giorno sostenendo quelle realtà che operano sul territorio per migliorare la vita quotidiana della sua comunità”.
“In oltre vent’anni, la nostra fondazione ha utilizzato lo sport e i suo valori come strumento di cambiamento sociale, capace di generare un impatto concreto attraverso l’investimento di oltre 12 milioni di euro e la realizzazione di oltre 250 progetti in tutto il mondo, partendo da Milano, dove la famiglia rossonera affonda le proprie radici – ha detto Scaroni -. Ne è un perfetto esempio il progetto che inauguriamo oggi, reso possibile solo grazie alla collaborazione virtuosa con Fondazione Snaitech e Fondazione Costruiamo il Futuro, che ringrazio: insieme, abbiamo riqualificato e messo a disposizione della comunità locale un nuovo luogo dove migliaia di giovani potranno stare insieme ed esprimere il proprio talento”.
“Pensare a ciò che è bene non basta, bisogna anche saperlo realizzare – ha evidenziato Lupi -. Se oggi i ragazzi del quartiere milanese di Baggio possono contare su una nuova area dedicata allo sport è perchè tre realtà diverse, come Fondazione Milan, Fondazione Snaitech e Fondazione Costruiamo il Futuro, hanno condiviso un’idea e hanno poi lavorato affinchè prendesse forma e sostanza. I risultati migliori, ed è proprio il calcio a ricordarcelo, si raggiungono solo con il gioco di squadra. Ed è senz’altro ancora più gratificante quando si riesce a fare qualcosa di buono nei territori che sorgono ai marini delle grandi città e che spesso ricevono meno considerazione: noi continueremo a lavorare su progetti di bellezza e inclusività, come “In Gioco per il futuro”, anche per contribuire a portare le periferie sempre più al centro dell’attenzione”.

– foto ufficio stampa Snaitech –
(ITALPRESS).

A2a, nuova linea robotica per recupero rifiuti Raee carcere di Bollate

MILANO (ITALPRESS) – Il gruppo A2a ha inaugurato oggi una nuova linea robotica di smistamento presso l’impianto di trattamento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, gestito da Amsa, situato all’interno della Seconda Casa di Reclusione di Bollate. L’evento si è svolto alla presenza di Giorgio Leggieri, direttore della casa di reclusione, Francesca Valenzi, direttore dell’Ufficio Detenuti e Trattamento PRAP Milano, Marcello Milani, Amministratore Delegato di Amsa, e Giorgio Maione, Assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia. L’impianto è operativo dal 2018 e fino ad oggi ha impiegato cinque detenuti del carcere di Bollate attraverso il progetto di inclusione socio-lavorativa “LaboRAEE”. Grazie all’aggiunta della nuova linea robotica e all’ampliamento del progetto il numero di addetti salirà a otto, e non è escluso possa crescere ulteriormente fino a 11-12. L’impianto costituisce un unicum in Italia per il modello virtuoso di economia circolare e inclusione delle persone detenute, come ha spiegato il direttore del carcere Giorgio Leggieri: “Oggi si segna un nuovo passo avanti: implementiamo innovazione tecnologica e garantiamo crescita professionale. Entrambi gli aspetti mettono la persona al centro, solo così si può rendere utile la pena. L’impianto non va a sostituire la persona ma al contrario va a creare nuove capacità umane e professionalità. La prospettiva è aumentare il legame con il mercato del lavoro. Questo progetto è la prova che una struttura di qualità in carcere è possibile”. Il centro di trattamento rifiuti RAEE del carcere di Bollate è specializzato nel riciclo dei cosiddetti RAEE R3, cioè schermi, monitor e tv. Ogni anno in Lombardia vengono raccolte oltre 5.750 tonnellate di questa tipologia di rifiuti. Grazie alla nuova linea robotica che si avvale anche di sistemi di intelligenza artificiale, l’impianto sarà in grado di recuperare fino al 98% dei materiali e potrebbe trattare fino al 17% dei rifiuti RAEE R3 raccolti in tutta la Regione. “L’obiettivo – ha detto l’ad di Amsa Marcello Milani – è estrarre terre rare da queste apparecchiature invece che estrarle dalle miniere. L’Italia e l’Europa non hanno miniere di terre rare, per cui quello che andiamo a recuperare qui è un materiale prezioso. Qui le persone non solo hanno uno stipendio ma apprendono anche un lavoro. Alcuni di loro impareranno a diventare operatori di stazione robotizzata e crediamo che questa specializzazione sarà loro molto utile anche quando usciranno”. Il centro di smistamento di rifiuti del carcere di Bollate si estende su un’area di 3.000 mq ed è stato interamente finanziato da Regione Lombardia, come ha ricordato l’Assessore Maione: “Regione Lombardia ha investito 2 milioni di euro, e stiamo raccogliendo importanti frutti. Rendiamo più competitivi i nostri territori e lo facciamo non lasciando indietro nessuno”. “In questi termini possiamo parlare di Green Deal lombardo – ha spiegato Maione-. Recuperiamo risorse, facciamo attività utile all’economia e diamo occupazione e formazione a persone che fuori dal carcere possono riabilitarsi”. Maione, in conclusione, ha aggiunto: “Regione Lombardia investirà da qui alla fine del mandato 40 milioni di euro per finanziare ed entrare nei capitali di società che recupereranno terre rare. Ma faremo molto di più: 80 milioni sull’intelligenza artificiale e altrettanti sul sostegno delle startup. Credo che finanziare e sostenere le imprese e l’economia sia il miglior modo per fare politiche ambientali”.(ITALPRESS).

Foto: ufficio stampa A2a

Legacoop Lombardia “La politica riconosca il valore del lavoro sociale”

MILANO (ITALPRESS) – Rilanciare il lavoro sociale chiedendo anche alle istituzioni di riconoscere l’importanza del ruolo della cooperazione sociale aumentando l’investimento sul welfare, senza dover ridurre i servizi alle comunità, nel rispetto del benessere e della dignità di cooperatori e cooperatrici delle imprese cooperative. E’ questa la richiesta emersa nel corso dell’Assemblea delle cooperative sociali di Legacoop Lombardia svoltasi questa mattina presso il Teatro Litta di Milano. Dopo la recente protesta per chiedere più risorse per il welfare, le cooperative sociali di Legacoop Lombardia hanno ribadito l’esigenza che la politica prenda atto della centralità del lavoro sociale nell’economia regionale. “La cooperazione sociale in Lombardia è un fondamentale punto di riferimento per la cura, attraverso l’erogazione di servizi di welfare e per tenere unite le comunità. Ha un peso importante dal punto di vista del numero di cooperative, di addetti ma anche di presenza capillare nel territorio. Senza i lavoratori e le lavoratrici sociali la qualità del welfare non sarebbe quella che abbiamo oggi e lo abbiamo sperimentato durante il periodo della pandemia” dichiara il Presidente di Legacoop Lombardia, Attilio Dadda. “Purtroppo viviamo nell’era del ribasso dei servizi sociali e la pubblica amministrazione non riconosce alla cooperazione questo ruolo cruciale fino in fondo. E’ chiaro che dobbiamo riprogrammare il rapporto con il pubblico ed è quello che stiamo chiedendo alle istituzioni, per spostare la riflessione da una logica puramente economica al ribasso a una presa di coscienza e di valorizzazione del lavoro sociale. Va restituito alla cooperazione sociale, che in questa regione esprime eccellenze e competenze, un ruolo chiave anche in termini di coesione sociale, innovazione e risposta ai bisogni delle comunità, sia attraverso il riconoscimento del giusto costo del lavoro sia attraverso la valorizzazione dei profili professionali e delle esperienze che consentono l’alta qualità ed efficacia dei servizi” conclude Dadda. “In un momento di crisi nella fiducia del lavoro sociale e di un difficile rapporto con la pubblica amministrazione, che le cooperative vivono quotidianamente, è fondamentale aver chiari due obiettivi principali da perseguire: riprenderci il ruolo da protagonista che la cooperazione ha nel sociale e rimettere al centro il tema del lavoro» afferma Marta Battioni, coordinatrice settore welfare di Legacoop Lombardia. «La cooperazione sociale ha un peso importante nell’economia regionale con 180 cooperative associate, 190 mila soci e un valore della produzione che supera i 365 milioni di fatturato, nonostante la fragilità di alcuni servizi a causa della mancanza di figure fondamentali come educatori e oss. I dati ci dicono che ci sarà sempre più bisogno dei nostri servizi, le fragilità aumentano ma anche la ricerca di benessere. Nel futuro non dobbiamo perdere la capacità di rappresentare come all’epoca della nostra nascita un mondo fatto di diritti ed emancipazione, ma per farlo al meglio abbiamo bisogno di ripresentarci dai nostri interlocutori principali, a partire dalla pubblica amministrazione, per ristipulare un protocollo di alleanza che veda riconosciuto maggiormente il ruolo delle cooperative” conclude Battioni. Le relazioni nelle cooperative sociali si sono rafforzate nel tempo generando nel lavoratore il soddisfacimento delle sue esigenze in termini di equità e fedeltà (il 77,3% ha intenzione di restare il più a lungo possibile), dato che contrasta il turn-over sempre più prossimo al 30% e superiore tra i giovani con il 36% all’interno delle cooperative. E’ quanto emerge dall’indagine “Lavorare nel sociale” presentata durante l’Assemblea da Sara Depedri di EURICSE che ha coinvolto un campione di cooperative lombarde.
Dai dati emerge come da sempre, sin dal 1998 (anno della prima indagine sul tema), un’elevata motivazione intrinseca nel lavoratore e grande soddisfazione per il proprio lavoro sono elementi cruciali e ricorrenti tra i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative sociali lombarde. Le cooperative sono infatti in grado di offrire il giusto mix di incentivi e di contatti psicologici che portano a sviluppare fedeltà nell’organizzazione e soddisfazione per il proprio lavoro. Tuttavia, oggi, soprattutto tra i giovani si nota un crescente turn-over oltre che una difficoltà nei processi di selezione e nei flussi di entrata. Tra i giovani che hanno lasciato il lavoro in cooperativa si nota come il 44,8% lo ha fatto per dimissioni volontarie, il 53,6% per contratti in scadenza. Si notano inoltre differenze tra gli under 35 su cui le statistiche nazionali mostrano una maggior rilevanza data al lavoro rispetto ad altri aspetti della vita, mentre tra gli over emergono l’influenza di burn out e necessità di conciliazione con la vita privata. Le condizioni principali per cui i giovani sono disposti a lasciare le cooperative sono: miglior inquadramento (40,7%) e miglior contratto per ore e stabilità (33,6%). L’ente pubblico si configura così come competitor per stipendio ma non per ambiente di lavoro. Tuttavia, dai dati emerge come il lavoro in cooperativa sia comunque molto attrattivo anche per i giovani che tra gli elementi di maggiore attrattività indicano l’utilità sociale del lavoro, il sentimento di orgoglio e appartenenza, il contesto lavorativo e la possibilità di accrescere le proprie competenze, oltre alla possibilità di avere un contratto di lavoro dipendente. Non si possono però non considerare i rischi in ambito lavorativo che possono portare a burn-out per il troppo impegno a livello mentale, all’eccesso di coinvolgimento emotivo, alle troppe responsabilità.

Foto: Ufficio stampa Legacoop Lombardia

Spada “Se economia Lombardia fosse nazionale sarebbe decima per Pil in Europa”

MILANO (ITALPRESS) – Si è svolta presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi, a Milano, l’Assemblea 2024 di Assolombarda. L’assise, dal titolo “L’Impresa che è in noi”, è stata aperta, quest’anno – alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e della comunità degli imprenditori di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi – dal “corto” istituzionale “L’impresa che è in noi. Persone. Lavoro. La nostra arte”, promosso dall’Associazione per rappresentare l’orgoglio industriale oltre che l’innovazione, l’impegno e la passione dei suoi protagonisti.
Oltre al presidente Alessandro Spada sono intervenuti all’Assemblea Generale il rettore dell’Università Bocconi, Francesco Billari, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Hanno concluso i lavori il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.
Il presidente Spada ha avviato la sua relazione evocando una “nuova” Europa: “Un’Europa del fare, autonoma, che mantenga saldi i suoi pilastri di democrazia liberale, cultura del mercato, welfare. Un continente che non si risparmi mai per rafforzare la sicurezza industriale e la competitività. E la nostra impresa è il motore che aggancia l’Italia al cuore dell’Europa”.
“L’Unione europea – ha aggiunto il presidente di Assolombarda – è il perimetro minimo di azione e ragionamento ma occorre realizzare una nuova strategia industriale che superi gli ostacoli che hanno limitato la crescita negli ultimi 30 anni. In questo secolo, del resto, l’Europa perde terreno: nel 1990 l’Unione Europea, infatti, valeva oltre il 23% del PIL mondiale. Oggi è al 14%”.
Il presidente Spada si è poi soffermato sul ruolo della Lombardia e del territorio di Assolombarda nello scenario europeo: “Se la considerassimo come un’economia nazionale, sui 27 Paesi dell’Unione Europea, la Lombardia sarebbe decima per PIL (con 480,6 miliardi di euro nel 2023), subito dopo l’Irlanda e prima di Paesi come Austria, Danimarca, Finlandia. Più del doppio della Grecia. Più del 58% di questo valore è generato dai territori raccolti in Assolombarda: Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia. L’economia lombarda performa meglio delle principali economie europee: rispetto al pre-Covid19, questo territorio è quello che sia in valori assoluti sia in valori pro-capite è cresciuto più di tutti. Tra il 2019 e il 2023 il Pil della Lombardia è, infatti, cresciuto del +6,7%. Mentre l’Italia ha fatto + 4,6%. La Spagna +3,6%. La Francia +2,4%. La Germania solo +0,5%. La competitività della Lombardia si riflette innanzitutto sui mercati internazionali con un valore di export pari a 163,6 miliardi di euro (2023) sui 626,2 dell’Italia, che a sua volta ha registrato un record incredibile, già da alcuni anni. Anche in questo caso l’economia lombarda fa una performance migliore di Paesi interi come Ungheria, Danimarca, Portogallo, Finlandia. I territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, in tutto questo, fanno di export più del 13% a livello nazionale e più del 50% a livello regionale (82,2 miliardi di euro)”.
“Siamo convinti – ha aggiunto Spada – che dentro questi dati ci sia un nostro modello industriale fondato sulla qualità, sull’innovazione, sulla diversificazione dei prodotti”.
La relazione ha anche trattato l’impatto sull’economia di alcune “gabbie”, facendo riferimento alla regola del voto all’unanimità e al ‘pesò specifico della burocrazia: “Le istituzioni europee hanno affidato a personalità come Mario Draghi ed Enrico Letta due rapporti strategici per il rilancio della competitività e il completamento del mercato unico nell’Unione.
Ma c’è il forte rischio che questi buoni propositi restino solo sulla carta. Dobbiamo superare la gabbia istituzionale europea in cui ci troviamo oggi e che non ci consente di decidere. Dobbiamo superare, dunque, la regola del voto all’unanimità. Non possiamo più permetterci che il nostro continente si riduca solo a uno spazio di regole. Dal 2019 ad oggi, gli Stati Uniti hanno emanato circa 3.500 testi di legge e sono state approvate circa 2.000 risoluzioni a livello federale. Nello stesso periodo l’UE ha prodotto circa 13.000 norme. L’ambizione deve essere un’Europa pragmatica, al servizio della crescita e non della burocrazia.
Noi, imprenditori di questo Paese, lo sappiamo meglio di tutti. Il costo della burocrazia sulla nostra vita è pari a quasi 60 miliardi di euro l’anno ovvero più del 3% del PIL! Ecco, nel 2023 l’Italia ha speso l’1,5% del PIL per la difesa. Gli Stati Uniti e la Nato ci chiedono di arrivare almeno al 2% del PIL. Basterebbe, quindi, che per la difesa usassimo 1/4 dei soldi che oggi spendiamo in burocrazia e saremmo a posto”.
Il presidente Spada si è anche soffermato sul tema della pressione fiscale: “E’ dal 2006 che registriamo una incidenza sul PIL sistematicamente superiore a quella della media dell’Unione europea. Bene il taglio strutturale del cuneo fiscale.
Ma chiediamo al Governo, che ha ancora davanti a sè tre anni e altrettante leggi di bilancio, di lavorare con coraggio ad un doppio percorso: il primo di spending review per quelle voci che non contribuiscono al rilancio strutturale dell’economia ed il secondo, parallelo, di riduzione della pressione fiscale.
Aspettiamo l’introduzione della mini-Ires. Purtroppo, ad oggi il principale intervento sul reddito di impresa è stata l’abrogazione dell’ACE, che aveva aiutato le nostre aziende a patrimonializzarsi”.
Ampio spazio nella relazione è stato riservato alla “rigidità decisionale” del nostro continente, che non “tiene conto del rischio di tagliarci fuori dalla competizione globale con le nostre stesse mani”. Ne è un esempio l’impatto di alcune scelte sull’industria dell’auto. “Il comparto – ha dichiarato il presidente Spada – suona una sveglia di concretezza per tutti in Europa. Pensiamo davvero di riuscire a vincere la sfida dell’elettrico davanti alla Cina? Ricordo che nel 2008 nel Vecchio Continente si produceva quasi il 31% del totale mondiale di veicoli, mentre in Cina il 13%. Nel 2023 l’Europa ha prodotto quasi il 19% di veicoli. La Cina il 32%. La Germania rimane il mercato estero principale per la nostra regione – con un valore totale di 20 miliardi – ma la crisi si vede: – 1,8 miliardi di euro di vendite nel 2023. In tanti, inascoltati, abbiamo espresso scetticismo per le modalità imposte da Bruxelles rispetto alla fine del motore endotermicò.
‘Questa non è una ‘transizionè: perchè sono imposti obiettivi ambiziosi, tempi non coerenti e l’uso di una sola tecnologia – l’elettrico – per cui servono materie prime e componenti che l’Europa non possiede. Facciamo un passo avanti e diciamo chiaramente una verità: la ‘data decisivà del 2035 non sarà rispettata. In Europa, la transizione verso l’elettrico potrebbe mettere a rischio fino a mezzo milione di posti di lavoro. In Italia fino a 40.000 posti di lavoro in tutta la filiera al 2030 e si stima un calo di fatturato di 7 miliardi di euro per il settore della componentistica”.
La relazione del presidente Spada ha tracciato anche il modello di sostenibilità promosso dalle imprese. “Continuare a ignorare i tre pilastri fondamentali della transizione – neutralità tecnologica, oggettività scientifica e gradualità – comporta con certezza il rischio di uscire dal mercato per fondamentali settori della nostra industria: non solo automotive ma – riferendomi soprattutto a questo territorio – anche metallurgia, agroalimentare, packaging, trattamento rifiuti. Senza queste industrie non potremmo raggiungere gli obiettivi di riciclo imposti dall’Europa.
Obiettivi rispetto ai quali noi – più di chiunque altro – siamo all’avanguardia. Gli imprenditori di questo territorio sono veri e propri inventori, precursori di sostenibilità. Una sostenibilità ambientale certo, ma allo stesso tempo economica e sociale. Per noi la sostenibilità non è un vincolo o un obbligo di legge. E’ un vero e proprio vantaggio competitivo. A Milano, per esempio, la facciamo con la prima tecnologia per il recupero di qualsiasi metallo, comprese le materie rare dalle acque reflue. O ancora con la prima pompa centrifuga per convertire la plastica non riciclabile in bio-olio. A Monza e nella Brianza fino ad arrivare a Pavia la facciamo con un eccellente ecosistema di rigenerazione della natura, con ettari ed ettari di terreni recuperati alla biodiversità. E da Pavia fino a Lodi, invece, con uno dei centri più importanti nazionali per il recupero degli oli esausti e solventi”.
L’intervento ha, poi, toccato il gap europeo di materie prime: “L’Europa, su questo tema, è fortemente dipendente dalle importazioni. La Commissione Europea ne ha individuate 34 critiche, dal nichel al silicio fino alle terre rare. Oltre un terzo di questi materiali proviene dalla Cina come principale fornitore, a prezzi che i concorrenti non riescono a sostenere. Quindi – prima di ogni altra cosa – dobbiamo ridurre il fabbisogno attraverso riciclo e circolarità che è uno dei nostri punti di forza, ma anche diversificando le forniture e aumentando, quanto possibile, la capacità produttiva europea”.
Secondo il presidente Spada, inoltre, “per affrontare le sfide delle transizioni e la competizione con Stati Uniti e Cina, serve innanzitutto un fondo comune a livello europeo e poi serve che sia all’altezza. Prendiamo il Chips Act che ha l’obiettivo di aumentare dal 10% al 20% la quota europea nella produzione globale di semiconduttori entro il 2030. Direzione giusta. Ma l’Unione Europea dovrebbe investire oltre 260 miliardi di dollari, quasi 6 volte tanto l’ammontare che Bruxelles ha annunciato e che è in gran parte affidato alle finanze degli Stati membri. La Presidente von der Leyen ha dichiarato che nei primi 100 giorni di mandato della nuova Commissione sarà presentato il Clean Industrial Deal come parte essenziale della strategia verde dell’Europa. Ci auguriamo che sia il passaggio verso una transizione ecologica davvero industriale. In questo piano, o ci sarà un cambiamento dei progetti attuali secondo un paradigma realistico e realizzabile, oppure il rischio di deserto industriale sarà concreto”.
Il tema del nucleare è stato uno dei punti cardine della relazione: “Garantisce la più alta produzione energetica a fronte della minore emissione di CO2 e ci permette di ridurre l’esposizione ai rischi geopolitici. E’ una priorità importante per il nostro territorio: 2/3 del fabbisogno nazionale di energia viene dal Nord Italia, che può far meno affidamento su alcune fonti rinnovabili, come, per esempio, l’eolico. In Cina poche settimane fa sono stati approvati ben 11 nuovi reattori nucleari e si stima che la loro costruzione durerà 5 anni.
Apprezziamo l’impegno da parte del Governo di arrivare ad un quadro giuridico entro la fine dell’anno, così come l’impegno del MIMIT di realizzare una newco italiana con partnership tecnologica straniera per i reattori di terza generazione. Serve però anche una precisa pianificazione finanziaria e operativa. Il nucleare è una fonte imprescindibile – insieme al gas naturale, alle rinnovabili, all’idrogeno – per assicurare una strategia di transizione energetica.
Intanto, gli studi ci dicono che 20 impianti small modular reactor porterebbero a più di 50 miliardi di euro di PIL aggiuntivi, attivando fino a 117.000 occupati dal 2030 al 2050”.
“Negli ultimi mesi abbiamo visto annunci di aziende come Amazon e Microsoft che intendono utilizzare l’energia nucleare per alimentare i loro data center. Microsoft vuole puntare sull’Italia più di 4 miliardi. Questo significa che bisogna preparare una filiera di costruzioni, di infrastrutture e permessi energetici, di autorizzazioni per i data center. Gli Stati Uniti lo stanno facendo.
La priorità sono le infrastrutture e le imprese, non l’iper-regolamentazione. I dati certificano un impressionante ritardo rispetto agli USA. I tre principali operatori cloud americani hanno oltre il 65% del mercato globale ma anche di quello europeo. Il più grande operatore cloud europeo rappresenta appena il 2% del mercato dell’UE. Per temi di frontiera, come le tecnologie quantistiche, le aziende europee attirano solo il 5% dei finanziamenti privati globali, contro il 50% delle aziende degli Stati Uniti. La burocrazia è un costo insopportabile per lo sviluppo tecnologico. Per le grandi imprese, per le PMI, per le startup”.Il presidente Spada ha auspicato che il 2025 sia, per l’Europa e l’Italia, l’anno per un cambio di rotta per il rilancio della competitività: “Se davvero vogliamo rendere l’Europa competitiva, superiamo questo approccio sull’antitrust fissato su un consumatore che esiste solo nella teoria. Un antitrust che valuta le operazioni solo sulla base del mercato europeo, come se l’intero pianeta si riducesse all’Europa. Se Airbus, infatti, anche proprio per la sua scala, rimane un caso di successo industriale europeo, l’approccio della Commissione ha bloccato e disincentivato le aggregazioni con spalle larghe abbastanza da affrontare la competizione globale. I casi più importanti degli ultimi anni sono noti. L’operazione Siemens- Alstom nell’industria ferroviaria, le continue difficoltà che hanno fatto naufragare l’acquisizione dei cantieri navali francesi da parte di Fincantieri, l’operazione nel campo finanziario con Deutsche Bòrse e London Stock Exchange. Fino ad arrivare all’attualità con le vicende di una banca di Milano, la Unicredit, e quella di Francoforte, la Commerzbank. Dobbiamo liberarci delle diffidenze politiche interne”.
L’intervento ha anche sottolineato l’importanza degli investimenti: “Rispetto al quarto trimestre 2019, quindi prima della pandemia, nel secondo trimestre di quest’anno l’Italia ha accresciuto in termini reali i suoi investimenti in macchinari e impianti del 10,1%. In Spagna sono diminuiti del 4,5%, in Francia del 4% e in Germania del 9,9%.
Anche grazie al Piano Industria 4.0, l’Italia ha portato la sua quota di investimenti in macchinari e tecnologie sul Pil dal 6,1% del 2014 al 7,2% del 2019 fino al 7,6% nel 2023. Questo è stato il vero segreto della nostra capacità industriale. Qualche giorno fa il presidente del consiglio per la digitalizzazione di Francia ha detto che gli imprenditori al mondo che più di tutti l’hanno impressionato sono quelli lombardi. L’Europa deve fare ancora molto per essere competitiva: i circa 800 miliardi aggiuntivi di investimenti all’anno stimati da Mario Draghi sono quasi il 5% del PIL europeo e oltre un terzo del PIL italianò.
Il presidente Spada ha anche parlato del debito pubblico e sui passi in avanti fatti dal Paese: “Come ha sottolineato con la consueta autorevolezza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’Italia si presenta a quest’appuntamento come ‘debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi pubblici primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessì. Nel 2023 l’Italia ha certificato un debito accumulato di oltre 2.800 miliardi di euro. La Francia di circa 3.100 miliardi di euro. Più dell’Italia, dunque. La Germania di oltre 2.600 miliardi di euro. Poco meno di noi. A fronte di questo il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia: 78,6 miliardi di euro nel 2023 contro gli 84,4 di Francia e Germania insieme. In sostanza, il nostro Paese paga oggi troppi interessi sul debito rispetto al reale livello di sostenibilità del debito stesso. Non si considerano in alcun modo i progressi fatti negli ultimi anni, in particolare dalla pandemia in poi, verso una maggiore stabilità finanziaria.
La fotografia delle agenzie di rating internazionali è in parte fuorviante”.
Nel nuovo patto di stabilità e crescita è positiva la maggiore enfasi sulla spesa primaria netta come unico indicatore di bilancio per il monitoraggio della sostenibilità del debito di un Paese. Il Patto di stabilità avrebbe bisogno di un sistema di incentivi che premi veramente la politica da ‘debitore onorabilè di cui ha parlato il Presidente Mattarella. Aggiungo allora una proposta che è anche una provocazione! Seguendo il ragionamento di prima, bisognerebbe inserire una regola aggiuntiva: non appena un Paese produce un avanzo primario superiore allo 0,5% del PIL, la BCE si impegna ad acquistare e mantenere per 10 anni lo stesso equivalente in valore di titoli pubblici di quel Paese”.
La misura, arrivata con troppo ritardo, non sta decollando.
Secondo Ucimu, finora sono arrivate richieste per soli 70 milioni di crediti d’imposta di cui 45 milioni già fruibili ma siamo ben lontani dai 6,3 miliardi di incentivo potenzialmente utilizzabili entro la fine del prossimo anno. Il motivo lo sappiamo tutti e lo abbiamo detto in molte occasioni: la burocrazia. Tempistiche stringenti non calibrate sulla reale messa a regime degli investimenti; complessità di procedure e vincoli; incertezze tecniche.
Lo sappiamo: sono risorse europee e avete negoziato a lungo con Bruxelles. Ma proprio noi abbiamo dato con Industria 4.0 un esempio virtuoso. Possibile che non si riesca a replicare un modello vincente che ha dimostrato di funzionare così bene al punto che solo noi in Europa abbiamo continuato ad investire nonostante la tempesta di crisi degli ultimi anni? Allora chiediamo di costituire subito una task force per gestire con flessibilità le tante domande di chiarimento da parte delle imprese. E di prevedere al più presto una serie di interventi di semplificazione che consentano effettivamente il decollo della misura. Partiamo dal meccanismo di prenotazione dei fondi e dalla individuazione delle finestre di ammissibilità degli investimenti. “E, poi, chiediamo al Governo di intervenire su due questioni strategiche. Occorre scaricare a terra, in fretta, il PNRR, perchè diventi PIL. E, inoltre, è necessario emanare il cosiddetto decreto Salva Milano e risolvere il prima possibile l’interpretazione sulle norme edilizie ed urbanistiche che stanno bloccando la città”.
Il presidente ha concluso la sua relazione parlando dei giovani: “Questo territorio, per crescere, per guidare l’Italia e l’Europa, ha bisogno di loro. In Lombardia, il rapporto tra over 65 e la fascia da 15 a 64 anni salirà dall’attuale 37% a quasi il 60% nel 2050. Non ci sono facili soluzioni per affrontare l’inverno demografico. Ma possiamo e dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per attingere dal bacino di giovani e – aggiungo – donne che oggi non provano neanche ad entrare nel mercato del lavoro. Il 9,1% di NEET tra i giovani (15-24 anni) e il tasso di occupazione femminile appena al 61,9% sono condizioni che non possiamo permetterci. Le imprese sono pronte a fare la loro parte, nell’offrire opportunità di crescita professionale per le donne e i giovani. L’Europa, al contempo, deve diventare un terreno fertile per la nascita di tante nuove imprese, oltre che per la crescita di quelle esistenti. In tal senso, chiediamo al Governo di rivedere la barriera all’ingresso nella costituzione d’impresa che prevede – entro due anni dall’iscrizione al registro delle startup innovative – di avere un capitale sociale di almeno 20.000 euro e un dipendente. Questa previsione potrebbe far saltare fino al 70% delle startup”.

– Foto: xm4/Italpress –

(ITALPRESS).

Milano, tra 600 giorni la rinascita della Torre di via Antonini

MILANO (ITALPRESS) – 600 giorni di lavori a partire da oggi, per un investimento complessivo di circa 20 milioni di euro. Sono questi i numeri citati oggi in occasione della firma della prima pietra della Torre Seta, l’edificio che andrà a sostituire la Torre del Moro di Via Antonini a Milano distrutta in un incendio il 29 agosto 2021. Da allora più di 80 famiglie hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. Alla cerimonia dal forte valore simbolico hanno posto la loro firma tra le autorità il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e il prefetto Claudio Sgaraglia. Ad introdurre la presentazione Mirko Berti, inquilino della ex Torre del Moro e portavoce del Comitato Rinascita Antonini. Il progetto, sviluppato dallo Studio Marco Piva, oltre al rifacimento della facciata e delle balaustre del corpo torre e delle villette adiacenti, interviene per ripristinare e migliorare le aree verdi della corte interna, il fit-out degli appartamenti e l’atrio del palazzo gravemente danneggiati. I punti deboli del precedente progetto sono stati eliminati non solo attraverso soluzioni architettoniche alternative, ma anche attraverso la conferma di materiali non combustibili: è il caso del sistema di isolamento termico in lana di vetro Saint-Gobain a marchio Isover che aveva già limitato la propagazione dell’incendio. Inoltre tra i nuovi materiali selezionati è presente l’alluminio presso piegato verniciato a polvere per la facciata, completamente riciclabile, per minimizzare l’impatto ambientale del progetto e garantire una maggiore sostenibilità nel lungo periodo. Attraverso alcuni interventi dei professionisti incaricati alla ricostruzione verranno focalizzate le aree di maggior importanza del progetto: rigenerazione facciata, sostenibilità e sicurezza.
“Finalmente dopo tre anni fuori casa a nostre spese, partiamo con la ricostruzione del nostro edificio, abbiamo ancora diversi problemi da risolvere, Assicurazioni e Banche in primis, ma oggi è un nuovo inizio per tutta la nostra comunità”, ha dichiarato Berti durante la cerimonia. E proprio sulle difficoltà ancora da superare, Berti ha voluto spiegarsi con la stampa presente.
“Una grande banca ha abbonato 3,2 milioni di euro a un imprenditore che ha avuto grossissimi problemi solo perchè fa parte di una dinastia tra le più importanti d’Italia. Ma noi con questa banca non riusciamo a chiudere le nostre cose – racconta – Siamo sotto sfratto da tre anni, stiamo sostenendo delle spese importanti e ne avremo altre perchè una parte delle demolizioni è in carico nostro. E poi abbiamo le spese delle case in cui viviamo. In una situazione come questa le banche si permettono di prendersi mesi e mesi per rispondere. E questo è francamente imbarazzante”. In aggiunta a queste difficoltà “stiamo pagando i mutui: sono stati bloccati per un periodo, ma non c’è un blocco di default perchè non c’è una norma. Quindi ogni anno dobbiamo far scrivere la lettera al prefetto. Non solo: queste banche avevano anche le Polizze assicurative che sono corresponsabili della chiusura del sinistro. E chiaramente queste polizze sono basse dal punto di vista dei massimali ed è questo il problema”. “Noi su questo non abbiamo risposte: non abbiamo chiesto di toglierci i debiti, ma abbiamo chiesto molto di meno”, conclude Berti.
“Dopo tre anni dall’evento incredibile che ancora ricordiamo, dove grazie al cielo non ci sono state vittime, riparte tutto. Io credo sia stato un evento che ha dimostrato la capacità dei cittadini, degli inquilini, di mettersi insieme, di essere coesi, di cercare di affrontare i problemi in maniera intelligente. E credo ci sia stata anche una buona collaborazione da parte delle istituzioni che hanno ciascuno fatto la loro parte”, ha dichiarato il governatore Fontana. Il sindaco ha parlato di “tempi lunghi, ma adesso ci siamo. E’ stata una tragedia evitata anche grazie agli abitanti di questo palazzo che si sono attivati e poi i pompieri hanno fatto la loro parte. Il progetto è buono. Speriamo che facciano in fretta”. Sala ha poi accennato alle indagini sulle responsabilità dell’incendio: “nessun giustizialismo, ma tutti vogliamo la verità su quanto successo. C’è la magistratura che se ne sta occupando e ne rispettiamo il lavoro”.(ITALPRESS).

Foto: xh7 Studio Marco Piva